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Libia, Prodi: prima volta che Italia non tiene conto di Cpi

Libia, Prodi: prima volta che Italia non tiene conto di CpiRoma, 1 feb. (askanews) – Con il caso Almasri “è la prima volta che il mio Paese non tiene conto della Corte Penale Internazionale, che tra l’altro abbiamo costruito in Italia e che era il primo strumento per cooperare” e adesso “improvvisamente il nostro Paese si stacca da questo”. Lo ha detto l’ex premier ed ex presidente della Commissione Ue Romano Prodi intervistato ad Agorà weekend su Rai tre.


“Questo – ha proseguito Prodi – corrisponde allo spirito pubblico del governo in carica, questa è la sostanza politica, non si è voluto rispettare un obbligo internazionale a cui noi avevamo aderito”.

Ancora tensione governo-toghe, da Ue “richiamo” a Italia su Cpi

Ancora tensione governo-toghe, da Ue “richiamo” a Italia su CpiRoma, 31 gen. (askanews) – “Mentre il Governo lavora senza sosta per portare risultati all’Italia, c’è chi prova invano a smontarli. E intanto il mondo torna a puntare su di noi”. Di buon mattino Giorgia Meloni rilancia su X – accompagnato da questo post – il video del suo intervento di ieri all’evento “La Ripartenza”, in cui aveva attaccato frontalmente i “giudici che vogliono governare”. Una linea dura che era iniziata martedì pomeriggio, con il video social in cui annunciava di aver ricevuto un avviso di garanzia (si tratta in realtà di un avviso di un procedimento, una cosa diversa) per il caso Al-Masri. Poco prima, come anticipato da alcuni quotidiani, era salita al Colle per annunciare al presidente Sergio Mattarella di aver ricevuto l’atto.


La premier oggi si è tenuta a distanza da Palazzo Chigi e domani non dovrebbe andare alla direzione Fdi, anche se non si esclude un videomessaggio. Nel palazzo della Presidenza del Consiglio si è invece presentata l’avvocata Giulia Bongiorno, legale di Meloni, dei ministri Matteo Piantedosi e Carlo Nordio e del sottosegretario alla Presidenza Alfredo Mantovano. “Per adesso non ho dichiarazioni da fare. Devo fare ulteriori riunioni e poi parlo di tutto”, le uniche parole che si è lasciata sfuggire con i giornalisti. Certo è che, se il suo consiglio era stato – come pare – quello di abbassare i toni, non è stato seguito. “Nonostante gli attacchi gratuiti quotidiani e i tentativi di destabilizzare il Governo, il sostegno degli italiani rimane solido”, ha rilanciato Meloni questa volta su Facebook, commentando un sondaggio che dà Fdi in crescita dello 0,5% al 30,1%. “Io vado avanti, come sempre, a testa alta”, assicura. Le opposizioni però non mollano la presa. Per Riccardo Ricciardi, capogruppo M5s alla Camera, Meloni “è sotto ricatto da parte di uno stupratore libico”; secondo il leader di Iv Matteo Renzi “è gravissimo che il Governo cancelli di propria iniziativa l’informativa al Parlamento” mentre la premier parla sui “social, negli eventi organizzati da Nicola Porro, con le veline ai giornalisti amici”; per Annalisa Corrado, responsabile conversione ecologica nella segreteria del Pd ed europarlamentare, “l’ennesimo attacco alla magistratura” è solo “fumo negli occhi per distrarre i cittadini dalle proprie mancanze”.


A far discutere oggi sono state anche le parole di Lucio Malan, capogruppo Fdi al Senato, che a Sky Tg24 ha ipotizzato la possibilità di abolire l’obbligatorierà dell’azione penale, perché “nonostante la riforma Cartabia qualcuno continua a ritenere dovuto procedere alle indagini sempre e comunque”. Come è avvenuto – ha sostenuto – nel caso della denuncia di Luigi Li Gotti contro la presidente del Consiglio e gli altri membri dell’esecutivo. Lo stesso Malan, poi, in serata ha dovuto smentire, affermando di essere stato frainteso: “L’obbligatorietà dell’azione penale non si tocca”. La vicenda Al-Masri non ha però solo una dimensione interna, ma anche europea, dopo che Meloni e altri esponenti del governo hanno adombrato il sospetto che il mandato di arresto sia stato fatto scattare solo dopo l’arrivo in Italia del generale libico, proveniente dalla Germania. Proprio contro Berlino e la Cpi l’esecutivo punta il dito. Una situazione che crea imbarazzo all’Unione europea. “Non spetta alla Commissione europea far rispettare i mandati della Corte penale internazionale, ma quello che possiamo dire, come Commissione europea e come Unione europea, è che sosteniamo la Corte penale internazionale e i principi stabiliti nello Statuto di Roma”, ha detto rispondendo a una domanda il portavoce per la Politica estera della Commissione Anouar El Anouni, ricordando che “il Consiglio ha invitato tutti gli Stati membri a garantire la piena cooperazione con la Corte internazionale” anche “tramite la rapida esecuzione dei mandati di arresto in sospeso”.

Caso Almasri, Bongiorno (avvocato di Meloni e ministri): devo fare delle riunioni e poi parlo di tutto

Caso Almasri, Bongiorno (avvocato di Meloni e ministri): devo fare delle riunioni e poi parlo di tuttoRoma, 31 gen. (askanews) – “Per adesso non ho dichiarazioni da fare. Oggi non faccio dichiarazioni. In questo momento abbiamo scelto questo, magari tra un’ora o un giorno le farò. Devo fare ulteriori riunioni e poi parlo di tutto”, ha detto Giulia Bongiorno, lasciando Palazzo Chigi.


Bongiorno, avvocata e senatrice leghista, presidente della commissione Giustizia di Palazzo Madama, due giorni fa ha assunto la difesa della premier, dei ministri Matteo Piantedosi e Carlo Nordio e del sottosegretario alla Presidenza Alfredo Mantovano sul caso Al-Masri.

Caso Almasri, Meloni ribadisce: il governo lavora per l’Italia, c’è chi prova a smontare i risultati

Caso Almasri, Meloni ribadisce: il governo lavora per l’Italia, c’è chi prova a smontare i risultatiRoma, 31 gen. (askanews) – “Mentre il Governo lavora senza sosta per portare risultati all’Italia, c’è chi prova invano a smontarli. E intanto il mondo torna a puntare su di noi”. Lo scrive su X la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ribadendo il concetto espresso ieri in un collegamento video con l’evento “La Ripartenza” organizzato da Nicola Porro. Sul social network la premier rilancia un video con parte del suo intervento.


Intanto, fonti della Presidenza della Repubblica hanno spiegato che la premier Giorgia Meloni ha incontrato nel pomeriggio di martedì al Quirinale il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per comunicargli di aver ricevuto da parte della Procura di Roma la comunicazione della iscrizione di lei e di altri membri del governo nel registro degli indagati.  Meloni, quindi, dopo aver ricevuto dai carabinieri la comunicazione d’iscrizione nel registro degli indagati, firmata dal procuratore capo di Roma Francesco Lo Voi, e prima di pubblicare il video sui social sulla vicenda Almasri, ha incontrato il presidente Mattarella. 

Almasri, Meloni all’attacco contro Lo Voi. Nel mirino anche la Cpi

Almasri, Meloni all’attacco contro Lo Voi. Nel mirino anche la CpiRoma, 30 gen. (askanews) – Scontro totale all’interno, con un attacco frontale e fortissimo al procuratore capo di Roma Francesco Lo Voi, e in Europa, con accuse contro la Corte penale internazionale (e la Germania). E’ questa la linea data da Palazzo Chigi nel caso Almasri, con l’avviso di procedimento – non un avviso di garanzia – inviato, dopo la denuncia dell’avvocato Luigi Li Gotti, alla premier Giorgia Meloni, ai ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, e al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano.


Tutti e quattro hanno nominato come legale Giulia Bongiorno, senatrice della Lega e presidente della commissione Giustizia di Palazzo Madama, che ha difeso il vicepremier Matteo Salvini nel processo Open Arms a Palermo in cui proprio Lo Voi aveva inizialmente sostenuto l’accusa, prima del trasferimento nella Capitale. La strategia messa in campo, sul fronte interno, è chiara. Da un lato è stata fatta slittare alla settimana prossima l’informativa del governo sui motivi del rilascio e del rimpatrio di Almasri (facendo infuriare le opposizioni), dall’altro è partito un attacco frontale contro Lo Voi. Prima è stata attivata una “batteria” di comunicati degli esponenti di Fdi in cui si adombra – neanche velatamente – che l’atto sarebbe una “vendetta giudiziaria” del magistrato dopo che da Palazzo Chigi (Mantovano) gli è stato tolto l’utilizzo del volo di Stato per rientrare a Palermo dalla Capitale. Poi è stata la stessa Meloni a intervenire, parlando in collegamento all’evento ‘La Ripartenza’ organizzato dal giornalista Nicola Porro a Milano.


Quello di Lo Voi – è l’accusa della presidente del Consiglio – non è un atto dovuto ma “chiaramente voluto: tutti sanno che le Procure in queste cose hanno la loro discrezionalità come del resto è dimostrato dalle numerosissime denunce che i cittadini hanno fatto contro le istituzioni e sulle quali si è deciso di non procedere con l’iscrizione nel registro degli indagati”. Vicenda, aggiunge, che le fa “cadere un po’ le braccia” perché ha fatto “73 ore di volo a gennaio” per costruire una “credibilità” dell’Italia e aprire opportunità economiche e poi “quegli stessi italiani che dovrebbero remare con te invece ti remano contro, smontando tutto il lavoro che fai” e facendo “un danno alla nazione”. Una cosa che “mi manda ai matti”. Sicuramente, garantisce, “non sono preoccupata e non sono neanche demoralizzata”. Certo, per lei, “ci sono alcuni giudici, fortunatamente pochi, che però vogliono decidere la politica industriale, vogliono decidere la politica ambientale, vogliono decidere le politiche dell’immigrazione, vogliono decidere se e come si possa riformare la giustizia, vogliono decidere per cosa possiamo spendere e per cosa no. In pratica vogliono governare loro. Il problema è che se io sbaglio gli italiani mi mandano a casa se loro sbagliano nessuno può fare o dire niente”. E allora “se alcuni giudici vogliono governare, si candidino alle elezioni e governano”. Nel frattempo “agli italiani dico ancora una volta: finché ci siete voi ci sarò anche io. Non intendo mollare di un centimetro”.


Non c’è però solo un fronte interno in questa vicenda, ma anche uno esterno. La linea della premier, che sarà ribadita nelle informative in Parlamento, è che la tempistica con cui la Cpi ha chiesto l’arresto di Almasri sia ‘sospetta’ (Antonio Tajani la definisce “singolare”) perchè fatta solo quando è arrivato in Italia, dopo un lungo giro in vari Paesi europei. “Devono chiarire – aveva detto Meloni già sabato a Gedda – perchè la Procura della Corte ci ha messo mesi a spiccare il mandato di arresto ed è stato spiccato quando aveva già attraversato almeno 2-3 nazioni europee”. Dunque – è l’ipotesi accreditata – potrebbe essere stato un modo per mettere in difficoltà proprio l’Italia. E anche la Germania (Paese da cui è arrivato il generale libico) è sotto accusa, perchè avrebbe informato la Cpi della partenza di Almasri in direzione Italia. “Se i sospetti che gli 007 tedeschi abbiano tramato contro l’Italia per bloccarne l’ascesa fossero confermati, sarebbe un fatto gravissimo”, attacca Andrea Delmastro (Fdi), sottosegretario alla Giustizia, che chiede “un chiarimento immediato in Europa”.

Libia, Meloni all’attacco contro Lo Voi, nel mirino anche la Cpi

Libia, Meloni all’attacco contro Lo Voi, nel mirino anche la CpiRoma, 30 gen. (askanews) – Scontro totale all’interno, con un attacco frontale e fortissimo al procuratore capo di Roma Francesco Lo Voi, e in Europa, con accuse contro la Corte penale internazionale (e la Germania). E’ questa la linea data da Palazzo Chigi nel caso Almasri, con l’avviso di procedimento – non un avviso di garanzia – inviato, dopo la denuncia dell’avvocato Luigi Li Gotti, alla premier Giorgia Meloni, ai ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, e al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano.


Tutti e quattro hanno nominato come legale Giulia Bongiorno, senatrice della Lega e presidente della commissione Giustizia di Palazzo Madama, che ha difeso il vicepremier Matteo Salvini nel processo Open Arms a Palermo in cui proprio Lo Voi aveva inizialmente sostenuto l’accusa, prima del trasferimento nella Capitale. La strategia messa in campo, sul fronte interno, è chiara. Da un lato è stata fatta slittare alla settimana prossima l’informativa del governo sui motivi del rilascio e del rimpatrio di Almasri (facendo infuriare le opposizioni), dall’altro è partito un attacco frontale contro Lo Voi. Prima è stata attivata una “batteria” di comunicati degli esponenti di Fdi in cui si adombra – neanche velatamente – che l’atto sarebbe una “vendetta giudiziaria” del magistrato dopo che da Palazzo Chigi (Mantovano) gli è stato tolto l’utilizzo del volo di Stato per rientrare a Palermo dalla Capitale. Poi è stata la stessa Meloni a intervenire, parlando in collegamento all’evento ‘La Ripartenza’ organizzato dal giornalista Nicola Porro a Milano.


Quello di Lo Voi – è l’accusa della presidente del Consiglio – non è un atto dovuto ma “chiaramente voluto: tutti sanno che le Procure in queste cose hanno la loro discrezionalità come del resto è dimostrato dalle numerosissime denunce che i cittadini hanno fatto contro le istituzioni e sulle quali si è deciso di non procedere con l’iscrizione nel registro degli indagati”. Vicenda, aggiunge, che le fa “cadere un po’ le braccia” perché ha fatto “73 ore di volo a gennaio” per costruire una “credibilità” dell’Italia e aprire opportunità economiche e poi “quegli stessi italiani che dovrebbero remare con te invece ti remano contro, smontando tutto il lavoro che fai” e facendo “un danno alla nazione”. Una cosa che “mi manda ai matti”. Sicuramente, garantisce, “non sono preoccupata e non sono neanche demoralizzata”. Certo, per lei, “ci sono alcuni giudici, fortunatamente pochi, che però vogliono decidere la politica industriale, vogliono decidere la politica ambientale, vogliono decidere le politiche dell’immigrazione, vogliono decidere se e come si possa riformare la giustizia, vogliono decidere per cosa possiamo spendere e per cosa no. In pratica vogliono governare loro. Il problema è che se io sbaglio gli italiani mi mandano a casa se loro sbagliano nessuno può fare o dire niente”. E allora “se alcuni giudici vogliono governare, si candidino alle elezioni e governano”. Nel frattempo “agli italiani dico ancora una volta: finché ci siete voi ci sarò anche io. Non intendo mollare di un centimetro”.


Non c’è però solo un fronte interno in questa vicenda, ma anche uno esterno. La linea della premier, che sarà ribadita nelle informative in Parlamento, è che la tempistica con cui la Cpi ha chiesto l’arresto di Almasri sia ‘sospetta’ (Antonio Tajani la definisce “singolare”) perchè fatta solo quando è arrivato in Italia, dopo un lungo giro in vari Paesi europei. “Devono chiarire – aveva detto Meloni già sabato a Gedda – perchè la Procura della Corte ci ha messo mesi a spiccare il mandato di arresto ed è stato spiccato quando aveva già attraversato almeno 2-3 nazioni europee”. Dunque – è l’ipotesi accreditata – potrebbe essere stato un modo per mettere in difficoltà proprio l’Italia. E anche la Germania (Paese da cui è arrivato il generale libico) è sotto accusa, perchè avrebbe informato la Cpi della partenza di Almasri in direzione Italia. “Se i sospetti che gli 007 tedeschi abbiano tramato contro l’Italia per bloccarne l’ascesa fossero confermati, sarebbe un fatto gravissimo”, attacca Andrea Delmastro (Fdi), sottosegretario alla Giustizia, che chiede “un chiarimento immediato in Europa”.

Libia, Schlein: Meloni spieghi in Parlamento, non sui social

Libia, Schlein: Meloni spieghi in Parlamento, non sui socialRoma, 30 gen. (askanews) – “Della vicenda Almasri, un trafficante di esseri umani, un torturatore che il governo ha liberato e riaccompagnato a casa, Giorgia Meloni dovrebbe riferire al Paese nelle sedi istituzionali e non ai propri follower. E invece oggi, come ieri, Meloni continua ad attaccare i giudici e a fare dirette sui canali social”. Lo afferma la segretaria Pd Elly Schlein.


Aggiunge Schlein: “Il Parlamento, non Instagram, è il luogo in cui le opposizioni hanno chiesto alla Presidente del Consiglio di chiarire il suo operato, ma continua a evitarlo, a scappare”.

Libia, Tajani: procuratore Lo Voi non ha fatto interesse Italia

Libia, Tajani: procuratore Lo Voi non ha fatto interesse ItaliaRoma, 30 gen. (askanews) – “Il problema è la scelta di un magistrato di iscrivere nel registro degli indagati del Tribunale dei ministri” la premier Giorgia Meloni, i ministri Piantedosi e Nordio e il sottosegretario Mantovano “per una vicenda dove c’era la possibilità” di fare altrimenti. “Non è un atto dovuto, lui aveva discrezionalità, quindi c’è una scelta, mi auguro non legata ad altre vicende, frutto di una richiesta di un avvocato che era stato al governo di centrosinistra e che fa parte di uno schieramento di opposizione”. Lo ha affermato il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani rispondendo, al termine di una conferenza stampa di Forza Italia alla Camera, a una domanda sull’atto inviato dal procuratore di Roma Francesco Lo Voi sulla vicenda dell’arresto e della successiva espulsione del cittadino libico Osama Almasri.


“Voglio ricordare, e lo dico da ministro degli Esteri – ha proseguito Tajani – che iniziative come queste non danno dell’Italia un’immagine positiva, quindi un servitore dello Stato, prima di fare delle scelte a mio giudizio più che azzardate, deve pensare se la sua scelta, visto che non è un atto dovuto, fa o meno l’interesse dell’Italia. Questa scelta secondo me non fa l’interesse dell’Italia”.

Camere in stand by in attesa del governo su Almasri, opposizioni: “Scappano”

Camere in stand by in attesa del governo su Almasri, opposizioni: “Scappano”Roma, 29 gen. (askanews) – Parlamento in stand by in attesa che il governo decida chi e quando debba riferire sulla vicenda Almasri: Camera e Senato torneranno a riunirsi soltanto quando le rispettive conferenze dei capigruppo, convocate per martedì 4 febbraio, avranno calendarizzato una nuova informativa dopo che quella dei ministri Nordio e Piantedosi che si sarebbe dovuta tenere oggi è saltata.


“Il governo non scappa da nessun confronto con il Parlamento, è sempre stato disponibile a riferire su questa vicenda. Semplicemente rimandiamo di qualche giorno”, ha assicurato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, secondo il quale “al momento non è opportuno” che a riferire siano i ministri della Giustizia e dell’Interno, né la premier Giorgia Meloni, da ieri iscritti sul registro degli indagati in seguito alla denuncia di Li Gotti che ipotizza i reati di favoreggiamento personale (nei confronti del generale libico) e peculato (per l’uso dell’aereo di stato per il rimpatrio). Il guardasigilli e il titolare del Viminale, d’altronde, hanno giustificato la loro assenza oggi in una lettera al presidente della Camera, Lorenzo Fontana, “a seguito dell’informazione di garanzia ricevuta in ossequio alla procedura e nel rispetto del segreto istruttorio”. Non è escluso che alla fine a riferire sulla vicenda possa essere lo stesso Ciriani. Il suo nome come sostituto dei ministri indagati era circolato questa mattina alla Camera e poi proposto all’opposizione dal presidente del Senato Ignazio La Russa nel corso della capigruppo. In realtà, come ha spiegato lo stesso ministro, “è stato un equivoco, non c’è mai stata una mia disponibilità oggi, non avrebbe avuto senso, attendiamo le decisioni del governo”.


Le opposizioni continuano a chiedere che Meloni chiarisca in Parlamento e non via social i passaggi che hanno portato al rimpatrio del libico nonostante il mandato di arresto della corte penale internazionale. La protesta contro l’annullamento delle informative di Nordio e Piantedosi ha tenuto banco per tutta la mattinata nelle aule di Camera e Senato. Incandescente il clima a Palazzo Madama dove Pd, M5s e Avs hanno lasciato l’emiciclo dopo l’intervento del senatore di FdI Alberto Balboni che ha parlato di una “certa magistratura che umilia il Parlamento” e che “si è voluta sostituire al Parlamento e alla democrazia”. “Il governo continua a scappare e a umiliare il Parlamento indipendentemente dalla vicenda giudiziaria. Per noi non esiste la motivazione che siccome sono stati iscritti al registro degli indagati non possono venire in Parlamento. Santanchè è venuta per ben due volte con delle indagini in corso. Chiediamo vengano loro e si assumano la responsabilità di quanto accaduto. Quello che si è verificato oggi non è archiviabile”, ha ricordato la presidente dei deputati Pd Chiara Braga.


La sospensione dei lavori fino a nuova capigruppo fa saltare per l’ennesima volta anche il voto sui giudici costituzionali fissato per domani: sarebbe stato il quattordicesimo scrutinio per l’elezione di un giudice e il quinto scrutinio per l’elezione di tre giudici. D’altronde, ammette Ciriani, “il clima non mi pare che sia di quelli che consentono un voto bipartisan e comunque il presidente della Camera ha già deciso che domani non si fa nulla. Ha tagliato la testa al toro”.

Camere in stand by in attesa governo su Almasri, opposizioni:”scappano”

Camere in stand by in attesa governo su Almasri, opposizioni:”scappano”Roma, 29 gen. (askanews) – Parlamento in stand by in attesa che il governo decida chi e quando debba riferire sulla vicenda Almasri: Camera e Senato torneranno a riunirsi soltanto quando le rispettive conferenze dei capigruppo, convocate per martedì 4 febbraio, avranno calendarizzato una nuova informativa dopo che quella dei ministri Nordio e Piantedosi che si sarebbe dovuta tenere oggi è saltata.


“Il governo non scappa da nessun confronto con il Parlamento, è sempre stato disponibile a riferire su questa vicenda.Semplicemente rimandiamo di qualche giorno”, ha assicurato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, secondo il quale “al momento non è opportuno” che a riferire siano i ministri della Giustizia e dell’Interno, né la premier Giorgia Meloni, da ieri iscritti sul registro degli indagati in seguito alla denuncia di Li Gotti che ipotizza i reati di favoreggiamento personale (nei confronti del generale libico) e peculato (per l’uso dell’aereo di stato per il rimpatrio). Il guardasigilli e il titolare del Viminale, d’altronde, hanno giustificato la loro assenza oggi in una lettera al presidente della Camera, Lorenzo Fontana, “a seguito dell’informazione di garanzia ricevuta in ossequio alla procedura e nel rispetto del segreto istruttorio”. Non è escluso che alla fine a riferire sulla vicenda possa essere lo stesso Ciriani. Il suo nome come sostituto dei ministri indagati era circolato questa mattina alla Camera e poi proposto all’opposizione dal presidente del Senato Ignazio La Russa nel corso della capigruppo. In realtà, come ha spiegato lo stesso ministro, “è stato un equivoco, non c’è mai stata una mia disponibilità oggi, non avrebbe avuto senso, attendiamo le decisioni del governo”.


Le opposizioni continuano a chiedere che Meloni chiarisca in Parlamento e non via social i passaggi che hanno portato al rimpatrio del libico nonostante il mandato di arresto della corte penale internazionale. La protesta contro l’annullamento delle informative di Nordio e Piantedosi ha tenuto banco per tutta la mattinata nelle aule di Camera e Senato. Incandescente il clima a Palazzo Madama dove Pd, M5s e Avs hanno lasciato l’emiciclo dopo l’intervento del senatore di FdI Alberto Balboni che ha parlato di una “certa magistratura che umilia il Parlamento” e che “si è voluta sostituire al Parlamento e alla democrazia”. “Il governo continua a scappare e a umiliare il Parlamento indipendentemente dalla vicenda giudiziaria. Per noi non esiste la motivazione che siccome sono stati iscritti al registro degli indagati non possono venire in Parlamento. Santanchè è venuta per ben due volte con delle indagini in corso. Chiediamo vengano loro e si assumano la responsabilità di quanto accaduto. Quello che si è verificato oggi non è archiviabile”, ha ricordato la presidente dei deputati Pd Chiara Braga.


La sospensione dei lavori fino a nuova capigruppo fa saltare per l’ennesima volta anche il voto sui giudici costituzionali fissato per domani: sarebbe stato il quattordicesimo scrutinio per l’elezione di un giudice e il quinto scrutinio per l’elezione di tre giudici. D’altronde, ammette Ciriani, “il clima non mi pare che sia di quelli che consentono un voto bipartisan e comunque il presidente della Camera ha già deciso che domani non si fa nulla. Ha tagliato la testa al toro”.