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Vino, Consorzio Lugana in tour negli Usa: New York, Florida e Texas

Vino, Consorzio Lugana in tour negli Usa: New York, Florida e TexasMilano, 2 mag. (askanews) – Non si ferma l’attività del Consorzio Tutela Vino Lugana, che torna anche quest’anno negli Stati Uniti con un programma di eventi che toccheranno tre Stati chiave, New York, Texas e Florida, e quattro città. “Destination Lugana” nasce con l’obiettivo di creare “connessioni di valore” tra i produttori della Denominazione lombardo-veneta e un selezionato parterre di operatori del trade e della stampa Usa.


Un viaggio nel mercato statunitense che, sebbene stia dando qualche segno di stanchezza dei consumi, vede nel contempo uno spostamento delle preferenze verso i vini bianchi freschi e sapidi soprattutto nei millennials. Per questo motivo il Consorzio ha deciso di aggiungere alla storica tappa di New York, anche quelle di Florida e Texas, Stati dove il vino bianco italiano di qualità è sempre più apprezzato. “Torniamo negli Stati Uniti per rafforzare la nostra posizione nel primo mercato mondiale del vino e lo facciamo parlando a chi con il vino lavora tutti i giorni: i buyer, i ristoratori e i sommelier” ha spiegato il direttore del Consorzio, Edoardo Peduto, aggiungendo che “quest’anno abbiamo voluto ampliare la nostra attività per favorire maggiormente i nostri produttori, sviluppando in particolar modo i contatti con il trade e con la stampa specializzata, strutturando un piano di attività volto a raccontare la qualità e la freschezza dei nostri vini agli operatori di settore”.


L’evento di lancio di “Destination Lugana” sarà il 7 maggio a New York: una degustazione guidata e interattiva dedicata alla stampa e a influencer, condotta da Wanda Mann, East Coast editor di “Somm Journal”. Seguirà il Texas con due appuntamenti, uno a Dallas il 9 maggio e uno a Houston il 10 maggio: delle masterclass per operatori di settore condotte da Tiffany Tobey, Dg di “Thirty Eight and Vine”, che farà una approfondita presentazione del territorio e dei vini, seguita da un momento di “free tasting”. Il tour si concluderà in Florida, a Miami il 13 e 14 maggio, prima con l’evento “Lugana Breeze”, un aperitivo presso il noto ristorante fronte oceano “Casadonna”, e il giorno successivo con una masterclass condotta da Jacqueline Coleman del “Biscayne Times”, dedicata a operatori e stampa.

La Valle d’Aosta del vino vola alto puntando su autoctoni e qualità

La Valle d’Aosta del vino vola alto puntando su autoctoni e qualitàMilano, 2 mag. (askanews) – Vincenzo Grosjean è quello che si dice ‘uno che la sa lunga’ sul vino e sulla sua Valle d’Aosta dove è nato 70 anni fa. Viticoltore a Quart e per quasi 30 anni responsabile della consulenza nel settore viticultura dell’assessorato regionale all’Agricoltura, è dal maggio 2023 il presidente del Consorzio Vini Valle d’Aosta, dopo essere stato fino al 2013 presidente dell’Association Viticulteurs Encaveurs, poi diventata associazione Vival e oggi appunto Consorzio. ‘L’ente consortile è nato due anni fa dopo una lunghissima gestazione partita negli anni Settanta, quando le associazioni di viticoltori, una ventina dato che ce ne era una ogni paio di Comuni, hanno fatto ripartire il settore in Valle d’Aosta’ spiega ad askanews, ricordando che ‘la vigna allora non era un mestiere ma una passione di famiglia, poi c’è stata un’evoluzione soprattutto con l’introduzione della Doc e la nascita delle cooperative dove sono entrati grande parte di questi viticoltori’.


La più piccola (poco più di 3.200 kmq complessivi) e tra le meno piovose regioni italiane ha circa 500 ettari di vigneti, di cui più o meno 390 a Doc e gli altri composti da vigneti familiari utilizzati per autoconsumo. Vigne che vanno dai 300 metri di Pont San Martin ai 1.200 di Morgex. ‘Abbiamo quasi mille metri di dislivello e questo ha creato nel tempo l’esigenza di avere molti vitigni autoctoni che si ambientassero ad ogni microzona’ continua Grosjean, precisando che, ‘abbandonati quelli ‘di quantità’, oggi ne utilizziamo una decina ma a questa selezione ce ne manca ancora qualcuno su cui stiamo lavorando con i ricercatori’. Vincenzo Grosjean è ‘l’uomo giusto al posto giusto nel momento giusto’: ha la memoria di quello che è stata la viticultura qui, conosce la realtà produttiva e la burocrazia regionale, ha una grande passione e la voglia di vedere crescere questo territorio. ‘Da un po’ di anni stiamo assistendo all’arrivo di diversi giovani che, o prendono in mano l’azienda di famiglia o danno vita a nuove realtà’ prosegue, sottolineando che ‘si tratta di ragazzi che hanno studiato agricoltura e enologia, che sono formati, cosa che ai nostri tempi mancava’. La spinta delle nuove generazioni è uno dei motivi della crescita qualitativa che negli ultimi decenni ha caratterizzato la produzione enologica italiana e la Valle d’Aosta non fa storia a sé. La spinta qui però deve essere più forte che altrove, perché nonostante in questo splendido territorio racchiuso tra le montagne più alte d’Europa la viticultura affondi le sue radici nell’età del Bronzo e ci siano una biodiversità e un patrimonio ampelografico straordinari, il vino non ha ancora l’attenzione e lo spazio che merita. Serve includerlo nel progetto di comunicazione turistica regionale e promuoverlo attraverso un piano dedicato all’enogastronomia, visto anche il crescente successo dell’enoturismo sperimentato da alcune Cantine. E serve soprattutto fare squadra tra tutti gli attori del mondo enologico e delle eccellenze gastronomiche locali (così ben raccolte da Stefano Lunardi all”Erba Voglio’ di Aosta) per un’azione continuativa di comunicazione e marketing che racconti il vino e il cibo per quello che sono, elementi imprescindibili del territorio, della sua storia, della sua cultura e dell’identità locale. Puntando per il vino, se possibile, su pochi vitigni facilmente riconoscibili nel bicchiere. L’essere piccoli è strutturalmente un limite ma paradossalmente potrebbe facilitare la coesione di intenti basata su qualità, rispetto per l’ambiente, sostenibilità e giusto valore. Il Consorzio può giocare in questo senso un ruolo importante, così come l’impegno per l’eccellenza e il futuro della propria terra profuso dalle più grandi realtà private e cooperative regionali, Les Cretes e Cave des Onze Communes, a cui si aggiungono la passione e la ricerca senza compromessi del giovane Didier Gerbelle, ma anche l’esperienza di Elio Ottin, passando per la raffinata pulizia di Les Granges, La Vrille, Cave Gargantua, Grosjean e Rosset Terroir con i suoi ottimi Petite Arvine, fino all’eleganza del solitario (Maison) Anselmet, solo per citare alcune delle Cantine più interessanti. C’è poi la micro Cantina Cave Monaja dell’enologo valdostano Chul Kyu ‘Andrea’ Peloso, riuscito in meno di cinque anni a portare le sue (pochissime) bottiglie, frutto di un faticoso quanto meritorio recupero di vigne storiche abbandonate, sui tavoli dei principali ristoranti stellati italiani, a partire naturalmente dal Caffè Nazionale di Paolo Griffa ad Aosta. Nel frattempo, i vignaioli locali si godono i frutti della vendemmia 2023 che è stata qualitativamente molto buona e in quantità superiore a quella del 2022: con circa 2,5 mln di bottiglie contro l’1,8 mln dell’anno precedente, oltre a qualche altro centinaio di migliaio che viene vendute come vini da tavola o comunque non Doc. Nonostante l’incremento, il numero di bottiglie prodotto in Valle d’Aosta è tale da fare oggettivamente fatica ad essere esportato fuori regione e ancor di più all’estero, rimanendo sostanzialmente appannaggio del mercato locale, visto anche il grande afflusso di turisti ‘che ne consumano una grossa fetta grazie alla ristorazione regionale: in tutti i ristoranti e locali c’è una discreta, se non buona, carta dei vini valdostani e questo per le piccole aziende agli inizi è estremamente importante’. Della sessantina di Cantine che producono vini che rientrano nelle Doc, 52 fanno parte del Consorzio. Le aziende imbottigliatrici sono 55, le cooperative sono sei (oltre a Cave des Onze Communes, ci sono Cave Mont Blanc de Morgex et La Salle, Cantina de La Kiuva di Arnand, Caves Cooperatives de Donnas, Cave Cooperative de l’Enfer (CoEnfer) di Arvier e La Crotta di Vegneron di Chambave) e le famiglie che si occupano di coltivare il vigneto sono circa 800. ‘Quello della parcellizzazione è uno dei problemi della viticultura valdostana: anticamente si abitava nelle valli laterali ma tutti avevano il vigneto nel fondovalle: ad esempio, i miei antenati, a Quart, affittavano la loro azienda in cambio di vino e castagne’ racconta ad askanews Vincenzo Grosjean, evidenziando che ‘questo ha fatto sì che poi, nelle famiglie numerose, ad ogni passaggio generazionale ognuno voleva un pezzo di vigneto, che è stato quindi frazionato in maniera impressionante dalla fine del ‘800 ad oggi’. ‘L’altro grosso problema è che per tanti anni c’è stata la possibilità di costruire praticamente ovunque, mentre adesso finalmente abbiamo dei piani regolatori molto più definiti e rigidi, e le nuove generazioni stanno affittando o vendendo questi terreni e si incomincia a fare degli accorpamenti’ continua, ricordando che ‘spesso gli accorpamenti sono comunque difficili, perché molti sono emigrati e quindi ci sono dei proprietari di terreni che sono introvabili: io per mettere insieme il vigneto Rovetta, il cui primo lotto è intorno ai 4,5 ettari, ho fatto 36 atti di acquisto e sono andato fino a Parigi per incontrare il nipote di una signora che era emigrata negli Stati Uniti’.


Il vitigno bianco più utilizzato è il Prié Blanc, che la fa da padrone nei circa 32 ettari di Morgex e La Salle. Nel resto della valle, ci sono Muscat Blanc di Chambave, Petite Arvine e Chardonnay che si attestano intorno ai 25 ettari l’uno, e poi rimangono tracce di Muller Thurgau e Traminer. Nei rossi il vitigno predominante è il Petit Rouge, coltivato in un centinaio di ettari, che rientra in cinque sottozone e può prendere il nome ad esempio di Torrette, che è il vitigno principe della famiglia degli ‘Orious’ che una volta rappresentava gran parte della viticultura regionale. ‘Poi c’è il Fumin che fino a pochi anni fa non era considerato perché è un vitigno particolare, molto rustico, e che finché era utilizzato in assemblaggio con altre uve dava problemi perché veniva vendemmiato troppo presto’ prosegue Grosjean, evidenziando che ‘adesso che abbiamo fatto una selezione e abbiamo delle piante nelle zone più vocate, è diventato un vitigno molto interessante. Infine – continua – non va sottovalutato il Cornalin, di cui al momento non c’è una grande quantità ma che sta crescendo, e altri vitigni minori’. Un capitolo a parte quello della bassa valle, dove troviamo il Picotendro, una sottovarietà di Nebbiolo ‘coltivato da sempre nella difficile ed eroica zona di Donnas e che ci fa ben sperare’. Poi ci sono Pinot Noir e Gamay, i primi vitigni introdotti negli anni Settanta dal canonico Joseph Vaudan. ‘Il Pinot Noir sta avendo un bel successo e ci sta dando grandissime soddisfazioni, anche perché si è finalmente capito che va piantato nelle zone più alte e più fresche per avere delle maturazioni più delicate’ continua, precisando che ‘il Gamay rimane un vitigno poco sfruttato ma è il vitigno più facile: matura sempre, è molto produttivo e non patisce alcuna malattia, fa un vino buono ma con poco charme, è un po’ il nostro rosso di partenza. Infine abbiamo vitigni minori come il Mayolet, il Vuillermin e il Neyret che stanno un po’ per volta prendendo piede’. Il presidente racconta infine le importanti novità che riguardano il Disciplinare di produzione del 1985, che saranno discusse e approvate entro maggio. ‘Abbiamo presentato in via formale la richiesta di arrivare a piantare vigna fino a mille metri, quindi salendo di circa 200 metri di media’ racconta Grosjean, precisando che la decisione è stata presa ‘alla luce dei cambiamenti climatici e per le nuove tipologie di vino come il Pinot Nero da spumante’, ma anche perché ‘ci sono tanti terreni che sono sempre stati coltivati a vigneto che sono a riposo da almeno settant’anni, e sarebbe importante poterli recuperare’. ‘Puntiamo poi ad avere la Doc Valle d’Aosta anche per gli spumanti, perché è un mercato in forte crescita e stiamo vedendo dei risultati qualitativi estremamente interessanti’ evidenzia, aggiungendo che ‘le aziende sono una quindicina, la stragrande maggioranza delle quali produce Metodo Classico’.

Vino, il 3 maggio convegno su novità varietali del settore viticolo

Vino, il 3 maggio convegno su novità varietali del settore viticoloMilano, 30 apr. (askanews) – Venerdì 3 maggio all’Auditorium dell’Iiss Alpi Montale di Rutigliano (Bari), si terrà un convegno dal titolo “Rinnovamento varietale nella viticoltura da vino e da tavola italiana”. L’incontro, promosso dal Gal Sud Est Barese, Accademia italiana della vite e del vino (Aivv) e Comune di Rutigliano, farà il punto sulle ultime novità varietali del settore viticolo italiano.


“Si tratta uno dei temi più sentiti dalla viticoltura moderna, che svilupperemo prendendolo da vari punti di vista grazie alle relazioni tecniche di docenti e accademici che saranno presenti nel corso della giornata di studio – ha dichiarato il presidente dell’Aivv, Rosario Di Lorenzo – ancora una volta con l’obiettivo della nostra Accademia di creare un momento di confronto e di sviluppo delle tematiche attraverso la scienza e la ricerca che abbiamo a disposizione”. “Continua l’incessante e pluriennale impegno del Gal Sud Est Barese a favore della valorizzazione delle più importanti filiere produttive locali” ha affermato il presidente Pasquale Redavid, spiegeando che si tratta di “un’ niziativa rientrante in un piano di informazione triennale destinato al mondo agricolo locale che ha permesso al Gal di realizzare oltre 40 iniziative tra fiere internazionali, visite studio in altre regioni, workshop e convegni per aggiornare le imprese agricole sulle novità del settore”.


All’iniziativa, aperta dal consigliere dell’Aivv, Leonardo Palumbo, prenderanno parte alcuni esponenti istituzionali locali, regionali e nazionali. La prima sezione tecnica della giornata, condotta da Di Lorenzo, vedrà le relazioni di Paola Bettinelli (Fondazione Mach) sui vitigni Piwi, mentre il direttore del Crea di Conegliano, Riccardo Velasco, parlerà delle Tea in viticoltura, e Pasquale Venerito (Crsfa di Locorotondo) ragionerà della biodiversità viticola e dei vitigni autoctoni della Puglia. Le relazioni tecniche della seconda parte della giornata, moderata da Vittorino Novello (Aivv), saranno affidate a Lucio Brancadoro (Università di Milano e presidente di Acovit) sul tema della selezione clonale in Italia, a Laura De Palma (Università di Foggia) sul rinnovamento varietale in Puglia, e a Antonio Pisciotta (Università di Palermo) sui materiali d’Impianto per una moderna viticoltura.

Enea nel team che ha decodificato il genoma del caffè Arabica

Enea nel team che ha decodificato il genoma del caffè ArabicaRoma, 30 apr. (askanews) – L’Enea ha partecipato al team internazionale che ha mappato ad altissima risoluzione il genoma della Coffea arabica, la specie più pregiata e diffusa di caffè – con il 60% della produzione mondiale – ma anche la più sensibile alle malattie e ai cambiamenti climatici. I risultati della ricerca, pubblicati sulla rivista “Nature Genetics”, consentiranno di selezionare le piante più resistenti e più adattabili agli stress ambientali.


“Nel 2014 abbiamo pubblicato su ‘Science’ la mappatura del genoma della specie Robusta del caffè (Coffea canephora), ma ora con questo secondo lavoro, al quale hanno contributo ben 40 istituzioni da 19 paesi, siamo arrivati a decodificare il patrimonio genetico, ben più complesso, dell’Arabica e delle sue specie progenitrici, con il quale abbiamo ricostruito l’affascinante storia della ‘nascita’ di questa specie e della sua espansione a livello mondiale – spiega il responsabile Enea del progetto Giovanni Giuliano, ricercatore della Divisione Biotecnologie e agroindustria-. E i dati di mappatura del genoma faciliteranno le attività di miglioramento genetico e di conservazione del germoplasma di Arabica, che sono necessarie per la protezione di questa specie da future malattie, siccità e dai cambiamenti climatici” aggiunge. L’Arabica è nata tramite una ibridazione fra due specie diverse, Robusta e Coffea eugenioides, rispettivamente il padre e la madre, avvenuta fra i 300 e i 600 mila anni fa. Il luogo esatto dell’ibridazione è ignoto, ma il progenitore selvatico più vicino è stato individuato sull’altopiano etiopico, nella Great Rift Valley, un centro di biodiversità del pianeta. L’ibridazione fra specie diverse è un fenomeno frequente nella storia delle piante: tutte le piante dicotiledoni derivano da una ibridazione a tre avvenuta circa 120 milioni di anni fa, mentre specie coltivate come cotone, frumento, tabacco, colza, derivano da ibridazioni più recenti.


Nel lavoro, oltre a quello di Arabica, – si legge nella notizia pubblicata nell’ultimo numero in italiano del settimanale ENEAinform@ – sono stati mappati ad altissima risoluzione anche i genomi delle due specie progenitrici, dimostrando che l’ordine dei geni di origine paterna e materna si è conservato in Arabica, pur rimescolandosi fra di loro nelle generazioni successive, come avviene in un incrocio fra individui della stessa specie. Domesticata probabilmente in Etiopia, Arabica è stata poi trasportata in Yemen, da dove si è diffusa in tutto il mondo: prima in India nel 17° secolo da monaci sufi, poi in Indonesia dagli olandesi e nell’isola della Riunione dai francesi e infine nei Caraibi e in Sud America. Ognuno di questi spostamenti ha coinvolto pochissimi semi e/o piante, creando dei “colli di bottiglia genetici” che sono alla base della bassissima diversità genetica di Arabica, responsabile fra l’altro della sua sensibilità a una serie di malattie, fra cui la terribile ruggine del caffè (Hemileia vastatrix). Agli inizi del 20° secolo nell’isola di Timor in Asia, Arabica si è reincrociata spontaneamente con Robusta, acquisendo alcuni geni di resistenza alla ruggine che si sono diffusi in molte cultivar moderne.


“La mappatura del genoma ha permesso di ricostruire i rapporti di parentela fra le diverse cultivar e di mappare le zone in cui si sono introdotti i geni di resistenza alla ruggine. Ma è possibile la comparsa in futuro di nuovi ceppi di ruggine capaci di superare la resistenza della pianta, come sta già avvenendo per la banana. Ora, grazie a questo lavoro, i breeder avranno gli strumenti per difendere uno dei prodotti agricoli più importanti, come il caffè, che ha una produzione annua di circa 10 milioni di tonnellate per un valore commerciale di oltre 40 miliardi di euro”, conclude Giuliano.

Vino, “Terlaner Primo Grande Cuvee” festeggia 10 edizioni con la 2021

Vino, “Terlaner Primo Grande Cuvee” festeggia 10 edizioni con la 2021Milano, 30 apr. (askanews) – Cantina Terlano presenta la decima edizione di “Terlaner Primo Grande Cuvee” annata 2021, tremila bottiglie che raccontano l’evoluzione stilistica del vino più prezioso della gamma della storica Cantina sociale altoatesina. Nato nel 2011 per raccogliere nella storica Cuvee Terlaner il meglio che questa terra di origine vulcanica potesse esprimere nel Pinot Bianco, Chardonnay e Sauvignon Blanc, “Terlaner Primo Grande Cuvee” è uno dei vini che vuole incarnare la filosofia lavorativa dell’azienda e che, forte del suo potenziale evolutivo, vuole raccontare la sua capacità di guardare al futuro.


La cuvée Terlaner vanta più di un secolo di tradizione. “Prima del lancio di ‘Primo’ nel 2011, ho condotto uno studio di tre-quattro anni con micro-vinificazioni per raggiungere il vino che donasse al palato e all’olfatto la massima espressione” ricorda l’enologo Rudi Kofler, parlando di una ricerca che gli ha permesso di “scoprire, nel tempo, bellissime parcelle di viti antiche di Chardonnay inizialmente non considerate ma che hanno aggiunto alla Cuvee un risultato aromatico di raffinata eleganza”. “La cifra stilistica raggiunta con l’annata 2021 è il risultato di ricerca sartoriale sulla risposta enologica delle uve provenienti dai diversi masi che costituiscono la Cantina sociale” aggiunge Kofler, sottolineando che “studiare e riscoprire appezzamenti con viti antiche ha permesso la crescita, anno dopo anno, in stile e profondità della Cuvee regalando sempre di più una fotografia vera del potenziale di un luogo unico al mondo”. “In modo graduale siamo passati da un vino dal profilo aromatico e gustativo cremoso e orizzontale, verso una verticalità che spinge su una elegante freschezza e profondità” prosegue l’enologo, parlando di “uno stile verticale sia come scelte in vigna che in cantina, orientato alla ricerca di livelli di finezza e di acidità importanti capaci di narrare nel tempo la grandezza di questi tre vitigni di riferimento per il territorio”. L’annata 2021 è stata tra le migliori degli ultimi anni assieme alla 2016 e 2019. “Fin dall’inizio della vendemmia, il 2021 prometteva di diventare un fuoriclasse per i vini bianchi, con rese più basse ma con uve dal lungo potenziale evolutivo” continua Kofler, evidenziando che questa annata “ha permesso il compimento della evoluzione stilistica già in atto con le ultime uscite della Grande Cuvee”.


Fondata nel 1893, Cantina Terlano (Kellerei Terlan) conta oggi 143 soci che coltivano un totale di circa 190 ettari all’interno di un cratere vulcanico millenario, con una produzione esclusivamente di vini Doc (per il 70% bianchi e per il 30% rossi) che si aggira intorno agli 1,5 milioni di bottiglie all’anno. Foto di Hannes Unterhauser

Vino, Montobbio confermato alla guida del Consorzio Tutela del Gavi

Vino, Montobbio confermato alla guida del Consorzio Tutela del GaviMilano, 30 apr. (askanews) – Dopo l’elezione del nuovo Cda, arriva la riconferma di Maurizio Montobbio nel ruolo di presidente del Consorzio Tutela del Gavi. Montobbio sarà affiancato dai vicepresidenti Dario Bergaglio (La Chiara) e Massimo Marasso (Fratelli Martini), mentre gli altri membri che sono stati eletti sono Giancarlo Cazzulo, Cantina Produttori del Gavi, Roberto Ghio, Vigneti Piemontemare, Stefano Moccagatta, Villa Sparina, Alessandro Cazzulo, Cantina Produttori del Gavi, Fabio Scotto, Vite Colte, Claudio Manera Araldica Castelvero, Gianlorenzo Picollo Picollo Ernesto, Gianni Martini, Fratelli Martini. Due le produttrici che entrano a far parte del Consiglio: Francesca Rosina dell’azienda agricola La Mesma e Silvia Scagliotti di Castellari Bergaglio.


“Prima di tutto, sono orgoglioso che ci sia nuovamente una rappresentanza femminile all’interno del Cda, sostenuta con forza dai soci elettori” ha commentato il neopresidente al suo secondo mandato consecutivo (il terzo se si conta anche il triennio dal 2015 al 2018), aggiungendo che “vorremmo un futuro del Consorzio collettivo, inclusivo e partecipato, aperto alle opinioni e alle indicazioni dei consiglieri, delle singole produttrici e dei produttori. Bisogna intendere la nuova casa del Gavi e i 50 anni raggiunti dalla nostra Doc non come traguardi di forma” ha proseguito, sottolineando che “il Consorzio è un luogo dove ciascuno può mettersi a disposizione per governare i cambiamenti che la denominazione deve affrontare per guardare con serenità al futuro e tutelare l’eredità storica del Gavi e il suo successo a livello internazionale”. Nel corso del primo Consiglio del nuovo mandato è stata disposta la creazione del Comitato alle sostenibilità, sociale e ambientale, che si aggiunge al Comitato tecnico e a quello di Promozione. “Non saranno costituiti dai soli candidati eletti nel Cda – ha precisato il presidente – ma anche da figure esterne che per competenza ed esperienza, potranno collaborare alle scelte di strategia per la governance della denominazione, in Italia e all’estero”.


Nelle attività del Consorzio è coinvolto anche il neoeletto presidente dell’Associazione Gavi, Giovanni Lorenzo Bisio. “E’ lodevole la determinazione dei giovani produttori a impegnarsi per la promozione del Gavi Docg” ha commentato Montobbio, evidenziando che “attraverso il ruolo istituzionale possono così sperimentare dall’interno i complessi meccanismi che sottendono la governance di una Denominazione”. Il rieletto presidente si infine detto pronto a rafforzare la comunicazione interna, attivando nuovi strumenti di informazione ai soci, per consolidare la rete di intesa e di accordo con i produttori. “Siamo pronti per i nuovi obiettivi che ci siamo prefissati – ha concluso – fra tutti le modifiche del Disciplinare e il rafforzamento del mercato interno”. Il Gavi Docg conta oltre 180 soci, 14 milioni di bottiglie prodotte vendute in Italia e in oltre cento Paesi nel mondo e una filiera locale che impiega oltre cinquemila persone e il cui valore supera i 67 milioni di euro.

Vino, esce per la prima volta sul mercato la tipologia Custoza Riserva

Vino, esce per la prima volta sul mercato la tipologia Custoza RiservaMilano, 30 apr. (askanews) – Esce sul mercato, per la prima volta dall’approvazione della menzione nel 2019, il Custoza Riserva, voluto dai produttori per dimostrare il potenziale evolutivo del vino simbolo di Verona. La menzione Riserva è prevista solo per i vini Custoza sottoposti ad un affinamento minimo di 12 mesi, tempo che esalta la sua complessità e il suo potenziale gastronomico.


“Il Consorzio è una realtà dinamica e compatta e, con il consenso di tutti i produttori, si è scelto di uscire sul mercato ora, nonostante la modifica del Disciplinare risalga al 2019” ha spiegato la presidente dell’ente consortile, Roberta Bricolo, aggiungendo che “il Custoza Riserva esalta il fattore umano e la visione imprenditoriale dell’azienda”, e sottolineando che “con questa menzione si passa dal focus sul prodotto a quello sul produttore che lo firma, che mette il suo lavoro e le sue emozioni. Un valore – ha concluso Bricolo – che è espresso da chi segue tutta la filiera produttiva, dal vigneto alla bottiglia: le Riserve, assieme ai Superiore, sono le più alte espressioni del Custoza, frutto di ricerca, conoscenza del terroir e consapevolezza”. Alla tipologia “Riserva” si è giunti, ha evidenziato il Consorzio, dopo un lungo lavoro di ricerca tecnica e di studio del terroir, iniziato con il “Superiore”, vino di cui negli ultimi cinque anni è più che triplicata la produzione. Il “Custoza Riserva” sarà presentato al mercato con una serie di eventi rivolti al trade e alla stampa, il primo dei quali si è svolto a Vinitaly grazie alla masterclass condotta da Marco Sabellico, curatore della Guida Vini d’Italia de Gambero Rosso.


Il Custoza, Denominazione approvata nel 1971, viene prodotto da uve Garganega, Tocai Friulano e Bianca Fernanda, grazie a circa 1.400 ettari vitati tra i Comuni di Sommacampagna, Villafranca di Verona, Valeggio sul Mincio, Peschiera del Garda, Lazise, Castelnuovo del Garda, Pastrengo, Bussolengo e Sona. Il sistema Custoza è composto da 72 Cantine vinificatrici, 110 aziende imbottigliatrici e 480 viticoltori, con una produzione media annuale che si aggira intorno alle 11 milioni di bottiglie.

PizzAut cresce: con PizzAutoBus porta lavoro inclusivo in giro per l’Italia

PizzAut cresce: con PizzAutoBus porta lavoro inclusivo in giro per l’ItaliaMilano, 30 apr. (askanews) – Due nuove assunzioni e un progetto, PizzAutoBus, che punta nel lungo periodo a portare un food truck in ogni provincia italiana per dare nuove occasioni di lavoro ai giovani affetti da autismo. PizzAut, l’associazione fondata da Nico Acampora che oggi dà lavoro a una quarantina di ragazzi e ragazze autistici nelle sue due pizzerie della Lombardia, festeggia così il Primo Maggio. Durante la giornata dei lavoratori, infatti, organizza un evento nel suo ristorante di Monza, durante il quale annuncerà le nuove assunzioni proprio nel ristorante di Monza e l’avvio del progetto PizzAutoBus.


PizzAutoBus parte con una flotta di 12 food truck targati PizzAut che gireranno per la Lombardia e per l’Italia per moltiplicare le occasioni di inclusione, spiegano dall’associazione. Il piano d’impresa del progetto PizzAutoBus è stato curato, e donato, da PwC Italia e da PwC Strategy&. Il lavoro procede anche grazie al contributo di alcune aziende che supportano l’associazione PizzAut. Autogrill, Banca Progetto, Coop Lombardia, Danone Italia, Lombarda Motori, Rovagnati e Quantum Retail, Alviero Martini, L’Erbolario, Pandora, Piquadro e NAU!, stanno contribuendo a formare la flotta di PizzAutoBus che gireranno l’Italia. Inoltre, la filiale italiana di Murata Electronics Europe BV assume una nuova persona che lavorerà presso il ristorante di Monza, come ha fatto Autogrill, che ha un suo dipendente già operativo proprio a Monza. “Il coinvolgimento di queste aziende così importanti a livello nazionale e internazionale è veramente emozionante per noi – spiega Nico Acampora, fondatore di PizzAut – Il loro è un contributo per un mondo più inclusivo. Infatti, il progetto PizzAutoBus consiste nel comporre una flotta di Food Truck, al momento partiremo con 12 ma l’obiettivo è averne uno per ogni provincia d’Italia, e dare in gestione il food truck a realtà associative, onlus, che si occupano di autismo così da proporre posti di lavoro ‘Aut’ in tutta Italia. Ogni mezzo potrà impiegare fino a cinque persone autistiche. Stiamo organizzando corsi mirati proprio per formare una cinquantina di giovani autistici che poi lavoreranno sui PizzAutoBus”. “Il lavoro – ricorda Acampora – è un veicolo fondamentale di inclusione sociale, il progetto PizzAut nasce esattamente con questo presupposto e con l’obiettivo di trasformare i nostri ragazzi e le nostre ragazze in cittadini attivi, in contribuenti”.


“Ringrazio PizzAut per il progetto che da anni porta avanti per l’inclusione meritevole delle persone disabili, e in particolare dei ragazzi autistici – commenta l’assessora lombarda Simona Tironi – Raccolgono la stessa sensibilità e impegno che, come Regione Lombardia, stiamo promuovendo per un significativo cambiamento culturale, in cui le persone disabili sono sempre considerate come un valore aggiunto per tutti e non solo come conformità alle norme di legge.

Vino, Mastroberardino: in 2024 già acquisite 5 aziende in areali Docg

Vino, Mastroberardino: in 2024 già acquisite 5 aziende in areali DocgMilano, 29 apr. (askanews) – Il programma di investimento della famiglia Mastroberardino nella viticoltura irpina di pregio prosegue a ritmo serrato: nel primo quadrimestre di quest’anno la famiglia Mastroberardino ha già perfezionato cinque nuove acquisizioni negli areali a Docg in Irpinia, tra Montemarano, Paternopoli, Castelfranci e Montefusco. Una decina di nuovi ettari vitati che porta il patrimonio agricolo aziendale a circa 260 ettari in 14 Comuni.


In particolare, a Paternopoli è stata acquisita un’azienda sul poggio Pescocupo (460 metri slm), in un’area viticola “di particolare potenzialità qualitativa” in cui Mastroberardino già dispone di alcuni vigneti in produzione. A Castelfranci, l’acquisizione riguarda la parte più elevata, località Baiano (580 metri slm), caratterizzata da terreni argilloso-calcarei ricchi di scheletro, da dove provenivano le uve che negli anni Sessanta Antonio Mastroberardino dedicò a uno dei tre grandi cru di Taurasi dell’epoca. Il piano di acquisizioni conferma l’interesse della Cantina anche per un altro dei grandi cru classici del Taurasi, nel Comune di Montemarano dove è già presente con diverse, importanti, tenute: in questi ultimi mesi ha infatti perfezionato un piano di ampliamento e accorpamento di due ulteriori appezzamenti a circa 680 metri slm. Infine è stata assorbita un’ulteriore azienda agricola in località Serra di Montefusco, a oltre 500 metri di altitudine in esposizione Sud, ai confini con i vigneti già di proprietà dedicati alla produzione del cru “Novaserra Greco di Tufo”, prodotto iconico della realtà di Atripalda. “Questa strategia ci permette di raccogliere, in una prospettiva di viticoltura di precisione, una quantità sempre crescente di informazioni tecniche utili a potenziare il patrimonio di conoscenze dei caratteri specifici dei diversi areali produttivi, in relazione al potenziale espressivo di ciascuno dei grandi vitigni autoctoni irpini” ha spiegato il presidente, Piero Mastroberardino, parlando di “una strategia figlia di una chiara visione: far sì che i terroir accolgano i vitigni più adatti, che raccontino al meglio la magia della terra d’Irpinia a chi abita questi luoghi e a chi vive lontano”.


La Cantina ha sottolineato infine che questi investimenti si inseriscono anche “nel continuo potenziamento dell’offerta culturale e nel creare nuove opportunità per coloro che desiderano immergersi nella bellezza paesaggistica e nei sapori autentici dell’Irpinia, attraverso il Museo d’Impresa Mastroberardino Atripalda (MIMA) e il complesso ricettivo del Radici Resort”.

Vino, “Nizza è Barbera” raddoppia e va in scena dal 10 al 13 maggio

Vino, “Nizza è Barbera” raddoppia e va in scena dal 10 al 13 maggioMilano, 29 apr. (askanews) – L’edizione 2024 di “Nizza è Barbera” raddoppia: la manifestazione dedicata alla Barbera d’Asti Docg e al Nizza Docg conterà su quattro giorni di incontri, degustazioni e festa da venerdì 10 a lunedì 13 maggio. A Nizza Monferrato (Asti) arriveranno oltre 60 produttori con 400 etichette in assaggio, che ospiteranno i prodotti gastronomici della filiera corta “T’Amo”. Anche quest’anno il “Barbera Forum”, al Foro Boario, aprirà già al sabato mattina con ingresso rigorosamente per fasce orarie con tre turni giornalieri (10-13; 14-17; 17,30-20,30), mentre la giornata di lunedì l’ingresso sarà riservato ai professionisti del settore dalle 15 alle 18,30.


Domenica alle 17 nell’ex chiesa Santissima Trinità saranno protagoniste le Donne del Nizza con una masterclass sulla visione presente e futura della Denominazione Nizza Docg. A Palazzo Crova, sede dell’Enoteca Regionale del Nizza, sono previste degustazioni esperienziali e olfattive sulla Barbera, mentre pranzo e cena con banco d’assaggio dei vini dei produttori si terranno all’osteria vineria “La Signora in Rosso”. Per la notte bianca, assieme ai negozi aperti e alle proposte gastronomiche nel centro cittadino, saranno allestiti anche dei “Wine Point” con una selezione di etichette in degustazione. Inoltre, in piazza Garibaldi, in piazza XX Settembre e nel centro storico, l’Associazione commercianti nicesi “Nizza col Cuore”, organizza uno street food locale in collaborazione con le Pro loco, e infine domenica sono attesi i giri in bici nelle vigne del Nizza, il raduno automobilistico di Ferrari e SuperCar, e il mercatino del gusto nel centro storico. “Lo avevamo promesso nell’ultima edizione e quest’anno ‘Nizza è Barbera’ raddoppia” – ha dichiarato il presidente dell’Enoteca regionale del Nizza, Mauro Damerio, spiegando che “iniziamo venerdì con la proiezione di un docufilm culturale sulla moto Guzzi, una storia che ricorda molto la scommessa di chiamare il nostro vino Nizza Docg: rischiare su un’idea in cui nessuno credeva. Da sempre questa è una manifestazione pop, pensata anche per i giovani consumatori: il vino è cultura e divertimento insieme – ha aggiunto -usciamo un po’ dagli schemi classici di presentazione del vino e questo negli anni ci ha permesso di parlare in modo più smart ai più giovani”.


“A Nizza l’entusiasmo si percepisce, qui si guarda il mondo con il bicchiere mezzo pieno” ha aggiunto Vitaliano Maccario, presidente del Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, sottolineando che “il nostro Consorzio crede in queste iniziative per la crescita del territorio e appoggia questa Amministrazione giovane e dinamica. Dobbiamo arrivare in cinque anni a fare 3 milioni di bottiglie di Nizza Docg – ha concluso – e il mio impegno per il prossimo anno sarà di sostenere la manifestazione con un tocco di internazionalizzazione”.