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Siria, Nyt: scambi segreti tra Usa e ribelli negli ultimi giorni

Siria, Nyt: scambi segreti tra Usa e ribelli negli ultimi giorniRoma, 9 dic. (askanews) – Negli ultimi giorni gli Stati Uniti avrebbero comunicato segretamente con i gruppi ribelli che hanno rovesciato il regime di Bashar al Assad attraverso il governo turco, sostiene il New York Times. In particolare le comunicazioni sarebbero servite per metterli in guardia contro la possibilità di allearsi con i militanti di Isis. I gruppi avrebbero risposto – anche attraverso i turchi – assicurando di non avere intenzione di permettere all’Isis di far parte del loro movimento.


“Non dovrebbero esserci dubbi: non permetteremo all’Isis di ricostituirsi e di trarre vantaggio dall’attuale situazione in Siria”, ha affermato il generale Michael E. Kurilla, capo del comando centrale degli Stati Uniti, che supervisiona le operazioni nella regione. “Tutte le organizzazioni presenti in Siria devono sapere che le riterremo responsabili se si associano a Daesh o lo sostengono in qualsiasi modo”, ha detto ieri.

La presidenza della Siria: Bashar al Assad non ha lasciato il Paese

La presidenza della Siria: Bashar al Assad non ha lasciato il PaeseRoma, 7 dic. (askanews) – Bashar al Assad è a Damasco, le voci secondo cui il presidente siriano avrebbe lasciato il Paese sono false. Lo ha indicato una nota dell’ufficio del palazzo presidenziale siriano. “Alcuni media stranieri hanno diffuso voci e notizie false sulla partenza del presidente Bashar al Assad da Damasco o sulle sue visite segrete in un determinato Paese. L’ufficio presidenziale smentisce tutte queste voci”, si legge nel comunicato.


Intanto ribelli siriani sono entrati oggi nella città di Homs da nord e da est. Lo hanno riferito all’agenzia di stampa Reuters un residente, fonti dell’esercito e dei ribelli. 

Siria, Tajani: prima preoccupazione è la sicurezza dei 300 italiani

Siria, Tajani: prima preoccupazione è la sicurezza dei 300 italianiRoma, 7 dic. (askanews) – “La prima preoccupazione dell’Italia e del governo è quella di tutelare la sicurezza dei 300 concittadini che vivono in Siria: al momento non ci sono preoccupazioni, alcuni sono riusciti a lasciare il Paese e sono tutti in contatto con la nostra ambasciata a Damasco”. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, al termine di una riunione dell’unità di crisi della Farnesina sulla situazione in Siria.


“L’ambasciata a Damasco è pronta ad organizzare l’evacuazione dei nostri cittadini in Siria per andare in Libano o in Giordania” ha continuato Tajani, sottolineando come la situazione permanga di grande incertezza. “Innanzitutto chiediamo alle parti in conflitto di preservare la popolazione civile, che è l’obbiettivo della nostra azione politica e chiediamo che venga garantita la sicurezza di tutte le minoranze, a cominciare da quella cristiana”, ha proseguito il ministro.


“L’obbiettivo che abbiamo è la soluzione politica, non militare, che permetta di garantire pace e stabilità in Siria che è parte importante della stabilità in Medio Oriente. Il rischio che tutti paventano è una crisi umanitaria con un collasso migratorio che provocherebbe problemi nei Paesi vicini e non solo”, ha concluso.

Siria, Assad: il terrorismo comprende solo linguaggio della forza

Siria, Assad: il terrorismo comprende solo linguaggio della forzaMilano, 1 dic. (askanews) – Il presidente siriano Bashar al Assad ha promesso di sconfiggere il terrorismo nel suo paese, mentre la guerra civile rischia di deflagare su vasta scala. Lo ha riferito domenica l’agenzia di stampa statale siriana Sana. “Il terrorismo comprende solo il linguaggio della forza, e questo è il linguaggio con cui lo spezzeremo e lo distruggeremo, indipendentemente dai suoi sostenitori e sponsor”, ha detto Assad in una conversazione telefonica con quello che da Mosca viene considerato il presidente ad interim dell’Abkhazia Badra Gunba.

Siria, dopo Aleppo gli insorti siriani annunciano ingresso ad Hama

Siria, dopo Aleppo gli insorti siriani annunciano ingresso ad HamaMilano, 1 dic. (askanews) – Gli insorti siriani hanno il controllo di gran parte di Aleppo, compreso l’aeroporto e hanno espanso la loro offensiva sulla provincia vicina di Hama, secondo quanto annunciato dagli stessi. L’esercito siriano parla invece di un “ritiro temporaneo delle truppe” dalla città nordoccidentale di Aleppo, dove per la prima volta da anni i gruppi ribelli hanno lanciato un’offensiva a sorpresa contro le posizioni governative, dichiarando che decine di suoi soldati sono stati uccisi o feriti in feroci battaglie con “organizzazioni terroristiche armate” nei governatorati di Aleppo e Idlib nei giorni precedenti e che ora si sta riorganizzando, ridistribuendo le truppe per rafforzare le sue linee di difesa mentre prepara un “contrattacco”.


Gli Stati Uniti affermano che stanno monitorando la situazione in Siria. Credono che il leader siriano Bashar al Assad abbia perso il controllo della città di Aleppo a causa della sua dipendenza da Russia e Iran. La “dipendenza della Siria da Russia e Iran” e il rifiuto del paese di procedere con il processo di pace delle Nazioni Unite dal 2015, hanno creato un terreno fertile per ciò che sta accadendo ora, afferma Sean Savett, portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale negli Stati Uniti in un dichiarazione. I media americani sottolineano che secondo quanto è stato detto gli Stati Uniti non hanno nulla a che fare con questa offensiva, guidata dalla milizia sunnita di Hay’at Tahir al-Sham, (sulla lista dei terroristi per il governo statunitense). Rewards for Justice offre una ricompensa fino a 10 milioni di dollari per informazioni sul suo leader Muhammad al-Jawlani, noto anche come Abu Muhammad al-Golani e Muhammad al-Julani, che invece secondo fonti del governo libanese sarebbe stato ucciso da un un raid russo. Il gruppo estremista islamico era precedentemente chiamato Fronte Nusra e aveva legami con Al Qaeda. L’offensiva rapida e a sorpresa è un enorme imbarazzo per il presidente siriano Bashar al Assad e solleva interrogativi sulla preparazione delle sue forze armate. Sabato sera, gli account siriani sui social media erano in fermento per il crollo delle forze governative nella parte settentrionale del Paese, con i ribelli che avanzavano sino alla città centrale di Hama. Fu lì, all’inizio del 1982, che il padre di Bashar al Assad fece massacrare migliaia di oppositori dal suo esercito e dai suoi servizi segreti, ponendo fine a una rivolta guidata dalla Fratellanza Musulmana. Nella provincia i ribelli erano presenti prima di essere espulsi dalle truppe governative nel 2016. Sabato sera hanno affermato di essere entrati nella città di Hama.


Intanto i principali alleati della Siria, ovvero Russia, Iran e Hezbollah, sono tutti sotto pressione, in altre aree del Medio Oriente o in Ucraina, e hanno abbassato la guardia. Hezbollah, che ha svolto un ruolo chiave nel rafforzare il regime durante i giorni più bui della guerra civile, ha ritirato la maggior parte delle sue truppe in patria dopo il 7 ottobre 2023 per combattere Israele, che ha successivamente ucciso la maggior parte dei dirigenti del gruppo. La stessa Russia, centrale, nel rafforzare il governo di Damasco dopo aver inviato truppe e aerei da guerra in Siria nel settembre 2015, ha ora un’altra stringente priorità contro Kiev. Mentre le basi dell’Iran in Siria sono stati oggetto di frequenti attacchi da parte di Israele nell’ultimo anno. Venerdì la Russia ha dichiarato di sperare che il suo alleato Siria “ripristinerà rapidamente l’ordine” ad Aleppo, dove i jihadisti hanno lanciato un’importante offensiva contro le truppe governative, innescando alcuni degli scontri più sanguinosi che il Paese abbia visto negli ultimi anni. Il Cremlino ha affermato che Mosca considera l’attacco come “una violazione della sovranità della Siria”. “Siamo a favore del governo siriano affinché ripristini rapidamente l’ordine in questo distretto e ripristini l’ordine costituzionale”, ha affermato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. Peskov ha anche rifiutato di commentare le notizie non confermate secondo cui il presidente siriano Bashar al-Assad avrebbe effettuato un viaggio non pianificato a Mosca in seguito all’offensiva delle forze antigovernative.

Siria, l’Italia con l’Onu evacua connazionali e stranieri da Aleppo

Siria, l’Italia con l’Onu evacua connazionali e stranieri da AleppoRoma, 30 nov. (askanews) – Le Nazioni Unite hanno avviato oggi un’evacuazione da Aleppo verso Damasco, dopo l’attacco di militanti del movimento radicale Hayat Tahrir al Sham (HTS). Un primo convoglio di auto è già in viaggio per uscire dalla città. Secondo quanto si apprende da fonti della Farnesina, in questo convoglio ci sono mezzi con alcuni italiani a bordo. Altri pullman Onu sono invece in attesa di uscire.


L’Ambasciata a Damasco – è in sede il nuovo ambasciatore Ravagnan – in stretta collaborazione con la presidenza del Consiglio, è in contatto con il gruppo e riceverà i connazionali, in maggioranza doppi cittadini. Una volta arrivati a Damasco si valuterà il da farsi, ovvero se rimanere nella capitale o procedere a un nuovo spostamento. Un limitato numero di religiosi ha deciso di restare ad Aleppo, riferiscono le fonti, contando sui buoni rapporti stabiliti dai Francescani con tutte le comunità. L’ambasciatore Ravagnan è in contatto con loro, mentre si stanno aiutando tutti i religiosi che vogliono uscire. Ravagnan è anche in contatto con il vescovo, che sta bene ed è monitorato nella misura del possibile. Nel contesto di permanente instabilità che caratterizza il Nord siriano, il 27 novembre militanti del movimento radicale Hayat Tahrir al Sham/HTS – che, con la tacita protezione turca, governa l’area di Idlib – hanno lanciato un poderoso attacco in direzione di Aleppo, posta a pochi chilometri dalla linea di demarcazione. Ne sono nati scontri violenti, con decine di morti da entrambe le parti. Il gruppo militante ha occupato diversi villaggi e interrotto l’autostrada M5.


L’attacco, riferiscono le fonti, non è avvenuto a sorpresa, ma con inaspettata rapidità. Al momento non è chiaro l’obiettivo degli aggressori, ovvero se si tratti di una prova di forza finalizzata al negoziato oppure se vi sia una più articolata strategia. L’attacco ha avuto un inevitabile impatto negativo sulla popolazione civile, con circa 10.000 sfollati in città, che si sono aggiunti a quelli arrivati dal Libano nelle scorse settimane.


Stamattina Aleppo risulta in quasi totale controllo dei militanti HTS. Non risultano violenze a danno di civili e nulla è stato segnalato dai connazionali, hanno concluso le fonti.

Russia: in Siria uccisi “almeno 200 miliziani” a Idlib e Aleppo

Russia: in Siria uccisi “almeno 200 miliziani” a Idlib e AleppoRoma, 30 nov. (askanews) – “Almeno 200 miliziani” del gruppo islamista Hayat Tahrir al-Sham (ex Fronte Al Nusra) e di altre organizzazioni sono rimasti uccisi nei raid aerei messi a segno ieri dalla Russia per fermare la loro offensiva nelle province di Aleppo e Idlib, nel nord-ovest della Siria. Lo ha riferito Oleg Ignasyuk, vice direttore del Centro russo per la riconciliazione delle parti opposte in Siria, una divisione del ministero della Difesa russo. Secondo Ignasyuk, citato oggi dalle agenzie di stampa russe, le forze russe stanno sostenendo l’esercito siriano lanciando attacchi sulle postazioni dei ribelli, sulle loro attrezzature, sui centri di controllo e sui depositi di armi.


“Durante la giornata appena trascorsa, sono stati eliminati almeno 200 miliziani”, ha affermato, aggiungendo che l’operazione contro i ribelli islamisti “continua”.

Siria, i ribelli sono entrati ad Aleppo senza resistenza dell’esercito regolare

Siria, i ribelli sono entrati ad Aleppo senza resistenza dell’esercito regolareMilano, 30 nov. (askanews) – I ribelli di Hayat Tahrir al-Sham controllano più della metà della città di Aleppo, in Siria. Lo afferma l’Osservatorio siriano per i diritti umani attraverso i propri profili social. I jihadisti hanno preso il controllo nel giro di poche ore senza alcuna resistenza da parte delle forze dell’ordine locali.


Secondo l’Osservatorio nella tre giorni di scontri si registrano 287 morti, tra combattenti, militari e civili. Solo oggi sono morte 57 persone.

In Siria, secondo le ong, almeno 242 morti in 3 giorni di scontri tra esercito e ribelli

In Siria, secondo le ong, almeno 242 morti in 3 giorni di scontri tra esercito e ribelliRoma, 29 nov. (askanews) – Sono 242 le persone rimaste uccise nei combattimenti in corso da tre giorni tra forze siriane e ribelli islamisti su diverse linee del fronte nelle campagne di Idlib e Aleppo, nel nord-ovest della Siria. Lo ha reso noto oggi l’Oservatorio siriano per i diritti umani, dopo che mercoledì scorso il gruppo jihadista Hayat Tahrir al-Sham (Hts) e le fazioni alleate hanno lanciato un attacco alle aree controllate dal governo, innescando “i combattimenti più violenti dal 2020”.


Secondo l’ong, i ribelli sarebbero a due chilometri dalla città di Aleppo, dove oggi un lancio di razzi ha causato la morte di almeno quattro studenti universitari. “Il numero di combattenti uccisi durante l’operazione ‘Deterrence of Aggression’ in corso per il terzo giorno consecutivo è salito a 218”, ha dichiarato oggi l’ong, mentre le vittime civili sono 24. Le forze ribelli hanno registrato 135 morti, secondo l’Osservatorio, mentre tra i membri delle forze siriane e di quelle loro alleate si contano 83 morti.

Il console onorario in Libia: c’è bisogno dell’aiuto italiano

Il console onorario in Libia: c’è bisogno dell’aiuto italianoRoma, 14 set. (askanews) – “Sono stato a Derna e sto cercando di uscire, ma ci vogliono ore, le strade sono tutte bloccate. È una catastrofe assoluta, la gente è ancora sottoterra”. Così, in un coloquio con il Messaggero, il console onorario d’Italia Hussein El-Mabruk, libico con cittadinanza italiana ottenuta per meriti. “L’unica cosa da fare adesso è scavare per recuperare le persone. C’è una massa di gente che non sa come affrontare tutto quello che sta succedendo. C’è bisogno di un aiuto internazionale massiccio”, commenta.

Secondo El-Mabruk, “l’Italia ha oggi l’opportunità di mostrare tutta la sua generosità e la sua capacità di aiutare il popolo libico, che gliene sarà riconoscente”. Ma cosa possono fare gli italiani in questa situazione? “Il problema per gli italiani è lo stesso di tutti”, sottolinea. “Quel che è successo è una cosa troppo grande per essere affrontata solo da volontari. Conosco bene Derna, vivo a Tobruk che è a 100 km. C’era un ‘Uadi’, un canalone, che attraversava la città e sfociava in mare, ora tutto è distrutto. Per 400 metri di larghezza da una parte e dall’altra palazzi interi sono venuti giù, non esistono più, sono finiti sottoterra e non si sa quanti siano, né quanti possano essere i morti. Tutti mi hanno detto che c’è ancora gente viva, là sotto. Bisogna solo scavare”.