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In Alto Adige rinasce il “Mercato della Terra” di Slow Food

In Alto Adige rinasce il “Mercato della Terra” di Slow FoodMilano, 2 nov. (askanews) – A quattro anni di distanza dall’inaugurazione, rinasce il mercato altoatesino targato Slow Food: si chiama “Mercato della Terra dell’Alto Adige Südtirol Agitu Ideo Gudeta” ed è l’erede del “Mercato della Terra” di Bolzano lanciato nel 2019. L’appuntamento per il taglio del nastro è in piazza della Rena a Merano sabato 4 novembre alle 10, alla presenza della presidente di Slow Food Italia, Barbara Nappini. Il mercato verrà poi replicato ogni primo sabato del mese (gennaio escluso), ruotando in diverse località: oltre a Merano, toccherà anche Bolzano, presso la giardineria Schullian, e Campo Tures, al Centro Tubris, dove già da tempo ogni giovedì viene organizzato un piccolo mercato con un gruppo di contadine della valle Aurina.

“Il mercato rinasce con lo stesso spirito con cui era stato fondato, ma con l’ingresso di alcuni nuovi produttori e soprattutto nel segno di Agitu, a cui il progetto è intitolato” spiega Angelo Carrillo, fiduciario della Condotta Slow Food Alto Adige Südtirol, ricordando che “nel 2019, il Mercato della Terra di Bolzano era nato grazie a lei per dare alla città e ai contadini altoatesini legati a Slow Food un luogo dove incontrarsi e conoscersi”. Inaugurato in concomitanza con i mercatini di Natale del 2019, l’esperienza bolzanina durò pochi mesi: prima la pandemia di Covid e poi, a dicembre 2020, la morte della pastora e imprenditrice etiope causarono lo stop a quell’esperienza. Agitu, che in Etiopia aveva combattuto e denunciato il “land grabbing”, si era stabilita in Trentino dove aveva iniziato una nuova vita, producendo formaggi naturali a latte crudo e dedicandosi al recupero di una razza autoctona, la capra pezzata mòchena, entrando così in contatto con Slow Food. In totale, gli espositori coinvolti sono una quindicina, tra cui Rahma Tesfa Ahmed, una cuoca etiope che preparerà piatti della tradizione culinaria del suo Paese, a cominciare dal teff, cereale alla base della dieta alimentare nel Corno d’Africa. Alle bancarelle sarà possibile acquistare il “graukäse” Presidio Slow Food, cioccolata, grappa e birra derivate dal lupino di Anterivo Presidio Slow Food, la carne della pecora Villnösser Brillenschaf Presidio Slow Food, la pera Pala (inclusa sull’Arca del Gusto Slow Food), e poi ortaggi, miele, vino, formaggi ovini, prodotti derivati dalla canapa coltivata in alta val Venosta e di artigianato. Non mancheranno particolarità, come formaggi locali a pasta filata o condimenti fermentati come shoyu e miso a base di cereali e legumi mediterranei.

Dopo l’inaugurazione del 4 novembre, a cui prenderanno parte come ospiti anche un produttore trentino del Presidio Slow Food della razza grigio alpina e una rappresentanza del Mercato della Terra – Terre alte degli Altipiani Cimbri, con l’avvicinarsi del Natale il mercato si sdoppia per alcuni appuntamenti speciali: dal 7 al 9 e dal 14 al 16 dicembre verrà organizzato presso lo Spazio Alma 9 a Bolzano. Foto di Matteo Croppo

Vino, Marco Caprai: puntiamo a chiudere 2023 con +7% fatturato

Vino, Marco Caprai: puntiamo a chiudere 2023 con +7% fatturatoMilano, 31 ott. (askanews) – La Arnaldo Caprai di Montefalco (Perugia) è una delle aziende vitivinicole simbolo dell’Umbria e la Cantina leader nella produzione del Sagrantino, vitigno autoctono a bacca rossa che cresce solo qui da oltre 400 anni. Nell’autunno del 2021 ha festeggiato i suoi primi 50 anni, fu infatti nel 1971 che il noto imprenditore tessile Arnaldo Caprai acquistò 45 ettari nel territorio della “Ringhiera dell’Umbria”, oggi più nota come uno dei borghi più belli d’Italia. Nel 1988 la conduzione della Cantina è passata nelle mani del figlio 24enne Marco, che ha subito puntato su un progetto di valorizzazione del Sagrantino, uva che fino a qualche anno prima nessuno voleva più coltivare al punto di rischiare di scomparire. Marco Caprai ha scommesso sulla ricerca agronomica e sulla qualità, che ha ben presto ottenuto e che continua a far crescere anno dopo anno con grande impegno e costanza. Sforzi e investimenti ripagati dal successo internazionale e, nel 1992, dal riconoscimento con la Docg. Parallelamente al riscontro degli appassionati e ai tanti riconoscimenti sulle guide del vino, sono cresciuti anche gli ettari, che oggi sono complessivamente 174, di cui 160 vitati nelle zone della Docg Sagrantino di Montefalco, e delle Doc Montefalco e Colli Martani.

E grazie al vino, è cresciuta anche la visibilità di Montefalco, oggi tra le principali destinazioni italiane degli enoturisti di tutto il mondo. “Quando ho iniziato c’erano quattro o cinque Cantine, oggi ce ne sono un’ottantina” racconta ad askanews Marco Caprai, aggiungendo che lo stesso vale per le strutture ricettive e i locali: “Allora c’erano un paio di hotel e un paio di ristorantini, oggi sono decine”. Insomma una rivoluzione, con il vino motore di un territorio, tanto che la voce “hospitality”, su cui l’azienda ha scommesso da decenni, oggi rappresenta quasi il 10% del suo giro d’affari. “L’anno scorso è stato un anno molto positivo, e lo abbiamo chiuso con un fatturato di 8,3 milioni di euro e con una produzione di circa 900mila bottiglie, il 30% delle quali è finita sui mercati di una quarantina di Paesi: siamo una piccola bandiera del Made in Italy e del Sagrantino per l’Umbria” continua il 58enne imprenditore, sottolineando che l’export “è un valore importante”, così come “i circa duemila clienti del settore horeca in Italia (voce che pesa per il 35% sul giro d’affari totale), che sono un fattore di grande stabilità che ci permette di programmare ogni anno lo sviluppo della nostra produzione”. A livelli degli anni precedenti anche il risultato nella grande distribuzione, il canale più difficile per la maggior parte dei produttori di rosso.

E a proposito di grandi rossi, debutta in questi giorni sul mercato la nuova annata di uno dei vini più conosciuti e preziosi dell’Umbria, lo “Spinning Beauty 2013”, un Sagrantino in purezza frutto del più antico vigneto di selezione clonale, Monte della Torre. Pietra miliare nella storia di Arnaldo Caprai, questo vino tirato in 1.100 bottiglie matura in barrique per 8 anni per poi affinare in bottiglia per almeno altri 8 mesi, processo alla fine del quale dimostra una sorprendente vivacità, se confrontata con altre grandi etichette internazionali a partire dal celebratissimo “Vega Sicilia Unico 2013”. Marco Caprai è come il suo vino: struttura, sostanza, caparbietà, ambizione e soprattutto è un testimone della sua terra, a cui è visceralmente legato e sulla quale continua a credere e investire, con una visione e uno spirito sempre positivi. “Ora siamo nell’ultimo trimestre del 2023, quello che per tutte le aziende italiane del vino determina il risultato operativo, e contiamo di fare un po’ meglio del 2022, tra il 7-8% – spiega soddisfatto ad askanews – e lo riteniamo un grande risultato perché stiamo pagando un certo rallentamento sull’estero, dovuto agli acquisti massicci dello scorso anno e quindi al riequilibrio degli stock nei mercati importanti come gli Stati Uniti”.

Complessivamente la Cantina umbra produce 23 referenze, di cui sette sono vini bianchi, tra cui il più noto è il “Cuvée Secrète” blend che unisce il meglio della produzione a bacca bianca. Al pari di tante altre realtà in Italia, anche la Cantina umbra è impegnata dal 2016 in un (piccolo) progetto sulle “bollicine”, con un Brut Metodo Classico nato con 50% Pinot Nero e 50% Chardonnay e diventato oggi un Pinot Nero in purezza che affina per 20mesi sui lieviti. Dai due ettari di vitigni in un’ex area estrattiva tra i 500 e gli 800 metri slm sull’Appennino tra Umbria e Marche, nascono circa ottomila bottiglie. Anche in Umbria la vendemmia che si è da poco complessa è stata particolarmente difficile, caratterizzata durante la stagione primaverile da piogge continue che hanno scatenato una peronospora particolarmente aggressiva. “Crediamo di aver fatto un buon lavoro di difesa delle nostre uve, sicuramente abbiamo una perdita di produzione che si aggira tra il 20 e il 30% ma avevamo dei dati previsionali che erano ancora peggiori e quando uno si prepara al peggio, alla fine è soddisfatto” prosegue il pluripremiato produttore folignate, evidenziando “la buona qualità riscontrata soprattutto nelle uve bianche (Grechetto, Chardonnay e Sauvignon ndr), molto fruttate, profumate e intense: caratteristiche quasi da regioni alpine e questo è un piacere perché sono anche il risultato di scelte fatte negli ultimi decenni”.

Vendemmia, Confagricoltura Bologna: calo tra 20 e 35% ma uve ottime

Vendemmia, Confagricoltura Bologna: calo tra 20 e 35% ma uve ottimeMilano, 31 ott. (askanews) – È stata una vendemmia in chiaroscuro quella vissuta dalle aziende agricole della Città Metropolitana di Bologna. Secondo un’indagine di Confagricoltura Bologna sui propri associati, la produzione è calata del 30-35% nei vigneti del capoluogo emiliano e del 20-25% in quelli del territorio di Imola, a causa degli effetti del maltempo e delle malattie fungine. Nonostante queste difficoltà, “le viti hanno prodotto grappoli di grande qualità, rendendo così meno amara la vendemmia per gli agricoltori”.

“C’è molto rammarico, perché poteva essere davvero un’annata memorabile” ha commentato Marco Caliceti, vicepresidente di Confagricoltura Bologna e direttore della cantina Tizzano di Casalecchio di Reno, spiegando che “le previsioni iniziali erano positive, purtroppo però le condizioni meteo avverse e la comparsa delle fitopatie hanno colpito gran parte dei nostri vigneti”. “Il clima instabile della tarda primavera, tra l’alluvione di maggio e le piogge di inizio giugno, oltre alle diverse grandinate che hanno arrecato problemi importanti anche alle strutture, è stato un vero e proprio innesco per le fitopatie, che hanno danneggiato le produzioni di molte aziende agricole, soprattutto quelle che seguono una coltivazione biologica” ha proseguito Caliceti, aggiungendo che “la situazione è poi in parte migliorata nell’ultimo periodo, permettendoci di chiudere con raccolti di grande qualità, seppur in quantità minori rispetto alle aspettative”. “Abbiamo avuto diverse difficoltà con il proliferare della peronospora ma, fortunatamente, siamo riusciti a limitare i danni che si sono attestati su una mancata produzione del 20%” – ha detto Marco Branchini dell’omonima azienda agricola di Toscanella di Dozza, vicino a Imola, sottolineando che “la vendemmia però è stata di livello, con uva bianca e rossa di alta qualità: credo che la nostra annata 2023 per Albana, Sangiovese e Pignoletto sarà da ricordare”. Anche Podere Riosto, importante realtà di Pianoro, sulle colline bolognesi, ha evidenziato qualche difficoltà. “Pur non avendo avuto grandi problemi con l’alluvione e la grandine, la produzione è calata del 20-30%, dato che si somma e aggrava la diminuzione dello scorso anno” ha precisato la titolare Cristiana Galletti, concludendo che “l’uva raccolta è da considerarsi però di media-buona qualità”.

Chi invece ricorderà a lungo, in positivo, questo 2023 è l’Azienda Agricola Lodi Corazza situata tra Ponte Ronca e Zola Predosa, vicino Bologna, che ha registrato un aumento della produzione rispetto agli scorsi anni. “Siamo consapevoli che per noi è stata un’ottima annata, grazie anche al fatto che non siamo stati colpiti dagli eventi atmosferici e dalle fitopatie” ha raccontato Silvia Corazza, spiegando che “probabilmente l’aver adottato la difesa delle colture attraverso la lotta integrata ha aiutato. La vendemmia tardiva ha poi permesso una produzione di circa il 20-30% in più rispetto al passato” ha chiosato, dicendosi soddisfatta “soprattutto per la raccolta dell’uva bianca, davvero di ottima qualità”.

IG, Cons. Prosecco Doc: incomprensibile posizione produttori Australia

IG, Cons. Prosecco Doc: incomprensibile posizione produttori AustraliaMilano, 31 ott. (askanews) – “Ritengo incomprensibile l’atteggiamento dei produttori australiani che si ostinano ad opporsi al riconoscimento della nostra IG, nonostante gran parte dei Paesi importatori abbiano già protetto la nostra denominazione, non ultimi Nuova Zelanda e Cina, due dei più importanti mercati per il vino australiano”. Così il presidente del Consorzio di tutela della Doc Prosecco, Stefano Zanette, ha commentato il mancato accordo di libero scambio tra Ue e Australia. Accordo saltato, secondo Zanette, “per le pretese australiane di accesso al mercato europeo”.

La trattativa, iniziata nel 2018, si sarebbe arenata il 29 novembre dopo i colloqui tenutisi a Osaka, in Giappone, a margine del vertice dei ministri del commercio del G7. Una dichiarazione rilasciata il giorno successivo da un portavoce della Commissione europea a Politico, aveva precisato che l’Australia aveva reiterato delle richieste che non tenevano conto dei recenti negoziati e dei colloqui tra alti funzionari. Opposta la versione fornita dal ministro dell’Agricoltura australiano, Murray Watt, che all’emittente pubblica Abc Radio di Sidney ha accusato l’Europa di non aver aumentato a sufficienza le quote su carne bovina, pecora, latticini e zucchero, rendendo così l’accordo poco interessante per il suo Paese. Secondo diversi commentatori, i gruppi agricoli australiani avrebbero fatto pressioni sul governo affinché non firmasse un accordo ritenuto svantaggioso rispetto a quello siglato dai concorrenti di Nuova Zelanda, Canada e Sud America, che hanno un maggiore accesso ai mercati dell’Unione europea.

Vino, Alessandra Tessari (Suavia): soddisfatta per l’annata 2023

Vino, Alessandra Tessari (Suavia): soddisfatta per l’annata 2023Milano, 31 ott. (askanews) – “La 2023 è stata un’annata difficile da gestire ma nel complesso possiamo ritenerci soddisfatte del risultato ottenuto. Le uve sono risultate sane grazie all’intervento tempestivo che ha permesso di controllare la situazione fitosanitaria, e gli assaggi hanno rivelato un prodotto buono, in alcuni casi con una certa complessità. Alcune uve particolarmente provate dal freddo e dalle piogge, hanno beneficiato del caldo dell’ultimo periodo sviluppando la botrite, muffa nobile che ha aggiunto complessità aromatica al quadro d’insieme. Quindi gli aspetti negativi si sono trasformati in opportunità dal punto di vista enologico”. Lo ha spiegato spiega Alessandra Tessari, che con le sorelle Meri e Valentina guida la Cantina Suavia di Fittà, nel Veronese.

“Fine giugno e luglio sono stati mesi decisamente anomali, freschi e piovosi, con un meteo instabile che ha portato alla proliferazione di oidio e peronospora e, di conseguenza, è stato necessario mettere in atto molti trattamenti per riuscire ad ottenere il meglio sotto il profilo fitosanitario” ha proseguito Alessandra Tessari, sottolineando che “la situazione si è stabilizzata con il clima caldo di agosto e di settembre, che hanno permesso di recuperare la fase di maturazione rallentata a luglio, un vero toccasana”. Suavia si trova a poco meno di 300 metri sul livello del mare, nel punto più alto della zona Classica della denominazione del Soave, e questo ha giocato un ruolo importante in una situazione sfidante come quella dell’annata 2023. “Essere in collina ha sicuramente i suoi vantaggi: la ventilazione e i terreni drenanti hanno difeso dai funghi patogeni che hanno invece interessato aree circostanti” ha continuato, evidenziando che “e questo ci ha permesso di non aver avuto differenze produttive rispetto alle altre annate”. Quest’ultima annata rappresenta per Suavia anche il coronamento del progetto che vede protagonista la linea “I luoghi”: tre cru nati da tre Unità geografiche aggiuntive (Uga) rappresentative del terroir del Soave Classico.

I venti ettari di vigneti di proprietà della famiglia fin dal 1887, comprendono esclusivamente uve autoctone a bacca bianca, Garganega e Trebbiano di Soave. Nel 1982 Giovanni Tessari e la moglie Rosetta, genitori delle tre sorelle, decidono di smettere di conferire le uve alla Cantina sociale, per vinificarle in proprio, puntando sulla produzione di vini di qualità, produzione che oggi si aggira intorno alle 200mila bottiglie annue.

Vino, Bartolomiol: vittoria su Prosek utile per tutte le Denominazioni

Vino, Bartolomiol: vittoria su Prosek utile per tutte le DenominazioniMilano, 30 ott. (askanews) – “Tutti noi, viticoltori e produttori, siamo consapevoli dell’urgenza di strutturare un sistema di difesa più stringente per le Denominazioni di origine, la nostra Denominazione per prima è costantemente minacciata da imitazioni che ne minano il valore, e il caso Prosek ne è stato un esempio eclatante. La nostra battaglia vinta sul Prosek andrà a vantaggio di tutte le Denominazioni italiane ed europee e questo ci rende ancor più orgogliosi del percorso fatto. Il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg è uno dei simboli del made in Italy nel mondo e come tale ha segnato la strada per una normativa più efficace”. Lo ha dichiarato la presidente del Consorzio, Elvira Bortolomiol al termine di un incontro con l’europarlamentare, Paolo De Castro, membro della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo, che si è tenuto nella sede dell’ente consortile a Solighetto (Treviso).

Ricordando che il lavoro portato avanti dal 2022 ad oggi da De Castro nella direzione di ulteriore protezione delle Indicazioni geografiche (IG) e di un rafforzamento del ruolo dei consorzi, Bortolomiol ha spiegato che il Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene sta lavorando al rafforzamento dei propri strumenti di vigilanza e tutela, e che “una rinnovata relazione con le istituzioni europee è parte integrante di questa evoluzione”. “La protezione della Denominazione – ha concluso – sarà il risultato di un agire sinergico tra il nostro Consorzio e l’Europa, oltre che naturalmente con tutti i livelli delle istituzioni nazionali”.

Etilika entra nel “carrello tricolore” e propone 300 vini scontati

Etilika entra nel “carrello tricolore” e propone 300 vini scontatiMilano, 30 ott. (askanews) – L’enoteca online Etilika aderisce, prima in Italia tra gli e-commerce del beverage, al Patto anti-inflazione “carrello tricolore”, promosso dal ministero delle Imprese e del Made in Italy. L’azienda, nata quattro anni fa a Roma, ha strutturato un’apposita sezione della sua piattaforma con proposte dedicate e prezzi bloccati fino al 31 dicembre su circa 300 vini, con ribassi tra il 10% e il 40%.

“Ci siamo attivati presso il ministero per la richiesta di autorizzazione a poter partecipare all’iniziativa anche con l’obiettivo di fare da apripista per altre realtà simili alla nostra e siamo molto soddisfatti per aver ricevuto esito positivo” ha spiegato il Ceo e co-fondatore di Etilka, Michele Trotta, sottolineando che “compiamo volentieri questo sforzo, non di certo marginale considerando che la spirale inflazionistica ha già causato aumenti nei listini di acquisto di tanti prodotti poi assorbiti quasi interamente dalle piattaforme online”. Il catalogo di Etilika supera le quattromila referenze e, ad esclusione degli spirits, è composto al 98% di prodotti italiani con “intere selezioni dedicate alle nuove tendenze quali per esempio vini naturali, vegani, biodinamici, orange, da viticoltura eroica, e rifermentati in bottiglia”. La società dichiara di essere passata dai 200mila euro di ricavi del 2019, agli oltre 4 milioni del 2022, e punta oggi “ad affermarsi tra i marchi più importanti a livello europeo”, grazie, tra l’altro, “alla selezione delle etichette, proposte a un rapporto qualità-prezzo estremamente competitivo”. Etilika offre inoltre un servizio dedicato al canale horeca “che serve quotidianamente centinaia di ristoratori”.

Vino, a Fantini Group il “Deloitte Best Managed Companies Award”

Vino, a Fantini Group il “Deloitte Best Managed Companies Award”Milano, 30 ott. (askanews) – Per la sesta volta consecutiva, il gruppo vinicolo abruzzese Fantini Group ha conquistato il “Deloitte Best Managed Companies Award” (Bmc), confermando la propria presenza nel “circuito gold” delle “Best managed companies” internazionali. Lo ha reso noto la stessa società guidata da Valentino Sciotti, spiegando che nella motivazione ufficiale del riconoscimento assegnato all’azienda nata nel 1994 ad Ortona (Chieti), si legge: “La minuziosa attenzione per ogni singolo dettaglio, la squadra di ventuno enologi, le politiche di ricerca e sviluppo e di marketing, il livello di performance, la capacità di perseguire l’eccellenza in tutti gli aspetti della gestione aziendale con una crescente sensibilità verso i temi di sostenibilità e inclusione rendono Fantini leader tra le aziende enologiche esportatrici del Centro-Sud Italia”.

“L’audit per l’assegnazione è molto severo e non basta confermare i livelli già raggiunti ma occorre migliorarsi” ha spiegato il Dg di Fantini, Carlo Piretti, ricordando che nel 2023 il gruppo ha innovato il proprio modello organizzativo. “Abbiamo rivisto tutta la struttura operativa, creando squadre di lavoro miste, interfunzionali, che superano il tradizionale sistema gerarchico” ha spiegato, sottolineando che “ora possiamo contare su team di specialisti: mettiamo insieme le competenze, puntiamo a valorizzare anche le seconde o terze linee, dando loro possibilità di crescita ed eliminando così quelle strozzature che rischiano di impedire il fluire libero della creatività e delle idee”. In pratica, puntare sui propri talenti e attirarne di ulteriori, “un ulteriore passo in avanti” rispetto alle politiche di inclusione per superare ogni barriera di genere e orientamento personale promosse nel 2022. Secondo Fantini, inoltre, la giuria ha anche apprezzato “l’impegno costante e crescente sul tema della sostenibilità che porterà a a breve all’uscita del secondo report interno. In merito alle prossime sfide che attendono Fantini, Piretti ha chiarito che “vogliamo incrementare sempre più la nostra capacità di fare tendenza nel mondo del vino, anticipando i bisogni del mercato, soddisfacendo i gusti dei clienti e fornendo loro un servizio di alto livello”. “E poi vogliamo proseguire un’ulteriore crescita, che sia non solo quantitativa ma qualitativa, differenziandoci e qualificandoci rispetto alla concorrenza” ha proseguito, concludendo “al centro c’è e ci sarà sempre più il lavoro di squadra: non ci stancheremo mai di andare oltre i nostri limiti e intraprendere nuove sfide”.

Vino, il Consorzio Tutela del Gavi si regala una nuova sede

Vino, il Consorzio Tutela del Gavi si regala una nuova sedeMilano, 29 ott. (askanews) – A 30 anni dalla sua fondazione nel 1993, il Consorzio Tutela del Gavi si regala una nuova sede, “più grande e più funzionale”, che sarà operativa dal prossimo 2 novembre.

Uno spazio multifunzionale distribuito su tre piani più uno interrato, per un totale di mille mq, progettato per accogliere produttori, giornalisti, wine lovers, che si trova nella centrale via Mameli 173 a Gavi (Alessandria) ed è stata terminata dopo un lungo restauro interno, ospiterà le attività del Consorzio e i funzionari di Valoritalia, l’ente deputato al controllo e alla certificazione dei vini a Denominazione d’origine. Nella bella stagione, eventi, presentazioni e incontri potranno essere organizzati in un grande terrazzo, mentre il interrato ospita, oltre al magazzino vini, una grande sala adatta a degustazioni e masterclass, appositamente attrezzata e modulabile fino a 50 persone, occupata in parte da un monumentale torchio che risale all’800. “Con oltre 11 milioni di bottiglie prodotte nei primi 9 mesi dell’anno e un’agenda fittissima di appuntamenti all’estero e in Italia tra il 2023 e il 2024, è fondamentale per il Consorzio operare e potersi promuovere in una sede che rispecchi il grande fermento della nostra denominazione” ha spiegato il presidente del Consorzio, Maurizio Montobbio, aggiungendo che “con quasi l’85% di bottiglie vendute sui mercati internazionali e il posizionamento del Gavi come grande bianco del Piemonte, ci aspettiamo infatti un flusso sempre crescente di visitatori”.

La nuova sede sarà inaugurata ufficialmente il prossimo anno, alla presenza delle istituzioni, in occasione dell’anniversario dei 50 anni della Doc Gavi. Era il 26 giugno 1974 quando il Cortese di Gavi ottenne infatti la Denominazione di origine controllata, a sancire l’identità e la qualità di un terroir inconfondibile.

E’ Merlot Monte Rosso ’22 il vino di Maculan scelto per “Santalucia”

E’ Merlot Monte Rosso ’22 il vino di Maculan scelto per “Santalucia”Milano, 29 ott. (askanews) – E’ il Merlot di Monte Rosso dell’annata 2022 di Maculan il vino scelto per la 14esima edizione di “Santalucia”, il progetto solidale frutto della collaborazione tra la Cantina di Breganze (Vicenza) e la Fondazione Banca degli Occhi del Veneto Onlus.

La scelta è stata fatta dalla commissione selezionatrice, che ha degustato alla cieca sei diverse barrique proposte da Fausto Maculan, titolare dell’azienda veneta assieme alle figlie Angela e Maria Vittoria. La commissione era composta da degustatori esperti, giornalisti di settore, imprenditori e rappresentanti delle istituzioni locali, tra cui l’assessora regionale, Elena Donazzan, e il presidente del Consiglio regionale, Roberto Ciambetti. Dalla barrique di Merlot di Monte Rosso dell’annata 2022 si otterranno 300 bottiglie numerate. “Anche quest’anno si rinnova l’iniziativa che ha lo scopo di raccogliere fondi a sostegno dei progetti di ricerca contro le malattie oculari di Fondazione Banca degli Occhi del Veneto” ha dichiarato il Presidente della Fondazione, Giuseppe Di Falco, sottolineando che “siamo grati a Fausto Maculan per la generosa attenzione che rivolge alla nostra organizzazione, mettendo a disposizione la sua passione, il suo entusiasmo e l’esperienza nel campo del vino di pregio, di cui è interprete raffinato. Da oltre un decennio – ha concluso Di Falco – Fausto si è reso vero ambasciatore dell’importanza del bene della vista”.

Come da tradizione, il 14 dicembre sarà svelata l’etichetta d’autore per le bottiglie, anche questa realizzata nell’ambito di un progetto sociale. La presentazione avverrà durante una cena al ristorante stellato “Le Calandre” di Sarmeola di Rubano (Padova), e dal giorno seguente le bottiglie saranno disponibili rivolgendosi alla Fondazione. Photo credits: Emmegei foto