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Infermiere madri fra difficoltà economiche e conciliazione vita-lavoro

Infermiere madri fra difficoltà economiche e conciliazione vita-lavoroRoma, 10 mag. (askanews) – Problemi di natura economica, e quindi stipendi bassi, difficoltà di conciliare tempi di vita e lavoro, ma anche carenza di personale. Sono questi i principali problemi che condizionano pesantemente l’operato delle infermiere madri. Il Centro studi Nursind tira le somme al termine della survey che ha lanciato tra le sue iscritte la settimana scorsa, in vista della Giornata internazionale dell’infermiere che quest’anno coincide con la ricorrenza della festa della mamma. In soli sette giorni hanno risposto al sondaggio 1.962 professioniste, di cui 1.874 (95,6%) infermiere, 58 (3,3%) ostetriche e 17 (1%) operatrici sociosanitarie. Il 95,67% del campione lavora nel Ssn e il 78,70 è mamma (oltre la metà ha almeno due figli, un terzo ne ha uno solo). Proprio guardando alle madri, nonostante spettasse loro di diritto nei primi tre anni di vita del bambino, ben il 53% delle intervistate ha rinunciato all’astensione dal lavoro notturno solo per motivi economici, mentre per le stesse ragioni il 28% ha detto no al congedo parentale. “Si tratta di risposte che, è inutile girarci intorno, sono solo un’ulteriore prova di quanto denunciamo da anni e cioè che gli stipendi degli infermieri in Italia, oltre ad essere al di sotto della media Ue, sono tutto tranne che dignitosi – sottolinea il segretario nazionale Nursind Andrea Bottega – .E non serve un particolare acume per capire che anche le basse percentuali odierne di lavoro part time per le infermiere madri siano dovute in gran parte alle difficoltà di far quadrare i conti. Oltre che, naturalmente, a ragioni aziendali di tipo organizzativo, visto che il Ssn è piagato da una cronica carenza di organico”. Dal sondaggio, infatti, emerge come attualmente il 17,7% delle lavoratrici madri sia in part time (di cui solo il 2,91% è in part time al 50% e il 7,38% al 75%) mentre tutte le altre lavorano a tempo pieno. Sempre sul fronte organizzativo, inoltre, non sfugge che da un lavoro a turni qual è quello infermieristico conseguono anche altre difficoltà di conciliazione con i tempi di vita: basti pensare che seppure il 45,92% delle mamme, terminato il periodo di gravidanza, abbia affidato i propri figli all’asilo nido, il 38% ha comunque riscontrato problemi di incompatibilità tra gli orari dei nidi e quelli di servizio. Dalla rilevazione si evince infine un altro dato “che deve far riflettere – conclude Donato Cosi, responsabile del Centro studi e membro della direzione nazionale Nursind – e cioè che il 30,62% delle donne senza prole imputa al lavoro la colpa della mancata maternità. Senza contare che tra le madri ben l’83,81% dichiara di non pensare ad un altro figlio. Segnali spia delle condizioni in cui opera oggi la categoria, che dovrebbero scuotere le nostre istituzioni e spingerle tanto per cominciare a riconoscere il nostro lavoro come usurante”.

Run for Liver 2024, Campus Bio-Medico “corre” per la salute del fegato

Run for Liver 2024, Campus Bio-Medico “corre” per la salute del fegatoRoma, 10 mag. (askanews) – Sabato 11 maggio 2024, la Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma organizza la sesta edizione di Run for Liver, una corsa non competitiva di 5 km, aperta a tutti, che – spiegano gli organizzatori – vuole promuovere la consapevolezza dell’importanza dell’esercizio fisico e dei corretti stili di vita per la prevenzione di sindrome metabolica, diabete e patologie del fegato e del cuore. Promosso dall’Unità di medicina clinica ed epatologia della Fondazione, l’evento si svolgerà nella Riserva naturale di Decima Malafede, offrendo ai partecipanti l’opzione di correre o camminare in uno degli spazi verdi più belli di Roma. Non solo, gli iscritti all’evento potranno effettuare un consulto gratuito con nutrizionista, medico sportivo, epatologo, endocrinologo e cardiologo. Saranno anche eseguiti gratuitamente elettrocardiogramma di screening con un dispositivo portile e un test per valutare se il fegato è grasso. Nel corso della mattinata gli specialisti della Fondazione Policlinico Universitario Campus BioMedico illustreranno le più recenti scoperte sulla sindrome metabolica e la malattia del fegato grasso e saranno presentati i risultati del programma di allenamento “Run for Liver” che ha coinvolto quattro persone, selezionate tra oltre 800 candidati. Il programma, destinato a persone con disturbi metabolici controllati, ha già mostrato risultati promettenti nel migliorare la salute dei partecipanti attraverso un regime personalizzato di nutrizione, esercizio e supervisione medica. La giornata includerà anche contributi creativi dalle scuole locali nel concorso “Liver Art”, promuovendo la salute del fegato attraverso l’espressione artistica. Commenta Giovanni Galati, epatologo clinico ed ecografista della Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico: “Run for Liver non è solo una corsa o camminata è anche un’occasione per prendere un impegno verso la propria salute, adottando corretti stili di vita. Come hanno fatto i quattro pazienti da noi seguiti. Con il loro impegno hanno dimostrato che è possibile tornare attivi, anche dopo un lungo periodo di sedentarietà, e migliorare il proprio stato di salute complessivo, favorendo la prevenzione di patologie rilevanti come il fegato grasso e la sindrome metabolica. Speriamo che programmi come questo possano essere sempre più largamente adottati ed essere di libero accesso per tutta la popolazione al fine di ridurre le malattie cardiovascolari, epatiche e di sindrome metabolica”.

”Melanoma day”, convegno alla Camera: troppe diagnosi tardive

”Melanoma day”, convegno alla Camera: troppe diagnosi tardiveRoma, 10 mag. (askanews) – Il melanoma cutaneo rappresenta una forma di cancro della pelle che origina dalle cellule pigmentate, i melanociti, responsabili della produzione di melanina. Sebbene il melanoma costituisca solo una frazione dei casi totali di tumori cutanei, la sua incidenza è in costante aumento, sottolineando la rilevanza cruciale di comprenderne a fondo le dinamiche e le sfide associate. La principale causa del melanoma è rappresentata dall’esposizione eccessiva ai raggi UV, sia da fonti naturali, come il sole, sia da fonti artificiali, come le lampade abbronzanti.


Tuttavia, fattori genetici, antecedenti familiari di melanoma, pelle chiara e un sistema immunitario indebolito sono tutti elementi che possono aumentare il rischio di sviluppare questa forma di cancro della pelle. Il melanoma cutaneo è piuttosto raro nei bambini e colpisce soprattutto intorno ai 45-50 anni, anche se l’età media alla diagnosi si è abbassata negli ultimi decenni. L’incidenza è in continua crescita ed è raddoppiata negli ultimi 10 anni. È opportuno ricordare che il melanoma cutaneo rappresenta solo una piccola percentuale (circa il 5%) di tutti i tumori che colpiscono la pelle. In Italia, la stima dei melanomi si aggira attorno a 12.000 casi l’anno. Il melanoma cutaneo rappresenta una sfida sempre più rilevante in ambito oncologico, con un aumento costante della sua incidenza e una complessità molecolare che richiede approcci multidisciplinari per la sua gestione. Questi i temi affrontati nella Conferenza di presentazione del ‘Melanoma day’ (domani, 11 maggio), promossa dall’omonima associazione fondata da Gianluca Pistore. L’evento è stato organizzato, su iniziativa di Luciano Ciocchetti (Vice Presidente Commissione Affari Sociali, Camera dei Deputati), dalla DreamCom, con il patrocinio di importanti realtà tra cui Sidemast (Società Italiana di Dermatologia medica, chirurgica, estetica e di Malattie Sessualmente Trasmesse), ADOI (Associazione Dermatologi Venereologi Ospedalieri Italiani e della Sanità Pubblica), IMI (Intergruppo Melanoma Italiano) e IDI (Istituto Dermopatico dell’Immacolata), e il contributo non condizionante di MSD Italia e Banca Popolare del Cassinate. L’incontro, svoltosi presso la Sala stampa della Camera dei deputati lo scorso 7 maggio, ha visto il confronto tra rappresentanti istituzionali, esperti del settore e associazioni dei pazienti, che hanno analizzato le sfide legate al settore dei melanomi e dell’oncologia.


Il prof. Aldo Morrone (Direttore Scientifico IISMAS – Istituto Internazionale Scienze Mediche, Antropologiche e Sociali e già Direttore Scientifico IRCCS IFO Istituto San Gallicano) ha moderato l’evento, ricordando che ‘in molti Paesi del mondo non ci sono medici, dermatologi e infermieri, quindi le diagnosi e le conseguenze riportate sono sottostimate. Il melanoma è un dramma per tutte le popolazioni del mondo, in particolare per quelle in cui le diagnosi sono tardive o non vengono eseguite’. ‘Scommettere in prevenzione, sviluppare politiche per la prevenzione e accelerare il percorso nei centri di riferimento della dermatologia, anche al di fuori delle sedi ospedaliere, è fondamentale. Ho presentato in Parlamento una proposta di legge per far riconoscere il Melanoma Day, che spero sia approvata al più presto, in modo che ci sia un riconoscimento istituzionale a questo importante momento di prevenzione e formazione’, ha affermato il deputato Luciano Ciocchetti.


A partecipare al confronto è stata anche Beatrice Lorenzin (Senatrice della Repubblica, già Ministro della Salute): ‘Dobbiamo darci come priorità un aggiornamento costante dei LEA: abbiamo già la legge, per cui dobbiamo trovare il modo di rendere la norma operativa in modo pratico. Sul cancro abbiamo bisogno di continuare con un obiettivo ad hoc, con un Piano Nazionale sul cancro, LEA, screening diffusi e accesso alle terapie, che dovrebbero essere sostenibili allo stesso modo per ogni cittadino’. Secondo Fabrizio d’Alba (Direttore Generale Policlinico Umberto I), ‘oggi la miglior cura è prevenire l’avvio della malattia, almeno in una fase severa. Abbiamo la possibilità di una diagnosi precoce, che ci permette di pensare che, anche per il melanoma, si possa ragionare in una logica strutturata di screening di prevenzione. La sanità di prossimità vede nel cittadino non più un soggetto passivo delle iniziative delle istituzioni ma un soggetto attivo. La sanità del futuro vuole un cittadino informato, consapevole e ingaggiato sul tema della propria salute, che sia attore del cambiamento’.


Dello stesso parere Gian Antonio Girelli (Membro della Commissione Affari Sociali Camera dei Deputati): ‘Dobbiamo iniziare a ragionare in termini di investimento e non di spesa sanitaria. Futuro significa fare un cambio di paradigma e immettere risorse nella prevenzione, che è il modo diretto per far star bene le persone’. Il sostegno della Regione Lazio è stato portato da Antonello Aurigemma (Presidente del Consiglio Regionale del Lazio, Coordinatore della Conferenza dei Presidenti delle Assemblee Legislative delle Regioni e delle Province autonome): ‘Porto la vicinanza dell’amministrazione regionale a un argomento così importante. La prevenzione non è un costo ma è un investimento: migliaia di persone possono incorrere in patologie che, se vaccinate, potrebbero avere delle conseguenze molto inferiori, anche in termini di costi, prevenendo malattie, ricoveri e consumo di farmaci. Come amministrazione regionale continueremo a portare avanti ogni tipo di iniziativa che possa supportare le associazioni che vogliono andare avanti sulla strada della prevenzione’. Il sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, che non è potuto intervenire personalmente, ha inviato una sua dichiarazione scritta in occasione dell’evento: ‘Le recenti stime ci restituiscono il dato di 12.700 nuove diagnosi di melanoma solo lo scorso anno. Parliamo di uno dei principali tumori con esordio in giovane età, il terzo tumore più frequente in Italia negli uomini e nelle donne sotto i 50 anni di età. I progressi nel campo della ricerca medico scientifica ci consentono di poter usufruire di terapie di ultima generazione come i farmaci immunoterapici; tuttavia è fondamentale agire con la corretta prevenzione, attuabile tramite screening mirati e tempestivi e stili di vita sani. È importante conoscere i fattori di rischio che possono concorrere all’insorgenza del melanoma attraverso momenti di informazione come quello promosso grazie al Melanoma Day e programmi strutturati di educazione sanitaria. Perché dobbiamo invertire quanto possibile il trend che oggi vede lo Stato investire il 95% delle sue risorse nelle cure e il restante 5% nella prevenzione. In questo modo favoriremo la salute pubblica agendo per tempo sul conclamarsi delle malattie, con evidenti ricadute positive per la sostenibilità economica del nostro servizio sanitario nazionale, in cui tutti noi ci riconosciamo e che vogliamo continuare a sostenere e migliorare’. A portare un suo saluto scritto pure Francesco Vaia (Direttore Generale della Prevenzione Sanitaria presso il Ministero della Salute): ‘La nostra sensibilizzazione deve soffermarsi sulla buona notizia che si tratta di un tumore ampiamente prevenibile attraverso la riduzione dell’esposizione ai raggi ultravioletti e la cui aggressività può essere notevolmente ridotta attraverso efficaci programmi di screening, e per il quale esistono terapie e metodologie estremamente efficaci verso cui gli scenari di ricerca sono entusiasmanti, come emerge anche dai recenti studi sull’utilizzo della tecnologia mRNA’. A ribadire l’importanza della prevenzione è stata Annarita Patriarca (Membro della Commissione Giustizia e Affari Sociali Camera dei Deputati): ‘Il melanoma è una patologia molto delicata in cui prevenzione e screening sono elementi fondamentali. Siamo consapevoli di dover recuperare un gap determinato dal periodo Covid che ci ha fatto tornare indietro rispetto a una cultura della prevenzione che si era raggiunta nel nostro Paese. Dobbiamo lavorare per recuperare lo screening precoce perché dalla diagnosi precoce nasce la possibilità di attivare un sistema di cure fondamentali per il paziente. La sfida è anche garantire l’omogeneità dell’offerta di cure di qualità su tutto il territorio nazionale’. All’incontro ha partecipato anche Goffredo Freddi (Executive Director Policy & Communication, ESG Strategy, MSD Italia): ‘Rappresento l’azienda farmaceutica MSD Italia, il suo claim è ‘Inventare per la vita’, quindi il nostro compito è mettere a disposizione del paziente soluzioni innovative nell’ambito della prevenzione e della cura. Inventare per la vita significa sostenere uno sforzo concreto e importante nella Ricerca e Sviluppo: ogni anno investiamo circa 30 miliardi di dollari e abbiamo 22.000 ricercatori. In Italia investiamo 105 milioni di euro in ricerca clinica, circa il 15% del totale investito in Italia’. ‘Abbiamo una misura di eccellenza in Italia che potrebbe essere utile ma è sottoutilizzata – ha aggiunto -: il Fondo per i Farmaci Innovativi, istituito nel 2017 dalla Senatrice Lorenzin, che ha rappresentato un importante segnale di attenzione nei confronti di alcune patologie, in primis quella oncologia, garantendo ai cittadini un accesso più rapido ai farmaci innovativi’. Dal canto suo, il prof. Walter Ricciardi (Docente di Igiene e Medicina Preventiva Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma) ha affermato: ‘L’invecchiamento della popolazione e l’incremento dei fattori di rischio per il tumore sono in aumento in Europa. La Commissione Europea ha elaborato un documento basato su tre pilastri: la prevenzione primaria e secondaria, l’ottimizzazione della diagnosi e delle cure e il miglioramento della qualità della vita dei pazienti, con un occhio all’equità tra tutti i Paesi Europei’. ‘Nel Piano Nazionale Oncologico italiano non ci sono né gli obiettivi né le risorse messe a disposizione, e questo rappresenta un ostacolo’, ha aggiunto Ricciardi, rimarcando poi il lavoro delle Associazioni, definendolo ‘importante per incalzare i diversi attori ad allinearsi tra loro e lavorare nell’interesse dei cittadini, e non nei legittimi ma specifici interessi di ognuno’.

Sanità del futuro: Nuovi LEA, finanziamento SSN e governance dati

Sanità del futuro: Nuovi LEA, finanziamento SSN e governance datiMilano, 7 mag. (askanews) – Individuare un nuovo modello di LEA, identificare sistemi di finanziamento alternativi che garantiscano la sostenibilità del nostro sistema sanitario e mettere in luce gli aspetti normativi necessari per adeguare il nostro Paese alla governance europea del dato. Questi i temi al centro delle proposte presentate oggi a Roma durante l’evento NET-HEALTH – Sanità in rete 2030, il progetto di policy research ideato nel 2021 da LS CUBE e giunto quest’anno alla sua seconda edizione.


Il progetto. NET-HEALTH – Sanità in rete 2030 nasce come un policy enabler finalizzato a mettere a sistema idee, competenze tecniche, punti di vista prospettici a servizio del “sistema salute” per fornire un concreto contributo nel disegno delle politiche sanitarie del futuro. Fare rete, creare un ecosistema per il confronto dei diversi player coinvolti nel processo sanitario, raccogliere le prospettive ed elaborare proposte e linee di indirizzo per una sanità capace di migliorare la qualità di vita dei pazienti in un percorso di presa in carico e cura, innovativo, personalizzato e sostenibile: questi gli obiettivi di NET-HEALTH, Sanità in rete 2030. I temi. NET-HEALT ha preso il via con un’indagine campionaria quantitativa e qualitativa, condotta da YouTrend/Quorum in collaborazione con LS CUBE rivolta a parlamentari, consiglieri regionali e cittadini che ha avuto lo scopo di far emergere e confrontare diverse visioni prospettiche sulla sanità del futuro, individuando le grandi sfide del settore. Il sondaggio, inoltre, è stato l’occasione per sviluppare un dibattito sulle questioni emerse, individuando gli argomenti ritenuti particolarmente rilevanti su cui strutturare il lavoro di tre diversi gruppi per la formulazione di analisi e proposte. Il nuovo concetto di LEA organizzativi; nuovi modelli di finanziamento per la sostenibilità del SSN; linee di indirizzo per la corretta implementazione della digitalizzazione e della governance dei dati: questi i temi su cui hanno lavorato gruppi multidisciplinari in un confronto aperto con un advocacy platform, costituita da stakeholder istituzionali, esperti, associazioni pazienti e società scientifiche, in occasione di momenti di condivisione ospitati al Senato dall’Intergruppo Innovazione sostenibile in Sanità co-presieduto dal Sen. Francesco Zaffini e il Sen. Daniele Manca.


Nuovi modelli per nuovi bisogni. “La garanzia di un’equa accessibilità alle prestazioni sanitarie, lo sviluppo della medicina di prossimità e della prevenzione nonché una migliore gestione delle risorse pubbliche sono solo alcune delle sfide della sanità di oggi e a cui questo Governo sta lavorando. E, naturalmente, sono anche i temi su cui si è concentrato il progetto NET-HEALTH, i cui lavori sono stati ospitati in diversi momenti dall’Intergruppo “Innovazione Sostenibile in Sanità”, co-presieduto dal Sen. Manca e da me, che sin dalla sua costituzione si è posto come obiettivo quello di essere un luogo di dialogo aperto e trasversale per tutti gli stakeholders della sanità, oltre che per tutte le forze politiche. In particolare, il gruppo di lavoro del progetto NET-HEALTH dedito ai “modelli innovativi di Partnership Pubblico Privato per la sostenibilità del SSN” trova un importante punto di convergenza con l’indagine conoscitiva, su cui sia io che la Commissione da me presieduta stiamo lavorando dal primo giorno dall’insediamento, sulle forme integrative di previdenza e di assistenza sanitaria nel quadro dell’efficacia complessiva dei sistemi di Welfare e di tutela della salute, che porterà alla presentazione di una proposta legislativa organica su questo tema. Perché l’obiettivo resta sempre quello di creare una sanità accessibile e più vicina ai cittadini.” Lo ha detto il Senatore Franco Zaffini, presidente Commissione Affari Sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale di Palazzo Madama. Soluzioni concrete e trasversali. “L’impegno, che la politica può e deve assumersi, è sicuramente quello di partire da risultati come questi, che derivano da ampi e sinergici confronti tra tutti gli stakeholders del settore sanitario e farsi promotrice di iniziative puntuali e trasversali, che possano rispondere in maniera concreta alle esigenze di salute dei cittadini italiani. La sanità deve essere vista come un investimento sulla salute dei cittadini e le iniziative che dobbiamo portare avanti sono quelle volte a garantire, da una parte, la promozione dell’accesso dei pazienti alle innovazioni tecnologiche in modo equo e universalistico e, dall’altro, una migliore e più efficiente gestione delle risorse economiche del sistema sanitario” ha aggiunto il senatore Daniele Manca.


Nuovi LEA organizzativi e valore dei team multidisciplinari. Il primo gruppo di lavoro dedicato all’individuazione di nuovi modelli di LEA, i LEA organizzativi, è stato coordinato dal prof. Dario Sacchini, Professore ordinario di Bioetica presso l’Università Cattolica di Roma, CEO e Partner di Altems Advisory. Ritenendo i centri di senologia quali best case di organizzazione efficiente, il gruppo si è focalizzato sull’analisi delle Breast Unit del Lazio, alle quali è stato sottoposto un questionario finalizzato a individuare gli elementi qualificanti dell’organizzazione e le eventuali criticità. Tra i dati più rilevanti: il 66,6% reputa il mancato riconoscimento della complessità di alcune funzioni operative oggi indispensabili tra le principali criticità dell’attuale organizzazione delle BU, insieme alla mancanza di un riconoscimento di adeguate tariffazioni per le prestazioni svolte, espresso dal 60% delle BU; il 40% delle BU si dice assolutamente favorevole a un DRG di percorso, che preveda una tariffazione unica al Centro di Senologia che ha in carico la paziente e ben il 53% reputa importante una tariffazione collegata alla qualità del percorso e all’impegno della BU a raggiungere determinati obiettivi; così come ben l’80% individua tra le principali criticità tariffarie sia il mancato rimborso del meeting multidisciplinare che la mancata compensazione tra unità diverse in caso di un approccio multidisciplinare. Partendo da questi risultati, il gruppo coordinato dal professor Sacchini, di cui ha fatto parte anche Senonetwork, ha sviluppato un modello di misurazione dei costi del processo di presa in carico delle pazienti da parte del team multidisciplinare, parte organizzativa più rilevante delle BU, per porre le basi a una futura tariffa di rimborsabilità, che possa incentivare il lavoro in team come approccio virtuoso – sia in termini di esiti clinici sia di risparmi per il SSN – in tutte le aree terapeutiche. “Il nostro studio – commenta Sacchini – vuole porre le basi per quello che è un ragionamento in termini di valore complessivo della tecnologia, il quale dovrebbe però essere implementato tenendo conto degli esiti di salute e dell’efficientamento delle risorse economiche del SSN prodotti dalle risorse investite, attraverso una loro corretta misurazione. Pazienti curati adeguatamente «costano» meno in termini di costi diretti al SSN, grazie a una migliore riorganizzazione della presa in carico”. “Il concetto di rimborsabilità del team – ha concluso Sacchini – si presenta, dunque, come un primo tassello che si inserisce in un quadro più ampio di sfide future in ambito sanitario, che riguardano il superamento della logica dei silos e una sapiente revisione complessiva della governance”.

Italia maglia nera per adesione a vaccinazioni contro Covid

Italia maglia nera per adesione a vaccinazioni contro CovidRoma, 7 mag. (askanews) – Nel 2023 l’Italia è stato uno dei Paesi europei con la più bassa copertura vaccinale contro il COVID-19, con il 13% circa. La conseguenza: 10mila decessi e 82mila ricoveri. Per questo gli igienisti della SItI e gli infettivologi della SIMIT lanciano una serie di proposte per proteggere anziani e pazienti fragili A far paura nel nostro Paese non sono solo i batteri resistenti agli antibiotici e l’uso troppo disinvolto di questi ultimi che assegnano all’Italia uno degli ultimi posti in Europa. Nell’ultimo anno, sono rimaste a livelli molto bassi anche le coperture vaccinali contro il COVID-19, sebbene il SARS-CoV-2 resti una grave minaccia per la popolazione fragile: lo dimostrano i dati dell’ultima stagione invernale, in cui in Italia si sono contati ben 10mila decessi e 82mila ricoveri, soprattutto tra anziani e pazienti fragili, come malati cronici e immunodepressi, il più delle volte non vaccinati. Effettivamente, il tasso di copertura vaccinale contro il COVID-19 nell’ultimo anno è rimasto particolarmente basso: sono state infatti somministrate poco più di due milioni di dosi. Ipotizzando anche che i destinatari siano stati solo soggetti anziani e fragili, il tasso di copertura in queste popolazioni resta fermo al 13%, uno dei livelli più bassi in Europa, come riportano i dati dell’ECDC. Da questo quadro, che ha disatteso gli obiettivi posti dalla Circolare del Ministero della Salute del 14 agosto 2023, è partita la proposta della Società Italiana d’Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI) insieme alla Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT), che hanno redatto un Documento congiunto per stimolare alcune azioni urgenti per favorire una più ampia diffusione della copertura vaccinale nella prossima stagione. L’approccio corretto e vincente prevede più vaccini diversi che possano rispondere all’appropriatezza vaccinale individuale, in sostanza un vaccino “giusto” per ogni singolo paziente, una sorta di prevenzione sartoriale per una larga fetta di cittadini.


Il Documento “Proposte di azioni urgenti per la prossima campagna vaccinale COVID-19 in Italia” redatto dagli specialisti di SItI e SIMIT si propone come punto di partenza per accendere i riflettori sulla campagna vaccinale del prossima stagione 2024-2025. L’obiettivo da perseguire è incrementare la copertura vaccinale contro il COVID-19 sino ai livelli dell’anti-influenzale (minimo 75% nel target per età e nei soggetti a rischio). Per favorire il raggiungimento di questo fine, vengono proposte cinque azioni da avviare quanto prima: definire entro il mese di maggio le popolazioni target, tempi e modalità di svolgimento della campagna vaccinale, possibilmente raccomandandola anche nel Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale (PNPV); garantire l’approvvigionamento delle scorte a tutti i canali di offerta della vaccinazione (medici di medicina generale, ambulatori territoriali e ospedalieri, farmacie, RSA); garantire una fornitura di tutti i vaccini disponibili (a mRNA e proteico adiuvato) per salvaguardare la scelta del vaccino più opportuno in ogni condizione; intraprendere azioni formative e informative sugli operatori sanitari coinvolti nella campagna vaccinale, ricordando anche le opportunità della co-somministrazione; informare la popolazione su tempi e modalità di svolgimento della campagna, oltre che sull’importanza della prevenzione nei soggetti fragili per età e/o condizione di rischio. “Una scorretta e non incisiva informazione, insieme ad una non brillante organizzazione – precisa Roberta Siliquini, Presidente SItI – ci pone come maglia nera europea per la protezione di anziani a fragili. Ci auguriamo che, con il contributo di tutti, la prossima campagna vaccinale possa risultare più efficace nel prevenire una patologia che rimane, per questi soggetti, di importante severità. E’ necessario, inoltre, poter garantire un accesso equo a tutti i diversi vaccini disponibili nell’ottica di una prevenzione personalizzata.”


“Ad oggi il COVID-19 rappresenta ancora una minaccia per il SSN, pur non essendo più un’emergenza come negli scorsi anni – sottolinea Roberto Parrella, Presidente SIMIT – I numeri relativi a decessi e ospedalizzazioni, con una concentrazione di casi con un grado di severità moderato e grave nelle popolazioni più anziane e con condizioni di aumentato rischio (patologie croniche, immunodepressione) sono eloquenti, senza dimenticare le possibili conseguenze come il Long Covid. La vaccinazione resta lo strumento più efficace per la prevenzione della malattia ed è importante che venga effettuata nei mesi iniziali della stagione autunnale prima di un possibile periodo critico di diffusione del virus come già accaduto negli anni scorsi”.

Diventare genitori con malattia genetica rara, gli esperti rispondono

Diventare genitori con malattia genetica rara, gli esperti rispondonoRoma, 6 mag. (askanews) – Si rinnova a Roma l’appuntamento con il ciclo di incontri gratuiti organizzato dal centro di medicina della riproduzione Demetra, convenzionato con il Servizio Sanitario Nazionale e con sede principale a Firenze, e dalle associazioni di pazienti. L’obiettivo è rispondere alle domande più comuni delle coppie affette o portatrici di una malattia genetica che potrebbe essere trasmessa ai propri figli, ma che è possibile intercettare e prevenire attraverso la Procreazione Medicalmente Assistita (PMA): la nuova data è il 18 maggio 2024 a Roma presso l’hotel Royal Santina, e sarà focalizzata sulla distrofia di Duchenne, in collaborazione con Parent Project Onlus, associazione di pazienti e genitori con figli affetti dalla patologia.


La legge 40/2004, come noto, nel suo impianto originale non permetteva alle coppie senza problemi di infertilità, ma affette da una malattia genetica ereditabile dalla prole, di poter sfruttare le tecniche di PMA per avere accesso alla diagnosi pre-impianto sugli embrioni, utile a valutare lo stato di salute degli embrioni di una coppia. La Corte costituzionale nel 2015 ha però giudicato illegittimo questo divieto, aprendo a questa possibilità anche per le coppie fertili, ma portatrici di malattie ereditarie. In particolare, attraverso il test genetico pre-impianto – afferma Claudia Livi, ginecologa e direttore clinico del centro Demetra – è oggi possibile andare a studiare l’assetto cromosomico e genetico degli embrioni ottenuti in vitro, per andare a trasferire nell’utero materno solo quelli non affetti, scongiurando il rischio di trasmissione della malattia che, per molte di queste coppie, è molto alto. Sappiamo però che l’informazione su questi temi è ancora scarsa e che le coppie si devono orientare attraverso il passaparola e internet. Abbiamo deciso quindi di organizzare questi incontri con le associazioni che le rappresentano per rispondere a tutte le loro domande e ai loro dubbi, illustrando nel dettaglio cosa la scienza oggi ci consente di fare per avere un figlio non affetto dalla malattia. In questo modo si accresce anche la consapevolezza sul significato di essere genitori al tempo delle nuove frontiere della genetica umana”. Il progetto “Diagnosi preimpianto: viaggio nelle malattie rare”, dopo i primi incontri con l’Associazione Famiglie SMA e l’Associazione X-fragile, ha proseguito il suo viaggio con l’Associazione Italiana Rene Policistico ETS (AIRP) nella data di febbraio a Roma, e dà spazio ora, in collaborazione con l’Associazione Parent Project Aps e con il patrocinio di Omar (Osservatorio malattie rare), a un nuovo incontro. Parteciperanno – oltre a ginecologi esperti di PMA – i genetisti Daniela Zuccarello della AOU di Padova e Ludovica Picchetta di Juno Genetics. Il prossimo appuntamento sarà invece a ottobre proprio a Padova, dove si parlerà di malattia di Huntington.


La distrofia muscolare di Duchenne e Becker è una patologia genetica rara causata dall’alterazione di un gene localizzato sul cromosoma X che contiene le informazioni per la produzione di una proteina presente principalmente nei muscoli: la distrofina. Ad esserne affetti sono prevalentemente i maschi. La patologia colpisce circa 1 bambino ogni 5000, è la forma più grave ed è caratterizzata dalla totale assenza della proteina distrofina, è la più complessa tra le patologie genetiche che riguardano il muscolo. È presente dal concepimento, quindi alla nascita tutti i bambini che hanno la distrofia di Duchenne di fatto già la portano con sé e compromette la rigenerazione del muscolo. “Diventare genitori è sempre un’avventura e, una gravidanza è per tutte, in qualche misura un viaggio verso un mondo di emozioni fortissime e nuove – spiega Daniela Argilli, Vice Presidentessa di Parent Project Aps – e quando lungo questa strada si incrocia un “compagno di viaggio inaspettato” come la distrofia muscolare di Duchenne, è normale sentirsi sommersi di paura e chiedersi se sarà giusto e possibile immaginare una nuova gravidanza, con serenità e gioia. Per questa ragione riteniamo che questa giornata di formazione sia fondamentale per le nostre mamme, ma anche per le sorelle, le zie e le cugine dei nostri ragazzi. Questo, 30 anni fa non era nemmeno immaginabile e sfortunatamente molte coppie che lo auspicavano non hanno potuto accedervi, oggi invece si spalancano le porte per le nuove coppie” I presenti potranno porre domande sul tema, a cui gli esperti presenti risponderanno, anche avvalendosi di piccoli video esplicativi. È gradita l’iscrizione alla mail convegni@centrodemetra.com. Inoltre, a partire dai giorni precedenti e anche durante l’incontro, si potranno porre domande scrivendo alla stessa mail. Le risposte saranno discusse nel corso dell’incontro.

Salute, al via campagna ESEO per patologie gastrointestinali eosinofile

Salute, al via campagna ESEO per patologie gastrointestinali eosinofileRoma, 6 mag. (askanews) – Promuovere una corretta educazione sanitaria attraverso attività e progetti mirati a garantire con la sensibilizzazione una riduzione del ritardo diagnostico per i pazienti con patologie gastrointestinali eosinofile, orientarli nei percorsi di cura, creare network con interlocutori nazionali ed internazionali che a vario titolo possono favorire azioni a sostegno dei pazienti, per migliorare la qualità delle cure, la salvaguardia dei diritti ed in generale la qualità di vita dei pazienti e delle loro famiglie. È questa la mission che l’associazione Eseo Italia porterà avanti attraverso la campagna di sensibilizzazione per le patologie eosinofile, giunta alla terza edizione, che nel mese di maggio, in occasione della Giornata mondiale e di quella europea dedicata all’esofagite eosinofila, promuove iniziative in tutta Italia.


Le iniziative. La campagna di sensibilizzazione del mese coinvolgerà i principali centri di expertise nel territorio nazionale, con consulenze gratuite, open day, giornate dedicate alla divulgazione in diversi Ospedali ed ambulatori specializzati; l’illuminazione di magenta per alcuni dei monumenti più importanti del nostro patrimonio artistico-culturale; conferenza stampa congiunta, il 14 maggio a Milano, con la Sigenp, in vista del Congresso della Società Europea di Gastroenterologia Pediatrica (ESPGHAN); il 18 e 19 maggio un weekend dedicato alle famiglie con un Incontro nazionale dal titolo ‘Oltre la patologia: Le famiglie ESEO Italia si incontrano – Approfondimento, Sport & Benessere’, in collaborazione con la Spine & Sport Clinic nella splendida cornice del lago di Bracciano. Il 22 maggio un convegno istituzionale dal titolo ‘La sfida di costruire un partenariato vincente tra Associazioni di pazienti, Comunità’ Scientifiche e Istituzioni per il bene di tutti’, che si terrà presso l’Hotel Nazionale, a Roma, in concomitanza con la Giornata europea dell’Esofagite Eosinofila (European EoE Day). Il 24 presso l’Azienda Ospedaliera Moscati di Avellino un convegno di formazione per medici di base dal titolo ‘Esofagite Eosinofila Conoscerla per riconoscerla’. Per dare maggiore risalto alla Giornata internazionale delle patologie eosinofile, dal 18 al 22 maggio verranno illuminati di magenta numerosi luoghi o monumenti famosi nelle varie nazioni organizzatrici: le Cascate del Niagara negli Stati Uniti, il Castello di Bracciano (RM), a Torino la Mole Antonelliana, a Bologna il Palazzo del Podestà, a Roma la Fontana del Tritone, a Genova la Fontana de Ferrari, a Napoli il colonnato in piazza del Plebiscito, Teatro Massimo a Palermo, Palazzo Moroni e la Specola di Padova e altri in via di autorizzazione. Il Policlinico ‘A. Gemelli’ di Roma ha aderito illuminando la facciata dal 18 al 22 maggio. A conclusione del mese il 31 si illuminerà il Castel del Monte ad Andria (BT).


La mission. Durante il mese di maggio ESEO Italia promuoverà quindi diverse iniziative con l’intenzione di sensibilizzare le Istituzioni e la popolazione sulle istanze e sulle necessità ancora non soddisfatte dei pazienti affetti da esofagite eosinofila e patologie gastrointestinali eosinofile (in Italia si stima tra i 25.000 e i 60.000 casi), dei loro caregiver, e che prevederà una serie di attività anche a livello europeo, con incontri e comunicazione dedicata. Obiettivo della campagna è quello di far finalmente conoscere e sensibilizzare attraverso un approccio multicanale sulle patologie eosinofile ed in particolare sull’esofagite eosinofila, negletta malattia infiammatoria cronica che colpisce principalmente l’esofago, inficiando pesantemente la qualità di vita dei pazienti, che spesso non riescono ad alimentarsi correttamente o con continuità. ‘Quella che vivono quotidianamente le persone affette da malattie gastrointestinali eosinofile – afferma Roberta Giodice, presidente dell’Associazione ESEO Italia – è una vera e propria odissea, alla ricerca di cure, ricerca e sostegno che faticano ad arrivare da parte delle Istituzioni. Per questo, insieme alle Associazioni di pazienti di Spagna, Italia, Gran Bretagna, Germania, Francia, Australia ed USA abbiamo istituito una World Eosinophilic Deseases Day e per dare maggiore visibilità abbiamo istituito il ‘mese dell’esofagite eosinofila e delle patologie gastrointestinali eosinofile’. Con queste iniziative vogliamo sensibilizzare l’opinione pubblica verso una malattia che colpisce tantissime persone, fin dall’età infantile, chiedendo alle istituzioni di mettere in atto azioni concrete di tutela e miglioramento della qualità della vita dei malati. Da questo punto di vista – conclude Giodice – la condivisione tra noi famiglie, il confronto, lo scambio di esperienze e la collaborazione con le altre associazioni di pazienti sono una ricchezza che vogliamo alimentare poiché siamo consapevoli dei benefici che da queste alleanze possono avere origine’.


Le sindromi eosinofile. Le sindromi eosinofile sono un gruppo di malattie caratterizzate da un’iperproduzione di granulociti eosinofili che si accumulano nei tessuti, provocando la presenza di infiltrati a carico degli organi. Gli eosinofili sono globuli bianchi (leucociti) chiamati fisiologicamente in causa in presenza di infezioni e infestazioni parassitarie per debellare i germi. In presenza di patologie eosinofile questo meccanismo si attiva, invece, in maniera patologica e gli eosinofili aggrediscono i tessuti sani degranulando e rilasciando una sostanza tossica, la proteina cationica eosinofila (PCE), che provoca l’infiammazione dei tessuti coinvolti e, in assenza di un tempestivo trattamento terapeutico, il danno d’organo. L’esofagite eosinofila (EoE) è una malattia infiammatoria localizzata all’esofago, caratterizzata da periodi di remissione clinica ed episodi di acuzie. Gli eosinofili sono protagonisti di questa infiammazione, attraverso i numerosi mediatori cellulari rilasciati durante la loro attività. L’EoE è una patologia immuno-allergica; spesso è possibile trovare la causa dell’infiammazione cronica in un’allergia alimentare e/o respiratoria; talvolta, però, non si riesce, nonostante i test allergologici ed i tentativi dietetici, a comprendere la probabile causa della malattia. Fenomeni autoimmunitari che possono coinvolgere anche altri tratti dell’apparato gastrointestinale possono essere implicati nello sviluppo di questa malattia.


Durante gli episodi di attività della malattia, il paziente può presentare sintomi o segni tipici; in alcuni casi, invece, l’EoE si manifesta con sintomi aspecifici, simulanti la malattia da reflusso gastroesofageo. I sintomi più comuni sono rappresentati da difficoltà a far passare il cibo attraverso l’esofago (disfagia, sensazione soggettiva della presenza di cibo che progredisce con difficoltà in esofago), dolore e/o bruciore localizzati all’addome (epigastrio), al torace e dietro lo sterno (dolore e pirosi retrosternale), rifiuto dell’alimentazione (anoressia), con conseguenti stasi o rallentamento della crescita fino al calo ponderale. A volte, ricorrenti episodi di ostruzione acuta da bolo alimentare sono i sintomi che permettono di arrivare alla diagnosi. Epidemiologia. La EGE ha una prevalenza stimata di 1-5:100.000 e appartiene al gruppo dei disordini gastrointestinali associati agli eosinofili, colpisce tutte le età, con età media tra i 30 e i 50 anni, con lieve preponderanza nei maschi. La più alta prevalenza sembra essere registrata in Nord-America, in Svezia ed in Australia con un dato di incidenza di circa 5-7/100.000 abitanti ed un dato di prevalenza di 50-60/100.000 abitanti. In Europa i principali dati derivano dalla Svizzera con una stima di prevalenza di circa 23/100.000 abitanti. Un recente studio di popolazione canadese ha rilevato un aumento della EoE in termini di incidenza da 2,1 a 11,0 per 100.000 persone e tale dato sarebbe frutto di un incremento del numero di biopsie esofagee, anche se al contempo sembrano aumentati gli accessi per endoscopia con indicazione disfagia. Si stima che il rapporto maschi/femmine sia 3/1 anche se al momento questo dato non presenta delle spiegazioni dal punto di vista fisiopatologico. Gli americani bianchi sembrano più colpiti (58%) rispetto agli Afro-Americani (34%) e ad altre etnie (8%). ESEO Italia. L’associazione di pazienti ESEO Italia è nata nel 2017 e persegue finalità di informazione, sensibilizzazione, assistenza sociale e sociosanitaria, ricerca e promozione scientifica in relazione all’Esofagite Eosinofila e alle patologie gastrointestinali eosinofile. Anche se giovane ha creduto nel valore e nella possibilità di cooperare a sostegno dei malati per poter migliorare la loro qualità di vita e con il suo impegno ha tessuto network con stakeholder nazionali ed internazionali che, a vario titolo, potessero contribuire a migliorare le condizioni dei pazienti.

Ricerca: dopo il covid italiani meno attenti a igiene mani

Ricerca: dopo il covid italiani meno attenti a igiene maniRoma, 5 mag. (askanews) – Una corretta igiene delle mani salva ogni anno milioni di vite: tutti i microrganismi responsabili di malattie infettive sono potenzialmente trasmissibili con le mani, che possono costituire un mezzo di trasmissione per virus, batteri e protozoi. In tal senso, il Covid-19 ha dimostrato quanto la scarsa igiene delle mani sia un importante veicolo di trasmissione dei germi. Tuttavia, con il decrescere delle preoccupazioni legate alla pandemia è calata anche l’attenzione degli italiani verso le buone pratiche apprese durante il periodo di emergenza sanitaria. È quanto emerge da una ricerca che ha coinvolto 800 persone svolta dall’Osservatorio Opinion Leader 4 Future, il progetto sull’informazione consapevole nato dalla collaborazione tra Gruppo Credem e l’Alta Scuola in Media Comunicazione e Spettacolo (ALMED) dell’Università Cattolica, e condotta grazie al lavoro dei ricercatori dell’Università Cattolica e dell’istituto Bilendi, in collaborazione con gli specialisti della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS di Roma. In occasione della Giornata mondiale di sensibilizzazione sull’igiene delle mani (World Hand Hygiene Day) promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’Osservatorio Opinion Leader 4 Future presenterà martedì 7 maggio alle ore 10 i risultati dell’indagine sulla consapevolezza dell’importanza dell’igiene mani in un evento scientifico aperto al pubblico presso il Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS, ad un anno dalla prima rilevazione. Secondo i dati, solo un italiano su due (54%) dichiara che lavarsi le mani è divenuto più importante con la pandemia (-9 punti percentuali a/a) ed il 45% degli intervistati afferma di lavarle più frequentemente contro il 55% dello scorso anno.


Dall’indagine emergono ulteriori segnali della flessione del grado di attenzione su questi temi. In particolare, il 22% degli intervistati dichiara di aver ridotto il lavaggio delle mani. Il sapone è utilizzato dal 97% degli intervistati (-2 punti percentuali a/a), con una maggiore diffusione del sapone liquido (87%) rispetto alla classica saponetta (32%). L’utilizzo di gel e salviette risulta meno frequente: il 25% degli intervistati usa gel igienizzante (-4 punti percentuali rispetto allo scorso anno) e il 7% le salviette. Il 16% delle persone è a conoscenza dell’esistenza di una giornata mondiale dedicata all’igiene mani, dato incoraggiante se confrontato con il 13% registrato lo scorso anno. Altrettanto positivo è il dato sulla consapevolezza legata all’igiene respiratoria (il 77% della popolazione è a conoscenza del fatto che la corretta etichetta per l’igiene respiratoria consiste nel tossire nella piega del gomito) e all’igiene del cellulare. Il 65% della popolazione lo identifica infatti come potenziale veicolo di germi, contro il 63% precedente. A fronte di queste evidenze, però, solo il 37% dichiara di disinfettare lo smartphone con prodotti specifici, di cui il 25% almeno una volta al giorno.


Permangono le differenze legate al genere e all’età. Più in dettaglio, le donne si lavano le mani più spesso degli uomini, con una media di 7,1 volte al giorno rispetto alle 6,3 degli uomini. Inoltre, gli over 65 tendono a lavarsi le mani meno frequentemente rispetto ai più giovani, con una media di 6,2 volte al giorno contro il 7,14 della fascia d’età compresa tra i 45 e i 64 anni.

Influenza: oltre 14,5 mln gli italiani colpiti nella stagione 2023/2024

Influenza: oltre 14,5 mln gli italiani colpiti nella stagione 2023/2024Roma, 3 mag. (askanews) – Nella diciassettesima settimana del 2024 i casi stimati di sindrome simil-influenzale, rapportati all’intera popolazione italiana, sono circa 226.000, per un totale di circa 14.598.000 casi a partire dall’inizio della sorveglianza. La popolazione degli assistiti in sorveglianza è mediamente pari a 2.039.100 assistiti per settimana pari al 3,6% dell’intera popolazione italiana. E’ quanto evidenzia il bollettino RespiVirNet dell’Iss, l’ultimo per questa stagione. Durante la diciassettesima settimana del 2024, che chiude il periodo annuale di rilevazione, 916 medici sentinella hanno inviato dati circa la frequenza di sindromi simil-influenzali – Covid incluso – tra i propri assistiti. Il valore dell’incidenza totale è pari a 3,83 casi per mille assistiti. Nella fascia di età 0-4 anni l’incidenza è pari a 11,69 casi per mille assistiti, nella fascia di età 5-14 anni a 4,90 nella fascia 15-64 anni a 3,64 e tra gli individui di età pari o superiore a 65 anni a 1,90 casi per mille assistiti.

Giornata ostetrica, Nursind: puntare su autonomia professionale e stipendi

Giornata ostetrica, Nursind: puntare su autonomia professionale e stipendiRoma, 3 mag. (askanews) – “Sulla denatalità come emergenza del Paese si sprecano fiumi d’inchiostro, eppure di interventi concreti se ne ve vedono ben pochi. Non si fa nulla, per esempio, per invertire il trend della chiusura di punti nascita, calati tra il 2019 e il 2022 da 475 a 434 (dati Agenas), mentre secondo l’ultimo annuario statistico del Ssn, negli ultimi dieci anni è stato chiuso ben un consultorio su dieci. Così come non si interviene per contrastare la carenza di oltre 8mila ostetriche”. È la denuncia che fa il Nursind in vista della Giornata internazionale dell’ostetrica del prossimo 5 maggio.


“Dispiace ci sia una sottovalutazione di fondo da parte delle istituzioni di questa figura professionale, centrale per la donna non solo durante la gravidanza, ma dall’età dello sviluppo alla menopausa – osserva Fausta Pileri, ostetrica e infermiera membro della direzione nazionale Nursind – Non solo, ma anche l’unica professionista che durante il parto prende in carico ben tre pazienti insieme: la mamma, il papà e il neonato”. Di qui la richiesta di una valorizzazione del suo ruolo: “Se non vogliamo allontanare sempre più i giovani da una delle più antiche professioni sanitarie, è necessario investire per garantire una crescita professionale e salariale all’ostetrica, oltre che riconoscerle una maggiore autonomia”.


Un tasto su cui insiste anche il segretario nazionale del Nursind, Andrea Bottega: “L’ostetrica è l’unica figura non medica cui è consentita, in base alla direttiva europea 36 del 2005 ratificata nel 2007 dal nostro governo, la prescrizione di esami legati alla gravidanza. Peccato che ancora non tutte le Regioni siano provviste di un nomenclatore tariffario e, quindi, che tali prestazioni non siano considerate dal punto di vista economico in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale. Un’occasione mancata – continua il segretario – anche per incidere sulle liste d’attesa, oltre che sui costi del Ssn, che sarebbero minori potenziando appunto l’autonomia in capo alle ostetriche”. “Il Pnrr – concludono Bottega e Pileri – è un treno da non perdere. Per potenziare la medicina territoriale, infatti, non si può prescindere dall’ostetrica di famiglia. Che sarebbe un po’ un ritorno alle ostetriche condotte del passato. Un punto di riferimento sul territorio che, questo è il nostro auspicio, possa anche incidere positivamente sui parti non medicalizzati, avvicinando la soglia ancora alta dei cesarei a quel 10-15% fissato dall’Oms”.