Vino, “VinNatur Genova” sarà il 21 e 22 gennaio 2024 al Porto AnticoMilano, 22 ott. (askanews) – Domenica 21 e lunedì 22 gennaio 2024 nel capoluogo ligure torna “VinNatur Genova”, la rassegna dedicata ai vini naturali all’interno dei Magazzini del Cotone al Porto Antico. La organizza “VinNatur”, l’Associazione viticoltori naturali nata nel 2006 dall’esigenza di unire piccoli vignaioli italiani ed europei, con l’obiettivo di far conoscere il vino che producono e di ampliare le loro conoscenze specifiche in materia di viticoltura ed enologia naturale.
Gli ottocenteschi Magazzini del Cotone, con i loro 31mila metri quadrati di superficie distribuiti su quattro piani, accoglieranno 90 produttori provenienti da Italia, Austria, Spagna, Francia e Ungheria che porteranno in assaggio le proprie selezionate eccellenze enologiche. Alla rassegna, che aprirà le porte ai visitatori dalle 10 alle 18, i vignaioli presenteranno le proprie etichette e condivideranno il proprio modo di fare vino. Ai banchi d’assaggio sarà possibile scoprire una viticoltura che esegue il minor numero possibile di interventi in vigna e in Cantina. Alcune masterclass e un’ampia area “food” completerà la proposta enologica. “Siamo profondamente convinti che il vino naturale sia un’espressione di natura, cultura e tradizione: un’arte che rispetta la terra, il vigneto e la storia” ha spiegato il vignaiolo e presidente di “VinNatur”, Angiolino Maule, sottolineando che “in un mondo sempre più omogeneo, il vino naturale ci ricorda l’importanza di preservare la diversità e la bellezza di un’agricoltura sana. VinNatur Genova 2024 è un’opportunità straordinaria di condividere ancora una volta questa nostra visione con il pubblico di wine lovers – ha concluso – in un mercato, quello del capoluogo ligure, che da tempo accoglie e apprezza il vino naturale e che abbiamo scelto per ospitare questa manifestazione a partire dal 2015”.
Vino, da 28 a 30 ottobre torna “Il Nizza è”, l’evento sul Nizza DocgMilano, 22 ott. (askanews) – Banchi di assaggio, degustazioni guidate e uno speciale percorso enogastronomico alla scoperta delle sfumature della Denominazione del Nizza: da sabato 28 a lunedì 30 ottobre torna “Il Nizza è”, appuntamento giunto alla sua quarta edizione, pensato per permettere sia a operatori del settore che ai wine lover di approfondire la conoscenza del Nizza Docg, a partire dalle sue radici. La tre giorni si svolgerà a Nizza Monferrato, a Palazzo Crova, elegante edificio neoclassico settecentesco, e al Palazzo del Gusto, luogo di riferimento della cultura enogastronomica del territorio monferrino.
Prodotto con il 100% di uve Barbera, il Nizza Docg è un vino che nasce nel cuore del Monferrato, tra il torrente Belbo e il Rio Nizza, in un’area che racchiude ben 18 Comuni che rappresentano l’eccellenza nell’ambito della vasta area di produzione della Barbera d’Asti. Nei tre giorni della manifestazione, dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 20, saranno aperti sei banchi di assaggio con 63 produttori e 99 etichette in degustazione, per apprezzare, guidati dai sommelier Ais, le differenze tra le principali zone di terroir della Docg. L’inaugurazione è prevista sabato alle 10, con il conferimento a un produttore del territorio del “Premio Tullio Mussa”, che sarà presentato da Piercarlo Albertazzi, vicepresidente della Condotta Slow Food Alessandria e Colline Nicesi. Pane, burro e acciughe e cioccolato saranno invece alcuni dei prodotti tipici del territorio che accompagneranno un viaggio alla scoperta delle peculiarità che contraddistinguono nuove e vecchie annate del Nizza Docg: una degustazione comparativa che si svolgerà sabato 28 ottobre alle 17 alla chiesa sconsacrata Santissima Trinità, a due passi da Palazzo Crova.
“Il Nizza è” è organizzato da Enoteca Regionale di Nizza, Comune di Nizza Monferrato e Associazione Produttori del Nizza, con il supporto tecnico della delegazione astigiana dell’Associazione Italiana Sommelier (Ais) del Piemonte, e realizzato grazie alla Regione Piemonte, con il patrocinio del Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, della Provincia di Asti, della Comunità Collinare Vigne & Vini e dell’Associazione per il Patrimonio dei Paesaggi Vitivinicoli di Langhe Roero e Monferrato.
Ais: per la “Guida Eccellenza di Toscana” degustati oltre 2.400 viniMilano, 22 ott. (askanews) – Sono stati oltre 2.400 i vini di 500 aziende assaggiati in poco più di quattro mesi dai 52 degustatori dell’Associazione italiana sommelier (Ais), per giungere alla selezione delle etichette per l’edizione 2024 della “Guida Eccellenza di Toscana”.
Dall’analisi dei vini degustati l’Ais evidenzia “una rilevante crescita qualitativa d’eccellenza del Chianti Classico Gran Selezione, dove il Sangiovese ormai è diventato assoluto attore dell’appeal organolettico, in trepidante attesa di un ulteriore salto in alto con l’avvento delle Uga”. “Il Vino Nobile di Montepulciano sta attraversando un ottimo stato di forma rispetto alle prestazioni degli anni precedenti, e questo diventa un buon auspicio per l’arrivo delle Pievi” prosegue l’Associazione, mentre il Brunello di Montalcino “resta in una oscillante stabilità, confermando certi convenzionali standard qualitativi acquisiti da tempo”. “Molto interessante la realtà dell’Orcia, con alcuni Sangiovese che si smarcano nella personalità offrendo accattivante e austera tempra strutturale e un elevato livello medio di qualità, e lo stesso si può dire della Docg Carmignano, dove il gruppo dei vini che offrono standard qualitativi molto sopra la media si è compattata rispetto agli anni passati” aggiunge l’Ais, evidenziando che “nell’areale di Montecucco la crescita è ancora in atto, con una considerevole schiera di vini che tagliano il traguardo dell’eccellenza”. “Il terroir Bolgherese conferma la sua vocazione a stagliarsi al vertice nell’interpretare la filosofia enologica che sfida il Médoc, con la tendenza a equilibrare con ponderazione l’uso del legno durante la maturazione” commenta il coordinatore della guida, Roberto Bellini, precisando che “è anche una certa tendenza da parte di alcuni produttori a cimentarsi con i vitigni locali, e sono state riscontrate interessanti versioni di Canaiolo, Ciliegiolo, Colorino, Barsaglina, Pugnitello e Vermentino Nero. Anche i rosati sono in crescita produttiva e stanno diventando molto attrattivi per prontezza di beva e purezza espressiva di profumo e gusto – prosegue – chiaramente l’uva Sangiovese è la più impiegata, però i rosati ottenuti da Syrah, Vermentino e Aleatico sono risultati sorprendenti”.
Per quanto riguarda i vini bianchi, “le annate 2021 e 2022 della Vernaccia di San Gimignano si sono mantenute nella norma qualitativa, in un panorama viticolo che vede il mercato dominato dai vini ottenuti da Vermentino”, sia da solo sia abbinato ad altri vitigni. A parte qualche invenzione “orange”, è stato molto apprezzato “un bianco vinificato da sola Colombana e alcuni vini ottenuti da Trebbiano Toscano”. “Considerando la generalità dei vini presentati, si può affermare che ci sono alcuni picchi di generosità alcolica che determinano una struttura un po’ calda, che ovatta quelle graziose spigolosità che il vino dovrebbe offrire nei primi anni della sua evoluzione, proiettando la struttura del vino ai confini dell’inizio della maturità” precisa Bellini, sottolineando che “il trend di crescita del potenziale in alcol sembra non essersi ancora stabilizzato, ci auspichiamo che s’inverta per evitare la possibilità che quella presenza diventi avversaria e avversiva della gradevolezza dell’equilibrio del gusto del vino. Dall’altra parte – conclude – diamo invece il benvenuto alla continuità di un impiego più ‘pensato’ del legno, infatti molte suggestive espressioni di florealità e di fragranze fruttate hanno caratterizzato, per freschezza, una discreta percentuale di vini”.
La presentazione ufficiale della Guida, è fissata per il 2-3 marzo 2024 alla Stazione Leopolda di Firenze, dove è in programma per quelle date la ventunesima edizione dell’evento “Eccellenza di Toscana” organizzata e promossa da Ais Toscana.
Vendemmia, Cons. Barbera Asti e vini Monferrato: -30% ma uve belleMilano, 21 ott. (askanews) – “L’andamento stagionale è stato davvero imprevedibile e i nostri viticoltori hanno dovuto fronteggiare molte complessità, dimostrando ancora una volta grande competenza e determinazione: la primavera, infatti, è stata caratterizzata da pochissime piogge, mentre giugno ha presentato un clima fresco con qualche evento piovoso che ha portato ad un iniziale rischio di sviluppo delle malattie della vite. A luglio e agosto le temperature si sono alzate notevolmente e purtroppo abbiamo risentito notevolmente della scarsità delle precipitazioni, ma le piogge di fine agosto sono state provvidenziali, riportando l’equilibrio che auspicavamo. I bellissimi e soleggiati mesi di settembre e inizio ottobre hanno fatto il resto, permettendoci di raccogliere uve davvero belle e di altissimo livello qualitativo. Nel bicchiere ci aspettiamo dunque vini davvero interessanti, di spiccata personalità e altamente rappresentativi del nostro territorio”. Questo, in sintesi, il punto sulla vendemmia e l’annata 2023 tracciato dal presidente del Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, Vitaliano Maccario, che segnala tuttavia un calo medio delle rese pari al 30% dovuto in larga parte agli eventi siccitosi e ai “temporali grandiniferi” registrati nei mesi passati.
“Sicuramente questo dato ci deve ricordare che il cambiamento climatico è ormai una realtà oggettiva che va affrontata con strumenti all’altezza della situazione” spiega il presidente, aggiungendo che “la natura sta cambiando rapidamente e da parte nostra è richiesta prontezza di risposta per salvaguardare al meglio la produzione mantenendo gli elevati standard qualitativi di oggi. Sicuramente – ha concluso Maccario – a tal fine sarà fondamentale il supporto delle Istituzioni in modo da permettere ai produttori di apportare tutte le necessarie innovazioni anche tecnologiche per far fronte all’emergenza idrica di questi anni e per affrontare le problematiche legate al calo delle produzioni”. Il Consorzio, nato nel 1946, conta oggi poco più di 400 aziende associate e 13 Denominazione tutelate: quattro Docg e nove Doc.
Vino, il 23 ottobre Alba ricorda Renato Ratti, l’innovatore del BaroloMilano, 21 ott. (askanews) – In occasione dei 60 anni dall’approvazione della legge istitutiva delle Doc e Docg, la Città di Alba (Cuneo) ricorda Renato Ratti, “promotore vinicolo, uno dei primi a concepire il vino in termini moderni, su misura di un consumatore nuovo, e a puntare sulla qualità, la delicatezza e l’equilibrio del prodotto”. Lo ha comunicato lo stesso Comune piemontese, spiegando che lunedì 23 ottobre alle 21, al Teatro sociale “G. Busca”, si parlerà della sua vita e della sua attività in campo vitivinicolo e verrà proiettato in prima visione il video del progetto “Per Aspera ad Astra”, realizzato in collaborazione con Fondazione Radici e grazie al sostegno della Fondazione Crc.
“Ricordiamo uno dei grandi personaggi del mondo del vino, una persona di intuito straordinario che ha contributo a cambiare per sempre la storia del nostro territorio” ha affermato l’assessore comunale al Turismo, Emanuele Bolla, sottolineando che “siamo molto orgogliosi di poterlo fare con parenti ed amici, in una serata che si preannuncia emozionante e ricca di passione”. Nato a Villafalletto nel 1934, Ratti ottiene il diploma di Enotecnico alla scuola Enologica di Alba nel 1953 e inizia a lavorare prima alla Contratto di Canelli e poi alla Cinzano di Santa Vittoria. Nel luglio del 1955 parte per il Brasile inviato dalla Cinzano, investendo i suoi guadagni in vigne di Langa per produrre vini. Nel 1965 rientra in Italia, interrompe la collaborazione con la Cinzano e si stabilisce all’Abbazia dell’Annunziata di La Morra iniziando la sua attività di produttore vinicolo nella zona di Mercenasco. Nel 1971 l’Ordine dei Cavalieri del Tartufo e dei Vini di Alba, che lo aveva avuto tra i fondatori, pubblica il suo primo libro “Della vigna e del vino dell’Albese”, che rimane ancora oggi la più interessante, completa e documentata ricerca vinicola della zona, dalla quale non si può prescindere se si vuole conoscere la storia della nostra enologia. A questo, seguiranno altri volumi, “Civiltà sul vino” (1973), “Il manuale del saggio bevitore” (1974), “Guida dei vini del Piemonte” (1977), “Come degustare i vini” (1981), “Conoscere i vini d’Italia” (1985). Inoltre Ratti disegnò per il Barolo la prima mappa dei grandi cru di Langa. Morì a La Morra nel 1988.
Gli organizzatori dell’incontro, ricordano che Renato Ratti fu “uno dei primi a concepire il vino in termini moderni e su misura di un consumatore nuovo, a puntare sulla qualità, la delicatezza e l’equilibrio del prodotto”. Fu inoltre tra i fondatori della rassegna “La fiera del vino di Pasqua” (ora “Vinum”), nonché direttore del Consorzio del Barolo e del Barbaresco e del Consorzio dell’Asti. “Uomo di grande cultura e di notevole capacità manageriali – concludono i promotori della serata – seppe adoperarsi efficacemente per la costituzione delle Doc e delle Docg dei vini albesi”. Photo credits Fondazione Radici
Più frutta e verdura dopo i 60 anni: da cibi a base vegetale un’alternativaMilano, 20 ott. (askanews) – Entro il 2050, secondo l’Ocse, gli over 60 rappresenteranno circa il 21% della popolazione mondiale. Per arrivare in salute, la “silver generation” dovrebbe seguire una dieta varia ed equilibrata associata a una regolare attività fisica. Adottare un regime alimentare corretto rappresenta, infatti, una strategia contro fragilità e malattie croniche (soprattutto legate all’età avanzata).
Uno studio americano sottolinea che sostituire anche solo il 5% delle calorie totali della dieta quotidiana con proteine vegetali (al posto di quelle animali) porta a una riduzione del 38% del rischio di fragilità. Non solo, lo studio – che ha coinvolto oltre 85.871 donne di età superiore ai 60 anni – ha dimostrato come le donne che inseriscono nella dieta quotidiana un maggior quantitativo di proteine vegetali (6,2 g al giorno contro 3,8 g al giorno) registrano un rischio inferiore del 14% di sviluppare fragilità legata al passare degli anni. “Seguire una dieta ricca di frutta e verdura, così come di cereali integrali e legumi, è una regola sempre valida e diventa ancor più importante nella terza età, al fine di mantenere un generale stato di salute del nostro organismo. Il World cancer research fund infatti consiglia di assumere quotidianamente questo genere di alimenti e di distribuirne il consumo in almeno 5 porzioni nella giornata”, suggerisce Lucilla Titta, biologa nutrizionista e ricercatrice presso l’Istituto Europeo di Oncologia-IEO di Milano, che, in occasione del “Veganuary” (mese dedicato alla dieta vegana) e in collaborazione con il gruppo Prodotti a base vegetale di Unione Italiana Food, ricorda quali sono i benefici di una dieta più ricca di proteine vegetali nella terza età.
Frutta e verdura sono considerati elisir di salute, tanto che l’Oms ne consiglia un consumo pari a 400 grammi al giorno. Il consumo quotidiano di frutta e verdura consente infatti di integrare l’apporto di fibra, di diminuire l’apporto energetico del pasto e di apportare sali minerali, vitamine e fitocomposti. Vitamina C, betacarotene e folati sono alcuni dei micronutrienti contenuti in frutta e verdura, di fondamentale importanza per il benessere dell’organismo e per la prevenzione di malattie croniche quali cancro, diabete, malattie cardiocircolatorie e obesità. “Verdure, cereali e legumi sono materie prime agricole tradizionali, che fanno parte da sempre della nostra alimentazione e che sono alla base dei prodotti a base vegetale: presenti sulle nostre tavole da oltre 30 anni, questi prodotti ci aiutano a portare in tavola uno degli ingredienti, i vegetali, che è fondamentale nella dieta mediterranea, considerata in tutto il mondo uno dei modelli alimentari più equilibrati e salutari – afferma Sonia Malaspina, presidente Gruppo Prodotti a base vegetale di Uif – I prodotti a base vegetale sono la risposta a una precisa richiesta del mercato e sono espressione di un comparto d’eccellenza in grado di affrontare scenari sempre più complessi e che riunisce aziende italiane ed estere, generando valore e indotto per il nostro Paese”.
Australia riflette su “health warning” su etichette di vino e birraMilano, 21 ott. (askanews) – Sulle etichette delle bottiglie di vino e sulle lattine di birra in Australia potrebbero comparire degli avvertimenti simili a quelli che campeggiano sui pacchetti di sigarette, avvisi riguardanti l’aumento tra i consumatori delle probabilità di sviluppare cancro, malattie cardiache, epatiche e altri gravi disturbi. Lo scrive il “Daily Mail Australia” nell’edizione on-line del quotidiano britannico, spiegando che l’Australian medical association (Ama), la Royal australian college of general practitioner (Racgp) e la Foundation for alcohol research and education (Fare) stanno facendo pressioni sul governo australiano affinché imponga ai produttori i cosiddetti “health warning” in etichetta.
Camberra è attualmente impegnata in campagne di sensibilizzazione sui rischi per la salute associati al consumo di alcol, e il viceministro alla Salute, Ged Kearney, ha già detto in un’intervista che il “governo australiano riconosce l’importanza dell’etichettatura per sensibilizzare i consumatori e cercare di prevenire i danni alla salute”. L’articolo ricorda che sono anni che l’Ama chiede di apporre sulle bottiglie di alcolici etichette che avvertano i consumatori dei rischi per la salute derivanti da un consumo eccessivo, trovando sempre l’opposizione dell’Alcohol Beverages Australia, l’organismo “che rappresenta gli interessi dei produttori di bevande, dei distributori, dei dettaglianti e dei 16 milioni di bevitori di bevande alcoliche in Australia”. L’articolo ricorda infine nel suo articolo che “ogni anno in Australia muoiono circa 6.500 persone a causa del consumo di alcol” e che “l’alcol contribuisce a causare più decessi nel Paese di tutte le droghe illegali messe insieme”.
Vino, Ascovilo: a “Forme Cult” a Bergamo per valorizzare Dop lombardeMilano, 20 ott. (askanews) – “Brescia e Bergamo sono province a forte vocazione vitivinicola e non si poteva celebrare la Capitale italiana della Cultura senza ricordare l’importanza della tradizione agricola di questi territori che è concreta espressione e testimonianza della passione per la ricerca di risultati qualitativi sempre più ambiziosi. Abbiamo radici comuni ed il nostro compito come Associazione dei Consorzi di tutela è fare emergere le espressioni originali e inaspettate, le piccole produzioni dei vignaioli e di quelle imprese agricole che hanno scelto la strada della certificazione di qualità che ricordiamo è sinonimo di sicurezza alimentare e conoscenza: l’arte di saper trasformare le uve in vini di pregio. Cultura è testimoniare la tradizione di lavoro, di solidarietà, di innovazione enogastronomica in un territorio dalla bellezza inaspettata, tutto da scoprire”. Lo ha detto Giovanna Prandini, presidente dell’Associazione consorzi vini lombardi (Ascovilo) alla vigilia dell’incontro-spettacolo “all’insegna del vino e della poesia” con Francesco Quarna, Maurizio Rossato e Laura Donadoni, organizzato da Ascoviolo domenica 22 ottobre alle 11 in Sala Alfredo Piatti a Bergamo, nell’ambito della manifestazione “Forme Cult 2023 – Storie, terre, personaggi e formaggi” che si tiene a Bergamo dal 20 al 22 ottobre.
“La valorizzazione delle nostre Dop passa necessariamente dalla educazione dei consumatori: sia i vini sia i formaggi lombardi sono poco conosciuti al grande pubblico” ha proseguito Prandini, aggiungendo che “il compito della nostra Associazione è dare evidenza del profondo legame fra queste due filiere agricole che hanno già raggiunto l’eccellenza qualitativa ma molto dobbiamo fare per valorizzare la tradizione e come questa si intreccia con la sostenibilità economica delle piccole medie imprese protagoniste della agricoltura di montagna”. “In questo senso si inserisce la nostra presenza su due fronti: la attività didattica dei laboratori durante la manifestazione con i vini della Lombardia protagonisti in abbinamento alle eccellenze gastronomiche e la rappresentazione dello spettacolo ‘Parole al Vino’ che abbiamo proposto nel programma di ‘Forme Cult’ il 22 ottobre” ha proseguito Prandini, parlando di “un connubio unico tra musica, video, poesia e vino nel mondo dei formaggi. Un viaggio affascinante e coinvolgente per celebrare chi il vino lo fa e chi lo consuma, sul filo dell’emozione e dei sensi”.
Vino, Ascovilo: a “Forme Cult” a Bergamo per valorizzare Dop lombardeMilano, 20 ott. (askanews) – “Brescia e Bergamo sono province a forte vocazione vitivinicola e non si poteva celebrare la Capitale italiana della Cultura senza ricordare l’importanza della tradizione agricola di questi territori che è concreta espressione e testimonianza della passione per la ricerca di risultati qualitativi sempre più ambiziosi. Abbiamo radici comuni ed il nostro compito come Associazione dei Consorzi di tutela è fare emergere le espressioni originali e inaspettate, le piccole produzioni dei vignaioli e di quelle imprese agricole che hanno scelto la strada della certificazione di qualità che ricordiamo è sinonimo di sicurezza alimentare e conoscenza: l’arte di saper trasformare le uve in vini di pregio. Cultura è testimoniare la tradizione di lavoro, di solidarietà, di innovazione enogastronomica in un territorio dalla bellezza inaspettata, tutto da scoprire”. Lo ha detto Giovanna Prandini, presidente dell’Associazione consorzi vini lombardi (Ascovilo) alla vigilia dell’incontro-spettacolo “all’insegna del vino e della poesia” con Francesco Quarna, Maurizio Rossato e Laura Donadoni, organizzato da Ascoviolo domenica 22 ottobre alle 11 in Sala Alfredo Piatti a Bergamo, nell’ambito della manifestazione “Forme Cult 2023 – Storie, terre, personaggi e formaggi” che si tiene a Bergamo dal 20 al 22 ottobre.
“La valorizzazione delle nostre Dop passa necessariamente dalla educazione dei consumatori: sia i vini sia i formaggi lombardi sono poco conosciuti al grande pubblico” ha proseguito Prandini, aggiungendo che “il compito della nostra Associazione è dare evidenza del profondo legame fra queste due filiere agricole che hanno già raggiunto l’eccellenza qualitativa ma molto dobbiamo fare per valorizzare la tradizione e come questa si intreccia con la sostenibilità economica delle piccole medie imprese protagoniste della agricoltura di montagna”. “In questo senso si inserisce la nostra presenza su due fronti: la attività didattica dei laboratori durante la manifestazione con i vini della Lombardia protagonisti in abbinamento alle eccellenze gastronomiche e la rappresentazione dello spettacolo ‘Parole al Vino’ che abbiamo proposto nel programma di ‘Forme Cult’ il 22 ottobre” ha proseguito Prandini, parlando di “un connubio unico tra musica, video, poesia e vino nel mondo dei formaggi. Un viaggio affascinante e coinvolgente per celebrare chi il vino lo fa e chi lo consuma, sul filo dell’emozione e dei sensi”.
Deliveroo, la pasta regina della tavola: +82% ordini in ItaliaRoma, 20 ott. (askanews) – La pasta è senza dubbio uno dei piatti simbolo che meglio rappresenta l’italianità nel mondo. La tradizione gastronomica italiana, attraverso i suoi primi piatti iconici, come la carbonara, l’amatriciana, al pomodoro o al ragù, ha superato ogni confine ed è entrata nelle cucine e nelle preferenze di tanti paesi nel mondo. Nell’ultimo anno in Italia sulla piattaforma Deliveroo è stata ordinata una quantità di piatti di pasta pari alla distanza autostradale tra Milano e Firenze. Ma la passione per la pasta va anche oltre i confini nazionali e unisce popoli e culture. In occasione del World Pasta Day (25 ottobre) Deliveroo, la piattaforma di online food delivery, ha compiuto un vero e proprio giro del mondo del gusto, raccogliendo tendenze, abitudini e preferenze in alcune dei mercati in cui è presente.
In Italia nel secondo trimestre di quest’anno gli ordini di pasta sono aumentati di circa l’82% rispetto allo stesso periodo del 2022. La cucina romana è ben radicata nelle preferenze degli italiani che ordinano su Deliveroo. Infatti nella Top 5 delle ricette di pasta più ordinate trionfa la carbonara, seguita dal ragù alla bolognese e dalla cacio e pepe. Chiudono la classifica la tradizionale pasta al pomodoro e l’amatriciana. La città con la più alta percentuale di ordini di pasta, rispetto al volume totale degli ordini, è Merano seguita, dall’altra estremità della Penisola, da Gela. Al terzo posto Alghero, con Padova e Aosta che chiudono la TOP 5. La tradizione italiana va forte anche nel resto del mondo dove il contesto offre sempre spazi di creatività, a volte anche estremi. Nel Regno Unito vince la tradizione di un semplice spaghetto al pomodoro. Nelle preferenze dei piatti di pasta preferiti nel Regno Unito viene premiata la genuinità della tradizione italiana. Nelle prime cinque posizioni, al primo posto il gusto semplice della pasta al pomodoro, seguita dalle lunette ai quattro formaggi, pasta alla crema di funghi. Poi l’italo-americana pasta & meatballs che precede quella al ragù alla bolognese. Londra, Manchester, Birmingham, Bristol e Brighton sono tra le prime cinque città che registrano la maggior percentuale di ordini di pasta rispetto al volume totale degli ordini.
I francesi, con una tradizione culinaria ben radicata, – segnala Deliveroo – si lasciano andare ad alcune leggere modifiche delle ricette italiane. Nella lista delle preferenze infatti compare una pasta fresca fatta in casa con crema di tartufo, penne gratinate con salsa napoletana, mozzarella e parmigiano e linguine alla carbonara alla Parisienne, con crema di parmigiano, pancetta fritta, uova, erba cipollina e pepe. Nella classifica delle città con più ordini non c’è la capitale Parigi, ma Boulogne-sur-Mer, Argentan, Freyming-Merlebac, Beauvais e Calais. Per i belgi ordinare pasta su Deliveroo significa carbonara, bolognese, pasta ai frutti di mare e ai quattro formaggi. Le città con più ordini sono Aalst, Mechelen, Louvain-La-Neuve, Ghent e Brugge.
Nei paesi mediorientali non perde quota l’indiscussa presenza della pasta Alfredo, che, sebbene sia di origini romane, resta un simbolo della pasta italiana nel mondo. Così in Kuwait, come negli Emirati Arabi, alcune ricette, compresa quella della pasta Alfredo, sono state rivisitate e adattate ai gusti locali. In Kuwait si registrano preferenze per la pasta all’insalata con pollo, pasta con funghi e pollo e una rivisitazione della pasta Alfredo con pollo grigliato. Negli Emirati Arabi Uniti al primo posto ci sono le penne all’Alfredo con aggiunta di pollo, seguite dai rigatoni alla bolognese, le lasagne classiche e le penne rosa con pomodoro e panna. Le città con la maggiore percentuale di ordini di pasta, sul volume totale degli ordini, sono Dubai e Abu Dhabi. Ad Hong Kong e Singapore, infine, le influenze e i gusti locali si sposano con alcuni dei piatti più tradizionali della cucina italiana: nella classifica dei piatti di pasta più ordinati gli spaghetti aglio e olio, il ragù alla bolognese e le conchiglie al pesto di basilico con un mix di noci e pecorino, si alternano infatti a ricette come la carbonara con pollo e uovo alla coque giapponese, le pappardelle all’uovo con un sugo di pomodoro e manzo con carote, porri e cipolle, servite con prezzemolo italiano e un goccio di vino rosso, e gli spaghetti alla napoletana con cervelat (una salsiccia di origine svizzera).