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Precari AIFA, governo dalla nostra parte ma senza tempi certi

Precari AIFA, governo dalla nostra parte ma senza tempi certiRoma, 12 set. (askanews) – I precari dell’Agenzia italiana del Farmaco (AIFA) accolgono “con favore, ma con cautela”, le dichiarazioni del Sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato ieri in commissione Affari sociali della Camera circa la volontà di “ricercare una idonea soluzione normativa per la stabilizzazione dei lavoratori di Aifa” e la volontà espressa dall’Amministrazione AIFA, così come riportato nel documento stenografico della seduta. “Tuttavia, – dichiarano in una nota – manteniamo una riserva, poiché non è stata indicata una tempistica certa”.


“La soluzione normativa più appropriata, da includere nella legge di bilancio 2025, dovrebbe prevedere un potenziamento generale dell’AIFA, con un incremento della pianta organica di 150 unità e l’avvio di procedure concorsuali per l’assunzione a tempo indeterminato, con una riserva specifica per noi lavoratori precari, e il conseguente rinnovo contrattuale fino al 31 dicembre 2026”, prosegue la nota. “Sono ormai trascorsi nove mesi dalla scadenza del nostro contratto e, nonostante numerosi Ordini del Giorno approvati all’unanimità alla Camera dei Deputati – presentati in modo bipartisan dall’On. Chiocchetti e dall’On. Furfaro – la situazione rimane bloccata come alla fine del 2023,- sottolineano – quando l’emendamento per il rinnovo contrattuale fu cancellato all’ultimo momento”.


“Il nodo principale, e francamente incomprensibile, è il parere contrario del Ministero dell’Economia. Eppure, esaminando il Bilancio di Esercizio e la Nota Integrativa 2023, pubblicati sul sito dell’Agenzia, emerge che l’utile dell’esercizio è stato di quasi 75 milioni di euro. Per rinnovare i nostri contratti, – evidenziano nella nota – per meno di 30 lavoratori altamente specializzati nella complessa filiera del farmaco, sarebbe stato sufficiente poco più di 1,5 milioni di euro. La domanda è: perché il MEF continua a ostacolare la nostra stabilità lavorativa e sociale, quando, al contrario, il nostro contributo potrebbe rappresentare un ulteriore vantaggio per lo Stato, velocizzando tutte le numerose pratiche inevase da AIFA, come riportato nel documento stenografico della seduta di ieri?”. “Chiediamo con urgenza al Presidente Meloni – concludono i lavoratori – di intervenire concretamente, inserendo nel prossimo decreto del Consiglio dei Ministri una norma che garantisca il rinnovo dei nostri contratti ormai scaduti, e che ponga fine all’atteggiamento miope del MEF nei confronti dell’AIFA. Abbiamo bisogno di certezze: sociali, economiche e soprattutto di prospettive future”.

Comitato testamento solidale, famiglia al vertice piramide valori

Comitato testamento solidale, famiglia al vertice piramide valoriRoma, 11 set. (askanews) – L’onestà, anzitutto; poi il rispetto degli altri; quindi, la famiglia, seguita dal rispetto delle regole e dallo spirito di generosità. Sono i principali valori che gli italiani dichiarano di aver ricevuto dalla famiglia e reputano cardine nella propria vita. Quando poi si chiede loro di sceglierne uno prevalente su tutti, gli italiani indicano al primo posto la famiglia (25%) seguito di poco dall’onestà (23%). E, a prescindere da quale sia quello più importante, la quasi totalità degli abitanti del Belpaese (97%) è concorde nel dichiarare che ci sono sicuramente valori tramandati dalla famiglia che si sono rivelati fondamentali nella propria vita. Quando si parla, poi, di valori scoperti sulla base della personale esperienza, nel corso della propria vita, emergono le nuove sensibilità, traccia del cambiamento culturale più recente: la parità di genere e il rispetto della natura sono entrambi al 23%, seguiti da cultura e conoscenza (22%), amicizia e rispetto del diverso (entrambi al 19%).


Questo quadro emerge dall’indagine ‘Valori, donazioni e lasciti solidali’ realizzata da Walden Lab-Eumetra per il Comitato Testamento Solidale su un campione rappresentativo di italiani di 25+ anni (circa 46,5 milioni, in base ai dati Istat). I risultati della ricerca sono stati presentati oggi a Roma, nell’ambito dell’evento dal titolo ‘Lascito Solidale – Un ponte tra passato e futuro’ organizzato dal Comitato Testamento Solidale, con il patrocinio e la collaborazione del Consiglio Nazionale del Notariato, in occasione della Giornata internazionale del Lascito Solidale, che ricorrerà il prossimo 13 settembre. Un panel di esperti ha fatto il punto sullo stato della solidarietà in Italia a partire proprio da quanto emerso dall’indagine. Nella prima parte dell’evento, in cui sono stati presentati i risultati della ricerca ‘Valori, donazioni e lasciti solidali’, sono intervenuti Rossano Bartoli, Portavoce del Comitato Testamento Solidale; Paolo Anselmi, Fondatore e Presidente di Walden Lab e Docente di Marketing Sociale presso l’Università Cattolica di Milano e Flavia Fiocchi, Consigliere Nazionale del Notariato con delega al Notariato per il sociale.


Nella seconda parte, durante il talk ‘Lascito solidale: Un ponte tra passato e futuro’, sono intervenuti Emanuela Di Pietro, Presidente del Comitato Testamento Solidale; Luca Vallario, Psicologo, Psicoterapeuta, Didatta Collegio Europeo di Scienze Psicosociali (ECOPSYS) – Napoli e Docente Associazione per la Ricerca in Psicoterapia Cognitivo Interpersonale (ARPCI), Roma e Paolo Apolito, Antropologo, Università Roma Tre.

Salute, il 28/9 torna Fitwalking for AIL per sostenere ricerca

Salute, il 28/9 torna Fitwalking for AIL per sostenere ricercaRoma, 11 set. (askanews) – Sabato 28 e domenica 29 settembre torna l’appuntamento con la Fitwalking for AIL, la camminata solidale non competitiva organizzata da AIL per raccogliere fondi per sostenere la ricerca e l’assistenza dei pazienti con tumori del sangue e dei loro famigliari.


Fitwalking for AIL, giunta alla 8° edizione, continua a crescere in tutta Italia tornando protagonista in ben 35 città, da nord a sud, nell’ultimo weekend di settembre. Ai Parchi di Nervi a Genova, quest’anno Capitale europea dello sport, dalle ore 9 di sabato 28 settembre sarà allestito il Villaggio nazionale dell’evento. In apertura dell’evento nel Villaggio nazionale di Genova ci saranno saluti istituzionali, testimonianze e uno sportello informativo sulle attività dell’Associazione per trascorrere insieme una mattinata dedicata al benessere fisico e allo sport. Anche quest’anno la Fitwalking for AIL rientra tra le attività legate al progetto Ambiente e salute. Secondo gli obiettivi dell’Agenda 2030, infatti, un approccio integrato che comprende l’ambiente fisico, sociale, economico, ecologico e culturale del contesto territoriale è l’unico possibile per promuovere la salute umana e la sostenibilità ambientale. Per tutta la giornata, sarà possibile testimoniare la solidarietà ai pazienti ematologici postando sui canali social di AIL una foto o un video con l’hashtag #versonuovitraguardi. Ogni partecipante iscritto riceverà un kit da utilizzare durante la camminata. La quota solidale di partecipazione alla Fitwalking for AIL è di?10 euro. La Fitwalking for AIL, che vede il patrocinio di Ministero della Salute, Stato Maggiore della Marina e Arma dei Carabinieri, e patrocinato da CONI, CSI Centro Sportivo Italiano, AICS Associazione Italiana Cultura Sport, AIA Associazione Italiana Arbitri, Federazione Italiana di Atletica leggera, FIASP e Sport e Salute, è un importante appuntamento per raccontare i traguardi raggiunti e le ulteriori prospettive nella cura dei tumori del sangue e per informare i pazienti affetti da queste patologie sulla possibilità di condurre una vita attiva e incoraggiandoli quindi alla pratica dello sport. L’iniziativa di sensibilizzazione, nata nel 2017, continua a essere una speciale occasione per i pazienti e gli ex pazienti per trascorrere una giornata all’aria aperta, facendo movimento e attività fisica. I rilevanti risultati negli studi scientifici e le terapie sempre più efficaci e mirate, hanno infatti determinato un grande miglioramento nella diagnosi e nella cura dei pazienti ematologici. È necessario però continuare su questa strada per raggiungere sempre nuovi obiettivi e rendere leucemie, linfomi e mielomi sempre più curabili.

Campus Bio-Medico,domani simposio sulla formazione infermieristica

Campus Bio-Medico,domani simposio sulla formazione infermieristicaRoma, 11 set. (askanews) – Cos’è oggi l’eccellenza nella professione infermieristica e come una formazione interdisciplinare più specializzata può dare nuovo impulso a una professione fondamentale per garantire il buon funzionamento del Sistema Sanitario Nazionale? E’ il tema che sarà affrontato giovedì 12 settembre dalle 9.00 alle 12.15 a Roma presso l’Università Campus Bio-Medico di Roma nel simposio “Eccellenza e innovazione nella formazione infermieristica”. L’appuntamento, evento di lancio del nuovo corso di Laurea Magistrale in Scienze Infermieristiche e Ostetriche, metterà in luce le opportunità offerte dall’offerta formativa dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, aprirà un forum di discussione tra le principali figure del mondo accademico, sanitario e istituzionale e intende stimolare i giovani studenti a intraprendere con fiducia la carriera infermieristica, riconoscendone il valore nel contesto clinico e assistenziale e l’elevato impatto sulla società. 


Dopo i saluti introduttivi, la giornata si aprirà con una tavola rotonda moderata da Bruno Cavaliere, Presidente della Società Italiana per la Direzione e il Management delle Professioni Infermieristiche (SIDMI) dal titolo “Innovazione nella formazione infermieristica e opportunità in sanità”. In essa saranno esplorate le esperienze più significative e illustrate le frontiere della professione. Parteciperanno Luigi Baldini, presidente Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza della Professione Infermieristica (ENPAPI); la presidente della Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche (FNOPI) Barbara Mangiacavalli; il professor Francesco Saverio Mennini, Capo Dipartimento Programmazione, dispositivi medici, farmaco e politiche in favore del Sistema Sanitario Nazionale del Ministero della Salute; Enrico Montaperto, dirigente dell’Ufficio VI della Direzione generale degli ordinamenti della formazione superiore e del diritto allo studio Ministero dell’Università e della Ricerca; il professor Vincenzo Di Lazzaro, preside della Facoltà Dipartimentale di Medicina e Chirurgia dell’Università Campus Bio-Medico di Roma; la senatrice Paola Binetti, professoressa di Storia della Medicina; la professoressa Rosaria Alvaro, presidente della Società Italiana di Scienze Infermieristiche, Università degli Studi di Roma Tor Vergata; la professoressa Alvisa Palese, presidente della Conferenza Permanente dei Corsi di Laurea e Laurea Magistrale delle Professioni Sanitarie, Università degli Studi di Udine.   Subito dopo sarà la volta del racconto delle esperienze di successo grazie a un tavolo ricco di testimoni di eccezione: Maurizio Zega, presidente del Centro di Eccellenza per la Cultura e la Ricerca Infermieristica (CECRI) e presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Roma (OPI Roma); Ercole Vellone Professore Associato di Scienze Infermieristiche, Università degli Studi di Roma Tor Vergata; Alberto Dal Molin, presidente del Corso di Laurea in Infermieristica, Università del Piemonte Orientale; Azzurra Massimi, ricercatrice presso il Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive, Sapienza Università di Roma. 


Seguiranno le premiazioni a giovani professionisti che hanno dato contributi significativi nella professione infermieristica con le loro testimonianze dirette. Le conclusioni sono affidate alla professoressa Maria Grazia De Marinis, presidente del Corso di Laurea Triennale in Infermieristica e Magistrale in Scienze Infermieristiche e Ostetriche dell’Università Campus Bio-Medico di Roma. Appuntamento presso l’auditorium CU.Bo dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, dalle ore 9, con ingresso da via Regdo Scodro 42. Per iscriversi al simposio: http://bit.ly/4ecfI4B.

Giornata del benessere sessuale, le difficoltà dopo una rottura

Giornata del benessere sessuale, le difficoltà dopo una rotturaMilano, 3 set. (askanews) – La fine di una relazione porta con sé un ampio ventaglio di situazioni e problematiche, più o meno impattanti e durature, ma è la sfera intima delle persone a svolgere un ruolo determinante tanto nella rottura quanto negli incontri successivi: il 69% delle persone attribuisce proprio all’attività sessuale la crucialità nella fine della storia mentre il 58,6% riscontra importanti criticità, dai problemi emotivi alle disfunzioni fisiologiche, quando si rimette in gioco, persistenti nel 43% dei casi. E’ quanto emerge da un’indagine sulla sfera sessuale delle persone dopo una relazione condotta da WOVO, realtà milanese specializzata in sex toys, percorsi di consulenza e divulgazione sul benessere sessuale, e diffusa in occasione della Giornata mondiale del benessere sessuale prevista per il 4 settembre.


La ricerca sul tema, che ha lo scopo di fotografare le dinamiche della sessualità post-rottura, è parte di una più ampia campagna di sensibilizzazione sulla scoperta dei propri bisogni che prende vita al cinema Arlecchino di Milano, dove la sera di mercoledì 4 settembre alle ore 21 si terrà l’anteprima italiana del film “La sindrome degli amori passati”, in uscita nelle sale dal giorno successivo. La pellicola, con la regia di Ann Sirot e Raphaël Balboni, è una commedia che affronta in maniera irriverente, ai limiti del surreale, proprio il tema degli irrisolti all’interno di una coppia e dei singoli percorsi attraverso contatti intimi con ex partner e amanti. Grazie alla collaborazione tra WOVO e il distributore del film Wanted Cinema verranno regalati a tutti gli spettatori che andranno in sala condom, spray per la salivazione, un balsamo stimolante femminile e diversi sticker. “Questa campagna intende da un lato normalizzare l’insorgere di criticità in ambito sessuale legate alle precedenti esperienze – spiega Frida Affer, sex coach e fondatrice di WOVO – e dall’altro rivendicare, attraverso piccoli doni per chi viene al cinema, la centralità della dimensione ludica e della sicurezza nella sfera sessuale di ciascun individuo”. L’indagine di WOVO Quanto alla durata dell’ultima relazione presa in esame, il 28,6% degli intervistati, circa 900 adulti di età compresa tra i 18 e i 45 anni, esce da una storia più lunga di 5 anni, il 61,4% tra 1 e 5 e solo il 10% inferiore a un anno. Esplorando la tematica della sfera intima, una persona su due (49,6%) racconta la presenza di desiderio sessuale, che però è stato compromesso ad un certo punto del percorso, il 34,7% afferma di aver vissuto una forte intesa, il 13,3% parla di libido per un solo membro della coppia, mentre solo il 2,4% segnala la totale assenza di desiderio per entrambi. Sette persone su dieci (69%) sostengono che la sfera sessuale abbia svolto un ruolo determinante nella fine della precedente relazione. Dall’indagine emerge, inoltre, che ben il 52,9% si rimette in gioco entro tre mesi dalla rottura (il 37,3% tra i 3 e i 12 mesi, il 9,8% supera l’anno di attesa) e che nel 33% dei casi avviene per caso, mentre nel 56,1% accade volutamente attraverso la ricerca di incontri continuativi o sporadici, soprattutto utilizzando apposite dating app. Nel 9,7% si attende di trovare una persona con cui instaurare una nuova relazione stabile e solo lo 0,8% torna con l’ex. Tra le motivazioni che spingono a tornare in attività in pochi mesi, spiccano: il desiderio di misurarsi con nuove situazioni e con se stessi, un rinnovato appetito sessuale, il bisogno di sentirsi attraenti e apprezzati, ma anche solitudine, noia e incapacità di concepirsi privi di un partner.


“Premesso che ogni percorso personale o di coppia è differente nonché frutto di contesti eterogenei e di scelte talvolta unilaterali e talvolta condivise – prosegue Affer – esiste un pattern che accomuna più di metà delle persone che escono da una relazione e tornano a misurarsi con la sfera intima: l’insorgere di criticità, spesso figlie della fretta o della presenza di irrisolti sul piano sessuale, che possono cristallizzarsi nel tempo se non affrontate con consapevolezza, pazienza e dialogo”. Il ritorno alla vita sessuale dopo una relazione, infatti, comporta la presenza di importanti difficoltà per il 58,6% delle persone. Tra le problematiche più segnalate, emergono: totale distacco dalla situazione o dalla sfera intima propria e altrui, disagio emotivo, pensiero al precedente partner, incapacità di provare piacere o di raggiungere l’orgasmo, ansia da prestazione, disfunzioni fisiologiche, senso di colpa, fino al disprezzo per se stessi o per il nuovo partner. Il 59,1% attribuisce l’insorgere delle difficoltà alla precedente relazione e, nel 43,2% dei casi, queste persistono per diversi mesi. “Prendersi cura del proprio benessere sessuale parte dall’accettazione che non esistono scelte giuste o sbagliate in senso assoluto in un percorso di riscoperta e centratura dei propri bisogni – conclude Affer – e che aprire un canale di dialogo, con se stessi, con i partner e, soprattutto, con professionisti è la strada più corretta da intraprendere. Ciascuno step di questo percorso è un’occasione formativa di sperimentazione, auto-consapevolezza ed evoluzione verso un rapporto più sano e funzionale con la sessualità propria e altrui”.

La sfida della prevenzione, chiave per un sistema sanitario sostenibile

La sfida della prevenzione, chiave per un sistema sanitario sostenibileRoma, 21 ago. (askanews) – La prevenzione è la chiave per costruire un sistema sanitario più resiliente, capace di affrontare efficacemente le sfide future e migliorare la qualità della vita dei cittadini. Oggi, la sfida cruciale è renderla un pilastro centrale del nostro sistema sanitario, soprattutto in un contesto come quello italiano, dove le crescenti sfide economiche, demografiche e sanitarie mettono sotto pressione le strutture esistenti. La prevenzione si configura così come una leva strategica essenziale non solo per migliorare la qualità della vita, ma anche per garantire la sostenibilità economica e operativa del sistema salute.


Su questi temi si sono confrontati al Meeting di Rimini – durante l’incontro “La sfida della prevenzione, chiave per un sistema sanitario sostenibile” sostenuto da Generali- Cattolica e DOC – esperti del settore, figure istituzionali e leader aziendali. Tra i relatori intervenuti: Francesco Bardelli, Chief Health & Welfare e Connected Business Development Officer di Generali Italia e CEO di Generali Welion; Valentino Confalone, Amministratore Delegato di Novartis Italia; Lorenzo Giovanni Mantovani, Direttore del Centro Dipartimentale di Studio sulla Sanità Pubblica dell’Università Milano Bicocca; e Paolo Veronese, CEO di Veronese Sicurezza e founder di Passione Sicurezza, con la moderazione di Riccardo Zagaria, Amministratore Delegato DOC. Durante l’evento, commentando i dati del XVIII Rapporto Meridiano Sanità, è stato evidenziato come un aumento degli investimenti in prevenzione possa ridurre significativamente il burden delle patologie croniche, attualmente la principale causa di mortalità e disabilità nel nostro Paese. In particolare, il Prof. Lorenzo Giovanni Mantovani ha spiegato come una strategia integrata di prevenzione (primaria, secondaria e terziaria) sia essenziale per affrontare le sfide dell’invecchiamento della popolazione e dell’aumento delle malattie croniche. Parlando delle priorità su cui è necessario concentrare gli sforzi per un’ottimizzazione del sistema, Mantovani ha evidenziato l’educazione sanitaria volta a promuovere stili di vita sani, oltre alla necessità di ripensare nuovi modelli di prevenzione che permettano di liberare risorse da reinvestire in altre aree critiche del sistema sanitario.


Valentino Confalone ha evidenziato l’importanza del Sistema Sanitario Italiano, che da oltre 50 anni rappresenta un pilastro fondamentale nella tutela della salute dei cittadini e che, proprio per questo, merita una protezione e un’attenzione particolari. Confalone ha sottolineato anche come il ruolo delle aziende farmaceutiche oggi vada ben oltre l’investimento in ricerca: è cruciale essere partner attivi nel sistema salute, collaborando con le istituzioni per sviluppare e realizzare soluzioni che rafforzino la sostenibilità e l’efficacia del sistema sanitario. Tuttavia, ha osservato Confalone, il Sistema Sanitario attuale investe solo il 5% del fondo sanitario in prevenzione. Risulta quindi necessario individuare nuovi meccanismi per incentivare una spesa più strategica, che possa davvero fare la differenza nella sostenibilità del nostro sistema sanitario. Intervenuto a proposito di spesa sanitaria, Francesco Bardelli ha evidenziato l’importanza crescente della spesa sanitaria privata in Italia, che include fondi e assicurazioni, in un contesto in cui l’81% della popolazione identifica la salute come la propria priorità assoluta. Bardelli ha sottolineato che, di fronte a questa crescente consapevolezza e domanda, è essenziale che i player del settore collaborino con le istituzioni per rendere le cure sempre più accessibili e capillari su tutto il territorio italiano, favorendo ove possibile le cure domiciliari e sgravando le strutture sanitarie con conseguente ottimizzazione dei costi.


Infine, Paolo Veronese ha illustrato come l’ambito lavorativo possa diventare un contesto privilegiato per l’educazione alla prevenzione, sottolineando che il luogo di lavoro, dove trascorriamo gran parte della nostra giornata, rappresenta l’ambiente ideale per implementare la prevenzione primaria. Ha evidenziato che le aziende hanno un ruolo cruciale nella promozione attiva della salute e del benessere dei dipendenti attraverso programmi di sensibilizzazione e formazione continua. Promuovere una cultura della prevenzione sul posto di lavoro, infatti, non solo migliora il benessere dei dipendenti, ma contribuisce anche a creare un ambiente di lavoro più sano e produttivo, rendendo l’azienda un motore di sostenibilità sanitaria complessiva. Riccardo Zagaria, Amministratore Delegato di DOC, ha sottolineato l’urgenza di un cambiamento di paradigma: “Investire oggi nella prevenzione significa costruire un domani più sano e sostenibile. Questo non si limita solo all’adozione di stili di vita sani, ma include anche scelte consapevoli nell’utilizzo dei farmaci. Promuovere l’uso dei farmaci equivalenti è un atto di prevenzione economica, che consente di liberare risorse preziose da reinvestire in ulteriori iniziative preventive e nell’accesso alle cure per un numero maggiore di persone. In un momento in cui la sostenibilità del sistema sanitario è sotto pressione, questa è una scelta strategica che non possiamo più rimandare”.


I farmaci equivalenti sono uno strumento essenziale per la sostenibilità del nostro SSN. Nonostante la comprovata efficacia però, un terzo degli italiani continua a preferire i farmaci originatori, generando un impatto economico significativo dal momento che è il cittadino a pagare la differenza tra il prezzo del medicinale originatore e quello di rimborso dell’equivalente (la spesa privata degli italiani ha raggiunto 1,1 miliardi di Ç in un anno). Conclude l’importante momento di confronto Riccardo Zagaria: “Per garantire la sostenibilità del nostro sistema sanitario e preservarlo, è necessario l’impegno e la sinergia di tutti i player del settore, dalle istituzioni, alle assicurazioni e alle aziende farmaceutiche, sia che esse siano innovative o in grado di generare un risparmio offrendo cure di qualità a costi più sostenibili”.

Cure odontoiatriche, un prestito per curarsi

Cure odontoiatriche, un prestito per curarsiRoma, 13 ago. (askanews) – Il Governo corre ai ripari e lo scorso 16 luglio ha emanato un decreto legge per la creazione di un Cup Regionale. Sul piatto, l’annosa questione delle interminabili liste di attesa negli ospedali pubblici. Ma, sempre in attesa del successivo passaggio in Senato, il problema rimane inalterato. E i numeri, (emersi da un sondaggio realizzato da Facile.it e Prestiti.it su un campione di oltre 400.000 domande), parlano chiaro: è di oltre 1 miliardo di euro il valore dei prestiti personali erogati agli italiani nel 2023 per far fronte alle spese mediche. La salute ha un costo e chiedere un finanziamento per sostenere le spese sanitarie è una pratica sempre più diffusa. Lo scorso anno, il peso percentuale di questi prestiti, è aumentato del 6,6% rispetto all’anno precedente.


“I costi per gli esami medici, gli interventi chirurgici e le visite di controllo – spiega Andrea Di Vincenzo, Ceo di Prestiter – non sono sempre accessibili e spesso diventano ulteriore fonte di stress e disagio, in situazioni già delicate. In questi casi, per tutelare la salute e il benessere personale e familiare, sempre più italiani ricorrono a istituti come il nostro. Ogni loro richiesta cela una storia che ci coinvolge emotivamente, soprattutto quando veniamo a conoscenza che questo denaro è determinante per sostenere delle cure ‘importanti’. Partecipare al miglioramento della salute di un marito, di una moglie o di un figlio, per noi ha un valore umano infinitamente grande. Parlo di cure per i familiari perché è bene specificare che chi ne fa richiesta debba godere di ‘buona salute’”. Ma i prestiti personali per far fronte alle cure sanitarie abbracciano una vasta tipologia di ambiti. Spesso gli italiani ne fanno richiesta anche per migliorare il proprio benessere fisico, estetico e psicologico. “Abbiamo molte testimonianze pervenute dai nostri agenti per delle richieste utili nel sostenere dei trattamenti fisioterapici e riabilitativi. Soprattutto ci informano che molto spesso gli italiani devono sostenere delle cure dentistiche e odontoiatriche. Queste ultime, si sa, riguardano importi di migliaia di euro e incidono moltissimo sul bilancio familiare”.


Ma chi sono i connazionali che ne fanno richiesta? Quasi 1 domanda su 4 (24,9%) proviene dalla fascia anagrafica 45-54 anni; seguita da chi ha tra i 35 e i 44 anni (20,9%). Al terzo posto, invece, ci sono gli italiani che hanno un’età compresa tra i 55 e i 64 anni (18,6%). Le donne, poi, sono quelle che ne fanno maggiore richiesta (42,8%). E da dove provengono maggiormente le richieste? Le regioni dove il peso percentuale è maggiore sono la Sardegna (5,33%), le Marche (5,14%) e la Liguria (5,12%).


Ma nonostante siano in molti a farne richiesta, altri ancora non sanno a chi rivolgersi. Proviamo a fare un po’ di chiarezza. Per ottenere un finanziamento medico esistono principalmente due possibilità ma la base di partenza, come detto, è che il richiedente goda di “buona salute”. La prima è il prestito finalizzato che viene erogato direttamente dalle cliniche o dalle strutture dove si effettuano le cure. “Il vantaggio – spiega Di Vincenzo – è che la pratica è molto veloce, la somma finanziata viene immediatamente riconosciuta e l’utente paga le rate del prestito secondo quanto previsto dal piano di rimborso”. Il secondo caso, invece, è il prestito per liquidità, accordato da banche o finanziarie senza l’intervento della struttura medica. “Trattandosi di un prestito non finalizzato – chiarisce Di Vincenzo – il cliente non è obbligato a dichiarare il motivo della richiesta, tutelando di fatto la sua privacy. In più, poiché il finanziamento è svincolato dall’intervento sanitario, c’è la possibilità di ottenere somme più elevate di quelle necessarie per il trattamento, decidendo in completa autonomia come investire il credito ottenuto”. In conclusione, dall’analisi realizzata dai due siti di comparazione, emerge un altro dato interessante. Se è pur vero che le domande sono aumentate, si è abbassata la richiesta che, in media, è di circa 6.152 euro. Questa diminuzione dell’importo può essere messa in relazione col fatto che ci si rivolga alla sanità privata anche per visite o esami mediamente meno costosi come, appunto, i trattamenti odontoiatrici.

Alimentazione in gravidanza: cosa è consigliabile mangiare

Alimentazione in gravidanza: cosa è consigliabile mangiareRoma, 12 ago. (askanews) – Tra falsi miti, incertezze e informazioni spesso trascurate, l’alimentazione della donna durante la gravidanza suscita numerose domande. Una delle credenze più diffuse è che una donna incinta debba “mangiare per due”. Ma quanto è fondata questa affermazione? E le famose “voglie” vanno sempre assecondate oppure è meglio evitare?


Mangiare per due: vero o falso? Durante la gravidanza, è essenziale soddisfare i bisogni nutrizionali sia della madre che del nascituro, ma ciò non significa necessariamente mangiare per due. “L’alimentazione in gravidanza non differisce molto da quella normale – spiega Marco Grassi, ginecologo dell’ospedale “C. e G. Mazzoni” di Ascoli Piceno – il fabbisogno calorico aumenta di 350 kcal al giorno nel secondo trimestre e di 460 kcal nel terzo trimestre, secondo il Ministero della Salute, questo incremento energetico leggero garantisce lo sviluppo del feto senza intaccare le riserve nutritive materne”. L’aumento di peso raccomandato dipende dal peso iniziale della donna e, in condizioni normali, dovrebbe essere tra 11,5 e 16 kg. Un adeguato aumento di peso influisce positivamente sulla durata della gravidanza e sul peso del neonato. Per questo motivo, è essenziale seguire una dieta equilibrata con pasti distribuiti durante la giornata. Voglie e bisogni nutrizionali “Le voglie in gravidanza non sono indicatori delle reali necessità nutrizionali – chiarisce il dottor Grassi – l’alimentazione della gestante richiede attenzione, soprattutto per l’aumento del fabbisogno proteico, mentre le necessità di carboidrati e grassi rimangono pressoché stabili. Una dieta variata che includa frutta, verdura e legumi copre generalmente i bisogni vitaminici, eccetto per l’acido folico. Anche i minerali, come calcio, ferro e iodio, sono sufficientemente assunti con un’alimentazione equilibrata”. È fondamentale quindi seguire una dieta completa, diversificata e che comprenda ogni giorno i diversi gruppi alimentari.


Caffè ed alcol si o no? Il consumo di caffè è una preoccupazione comune tra le future mamme. “Il caffè, così come altre bevande contenenti sostanze stimolanti ad esempio il tè, la cola ed il cioccolato, dovrebbe essere assunto con moderazione, poiché la caffeina attraversa la placenta – spiega il dottor Grassi. È consigliabile optare per bevande decaffeinate o deteinate”. Inoltre, è fondamentale evitare l’alcol in tutte le sue forme, anche in piccole quantità, per prevenire malformazioni congenite e basso peso alla nascita, noti come sindrome feto-alcolica. Cibi da evitare Evitare di consumare verdure crude non lavate accuratamente, carne cruda (a meno che non sia stata congelata), insaccati poco stagionati e carni affumicate, poiché possono provocare la Toxoplasmosi. Evitare anche pesce crudo, latte non pastorizzato, formaggi molli, e cibi pronti come carni fredde, insalate preconfezionate e panini. Per garantire la sicurezza alimentare, separare gli alimenti crudi da quelli cotti, consumare i prodotti sempre entro la data di scadenza e conservare gli alimenti a una temperatura inferiore ai 5 °C. Inoltre, mantenere il frigorifero pulito, in particolare se contiene carne cruda, come suggerito dall’Istituto Superiore di Sanità.


Alimenti consigliati Consumare verdura e frutta di stagione ogni giorno, lavata in modo accurato con abbondante acqua corrente, consumare carne e uova ben cotti, limitare gli zuccheri semplici, prediligendo carboidrati complessi come pasta, pane e patate (Ministero Salute). Inoltre, il dottor Grassi sottolinea come un consumo di pesce di 3-4 porzioni/settimana in gravidanza può avere effetti benefici sullo sviluppo del sistema nervoso embrio-fetale. In cucina alcune pratiche erronee possono portare alla contaminazione del cibo con sostanze tossiche particolarmente dannose per il concepito; ad esempio, la cottura eccessiva di alimenti contenenti grassi (bistecche grigliate e pizza), produce idrocarburi policiclici aromatici (IPA), sostanze cancerogene e teratogeni.


Sale e acido folico Un consumo elevato di sale aumenta il rischio di malattie cardiovascolari e ipertensione. “Durante la gravidanza è ancora più importante ridurre l’assunzione di sale e preferire quello iodato – consiglia Grassi – poiché il fabbisogno di iodio è maggiore in questo periodo. L’integrazione di acido folico dovrebbe iniziare almeno alcuni mesi prima del concepimento e continuare per tre mesi dopo, poiché un basso livello di folati nella madre è un fattore di rischio per difetti del tubo neurale nel feto”. L’alimentazione durante la gravidanza è fondamentale per la salute sia della madre che del nascituro. “È essenziale prestare attenzione alla dieta sin dal periodo pre-concepimento e mantenerla adeguata fino al termine dell’allattamento, ma è necessario farlo con consapevolezza, comprendendo i rischi associati a un’alimentazione che potrebbe non essere del tutto appropriata per la salute della madre e del nascituro”, conclude il dottor Grassi.

Salute, da stimolazione cerebrale speranza per rallentare la Sla

Salute, da stimolazione cerebrale speranza per rallentare la SlaMilano, 2 ago. (askanews) – Dopo 24 mesi di trattamento con stimolazione magnetica cerebrale transcranica statica, oltre il 70% dei pazienti con Sclerosi Laterale Amiotrofica (Sla) è sopravvissuto senza necessità di ricorrere alla ventilazione meccanica, a fronte del 35% dei pazienti che non avevano ricevuto questo trattamento: è il dato più rilevante che emerge da uno studio della Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico e della Fondazione Irccs Istituto Auxologico Italiano.


Una nuova tecnica non invasiva, si legge in una nota delle due fondazioni, in grado di modulare attraverso l’utilizzo di campi magnetici l’eccitabilità delle cellule nervose correggendo l’ipereccitabilità che porta a morte i neuroni motori nei pazienti con Sla. Anche se le cause di questa patologia sono ancora sconosciute, recenti ricerche hanno infatti dimostrato che un’eccessiva risposta agli impulsi eccitatori da parte delle cellule nervose che controllano il movimento può innescare il processo degenerativo. Lo studio dei ricercatori della Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico, guidati dal professor Vincenzo Di Lazzaro, e dei colleghi della Fondazione Irccs Istituto Auxologico Italiano, guidati dal professor Vincenzo Silani, è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista Lancet Regional Health Europe.


L’approccio impiegato in questa ricerca utilizza la stimolazione magnetica non invasiva al posto dei farmaci – per questa ragione chiamata elettroceutica – e viene studiato nella Sla dal gruppo diretto dal professor Di Lazzaro da oltre venti anni. Diversi studi preliminari hanno dimostrato che è possibile ottenere un lieve ma significativo rallentamento della progressione di malattia. Recentemente è stata introdotta una nuova forma di elettroceutica che utilizza un campo magnetico di tipo statico (si tratta di un potente magnete) la quale, per la sua semplicità di impiego, può essere utilizzata direttamente dai pazienti a domicilio, quotidianamente e per periodi prolungati. In uno studio preliminare la stimolazione magnetica statica è stata sperimentata in due pazienti con una forma di Sla a rapida evoluzione, nei quali si è osservato un significativo rallentamento della progressione di malattia. Sulla base di questa preliminare esperienza nel 2019, è stato avviato l’attuale studio, che ha coinvolto 40 pazienti affetti da Sla con l’obiettivo primario di valutare se la stimolazione sia in grado di ridurre la progressione di malattia durante un periodo di trattamento di 6 mesi. Al termine di tale periodo non si è osservato un significativo cambiamento nella velocità di progressione della malattia. Tuttavia, i ricercatori e, soprattutto, i pazienti non si sono arresi e lo studio è proseguito per ulteriori 18 mesi, al termine dei quali i risultati osservati, al contrario di quelli emersi nel breve periodo, appaiono estremamente promettenti.


“Si tratta di una differenza significativa che ci fa essere ottimisti, ma che deve essere considerata con prudenza. Infatti, quando uno studio non raggiunge l’obiettivo primario, ma l’evidenza di efficacia emerge da una prosecuzione del medesimo in una modalità cosiddetta in aperto, sono necessarie ulteriori conferme. Quindi, anche se i risultati ci rendono decisamente ottimisti, non possiamo concludere di aver trovato la cura della SLA. Possiamo tuttavia affermare con sicurezza che sono pienamente giustificati ulteriori studi che valutino l’efficacia della stimolazione magnetica statica in un maggiore numero di pazienti e con un periodo di trattamento prolungato” ha sottolineato il direttore della Neurologia della Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico, Vincenzo Di Lazzaro. “In un momento difficile per il recente insuccesso di diversi trial farmacologici verso cui erano state riposte molte speranze per la forma sporadica di SLA, questo studio apre un’inattesa prospettiva positiva per i pazienti. L’elettroceutica si dimostra oggi una componente imprescindibile per una combinazione terapeutica che molti ritengono rappresentare la soluzione definitiva per una malattia caratterizzata da diversi momenti patogenetici. Le future strategie terapeutiche dovranno adeguatamente tenere in conto i dati oggi prodotti con questo studio” ha aggiunto il direttore del Dipartimento di Neuroscienze della Fondazione Irccs Istituto Auxologico Italiano – Centro “Dino Ferrari”, Università degli Studi di Milano, Vincenzo Silani.

Autismo, individuata possibile causa di maggiore frequenza nei maschi

Autismo, individuata possibile causa di maggiore frequenza nei maschiRoma, 25 lug. (askanews) – Un team di ricercatori e ricercatrici dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Rovereto, coordinato da Alessandro Gozzi e in collaborazione con le Università di Trento e di Pisa, ha identificato un meccanismo biologico in modelli preclinici che spiegherebbe perché l’autismo si riscontra più frequentemente in individui di sesso maschile.


Lo studio, pubblicato sulla rivista “Science Advances”, – informa una nota – fornisce nuove importanti informazioni per la ricerca di base sull’autismo, evidenziando dei meccanismi biologici fino ad oggi per la gran parte sconosciuti, che contribuiscono a questa prevalenza di genere. I disturbi dello spettro autistico sono un insieme eterogeneo di disturbi del neurosviluppo caratterizzati da deficit nella comunicazione e nell’interazione sociale in molteplici contesti e tipi di comportamento. In Italia si stima che circa 1 bambino su 77 (età 7-9 anni) presenti un disturbo dello spettro autistico con una prevalenza nei maschi 4,4 volte superiore rispetto alle femmine (“Progetto Osservatorio per il monitoraggio dei disturbi dello spettro autistico” co-coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità e dal Ministero della Salute, ultimo aggiornamento 14/03/2024).


Il team di ricercatori ha identificato un nuovo meccanismo biologico legato al gene Ube3a, noto alla comunità scientifica per codificare un enzima chiave nel processo di degradazione delle proteine. Le persone con una diagnosi di autismo spesso presentano sovraespressione cromosomica di questo gene e circa l’1-2% dei casi totali di autismo è associato a questo tipo di alterazione genetica. In questo studio, i ricercatori hanno dimostrato come la sovraespressione di Ube3a, in presenza di ormoni sessuali maschili, attivi un meccanismo di disregolazione a cascata di centinaia di geni chiave coinvolti nell’autismo, paragonabile al knockout genico.


Il team multidisciplinare ha condotto analisi su un modello murino con sovraespressione del gene Ube3a. Utilizzando test comportamentali e studi di mappatura cerebrale non invasiva tramite risonanza magnetica, i ricercatori hanno individuato che nel campione composto da maschi e femmine, solo i maschi manifestavano stereotipie comportamentali e alterazioni nella connettività cerebrale riconducibili allo spettro dell’autismo. Questo dato suggerisce che la maggiore prevalenza di autismo in individui di sesso maschile è determinata da meccanismi genetici sesso dipendenti. “Il nostro studio dimostra quello che si sospettava da tempo: ovvero che meccanismi genetici controllati dagli ormoni sessuali contribuiscono in modo fondamentale allo squilibrio diagnostico tra maschi e femmine che si osserva nell’autismo” ha dichiarato Alessandro Gozzi, coordinatore dello studio. “La sfida è ora capire quanti e quali altri meccanismi contribuiscono alla prevalenza di genere in autismo”. “Questo risultato rappresenta un passo avanti verso la comprensione del complesso puzzle genetico che si cela dietro l’autismo” spiega Michael Lombardo, ricercatore IIT coinvolto nello studio.


(Credits: Istituto Italiano di Tecnologia)