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Inaugurato a Milano Centro Medicina Aerospaziale per le Terapie Avanzate

Inaugurato a Milano Centro Medicina Aerospaziale per le Terapie AvanzateRoma, 14 mag. (askanews) – Si è svolta oggi a Milano, presso la Fondazione UNIMI, la cerimonia inaugurale del CeMATA – Centro di Medicina Aerospaziale per le Terapie Avanzate, un’importante collaborazione che rappresenta un punto di svolta nell’ambito della ricerca scientifica e medica. Frutto dell’Accordo Quadro tra l’Università degli Studi di Milano, l’Aeronautica Militare e la Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, il CeMATA si propone come esempio di think-tank civile-militare destinato a rivoluzionare il campo della medicina aerospaziale e delle terapie avanzate. In questa prima fase il CeMATA sarà ospitato presso il prestigioso hub tecnologico della Fondazione UNIMI, arricchendosi successivamente di nuovi spazi appositamente realizzati presso il Comando della 1° Regione Aerea in Piazza Novelli a Milano. Fondazione UNIMI è un hub di innovazione a supporto del trasferimento tecnologico e all’incubazione di start up innovative promosso dall’Università degli Studi di Milano ed è entrato a far parte del ranking “Europe’s Leading Start-up hubs 2024”. L’importanza della presenza del CeMATA all’interno di Fondazione UNIMI è strategica, quest’ultima infatti rappresenta la porta d’accesso al bacino di talenti dell’Università Statale, attingendo alle competenze di oltre 3.000 ricercatori, ricercatrici e tecnici provenienti da 31 dipartimenti, collegando il mondo accademico e della ricerca con il mercato e le realtà imprenditoriali. Il CeMATA, inserito in un contesto così prestigioso e stimolante, sarà il cuore pulsante di numerosi progetti alcuni dei quali già in corso, legati anche a missioni scientifiche che coinvolgono il volo atmosferico e spaziale. Tuttavia, le ricadute maggiori dell’attività scientifica del Centro riguarderanno la comprensione dei meccanismi delle malattie e lo sviluppo di nuovi approcci di medicina di precisione, al fine di massimizzare l’impatto delle ricerche sulla definizione di nuovi percorsi di prevenzione e cura. Questo avverrà nel solco della space economy e della sinergia civile militare che coinvolge varie realtà del nostro Sistema Paese. Grazie all’approccio omico utilizzato e agli algoritmi di intelligenza artificiale sviluppati in collaborazione con il mondo dell’industria, si affronteranno temi quali la prevenzione personalizzata, lo studio dell’invecchiamento cellulare nelle malattie neurodegenerative e metaboliche, nonché i meccanismi di aggressività tumorale. Il CeMATA rappresenta il primo esempio di collaborazione strutturale e continuativa civile-militare in ambito scientifico e sanitario, aprendo nuove prospettive per la ricerca e l’innovazione nel settore della medicina aerospaziale e delle terapie avanzate. Il Prorettore con delega ai rapporti con le Istituzioni Sanitarie dell’Università degli Studi di Milano, Gian Vincenzo Zuccotti, in qualità di Presidente dell’Organismo di Governance del CeMATA, verificherà lo stato di avanzamento delle attività, avvalendosi della collaborazione del direttore e di due vicedirettori. Il CeMATA rappresenterà un polo di eccellenza e innovazione, impegnato a promuovere la ricerca di frontiera, l’innovazione tecnologica, la formazione di eccellenza e l’impatto sociale ed economico nella comunità locale e globale attraverso la collaborazione virtuosa tra le grandi Istituzioni rappresentate. Zuccotti, facendosi portavoce anche dei rappresentanti dell’Aeronautica Militare e del Policlinico di Milano, ha dichiarato: “Questa iniziativa, unica nel suo genere, è un vero orgoglio nazionale: l’obiettivo ambizioso sarà quello di generare impatti positivi sulla società, promuovendo lo sviluppo sostenibile in materia di sanità e ricerca scientifica, nonché la creazione di nuove opportunità di lavoro e crescita economica”.

Nisticò (Aifa): al lavoro per garantire tutti i farmaci essenziali

Nisticò (Aifa): al lavoro per garantire tutti i farmaci essenzialiRoma, 14 mag. (askanews) – “La lotta al fenomeno delle carenze passa anche attraverso il riconoscimento delle necessità di rendere economicamente sostenibili molti farmaci essenziali. Siamo al lavoro su questo aspetto”. Così il Presidente dell’AIFA, Robert Nisticò, al termine del primo incontro con il Presidente di EGUALIA (Industrie farmaci equivalenti, biosimilari a valore aggiunto), Stefano Collatina, svoltosi presso la sede dell’Agenzia.


Un confronto che – sottolinea una nota – ha fatto da subito emergere la necessità di concentrare l’attenzione e gli sforzi sul contrasto al fenomeno delle carenze, affinché farmaci essenziali e critici per tutte le terapie croniche, dove i farmaci equivalenti e biosimilari rappresentano una risorsa imprescindibile, continuino ad essere resi disponibili ai pazienti senza interruzioni. Sarà quindi avviato un gruppo di lavoro tecnico che individui strumenti e misure concrete che affrontino il nodo della sostenibilità economico industriale dei farmaci equivalenti e biosimilari. “Sarà necessario affiancare alle vigenti procedure, strumenti idonei a cogliere i fattori determinanti che rendono farmaci di larghissimo utilizzo non disponibili in via continuativa o peggio del tutto carenti, ed agire – ha affermato il Direttore tecnico-scientifico dell’AIFA, Pierluigi Russo – affinché, nel rispetto dei vincoli di spesa complessivi, questi farmaci rimangano economicamente e industrialmente sostenibili per le imprese”. EGUALIA ha evidenziato i dati relativi all’importante divario nell’utilizzo degli equivalenti tra le regioni italiane, nonché l’elevata spesa di oltre un miliardo di euro sostenuta dai pazienti italiani ogni anno quando non scelgono un farmaco equivalente al prezzo di riferimento, dato significativamente concentrato nel sud del Paese.


Infine nell’ottica della semplificazione è stato condiviso l’impegno, attraverso un gruppo di lavoro, a proseguire il lavoro di semplificazione delle procedure autorizzative e di prezzo e rimborso, riducendo i flussi di lavoro per la neonata Commissione Scientifica ed Economica (CSE) dell’Agenzia proprio su quelle procedure che riguardano equivalenti e biosimilari.

Al Policlinico Tor Vergata autotrapianto di rene con tecnica robotica

Al Policlinico Tor Vergata autotrapianto di rene con tecnica roboticaRoma, 13 mag. (askanews) – Un lavoro di equipe tra la UOSD Urologia, diretta dal Prof. Enrico Finazzi Agro’, e la UOC Chirurgia dei Trapianti, diretta dal Prof. Giuseppe Tisone, “a conferma dell’importanza di un approccio multidisciplinare”, ha consentito al Policlinico di Tor Vergata l’esecuzione di un autotrapianto di rene con tecnica completamenmte robotica. Il paziente, affetto da stenosi recidivante pan-ureterale, presentava una complessa anatomia vascolare e obesità. Dopo la nefrectomia robotica, eseguita dal Prof Albisinni (UOSD Urologia), si e’ proceduto a ricostruzione microchirurgica, questa effettuata dal Prof. Tommaso Manzia (UOC Trapianti). Infine, tramite una piccola incisione nascosta, in rene e’ stato reintrodotto in addome dove il Prof. Simone Albisinni (UOSD Urologia), con tecnica robotica, ha eseguito il trapianto e posizionato il rene accanto alla vescica. Il paziente ha potuto alimentarsi e alzarsi già 12 ore dopo l’intervento, grazie alla perfetta gestione dell’anestesia e del dolore da parte dell’equipe guidata dal Prof. Maurio Dauri. Fondamentale la gestione infermieristica del personale di sala operatoria, in un intervento a così alta complessità. Il paziente e’ rientrato a casa dopo 48 ore di degenza in ottime condizioni e il suo rene si trova bene nella sua nuova “casa”.


Il Direttore Generale del Policlinico Tor Vergata, Andrea Magrini dichiara : ” Un ringraziamento sentito per un risultato importante raggiunto dai nostri professionisti che hanno fatto della interdisciplinarietà e la sinergia un valore aggiunto che si accompagna alla innovazione robotica ed alla ricerca, per dare risposte migliorative sia nella gestione della malattia che nella qualità di vita per i pazienti”. “Il risultato straordinario ottenuto dal Policlinico di Tor Vergata nell’intervento di autotrapianto di rene con tecnologia completamente robotica, il primo nel centro-sud Italia, rappresenta un trionfo della ricerca e dell’impegno nell’eccellenza medica e nell’innovazione tecnologica,” dichiara Nathan Levialdi Ghiron, rettore dell’Università di Roma Tor Vergata. “Vorrei anche esprimere la mia profonda gratitudine al gruppo di medici e chirurghi che hanno condotto questo intervento con eccezionale maestria e dedizione, dimostrando il massimo impegno per il benessere dei pazienti. È importante sottolineare che questi professionisti, oltre ad essere medici esperti, svolgono anche un ruolo cruciale nella formazione dei futuri professionisti nel campo della medicina. La loro passione e competenza contribuisce alla crescita e allo sviluppo di nuove generazioni di medici”, aggiunge. “Questo intervento – conclude il rettore – non solo segna un punto di riferimento per il centro Italia nella promozione di standard elevati nella medicina e nell’assistenza sanitaria, ma anche nella formazione di una forza lavoro medica altamente qualificata”.

Salute, presentato all’Università Guglielmo Marconi di Roma il qTest

Salute, presentato all’Università Guglielmo Marconi di Roma il qTestRoma, 13 mag. (askanews) – Torello Lotti, professore di Dermatologia e Venereologia e Presidente dell’Accademia Mondiale della Sanità, ha presentato venerdì 10 maggio il qTest, una novità assoluta nella valutazione dello stato di benessere della persona, all’Università Guglielmo Marconi di Roma. Insieme a lui, sono intervenuti Narek Sirakanyan, Presidente del Freedom International Group, e il dr. Giuseppe Marceca, segretario generale dell’Accademia di Storia dell’Arte Sanitaria. “Il qTest” spiega il professor Lotti, “è un algoritmo originale, che presentiamo oggi alla comunità scientifica e al mercato, che incrocia due diversi test basati sulla determinazione del livello di ossidazione del corpo e del pH della saliva come biomarcatore diagnostico universale.


Il livello di ossidazione, detto anche indice Redox – da Riduzione/Ossidazione -, è il meccanismo biologico fondamentale e costante di ogni cellula umana e la salute di ogni cellula è determinata dall’equilibrio di tale indice. Lo squilibrio più pericoloso è l’eccessiva ossidazione, non compensata da una riduzione sufficiente. Il pH invece indica il livello di acidità e alcalinità di una sostanza. Nel sangue di una persona sana, il pH è leggermente alcalino, con un valore appena superiore a 7 e l’intervallo normale di pH della saliva è compreso tra 6,2 e 7,6. Il qTest combina i risultati dei test Redox e pH secondo un algoritmo che ho sviluppato e in base al quale è possibile individuare le azioni correttive per riacquistare l’equilibrio del proprio corpo.


Madrina dell’evento è stata l’attrice Antonella Salvucci, a cui è stato somministrato il primo test. Appena arrivata da Los Angeles, dove stava girando un film, e prima di partire per il Festival di Cannes, Antonella ha dichiarato: “Ho voluto partecipare per sottolineare l’importanza di un controllo tempestivo e veloce del metabolismo e il ruolo fondamentale di un’alimentazione equilibrata per mantenersi sani e in forma”. Ossidazione significa “arrugginire, invecchiamento cellulare” Le cellule sottoposte ad arrugginimento sono soggette a un invecchiamento precoce e a malattie degenerative. Ipossia, shock e sepsi sono le forme più importanti e comuni di ossidazione prolungata con alterazione dell’equilibrio Redox, che il qTest della saliva può evidenziare. La ruggine enzimatica è un tipico esempio di reazioni ossidative nella frutta e nella verdura. Immediatamente dopo la comparsa della ruggine si verificano infezioni comuni. Allo stesso modo, le cellule umane rispondono all’ossidazione enzimatica, che può essere prevenuta con un adeguato intervento antiossidante. D’ora in poi, grazie al qTest per l’equilibrio pH-Redox, sarà più facile mantenere salute e benessere.


Lo sviluppo del qTest e la sua presentazione al mondo scientifico e al mercato sono stati promossi dal Freedom International Group, un fondo di investimenti specializzato in prodotti innovativi finalizzati a migliorare il benessere delle persone nella vita quotidiana e nella salute. A ulteriore conferma di questo legame, il Freedom International Group sarà partner dei Campionati Europei di atletica leggera a Roma dal 7 al 12 giugno 2024. Così commenta Narek Sirakanyan, Presidente del Freedom International Group: “Da sempre cerchiamo progetti caratterizzati da innovazione, scalabilità e rilevanza sociale. Il nostro ecosistema si sviluppa in 19 Paesi, tra i quali Stati Uniti, Hong Kong, Singapore, Vietnam, e vari stati in Europa tra cui Austria, Germania, Italia. Nel campo della salute siamo presenti con la linea di integratori alimentari Project V, con la bevanda energetica al ginseng a marchio Coffeecell, e ora con qTest, un progetto a cui lavoriamo da tempo e in cui crediamo molto”.


Giuseppe Marceca, Segretario Generale dell’Accademia di Storia dell’Arte Sanitaria, è intervenuto sottolineando l’importanza del qTest nel quadro dell’evoluzione storica della diagnostica e della cura della persona: “Credo che siamo di fronte a un nuovo metodo, rapido e facilmente impiegabile, per avere un’indicazione efficace sullo stato di benessere di una persona e quindi utile per determinare lezioni correttive, a livello comportamentale e alimentare, per ritrovare o consolidare l’equilibrio ideale. Questo test sarà utile sia per il mondo industrializzato che per tutte le altre regioni del pianeta in cui la disponibilità di laboratori è scarsa e i problemi organizzativi sono un ostacolo all’uso di test più complessi”. Il qTest può essere effettuato ovunque, anche a casa.

In Italia ansia, depressione e disagio per 700 mila adolescenti

In Italia ansia, depressione e disagio per 700 mila adolescentiRoma, 13 mag. (askanews) – “Il disagio che riguarda i ragazzi può vedere l’implicazione di diversi fattori, alcuni anche di entità lieve se presi singolarmente, che dopo la pandemia hanno preso il sopravvento. L’esperienza del lockdown ha visto l’emergere di altre patologie, somatiche e psichiche, con un forte impatto di natura sociale, ambientale, relazionale, con cui oggi e domani ci troveremo a fare i conti. Sono tanti i giovani e giovanissimi che soffrono di malattie mentali e soprattutto depressione, parliamo di oltre 700 mila ragazzi in Italia: i dati Unicef diffusi oggi ne sono la conferma. La depressione, inoltre, proprio nei giovani e negli anziani è la principale causa di suicidio”. E’ quanto dichiarano in una nota le presidenti della Società Italiana di Psichiatria, Liliana Dell’Osso ed Emi Bondi a commento dei dati Unicef.


“Paradossalmente, pur vivendo in un mondo iperconnesso – osservano – di fronte a queste situazioni spesso vince la solitudine, per paura del giudizio e dello stigma che colpisce chi soffre di malattie mentali. Questo è quello che dobbiamo cambiare, perché i nostri giovani non abbiano timore a confrontarsi con un possibile disagio, lasciando che la necessità di aiuto resti dentro. I sintomi di una possibile depressione non devono mai essere sottovalutati, perché può essere affrontata e curata. La depressione è una malattia, non una scelta, non una colpa, non solo un malessere o tristezza, come può apparire dall’esterno o ai non addetti ai lavori. Molti personaggi pubblici, anche giovanissimi, stanno trovando il coraggio di parlarne, di esporsi, di raccontare il loro passato e la loro battaglia contro la depressione. I ragazzi devono fare come loro: alzare la voce. Noi come psichiatri possiamo e dobbiamo, a nostra volta, alzare la voce perché le Istituzioni ci mettano a disposizione risorse e strumenti per fare al meglio il nostro lavoro. Il nostro congresso di fine mese, dal 29 maggio al 1° giugno, celebrerà a Verona i 150 anni della psichiatria italiana, anni un cui grazie al lavoro di tanti medici possiamo dire di avere affilato molte armi per affrontare con successo le malattie mentali”.

Unicef, 11 milioni di under 19 in Ue soffrono di disturbi mentali

Unicef, 11 milioni di under 19 in Ue soffrono di disturbi mentaliRoma, 13 mag. (askanews) – Circa 11,2 milioni di bambini e giovani entro i 19 anni nell’Unione Europea (ovvero il 13%) soffrono di un problema di salute mentale. In particolare il problema riguarda circa 5,9 milioni di maschi e 5,3 milioni di femmine. Tra le persone di età compresa tra i 15 e i 19 anni, circa l’8% soffre di ansia e il 4% di depressione. Lo rende noto l’Unicef, in occasione della Settimana europea della salute mentale (13-19 maggio), citando la pubblicazione “Child and adolescent mental health – The State of Children in the European Union 2024”.


Il suicidio è la seconda causa di morte (dopo gli incidenti stradali) tra i giovani fra i 15 e i 19 anni nell’Unione Europea. Nel 2020, circa 931 giovani sono morti per suicidio nell’Ue, equivalenti alla perdita di circa 18 vite a settimana. La prevalenza del suicidio – prosegue Unicef – è diminuita nel corso del tempo nell’Ue, con il 20% dei suicidi in meno nel 2020 rispetto al 2011. Circa il 70% dei giovani di età compresa tra i 15 e i 19 anni nell’Ue che muoiono per suicidio sono maschi. In Italia, tra i ragazzi tra i 15 e i 19 anni che hanno perso la vita intenzionalmente tra il 2011 e il 2020 il 43% erano ragazzi e circa il 36% ragazze. Circa la metà (48%) di tutti i problemi di salute mentale a livello globale si manifesta entro i 18 anni, eppure molti casi rimangono non individuati e non trattati. Nell’Unione Europea i dati sull’accesso ai servizi per la salute mentale da parte dei bambini sono limitati, ma le evidenze indicano che, nel 2022, per quasi la metà dei giovani adulti (tra i 18 e i 29 anni) i bisogni di assistenza per la salute mentale non erano soddisfatti.


I livelli di alta soddisfazione della vita tra i quindicenni sono scesi da circa il 74% nel 2018 al 69% nel 2022 nei 23 Paesi per i quali sono disponibili i dati (oltre 220.000 ragazzi di 15 anni in meno). L’Unicef “accoglie con favore l’attenzione costante e crescente dell’Ue all’agenda sulla salute mentale negli ultimi anni, soprattutto dopo la pandemia di Covid-19. Ma attualmente, nei Paesi dell’Ue gli investimenti nei servizi per la salute mentale sono esigui rispetto a quelli per la salute fisica. È necessario porre maggiore enfasi sull’affrontare le cause profonde dei problemi di salute mentale attraverso iniziative di prevenzione e la promozione di una salute mentale e di un benessere positivi”.


Lo scorso 6 marzo, una delegazione dell’Unicef Italia e dell’Ufficio Regionale Unicef per l’Europa e l’Asia Centrale hanno incontrato il Ministro della Salute Orazio Schillaci, al quale sono state consegnate le oltre 21.000 adesioni raccolte per la petizione Unicef “Salute per la mente di bambini e adolescenti” per chiedere azioni a sostegno del benessere psicosociale e della salute mentale di bambine, bambini e adolescenti.

Tumori, CIPOMO: un paziente su 4 percorre oltre 30 km per curarsi

Tumori, CIPOMO: un paziente su 4 percorre oltre 30 km per curarsiRoma, 10 mag. (askanews) – Se accettare una diagnosi di cancro non fosse già abbastanza difficile, a complicare ulteriormente la vita di molti malati in Italia sono anche le distanze, sia quelle fisiche dai luoghi di cura che quelle emotive con la difficoltà di comunicazione con gli operatori sanitari coinvolti. Il 20% dei pazienti con un tumore, infatti, è costretto a percorrere oltre 30 chilometri per raggiungere il centro dove è in cura. Mentre circa il 50% dei malati avverte il bisogno di una maggiore attenzione di quella ricevuta da parte degli operatori sanitari e una migliore qualità della comunicazione medico-paziente. Questi sono alcuni dei dati emersi da una ricerca condotta da CIPOMO su quasi 1000 pazienti con il cancro, con età media di 65 anni, seguiti nelle strutture di oncologia distribite nelle diverse realtà regionali del Paese. Dati che mostrano come il 96% dei pazienti abbia sperimentato diverse criticità lungo tutto il percorso di cura, dalla diagnosi ai controlli. La maggior parte dei pazienti ha dichiarato di raggiungere il centro oncologico di riferimento dopo un viaggio medio-lungo. La distanza media percorsa dal 32% dei pazienti si aggira tra i 10 e i 30 chilometri, ma per il 20% il luogo di cura è lontano oltre i 30 chilometri. Il 63% dei pazienti ha raggiunto il centro in auto insieme a un familiare o a un amico e il 23% ha dichiarato che, mediamente, il tempo di attesa per la visita supera i 60 minuti. E’ anche su tali temi e sulla raccolta di esperienze nel libro “I medici raccontano. Storie di vita e di malattia” che si sono confrontati i primari di oncologia in occasione del 28esimo congresso nazionale CIPOMO, in corso a Siracusa fino a domani, a dimostrazione che le competenze scientifiche e la comunicazione non sono due saperi distinti.


“Ricevere una diagnosi di cancro può sconvolgere la vita di un paziente, sia sotto il profilo emotivo che pratico – spiega Luisa Fioretto, Presidente CIPOMO e Socio fondatore della Scuola Humanities in Oncology, Direttore del Dipartimento Oncologico dell’Azienda Sanitaria Toscana Centro -. Le cure, i controlli e la nuova quotidianeità con la malattia possono mettere alla prova anche i pazienti più resilienti, i quali molto spesso si trovano a dover affrontare ostacoli pratici, inclusi quelli economici, e disagi emotivi. In questo contesto il nostro compito non è quindi solo curare la malattia, ma la persona nella sua interezza. Dalla voce dei pazienti dal nord al sud del Paese emerge la necessità di cure assistenziali più orientate alla persona”. Per il 50% dei pazienti la fase più impegnativa è stata quella della diagnosi, seguita dalla cura (22%), dalla recidiva della malattia (15%) e dal follow-up (1%). A pesare sono le distanze, anche emotive. “L’indagine ci ha anche permesso di esplorare quali siano le attività di supporto ed espressive più richieste dai pazienti – sottolinea Paolo Tralongo, direttore del dipartimento di oncologia dell’Azienda sanitaria provinciale di Siracusa -. Tra le preferenze sono state citate attività artistiche espressive, attività fisiche e servizi relativi all’immagine corporea. In sintesi due le questioni significative emerse: una richiesta di maggiore attenzione da parte degli operatori sanitari, in termini di tempo e capacità di ascolto, e di una maggiore diffusione di servizi di psiconcologia”.


I pazienti sembrano dunque avere molto ben chiari i propri bisogni e cosa si aspettano dagli operatori sanitari che li hanno in cura. “C’è un gran bisogno di una buona comunicazione, elemento fondamentale nel percorso di cura – evidenziano Fioretto e Tralongo – Accanto alle competenze tecnicoscientifiche, all’oncologo è richiesto di acquisire anche competenze comunicativo-relazionali. La comunicazione medico-paziente, così come quella con i famigliari e i caregiver, assume sempre di più un’importanza strategica nella lotta ai tumori. E’ alla base della costruzione di una alleanza terapeutica tra il medico e il malato e tra il medico e i caregiver, a beneficio dei pazienti e anche dell’operatore stesso”.

Dentisti SIdP: sorriso perfetto non espone oltre 3 millimetri di gengiva

Dentisti SIdP: sorriso perfetto non espone oltre 3 millimetri di gengivaRoma, 10 mag. (askanews) – Tanti vip hanno il ‘sorriso cavallino’ o ‘gummy smile’, che scopre un po’ troppo le gengive. Ma se per loro è una caratteristica distintiva, per chi si ritrova il sorriso alterato dopo un impianto dentale può diventare un serio problema, creando disagio e imbarazzo quando si sorride. Oltre una persona su due ha infatti le gengive molto sottili e questo aumenta il rischio di risultati esteticamente sfavorevoli dopo un impianto, se questo non viene ben programmato ed eseguito, tanto che si stima che a 6 mesi da un intervento non preciso, il 60% dei pazienti possa ritrovarsi con un sorriso gengivale. Lo segnalano gli esperti della Società Italiana di Parodontologia e Implantologia (SIdP) durante il corso di aggiornamento in Chirurgia plastica parodontale e peri-implantare, a Firenze il 10 e 11 maggio, sottolineando che un impianto posizionato male, per esempio, aumenta 14 volte la probabilità che il margine della gengiva si ritragga cambiando il sorriso. “Il sorriso gengivale, o cavallino, è una condizione di nascita per circa il 10-12% delle persone e si definisce tale quando sorridendo si scoprono oltre 3 millimetri di gengiva – osserva Francesco Cairo, presidente SIdP e Professore di Parodontologia dell’Università di Firenze -. Molti ci convivono senza farsene un cruccio, ma intercettando il problema durante la crescita lo si può efficacemente correggere, per esempio con semplici interventi poco invasivi di gengivectomia per rimuovere e riposizionare il tessuto gengivale in eccesso, se questa è la causa dell’inestetismo. Si può intervenire anche in altri modi, per esempio con l’iniezione di filler o botulino per consentire al labbro superiore di coprire di più la gengiva, ma con effetti di durata limitata che svaniscono dopo 6 mesi. Peraltro, con il passare degli anni in alcuni casi il problema si risolve da sé, perché il labbro più cadente torna a nascondere la gengiva. Un sorriso perfetto non scopre oltre 3 millimetri di gengive a partire dal bordo del labbro superiore, che devono essere sane, rosee e uniformi”. La faccenda cambia quando ci si ritrova con un sorriso diverso dopo un impianto dentale: almeno il 50% delle persone ha infatti gengive costituzionalmente sottili, un tratto anatomico che le rende più a rischio di recessione se si è sottoposti a un impianto dentale non ben progettato. “In queste persone un impianto posizionato male aumenta di 14 volte la probabilità di avere poi un sorriso cavallino, con radici dentali molto scoperte – specifica Cairo -. Un impianto troppo inclinato, in caso di gengive sottili, comporta la recessione delle gengive stesse: per ogni errore di posizionamento di 10 gradi, per esempio, aumenta il rischio che la gengiva si ritragga di 0.25 millimetri. L’antidoto però esiste – rassicura -, basta rivolgersi a parodontologi esperti: attraverso un’accurata progettazione tridimensionale del posizionamento dell’impianto con Rx o Tac 3D il rischio di inserirlo ‘storto’ si azzera e con questo anche la probabilità di avere un problema estetico dopo. Soprattutto nei casi in cui l’impianto deve essere inserito in un’area visibile ed esteticamente rilevante, è molto importante che ci sia un’attenta valutazione dello spessore dei tessuti molli e dei tessuti duri attraverso Tac e scansioni digitali, così da valutarne accuratamente tutti i dettagli per evitare che uno spessore troppo sottile possa avere ripercussioni negative sull’esito dell’intervento. Infine, nei casi più difficili in cui le gengive sono sottili e l’impianto potrebbe effettivamente comportare modifiche del sorriso nonostante tutte le precauzioni e cautele, si può optare per l’utilizzo di specifici biomateriali e per innesti gengivali, in cui il tessuto mancante viene ricostruito prelevando piccoli lembi di tessuto molle dal palato e innestandoli nelle aree che necessitano di trattamento, dando luogo alla graduale formazione di un nuovo strato di gengiva. In questo modo non si interferisce con l’estetica del sorriso, che anzi risulta migliorato”.

Fecondazione, Ubaldi: con linee guida legge 40 chiarezza per centri Pma

Fecondazione, Ubaldi: con linee guida legge 40 chiarezza per centri PmaRoma, 10 mag. (askanews) -“La pubblicazione delle nuove linee guida sulla legge 40/2004 in materia di procreazione medicalmente assistita (PMA) rappresenta un contributo importante affinché tutti i centri specializzati abbiano indicazioni precise e messe ‘nero su bianco’ su quanto accaduto a livello scientifico e normativo negli ultimi anni in questo settore”. Ad affermarlo Filippo Maria Ubaldi, direttore scientifico del gruppo Genera, past president della Società Italiana di Fertilità e Sterilità (SIFES), membro della commissione tecnica che ha redatto le linee guida pubblicate oggi in Gazzetta ufficiale.


“L’obiettivo quanto mai importante di questo testo – prosegue – è proprio raccogliere tutte le novità avvenute in questi anni nel campo della PMA affinché l’applicazione delle tecniche avvenga nel rispetto di quanto dettato dalla legge, che si è aperta in più occasioni all’allargamento delle opzioni disponibili per le coppie con problemi di infertilità: dalla cancellazione del divieto di fecondazione eterologa, alla quale oggi ricorrono circa 8.000 coppie italiane l’anno, alla possibilità di accesso alle tecniche anche per le coppie fertili ma portatrici di malattie ereditarie. Fino all’aspetto quanto mai delicato, soprattutto per un counselling chiaro dei pazienti all’interno del centri di PMA, dell’impossibilità di revoca del consenso da parte del partner maschile. Certamente i centri specializzati nel periodo di ‘vacanza’ fra le vecchie e le nuove linee guida non sono rimasti a guardare, e hanno aggiornato costantemente i loro protocolli e anche i loro consensi informati sulla base delle importanti sentenze e direttive emanate in questi 9 anni. Ma si attendeva da tempo che il ministero della Salute emanasse questo documento di riferimento, per dare un ulteriore supporto ai centri e alle coppie che vi si rivolgono ogni giorno, e di questo siamo grati perché dimostra che le istituzioni hanno acceso una luce su questo tema, in un periodo di serissima crisi demografica per il nostro Paese, che celebra proprio oggi gli Stati generali della Natalità”.

PMA, pubblicate in G.U. le nuove linee guida sulla legge 40

PMA, pubblicate in G.U. le nuove linee guida sulla legge 40Roma, 10 mag. (askanews) – Sono state pubblicate oggi in Gazzetta Ufficiale le nuove Linee Guida sulla legge 40 del 2004 in materia di procreazione medicalmente assistita (PMA). Definite con proprio decreto dal ministro della salute, avvalendosi dell’Istituto superiore di sanità, e previo parere del Consiglio superiore di sanità, contengono l’indicazione delle procedure e delle tecniche di procreazione medicalmente assistita.


“Le linee guida – si legge nel documento – sono vincolanti per tutte le strutture autorizzate” e vengono “aggiornate periodicamente, almeno ogni tre anni, in rapporto all’evoluzione tecnico-scientifica”. Il testo, che sostituisce il precedente emanato nel 2015 dall’allora ministro Lorenzin, ha lo “scopo di fornire chiare indicazioni agli operatori delle strutture autorizzate all’applicazione delle tecniche di procreazione medicalmente assistita affinchè sia assicurato il pieno rispetto di quanto dettato dalla legge”. Tra le numerose novità previste dal documento, nella maggior parte dei casi derivate da sentenze della Corte Costituzionale e direttive europee, il fatto che “dopo la fecondazione assistita dell’ovulo, il consenso alla procreazione medicalmente assistita non può essere più revocato e la donna può richiedere l’impianto dell’embrione anche se il partner sia deceduto o se è cessato il loro rapporto”.