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Nasce l’Istituto italiano di yoga della risata

Nasce l’Istituto italiano di yoga della risataRoma, 13 ott. (askanews) – Divulgare la pratica in modo scientifico e professionale, diffondendola in tutte le sue applicazioni sociali e terapeutiche, portando così più risate e felicità in tutta Italia e nel mondo. Nasce con questa missione l’Istituto dello Yoga della Risata, annunciato stamattina durante il IV Congresso Italiano dedicato, in corso fino a domani al Parc Hotel di Peschiera del Garda (VR), con la media partnership di Donna Moderna. Il prossimo Congresso, intanto, è fissato nello stesso luogo dal 23 al 26 ottobre 2025, per i 30 anni dello Yoga della Risata, alla presenza dei fondatori indiani della pratica: il medico Madan Kataria e sua moglie Madhuri.


L’Istituto, informa una nota, sarà guidato dalla Master Trainer Lara Lucaccioni e Matteo Ficara, filosofo, futurista e neo-Master Trainer – che insieme hanno fondato Happiness for Future – evolutionary company – e da un board di teacher e leader selezionati per la loro esperienza, con il sostegno del dott. Madan Kataria e sua moglie Madhuri. Lo Yoga della Risata è una pratica rivoluzionaria dall’enorme valore terapeutico, ideata nel 1995 e basata sull’intuizione unica che tutti possono ridere in maniera intenzionale, anche in assenza di umorismo, con innumerevoli benefici dimostrati da oltre 700 ricerche scientifiche. Una pratica che si sta rivelando sempre più un potente alleata per la salute mentale, a livello individuale e collettivo. In particolare, è sempre più riconosciuta la sua valenza sociale e terapeutica, nei vari contesti di gruppo: aziende, scuola e famiglie, ambito socio-sanitario (ospedale, pazienti oncologici, anziani, malati di Alzheimer, disabili, tossicodipendenti), nonché i Club della Risata, i luoghi gratuiti in cui è possibile praticare, vero cuore del Movimento. Sono oltre 500 quelli italiani (elenco geolocalizzato).


L’Istituto si propone di: · Creare il registro italiano dei trainer di Yoga della Risata e mappare tutti i Club della Risata attivi · Offrire formazione continua e aggiornamenti certificati · Promuovere la ricerca scientifica sui benefici della pratica · Monitorare i progetti attivi in vari ambiti applicativi · Sostenere la rete di professionisti qualificati su tutto il territorio nazionale “L’Istituto rappresenta un passo decisivo e fondamentale per il riconoscimento e la diffusione dello Yoga della Risata in Italia – dichiarano Lucaccioni e Ficara – Già nel 2019 il dottor Kataria aveva richiesto a Lara di crearlo. Oggi diventa realtà, anche grazie alla certificazione a Master Trainer di Matteo. In questi tempi difficili, vogliamo fornire strumenti e competenze a chi desidera portare i benefici di questa pratica nella propria vita e in quella degli altri, in modo da poter scegliere la felicità, nonostante tutto”.


Il programma del IV Congresso Italiano di Yoga della Risataprevede in totale oltre 30 appuntamenti formativi, tra talk e workshop, giochi e risate. Particolarmente apprezzati sono stati gli interventi, in modalità virtuale, di Madan e Madhuri Kataria. “Oggi potremmo definire lo Yoga della Risata una vera terapia, supportata da tante ricerche scientifiche – ha dichiarato Kataria -. Abbiamo dimostrato che questa pratica può aiutare le cure in tanti tipi di malessere e questo è ciò che ci interessa, mentre ci avviamo a celebrare, nel 2025, il trentesimo anno dalla sua ideazione. È il momento di andare sempre più negli ospedali: infermieri e dottori sono i primi destinatari a cui presentarne i benefici. Da parte mia, non vedo l’ora di tornare, l’anno prossimo, alla presenza della comunità ridente italiana, che è una delle più gioiose”.


Due, inoltre, gli interventi della Master irlandese Tovè Kane, tra cui uno su come integrare lo Yoga della Risata nelle pause aziendali; domattina, invece, il Master australiano Marv Neal approfondirà sulla pratica in azienda, citando anche la pubblicazione scientifica della Oxford University Press, di cui è coautore, sul contributo di risata e umorismo alla psicologia positiva.

La Natura, il tuo personal trainer: torna dal 5 al 7 luglio il “Dolomiti Wellness Festival”

La Natura, il tuo personal trainer: torna dal 5 al 7 luglio il “Dolomiti Wellness Festival”Roma, 25 giu. (askanews) – Per rigenerare corpo, mente e spirito si sa che la natura è il personal trainer migliore: il colore verde e l’aria aperta stimolano creatività, concentrazione, rilassamento e ossigenazione. Non solo, informa una nota, il tempo che trascorriamo immersi nella natura, diventa un fattore determinante nel promuovere il nostro benessere psicofisico, con allungamento dell’aspettativa di vita in salute, potenziamento del sistema immunitario, azione antidepressiva e antinfiammatoria, memoria e qualità del sonno. Natura e benessere saranno così il comune denominatore che animerà le giornate del “Dolomiti Wellness Festival”, che tornerà anche quest’anno a Pinzolo, nell’ambito turistico di Madonna di Campiglio (TN), dal 5 al 7 luglio 2024.


Già da domenica 30 giugno partirà una settimana dedicata al benessere, in cui rigenerarsi in un contesto naturalmente terapeutico, tra le Dolomiti di Brenta, Patrimonio dell’Umanità Unesco e del Gruppo dell’Adamello, in una valle – la Val Rendena – ricca di acque e boschi, sperimentando un nuovo modo di vivere la vacanza, un turismo che valorizza la sinergia tra natura e benessere. Esperti di salute, movimento, respiro e wellbeing si alterneranno per guidare il partecipante verso uno stile di vita sano, focalizzandosi sul benessere psico-fisico. Il Festival è l’occasione per ricaricarsi di energia positiva, formarsi e informarsi, liberare la mente e anche fare nuove amicizie con persone dello stesso spirito. E rendersi protagonista del proprio cambiamento, scegliendo tra una vasta gamma di attività all’aperto: dal fitness allo yoga, dal trekking al relax, dalle esperienze in quota alle conferenze illuminanti e molto altro ancora. Come emerge da uno studio condotto da ENIT – Agenzia Nazionale del Turismo – in collaborazione con Human Company e l’Istituto Piepoli, la tendenza delle vacanze 2024 è proprio caratterizzata della ricerca di contatto con la natura. E il trend più gettonato è quello della vacanza all’aria aperta, in particolare per la fascia di età compresa tra i 35 e i 54 anni, grandi amanti della libertà. Sono vacanze di piena immersione nella natura: una vacanza ideale per chi ama il movimento, uno stile di vita attivo e sano, anche per chi vuole semplicemente rilassarsi e godere dei benefit salutari che la natura regala. Aumenta inoltre l’interesse per la montagna. La tipologia di turismo legato all’aria aperta è diventata una scelta forte e consapevole da parte degli italiani: l’outdoor è diventato il nuovo lusso, preferito da un italiano su cinque, che permette di vivere il proprio tempo “into the wild” in piena libertà.


Lunedì 1° luglio alle 21.15 in piazza Carera a Pinzolo al via l’inaugurazione e la presentazione della settimana del benessere e del “Dolomiti Wellness Festival”, promossi da Treventur – Trentino Eventi Turismo, in collaborazione con l’Azienda per il Turismo Madonna di Campiglio, con il patrocinio di autorevoli associazioni medico-scientifiche, quali SIM – Società Italiana di Medicina – Unione Associazioni Sanitarie, A.I.Me.F – Associazione Italiana di Medicina Forestale, AIROP (Associazione Italiana per la Rieducazione Occluso Posturale), CSEN – Centro Sportivo Educativo Nazionale, riconosciuto dal CONI, e la media partnership con Radio Wellness. Si terrà sabato 6 luglio dalle 9.30 alle 17 il consueto convegno medico-scientifico dedicato agli operatori della sanità, ma aperto a tutti, su salute e benessere dal titolo “La Piramide della Salute”. Interverranno medici e operatori della salute in collaborazione con AIMeF (Associazione Italiana di Medicina Forestale), SIM (Società Italiana di Medicina) e AIROP (Associazione Italiana per la Rieducazione Occluso Posturale). Darà l’opportunità di avere crediti formativi ECM ai medici e agli operatori della salute.


“Un format rivisto e più ricco. L’edizione 2024 – sottolinea Anna Ciech, CEO ed Event Manager di Treventur, l’agenzia che ha creato il progetto Dolomiti Natural Wellness per APT Campiglio e ideato il Dolomiti Wellness Festival – sottolinea l’importanza di praticare attività o anche solo rilassarsi nella natura, con la consapevolezza degli enormi benefici per il nostro corpo, la mente e lo spirito. La location è splendida, con la natura – vero collante dell’evento – nella sua massima espressione: dalla Pineta di Pinzolo lungo il fiume Sarca, fino alle Dolomiti. Tra le grandi novità di quest’anno la partecipazione di noti influencer del mondo del wellness, dello yoga, del fitness, del respiro e del food. E ancora: il Wellness Shop Village, con aziende e prodotti di salute, benessere e bellezza, poi la Community Area, uno spazio in pineta dove stringere nuove amicizie e poter condividere le tante attività esperienziali proposte, dal mattino fino alla Natural Movida della sera. Sarà a tutti gli effetti una grande evento di movimento, relax, food e socializzazione: un’occasione unica per trovare spunti e motivazioni verso uno stile di vita sano e una vita longeva e in salute. Un evento da non lasciarsi sfuggire”. “La dimensione, quella del ‘benessere nella natura’ – commenta Tullio Serafini, Presidente dell’Azienda per il Turismo Madonna di Campiglio -, negli ultimi anni è entrata a far parte della strategia di prodotto di Azienda per il Turismo, con progetti dedicati e un’offerta turistica strutturata sul territorio. La settimana in arrivo a Pinzolo del Dolomiti Wellness Festival propone, in particolare, un nuovo modo di vivere la vacanza, puntando sul turismo che valorizza la sinergia tra natura e salute e che diffonde una cultura di montagna legata al benessere”.

La convivialità è l’ingrediente segreto della dieta mediterranea

La convivialità è l’ingrediente segreto della dieta mediterraneaMilano, 29 mag. (askanews) – Buon cibo e movimento, si sa, ma se la dieta mediterranea aggiunge anni felici alla vita è merito anche della convivialità, l’ingrediente segreto che rafforza i legami familiari e riduce lo stress. Ce lo ha ricordato il Covid-19, quando siamo ripartiti dal cibo condiviso, anche a distanza, per riappropriarci del nostro stare insieme. E se nei giorni scorsi persino il New York Times ha dedicato un articolo al pranzo della domenica e al piacere tutto italiano della tavola condivisa, arriva oggi da due studi la conferma scientifica di quanto la convivialità faccia bene al nostro benessere psico-fisico.


Il primo è una ricerca dell’Università del Minnesota pubblicata sulla rivista Family, System and Health che fotografa l’attuale “stato di salute” della convivialità analizzando abitudini e riti quotidiani in Italia, Germania e Stati Uniti, con oltre 1.000 partecipanti per ciascun Paese. Il secondo è uno studio italiano pubblicato sulla rivista “Nutrition Research”, che analizza la più recente letteratura per confermare quanto mangiare insieme faccia bene alla salute, renda più felici e meno stressati. Dei risultati di questi lavori e del “potere della convivialità” ha parlato un team multidisciplinare riunito dal Gruppo Barilla nel quadro del ciclo di incontri “Let’s Talk About Food & Science” – iniziato nel 2021 – e composto dagli autori della scientific review italiana Elisabetta Bernardi, Nutrizionista dell’Università di Bari e divulgatrice scientifica e Francesco Visioli, Professore Associato di Nutrizione Umana, Dipartimento di Medicina Molecolare, Università di Padova. Al talk ha partecipato anche Vincenzo Russo, Professore Ordinario di Psicologia dei Consumi e Neuromarketing e Fondatore e Coordinatore del Centro di Ricerca di Neuromarketing “Behavior and Brain Lab” dell’Università IULM.


Realizzato in collaborazione con il Gruppo Barilla, lo studio dell’Università del Minnesota rivela che chi mangia più spesso in compagnia dichiara di essere meno stressato – specie tedeschi e italiani – e, a fine pasto, di avere un umore migliore per il resto della giornata, soprattutto americani e tedeschi. Inoltre, sono state riscontrate correlazioni positive significative tra la frequenza dei pasti condivisi e il rafforzamento dei legami sociali in tutti e tre i Paesi analizzati. Un’altra notizia positiva è che la convivialità è un fenomeno globale e non solo mediterraneo, pur con qualche differenza: dichiara di consumare sei o più pasti a settimana in famiglia o con gli amici il 50% degli intervistati, con punte del 74% in Italia, dato che conferma il nostro Paese leader della convivialità. All’altro estremo di questa classifica ci sono gli Stati Uniti: un americano su 10 ammette di non mangiare mai assieme ad amici o familiari e 3 su 10 non fanno più di 2 pasti a settimana in famiglia. E la tecnologia? Le tavole sono sempre più digitali: il 20% degli italiani condivide sui social media foto del pasto, tanto quanto gli americani e più spesso dei tedeschi, un’abitudine tollerata dai commensali purchè non ci si intrattenga in videocall o telefonate. Condividere un pasto vuol dire farsi del bene. Un’ulteriore riprova della correlazione positiva tra convivialità e una inferiore prevalenza di malattie cronico-degenerative, e maggiore benessere psicologico e longevità arriva dalla scientific review italiana realizzata da Elisabetta Bernardi e Francesco Visioli, secondo cui l’analisi delle risposte infiammatorie, dei livelli di pressione sanguigna, della frequenza cardiaca e dei livelli di cortisolo evidenziano una relazione diretta tra felicità, salute e longevità, seppur i meccanismi che regolano una tale relazione non siano ancora del tutto chiari. Secondo Francesco Visioli Professore Associato di Nutrizione Umana, Dipartimento di Medicina Molecolare, Università di Padova. “Il modello alimentare mediterraneo, che si fonda proprio sul valore della convivialità, fa bene e lo provano numerosi studi, tra i più recenti, un’indagine condotta sulla popolazione spagnola che ha dimostrato una correlazione tra dieta mediterranea, condivisione dei pasti e minore insorgenza di malattie cardiovascolare. Il contesto sociale esercita dunque una profonda influenza sul comportamento alimentare: quando le persone condividono il past danno priorità alla salute e al benessere, prediligendo una sana alimentazione e aumentando il consumo di frutta e ortaggi”


Inoltre, stando allo studio, i nuclei familiari che consumano insieme i pasti tendono ad avere una dieta più sana e i loro membri hanno meno probabilità di essere in sovrappeso o obesi. In particolare, i bambini che sin dalla tenera età sono cresciuti con genitori abituati al consumo di frutta e ortaggi saranno più propensi a integrare questi alimenti nella propria dieta quotidiana. Non solo: i due studiosi riportano evidenze secondo cui i bambini che consumano i pasti in famiglia hanno un rischio minore di obesità, migliori risultati scolastici e sono meno stressati e ansiosi. La partecipazione ai pasti con amici e familiari crea anche un ambiente favorevole allo scambio di esperienze, migliorando così la qualità della comunicazione. Dunque, la convivialità, caratterizzata da interazioni sociali gioiose e armoniose, sarebbe alla base del benessere individuale e collettivo. “Queste evidenze ci ricordano l’importanza di trovare il tempo per i pasti in comune. Non serve rimpiangere modelli conviviali che fanno parte di un passato lontano: che si tratti di un piacevole brunch nel fine settimana o di una cena veloce in settimana, i benefici del riunirsi intorno alla tavola ci sono e sono innegabili. Favorendo i legami e promuovendo emozioni positive, i pasti condivisi, in particolare se ispirati alla dieta mediterranea, hanno il potenziale per migliorare la qualità della vita degli individui e rafforzare i legami all’interno delle comunità. Infine, i ricordi positivi di precedenti interazioni sociali con parenti o amici stretti influiscono sulla decisione di perseguire ulteriori legami con queste persone” – conferma Elisabetta Bernardi, Nutrizionista dell’Università di Bari e divulgatrice scientifica.

Il 56% degli italiani vorrebbe mangiare più spesso insieme alla propria famiglia

Il 56% degli italiani vorrebbe mangiare più spesso insieme alla propria famigliaRoma, 15 mag. (askanews) – In Italia il tempo trascorso in famiglia durante i pranzi e/o le cene è considerato particolarmente importante, con più della metà degli italiani (56%) che vorrebbe trovare più spesso del tempo per mangiare insieme al proprio nucleo familiare, percentuale che si alza al 67% se si considera la fascia di età compresa tra i 25 e i 34 anni1. Per approfondire l’argomento proprio in occasione della Giornata Internazionale della Famiglia che ricorre il 15 maggio, informa una nota, HelloFresh, il servizio di box ricette a domicilio, ha commissionato una survey all’istituto di ricerca Censuswide per indagare quali sono i trend e le abitudini a tavola e in cucina delle famiglie in Italia, tra momenti di condivisione e fonti di ispirazione.


Dalla ricerca emerge che il 57% degli italiani condivide pranzi e/o cene insieme al proprio/a partner durante la settimana, di cui il 33% anche con i propri figli. I dati fanno emergere inoltre la progressiva evoluzione del concetto di famiglia in Italia, con il 6% dei rispondenti che dichiara di condividere i pasti con amici e l’1% con i coinquilini, mentre il 17% risponde di mangiare da solo. Per quanto riguarda la suddivisione dei compiti, il 59% dei rispondenti afferma di essere in prima persona il responsabile della decisione in merito a che cosa cucinare in famiglia, seguiti dalle mamme (18%) e dai propri partner (16%). Le restanti percentuali coinvolgono altri componenti familiari, come i papà, ma la percentuale si attesta al 2%. Con l’età si conquista maggiore autonomia: 5 italiani su 10 (54%) tra i 16 e i 24 anni dichiarano infatti che sia più spesso la propria madre a decidere cosa cucinare, mentre il 66% degli italiani tra i 35 e i 44 anni affermano che sono loro stessi a decidere il menù dei pasti casalinghi.


Ma chi è considerato il miglior chef della famiglia? Nella top 5 dei migliori cuochi del proprio nucleo familiare al primo posto il 39% dei rispondenti si auto-proclama come miglior cuoco/a, seguiti dalle mamme al secondo posto (26%) e dal partner al terzo posto (17%). Al quarto posto si posizionano le nonne (5%), mentre al quinto posto a pari merito i papà (4%) e i propri fratelli/sorelle (4%). Tramandare i saperi culinari in famiglia: il ruolo centrale delle mamme in Italia Gli italiani hanno un forte legame con la cultura gastronomica locale e le famiglie giocano un ruolo fondamentale nel passaggio generazionale delle conoscenze e delle skill culinarie: da quanto emerso dal sondaggio, ben 6 italiani su 10 (64%) dichiarano infatti di ritagliarsi del tempo per tramandare le conoscenze gastronomiche alle generazioni più giovani.


Quasi un terzo dei rispondenti (32%) conferma poi di impiegare le capacità culinarie ereditate dai propri genitori o dai propri nonni tutti i giorni, mentre il 50% le utilizza solo qualche volta come guida, il 14% le impiega raramente e il 2% mai (il restante 2% risponde di non aver ereditato saperi culinari dalla propria famiglia). Ma chi è la principale fonte di ispirazione degli italiani in cucina? Per 6 intervistati su 10 (62%) ci sono le mamme a ispirare le ricette, seguite dalle nonne (31%) e dai propri partner (20%). Il 15% si lascia poi influenzare anche da chef famosi, mentre il 14% dai propri amici e il 13% dai propri padri.


L’uso di schermi tecnologici a tavola in famiglia: pareri contrastanti a seconda delle generazioni Fruire di contenuti da varie tipologie di schermi (dal televisore al proprio telefono) mentre si mangia in famiglia fa parte della routine casalinga per il 78% degli italiani, di cui il 48% che dichiara di utilizzare gli schermi a tavola tutti i giorni, il 24% alcune volte a settimana e il 6% una volta a settimana. Solo il 15% risponde di non utilizzare mai schermi durante pranzi e/o cene in famiglia e il restante 7% riporta di utilizzarli meno di una volta a settimana. La frequenza e la percezione dell’utilizzo degli schermi mentre si mangia in famiglia cambia significativamente a seconda dell’età dei rispondenti. Per quanto riguarda la frequenza, il 59% degli intervistati tra i 25 e i 34 anni è infatti più propenso ad affermare che in famiglia si utilizzano quotidianamente gli schermi durante i pasti, contro il 36% degli intervistati di età superiore ai 55 anni che dichiara lo stesso. Invece, confrontando la percezione degli schermi delle diverse generazioni, il 47% dei rispondenti di età superiore ai 55 anni, la generazione dei Baby Boomer, percepisce l’utilizzo di qualsiasi tipo di schermo durante i pasti come una cosa negativa contro solo il 19% dei rispondenti di età compresa tra i 16 e i 24 anni, la Generazione Z, che lo valuta negativamente. “Uno dei maggiori temi emersi dalla ricerca è che il cibo è condivisione: mangiare in compagnia è per gli italiani un elemento essenziale per rafforzare il legame con la propria famiglia poiché presuppone di dedicare del tempo prezioso alla scelta del menù e alla preparazione dei piatti, oltre a rappresentare un momento di ritrovo in cui fermarsi per gustare insieme la semplicità e la genuinità di un piatto fatto in casa. HelloFresh è un servizio in linea con questo bisogno di condivisione, grazie a cui riscoprire la gioia di stare insieme provando ricette sempre nuove e proponendo al tempo stesso un’attività alternativa piacevole e semplice, perfetta per coinvolgere tutta la famiglia, a prescindere da come essa sia composta” afferma Alessa Pomerantz, Responsabile dello sviluppo ricette di HelloFresh.

Il benessere in cucina è il protagonista delle ricerche di tendenza degli italiani nel 2024

Il benessere in cucina è il protagonista delle ricerche di tendenza degli italiani nel 2024Roma, 17 apr. (askanews) – Il rapporto che lega il tema del benessere e della salute mentale al tema dell’alimentazione consapevole, la cosiddetta “mindful eating”, incuriosisce sempre di più gli italiani. Nella frenesia della società odierna, riuscire a focalizzarsi sui propri sensi mentre si acquistano ingredienti, si cucinano e si gustano, ha infatti degli effetti positivi sull’umore. Ben il 56% degli italiani associa i momenti dei pasti alla felicità, il 40% alla vicinanza con i propri cari e ad altri sentimenti come la sicurezza data dalla propria routine e la nostalgia per sapori legati alla propria infanzia.


Inoltre, quasi 8 italiani su 10 ritengono che gli alimenti che hanno effetti positivi concreti sul corpo possono contribuire a sentirsi più energici (78%); gli aspetti presi maggiormente in considerazione, quando si tratta di cibi che fanno stare bene, sono la freschezza (70%), la qualita? (65%) e la stagionalita? (64%) . Per verificare l’aumento di interesse nei confronti delle tematiche legate all’alimentazione consapevole e al rapporto tra cibo ed emozioni, HelloFresh, servizio di box ricette a domicilio, insieme alla nutrizionista Silvia Bettocchi, ha commissionato una ricerca per indagare i trend online legati all’applicazione della mindfulness in cucina (in termini di felicità e benessere psicofisico) e individuare gli ingredienti associati al benessere più ricercati in Italia.


“Il mindful eating o alimentazione consapevole, promuove un nuovo approccio focalizzato sulla qualità dell’esperienza a tavola. Prevede, infatti, una maggiore attenzione non solo a cosa si mangia, ma anche a come si mangia. La pratica della preparazione dei pasti, dalla selezione degli ingredienti alla cottura e all’impiattamento, diventa così un’opportunità per coltivare la consapevolezza e dedicarsi del tempo ogni giorno. Questo momento di “pausa” dalla concitata routine quotidiana consente di connetterci con noi stessi e con il cibo in un modo più profondo, nutrendo la nostra mente oltre che il nostro corpo” afferma Silvia Bettocchi, Biologa Nutrizionista presso Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano. Alimentazione e felicità: la top 5 delle ricerche più popolari online in Italia Negli ultimi anni la consapevolezza della correlazione tra emozioni e cibo in Italia è cresciuta significativamente come dimostra l’aumento dei volumi delle ricerche online, con i temi della “mindfulness” e del “mindful eating” che registrano rispettivamente 36.000 e 2.630 ricerche medie mensili da gennaio 2021.


In particolare, HelloFresh ha identificato la top 5 dei temi di maggiore interesse che legano alimentazione e felicità: sul podio al primo posto nelle ricerche su Google l’associazione “alimenti e serotonina” (66%). Nota come “ormone della felicità”, la serotonina viene infatti prodotta anche sulla base degli alimenti che si assumono nel corso della giornata e una dieta variegata può contribuire ad una buona salute mentale e fisica. Al secondo posto si posizionano le ricerche online legate al tema “alimentazione consapevole” (22%), a dimostrazione della crescente sensibilità degli italiani per questa strategia alimentare; mentre al terzo posto con volumi di crescita più ridotti si posiziona il tema delle “diete antistress” (6%), seguito da “cibi per il buon umore” (4%) e “cosa mangiare per essere felici” (2%). Alimentazione e benessere psicofisico: un argomento sempre più ricercato dagli italiani Le ricerche online di tendenza testimoniano inoltre che, oltre all’associazione tra cibo ed emozioni, gli italiani si interessano sempre di più anche all’alimentazione in relazione al benessere psicofisico. Nel 2024 si sono registrati volumi di crescita significativi per le parole chiave “cibi per abbassare la pressione” (2.000 ricerche al mese), il legame tra salute fisica e psicologica con la keyword “mente e corpo” e “cibi per la mente”.


La top 10 delle proprietà benefiche degli alimenti più googlate in Italia La scelta degli ingredienti ha un impatto significativo sulla propria salute fisica e mentale: per 8 italiani su 10 (82%) la frutta e la verdura di stagione hanno effetti positivi sul voler mangiare in modo più salutare . Questa attenzione al benessere psicofisico è anche comprovata dalla costante crescita delle ricerche online relative alle proprietà benefiche degli alimenti. Nella top 10 italiana delle proprietà benefiche degli ingredienti più ricercati online, nel podio si posizionano le ricerche per l’aglio (la keyword “aglio fa bene” ha registrato un aumento del 69% del volume delle ricerche online rispetto al 2021), seguito dalle mandorle in seconda posizione e dal miele in terza posizione. Continuano la classifica l’avocado in quarta posizione, un frutto che ha raggiunto molta popolarità negli ultimi anni, e i mirtilli in quinta posizione, con un aumento del volume delle ricerche della keyword “mirtilli fanno bene” del 129% dal 2021. Completano la top 10 delle ricerche delle qualità nutrizionali che fanno bene al proprio corpo il peperoncino in sesta posizione, seguito dalla cipolla al settimo posto, dalle banane all’ottavo posto, dal limone e infine dallo zenzero. “Il concetto di “mindful eating” viene impiegato per descrivere una strategia alimentare che sostiene l’importanza della piena consapevolezza dei propri sensi nel nutrire sia il corpo che la mente. Grazie al supporto dei dati provenienti sia dalle survey che dalle ricerche online che abbiamo commissionato, abbiamo osservato che in Italia la connessione tra cibo e benessere, psicologico e fisico, è sempre più ricercata” afferma Marine Faurie, CEO di HelloFresh Italia. “Le box di HelloFresh, con ingredienti freschi e pre-dosati e schede ricette dettagliate, sono progettate per supportare con semplicità le persone nella preparazione dei propri pasti, in modo che anche questa azione venga vissuta come una piccola pratica di “mindful quotidiana” conclude Faurie.

”La disciplina dolce” con i figli funziona realmente? I dubbi degli esperti Denti e Cirillo

”La disciplina dolce” con i figli funziona realmente? I dubbi degli esperti Denti e CirilloRoma, 17 apr. (askanews) – Stop a rimproveri e punizioni per gestire la rabbia e i capricci dei nostri figli. In un mondo in cui l’educazione dei bambini era spesso associata a metodi autoritari o al classico metodo Montessori, negli ultimi anni sta riscuotendo grande interesse la “Disciplina dolce”, un approccio psicologico che sovverte i tradizionali paradigmi educativi. Una disciplina che, ponendo il suo focus sull’ascolto e il rispetto dell’individuo, rifiuta il sistema dei premi e delle punizioni, proponendo alternative apparentemente innovative. Ma cosa significa realmente educare i propri figli applicando solamente la “via” del dialogo e della dolcezza? Funziona realmente o ha delle controindicazioni? “L’approccio – spiegano Claudia Denti e Severino Cirillo, fondatori della piattaforma Genitore informato – sembra offrire una boccata di ossigeno ma in realtà ha dei limiti significativi. Innanzitutto non ha una comprovata valenza scientifica che funzioni a lungo termine e rischia di stressare i genitori compromettendo la qualità dell’educazione e delle relazioni familiari. Si tratta insomma di un approccio che può andare bene per educatori di talento, con competenze e pratica sul campo di anni: i genitori, nella maggior parte dei casi, non sono in questa situazione e quindi si trovano in difficoltà e finiscono per sentirsi inadeguati e incapaci, rischiando quello che in termini tecnici si chiama burnout, ovvero una sindrome che, legata allo stress, esaurisce le risorse psico-fisiche di chi ne è vittima”.


Si tratta dunque di un metodo che, pur offrendo molti vantaggi, pone mamma e papà davanti a sfide che spesso sono difficili da affrontare: “Una lettura solo apparente -afferma Severino Cirillo- può far sembrare questo tipo di approccio permissivo e invece non è così perché ha bisogno di stabilire regole ferme ma giuste, che devono essere coerenti e accompagnate da spiegazioni comprensibili per i bambini. Il che non è facile, considerando che richiede attivamente ai genitori di mettere in secondo piano e talvolta sopprimere le proprie emozioni in nome di un colloquio pacifico che spesso non è possibile. Da qui alcuni dubbi sembravano inevitabili: come possiamo educare all’emotività se siamo i primi a sopprimere ciò che proviamo veramente? Inoltre, come supportiamo questi genitori quando il dialogo è carente o, peggio ancora, non funziona?”. Il rischio dunque è che il genitore possa vivere un forte senso di disagio, possa cioè non sentirsi all’altezza e non essere in grado di compiere alcune cose che la disciplina dolce richiede. “Perché una famiglia funzioni in modo armonico -sottolinea Claudia Denti- è opportuno che tutti i suoi componenti siano preservati. L’approccio di cui stiamo parlando può avere come conseguenza che una mamma e un papà disorientati finiscano con l”ammalarsi’, esprimendo un forte senso di disagio e frustrazione”.


Quindi, se da un lato l’obiettivo è di crescere in modo sano i figli, molto probabilmente un metodo di questo tipo può compromettere la salute dei genitori con delle inevitabili ripercussioni anche sui figli. Un ulteriore problema sulla strada di un metodo educativo funzionale alla nostra epoca è che, per moltissimi genitori, rifiutare la disciplina “rispettosa” significa appoggiare la violenza. Questa dicotomia è purtroppo molto comune ed è un’idea sbagliata: si può educare senza usare la violenza E senza scadere nel lassismo. “L’elemento cardine – secondo i due esperti – è quello di rimettere al centro la figura del genitore perché la sua centralità educativa va rispettata e salvaguardata. Non a caso, da oramai molti anni, ci occupiamo proprio della ‘crescita’ e dello ‘sviluppo’ del genitore. Vogliamo -affermano Denti e Cirillo- dare la possibilità ai bambini di avere genitori preparati che possano educarli in maniera scientifica e farli vivere felici. Il nostro obiettivo è di combattere metodi e discipline apparentemente innovative che presentano molte insidie”.

CeliachiaFacile: il menù gluten-free in occasione della Pasqua

CeliachiaFacile: il menù gluten-free in occasione della PasquaRoma, 28 mar. (askanews) – Uova di cioccolato sì, ma anche colomba, persino artigianale. Chi è intollerante al glutine, informa una nota, non deve rinunciare ai festeggiare la Pasqua, magari con un ricco pranzo con amici e parenti. “Basta seguire qualche consiglio” spiega Michele Mendola, fondatore della community CeliachiaFacile.


“Il primo consiglio – spiega Mendola, – è di preparare lo stesso menu per tutti gli invitati, intolleranti e non. Chi cucina avrà già molto a cui pensare e in questo modo si conterrà il carico di lavoro. Per i celiaci, poi, questo consente di ridurre il rischio di contaminazioni. Il glutine infatti è presente in molti alimenti, e basta che una semplice mollica di pane finisca nel piatto per risvegliare l’intolleranza”. Partendo dagli antipasti, ci sono moltissime alternative senza glutine in partenza, come il classico prosciutto e melone, le insalate fresche, i salumi e i formaggi. Chi adora i fritti, deve invece prestare attenzione a come prepara la pastella o le impanature. Ci sono alcuni cereali – come mais, grano saraceno, miglio – che sono naturalmente senza glutine e consentono di preparare delle varianti altrettanto gustose. Chi vuole dare una sfumatura esotica, può provare la quinoa o l’amaranto. Altrimenti in commercio si possono facilmente trovare delle farine gluten free.


“I primi piatti possono sembrare l’ostacolo maggiore – osserva il fondatore di CeliachiaFacile, – ma anche in questo caso le soluzioni sono tante. Ad esempio si può optare per un risotto, il riso è un altro cereale senza glutine. O si possono usare le paste senza glutine, ormai la scelta è vastissima, e si trovano anche moltissimi formati tipici delle tradizioni locali, come strozzapreti, lasagne e pici. Per chi ama i piatti fatti in casa, infine, la soluzione sono le farine gluten free, che come proprietà organolettiche e come consistenza non hanno nulla da invidiare alle normali farine”. Per i secondi, la soluzione classiche della carne alla brace o dell’arrosto non richiedono particolari accorgimenti. “Se si sceglie una ricetta che prevede panature o l’uso di farine – ricorda Mendola – basta seguire le indicazioni per le fritture”. Per i contorni, invece, è sufficiente guardare cosa offre la stagione e preparare una ricca insalata o delle gustose verdure. Per quanto riguarda le bevande, invece, “il vino non ha controindicazioni. Per la birra, ci sono le varianti senza glutine, e non si deve credere assolutamente che siano una rinuncia – sottolinea il fondatore di CeliachiaFacile. – Il gusto della birra viene conferito non tanto dal malto (che contiene glutine e quindi va sostituito) ma dal luppolo, che non è un cereale”.


Per il dolce, la cioccolata – al latte o fondente che sia – non contiene glutine. I celiaci quindi mangiare senza problemi le normali uova che si acquistano nei negozi. Inoltre, in commercio si possono trovare diversi tipi di dessert gluten free. “In casa – osserva Mendola – si possono preparare torte di frutta, gelati o dolcetti al cioccolato” . E per la colomba? “Gli intolleranti non devono rinunciare nemmeno a quella. I negozi specializzati hanno un vasto assortimento di colombe, sia classiche che farcite. E per i più esigenti – conclude Mendola, – ci sono addirittura quelle semi-artigianali, o artigianali, magari con ricche farciture al pistacchio, ai frutti di bosco, o al cioccolato e pere”.

”Allenarsi al successo” con un coach: l’approccio vincente nell’era del cambiamento

”Allenarsi al successo” con un coach: l’approccio vincente nell’era del cambiamentoRoma, 8 mar. (askanews) – In Italia il mercato del coaching, nel corso degli ultimi anni, sta crescendo. Non solo le aziende, ma anche le singole persone cercano il supporto di un life coach per migliorare la propria qualità della vita sia in ambito personale che professionale.


Questa disciplina, presente negli Stati Uniti già negli anni ’60, a partire dagli anni ’90 si è diffusa anche nel Belpaese. Secondo PwC, a fine 2022 il settore del coaching ha raggiunto un valore di 20 miliardi di dollari nel mondo. Anche il Global Coaching Study 2023 di ICF, International Coaching Federation, certifica che, sempre nel 2022, il numero dei coach ha superato in tutto il mondo quota 100.000, pari ad un aumento del 54% rispetto al 2019, mentre, nell’Europa dell’Ovest, si registra un più 51%. La tariffa media per un’ora di coaching nel vecchio Continente è di 277 dollari, mentre il numero di coach che vi opera è di 30.800. Con l’avvento dello smart working e dell’e-learning, il ruolo del coach si è evoluto, emergendo nel panorama digitale. I professionisti che eccellono oggi sono quelli capaci di destreggiarsi abilmente tra le varie piattaforme web e social, distinguendosi per competenza e versatilità. Questa era digitale richiede coach non solo costantemente aggiornati, ma anche specializzati in settori specifici: dai life coach, che migliorano la vita personale, ai coach aziendali, che ottimizzano le dinamiche interne, fino a quelli dedicati a target specifici come adolescenti o anziani, ciascuno con un focus su aspetti diversi della crescita e del benessere. In ambito aziendale, si evidenzia sempre più l’importanza di migliorare lo spirito di gruppo e l’engagement. L’uso di valutazioni psicometriche per rafforzare la comunicazione e la collaborazione all’interno dei team si sta dimostrando fondamentale.


Inoltre, soprattutto nel settore sanitario, c’è un interesse crescente per i coach che si specializzano nella prevenzione e nel recupero dal burnout di medici, infermieri e oss, utilizzando tecniche di mindfulness. Questo approccio diversificato per categorie, naturalmente, consente al singolo professionista di distinguersi tra i competitor. “In un’epoca digitale che continua a ridisegnare il panorama aziendale, la specializzazione e l’approfondimento tecnologico diventano i pilastri portanti del coaching di successo”, afferma Alessandro Da Col fondatore di Accademia Crescita Personale Meritidiesserefelice – “Adottiamo una metodologia centrata su obiettivi definiti e quantificabili, essenziali per lo sviluppo personale e professionale. Favoriamo una cultura aziendale che sa adattarsi e reagire, fondamentale in un mondo in rapido cambiamento. Il lavoro ormai si intreccia con l’identità personale, ma è cruciale mantenere un equilibrio: il coaching ci aiuta a differenziare e bilanciare gli aspetti lavorativi e personali, permettendo di realizzarsi pienamente senza che uno invada l’altro”.


Il co-fondatore Alessandro Pancia enfatizza l’importanza di una mentalità rivolta alla crescita globale dell’individuo. “Valorizziamo il benessere integrale per costruire team coesi e produttivi. Oltre al guadagno, le persone cercano di appartenere e fare la differenza nel loro ambiente di lavoro. Riconosciamo quindi la necessità per le aziende di evolversi, non solo con salari e benefit, ma sviluppando un ambiente che valorizzi ogni dipendente come parte di un obiettivo comune. In questo contesto, la coerenza aziendale e il rispetto diventano fondamentali, così come l’ascolto delle esigenze del personale per promuovere un’autentica comunità aziendale. Il nostro obiettivo è di potenziare l’empowerment, consentendo ai dipendenti di esprimersi e crescere, e di sentirsi parte di qualcosa che supera il mero aspetto economico, mantenendo però chiara la struttura organizzativa”.

Fondazione Santa Rita da Cascia, con il Cioccolario nelle piazze italiane e online

Fondazione Santa Rita da Cascia, con il Cioccolario nelle piazze italiane e onlineRoma, 30 nov. (askanews) – Donare e assaggiare il gusto dolce della solidarietà, riscoprendo anche quello del proprio benessere, attraverso tanti appuntamenti da fissare sul calendario, secondo il messaggio che “farsi e fare del bene non è mai stato così buono!” Questo l’obiettivo con cui sabato 2 e domenica 3 dicembre, in tutta Italia, da nord a sud, in vista del Natale e del nuovo anno, centinaia di volontari della Fondazione Santa Rita da Cascia ETS torneranno a colorare decine di piazze con il Cioccolario. Si tratta di una tavoletta di cioccolato gluten free di qualità, al latte e fondente vegano, con la confezione che si trasforma in un pratico calendario da scrivania. I fondi raccolti andranno a sostenere i progetti di solidarietà della Fondazione per i più fragili, in Italia e nel mondo, raggiungendo oltre 2mila bambini e bambine, nonché migliaia di famiglie.

Saranno coinvolte nell’evento di piazza, informa una nota, tutte le regioni italiane, isole comprese, contando il maggior numero di volontari in Campania, Calabria, Puglia e Lazio, con appuntamenti anche a Roma e Milano. Per scoprire le località in cui sarà possibile trovare il Cioccolario, è già disponibile la mappa all’indirizzo fondazione.santa rita da cascia.org Mentre per chi non potrà andare in piazza – fin d’ora e lo sarà anche dopo l’evento – la tavoletta è disponibile sul sito cioccolario.org. “In questi tempi difficili, in cui spirano venti di guerra, la nostra Fondazione vuole fare la sua parte, continuando a sostenere i più fragili, in nome dei valori ritiani di solidarietà e fratellanza, ma anche invitando a donarsi momenti di felicità personali – commenta Suor Maria Rosa Bernardinis, Presidente della Fondazione e Madre Priora del Monastero Santa Rita da Cascia – Doniamo e assaggiamo il gusto dolce della solidarietà, per riscoprire che fare del bene agli altri significa farlo prima di tutto a noi stessi, senza dimenticare di concederci una coccola. Grazie alle centinaia di volontari che continuano ad essere ambasciatori dei valori ispirati a Santa Rita, trasformandoli in aiuto e impegno concreti. Invito tutti a trovare la piazza e il volontario più vicini oppure ad andare sul sito dedicato, per portarsi a casa e portare nel mondo la dolcezza della solidarietà”.

Cibo, diritto alla salute e all’istruzione in Italia e all’estero – Con i fondi raccolti grazie al Cioccolario, la Fondazione Santa Rita da Cascia, ente del terzo settore fondato dalle monache di Cascia per supportare le loro opere di carità e altri progetti benefici, potrà continuare a portare avanti il suo impegno in favore dei più fragili. A partire dall’Alveare, il progetto di accoglienza per minori in difficoltà fondato a Cascia (PG), accanto al monastero, dalla Beata Fasce, la storica Badessa, ben 85 anni fa, per poi spostarsi all’estero. Dal Perù, con i progetti educativi degli agostiniani a Chuquibambilla e Cuzco, all’Africa, per la ricostruzione di un ospedale a Namu (Nigeria) e il sostegno a una scuola a Ishiara (Kenya), fino a giungere alle Filippine. In questo Paese la Fondazione supporta il cibo e l’assistenza medica per i più poveri, grazie alla Casa di Accoglienza “Madre Alessandra Macaione” delle monache agostiniane di Bulacan, nonché la scuola e l’assistenza alla comunità tra le baracche di San Pedro, da parte delle suore orsoline. Il cioccolato etico, ecosostenibile e solidale – Il cioccolato scelto è di alta qualità, con una filiera di lavorazione artigianale, etica e ecosostenibile, In particolare, le materie prime sono eccellenti, con attenzione alle intolleranze alimentari, inoltre le fave di cacao vengono acquistate in Ecuador presso piccole imprese a gestione familiare che prediligono l’assunzione delle donne. L’imballaggio è plastic free.

Il Marketing del benessere al salone della Csr e innovazione sociale

Il Marketing del benessere al salone della Csr e innovazione socialeRoma, 28 set. (askanews) – Una nuova visione del marketing, al servizio di un’economia del benessere è possibile? Se ne parlerà con Paola Rizzitelli, Wellness Economy Strategy Consultant, giovedì 5 ottobre 2023 all’Università Bocconi di Milano, protagonista di due interventi nell’ambito del Salone della CSR e dell’innovazione sociale, il più importante evento culturale in Italia dedicato a chi crede nella sostenibilità in tutte le sue sfaccettature. Il tema di quest’anno è “Abitare il cambiamento”. Sostenibilità è cambiamento: è in atto una trasformazione degli stili di vita e del modo di gestire le organizzazioni per costruire una nuova bussola di valori e promuovere il ruolo che ognuno gioca per lo sviluppo sostenibile, attraverso un maggior impegno sociale e ambientale.

Sono questi, informa una nota, i concetti che stanno alla base dell’idea di wellness economy (industria del benessere) di Rizzitelli, che verrà sviscerato durante l’appuntamento delle 11.30, quando l’autrice presenterà la riedizione aggiornata e ampliata del suo libro “Il marketing del Benessere. Il cambiamento necessario per una nuova economia”, prodotto editoriale curato da Bookness. Un libro destinato alla costruzione di un’economia del benessere attraverso un marketing nuovo e rivoluzionario incaricato di trainare il cambiamento, a partire da una wellness economy che può cambiare abitudini e scelte d’acquisto, puntando al ben-vivere della società. Paola Rizzitelli spiega: “Gli esseri umani, come parte interattiva di un sistema economico di produzione e di scambio, hanno contribuito in modo consapevole o inconsapevole alla creazione dello scenario abbastanza deprimente degli ultimi decenni, certamente aiutato da strategie di marketing prevalentemente manipolatorie e contrarie alla tutela della salute globale. Oggi, invece di continuare a rifugiarci dietro l’immagine di vittime del sistema, è necessario che utilizziamo i medesimi strumenti, quindi anche il marketing, con coscienza e nuove modalità, impegnandoci a generare un sistema che porti benefici per tutti”.

La prefazione è di Claudio Pagliara, medico oncologo esperto in medicina olistica, la postfazione di Franco Manti, professore dell’università di Genova e premio Unesco per la bioetica nel 2020. Il capitolo sulla vita di Paola: “Come sono rinata nel benessere”, che contiene la sua reason why e il perché della scrittura di questo libro, è stato ampliato e spostato in appendice. La presentazione del volume sarà preceduta dalla tavola rotonda “Turismo, imprese e territorio”, in cui Rizzitelli approfondirà i temi del turismo responsabile e sostenibile, declinazione di quel Turismo del Benessere che è uno dei settori della wellness economy.

L’industria del benessere analizzata nel manuale è legata alla comprensione di un significato evoluto di wellness: ricerca attiva di modi di vivere, scelte e stili di vita che conducono a uno stato di salute olistica. Ne deriva che la wellness economy dovrebbe essere la concreta possibilità che il benessere entri nella vita delle persone. Ad occuparsene a livello internazionale è il Global Wellness Institute, distinguendolo in 11 settori (dal food al turismo, dalla bellezza alla medicina fino alla salute olistica, passando per il design e la bioedilizia, fino al benessere sul posto di lavoro e al benessere mentale). Il libro, arricchito da interventi e interviste, non contiene solo pensieri e suggestioni, ma anche strumenti concreti rivolti a un preciso gruppo di imprenditori e professionisti, o aspiranti tali, che operano nel settore della wellness economy. L’obiettivo è farli operare in maniera etica, responsabile e sostenibile, in direzione di un’economia, il cui obiettivo diviene, appunto, quello di generare benessere nella vita delle persone, promuovendo la ricerca proattiva di nuovi stili di vita. Come? Attraverso un marketing che prevede una “rivoluzione copernicana”, definito “marketing del benessere”: un marketing del e per il benessere, che non generi solo profitto, ma che possa cambiare abitudini e scelte d’acquisto.

Tra gli undici settori della wellness economy c’è anche il Turismo del Benessere, di cui Rizzitelli si occupa nel suo secondo libro “Il Turismo Evoluto. Strategie per co-creare benessere collettivo attraverso l’esperienza” (prodotto editoriale curato da Bookness) e di cui parlerà nella tavola rotonda “Turismo, imprese e territorio”. “Sono arrivata al turismo perché mi sono chiesta – precisa Rizzitelli – in quale ambito possiamo rieducare le persone al significato del benessere, al wellness, allo stile di vita?”. Secondo Rizzitelli, è iniziata una nuova era del turismo che deve essere responsabile e sostenibile, che faccia bene alle persone e al Pianeta. Nel suo intervento parlerà di come rendere concrete determinate azioni che vanno in quella direzione. Rizzitelli si fa portavoce di un turismo evoluto ed evolutivo basato sulla sperimentazione, da parte del fruitore, di un’esperienza trasformativa e profondamente innovativa. Operatori turistici e territori sono i primi che devono avere conoscenza e consapevolezza non solo di cosa è il benessere nelle sue declinazioni, ma anche della potenza che si ha nei confronti delle vite delle persone. Secondo l’ultimo report globale “The future of Wellness – 2023 Trends”, il Turismo del Benessere è al secondo posto tra le 12 tendenze Wellness del 2023, confermando il desiderio di esperienze sempre più immersive, dove i “viaggiatori sono ora alla ricerca di esperienze culturali molto più profonde e con un’attenzione maggiore alla cura sia della terra sia di se stessi”. Il turismo evoluto ha capito di cosa hanno bisogno le persone per evolvere. Vanno recuperate le qualità del codice femminile: abbiamo bisogno di trattare l’ospite come individuo che sta evolvendo e quindi di aprirci con empatia, saperlo accogliere, saperlo comprendere e avere compassione anche nei confronti del periodo che sta vivendo. Quindi tutte queste qualità, oltre alla gentilezza, vanno recuperate per comprendere le persone e consigliarle, diventare facilitatori per il loro sviluppo.

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