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Vino, Prosecco Doc: Singapore riconosce l’Indicazione geografica

Vino, Prosecco Doc: Singapore riconosce l’Indicazione geograficaMilano, 8 nov. (askanews) – Al termine di una lunga battaglia legale, anche Singapore ha riconosciuto l’Indicazione geografica (Ig) della Doc Prosecco. Lo ha reso noto il Consorzio Tutela Prosecco Doc, spiegando che la vicenda aveva avuto inizio nel 2019, quando era stata introdotta la nuova normativa sulla registrazione delle Ig. Alla domanda del Consorzio per la registrazione della Doc Prosecco, accolta dall’Ufficio per la proprietà intellettuale di Singapore (IpoS), si era opposta l’Australian grape and wine inc. (Agwi), l’organizzazione che rappresenta i produttori di vino australiani. L’opposizione era stata rigettata ma il successivo appello dell’Agwi era stato accolto, venendo però impugnato dal Consorzio davanti alla Court of Appeal di Singapore, massimo grado di giudizio del Paese, che oggi ha emesso la decisione finale favorevole al Consorzio.

“Questo pronunciamento sancisce in maniera incontrovertibile che Prosecco è una Ig italiana protetta anche a Singapore: ancora una volta, come già accaduto in Cina, Agwi vede fallire i propri tentativi di ostacolare la protezione della Doc Prosecco” ha spiegato il Consorzio, sottolineando che “questa decisione assume un valore ancor più significativo per tutto il sistema delle Ig se si considera che è la prima volta che la Court of Appeal di Singapore decide in materia di protezione di Indicazioni geografiche. A questo importante traguardo – ha evidenziato il Consorzio – hanno collaborato con grande supporto anche la Commissione Europea, la rappresentanza della Commissione Europea a Singapore e l’Ambasciata italiana a Singapore”. “Non posso che esprimere, a nome del nostro sistema produttivo, tutta la nostra soddisfazione per il risultato raggiunto. Un risultato che premia il lavoro pluriennale che il nostro Consorzio porta avanti a livello comunitario, nazionale e internazionale” ha commentato il presidente, Stefano Zanette, parlando di “un’attività per la quale mi sento in dovere di ringraziare la nostra squadra e i legali dello studio Bird and Bird che ci hanno assisto sia dall’Italia che a Singapore”.

“Un risultato che, dopo l’udienza dello scorso agosto, aspettavamo con ansia – ha dichiarato il direttore, Luca Giavi – nella consapevolezza che la controparte non era stata in grado di apportare alcun elemento oggettivo a supporto della propria tesi, ovvero che il riconoscimento della nostra Denominazione avrebbe potuto confondere il consumatore di Singapore”. “L’estensione della protezione della Denominazione a livello internazionale non si fermerà di certo qui” ha annunciato Alessandra Zuccato, responsabile dell’ufficio legale del Consorzio, sottolineando che “dopo aver coperto i principali mercati, abbiamo già pianificato nuove registrazioni in Paesi emergenti, particolarmente rilevanti dal punto di vista turistico, e nelle nazioni in cui la normativa sulle Ig è di recente introduzione”.

Vino, Consorzio Asti Docg partner delle Nitto Atp Finals di Torino

Vino, Consorzio Asti Docg partner delle Nitto Atp Finals di TorinoMilano, 7 nov. (askanews) – L’Asti Docg è Official sparkling wine e Silver partner delle Nitto Atp Finals di Torino, torneo che dal 12 al 19 novembre vede sfidarsi i magnifici otto tennisti del ranking mondiale.

A fare da anteprima a uno degli eventi tennistici più attesi dell’anno, martedì 7 novembre la “Window Opening Ceremony Shopping Night” dove, al piano zero della Rinascente di via Lagrange, l’Asti Docg sarà il vino servito nell’area “wine&food” (spazi Obicà). E il Moscato d’Asti e l’Asti Spumante saranno nei calici anche del “Nitto Atp Finals Innovation Summit” del 9 novembre in piazza Castello, del “Welcome Cocktail” di apertura delle Finals a Palazzo Reale e dell’”Atp Tournament Welcome Dinner” la cena riservata ai direttori di gara, che si terranno l’11 novembre Spazio anche al “Charity Brunch”, l’evento di beneficenza del 14 novembre al Museo del Cinema con in palio alcuni memorabilia di tennisti nazionali e internazionali. In particolare, il Consorzio Asti Docg metterà all’asta una racchetta di Lorenzo Sonego, brand ambassador della Denominazione, oltre ai completi dei giocatori Trevisan, Struff e Davidovich Fokina. L’intero ricavato sarà devoluto all’Istituto di Candiolo, centro specializzato nel trattamento delle patologie oncologiche inserito nella Rete Oncologica del Piemonte-Valle d’Aosta.

Inoltre, per tutta la durata del torneo, il Moscato d’Asti e l’Asti Spumante saranno serviti sia all’interno del Fan Village del Pala Alpitour che nello Spazio Gattinoni, il corner consortile cittadino allestito in via Cesare Battisti.

Vino, il Consorzio Custoza Doc sarà a “Fieracavalli” a Verona

Vino, il Consorzio Custoza Doc sarà a “Fieracavalli” a VeronaMilano, 7 nov. (askanews) – Il Consorzio tutela vino Custoza Doc sarà a “Fieracavalli”, la manifestazione punto di riferimento del panorama equestre internazionale in programma dal 9 al 12 novembre presso Veronafiere. Il vino bianco di Verona animerà la “Vip Lounge” del padiglione otto della Fiera, teatro della 22esima edizione di “Jumping Verona”, unica tappa italiana della “Longines Fei Jumping World CupTM”.

“Custoza Doc e Superiore ben interpretano il nostro terroir e affiancano con uno stile elegante e versatile le manifestazioni culturali di eccellenza della nostra città” ha dichiarato la presidente del Consorzio tutela vino Custoza Doc, sottolineando che “in questo contesto la nostra Denominazione non solo si rivolge al pubblico nazionale ed internazionale presente ma ritrova la sua storica anima veronese contribuendo ad animare uno dei contesti più importanti della città”. Il Consorzio sarà presente con i suoi vini non solo nelle giornate di fiera ma anche nello speciale fuori salone organizzato per il 125esimo anniversario di “Fieracavalli”. Il Custoza Doc sarà infatti il vino ufficiale di “Crazy Horse Night”, la serata in programma sabato 11 novembre a partire dalle 22 alle Gallerie Mercatali, che vedrà esibirsi il celebre musicista Bob Sinclar.

Vino, Lunghi: BolognaFiere punta a consolidare la Slow Wine Fair

Vino, Lunghi: BolognaFiere punta a consolidare la Slow Wine FairMilano, 7 nov. (askanews) – “Noi puntiamo a consolidare la Slow Wine Fair, che in due sole edizioni si è ritagliata un preciso spazio nel calendario delle fiere europee del vino. Numerosi buyer esteri hanno già confermato la loro presenza nel 2024 per arricchire le proprie carte dei vini. Con il supporto di diversi partner, da Ice alle Camere di Commercio, fino alla nostra rete di agenti esteri, stiamo raccogliendo molte candidature di operatori del Centro-Nord Europa, dove il vino sostenibile è sempre più richiesto, meglio ancora se biologico o biodinamico”. Lo ha detto Domenico Lunghi, direttore Manifestazioni dirette di BolognaFiere intervenuto a Milano alla presentazione della Slow Wine Fair, la fiera internazionale del vino “buono, pulito e giusto”, che si terrà a BolognaFiere dal 25 al 27 febbraio 2024 con la direzione artistica di Slow Food.

“Tutti i partecipanti alla Slow Wine Fair potranno fissare incontri one-to-one con possibili partner commerciali grazie alla nostra piattaforma digitale” ha proseguito Lunghi, spiegando che “in Italia, in sinergia con Confcommercio Ascom, Fipe e con FederBio, stiamo promuovendo la manifestazione fra quelle che BolognaFiere rivolge al mondo dell’HoReCa”. “Da quest’anno, accanto a Marca (per la GDO), BolognaFiere schiera Sana, la mostra mercato di Federazione dei vignaioli indipendenti (Fivi) e, appunto, la Slow Wine Fair, riuscendo a proporre in soli sei mesi, caso unico in Italia, un palinsesto articolato in ben quattro appuntamenti innovativi, diversi tra loro e capaci di richiamare i maggiori player del ‘food and beverage’”. L’anno scorso gli ingressi erano stati oltre 10mila con una forte presenza di operatori del settore, tra cui alcune centinaia di buyer provenienti dall’estero, anche grazie al lavoro di scouting degli operatori esteri grazie alla collaborazione con Ice e le agenzie specializzate Faye Cardwell (Baviera, Germania), Danitacom (Danimarca) e Strive International Consulting Ltd. Anche nell’edizione 2024 è prevista la partecipazione di un ampio e variegato mondo horeca, impreziosito dal coinvolgimento della rete di ristoratori amici di Slow Food. Spazio anche per importatori e distributori nazionali, “i cui cataloghi rispecchiano la selezione presente all’evento”. Infine una sezione della Slow Wine Fair è dedicata a imprese che grazie a macchinari, attrezzature e tecnologie innovative contribuiscono al rinnovamento del sistema agricolo e permettono ai vignaioli di adottare metodi di produzione sostenibili e rispettosi dell’ambiente.

”Un suolo sano per un vino sano” al centro della Slow Wine Fair 2024

”Un suolo sano per un vino sano” al centro della Slow Wine Fair 2024Milano, 7 nov. (askanews) – E’ stata presentata a Milano la terza edizione della Slow Wine Fair, la fiera internazionale del vino “buono, pulito e giusto”, che si terrà a BolognaFiere dal 25 al 27 febbraio 2024. Da oggi, sul sito della manifestazione è possibile prenotare le prime masterclass in programma, registrarsi alle conferenze online, accedere alla lista delle prime 400 Cantine già selezionate nel catalogo della fiera e candidare il proprio locale del cuore per il Premio “Carta Vini Terroir” e “Spirito Slow.

Organizzata da BolognaFiere e Salone internazionale del biologico e del naturale (Sana), con la direzione artistica di Slow Food, questa tre giorni punta a superare le 800 Cantine, con un occhio di riguardo a chi produce in biologico e in biodinamico, dopo le 750 provenienti una ventina di Paesi che hanno partecipato all’edizione 2023. La selezione degli espositori è iniziata sette mesi prima dell’evento con una commissione di esperti italiani ed esteri. Ai produttori provenienti da Austria, Francia, Germania e Spagna, quest’anno si affiancheranno anche vignaioli e vignaiole provenienti da Argentina, Cile, Georgia, Turchia, Australia e Cina. “Dopo due edizioni di grande successo possiamo sbilanciarci dicendo che la Slow Wine Fair sta prendendo corpo come l’evento del vino più identitario del panorama fieristico nazionale e non solo” ha affermato il coordinatore della Slow Wine Coalition, Giancarlo Gariglio, sottolineando che “questo è dovuto ad un preciso lavoro sui contenuti, per puntare su una viticoltura in grado di rivoluzionare il sistema agricolo e che presenti il vino al mondo come realmente è: un prodotto della pigiatura dell’uva che, se coltivata in modo virtuoso e seguendo pratiche agronomiche attente a preservare la salute del suolo e la sua vitalità, può contribuire a migliorare la salute del pianeta e a creare un sistema economico e sociale più giusto, rivitalizzando il tessuto dei borghi collinari che rischiano l’abbandono e lo spopolamento”. “In più la selezione delle Cantine, che aderiscono al Manifesto del Vino buono, pulito e giusto, e l’assaggio sistematico delle loro bottiglie per poter partecipare alla fiera consente di offrire ai buyer e al settore HoReCa, oltre che agli appassionati, un’offerta omogenea e di altissimo profilo che non ha pari” ha continuato Gariglio, ricordando che “le decine di occasioni di assaggio con le masterclass e gli incontri in programma nelle Arene offrono una possibilità di approfondire i temi più scottanti del mondo del vino”.

Al centro della terza edizione di Slow Wine Fair vi è il tema della fertilità del suolo e la sua importanza dal punto di vista agricolo ma non solo. “Grazie alla vita nel suolo, ogni vino rappresenta al meglio il significato della parola terroir: in quei primi 30 centimetri di terra si conserva il 30% di tutta la biodiversità terrestre, un universo di simbiosi e interrelazione tra microrganismi, funghi e radici che consente alle viti di esprimere aromi specifici esclusivi” ha ricordato il vicepresidente di Slow Food Italia, Federico Varazi, spiegando che “il 70% dei suoli europei è si trova in cattiva salute a causa delle attuali pratiche di gestione, dell’inquinamento, dell’urbanizzazione e degli effetti del cambiamento climatico”. “Anche pratiche agricole senza criterio e monocolture intensive hanno accelerato il fenomeno del degrado e dell’erosione quando, invece, il ruolo naturale dell’agricoltura dovrebbe essere quello di restituire al terreno ricchezza e fertilità biologica” ha aggiunto, evidenziando che “il diritto per tutti ad un suolo sano per un vino sano, un suolo sano da coltivare, da abitare e da vivere: lo dobbiamo ai tanti produttori in ginocchio per l’ennesima alluvione, oggi in Toscana, ieri in Emilia-Romagna e lo scorso anno nelle Marche”. Anche nel 2024 torna il premio “Carta Vini Terroir” e “Spirito Slow”, nato dalla collaborazione tra Slow Food e la Milano Wine Week. Il premio è assegnato da appassionati e professionisti a enoteche, ristoranti, osterie, bistrot, pizzerie che valorizzano i vini di una delle categorie territoriali o tematiche in concorso. Dodici quelle protagoniste dell’edizione 2024: otto riguardano le migliori selezioni territoriali, dall’Amarone alla Champagne, passando per Etna, Carso, Romagna, Rodano, Jura e Portogallo. Quattro sono invece tematiche: i vini provenienti da vitigni autoctoni, quelli certificati biologici o biodinamici, quelli che spiccano per il rapporto qualità-prezzo e la migliore selezione di vini italiani buoni, puliti e giusti all’estero. Da oggi al 15 gennaio 2024 è possibile segnalare la propria carta dei vini preferita.

Alla tre giorni di febbraio 2024 ci sarà anche spazio per gli amari, con la Fiera dell’Amaro d’Italia, e per gli spirits. New entry a Slow Wine Fair la partnership con Demeter Italia, l’associazione di produttori e trasformatori dell’agricoltura biodinamica. Una collaborazione che si inserisce in un più ampio progetto che vedrà Demeter a fianco di Slow Food Italia in più occasioni nel 2024, anno in cui celebra il centenario dell’agricoltura biodinamica.

Cantina di Bolzano lancia nuova linea superior “TAL” con due cuvée

Cantina di Bolzano lancia nuova linea superior “TAL” con due cuvéeMilano, 6 nov. (askanews) – La Cantina di Bolzano-Kellerei Bozen inaugura una nuova linea “superior” con due vini denominati “TAL” che puntano a posizionarsi al vertice della produzione dell’importante realtà cooperativa bolzanina. Cru di vigna, selezione dei grappoli, vinificazioni separate e numero ridotto di bottiglie danno vita a due cuvée: il rosso “TAL 1908”, che nasce da 80% Lagrein, 17% Cabernet e 3% Merlot, e il bianco “TAL 1930” con 69% Chardonnay, 21% Sauvignon e 10% Pinot Grigio. Le nuove referenze escono per la prima volta in commercio con l’annata 2020.

“Dal 2014 abbiamo intuito che c’erano alcune zone super vocate per la produzione delle uve che compongono i due blend” spiega l’enologo Stephan Filippi, aggiungendo che “dopo molti anni di sperimentazioni e assaggi, finalmente siamo pronti ad uscire sul mercato”. “Questa annata ha visto temperature un po’ più alte della media in valle, con ottimi risultati per le uve a bacca rossa, mentre in collina si sono registrati picchi di escursione termica che sono andati a beneficio delle uve a bacca bianca” precisa, sottolineando che “la 2020 è un’annata che resterà impressa nella storia dell’enologia dell’Alto Adige”. “TAL” sta per “Tradizione Autenticità Longevità”, mentre le due date ricordano le fondazioni delle Cantine da cui nasce Cantina di Bolzano-Kellerei Bozen: 1908 Gries e 1930 Santa Maddalena. Il “TAL 1908” nasce da viti che arrivano a 50 anni, cresciute nei migliori siti di Gries e San Maurizio, su terreni alluvionali su sottosuolo porfirico, adiacenti al fiume Talvera. La maturazione di 12 mesi avviene in piccole botti di rovere e barrique francesi, e l’affinamento per 15 mesi in fusti di cemento. Il “TAL 1930” è prodotto invece da viti che hanno più di 30 anni, adagiate lungo i migliori pendii porfirici da Bolzano al Renon, tra i 400 e i 700 metri di altitudine. La maturazione è di un anno in piccole botti di rovere e barrique francesi, a cui segue un affinamento per 14 mesi in fusti di acciaio.

La realtà cooperativa è nata nel 2001 dalla fusione tra la Cantina Gries e la Cantina Santa Maddalena, e oggi riunisce 224 soci, l’80% dei quali si dedica in maniera esclusiva alla coltivazione di 15 varietà di uve su complessivi 350 ettari. La produzione annua si aggira intorno a tre milioni di bottiglie, di cui circa il 20% vengono esportate. Le sedi produttive delle Cantine di Gries e di Santa Maddalena furono unificate nel 2015 e nell’ottobre dell’anno successivo fu posata la prima pietra della nuova Cantina di Bolzano-Kellerei Bozen nel quartiere San Maurizio alle porte del capoluogo altoatesino.

Al via “Maestri di Cantina”, format tv dedicato al turismo del vino

Al via “Maestri di Cantina”, format tv dedicato al turismo del vinoMilano, 6 nov. (askanews) – Alle 19 del 6 novembre va online sulla piattaforma Mediaset Infinity, “Maestri di Cantina – Winery Masters”, il primo format di intrattenimento dedicato ai produttori vitivinicoli. Un viaggio nei diversi territori del nostro Paese alla scoperta del mondo del vino attraverso il racconto dei vignaioli, che regala al pubblico “pillole di conoscenza in modo semplice e immediato”. Dimore storiche, antichi borghi, Cantine di design e piccole realtà emergenti faranno da cornice allo storytelling principalmente legato al vino e alle molteplici esperienze che è possibile fare durante le visite. Quindi degustazioni ma anche itinerari consigliati con soggiorni in hotel, passeggiate a cavallo fra le vigne, giri in bicicletta, tappe nei ristoranti.

In ogni episodio della durata di circa 35 minuti, i produttori si sfidano su tre prove: “terroir e Cantina”, “esperienza di Cantina” e “degustazione con storytelling” di un vino da raccontare in un minuto. Giudici della competizione, diversi di volta in volta, saranno un esperto di vino e un influencer. “La novità è che i produttori non vengono messi in competizione sul vino ma sulla loro capacità di raccontare anche tutto ciò che ci sta intorno” affermano le due autrici, la wine educator e conduttrice Alessandra Fedi e la regista Alessandra Cardone, spiegando che si tratta di “un format che mira a rendere il mondo del vino più divertente, ad avvicinare i giovani e a promuovere la cultura enologica italiana in tutto il mondo”. Il primo episodio ad andare in onda si intitola “Chicche del Piemonte” e ha per protagonisti Guido Alleva di Tenuta Santa Caterina nel Monferrato, Lidia Carbonetti di Rocco di Carpente nell’Ovadese, e Alessandro Locatelli di Rocche Costamagna nelle Langhe, e come giudice il sommelier Vincenzo Donatiello. Dal 13 novembre andrà online “Ragazze sul trattore” dedicato a tre produttrici under-35, e dal 20 novembre “Vini nobili in Toscana” con “tre produttori appartenenti a famiglie aristocratiche”.

Esce prima Riserva Chianti Classico di Vignamaggio certificata biologica

Esce prima Riserva Chianti Classico di Vignamaggio certificata biologicaMilano, 5 nov. (askanews) – La Riserva di Chianti Classico Docg Gherardino 2018 di Vignamaggio è la prima a riportare il marchio biologico in etichetta. Dedicato a Gherardino Gherardini, il capostipite della casata che edificò Vignamaggio nel XIV secolo, questo vino è prodotto con il 90% di uve Sangiovese delle microzone Solatìo, Vitigliano e Querceto, e con il 10% di Merlot della microzona Prato, tutte comprese tra i comuni di Greve e Panzano in Chianti (Firenze), ad un altezza tra i 275 e i 450 metri slm.

Sette secoli di storia documentata fanno di Vignamaggio, che sorge esattamente a metà strada tra Firenze e Siena, una delle più antiche aziende agricole d’Italia. Una pergamena del 1404 è la testimonianza che la produzione di vino ha attraversato le epoche e le proprietà: dalla famiglia Gherardini a quella rinascimentale dei Gherardi, dal conte Bino Sanminiatelli all’avvocato Gianni Nunziante, fino al proprietario attuale, il noto architetto paesaggista francese Patrice Taravella. Sotto la sua guida, Vignamaggio ha intrapreso l’ampliamento dei giardini storici, il rinnovo degli edifici e l’estensione delle attività agricole con l’obiettivo di trasformare la Tenuta nel “Gran Giardino del Chianti Classico”. Vignamaggio, tra le aziende fondatrici nel 1924 del Consorzio Chianti Classico, il primo in Italia, conta oggi 65 ettari vitati sui 400 complessivi, grazie ai quali produce circa 220mila bottiglie all’anno, divise in undici referenze, il 60% delle quali viene esportata.

L’annata 2018 che ha dato vita a questa Riserva tirata in 50mila bottiglie, “è stata caratterizzata da un inverno tipico chiantigiano, arrivato a 10 gradi sotto lo zero, ben diverso da quello mite degli ultimi anni” spiega l’agronomo della Cantina, Francesco Naldi, aggiungendo che “le piogge hanno attraversato la primavera e l’inizio dell’estate ma tuttavia sono cessate ad agosto, e settembre ha visto un susseguirsi di giornate soleggiate con una grande escursione termica fra giorno e notte, che ha consentito di portare ad una corretta maturazione fenolica e aromatica le uve”. Per questo “Gherardino” il Sangiovese affina in botti di rovere da 15 a 20 ettolitri, mentre il Merlot riposa in barrique, e dopo circa 18 mesi vengono assemblati e l’ultima parte dell’affinamento avviene sul taglio fatto. Il millesimo 2018 è stato imbottigliato a inizio del 2022, e affina fino all’immissione in commercio.

Donatella Cinelli Colombini lancia l’itinerario dei vini dolci toscani

Donatella Cinelli Colombini lancia l’itinerario dei vini dolci toscaniMilano, 5 nov. (askanews) – “Il Vin Santo e gli altri vini dolci vengono venduti soprattutto nel luogo di produzione grazie allo storytelling che affascina i visitatori, quindi se da un lato sarebbe auspicabile la creazione di un ‘itinerario di vini dolci toscani’ che ne incentivi la conoscenza e le vendite, dall’altro, la particolarità del loro sistema produttivo, la rarità e la territorialità di questi vini rafforzano l’appeal turistico delle Cantine rispetto ad un viaggiatore sempre più attratto da ciò che è raro e autentico”. Lo ha affermato Donatella Cinelli Colombini, produttrice e delegata delle Donne del Vino della Toscana, nel corso dell’incontro “Dolce Toscana nel vino” organizzato alla Fattoria del Colle di Trequanda (Siena).

L’iniziativa è stata anche l’occasione per discutere, con l’aiuto del giornalista enogastronomico Gianni Fabrizio, del rilancio futuro dei passiti e dei vini dolci toscani in genere, provati da contraffazioni e accorgimenti produttivi che riempiono il mercato di Vin Santo scadente a prezzi bassissimi e incompatibili con il costoso processo produttivo tradizionale. Roberto Scalacci, direttore Agricoltura e Sviluppo rurale presente in rappresentanza della Regione Toscana per recepire le necessità del comparto, ha ricordato come “grazie al lavoro fatto dalla Regione Toscana negli anni Novanta, il Vin Santo può essere prodotto solo in Toscana e quindi costituisce un’esclusiva di questa Regione”, e ha portato il suo contributo di esperienza al fine di trovare soluzioni adeguate sul piano normativo per ampliare la riconoscibilità di queste produzioni, obiettivo che per i vini dolci della Toscana potrebbe rientrare nel progetto regionale di “Valorizzazione e recupero delle produzioni tradizionali toscane elementi essenziali nella narrazione di secoli di esperienza”.

Dagli interventi è emerso la necessità di individuare nuovi mercati come l’Asia, dove i consumatori sono più inclini ai sapori dolci, così come percorrere strade diverse alla ricerca di nuove esperienze gustative. Donatella Cinelli Colombini ha invece proposto di collaborare per la commercializzazione di questi vini con caseifici o affinatori al fine di fare promozione insieme ai formaggi toscani, e ha evidenziato l’importanza di una comunicazione più efficace che punta a mettere in evidenza la rarità dei prodotti e un packaging più accattivante, importante nella promozione del prodotto al fine di creare valore tanto da farli diventare oggetti da collezione.

Vino, Donne della Vite: 15 novembre convegno su sostenibilità sociale

Vino, Donne della Vite: 15 novembre convegno su sostenibilità socialeMilano, 5 nov. (askanews) – L’associazione Donne della Vite torna a occuparsi di sostenibilità sociale nella filiera vitivinicola, con un convegno che si svolgerà il 15 novembre nell’azienda Castello di Gabbiano a Mercatale Val di Pesa (Firenze).

“E’ un tema che ci sta particolarmente a cuore e durante il convegno lo approfondiremo sotto diversi aspetti, a nostro giudizio utili alle aziende produttrici” ha dichiarato la presidente delle Donne della Vite, Valeria Fasoli, spiegando che “si parla moltissimo degli altri due pilastri della sostenibilità, quello ambientale e quello economico, ma poco o nulla di concreto si è finora detto su questo delicato argomento. L’ambizione – ha concluso – è di fornire definizioni e spunti per attuare la sostenibilità sociale in pratica e ovviamente calarla nel mondo agricolo in genere e più specificatamente in quello viticolo”. “La sostenibilità include aspetti che riguardano la dimensione sociale, che si sostanzia nella necessità del rispetto delle normative in materia di diritto del lavoro, ma che abbraccia anche il concetto di benessere del lavoratore” ha ricordato l’avvocata e docente universitaria, Silvia Rolandi, precisando che “l’introduzione della condizionalità sociale nella nuova Pac fa emergere come l’argomento non possa essere considerato marginale e necessiti di un approfondimento”.

“Quando certifichiamo la sostenibilità, per esempio con lo standard Equalitas che interessa in modo particolare il settore del vino, come Valoritalia – ha evidenziato il direttore operativo Giuseppina Amodio – verifichiamo anche il rispetto dei diritti dei lavoratori e le scelte dell’azienda in materia sociale, che peraltro è diventata una discriminante importante nelle scelte di acquisto dei consumatori”. Ma per “fare davvero” sostenibilità sociale, le aziende necessitano di standard e linee guida a cui fare riferimento. “Nell’ambito di progetti di ricerca dedicati, presso l’Università di Verona – afferma Laura Calafà, docente presso l’Ateneo veneto – ci occupiamo di prevenire e contrastare lo sfruttamento lavorativo e il caporalato in agricoltura, promuovendo la filiera dell’agricoltura responsabile, non solo in Veneto ma anche nelle regioni limitrofe, grazie alla stesura di linee guida per prevenire lo sfruttamento lavorativo in agricoltura, utili alle aziende per evitare infiltrazioni della malavita e per non incorrere in sanzioni”.

Sono tanti, dunque, gli aspetti che verranno approfonditi dai relatori e che saranno oggetto di dibattito nella tavola rotonda che seguirà, con la partecipazione di Stefania Saccardi, vicepresidente e assessora all’Agroalimentare di Regione Toscana, Marco Caprai, Ad di Arnaldo Caprai, Francesco Caselli, Ad e agronomo di Castello di Gabbiano, e Laura Passera, socia fondatrice e consigliera dell’associazione Donne della Vite.