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Vino, Disciplinari Barolo e Barbaresco: no a vigneti esposti a Nord

Vino, Disciplinari Barolo e Barbaresco: no a vigneti esposti a NordMilano, 20 giu. (askanews) – Limitazione della zona di imbottigliamento per Barolo e Barbaresco (che per legge deve coincidere con la zona di vinificazione) e utilizzo delle bottiglie di grande formato (superiori ai 6 litri e sino a 18 litri) anche per la vendita per il Barbaresco. Sono queste le uniche due proposte di modifica dei Disciplinari di Barolo e Barbaresco che hanno raggiunto il quorum dopo che nel gennaio scorso il Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani le aveva formalmente presentate alla base produttiva.


Vignaioli che invece hanno di fatto “bocciato” le altre novità che il Cda guidato dall’ex presidente Matteo Ascheri aveva valutato di introdurre: interscambiabilità e reciprocità tra le zone per la vinificazione e l’imbottigliamento, aggiunta delle menzioni comunali per la Denominazione Barbaresco e, soprattutto, eliminazione del divieto di impiantare vigneti di Nebbiolo nei versanti collinari esposti a Nord. Un tema, quest’ultimo, che aveva fatto immediatamente discutere i produttori, più propensi invece a mettere la parola fine alla possibilità di imbottigliare il Barolo sfuso all’estero. E così è stato. La soglia per il via libera dei produttori era la rappresentanza di almeno il 66 % della superficie totale dei vigneti iscritti alla Denominazione e almeno il 51% della produzione media imbottigliata nell’ultimo biennio. La limitazione della zona di imbottigliamento ha ottenuto il 71,15% per la superficie e il 67,92% per l’imbottigliamento, mentre l’uso dei grandi formati ha raggiunto il 67,22& per la superficie e il 65,23% per l’imbottigliamento.


Ora l’iter legislativo proseguirà per rendere attuative le due modifiche nei rispettivi Disciplinari.

Vini di pregio, eWibe: su mercato pesa più passione che investimento

Vini di pregio, eWibe: su mercato pesa più passione che investimentoMilano, 20 giu. (askanews) – Oggi chi investe in fine wines è spinto soprattutto dalla passione (34%) che si lega indissolubilmente alla volontà di consumarla (31%), mentre il 24%, dato in crescita rispetto agli ultimi rilevamenti, lo fa in un’ottica di investimento. I canali preferenziali per l’acquisto sono le piattaforme digitali specializzate (34%) seguite dai canali tradizionali rappresentati dai produttori (29%) e dalle enoteche (28%). Il collezionista predilige per l’80% il vino rosso, ma si registra una crescita dei vini bianchi (8%), sempre più apprezzati dall’investitore attuale e oggi sempre più vicini a spumanti e Champagne (11%). È quanto emerge da un’indagine realizzata da eWibe, live market di vini pregiati, su un campione di 500 collezionisti in fine wines, finalizzata ad identificare le nuove tendenze in atto nel mercato.


Ad influenzare l’acquisto di questa particolare categoria di bottiglie sono principalmente i sommelier (30%), i consulenti di siti web specializzati al pari di amici e conoscenti (26%) , mentre meno influenti sono i critici di settore (14%). Per quanto riguarda i territori scelti, l’Italia (59%) continua ad attirare l’interesse maggiore, staccando di gran lunga Francia (34%) e Spagna (3%), con la Toscana (31%) che rimane in cima ai desideri degli appassionati, grazie anche alla grande crescita registrata negli ultimi 5 anni dall’indice della regione monitorato da eWibe (+65%) e alle potenzialità dell’annata 2021. Seguono Piemonte (27%) e Bordeaux (12%). Dalla ricerca risulta inoltre che il formato più richiesto resta la singola bottiglia 0,75l (85%), seguita dalla cassa 6 x 0,75l (8%), mentre la Magnum 1,5l si ferma al 6%. Il prezzo medio di acquisto per una singola bottiglia da investimento oggi rientra nella fascia 100-150€ (22%), 70-100€ (22%), 150-300€ (21%), 300-500€ (8%), mentre il budget medio annuale allocato dal collezionista per l’acquisto dei vini pregiati rientra nella fascia 1.000-3.000€ (28%), 3.000-5.000€ (15%), 5.000-10.000€ (9%), oltre i 10.000€ (6%).

”La versione di Gunter”: l’e-commerce dei vini delle Cantine nascoste

”La versione di Gunter”: l’e-commerce dei vini delle Cantine nascosteMilano, 19 giu. (askanews) – “Ogni vino è un viaggio, un’avventura da vivere e condividere”: è questa la filosofia alla base della piattaforma italiana di e-commerce enologico “La versione di Gunter”, fondata e diretta da Edoardo Ligabue, che seleziona personalmente le etichette, intervistando i produttori e raccogliendo osservazioni, sensazioni e aneddoti per poi condividerli sul sito.


Il listino, frutto di un costante lavoro di ricerca, comprende vini di pregio in gran parte biodinamici e biologici e a tiratura limitata, provenienti da realtà e regioni vinicole poco note (ad esempio l’Isola di Pico nelle Azzorre), molti dei quali distribuiti in esclusiva per l’Italia. Il catalogo online propone un centinaio di bottiglie e si arricchisce ogni mese di una o più referenze dell’ultima Cantina esplorata nel corso dei suoi continui viaggi dal 39enne Ligabue, in arte Gunter (la cui cantina privata vanta una selezione di oltre 7.000 referenze). Oggi l’azienda con sede legale a Sassuolo (Modena), offre un’ampia selezione di Paesi diversi, spaziando dalla Spagna al Portogallo, dalle regioni francesi di Beaujolais, Borgogna e Provenza fino ai vitigni italiani di Liguria, Toscana e Valtellina.


Ogni vino proposto è accompagnato da un inedito racconto di viaggio, accessibile anche dal QR code presente sulla bottiglia, e corredato da una scheda che riporta, accanto ai dettagli tecnici e alle caratteristiche organolettiche, i consigli sulle “occasioni che rende magiche e le ragioni della sua eccezionalità”. Sul sito le bottiglie possono essere acquistate singolarmente o tramite abbonamento entrando a far parte della community degli “Explorer”. Con questa modalità si riceve a casa un vino a sorpresa al mese, “il più iconico dell’ultima Cantina che Gunter ha visitato”, e si possono acquistare in anteprima (con un’esclusiva di 15 giorni) le altre etichette della “Cantina del mese”, oltre ad avere la possibilità di parlare direttamente con “Gunter” (via email o in call) per ricevere informazioni e consigli sui vini o anche solo per una chiacchierata tra appassionati e intenditori.

Vino, Christian Scrinzi nuovo Dg di Collis Veneto Wine Group

Vino, Christian Scrinzi nuovo Dg di Collis Veneto Wine GroupMilano, 19 giu. (askanews) – Collis Veneto Wine Group annuncia la nomina di Christian Scrinzi, già direttore enologico e di produzione di Gruppo Italiano Vini, in qualità di nuovo direttore generale di Gruppo. “Con una profonda esperienza nel settore vitivinicolo – si legge in una nota dell’azienda – Scrinzi porterà una visione innovativa e una leadership consolidata, dando slancio al Gruppo veneto guidato dal presidente Pietro Zambon e dall’amministratore delegato Pierluigi Guarise”.


“Con il suo ingresso in Collis, Scrinzi darà un grande contributo al percorso di posizionamento e crescita del Gruppo, oggi tra le prime dieci società vitivinicole italiane con oltre 200 mln di euro di fatturato” prosegue l’azienda, sottolineando che “suo il compito di orientare e mantenere il controllo qualitativo dell’intera filiera produttiva, all’insegna dei migliori standard legati alla sostenibilità. La figura di Scrinzi – conclude – rappresenta un’importante tappa di un più ampio percorso di sviluppo e strutturazione manageriale interna, fase che comprende altri percorsi professionali, i quali continueranno a evolvere nei prossimi mesi”. “Con l’arrivo di Christian Scrinzi il Gruppo Collis compie un decisivo salto di qualità – dichiara l’Ad di Collis Wine Group, Pierluigi Guarise – le sue competenze e la sua grande esperienza ci hanno convinto a portarlo a bordo di quella che ha tutte le caratteristiche per rappresentare un caso di successo del vino veneto in Italia e nel mondo, inoltre rappresenterà una opportunità per la crescita e la formazione professionale di tutto il personale interno”.


Trentino, formatosi all’Istituto agrario di San Michele all’Adige, inizia il suo percorso nella Cantine sociali del territorio, Sav (oggi Vivallis), Vinicola di Aldeno e Cantina di Nomi (associate al Gruppo Cavit), ed amplia le sue conoscenze in Cile a Vina Santa Rita e in Nuova Zelanda alla Malborough Valley Cellar. Scrinzi entra in Gruppo Italiano Vini nel 2001 per occuparsi della vinificazione e dell’affinamento delle Cantine venete del Gruppo e dal 2004 si dedica anche alla parte enologica delle Cantine toscane Melini e La Selvanella. Nel 2007 gli viene assegnato il ruolo di coordinamento enologico del Gruppo che lo vede espandere le attività anche in Formentini nel Collio Friulano, a Castello Monaci in Salento e a Rapitalà in Sicilia. Nel 2010 arriva la nomina di direttore enologico e di produzione dell’intero Gruppo e viene posto a capo della Bolla di Pedemonte (fino al 2015), oltre ad essere nominato Ad delle Cantine del Sud del Gruppo: la salentina Castello Monaci e Tenute Rapitalà in Sicilia, nonché direttore della Re Manfredi in Basilicata. Scrinzi è anche presidente di Aziende agricole Giv e Viticola Giv, società correlate ed a supporto del Gruppo Italiano Vini. Il gruppo Collis è stato oggetto di una delle più importanti operazioni finanziarie del settore avvenuta a fine 2023, che ha visto una fusione per incorporazione con Sartori di Verona e Cantine Riondo con la nascita di Collis Heritage.

Vino, Annual Report Valoritalia: numeri in calo ma il sistema regge

Vino, Annual Report Valoritalia: numeri in calo ma il sistema reggeMilano, 19 giu. (askanews) – “Sul piano strettamente quantitativo, lo scorso anno le nostre imprese hanno realizzato una crescita nei volumi di imbottigliato pari allo 0,54%, che sale al 2,8% se raffrontata alla media dei tre anni precedenti. Una crescita piccola ma da non sottovalutare, soprattutto se si tiene conto del contesto economico internazionale. Tuttavia al piccolo incremento dei volumi ha purtroppo corrisposto una riduzione del valore economico dell’imbottigliato, dovuto alle performance che hanno caratterizzato le differenti tipologie di prodotto. Un bilancio complessivo non dei più favorevoli ma certamente contenitivo dei danni e decisamente più positivo rispetto la maggior parte dei nostri competitor, a dimostrazione, ancora una volta, della grande adattabilità del sistema produttivo italiano anche di fronte alle condizioni più difficili”. Così il presidente di Valoritalia, Francesco Liantonio, ha commentato l’edizione 2024 dell’”Annual Report Valoritalia”, sesta edizione del rapporto firmato dalla società che si occupa di controllo e certificazione del vino italiano e che riporta analisi e dati relativi a 219 Denominazioni di origine, che rappresentano il 56% della produzione nazionale dei vini di qualità e oltre due miliardi di bottiglie collocate sul mercato.


L’edizione 2024 del report è stata presentata a Casina Valadier a Roma da Valoritalia, che certifica le maggiori Denominazioni di origine italiane, tra cui Prosecco, Barolo, Brunello di Montalcino e Franciacorta. Il 2023 evidenzia andamenti contrastanti: da un lato i vini Igt hanno realizzato una performance sorprendente, con una crescita annua del 16,5%, equivalente a oltre 97,6 milioni di bottiglie, dall’altro, le Doc e le Docg hanno registrato un calo degli imbottigliamenti rispettivamente del 2,8% e dell’8%, con un risultato economico finale che è stato negativo per l’1,3%. Rispetto al 2022, le regioni del Nord Ovest hanno ceduto l’8,3% dei volumi e quelle del Centro il 5,3%. Viceversa, a mostrare la miglior performance sono stati i territori vitivinicoli del Nord Est con 3,7% di crescita trainata soprattutto dall’Asolo Prosecco Docg e dal Veneto Igt. Il primo quadrimestre 2024 mostra alcuni segnali positivi, perché i volumi dell’imbottigliato sono cresciuti dell’1,1% sullo stesso periodo del 2023. Inoltre, ancor più significativo è il fatto che la ripresa ha interessato Doc e Docg, cioè il vertice della piramide qualitativa della nostra viticultura.


Inoltre, la ricerca Nomisma-Wine Monitor illustrata nel corso dell’incontro, conferma la crescita di attenzione dei consumatori verso la sostenibilità, che unisce tutela ambientale e rispetto dei valori etici e sociali e come il 93% delle imprese italiane consideri la sostenibilità un tema fondamentale per le loro strategie di sviluppo.

Vino, Ais: al sommelier Daniel Tamburri il “Gran Premio del Sagrantino”

Vino, Ais: al sommelier Daniel Tamburri il “Gran Premio del Sagrantino”Milano, 18 giu. (askanews) – Daniel Tamburri, della delegazione Ais di Isernia, ha vinto la sedicesima edizione del “Gran Premio del Sagrantino”, concorso nazionale per sommelier promosso dall’Associazione italiana sommelier (Ais), che si è svolto a Montefalco nei giorni scorsi.


Tamburi si è aggiudicato il primo posto tra 16 sommelier provenienti da varie regioni italiane, venendo poi premiato dal presidente di Ais Umbria, Pietro Marchi. Al secondo posto si è classificato Marco Curzi (Ais Rimini) e al terzo Andrea Peruzzi della delegazione Ais di Cesena. A decretare il vincitore la giuria composta dal responsabile nazionale Area Concorsi Ais, Maurizio Zanolla, Cristiano Cini in rappresentanza di Ais Italia, la giornalista Francesca Granelli e Isacco Giuliani, vincitore dell’edizione 2022 del Gran Premio.


Foto di Pier Paolo Metelli

Vino, Allegrini partner per due anni degli Open d’Italia di golf

Vino, Allegrini partner per due anni degli Open d’Italia di golfMilano, 18 giu. (askanews) – Allegrini, storica azienda vinicola della Valpolicella, è “official wine supplier” per il biennio 2024-2025 dell’Open d’Italia di golf, la più importante manifestazione internazionale organizzata dalla Federazione italiana, la cui 81esima edizione si svolgerà dal 27 al 30 giugno all’Adriatic Golf Club di Cervia (Ravenna).


La partnership biennale vede la Cantina veneta quale unico fornitore ufficiale di vino in occasione della competizione sportiva. Allegrini sarà presente per tutte le giornate della competizione nella zona “Hospitality” all’interno del ristorante e del bistrot, e al Villaggio Commerciale, con le sue bottiglie in vendita al pubblico. L’azienda vinicola di Fumane parteciperà inoltre con i suoi vini più rappresentativi all’evento di apertura del torneo, che si terrà martedì 25 giugno alle 19 al ristorante Calamare del Fantini Club di Cervia. “Nel nostro lavoro di viticoltori, proprio come nel golf, è importante la cura di ogni dettaglio: precisione e attenzione sono prerogative che accomunano questi due mondi” ha dichiarato Silvia Allegrini, responsabile delle relazioni esterne di Allegrini Wines, aggiungendo che “siamo dunque davvero fieri di essere al fianco di questa prestigiosa manifestazione golfistica, all’insegna del connubio tra due realtà che celebrano la raffinatezza, la passione e l’impegno verso la perfezione”.


All’81esimo Open d’Italia di Golf, patrocinato dalla Regione Emilia Romagna, parteciperanno 156 giocatori provenienti da tutto il mondo che si sfideranno su una distanza di 72 buche, suddivise in 18 al giorno. Terminata la giornata di venerdì 28, i primi 65 in classifica potranno accedere alle finali di sabato 29 e domenica 30 giugno, giorno in cui verranno proclamati i vincitori. A loro andrà in premio un Jéroboam in edizione limitata di Champagne Valentin Leflaive, marchio distribuito in Italia da Allegrini Wine Distribution.

Vino, Ais: Umberto Trombelli “Miglior sommelier del Lazio 2024″

Vino, Ais: Umberto Trombelli “Miglior sommelier del Lazio 2024″Milano, 18 giu. (askanews) – È Umberto Trombelli il “Miglior sommelier del Lazio 2024”. La finale del primo concorso promosso dall’Associazione italiana sommelier (Ais) Lazio si è tenuta il 17 giugno allo stand Arsial all’interno della manifestazione “Vinòforum” in corso al Circo Massimo a Roma, dove Ais Lazio è partner tecnico. Seconda si è classificata Virginia La Torre, mentre al terzo posto è arrivato Mirko Di Simone. I sommelier sono stati esaminati da una giuria tecnica composta dal presidente di Ais Lazio, Francesco Guercilena, dal referente concorso nazionale Ais, Maurizio Zanolla, dal delegato Ais Lazio Colli della Sabina, Gabriele Giacomozzi, e dal giornalista Fabio Turchetti.


Trombelli, 39 anni, è sommelier di Ais Lazio e delegato della sede di Latina, e lavora come ingegnere aerospaziale. “Ho iniziato questo percorso anni fa per coltivare una passione nata in famiglia con nonna ristoratrice e nonno produttore di vino con Trebbiano, Malvasia e Bellone su quello che era il terreno di casa” ha affermato il vincitore, spiegando che “ho approcciato al corso per sommelier perché volevo del tempo da dedicare a me e perché sono tuttora convinto che c’è molto da raccontare nell’enogastronomia”. “Ho iniziato con il territorio di Latina che mi ha dato i natali come sommelier, poi in incognito, gli altri territori del Lazio raccogliendo le storie, i racconti, le tradizioni di aziende e gli stimoli di amici e docenti poi divenuti compagni in vari percorsi” ha proseguito, aggiungendo che “tra questi voglio citare Silvio Nunzio Signore, che ora non c’è più, al quale dedico questa vittoria: intendo intitolargli una borsa di studio per studenti meritevoli nella delegazione di Latina”. “Il concorso è stato un bel momento aggregativo e soprattutto di cultura del vino” ha dichiarato Guercilena, sottolineando che “il Trofeo nazionale Miglior Sommelier del Lazio 2024 attesta una conoscenza di viticoltura, enologia, degustazione, analisi organolettica dei vini del Lazio che fa del sommelier un vero ambasciatore del nostro territorio regionale”.

Vino, “A Montefalco”: la via nuova del Sagrantino e lo spazio ai bianchi

Vino, “A Montefalco”: la via nuova del Sagrantino e lo spazio ai bianchiMontefalco (Perugia), 18 giu. (askanews) – “A Montefalco” non è solo l’anteprima delle nuove annate dei vini prodotti nei territori delle Denominazioni di Montefalco e Spoleto ma la manifestazione, quest’anno andata in scena dal 12 al 14 giugno, che attraverso i suoi vini e i suoi vignaioli vuole raccontare un intero territorio. Vini non solo rossi ma anche bianchi, i vitigni oltre il Sagrantino come Sangiovese, Trebbiano Spoletino e Grechetto, e non la sola Montefalco ma anche Bevagna, Castel Ritaldi, Giano dell’Umbria e Gualdo Cattaneo. Una vetrina di vini che in questa sua decima edizione è riuscita a riunire in questo borgo storico, tanto piccolo quanto meraviglioso, circa 150 giornalisti specializzati da tutto il mondo che hanno degustato vini e incontrato i produttori. E da loro sono arrivati segnali di cambiamento, indicazioni di nuove vie, idee per il futuro prossimo venturo.


Paolo Bartoloni, 41enne titolare della Cantina Le Cimate, è stato eletto (all’unanimità) un paio di mesi fa presidente del Consorzio Tutela Vini Montefalco, ente erga omnes che conta 110 soci (di cui 68 vinificatori/imbottigliatori), che dal 1981 sovrintende alle Denominazioni Montefalco Sagrantino Docg, Montefalco Doc e Spoleto Doc e dal 2015 organizza l’anteprima. “Il territorio di Montefalco sta vivendo un momento epocale – spiega ad askanews – perché assistiamo al cambiamento del Sagrantino che dalla struttura e potenza che aveva vent’anni fa, con quegli antociani e polifenoli un po’ ‘arroganti’, è passato ad una struttura più morbida e con invecchiamenti fatti con maggiore sapienza, con il risultato che oggi un vino che esce dopo quattro anni è già pronto da bere. Tutto questo, dopo anni in cui il mercato ci diceva che questo vino non era mai pronto e bisognava aspettare a venderlo”. Già, perché il mercato oggi assorbe più che in passato il bianco e le bollicine, e chiede rossi più snelli, freschi e con un alcol contenuto, a spese dei vini di grande struttura e intensità. Per Montefalco, che storicamente fa rima con Sagrantino (dal 1992 al 2022 gli ettari vitati sono passati da 66 a 390 e negli ultimi vent’anni la produzione è quasi raddoppiata e oggi si attesta intorno al milione di bottiglie) è dunque tempo di trovare una nuova quadra in un mercato sempre più frammentato e complesso, così come succede per altri territori non solo italiani. Le bottiglie presentate all’Anteprima dell’annata 2020 (valutata “5 stelle”, dunque “eccezionale” con una classificazione in centesimi di 96 su 100) raccontano che il difficile lavoro di snellimento è iniziato in quasi tutte le Cantine e ora serve proseguire lungo questa strada guardando a finezza, eleganza e personalità, gestendo l’alcol e il legno imposti dal Disciplinare, senza “asfaltare” i tannini per non snaturarne l’importante e determinante identità. Chi in questo senso già ci lavora, un nome su tutti è quello di Giampaolo Tabarrini, è in grado di proporre oggi un ottimo e vitale Sagrantino, nuovo vino della tradizione e Docg rinnovata, che ben si pone davanti alla spontaneità rustica e “croccante” del Rosso di Montefalco. Doc quest’ultima che più di un prodottore ha reso un vino immmediato in tutta la sua piacevolezza e gastronomicità (persino nella poco comprensibile versione Riserva), esaltadone tutte le sue migliori virtù tanto da essere il best seller della Denominazione, e, per dirla con il presidente, “avere più domanda che offerta”. “Per il Sagrantino – conclude il ragionamento Bartoloni – serve un export forte, e nel nostro caso dobbiamo implementare i mercati che abbiamo aumentando i volumi, perché ora come ora manca uno sfogo significativo sul mercato nazionale”. Oggi in effetti, l’export non brilla, attestandosi complessivamente ad una media del 38% con gli Stati Uniti come primo mercato con il 13%.


“Il cambiamento riguarda anche il vino bianco: il Montefalco Bianco, il Grechetto e il Trebbiano Spoletino, sono Doc che nel 2023 hanno totalizzato poco meno di 630mila bottiglie e all’interno della Doc Montefalco la produzione dei bianchi ha rappresentato il 14% (10% Grechetto e 4% Montefalco Bianco)” continua Bartoloni, ricordando che “il bianco è una tipologia sempre più apprezzata dai consumatori, è un trend, e nonostante la Denominazione produca per il 75% vino rosso, il nostro bianco sta crescendo in numeri e in qualità, anche perché queste Doc oggi rappresentano il ‘cash flow’ delle Cantine, dato che per immettere il Sagrantino sul mercato devono aspettare quattro anni. Quindi – precisa il presidente – produciamo sempre più bianchi, anche se non necessariamente di pronta beva, perché il Trebbiano Spoletino va benissimo che esca anche dopo due anni”. La fotografia dei bianchi, non tantissimi, scattata all’anteprima immortala però una maggioranza ancora un po’ anonima, in cui si fa fatica a ritrovare le caratteristiche del vitigno e del suo terroir, e l’altra metà (o quasi) che restituisce un caleidoscopio di proposte così diverse tra loro (a partire dai colori nel bicchiere) che non può che disorientare il consumatore finale. Non serve certo omologazione ma una visione comune si rende necessaria perché, come ad esempio dimostra ogni anno un “purista” come Gianluca Piernera di Cantina Ninni, l’identitario Trebbiano Spoletino (vitigno che affonda le radici nella storia), può diventare un prezioso asso nella manica per sfruttare la tendenza del mercato. Bartoloni imputa queste diversità stilistiche “alla giovinezza della Doc che risale al 2011: ognuno lo sta interpretando a modo suo e penso che con il tempo si troverà una linea comune”, ammettendo però che “con così poche bottiglie di bianchi Doc e questa molteplicità di prodotti non è proprio così facile andare in giro a venderli perché i consumatori si chiedono quale sia il Trebbiano Spoletino vero. In Consorzio – chiosa – abbiamo deciso di fare più degustazioni dei nostri vini come quella che già facciamo una volta l’anno, perché pensiamo che possa essere un modo per favorire una strada comune”.


E oltre al bianco, c’è pure il rosé. “Il trend del rosato c’è, non dico che noi siamo dei cultori di questa tipologia ma abbiamo visto che il Sagrantino si presta anche ad una versione rosa, così come è ottimo come passito” afferma il presidente, spiegando che “oggi i produttori che lo fanno sono 21, utilizzando non solo uve Sagrantino, ma anche Sangiovese, Merlot e blend”. A marzo scorso, dopo aver vagliato le intenzioni dei soci, il Cda dell’ente consortile ha avvitato l’iter in Regione per apportare una serie di modifiche al Disciplinare della Doc Spoleto, la più importante della quale è quella di allargare l’areale (che oggi si attesta intorno ai 48 ettari) fino a farlo sovrapporre con quello della Docg Sagrantino, arrivando potenzialmente ad un centinaio di ettari. “Ampliando la possibilità di produrre – precisa il presidente – i numeri sono inevitabilmente destinati a crescere e le Cantine più grandi che faranno più Trebbiano Spoletino daranno la linea da seguire, lanceranno il trend così come è stato in passato con il Sagrantino e questo permetterà di essere più coesi e presentarsi insieme con una maggiore forza sul mercato”.


Per metà ricoperta da boschi e foreste, e per circa un terzo montuosa, l’Umbria è la cartina di tornasole del vino italiano: nonostante buona parte del suo territorio agricolo sia occupato da cereali e tabacco, tra le sue dolci colline, vallate e altopiani ci sono ben 21 Dop: due Docg, 13 Doc e sei Igt, diverse delle quali sono semisconosciute agli stessi abitanti. In questo quadro i vini di Montefalco, che nascono da un migliaio di ettari vitati in una territorio di antica tradizione vitivinicola, rappresentano circa il 22% della produzione del vino Dop regionale, con il Montefalco Sagrantino Docg e il Montefalco Rosso Doc che si attestano rispettivamente all’8% e al 14%. Foto di Pier Paolo Metelli

Si è aperta a Roma l’assemblea generale di “spiritsEUROPE”

Si è aperta a Roma l’assemblea generale di “spiritsEUROPE”Milano, 18 giu. (askanews) – Si è aperta oggi a Roma l’assemblea generale di “spiritsEUROPE”, l’associazione europea che rappresenta 31 associazioni nazionali e 11 imprese multinazionali che producono distillati. L’appuntamento annuale, quest’anno ospitato in Italia, si è aperto con il saluto della presidente di Federvini, Micaela Pallini, e del presidente di “spiritsEUROPE”, Ian McLernon.


Al centro dei lavori, temi quali la promozione del consumo responsabile, l’impegno per la sostenibilità, le azioni da adottare per contrastare l’insorgenza di politiche neo-proibizionistiche, la collaborazione con le autorità sanitarie. Di particolare rilevanza per questa edizione 2024, la presentazione dello Studio di impatto in collaborazione con Nomisma sul contributo economico e sociale dell’industria degli spiriti in Italia. “Si osserva con preoccupazione uno scenario sempre più caratterizzato da provvedimenti normativi unilaterali, da tensioni commerciali internazionali che gravano sulla libera circolazione delle merci, rischiando di compromettere la competitività di comparti produttivi come quello degli spiriti, molto importanti per l’economia europea” ha affermato Pallini, aggiungendo che “guardiamo con preoccupazione a nuove forme di proibizionismo che invece di affrontare il problema degli abusi attraverso la prevenzione e l’educazione dei consumatori, cercano scorciatoie in obblighi, divieti e fiscalità, leve notoriamente poco efficaci. Il futuro presenta molte ombre, il rischio di nuovi dazi è dietro l’angolo – ha proseguito la presidente di Federvini – e bisogna evitare che il nostro settore torni ad essere destinatario di ritorsioni per noi ingiustificate, come già avvenuto in passato. È cruciale – ha concluso – lavorare attivamente con la diplomazia europea per scongiurare possibili controversie commerciali”.


All’assemblea sono intervenuti il consigliere diplomatico del Masaf, Cesare Morbelli, e Paolo De Castro, mentre il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha fatto pervenire un suo messaggio di saluto nel quale ha ricordato come la filiera degli spiriti europea rappresenti uno dei settori di esportazione agroalimentare più preziosi che, attraverso 44 categorie di prodotti e 250 prodotti IG riconosciuti, racconta al mondo i valori e le tradizioni di un intero continente. Come evidenziato dai dati dell’Osservatorio Federvini, presentati da Nomisma al consesso, il settore italiano degli spiriti conta oggi ben 578 aziende che generano un giro d’affari di 4,8 mld di euro e un fatturato di 1,7 mld di euro in termini di esportazioni (il 3% della quota del food and beverage complessivo), impiegando direttamente oltre 6.200 lavoratori. Una produzione, quella italiana, fortemente orientata all’export che negli ultimi dieci anni ha segnato una crescita del 154%. La filiera degli spiriti italiana conta 35 prodotti a IG riconosciuta, che rappresentano il 14% del totale delle IG europee, dimostrando uno spiccato legame con i territori di riferimento, dato che l’82% delle forniture alimentari provengono da fornitori locali.


Durante i lavori, un’attenzione particolare è stata dedicata al tema della promozione del consumo responsabile di bevande alcoliche, che vede la componente di Federvini “tra le più attive” in seno a “spiritsEUROPE” con il progetto di sensibilizzazione “No binge – Comunicare il consumo responsabile”.