Vino, “Meunier Champagne e Pizza” di Corciano vince Asti Docg AwardMilano, 13 lug. (askanews) – La pizzeria “Meunier Champagne & Pizza” di Corciano (Perugia) si è aggiudicata l’”Asti Docg Award”, il premio per la miglior carta dei vini firmato dal Consorzio Asti Docg assegnato ieri sera al Teatro Argentina di Roma nel corso della tappa italiana di “50 Top Pizza 2023” che ha visto l’incoronazione delle migliori pizzerie italiane.
Si tratta della quarta tappa del viaggio della guida online dedicata alle migliori pizzerie al mondo iniziato il 3 maggio con la data europea di Barcellona che ha assegnato l’Asti Docg Award a “Via Toledo Enopizzeria” di Vienna (quarta nella classifica europea) per la sua wine list composta da oltre 150 etichette proposte in abbinamento alle pizze elencate in menù. Dalla Spagna al Giappone con 50 Top Pizza Asia-Pacific che a fine maggio ha visto L’Oliva di Bangkok (29esima nella classifica asiatica) prevalere “grazie ad una carta beverage dal respiro internazionale”. E, prima di atterrare sulla Penisola, a giugno scalo a New York dove l’appuntamento con le prime 50 pizzerie a stelle a strisce ha riconosciuto come miglior wine list quella dell’”Ops” di Brooklyn (13esima nella classifica americana), che vanta una selezione che viene aggiornata settimanalmente. Il prossimo appuntamento di “50 top pizza” sarà il 13 settembre al teatro di corte del Palazzo Reale di Napoli, con la premiazione delle migliori pizzerie del globo. Sempre nella città partenopea il 23 novembre verrà infine resa nota la “50 Top World Artisan Pizza Chains”, la classifica riservata alle catene di pizzerie artigianali.
Enoturismo, l’argentina Catena Zapata è “World’s Best Vineyards 2023″Milano, 13 lug. (askanews) – L’argentina Catena Zapata ha vinto il “World’s Best Vineyards 2023” (WBV), il concorso mondiale per l’enoturismo lanciato a Londra dalla William Reed nel 2019 e giunto alla quinta edizione. Sette le aziende italiane entrate nella classifica delle migliori cento, con Ceretto che è risultata la migliore attestandosi al 29esima posto, seguita da Villa Sandi 53esima, Tenuta San Leonardo 59esima, Donnafugata 62esima, Tenuta Cavalier Pepe 65esima, Castello Banfi 87esima e Ferrari Trento 99esima. Antinori nel Chianti Classico, Cantina vincitrice della scorsa edizione, è invece entrata nella “Hall of fame”.
Dopo la pubblicazione online la scorsa settimana delle posizioni dalla 51esima alla 100esima, la Top 50 è stata svelata ieri durante una cerimonia alla Bodegas Beronia in Rioja (Spagna) . Nelle cinque posizioni, subito dopo la Cantina vincitrice, sono entrate la spagnola Bodegas de los Herederos del Marqués de Riscal, la cilena VIK, la sudafricana Creation e la francese Château Smith Haut Lafitte. I parametri del concorso sono tanti ma è l’esperienza complessiva che definisce il valore dell’accoglienza in cantina. Ognuno dei 22 Paesi dispone di un proprio panel di 36 tra sommelier, giornalisti ed esperti nel settore enoturistico ed enogastronomico guidati da un capo-panel che per l’Italia è la critica enogastronomica Chiara Giorleo. Sette le preferenze a testa da assegnare tra Cantine del proprio Paese e estere, da indicare liberamente con tanto di motivazioni per arrivare al calcolo finale cui concorrono i voti di tutti i panel.
Il libro di Masini sulla biodinamica occasione di dibattito a RomaMilano, 13 lug. (askanews) – “La biodinamica ha dimostrato di essere un metodo vincente, così come lo sono i suoi preparati, ad esempio il corno letame. Mi piace paragonare gli agricoltori biodinamici a dei monaci Benedettini, perché entrambi basano il loro operato sia sul lavoro manuale che sul pensiero spirituale”. A parlare è Stefano Masini, curatore e co-autore del libro “Biodinamica: stregoneria o agroecologia” edito da Slow Food Editore nella collana “Terra Madre”.
Il volume è stato presentato nei giorni scorsi a Palazzo Theodoli a Roma, con il sostegno di Demeter Italia, associazione con oltre 700 aziende agricole e alimentari biodinamiche, ed è stata l’occasione per ragionare su un modello produttivo rispettoso dell’ambiente e dell’uomo. Il libro di 176 pagine con l’introduzione di Carlin Petrini, nasce dalle polemiche legislative scoppiate l’anno scorso dopo il mancato riconoscimento della biodinamica, al pari del biologico, tra le tecniche sostenibili scientificamente approvate, scatenando un acceso dibattito nel mondo politico e tra gli attivisti e i sostenitori dell’agroecologia. Dodici firme autorevoli (oltre a Masini e Petrini, Erik W. Baars, Piero Bevilacqua, Sergio Maria Francardo, Marino Niola, Francesco Sottile, Simone Vieri e Adriano Zago) spiegano che cosa sia la biodinamica e perché non vada demonizzata ma vista come custode dei nostri fragili equilibri ambientali. La presentazione, a cui hanno partecipato tra gli altri esperti, giornalisti e rappresentanti istituzionali, è stata un’occasione per accrescere la consapevolezza sul metodo biodinamico di fare agricoltura e per instaurare un dialogo sui suoi aspetti etici e attuali. Marco Cerreto, membro della Commissione Agricoltura della Camera, ha affermato che “il governo dovrebbe porre attenzione alla biodinamica, un vero e proprio approccio agricolo dal punto di vista culturale e olistico”, mentre la deputata Maria Chiara Gadda, promotrice della legge sulle produzioni agricole con metodo biologico, ha sottolineato che occorre riprendere il discorso sull’agricoltura biodinamica proprio perché non è stata inclusa nella regolamentazione.”La biodinamica è un fenomeno su larga scala basato su un’economia reale: non si tratta solo di piccole aziende ma anche di imprese di dimensioni considerevoli che talvolta si basano su grandi numeri”. “Nei vari settori l’agroalimentare ha la priorità assoluta e occorre valorizzarlo, contrapponendosi a un’economia globalizzata dominata dai ‘big’” ha spiegato il presidente di Coldireti, Ettore Prandini, aggiungendo che “con la biodinamica è possibile porre l’accento sulla qualità del cibo e sulla biodiversità, patrimoni culturali del nostro Paese”. Concetto esteso dal docente della Sapienza di Roma, Simone Vieri, che ha evidenziato come “la nostra alimentazione è sempre più standardizzata e la biodinamica, con il suo approccio, potrebbe rappresentare una vera ‘alternativa’: ricercare un equilibrio nel settore agricolo costituisce la grande sfida per raggiungere la sostenibilità”.
“L’anno prossimo ci sarà il centenario di quelle che furono le 8 conferenze di Rudolf Steiner: dopo 100 anni, la biodinamica è rimasta la stessa, ovvero sinonimo di qualità e pratiche che orientano la scelta del consumatore” ha chiosato il presidente di Demeter Italia, Enrico Amico, ricordando che “ogni azienda Demeter (in primo luogo certificata biologica) rappresenta infatti un organismo in salute, e così lo sono anche i suoi ‘organi’: suolo, piante, animali e agricoltore, quest’ultimo maestro d’orchestra di un sistema integrato dove tutto è in armonia”.
Osservatorio Nestlé: la Cucina Futurista è ancora tra noiMilano, 13 lug. (askanews) – La cucina futurista influenza ancora oggi le nostre abitudini alimentari, anche se i gusti e la consapevolezza alimentare degli italiani si stanno evolvendo verso una cucina ugualmente originale e ricca ma più sana, che tiene conto delle influenze di altre culture e dell’accresciuta informazione in merito ad un’alimentazione equilibrata. E’ quanto emerge da molti studi dell’Osservatorio Nestlé, che dal 2009, sonda i comportamenti e gli stili di vita e di alimentazione del nostro Paese. Tanto da arrivare a parlare di una nuova cucina Mediterranea-Futurista.
Grazie all’incondizionata passione italiana nei suoi confronti, la pasta è sopravvissuta alla bizzarria della cucina futurista dei primi del 1900 che ne auspicava l’abolizione. Ma la pasta non era l’unica stravaganza presa di mira dal movimento: i futuristi hanno infatti cercato di diffondere un tipo di cucina fuori dagli schemi che, semplificandone i principi, potremmo riassumere con l’abolizione (pasta a parte) delle posate e dei condimenti tradizionali, la proposta di accostamenti estremamente audaci di ingredienti, ricette dai nomi singolari e con un originale modo di presentarle, un approccio al cibo sicuramente innovativo per l’epoca. Un retaggio culturale che ci ha influenzato tutti, anche chi chef non è se, come emerso dall’ultimo studio dell’Osservatorio Nestlé, il 63%, quindi la maggior parte degli italiani e in primis i 25-34enni, alla domanda diretta “Conosci la cucina futurista?” afferma senza esitazioni di conoscerla, a fronte del rimanente 37% che ne sa molto poco, soprattutto nel range di età 45-64, probabilmente meno desiderosi di spingersi oltre la cucina classica oppure meno curiosi di sperimentare. Ma a seguire i principi propri della cucina futurista è proprio l’85% degli italiani (prevalentemente donne, 87%) che ritiene cruciale l’armonia tra forma e colore nella presentazione di un piatto. Effettivamente questo principio si è ormai diffuso e sono molti ad affermare che nutrire gli occhi e stimolare la fantasia prima di stimolare il palato, rende il pasto un’esperienza che va oltre il semplice nutrimento.
“Il manifesto della cucina futurista – ha detto Giuseppe Fatati, presidente dell’Osservatorio Nestlé e presidente di Italian Obesity Network – sovverte i comportamenti e il modo abituale di consumare il pasto. Marinetti scrive: ‘Consultiamo le nostre labbra, la nostra lingua, il nostro palato, le nostre papille gustative le nostre secrezioni ghiandolari ed entriamo genialmente nella chimica gastrica’. Questa affermazione contiene una intuizione geniale! Solo recentemente è stato dimostrato che i recettori del gusto sono presenti non solo nel cavo orale ma anche, ad esempio, nel tratto gastroenterico e sono in grado di influenzare la risposta endocrino metabolica al cibo. Il Manifesto della cucina futurista si proponeva di rompere gli schemi e superare l’alimentazione tradizionale attraverso i sapori, i colori, gli odori e i rumori. Il piatto con le vivande come opera d’arte. Attualmente, possiamo suggerire forse un po’ troppo arditamente, che è in atto un armistizio perché nella cucina moderna i prodotti base rimangono quelli tradizionali (tavola del contadino), le porzioni e i grassi seguono gli indirizzi delle linee guida per una sana alimentazione (dieta mediterranea), i piatti sono ben guarniti, gli accoppiamenti arditi dolce salato non dispiacciono e in cucina vengono utilizzati strumenti tecnologici”.
Vino, la Cantina trevigiana Cecchetto diventa Società BenefitMilano, 12 lug. (askanews) – La Cantina Cecchetto di Tezze di Piave (Treviso) rafforza la propria attenzione verso la tutela del territorio e della comunità, adottando la forma giuridica di Società Benefit. “Ho sempre creduto che condividere concretamente il modo di fare impresa potesse essere motivo di crescita personale e allo stesso tempo avere un impatto positivo sui collaboratori e sulle comunità locali in cui operiamo” ha dichiarato il titolare dell’azienda agricola, Giorgio Cecchetto, sottolineando che “da imprenditori dobbiamo saper restituire al nostro territorio e non limitarci solo a prendere”.
Per Cecchetto diventare Società Benefit rappresenta un ulteriore passo verso il consolidamento di un percorso di sostenibilità intrapreso nel 2017, con la tutela del territorio attraverso le “buone pratiche” sia in vigneto che in cantina, e il dialogo con le comunità locali per fare impresa in maniera condivisa e inclusiva. Da questa visione nel 2022 è nato il primo Bilancio di sostenibilità dell’azienda, premiato da Il Corriere della Sera come il migliore nella categoria piccole e medie imprese italiane. Con Società Benefit, dal 2016 si definiscono tutte le realtà che nell’esercizio di un’attività economica, oltre allo scopo di dividerne gli utili, perseguono una o più finalità di beneficio comune e operano in modo responsabile, sostenibile e trasparente nei confronti di persone, collettività, territori e ambiente, beni e attività culturali e sociali, enti e associazioni e altri portatori di interesse.
Vino, da 28 luglio a 20 agosto torna in tutta Italia “Calici di stelle”Milano, 12 lug. (askanews) – Dopo il successo di “Cantine Aperte”, il Movimento turismo del vino (Mtv) prosegue la sua serie di iniziative dedicate ai wine lover con la 26esima edizione di “Calici di Stelle” che andrà in scena da venerdì 28 luglio a domenica 20 agosto. Realizzata in collaborazione con l’Associazione Città del vino, la manifestazione “sarà un’opportunità per immergersi in un’esperienza unica, passeggiando tra i filari di vigneti al chiaro di luna, avvolti dall’atmosfera incantevole dei pittoreschi borghi e delle vivaci piazze, il tutto sotto un meraviglioso cielo stellato”.
“Questo evento rappresenta l’essenza del nostro impegno nel promuovere il vino italiano attraverso un approccio culturale e responsabile” ha spiegato il presidente di Mtv, Nicola D’Auria, aggiungendo che “siamo orgogliosi di continuare a festeggiare i trent’anni del nostro Movimento con un manifestazione dal programma ricco di iniziative culturali, che spaziano dalla musica allo spettacolo, dalle mostre d’arte ai laboratori per i bambini”. “Continua la collaborazione tra Città del Vino e Mtv – ha affermato Angelo Radica, presidente dell’Associazione nazionale che riunisce circa 480 Comuni – nella consapevolezza di offrire al grande pubblico dei winelovers un appuntamento che mette al centro qualità del vino e bellezza dei luoghi per un connubio vincente”. Il ricco calendario di appuntamenti con il vino sarà accompagnato anche dai “movimenti” dei corpi celesti: infatti proprio a partire dal 28 luglio uno spettacolare sciame meteorico delle Delta Aquaridi, renderà ancora più magica l’esperienza di degustazione in vigna. Inoltre il 1 agosto è attesa la prima luna piena del mese delle “stelle cadenti”: lo sciame meteorico per antonomasia raggiungerà la sua massima attività a partire dal 10 per una scintillante “Notte di San Lorenzo”.
Vino, Marco Montanaro nominato direttore generale di FederviniMilano, 12 lug. (askanews) – Il Consiglio di Federvini ha nominato direttore generale il 57enne manager Marco Montanaro, che assumerà il nuovo incarico il prossimo 1 settembre e riporterà alla presidente, Micaela Pallini. Montanaro sostiuisce Vittorio Cino che nei mesi scorsi aveva lasciato la Federazione per andare a ricoprire lo stesso ruolo in Centromarca e Ibc.
Laureato in Giurisprudenza all’Università di Bologna ha ricoperto numerose cariche direttive presso associazioni industriali del largo consumo a livello nazionale, europeo e internazionale, ed è stato tra l’altro direttore Public affairs per l’Europa di Kellogg’s, direttore delle Relazioni istituzionali per il gruppo Barilla e ha guidato la direzione Affari pubblici e comunicazione per l’Italia di The Coca-Cola Company.
Vino, eWibe festeggia il primo anno con 10mila fine wines trattatiMilano, 12 lug. (askanews) – EWibe taglia il traguardo del primo anno di piena operatività della propria piattaforma “contando sul suo live market di vini pregiati circa 10mila bottiglie per un valore pari a quattro milioni di euro, e oltre seimila utenti”. E’ stata la stessa azienda a renderlo noto, in occasione dei festeggiamenti per il suo primo compleanno. “Sono stati 12 mesi di costante crescita sia per il mercato dei vini da investimento che per eWibe” ha dichiarato il Ceo, Edoardo Maria Lamacchia, sottolineando che “grazie all’impegno di tutto il team e all’interesse in crescita per il settore dei fine wines, abbiamo potuto raggiungere in anticipo significativi obiettivi e siamo quindi pronti a fissarne di nuovi. Le potenzialità di questo settore sono altissime – ha aggiunto – e la nostra missione è quella di rendere sempre più liquido e accessibile questo mercato: continueremo quindi a lavorare per crescere ulteriormente in Italia, mentre è già allo studio la nostra espansione all’estero”.
I festeggiamenti per il compleanno coincidono con la pubblicazione dell’Osservatorio eWibe, che fotografa l’andamento del mercato dei vini pregiati nel primo semestre 2023. L’indice eWibe Fine Wines, che include tutte le principali etichette da investimento dei Paesi più rappresentativi del settore, “ha registrato un +1,7% nell’ultimo semestre con l’Italia che, dopo un primo trimestre da protagonista (+2,2%) continuare a trainare il settore”. Il Paese registra infatti una crescita nel semestre “del +3,3%, trascinata da Toscana (+3,3%) e Piemonte (+2,6%), oltre che da specifiche produzioni locali presenti sul territorio nazionale, rappresentate dall’indice ‘Rest Of Italy’ (+ 5,9%), dove spiccano Trentino-Alto Adige e Veneto”. In particolare, l’azienda sottolinea che le due più importanti regioni vinicole italiane “continuano a ottenere grande apprezzamento alla luce della presentazione all’attesissima annata 2020, soprattutto in Toscana, che segue la storica vendemmia 2019”. Allargando lo sguardo agli ultimi 12 mesi, si confermano ottime le performance di Italia (+5,4%), Toscana (+6,7%), Piemonte (+2,8%). Bene anche la regione dello Champagne (+2,5%), mentre rallenta un po’ la Francia (-1,1%). Nel fotografare l’andamento del mercato nel primo semestre 2023, l’Osservatorio identifica nel dettaglio le migliori performance registrate dalle etichette sul mercato e in piattaforma. Le bottiglie che hanno incrementato maggiormente il proprio valore sul mercato sono state “Ferrari Giulio Ferrari Riserva del Fondatore 2009” +54,7%; “Le Pergole Torte 2012” +29,1% e “Tignanello 2020” +26,9%. Quelle che invece hanno riscontrato maggiore interesse in piattaforma (visualizzazioni, click e ricerche) sono state “Bolgheri Sassicaia 2020”, “Cristal 2015” e “Chateauneuf du Pape Reserve 2009”, mentre le bottiglie che hanno riscosso maggiore successo in termini di vendite sulla piattaforma sono state “R.D Bollinger 2007”, “Antinori Tignanello 2020” e “Bolgheri Sassicaia 2020”. Infine la transazione più alta sulla piattaforma ha riguardato sei bottiglie da 0,75 centilitri di “Château Mouton Rothschild 2020” vendute per 4.150 euro.
“L’Italia ha trainato il mercato dei fine wines per tutto il primo semestre 2023, con Piemonte e soprattutto Toscana che hanno registrato ottime performance, anche grazie ai giudizi favorevoli degli esperti sull’annata 2020, che segue quella record del 2019” ha spiegato Leonardo Bernasconi DipWSET, Head of Wine di eWibe, evidenziando che “in generale, il mercato globale dei vini pregiati rimane, quindi, in territorio positivo”. “Al contrario delle regioni italiane, Bordeaux e Burgundy – ha proseguito – hanno registrato una leggera flessione: se per la prima regione gli scambi sono stati meno numerosi fino a maggio, in attesa di una emozionante campagna En Primeur 2022, per la Borgogna quella che si sta delineando è una flessione fisiologica parte di un processo di correzione conseguente al lunghissimo rally speculativo a cui i vini di questa regione sono stati soggetti dalla metà del 2020 alla fine del 2022”.
Chef David Gualberto: zero sprechi, in cucina non si butta nienteMilano, 12 lug. (askanews) – Lische di pesce, pelle di pomodori o veli esterni di cipolla, gambi di asparagi e carciofi: non esistono scarti nella cucina sostenibile di David Gualberto, lo chef italo-brasiliano pronto ad esportare la sua filosofia no waste in tutto il mondo. “Non c’è niente di non commestibile – spiega Gualberto – le materie prime vanno valorizzate nella loro interezza, qualsiasi parte è degna di diventare un ingrediente dell’alta cucina”. E di alta cucina lo chef romano, classe 1987, ne sa qualcosa, essendo cresciuto professionalmente nelle cucine stellate più interessanti d’Italia e non solo, da quella di chef Aprea fino al piccolo impero del gusto di Pierre-Galmier Gagnaire, passando per le brigate di Giulio Terrinoni e Fernando Forino. “Da ciascuno dei miei maestri ho imparato qualcosa che oggi fa parte della mia filosofia culinaria – racconta Gualberto – il rispetto per le materie prime, il divieto allo spreco, la necessità di sviluppare capacità imprenditoriali, sono tutti tasselli che voglio portare con me”.
Cresciuto in una famiglia attenta – “a casa abbiamo sempre fatto la spesa guardando il prezzo di ciò che mettevamo nel carrello” – Gualberto fa della sua educazione alla parsimonia il punto forte della sua cucina. “Oggi, è vero, le materie prime vanno cercate nelle filiere corte, nel mare più vicino, nel fiume, nel lago e nella campagna più prossimi, il cliente vuole questo, una cucina a basso impatto ambientale”, dice Gualberto: “Ma siamo oltre il Km zero, siamo allo spreco zero: la nobiltà di quello che cuciniamo va celebrata non solo riducendo gli scarti ma facendoli entrare nei piatti come protagonisti, e sembrerà strano – spiega ancora lo chef – ma la linea in questo senso la detta l’alta cucina: non ho mai visto cucine più attente a valorizzare ogni parte della materia prima, su questo gli stellati battono le trattorie”. Insomma, per Gualberto la cucina sostenibile non è uno slogan: “è il mio modo di essere – dice il giovane chef – riconoscere il valore, anche economico, degli ingredienti dona consapevolezza ai piatti”. Sono finiti i tempi in cui l’esotico era il must have: “Oggi l’alta cucina deve essere capace di stupire con un piatto di spaghetti al pomodoro” racconta lo chef. “Le materie prime della mia dispensa sono povere: pesce azzurro, legumi e vegetali in primis, non manca la riscoperta della tradizione, come i piatti con il quinto quarto”. “In sintesi – conclude Gualberto – le esperienze culinarie sono fatti semplici: pochi ingredienti, che il palato deve riconoscere senza fatica e menù comprensibili. Mangiare deve essere un atto intuitivo, non si dovrebbe aver bisogno di impiegare tempo a decifrare il menù”.
Vino, Uiv: crescita consumi rallenterà, per Italia outlook piatto al 2040Milano, 12 lug. (askanews) – Nel mondo si consumano oltre 37 miliardi di bottiglie di vino l’anno e di queste, più della metà sono stappate in otto Paesi: Stati Uniti (14%), Francia (10%), Italia e Germania (7%), Cina (6%), Regno Unito (5%), Canada (2%) e Giappone (1%). Aree epicentro dei consumi globali che negli ultimi vent’anni (1999-2019) hanno visto incrementare la domanda di vino del 27%. Si tratta però di una corsa destinata a tirare il fiato nel prossimo ventennio, complice il progressivo alzarsi dell’età media e la contestuale preoccupante distanza dal vino da parte delle nuove generazioni, si prevede un incremento del tasso di consumo di appena il 7%, con una crescita media annua dello 0,35%. Lo rileva l’Osservatorio di Unione italiana vini (Uiv) con un outlook basato sulle curve storiche delle tendenze globali dei consumi e sulle previsioni demografiche da qui al 2039. Lo studio, intitolato “Il mondo del vino che verrà Scenari demografici e di consumo al 2040”, viene presentato oggi all’assemblea generale di Uiv a Roma.
L’Italia, in questo contesto, è ancora più esposta al rallentamento della domanda negli otto top buyer, che per il vino tricolore vale quasi i due terzi delle esportazioni complessive. Secondo l’Osservatorio Uiv, l’export sarà sempre più la discriminante fondamentale del mercato, stante l’ulteriore decrescita prevista dei consumi interni (-1,2 milioni di ettolitri) nel periodo considerato. Dall’estero l’incremento sarà comunque timido (+1,8 milioni di ettolitri, a quasi 23 milioni di ettolitri nel 2039) ma sarà in grado di compensare l’ammanco generato dal mercato interno, con un saldo positivo (lontano dagli anni del boom) di poco più di mezzo milione di ettolitri. Tutto ciò al netto di recrudescenze della crisi economica, dell’ondata salutista e di altri fattori esogeni come i fattori etnici e religiosi. “Il mondo che consuma vino non costruirà più la sua crescita sul volume ma sul valore evocativo espresso dalle bottiglie: dal gusto all’esperienza, dal concetto di sostenibilità, al lifestyle” ha affermato il presidente di Uiv, Lamberto Frescobaldi, aggiungendo che “in questo quadro la filiera del vino dovrà incrementare la tendenza premium delle proprie proposte ma anche rinnovare e razionalizzare un’offerta che oggi in diversi casi risulta fuori fuoco rispetto a una domanda in forte cambiamento, giovani in primis”.
Lo studio analizza le tendenze basate sul progressivo invecchiamento dei consumatori: nel decennio 1990/99 i consumi over 65 e i giovani under 25 erano in perfetta parità, attorno al 18%, ma la vera involuzione è attesa nel decennio che chiuderà nel 2039, quando il primo cluster di fascia più anziana, che sarà sempre più “core-consumer”, inciderà per il 30% dei volumi, con il secondo che scenderà al 13%. L’effetto del cambiamento demografico acutizzerà una tendenza che si è già materializzata negli anni, con i Paesi tradizionali produttori (Italia, Francia, ma anche Germania e Spagna) entrati in una dinamica negativa e di cosiddetta normalizzazione (in Italia e Francia negli anni Sessanta si consumavano oltre 50 milioni di ettolitri, con un pro-capite attestato ben sopra i 140 litri annui). Un uguale trend di assestamento si è avuto, sempre tra il 1999 e il 2019, in Germania e Giappone, mentre fortemente espansivi si sono rivelati Canada, UK, Usa e Cina, con aumenti dei consumi di vino di circa 15 milioni di ettolitri in Usa e Cina, 7 in UK e oltre 3 milioni in Canada. L’outlook al 2039 prevede ora variazioni positive per Stati Uniti (+9,3 milioni di ettolitri), Cina (+4,1 milioni) e Canada (+1,1 milioni), mentre Giappone e Paesi del Vecchio Continente segneranno cali contenuti fino al -2%. Per tutti i Paesi monitorati è pronosticato (base Onu) un innalzamento dell’età media della popolazione: il Paese più anziano al 2040 sarà il Giappone (52 anni di media), seguito dall’Italia (51 contro 44 del 2020) e dalla Germania (47). Sorprende il dato cinese: i 45 anni di media risultano superiori a Francia, UK, Canada e Usa (compresi tra 41 e 44 anni).
Unione italiana vini (Uiv) è stata fondata nel 1895 e associa 768 imprese (+52% negli ultimi 5 anni) per un fatturato complessivo di 8,5 miliardi di euro (55% del totale del settore), ed esportazioni per 6,5 miliardi di euro, pari all’85%del totale.