Vino, in Toscana tour e Cantine “pet friendly” per “Calici di stelle”Milano, 1 ago. (askanews) – Agosto in vigna dal tramonto fino a notte anche in compagnia del proprio amico a quattro zampe che avrà a disposizione acqua fresca e cibo, attività pensata per i “pelosi”, tour da fare al guinzaglio, cantine aperte agli animali. Quest’anno la manifestazione “Calici di Stelle” in Toscana (con programmi fino al 20 agosto), grazie al Movimento turismo del vino (Mtv) della Toscana, è “pet-friendly” ed offre iniziative pensate appositamente per i cani in modo che anche loro possano vivere la magia di una serata all’aperto.
“E’ il nostro modo per far capire quanto siano importanti per tutti noi e soprattutto quanto inimmaginabile sia il gesto di chi abbandona un animale” spiega la presidente di Mtv Toscana, Violante Gardini Cinelli Colombini, aggiungendo che “abbiamo pensato anche un’attività social finalizzata a coinvolgere tutti quanti e dare così visibilità durante le esperienze in Cantina: invitiamo i proprietari di cani a postare foto o storie taggando la cantina visitata, MTV Toscana e utilizzando l’hashtag #ionontiabbandono”. “Avere la possibilità di visitare una cantina in compagnia dei propri animali domestici è un’esigenza sempre più sentita, in conseguenza dell’aumento di persone proprietarie di un animale domestico” precisa la presidente dell’Associazione italiana turismo enogastronomico, Roberta Garibaldi, sottolineando che “il 58% dei turisti italiani gradirebbe trovare aziende di produzione pet-friendly con servizi dedicati”. “L’offerta pet-friendly legata all’enoturismo si sta sempre più evolvendo, dai dog trekking che consentono ai visitatori di scoprire i vigneti e le Cantine in compagnia dei propri amici a quattro zampe, alle proposte Very important partooches (Vip) con personale che si occupa di accudirli nel corso dell’esperienza” continua Garibaldi, proseguendo “l’Italia è già oggi fra le mete turistiche più accoglienti, posizionandosi al primo posto nel ‘Dog-friendly Country index’ anche grazie alle numerose strutture ricettive che offrono servizi ad hoc (The Swiftes, 2022)”.
Veronafiere: Vinitaly si rimette in viaggio in 15 Paesi chiaveMilano, 31 lug. (askanews) – Nord America, Europa e Far East ma anche Brasile e Balcani: Veronafiere torna “on the road” e, a partire dal secondo semestre 2023 fino ai primi tre mesi del 2024, spinge ancora l’acceleratore sul posizionamento internazionale. A rafforzare il brand bandiera del vino tricolore nel mondo, un intenso programma tra eventi fieristici, Vinitaly preview e roadshow che punta ad intercettare operatori e stampa straniera, e a fidelizzare il rapporto con i top-buyer esteri in 15 Paesi-chiave selezionati che rappresentano, in valore, il 78% dell’intero export enologico italiano.
Si va dai mercati storici di sbocco come Usa, Germania, Regno Unito e Svizzera, pari a oltre la metà delle esportazioni italiane, alle sempre più importanti piazze ad alto tasso di crescita, Canada, Francia, Belgio, Giappone, Svezia e Austria, con incrementi vicini al 40% nell’ultimo quinquennio, fino alle domande emergenti di Brasile, Cina, Serbia, Corea del Sud e Danimarca. E proprio da queste ultime prende il via il calendario internazionale di Veronafiere, che dopo la pausa estiva volerà prima in Cina con l’ormai consueto “Vinitaly China Roadshow” (Pechino, Changsha e Hangzhou, dall’11 al 15 settembre) e poi in Brasile a Bento Gonçalves per “Wine South Americ”a (12-14 settembre), quarta edizione dell’appuntamento di riferimento per il mercato brasiliano e sudamericano, organizzata dalla partecipata Veronafiere do Brasil.
Sempre sul fronte fieristico, debutta a Chicago il 22 e 23 ottobre la collaborazione con International Wine Expo (Iwe) , l’iniziativa organizzata da Italian Expo in partnership con la Camera di commercio italiana a Chicago e dedicata ai professionisti wine&food del Midwest. Sarà poi la volta, dal 16 al 19 novembre, di “Wine Vision by Open Balkan” a Belgrado, in Serbia, dove Vinitaly sarà presente con una collettiva di 50 produttori italiani. È anticipata invece a partire da ottobre e fino a dicembre, la staffetta autunnale delle Vinitaly Preview, l’azione promozionale di “buyer hunting” in vista dell’edizione 2024 di Vinitaly realizzata in collaborazione con Ice Agenzia e con il Sistema Italia (Ambasciate, Consolati e Camere di Commercio) all’estero. Nel mirino del format che lo scorso anno ha portato a Verona la quota record di mille “super-acquirenti” esteri selezionati, i Paesi identificati come prioritari dagli espositori di Vinitaly e dalle indagini di mercato: Germania, Regno Unito, Corea del Sud e Giappone, ma anche Danimarca, Svezia, Francia, Belgio, Austria e Svizzera.
Non mancano infine gli appuntamenti per il 2024, che vede già in agenda nel primo trimestre due tappe di Vinitaly preview negli Usa, mentre il roadshow americano proseguirà poi tra giugno e luglio a Los Angeles, Las Vegas e San Francisco. Chiudono il cerchio gli eventi primaverili, che a maggio vedranno Veronafiere di nuovo protagonista in Cina e in Brasile per Wine to Asia (Shenzhen) e “I love Italian Wine” (San Paolo e Rio de Janeiro).
Vino, Consorzio Conegliano Valdobbiadene sempre più attivo a CortinaMilano, 31 lug. (askanews) – Nell’ambito delle sue attività di promozione, il Consorzio di tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg ha definito un calendario di attività volte a far conoscere e degustare le sue bollicine al turismo di Cortina (Belluno), dando ancor più voce alla partnership in corso con alcuni locali del centro della celebre cittadina ampezzana.
“Il complesso di attività sia formative sia promozionali sono parte di un unicum che ci contraddistingue e che hanno portato tutta la nostra realtà a primeggiare in Italia e all’estero” ha dichiarato la presidente del Consorzio, Elvira Bortolomiol, sottolineando che “se le voci del singolo possono non essere udite, tutti insieme sappiamo far arrivare i nostri valori lontano rafforzando il pregio della Denominazione”. A partire da inizio agosto fino ad ottobre, presso il locale La Suite di Cortina, il Consorzio e i produttori aderenti all’iniziativa racconteranno il territorio e il Conegliano Valdobbiadene ad un pubblico di appassionati attraverso momenti di approfondimento. Si debutta con i “Conegliano Valdobbiadene wine-desk” a disposizione del pubblico tutti i giovedì dalle 17 alle 22 sulla terrazza esterna, dove, a rotazione, i produttori aderenti saranno presenti e faranno degustare le proprie etichette. La prima data è fissata al 3 agosto con Andreola, a seguire il 10 agosto con Gli Allori, il 24 agosto con Sorelle Bronca, il 31 agosto con Bortolomiol, il 7 settembre con Le Manzane e si chiude con Duca di Dolle il 14 settembre.
A settembre e ottobre i wine-lovers potranno partecipare anche alle masterclass “Conegliano Valdobbiadene Tasting in Cortina”, che avranno l’obiettivo di approfondire alcune tematiche care alla Denominazione grazie alla conduzione del direttore del Consorzio, Diego Tomasi, e al supporto di un sommelier Ais. Il 7 settembre si affronterà il tema del terroir grazie ad una degustazione di Conegliano Valdobbiadene che esplorerà le peculiarità dei suoli sulla personalità del vino, il 21 settembre sarà la volta di una degustazione che avrà lo scopo di rafforzare la conoscenza della zona del Conegliano Valdobbiadene, dei suoi paesaggi e delle storie che hanno fatto di questi territori un patrimonio Unesco. Il 5 ottobre sarà la volta del Valdobbiadene Superiore di Cartizze, 108 ettari di vocazione enologica. Gli incontri si chiuderanno il 12 ottobre con un viaggio alla scoperta del metodo di spumantizzazione del Conegliano Valdobbiadene.
Viticultori a R. Marche: annata disastrosa, più fondi per il bioMilano, 31 lug. (askanews) – L’Istituto marchigiano di tutela vini (Imt), il Consorzio vini piceni e Confagricoltura Marche hanno scritto una lettera congiunta all’assessore all’Agricoltura della Regione Marche, Andrea Maria Antonini, per chiedere un suo intervento “volto ad aumentare sensibilmente, anche se solo per questa climaticamente disastrosa annualità, l’ammontare dei contributi previsti sui Bandi Misura 11, sottomisura 11.1 e 11.2, per quanti adottano o mantengono pratiche e metodi di produzione biologica, che sono stati quelli maggiormente danneggiati dalle avversità atmosferiche e dall’insorgere della fitopatia peronospora”.
Ringraziando l’assessore per gli interventi già intrapresi a favore del settore vitivinicolo regionale, i presidenti delle tre realtà, Michele Bernetti (Imt), Giorgio Savini (Consorzio vini piceni) e Federico Castellucci (Confagricoltura Marche), concludono la lettera sottolineando che “nella Regione leader sulle coltivazioni bio, specie nel settore vitivinicolo, uno sforzo in tale settore non è una spesa, è un investimento sul futuro”.
Intesa Equalitas-Legambiente per filiera vitivinicola sostenibileMilano, 31 lug. (askanews) – Protocollo di intesa tra Equalitas e Legambiente per promuovere per una filiera vitivinicola etica e sostenibile. L’intesa sarà sottoscritta venerdì 4 agosto dal presidente di Equalitas, Riccardo Ricci Curbastro, e da quello di Legambiente, Stefano Ciafani, al festival “Festambiente 2023” in programma a Rispescia (Grosseto) dal 2 al 6 agosto.
In una nota si spiega che l’accordo “ha come obiettivo la promozione di un modello agricolo virtuoso: esso ha messo in luce, nell’ambito vitivinicolo, le buone pratiche agroecologiche, passando per gli strumenti di monitoraggio degli impatti sul clima, acqua e biodiversità”. Valorizzazione del territorio, tutela degli ecosistemi, aumento della fertilità dei suoli, riduzione delle molecole nocive di sintesi, efficienza idrica ed energetica sono i pilastri fondamentali dell’agricoltura sostenibile che promuovono un ecosistema diversificato ed idoneo alla diffusione di insetti impollinatori e della biodiversità in generale. Per Equalitas e Legambiente è di “fondamentale importanza valorizzare i processi di efficientamento energetico e di utilizzo delle energie rinnovabili come fotovoltaico, cogenerazione e biogas. Allo stesso modo risulta fondamentale la promozione di filiere del lavoro trasparenti e basate sulle migliori pratiche in termini di pari opportunità, formazione continua ed equità di carriere e remunerazioni”.
Vino, R. Lombardia: 2,7 mln euro per promozione su mercati extra UeMilano, 31 lug. (askanews) – Regione Lombardia sostiene con 2,7 milioni di euro la promozione del vino sui mercati esteri extra Ue, finanziando progetti presentati da organizzazioni professionali, aziende vinicole singole o associate e consorzi di tutela, nell’ambito dell’Ocm vino”. L’intervento è stato deliberato oggi dalla Giunta su proposta dell’assessore all’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste, Alessandro Beduschi.
“Si tratta di una tappa fondamentale per alimentare la crescita del vino lombardo all’estero” ha spiegato Beduschi, ricordando che “nel 2022 ha raggiunto il suo massimo storico con 328 milioni di euro di fatturato e negli ultimi 15 anni ha raddoppiato il peso delle sue esportazioni”. In una nota, Regione Lombardia ha precisato che il mercato principale per il vino lombardo è, con quasi un quarto del valore totale, la Germania. Seguono gli Stati Uniti, con una quota del 12,5%, (salita del 20,6% tra il 2019 e il 2021), la Svizzera (8,6%), il Giappone (6,4%), la Francia (4,1%), il Regno Unito (4%) e la Spagna (2,9%).
“La Lombardia vanta ben 5 Docg, 21 Doc e 15 Igt: un mondo che grazie a misure come quella deliberata oggi potrà continuare a lavorare per consolidare i propri mercati verso i Paesi terzi, oltre a esplorare nuove vie commerciali” ha proseguito l’assessore, sottolineando che si tratta di “un’ opportunità che vale sia per i vini più conosciuti sia per le denominazioni finora meno note e presenti all’estero”. Nel 2022, con la misura dedicata alla promozione nei Paesi terzi, sono stati finanziati 10 progetti regionali, 12 progetti multiregionali con la partecipazione della Lombardia e un progetto multiregionale con la Regione come capofila.
Il bando sarà pubblicato nei prossimi giorni sul Burl regionale e le domande dovranno essere presentate entro il 13 settembre. Anche quest’anno Regione Lombardia ha riservato una quota dei fondi al finanziamento dei progetti multiregionali che coinvolgono finanziariamente almeno due Regioni. Queste risorse fanno parte di un pacchetto da 11 milioni di euro destinati alla Lombardia per la campagna 23-24 e seguono a stretto giro uno stanziamento di circa 2,2 milioni di euro dedicati agli investimenti delle aziende. “Regione Lombardia – ha concluso Beduschi – prosegue nel suo impegno per sostenere un settore che rappresenta una delle punte di diamante del nostro comparto agroalimentare e che punta sempre di più sulla qualità per farsi apprezzare anche al di fuori dei confini italiani”.
La pesca “Bella” di Borgo d’Ale (Vercelli) è Presidio Slow FoodMilano, 31 lug. (askanews) – La pesca “Bella” di Borgo d’Ale, località di poco più di duemila abitanti in provincia di Vercelli, è diventata Presidio Slow Food. Tondeggiante e di pezzatura medio-grande, particolarmente profumata e aromatica, ha la buccia con colore di fondo verde chiaro-biancastro e sovracolore rosso-rosato e polpa bianca con venature rossastre in prossimità del nocciolo.
L’inizio della coltivazione della pesca nella piana di Borgo d’Ale risale all’inizio del Novecento, probabilmente per iniziativa di alcuni borgodalesi di rientro dall’America con sementi d’oltreoceano. Un tentativo che non ebbe particolare fortuna, ma che fu seguito pochi decenni dopo da altri esperimenti più professionali e con risultati maggiormente promettenti: così, nel 1930, erano già più di cento gli ettari di terra impiantati a pescheti attorno al borgo. Per circa mezzo secolo, la storia del paese è andata di pari passo con lo sviluppo della peschicoltura, con tante varietà coltivate, tra cui la “Bella”: a metà degli anni Settanta degli oltre 100mila quintali di pesche, circa il 10% era costituito da questa varietà. La coltivazione delle pesche a Borgo d’Ale ha ancora un ruolo importante ma negli ultimi tre o quattro decenni, la “Bella” è andata pressoché perduta, surclassata da varietà di pezzatura maggiore e più adatte al mercato, perché disponibili per un periodo più lungo (la varietà tutelata dal nuovo Presidio matura nel giro di due settimane appena, tra fine luglio e inizio agosto) e perché più durevoli e quindi facilmente commercializzabili. Nel 2015 le piante ancora in vita erano soltanto una ventina, e tutte vecchie di almeno quarant’anni. “Il recupero della varietà è cominciato nel 2016” ricorda Paolo Caldera, referente degli otto produttori (alcuni dei quali poco più che trentenni) che hanno già aderito al Presidio, aggiungendo che “dalle pochissime piante rimaste, presenti perlopiù nei frutteti di anziani contadini, abbiamo recuperato il materiale per dare avvio alla propagazione”. Della “Bella”, già inclusa nell’Arca del Gusto di Slow Food, oggi si è arrivati ad avere cinquecento piante.
L’area di produzione di questa varietà comprende i Comuni di Borgo d’Ale, Alice Castello, Cigliano e Moncrivello (Vercelli), Viverone (Biella), Cossano Canavese e Maglione (Torino). “Per il pesco occorrono tre anni per arrivare a produzione e nei primi tempi il raccolto era appena sufficiente per l’autoconsumo, così il 2022 è stato il primo vero anno di produzione” precisa Caldera, spiegando che l’intenzione è ora quella di allargare il progetto anche dal punto di vista della trasformazione del prodotto in composte, confetture e succhi.
Vino, il 2 agosto “Novant’anni di bollicine” arriva a Nizza MonferratoMilano, 31 lug. (askanews) – Quinta tappa a Nizza Monferrato (Asti) per “Novant’anni di bollicine”, la mostra itinerante del Consorzio Asti Docg, che da mercoledì 2 agosto (inaugurazione alle 18.30) fino al 2 settembre approda negli spazi del Foro Boario Pio Corsi.
L’allestimento, curato da Pier Ottavio Daniele in collaborazione Giancarlo Ferraris, Andrea Triberti, Massimo Branda, Luca Percivalle, Zeta Solution e Designstudio25, “accende i riflettori sull’evoluzione e la crescita socioeconomica della denominazione spumantistica più antica d’Italia che oggi produce 100 milioni di bottiglie, raccontata attraverso le campagne di comunicazione che hanno fatto la storia della pubblicità enoica nel Belpaese”. In esposizione, per un viaggio nel tempo iniziato con la prima tappa lo scorso anno in occasione del novantesimo compleanno del Consorzio, oltre 60 tra manifesti originali, filmati e immagini rare e introvabili delle grandi case spumantiere italiane a partire dalle prime immagini pubblicitarie ai poster di grandi artisti come Leonetto Capiello e Armando Testa passando per i caroselli televisivi in bianco e nero degli anni Cinquanta fino gli spot contemporanei con protagonisti personaggi sportivi e star di Hollywood.
Il tour di “Novant’anni di bollicine” si concluderà alla chiesa di San Giuseppe ad Alba (Cuneo), dal 7 ottobre al 7 dicembre. A Nizza Monferrato la mostra è aperta dal venerdì alla domenica dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19. Per le altre giornate è possibile visitare l’allestimento su prenotazione.
Vitovska e i suoi fratelli: i gioielli del Carso figli di pietra e faticaMilano, 31 lug. (askanews) – ‘Il Carso è molto più di un’entità geografica, è uno scrigno di tesori culturali che raccontano storie millenarie e tradizioni tramandate di generazione in generazione. È nostro dovere custodire questa ricchezza e garantire che sia trasmessa alle future generazioni, perché possano continuare a godere di un patrimonio unico e di straordinario fascino’. Sono parole pronunciate dal presidente dell’Associazione dei viticoltori del Carso-Kras, Matej Skerlj, nel corso del convegno che ha aperto la 17esima edizione di ‘Mare e Vitovska’ nel meraviglioso Castello di Duino (Trieste).
L’associazione è nata nel febbraio 2013 sulle ceneri del Consorzio Collio-Carso: ‘Avevamo delle discrepanze interne – racconta Skerlj ad askanews – e per una piccola realtà come la nostra il Consorzio era un impegno gravoso, soprattutto dal punto di vista burocratico e dei costi, così nove membri (di cui otto produttori) hanno fondato l’Associazione, che è molto più snella da gestire e oggi è la refente per la Regione e il ministero per il Disciplinare Carso-Kras Doc’. Oggi i soci sono 25 vignaioli carsolini che fanno più o meno il 70% delle circa 900mila bottiglie prodotte ogni anno in tutto il Carso. Numeri piccoli, per non dire piccolissimi, ma del resto, la provincia di Trieste rappresenta circa il 4% della produzione totale del Friuli Venezia Giulia che complessivamente conta circa 23mila ettari vitati sui più o meno 680mila del vigneto Italia, il 3,3%. Del resto qui i piccolissimi vignaioli sono un’infinità e producono ancora piccole quantità di vino per uso domestico o per le ‘osmize’, i locali tipici di queste zone dove si vendono e si consumano vini , salumi e formaggi direttamente dai produttori. Il Carso è un altopiano roccioso calcareo con un terzo della superficie in Friuli-Venezia Giulia, due terzi in Slovenia e una piccola parte in Croazia. Il Carso Triestino si snoda tra i 200 e i 400 metri di altitudine, fino a scivolare nelle acque del Golfo del capoluogo friulano, e incontrare la provincia di Gorizia. Perché, comanda il Disciplinare, la Doc Carso-Kras ‘comprende in tutto o in parte i comuni di Trieste, Duino-Aurisina, Monrupino e Sgonico in provincia di Trieste e Doberdò del Lago, Sagrado e Savogna d’Isonzo in provincia di Gorizia’. Oggi è in parte brullo, in parte bosco e in parte ricoperto da una vegetazione spontanea e selvaggia con le piante che spuntano dalle fessure della pietra, tra le quali si ritagliano faticosamente spazio leviti, divise in tanti, piccoli, appezzamenti che mettono a dura prova gli altrettanto tanti, piccoli, produttori. Pendenze, roccia, bora, lavorazioni manuali, rese basse: questa è da sempre terra di fatica e oggi di viticultura eroica che ha per protagonisti uomini e donne indissolubilmente legati alla loro terra.
‘Questo nostro Carso è piccolissimo, lungo e stretto, e quello che ci ha sempre caratterizzato è la sofferenza che le nostre viti hanno nel trovare quella poca terra che c’è in profondità e che si rispecchia non solo nel vino che bevi ma anche nelle persone che qui vivono’ spiega ad askanews il produttore Sandi Skerk, aggiungendo che ‘però, ogni cosa sofferta poi dà delle grandi soddisfazioni nella vita come nel vino: io penso che chi riesce a rispettare e adattarsi in vigna e in Cantina a questo territorio tortuoso e difficile, viene ripagato all’ennesima potenza’. ‘Chi è in sinergia con questa terra viene risarcito nel lavoro che fa, neanche se ne rende conto, è una cosa automatica’ continua, sottolineando che ‘quindi i giovani che credono veramente nel Carso penso abbiano un grande futuro davanti’. Come e forse più di altre terre di confine, il Carso ha un grande fascino perché è un contenitore di storie, culture e tradizioni che uniscono popoli che i confini e la Storia hanno più volte diviso e contrapposto. Lo sintetizza a suo modo, nell’introduzione al libro ‘Vitovska frutto del Carso’ realizzato quest’anno dall’Associazione dei Viticoltori del Carso-Kras, Carlin Petrini: ‘Ci sono luoghi del cuore che condensano valori e amicizie, che mi fanno sentire a casa quando ho la fortuna di tornarci. Uno di questi è, senza alcun dubbio, il Carso’.
‘Noi non siamo in Friuli, siamo nel Carso che è tutta un’altra cosa’ dice ad askanews Benjamin Zidarich, uno dei vignaioli più conosciuti e apprezzati di questa terra così vicina a Trieste ma così lontana dal concetto stesso di città. Lo dice camminando tra i suoi filari a Prepotto di Duino Aurisina, passeggiando su quei ’20 centimetri di terra sopra la pietra’, dove la vigna cresce robusta facendo penetrare le sue radici per metri e metri, guardando sempre il mare. Come tutti i carsolini, anche lui appartiene alla comunità slovena, autoctona come i vitigni di cui qui tutti si prendono cura: Vitovska, Malvasia e Terrano. Il Carso ‘è un modo di essere e di pensare’ prosegue Zidarich, ma è anche un elemento identitario, di appartenenza, di comunità: il luogo del cuore, il porto franco. Il Carso non è il Friuli, come non è la Slovenia, come non è la Croazia. E’ per l’appunto Carso e chi ci abita sente di essere suo figlio e di dover rinnovare il patto con la terra e il legame con la tradizione. Anche chi da tempo qui innova, come lui, Skerk, Skerlj e Kocjancic (così come Kante e Vodopivec che non fanno parte dell’Associazione), lo fa sempre rivendicando le proprie radici, il rispetto per la storia della propria famiglia e per la natura in cui vive. ‘Il Carso è un territorio unico nella regione Friuli Venezia Giulia ma come storia, tradizione, cultura e microclima è un territorio differente, con una viticoltura totalmente diversa rispetto ad altre zone, con un suolo di terra rossa, ricca di ferro e con sotto la pietra che c’è esclusivamente qui’ continua Zidarich, produttore celebrato che però rimarca come ‘per diventare grandi e fare storia, prima di tutto serve verità, semplicità, un prodotto naturale e bisogna fare squadra, perché la squadra è molto importante sul territorio: siamo tutti diversi l’uno dall’altro ma ognuno deve portare il proprio mattone per costruire la casa’.
E a un evento come ‘Mare e Vitovska’ la volontà di fare squadra di questo affiatato gruppo di vignaioli è sotto gli occhi di tutti, così come la partecipazione attiva dei protagonisti della gastronomia del territorio. La comune visione d’intenti a partire dall’obiettivo di una qualità indiscutibilmente alta, si concentra in particolare sulla Vitovska, vitigno autoctono a bacca bianca che da qualche anno rappresenta la realtà più importante e interessante del panorama enologico locale. ‘E’ l’unico vitigno autoctono che ogni Cantina del Carso ha e quindi è il simbolo di questo pezzo di terra e da vita a vini fini ed eleganti’ sintetizza Skerk, a cui fa eco Zidarich ricordando che ‘è una varietà storica che si coltiva solo nel Carso italiano e sloveno, che resiste alla bora e ha una buccia molto spessa che si presta perfettamente alla macerazione. E’ un vino molto semplice – aggiunge – al quale ogni produttore dà qualcosa di se stesso attraverso vinificazioni e invecchiamenti diversi, lavorandolo in pietra o in anfora o in legno’. Il senso strategico di puntare su questo vino, lo spiega sempre ad askanews Matej Skerli: ‘Quando ti poni di fronte al mercato devi essere molto chiaro e presentarti con un unico biglietto da visita e questo è la Vitovska, il vitigno più tradizionale e più legato al territorio, il più nostro’. La Vitovska è l’unico vitigno locale che in questi ultimi anni ha registrato una crescita di popolarità ben oltre i confini regionali, dato che oramai ben oltre metà del fatturato si fa con l’export. Merito di un gruppo di rigorosi artigiani del vino, tra loro amici, che ci ha creduto e ha capito come valorizzarla facendo vini naturali che macerano le bucce e affinano nel tempo. In questa profondità, priva di superflue concentrazioni e superate ruvidità, ritrovi il terroir e il carattere unico del Carso di cui ogni vignaiolo fornisce uno spaccato, una sua interpretazione. ‘Noi puntiamo sulla tutela della Vitovska ma non abbiamo armi a disposizione perché la Legge non prevede la tutela del vitigno ma solo la tutela geografica di un nome’ spiega il presidente dell’Associazione dei viticoltori del Carso-Kras, conscio che dal punto di vista della promozione non basta ‘spingere’ un vino, ma serve ‘spingere’ un territorio con tutti i frutti che la sua terra produce’. ‘Essendo piccoli siamo i primi a volere creare un legame con gli altri prodotti, mieli buonissimi, olio, prosciutto, formaggi e dare vita ad un gruppo di amici che abbiano voglia di promuovere insieme il Carso’ spiega Skerlj, aggiungendo che ‘speriamo di riuscirci con il Gruppo di azione locale (Gal) sotto il logo del Carso, e poi ad esempio fare ‘sistema’ con il Collio, unire le Strade (del vino e dei sapori, ndr): sarebbe bello anche perché i visitatori si divertirebbero moltissimo a scoprire vini di alta gamma così diversi tra loro’. Un ragionamento che smentisce l’accusa che questa Associazione di produttori carsolini siano ‘contro tutto e tutti’, anche per la loro scelta di non aderire al Consorzio dei Consorzi (Uni.Doc FVG). ‘Siamo contrari alla politica che pone tutti i terreni sullo stesso piano, è contro natura, appiattisce e allinea tutto al basso, bisogna piuttosto evidenziare le differenze e le peculiarità di ogni territorio’ spiega Skerlj, sottolineando che ‘per questo siamo contrari alla Doc Friuli e alla Doc Pinot Grigio, grandi Denominazioni dove si mettono sullo stesso piano suoli e microclimi diversi’. Un discorso che potrebbe valere anche per lo stesso Carso, ad esempio con l’individuazione di una sottozona nella fascia vicina al Comune di Muggia, il Breg, che ha la peculiarità di un suolo caratterizzato dal ‘flysch triestino’, una stratificazione di marne siltose e arenarie. Ma al momento quella che è stata identificata è quella del rosso Terrano, al centro del primo progetto di Doc transnazionale europea: ‘Abbiamo già un Disciplinare comune con il Kras (il Carso sloveno) e mi pare che a Bruxelles le cose stiano andando avanti’ racconta Skerlj, evidenziando che in caso di riconoscimento ‘non credo ci sarebbero grandi problemi ad allargare il discorso agli altri vitigni’. ‘Penso che quello che serve è iniziare ad incontrarsi con maggior frequenza e intraprendere delle strade comuni’ prosegue, concludendo: ‘sono processi lunghi, anche perché in Slovenia, dove esiste sia il Consorzio che l’Associazione, ci sono anche delle realtà molto grandi e quindi è più complesso identificare degli orizzonti comuni’. Questi sono i viticoltori del Carso-Kras, artigiani di grandi vini capaci di guardare oltre ogni confine.
Il mondo del vino abruzzese compatto contro Decreto etichettaturaMilano, 29 lug. (askanews) – Si è tenuta ieri nella sede del Consorzio Tutela vini d’Abruzzo, la riunione straordinaria fortemente voluta dal presidente Alessandro Nicodemi, con la presenza di tutte le associazioni di categoria regionali e il vicepresidente della Regione Abruzzo, Emanuele Imprudente. Il tema sul tavolo è il Decreto ministeriale “etichettatura”, e in particolare l’articolo 16, che “con la sua approvazione rischia di compromettere una delle più grandi denominazioni di vino rosso fermo italiano, il Montepulciano d’Abruzzo, che ormai da molti anni supera i 100-120 milioni di bottiglie prodotte e vendute in tutto il mondo”.
Gli attori del mondo del vino abruzzese ieri hanno sottoscritto un documento d’intenti che sarà portato sui tavoli di concertazione regionali e nazionali per contestare “la proposta di una sorta di liberalizzazione indiscriminata dell’uso dei vitigni in etichetta, senza nessuna eccezione, come previsto invece per altri vitigni e sinonimi”. Questa, secondo quanto evidenziato in una nota, “porterebbe un danno incalcolabile non solo in termini economici, ma anche di comunicazione creando una vera distorsione di mercato, ottenendo l’effetto opposto alla ratio della norma”. Sia il Consorzio, sia le associazioni Copagri, Confagricoltura, Confcooperative, Lega Coop, Coldiretti, DAQ Vino, Assoenologi e Cia “chiederanno la revisione del testo in presentazione, con il mantenimento delle tutele esistenti in materia di utilizzo del nome del vitigno Montepulciano alla sola regione Abruzzo”. Il Consorzio Tutela vini d’Abruzzo ricorda che la presenza del vitigno Montepulciano in terra d’Abruzzo risale ad oltre due secoli: qui, grazie al particolare microclima della regione, ha trovato le migliori condizioni per vegetare e produrre vini di grande valore. La denominazione “Montepulciano d’Abruzzo”, nata nel 1968 come denominazione-vitigno e come tale riconosciuta e tutelata in deroga, negli anni “è diventata un colosso della enologia non solo regionale, ma anche nazionale e come tale deve continuare ad essere protetta”. “L’utilizzo di un sinonimo garantirebbe sia la corretta informazione al consumatore (principio condiviso e da rispettare), sia il patrimonio storico delle denominazioni-vitigno” ha precisato Nicodemi, sottolineando che “dobbiamo difendere il lavoro di centinaia di operatori che per decenni hanno investito e continuano ad investire importanti risorse sulla promozione e sull’affermazione nei mercati internazionali del vino a DO più prestigioso dell’enologia regionale, il Montepulciano d’Abruzzo, da sempre legato in maniera indissolubile ad un vitigno (Montepulciano) e al nostro territorio che, se non adeguatamente tutelati, rischiano di essere ‘banalizzati’ ed utilizzati da altri operatori solo per ‘meri fini commerciali’, a danno del radicamento storico e territoriale da tutti unanimemente riconosciuto”.
A tal proposito il Consorzio già il 10 marzo scorso aveva richiesto al Masaf il reinserimento del sinonimo “Cordisco” per il vitigno “Montepulciano” nel Registro nazionale varietà delle viti, già presente nel 1988 e “poi scomparso misteriosamente nella trasformazione dello stesso da cartaceo ad informatico”, al fine di tutelare la denominazione di origine protetta “Montepulciano d’Abruzzo” e per essa il termine/nome di vitigno “Montepulciano” da usi impropri del medesimo. Nel documento sottoscritto ieri, si afferma che tale soluzione “permetterebbe di porre un punto definitivo su una questione che si protrae ormai da troppo tempo: il Montepulciano resterebbe patrimonio della regione che maggiormente ha creduto ed investito nel vitigno in questi ultimi 50 anni e, con l’inserimento del sinonimo Cordisco nel Registro nazionale delle varietà, le denominazioni riconosciute in altre regioni, che contemplano la presenza del vitigno montepulciano nella base ampelografica di riferimento delle relative DO, potrebbero colmare il proprio gap informativo verso il consumatore riportando in etichetta il sinonimo”.