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Prima colazione: tre italiani su quattro le dedicano troppo poco tempo

Prima colazione: tre italiani su quattro le dedicano troppo poco tempoMilano, 4 mag. (askanews) – Tre italiani su quattro fanno spesso colazione in modo scorretto, velocemente e senza fermarsi. I dati dell’Osservatorio Doxa-Unionfood rivelano che il tempo medio dedicato alla prima colazione è di 10 minuti, troppo poco a detta degli esperti. Eppure basterebbero anche solo cinque minuti in più, rispetto a quelli canonici, per fare concretamente la differenza. In occasione della Giornata mondiale della lentezza (8 maggio), “Io comincio bene”, l’iniziativa di Unione Italiana Food per sostenere il valore della prima colazione in Italia, lancia la campagna Obiettivo +5 minuti, per ribadire l’importanza di dedicare il giusto tempo al primo pasto del mattino.

Ma quali sono i benefici di una colazione “lenta”, per il corpo e per la mente? Con il supporto della psicologa Paola Medde, “Io comincio bene” ha messo a punto un vademecum per ritagliarsi i giusti spazi, anche “mentali”, fin dal risveglio. Regola numero uno: pianificare la colazione. Il primo pasto del mattino andrebbe organizzato già dalla sera, prima di andare a dormire, per costruire una nuova routine e sperimentarne i benefici, anche perchè potrebbe essere il momento migliore per ritagliarsi uno spazio per sè stessi, prima di iniziare la giornata. Secondo step, trasmettere un buon esempio ai più piccoli. È durante l’infanzia che si costruiscono le principali abitudini, delle quali non potremo fare più a meno da adulti e che sarà difficile modificare nel futuro. “Pertanto, iniziare da subito a insegnare ai nostri figli l’importanza del tempo da dedicare alla prima colazione, dando loro il buon esempio, è fondamentale” spiega Medde. Ancora, adottare buone abitudini per combattere ansia e stress: “Se costruiamo abitudini ricorrenti positive, queste possono contribuire a ridurre potenzialmente la quota di stress quotidiano – spiega – Quando la risposta agli stress è inadeguata o si è sopraffatti dagli eventi, può insorgere infatti un vero e proprio disturbo d’ansia”. Per creare poi la giusta routine a colazione occorre che ci siano le giuste condizioni: “Apparecchiare la tavola, riscaldare le pietanze principali, tostare il pane, spalmare con calma la marmellata” sono alcuni dei gesti che la psicologa suggerisce per “contribuire ad impedire che siano gli eventi esterni a guidare le nostre azioni”. Infine convincersi che il tempo sottratto alla colazione non è tempo “guadagnato”. Il suggerimento in questo caso è quello di recuperare quel tempo “decidendo di andare a dormire 15 minuti prima: la tabella di marcia verrà rispettata e la qualità di vita e di salute in generale aumenteranno. Spesso noi dedichiamo alla colazione meno di 15 minuti perché tendiamo a farne due: la prima a casa velocemente appena svegli; la seconda fuori casa, al bar o sul luogo di lavoro. Dedicare invece un unico momento alla colazione, concedendoci tutto il tempo necessario al risveglio – conclude la psicologa – ci permetterebbe sicuramente di migliorare la qualità di cibo, tempo e spazio per noi”.

Caffè e Giro d’Italia: una passione comune a 4 italiani su 10

Caffè e Giro d’Italia: una passione comune a 4 italiani su 10Milano, 27 apr. (askanews) – Cosa hanno in comune il Giro d’Italia e il caffè? Entrambi, con differenze percentuali minime, sono una passione per circa quattro italiani su cinque. Ma non è solo questo l’unico elemento in comune come racconta la ricerca “Caffè & Giro d’Italia, due passioni dal sapore tutto italiano” commissionata da Faema (brand gruppo Cimbali) ad AstraRicerche in occasione del secondo anno di sponsorizzazione ufficiale del Giro d’Italia.

Il caffè condivide molti aspetti con il Giro d’Italia: è prima di tutto un piacere (64,9%) e poi un momento di relax (52,3%) e uno dei migliori modi per fare pausa nella giornata (40,6%); ma è anche un prodotto legato alla condivisione: una scusa per fare due chiacchiere con altre persone (27,2%), una vera esperienza da condividere (22,8%). E se per i ciclisti serve energia, potenza, carica, il caffè è per gli italiani l’alleato perfetto per concentrarsi o per svegliarsi meglio (34,2%). L’idea di socialità e di condivisione si ritrova anche nella corsa a tappe per tre italiani su 10, tratto comune all’esperienza di consumo al bar: per il 54% è il posto in cui incontrare gli amici, per il 31,9% rappresenta “il social network degli italiani prima di Facebook”. È al bar che conosciamo persone nuove (22,5%), si ascoltano i discorsi degli sconosciuti, si discute di attualità ma anche di sport: è qui che ci si riunisce per i grandi eventi sportivi, così come il calcio, anche per le grandi tappe del Giro d’Italia.

Gli italiani seguono il Giro d’Italia guardando una o più dirette (in televisione, in streaming on line o via radio: 46,7%), o grazie agli aggiornamenti nei notiziari e nei programmi sportivi in TV o sul Web o alla radio; quasi uno su sei ne legge sui giornali. Ma il Giro d’Italia è anche contatto diretto e condivisione delle emozioni là dove passa la corsa rosa: al 17,8% degli italiani è capitato di seguirlo dal vivo, di persona. Può capitare di seguirlo a casa da soli (48,5%), ma è più comune guardarlo tra le mura domestiche con altre persone (53,3% – vero per tutte le generazioni) o al bar/pub (per ben il 19,5% – soprattutto per la Gen Z: 30%). Il caffè (o le bevande che lo contengono, come il cappuccino), invece, è bevuto dall’83,1% degli italiani più volte a settimana e ben il 68,6% lo fa tutti i giorni. A casa o fuori casa? Per moltissimi è un “sia…sia” e complessivamente siamo quasi alla pari: l’80% beve caffè tra le mura domestiche, il 74,4% fuori casa. Uno degli aspetti meno noti del Giro d’Italia è il suo ruolo di “guida turistica” per gli italiani: per il 43,5% la corsa a tappe è occasione per conoscere paesi, luoghi d’Italia non ancora visitati o in cui si vuole tornare. Ma anche il bar unisce le persone e racconta l’Italia: un italiano su quattro (25,4%) concorda con l’affermazione secondo cui il bar “è un luogo in cui scoprire le differenze locali in Italia: entri in un caffè e capisci lo ‘spirito’ di quella città”; d’altra parte, più di metà degli intervistati afferma che “il bar è un simbolo dell’italianità, di un certo modo di intendere la colazione, la pausa, l’incontro con altre persone”.

E sul caffè c’è molto da raccontare, ‘tappa per tappa’, Paese per Paese: solo il 9,4% degli italiani è convinto che il caffè sia uguale in tutta Italia; il 52,6% afferma che, invece, ci sono riti e abitudini locali che rendono l’esperienza del caffè diversa in ogni regione, mentre il 38,1% sa che ci sono regioni con specialità di caffè che si bevono solo lì (per esempio il Bicerin in Piemonte, caffè padovano, eccetera).

Arte contemporanea e cucina di qualità si incontrano a Miart

Arte contemporanea e cucina di qualità si incontrano a Miart


Arte contemporanea e cucina di qualità si incontrano a Miart – askanews.it



Arte contemporanea e cucina di qualità si incontrano a Miart – askanews.it



















Milano, 30 mar. (askanews) – Una contaminazione estetica e di gusto. E’ quella che deciso di portare in tavola Fiera Milano, l’associazione Ambasciatori del gusto e Fondazione Fiera Milano. L’occasione è l’edizione 2023 di miart, in calendario da 14 al 16 aprile, che ha come protagonisti alcune delle opere più importanti della collezione d’arte contemporanea della fondazione e 10 chef Ambasciatori del gusto ciascuno dei quali ha deciso di dedicare all’arte una propria creazione.

Le opere selezionate saranno esposte all’interno dei ristoranti degli Ambasciatori del Gusto che hanno aderito all’iniziativa dal 6 al 27 aprile, coprendo così anche le giornate di svolgimento del Salone del Mobile. Oltre ai cataloghi della collezione messi a disposizione da Fondazione Fiera Milano per i clienti dei ristoranti aderenti, gli Ambasciatori del gusto proporranno in menù un piatto che più di altri, racconta, il mondo dell’arte contemporanea. Gli chef protagonisti del progetto sono 10 Ambasciatori del gusto da sempre legati a Milano con i loro ristoranti: da Cesare Battisti (Ristorante Ratanà) che proporrà come piatto artistico il risotto allo zafferano con polpettine di ossobuco, ad Andrea Berton (Ristorante Berton) con il piatto riccio, prezzemolo, pistacchio e rafano, a Vittorio Borgia (Bioesserì), dripping di tartare, Vincenzo Butticè (Ristorante Il Moro) “L’uomo e il mare”, Carlo Cracco (Ristorante Cracco), col timballo in Galleria, Roberto Di Pinto (Ristorante Sine by Di Pinto) con la parmigiana espressionista, Antonio e Vincenzo Lebano (Terrazza Gallia) con gli spaghettoni Masciarelli miseria e nobilità, Davide Oldani (Ristorante D’O) con “Mischiare le carte”, Aya Yamamoto (Gastronomia Yamamoto) con “Hambagu” e Viviana Varese (Ristorante VIVA Viviana Varese) con “Ricordo d’infanzia”.

“Quando due eccellenze come arte e food si incontrano – spiega Enrico Pazzali, presidente di Fondazione Fiera Milano – le aspettative non possono che essere straordinarie. Fondazione e gli Ambasciatori del gusto incarnano perfettamente questa ambizione, e attraverso questa e altre iniziative vogliamo sensibilizzare anche i cittadini che non si recheranno nei nostri padiglioni coinvolgendoli in quella magica atmosfera che invade tutta la città durante le giornate dell’Art Week e della Design Week”. “La cucina e l’arte, quando sono di qualità, ci ricordano l’importanza di saper emozionare e la bellezza di emozionarsi. Sono due mondi molto più affini di quanto si possa immaginare – sottolinea l’ambasciatore del gusto Carlo Cracco – e con una potentissima forza comunicativa che, se condivisa come in questo progetto miart e AdG, può dare dei risultati straordinari in termini di consapevolezza e coinvolgimento del pubblico”.

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