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Dal 7 al 10 luglio a Castel Campagnano torna “Vinili di vini”

Dal 7 al 10 luglio a Castel Campagnano torna “Vinili di vini”Milano, 4 lug. (askanews) – Dal 7 al 10 luglio alla villa comunale di Castel Campagnano, piccolo Comune del Casertano al confine con la provincia di Benevento, si terrà la quinta edizione di “Vinili di vini”. La rassegna ha al centro i vitigni autoctoni Pallagrello e Casavecchia, e quelli di altre aree di Terra di Lavoro e del vicino Sannio ma non mancheranno i vini di altre parti della Campania. Oltre 30 aziende vitivinicole che, insieme con tanti stand gastronomici della tradizione sannita e casertana, metteranno i loro prodotti in degustazione.

All’evento, promosso e organizzato da Caffè Bukowski e patrocinato dal Comune di Castel Campagnano, sarà dedicato ampio spazio espositivo nche al vinile, con stand di esperti presso i quali sarà possibile acquistare e vendere dischi come oggetto di culto per appassionati collezionisti e non solo ricordo di tempi passati. Anche quest’anno “Vinili di Vini” ospita l’Associazione italiana sommelier (Ais), per degustazioni accompagnate da guide tecniche per la presentazione delle principali etichette prodotte dalle aziende vitivinicole presenti.

La manifestazione contempla anche uno spazio di riflessione sullo sviluppo territoriale campano, con focus sulle aree interne, che vedrà coinvolti referenti del mondo istituzionale e accademico in uno spazio conferenza-dibattito che si terrà nel pomeriggio del giorno 7 e nel pomeriggio del giorno 8 alle 18 nelle Antiche Cantine Storiche di Palazzo Aldi.

Esce la nuova guida “Street Food” del Gambero Rosso 2024

Esce la nuova guida “Street Food” del Gambero Rosso 2024Milano, 3 lug. (askanews) – Dieci anni dopo la prima edizione del 2013, esce la nuova guida “Street Food 2024” del Gambero Rosso. Impostasi subito come l’osservatore privilegiato di un fenomeno in larghissima crescita e attraversato da correnti molto diverse nella forma e nel contenuto, la Guida è quest’anno molto più ricca, con oltre 500 indirizzi e 80 nuove segnalazioni tra attività stanziali e food truck, 23 pagine di approfondimento dedicate ai mercati storici, alle food court, ai mercati gastronomici di nuova generazione e un’ampia appendice dedicata ai food truck con più di 70 referenze.

Come d’abitudine non ci sono veri e propri premi ma solo venti piccoli-grandi “campioni”, uno per regione e con un riconoscimento speciale, “Street Food da Chef”, con una stella per il cuoco che nei propri menu di “fine dining” ha saputo rivisitare al meglio un cibo di strada. Quest’anno, il riconoscimento va a Pascucci Al Porticciolo di Fiumicino, ristorante in cui lo chef Gianfranco apre il suo menu con un paninetto da spiaggia, cotto al vapore e poi farcito con burger di palamita, maionese di macchia e salsa ponzu, ricavata dagli scarti del pesce. Dalle Valle d’Aosta con Pane per Focaccia ai tacos di Taquito della Sardegna, la corsa tra i campioni racconta un percorso variegato, arricchito di un impasto fitto di tradizione e innovazione capace di dare vita e fortuna a storie bellissime: Mei Shi Mei Ke, la doppia insegna torinese specializzata in ravioli cinesi, la cui insegna significa “cose buone tutti i giorni”; il genovese Rooster che offre pollo pugliese nel pieno rispetto dell’etica; la Katsusanderia di Milano, con i suoi sandwich nipponici nella nuova Sidewalk Kitchen di Milano; il vicentino Bacaro della pizza, un ossimoro con i suoi golosi toketin di base pizza farcita con salumi, formaggi e “cicheti” locali; lo Chalet Cimone di Lavarone in Trentino, davanti alla seggiovia per godersi in quota appetizer locali; il triestino aMano, in cui tutto è tagliato rigorosamente a mano, a partire dai salumi.

E poi ancora la crescentina 2.0 di Indegno, a Bologna, in tre versioni e anche gourmet; la Toscana con A pancia piena di Pontassieve, food truck stanziale con hamburger gourmet; il pesce e i frutti di mare take away di Gastrò di San Benedetto del Tronto; arrivando alla porchetta, alla terza generazione, di Serafino’s a Spoleto al fish burger romano di Grasso; al Ristoro Mucciante di Castel del Monte nell’Aquilano con i superbi arrosticini del “piccolo Tibet”; per scendere nel Molise dove spicca Isernia con I sapori autentici della carni alla brace di Iallonardi mentre in Campania è Is Pop a colorare Pomigliano d’Arco con le sue ciabatte pop e i salumi di mare; la Salumeria Bianco svetta in Puglia per i suoi panini a Putignano; in Basilicata è il food truck Retrò Gusto a portare la cucina aviglianese sotto i riflettori; Scilla conquista la Calabria con Civico 5 e i suoi iconici panini al pesce spada; e la Sicilia chiude con il ragusano Delicatessen in drogheria e i suoi panini a chilometro zero.

Vino, Matarazzo: passaggio a Campania Doc limiterà frammentazione

Vino, Matarazzo: passaggio a Campania Doc limiterà frammentazioneMilano, 3 lug. (askanews) – “L’idea di trasformare Campania Igt in Campania Doc è in fase avanzata di studio: tutta la filiera è impegnata nella definizione delle possibili declinazioni utilizzabili, allo scopo di trovare il giusto compromesso tra esigenze attuali e future, e la necessità di addivenire ad una maggiore visibilità e identità delle produzioni di qualità. Il vantaggio sarà proprio quello di attenuare l’eccessiva frammentazione produttiva e l’articolazione delle Denominazioni, spesso fonte di confusione nei consumatori”. Lo ha spiegato in un’intervista ad askanews il direttore del Consorzio tutela vini del Sannio, Nicola Matarazzo, reduce da “Campania.Wine”, la manifestazione dedicata ai vini campani promossa da cinque Consorzi di tutela vini delle province di Avellino, Benevento, Caserta, Salerno e Napoli, insieme con quello del Pomodorino del Piennolo del Vesuvio, che si è tenuta con successo a Napoli nelle scorse settimane.

“In Campania ci sono 29 Denominazioni ma la stragrande maggioranza della produzione si concentra in poco meno di dieci” ricorda Matarazzo, sottolineando che “29 Denominazioni sono effettivamente troppe in relazione alla produzione e soprattutto per essere comprensibili fuori dai confini regionali, anche se rappresentano un patrimonio di biodiversità e ricchezza territoriale e culturale innegabili”. “Alcune delle Denominazioni sono poco rivendicate, mentre altre sono troppo piccole per essere visibili sul mercato” aggiunge il presidente ed esperto di viticultura campana, spiegando che “la filiera regionale ha una struttura polarizzata, con poche grandi aziende o associazioni di produttori e di trasformazione che collocano con un proprio marchio i loro prodotti sui mercati nazionali ed internazionali e che hanno un buon rapporto con la Gdo, e tante piccole aziende agricole con una cultura imprenditoriale poco orientata al mercato e verso forme di cooperazione”. Insomma il panorama produttivo campano appare molto frammentato ma, chiosa Matarazzo, “è giusto evidenziare che ci sono numerose piccole realtà che sono riuscite a superare i limiti legati alla loro dimensione ridotta con una organizzazione eccellente e con una straordinaria capacità di costruirsi un marchio autorevole e riconoscibile, sfida non sempre vinta da produttori più grandi”. A sorprendere di più nelle degustazioni degli oltre 600 vini delle 116 Cantine campane presenti a “Campania.Wine” sono stati i vini bianchi, risultati nel complesso di gran lunga più interessanti e “moderni” rispetto ai rossi, in particolare laddove si è lavorato sull’affinamento. Si vedano in questo senso due estremi per notorietà e posizionamento: da un lato il celebrato “Costa d’Amalfi Doc Furore Bianco Fiorduva 2020” (Fenile 30%, Ginestra 30%, Ripoli 40%) di Marisa Cuomo, e dall’altro la ben più accessibile ma di indiscutibile qualità “Falanghina del Sannio Dop Lazzarella 2021” di Vigne Sannite (Centro cooperativo agroalimentare sannita). Tra loro, non si può non citare almeno il “Lacryma Christi del Vesuvio Bianco Munazei 2021” di Casa Setaro e le tre Riserve dagli altrettanti cru di Greco di Tufo Docg di Cantine di Marzo, e in particolare il “Vigna Ortale 2020”. Del resto Greco, Falanghina e Fiano rappresentano ormai più della metà della produzione di vini di qualità regionali. “L’ecletticità di utilizzo di queste uve, unita all’eccelente capacità di evolversi nel tempo – precisa Matarazzo – sono state le motivazioni che hanno spinto i Consorzi di tutela alla modifica dei Disciplinari con l’inserimento delle menzioni ‘Riserva’, prevedendo così versioni con affinamenti più lunghi”. All’evento in Galleria Umberto I si è vista anche un’importante presenza di vini da vitigni autoctoni (dall’Asprinio al Casavecchia, dal Caprettone al Pallagrello, solo per citarne alcuni) di cui la Campania è uno tra i territori più ricchi al mondo, con varietà, cloni, e biotipi spesso conosciuti più con nomi dialettali che con quelli “tecnici”. Vitigni orgogliosamente riscoperti da qualche anno ma che non sempre, in purezza, paiono in grado di dare validi risultati in bottiglia. Più facile dal punto di vista commerciale, almeno sulla carta, il lavoro intrapreso da molti produttori sulla spumantizzazione (Martinotti e Metodo Classico): “Le sperimentazioni enologiche su Fiano, Greco e Falanghina hanno dato risultati ottimi – continua – anche in termini di preferenze di consumo, quindi in un mercato che attualmente ha ormai sdoganato la stagionalità di consumo degli spumanti, credo possa essere un’opportunità attuale e futura”.

La ricca viticoltura campana, spesso associata agli uliveti, si concentra nella zona interna del Beneventano e dell’Avellinese (quella con la maggiore produzione viticola a marchio comunitario), nella provincia di Salerno e nelle provincie di Napoli e Caserta. La vite è coltivata per il 70% (16.385 ettari) sulla “collina interna”, per il 17% (4.429 ha) in montagna, per il 9% (2.186 ha) sulla “collina litoranea”, e solo per il 4% in pianura. Se nell’ultimo trentennio si è registrata una progressiva riduzione della superficie vitata, negli ultimi nove anni la produzione di vini IG è in costante crescita, con il valore alla produzione che ammonta complessivamente a 106 milioni di euro (Benevento 56,4 mln, Avellino 27 e Napoli 8,4). “Nella filiera vitivinicola campana è in corso da anni un profondo processo di rinnovamento basato sulla riqualificazione dell’offerta, che ha avuto riscontri positivi dal mercato, come testimoniato soprattutto dal notevole incremento dell’export negli ultimi dieci anni: 15 mln di euro nel 2006, diventati 52 nel 2020” spiega ancora ad askanews il direttore del Consorzio vini del Sannio, evidenziando che “sul piano della produzione è in atto uno sforzo per valorizzare e migliorare nel suo complesso la piattaforma varietale attraverso ricerche e innovazioni, la digitalizzazione in viticoltura ed enologia e l’incremento verso l’alto la qualità dei prodotti nelle diverse fasce di prezzo. In particolare si sta puntando a rafforzare il legame con un mercato regionale molto ampio rispetto all’offerta – aggiunge – e a sviluppare il mercato nazionale e internazionale, dove è maggiore la capacità di assorbimento dei vini di pregio e a prezzi superiori”. “I prezzi dei prodotti finiti si sono comunque mantenuti stabili, se non in leggera crescita” continua Matarazzo, mettendo in luce che “il problema vero rimane il valore delle uve, del loro mancato adeguamento all’aumento generalizzato dei costi in vigna e della capacità di garantire un reddito equo ai vignaioli”. Un problema su cui i Consorzi “si stanno adoperando con grande impegno per studiare le più efficaci soluzioni”.

Vino, Uiv: scure peronospora sulla vendemmia, cali fino al 40%

Vino, Uiv: scure peronospora sulla vendemmia, cali fino al 40%Milano, 3 lug. (askanews) – Sono sempre più pesanti gli effetti della peronospora, la malattia della vite che a causa delle forti piogge di primavera sta attaccando diverse regioni italiane, con perdite previste in alcune zone per la prossima, imminente, campagna vendemmiale fino al 40%. Lo rileva l’Osservatorio di Unione italiana vini (Uiv) attraverso le interviste alle imprese del vino compiute sui diversi territori, da cui emerge anche che nelle aree poco colpite dalla peronospora si prevede invece una buona vendemmia.

Secondo l’Osservatorio, la più colpita è la viticultura biologica che, in alcune aree, risulta fortemente compromessa, mentre le regioni più danneggiate sono quelle della Dorsale adriatica, a partire da Abruzzo e Molise con perdite fino al 40%, ma anche molti areali di Marche, Basilicata e Puglia che si affacciano alla vendemmia, con cali previsti nell’ordine del 25-30%. Complicata la situazione anche in Umbria, Lazio e Sicilia, specie nel Trapanese, mentre in Romagna sono ancora da valutare gli effetti dell’alluvione, in particolare del fango nei vigneti. “In generale la stagione pre-vendemmiale era partita bene un po’ ovunque, poi da maggio in avanti la situazione si è guastata” ha spiegato il presidente Uiv, Lamberto Frescobaldi, aggiungendo che “siamo passati repentinamente dal problema degli stock in eccesso (attualmente confermato con le Dop in eccedenza a +9% sullo scorso anno) a uno scenario di probabile importante riduzione dei volumi di raccolta previsti in diverse regioni”.

Questa la situazione in dettaglio delle principali regioni italiane tracciata dall’Osservatorio di Unione italiana vini. In Piemonte la situazione appare sotto controllo: siccità fra marzo e aprile, piogge nella norma, più oidio che peronospora. Per quanto riguarda la Lombardia, in Valtellina si registrano problematiche di peronospora su una produzione tendenzialmente abbondante: pressione su foglia e su grappolo, con cali mediamente del 5%. In Veneto pochi e localizzati attacchi grandinigeni, con perdite anche del 50%, ma la produzione attesa è per ora è molto abbondante. Nel Friuli-Venezia Giulia bene il Collio, e qualche problema a macchia di leopardo nel resto della regione, dove però i vigneti rimangono carichi. La situazione in Emilia-Romagna appare per ora sotto controllo per quanto riguarda la peronospora, ma resta problematico il post-alluvione, sia in collina per l’accesso ai vigneti, sia per il fango in pianura. In Toscana a causa delle forti piogge di maggio, la peronospora è presente e si registrano difficoltà di accesso ai vigneti per i trattamenti: per ora si prevede una riduzione su una produzione che si annunciava comunque abbondante (in media 10% di infezioni), mentre sono stati riportati problemi anche di botrite e grandinate locali. Pressione molto forte in Umbria, con cali dal 10 al 15%, e punte del 30%: la produzione iniziale prevista era abbondante, quindi si dovrebbe arrivare a una raccolta nella norma.

Nelle Marche la situazione non è omogenea: in linea di massima è stata colpita di più la zona più prossima alla costa, ma le infezioni sono un po’ ovunque. È difficile quantificare la perdita ma sicuramente si profila un’annata di scarsa produzione (-20%), su una stagione ancora in ritardo nello sviluppo della fase fenologica rispetto al 2022. Nel Lazio la stagione era partita bene ma la pioggia di maggio ha innescato forti focolai, attorno al -25% di produzione prevista (su una partenza abbondante). La peronospora in Basilicata ha avuto un forte impatto sul Vulture e anche sui bianchi, e in alcuni areali le previsioni sono del -60%. In Abruzzo e Molise è piovuto costantemente dal 4 aprile e a causa della conformazione del terreno (colline e vallate) è stato difficile accedere agli appezzamenti per poter eseguire i trattamenti fitosanitari. La peronospora ha attaccato in forma abbastanza importante entrambe le regioni e si stima un calo di produzione del 30-40 % sulle uve convenzionali (50-60% in Molise), mentre si arriva anche al 70-80% sulle uve biologiche. Il danno maggiore sembra comunque subìto dalle varietà a bacca rossa, non trattate perché al momento dell’attacco erano ancora in fase primordiale, nelle zone collinari. Per tutta questa serie di situazioni, oggi le aziende produttrici hanno rallentato le vendite e qualcuna le ha addirittura fermate. Per quanto riguarda la Puglia la peronospora si è diffusa sia a Nord (tendoni tasso a 50%) sia a Sud, su Malvasia, Negroamaro e Primitivo, con cali attesi del 25%. Infine in Sicilia la peronospora è diffusa soprattutto nel Trapanese: quelli che non hanno trattato a ciclo completo per questioni di costi stimano forti perdite, mentre le aziende strutturate avranno una buona vendemmia. Siamo attorno a un’incidenza del 10-15%.

Consorzi siciliani al lavoro per nuovo Piano vitivinicolo regionale

Consorzi siciliani al lavoro per nuovo Piano vitivinicolo regionaleMilano, 3 lug. (askanews) – Il Consorzio di tutela vini Doc Sicilia partecipa, insieme con tutti i Consorzi di tutela dell’isola e le altre organizzazioni del settore, al gruppo di lavoro per la creazione del nuovo Piano vitivinicolo siciliano. Coordinati dall’assessorato dell’Agricoltura della Regione siciliana guidato dall’assessore Luca Sammartino, e dall’Istituto regionale vino e olio di Sicilia, gli Enti sono chiamati a definire le direttrici che guideranno lo sviluppo del settore vitivinicolo regionale, a partire “dall’accrescimento del posizionamento, l’ingresso in nuovi mercati e il rafforzamento di un modello che sappia coniugare i tratti tipici e distintivi dei vitigni della Sicilia e dei suoi territori”.

“Siamo onorati e felici di prendere parte a questo progetto, tanto ambizioso quanto virtuoso, per la creazione di un modello che faccia da bussola allo sviluppo sostenibile del settore, operando in modo tangibile sulla valorizzazione dell’identità dei vini siciliani e del territorio in cui nascono” ha dichiarato il presidente del Consorzio vini Doc sicilia, Antonio Rallo, aggiungendo che “il mondo del vino siciliano ha tutti gli strumenti per diventare sempre più di successo, anche a livello internazionale”. Il Consorzio ha inoltre spiegato che lavorerà al piano “con l’obiettivo di esaltare sempre di più la produzione siciliana, composta da vitigni autoctoni sempre più centrali e di rilievo come Nero D’Avola e Grillo: uve che danno vita a vini di altissima qualità e che, grazie anche al nuovo Piano vitivinicolo, potranno penetrare sempre di più nel mercato”.

Vino, il 1 luglio a Scansano nasce l’enoteca “Rosso Morellino”

Vino, il 1 luglio a Scansano nasce l’enoteca “Rosso Morellino”Milano, 30 giu. (askanews) – Un luogo dove scoprire le diverse anime del Morellino di Scansano, nelle sue tipologie Annata e Riserva, e un punto di partenza informativo e turistico per vivere l’area della Denominazione in maniera immersiva e completa, tra le bellezze dei suoi borghi e del suo paesaggio.

Con questi obiettivi nasce ufficialmente l’Enoteca “Rosso Morellino” che sarà inaugurata sabato 1 luglio alle 17.30 a Scansano (Grosseto). Lo spazio sarà collocato al piano terra della sede del Consorzio, che diventa sempre di più la Casa del Sangiovese della Costa Toscana: un luogo aperto a turisti e appassionati che potranno così degustare oltre 90 etichette di Morellino di Scansano Docg delle aziende associate. L’enoteca sarà inoltre a disposizione dei soci da utilizzare per le proprie presentazioni e incontri. Nel corso dell’inaugurazione entrerà in funzione il primo “totem” “VisitMorellino”, realizzato da RAMA, che ha la finalità di promuovere il territorio del Morellino di Scansano e di creare un collegamento tra Scansano e la costa. Un “totem” gemello sarà istallato nei prossimi giorni ad Alberese davanti al centro visite del Parco della Maremma. I dispositivi consentiranno al turista di viaggiare virtualmente all’interno Della denominazione e l’assistente virtuale, attivo 24 ore al giorno, fornirà ai visitatori le risposte in base alle domande che riguardano il vino, l’area di produzione e le attività sul territorio.

“La promozione del Morellino di Scansano si deve combinare con azioni di marketing territoriale così da far emergere ancor di più il legame tra la nostra area e le sue tante eccellenze” ha spiegato il direttore del Consorzio, Alessio Durazzi, sottolineando che “anche attraverso l’uso delle nuove tecnologie, vogliamo fornire differenti strumenti per far scoprire la nostra denominazione in maniera trasversale, con l’obiettivo di allargare a nuovi target il pubblico degli amanti del Morellino e di questa zona della Maremma Toscana”. Il Consorzio Tutela Morellino di Scansano, nato nel 1992 per volontà di un piccolo gruppo di produttori, oggi accoglie oltre 200 soci, una novantina dei quali con almeno una propria etichetta di Morellino di Scansano sul mercato.

Vino, Qualivita: Canelli Dop porta l’Italia del vino a 527 IG

Vino, Qualivita: Canelli Dop porta l’Italia del vino a 527 IGMilano, 30 giu. (askanews) – “Con la registrazione della nuova Dop Canelli il Piemonte arriva ad avere 60 Denominazioni vitivinicole e l’Italia raggiunge invece quota 527 IG Vino (409 Dop e 118 Igp), alle quali si aggiungono 322 prodotti agroalimentari, per un totale di 849 Denominazioni Dop, Igp e Stg, e considerando le 35 IG delle Bevande Spiritose si raggiunge un totale di 884 Indicazioni Geografiche, primo Paese europeo.

“Il riconoscimento della Dop Canelli rappresenta un passo in avanti per il sistema vitivinicolo italiano nel legame fra i valori qualitativi di un prodotto a quelli del territorio” ha dichiarato il Dg di Fondazione Qualivita, Mauro Rosati, aggiungendo che “esalta anche la capacità dei Consorzi di tutela come strumenti di gestione delle filiere e della capacità amministrativa del ministero che ha saputo gestire questo importante dossier nazionale”. “Oltre a dare più valore al vino – ha concluso Rosati – questa nuova denominazione potrà generare un forte indotto sul territorio esaltando anche gli aspetti legati all’enoturismo ormai fonte di reddito indispensabile per le piccole e medie imprese”. “Si chiude un percorso durato 24 anni e che ha visto i produttori compatti verso questo obiettivo” ha commentato Flavio Scagliola, vicepresidente del Consorzio dell’Asti Dop e sostenitore dell’iter attraverso l’Associazione dei produttori di Moscato di Canelli, sottolineando che “con questo riconoscimento esaltiamo ancora di più il valore qualitativo di questo vino che negli anni è sempre più apprezzato soprattutto nei mercati orientali dove trova ottimo abbinamento con la tradizione culinaria e permetterà quindi di fare da apripista al vino piemontese in generale”.

Il Canelli DOP deriva da uve da vigneti composti esclusivamente dal vitigno Moscato bianco e dovranno provenire da 17 comuni attorno alla sottozona Canelli, punto di passaggio tra Langhe e Monferrato. La media rivendicata negli ultimi anni è di circa 100 ettari, per una produzione di quasi un milione di bottiglie, ma l’area offre un potenziale molto più alto. In particolare, l’elaborazione di un vino aromatico, dolce, con una leggera sovrapressione e una bassa gradazione saranno i tratti distintivi del Canelli DOP nella tipologia Riserva, che sarà immessa sul mercato non prima di 30 mesi di invecchiamento e affinamento. La coltivazione della vite, e del Moscato in particolare, è la coltura predominante nell’area di Canelli fin dal 1300. Poi lo sviluppo, soprattutto nei primi anni del ‘900 con Federico Martinotti che perfezionò il procedimento di preparazione del vino destinato alla fermentazione. I Comuni interessati dalla DOP sono quelli di Calamandrana, Calosso, Canelli, Cassinasco, Coazzolo, Bubbio, Castagnole Lanze, Costigliole d’Asti, Loazzolo, Moasca, San Marzano Oliveto in provincia di Asti, e dei comuni di Castiglione Tinella, S. Stefano Belbo, Cossano Belbo, Neive, Neviglie, Mango in provincia di Cuneo.

Vino, Canelli è Docg: regolamento Commissione Ue la mette tra le Dop

Vino, Canelli è Docg: regolamento Commissione Ue la mette tra le DopMilano, 30 giu. (askanews) – È stato pubblicato oggi nella Gazzetta dell’Unione europea il regolamento della Commissione europea (2023/1327) che riconosce tra le Denominazioni di origine protetta “Canelli”, culla del Moscato d’Asti che si laurea quindi ufficialmente Docg. Il riconoscimento interessa le uve da vigneti composti esclusivamente dal vitigno Moscato bianco provenienti da 17 comuni attorno alla sottozona Canelli, punto di passaggio tra Langhe e Monferrato.

Area dal potenziale ancora inespresso, la riconosciuta Docg conta oggi su una produzione di quasi un milione di bottiglie. Proprio a Canelli è nato nel 1865 con Carlo Gancia lo spumante Metodo classico, antesignano dell’Asti spumante legato al 100% con le uve di Moscato. Aromatico, dolce, con una leggera sovrapressione e una bassa gradazione, il Canelli Docg sarà immesso sul mercato nella tipologia Riserva non prima di 30 mesi di invecchiamento e affinamento. “È un riconoscimento particolarmente significativo per Canelli, uno dei luoghi bandiera della viticoltura di qualità piemontese e in particolare del Moscato d’Asti Docg” ha detto il vicepresidente del Consorzio Asti Docg, Flavio Giacomo Scagliola, ricordando che “si tratta di un tassello fondamentale per la crescita socio-economica di un territorio sempre più vocato all’enoturismo: ora l’iter prevede l’assegnazione dell’organismo di tutela, che vedrà quindi a breve il Consorzio dell’Asti tutelare, oltre l’Asti Spumante e il Moscato d’Asti, anche il Canelli”.

Vino, Valpolicella debutta in Laguna con evento “Venezia Superiore”

Vino, Valpolicella debutta in Laguna con evento “Venezia Superiore”Milano, 30 giu. (askanews) – Il Consorzio vini Valpolicella sbarca in Laguna e per il suo debutto estivo tra calli e canali punta su “Venezia Superiore”, il nuovo evento di promozione dedicato al rosso di territorio, il Valpolicella Doc Superiore, in calendario il 5 e 6 luglio prossimo.

“Il Valpolicella Doc Superiore è protagonista di una new wave produttiva e commerciale” commenta il presidente del Consorzio vini Valpolicella, Christian Marchesini, aggiungendo che “una visione strategica e condivisa che punta a incrociare le tendenze dei consumatori nazionali e internazionali sempre più inclini a premiare la qualità in abbinata alla versatilità. Per questo – ha concluso Marchesini – i produttori della Denominazione sono sempre più orientati a scommettere sul Valpolicella Superiore modernizzandone anche i canoni di presentazione”. Due i programmi in palinsesto per scoprire l’evoluzione di questo vino da uve fresche sempre più vocato alla contemporaneità, alle tendenze e alla destagionalizzazione delle occasioni consumo. Il primo riservato a una selezione di giornalisti nazionali del settore che, nel corso della due giorni, testeranno le potenzialità del Valpolicella Doc Superiore sia in una masterclass all’Hilton Molino Stucky Venice alla Giudecca, che in accostamento ai piatti della Locanda Cipriani e dell’Hostaria in Certosa by Alajmo. Per i winelover, invece, l’appuntamento è per giovedì 6 luglio alla Loggia maggiore della Pescheria di Rialto dove andrà in scena un “walk around tasting” con 50 referenze, tra Valpolicella Doc e Valpolicella Superiore, di 38 aziende che firmano un excursus degustativo dal 2013 al 2022.

Il Consorzio per la Tutela dei Vini Valpolicella riunisce oltre 2.400 aziende tra viticoltori, vinificatori e imbottigliatori (oltre l’80% di rappresentatività) su un territorio di produzione che si estende in 19 Comuni della provincia di Verona, dalla Valpolicella fino alla città scaligera che detiene il primato del vigneto urbano più grande dello Stivale: 8.600 ettari di vigneto e un giro d’affari di oltre 600 milioni di euro, di cui più della metà riferiti alle performance dell’Amarone.

Vino, Giannitessari festeggia 10 anni impiantando nuovi vigneti

Vino, Giannitessari festeggia 10 anni impiantando nuovi vignetiMilano, 30 giu. (askanews) – Festeggia dieci anni di attività Giannitessari, la realtà vitivinicola di Roncà (Verona) che ha forgiato la propria identità operando sui Monti Lessini, Soave e Colli Berici. Gianni Tessari, classe 1963 di Brognoligo, frazione di Monteforte d’Alpone (Verona), ha iniziato giovanissimo a misurarsi con la viticoltura sperimentando nei vigneti di famiglia e firmando già dagli anni Ottanta etichette di successo nel Soave e nella Valpolicella. Nel 2013 decise di intraprendere una nuova e personale avventura nel mondo del vino: “L’azienda è nata dall’incontro tra la mia esperienza come produttore, maturata attraverso il confronto con differenti territori e stili, e l’opportunità di lavorare con varietà e terroir diversi ma complementari” spiega Tessari, ricordando che “i primi anni sono stati un crogiolo di prove, esperimenti, analisi delle situazioni esistenti al fine di creare e proporre la migliore sintesi di ogni denominazione”.

Per la Doc Soave, già affermata, Gianni Tessari spiega di aver cercato di alzare ulteriormente l’asticella qualitativa puntando sulle caratteristiche specifiche che la Garganega esprime in ciascun vigneto, mentre per la meno nota e più recente Lessini Durello ha scelto di produrre spumanti metodo classico. La strada imboccata per i Colli Berici si è soffermata sull’autoctono Tai Rosso e su un blend delle migliori uve per ottenere un Colli Berici Rosso. Nel corso di questi dieci anni la Cantina è cresciuta sotto il profilo produttivo ma anche dell’organico, e al fondatore si è affiancato un secondo giovane enologo, Marco Dugatto, e un referente per l’”hospitality”, oltre all’ingresso della figlia maggiore di Gianni, Valeria Tessari, nel ruolo di responsabile commerciale. “La sfida futura non si limita alla sfera aziendale e non riguarda l’aspetto produttivo, consiste nel riaffermare e consolidare il valore delle Denominazioni, sia nei vecchi che nei nuovi mercati” precia Valeria Tessari, aggiungendo che “di pari passo diamo sempre più centralità al tema del rispetto per il territorio e le persone che lo abitano, una vera necessità in virtù della quale stiamo facendo dei cambiamenti strutturali, dalla gestione del suolo a quella energetica in produzione. Dal 2021 abbiamo acquisito anche la certificazione per la trasformazione biologica”.

Gianni Tessari è stato un pioniere nel territorio per quanto riguarda le varietà Piwi: gli impianti risalgono infatti al 2014, anno successivo alla fondazione dell’azienda, appena l’uva Solaris venne ammessa nella provincia di Verona tra le varietà consentite, e la prima vendemmia porta l’annata 2017. In un’ottica di miglioramento dell’impatto ambientale, L’azienda ha annunciato che i suoi prossimi passi riguarderanno l’installazione di pannelli solari e di una nuova pressa a risparmio energetico in Cantina, dove di recente è stata anche rinnovata la bottaia, puntando soprattutto su legni grandi provenienti da Francia e Slavonia. Dal punto di vista vitivinicolo, la Cantina Giannitessari è attualmente impegnata nell’impianto di nuovi vigneti all’interno della Doc Colli Berici mentre, nel prossimo futuro, si progetta l’ampliamento della gamma vini e il potenziamento dell’accoglienza in Cantina, scelta che si rivela sempre più strategica per conquistare i clienti finali, siano turisti o del territorio. In programma anche lo sviluppo della distribuzione in Italia e all’estero, incoraggiati dalla crescita di domanda registrate negli ultimi anni soprattutto nel Regno Unito e in Asia.