Skip to main content
#sanremo #studionews #askanews #ciaousa #altrosanremo

Pittura come stratificazione e tempo: Diego Soldà da Atipografia

Pittura come stratificazione e tempo: Diego Soldà da Atipografia


Pittura come stratificazione e tempo: Diego Soldà da Atipografia – askanews.it



Pittura come stratificazione e tempo: Diego Soldà da Atipografia – askanews.it


















Arzignano, 27 mar. (askanews) – Una nuova postura di fronte alla pittura, una pratica artistica che vive di stratificazione, gesto e riscoperta, con una dose importante di cambiamento di prospettiva. Atipografia, lo spazio espositivo di Arzignano diretto da Elena Dal Molin, ha presentato la propria quinta mostra, dedicata a Diego Soldà e intitolata “La cava delle nuvole bianche”. In sostanza i lavori esposti sono il frutto di interventi su strati di colore continuamente sovrapposti nel corso del tempo, che creano strutture pittoriche alle quali poi l’artista dà una forma anche attraverso strumenti come la motosega. “Si arriva a questi lavori – ha detto Soldà ad askanews – non pensando alla pittura come strumento per rappresentare qualcosa, come è sempre stata, ma utilizzandola come materiale”.

L’esito sono opere che colpiscono, che affascinano, ma che mantengono, come ha sottolineato il curatore Luca Massimo Barbero, una componente importante di ambiguità. “A me piace usare il termine ambiguo – ci ha spiegato – perché in genere viene associato a qualcosa di scorretto, invece tutta questa mostra di Soldà è su questa idea dell’ambiguità felice: si pensa che sia pittura, si vede come una cosa dipinta, ma in realtà può essere pittura, può essere scultura, dove vive? È un oggetto? È una sorta di luogo pieno di colori? È solo materia e dipinto? È una mostra solo apparentemente semplice da un punto di vista estetico, devo dire anche appagante da questo punto di vista, ma in realtà introduce un mucchio di domande, a partire proprio anche dall’ambiguità della sua natura”. Sono opere che vivono nel tempo, anzi che lo definiscono, che in alcun i casi hanno una durata di realizzazione che coincide con la durata della vita dell’artista. Forse l’esempio più banale, ma anche quello più chiaro per dare l’idea di che cosa si incontra negli spazi così eleganti di Atipografia. E l’immagine in questa pittura dov’è? “L’immagine – ha concluso Soldà – è un ricordo, un ricordo di questo gesto che io continuo a compiere quotidianamente, tre volte al giorno, per parecchio tempo, anche anni”.

La mostra vicentina resta aperta al pubblico fino al 14 maggio.

L’Archivio storico della Biennale ha acquisito il Fondo Capellini

L’Archivio storico della Biennale ha acquisito il Fondo Capellini


L’Archivio storico della Biennale ha acquisito il Fondo Capellini – askanews.it



L’Archivio storico della Biennale ha acquisito il Fondo Capellini – askanews.it


















Milano, 24 mar. (askanews) – L’Archivio Storico delle Arti Contemporanee della Biennale di Venezia ha acquisito il Fondo Lorenzo Capellini, con l’intento di conservare e valorizzare l’archivio del grande fotografo, che in sessant’anni di attività, già collaboratore per “Il Mondo” di Pannunzio, ha documentato il Novecento artistico e letterario e in particolare le Biennali dal 1974 al 1978.

Per l’occasione, la Biennale inaugura giovedì 30 marzo, al Portego di Ca’ Giustinian, la mostra B74-78. Lorenzo Capellini. Un racconto fotografico, e programma due giornate di studi giovedì 30 e venerdì 31 marzo, alla Biblioteca ai Giardini (Calle Paludo S. Antonio), per ripercorrere il quadriennio di attività artistiche della Biennale sotto la presidenza di Carlo Ripa di Meana (1974-1978). “Dobbiamo essere grati al presidente Carlo Ripa di Meana di aver chiesto all’amico Lorenzo Capellini di documentare gli anni della sua Biennale – ha dichiarato il presidente Roberto Cicutto – e ancor di più dobbiamo essere grati a Lorenzo per aver continuato a farlo costruendo un patrimonio unico di verità che oggi arricchisce il nostro archivio. Questa mostra l’abbiamo voluta soprattutto perché racconta la passione di un testimone speciale, che con la sua macchina fotografica ha saputo fondere la storia con la S maiuscola alla vita di donne e uomini, che in ruoli diversi hanno fatto quella storia”.