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AISLA celebra la Pasqua con la solidarietà e una favola di speranza

AISLA celebra la Pasqua con la solidarietà e una favola di speranzaRoma, 14 mar. (askanews) – AISLA, l’Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica, ha deciso di dedicare la festa di Pasqua a tutti i bambini senza età, a coloro che scelgono di mettersi in gioco, indipendentemente se abbiano 6 o 60 anni. In occasione di questa festività, l’associazione ha presentato una favola che sottolinea l’importanza di mettersi sempre in gioco e condividere gioia, solidarietà e speranza. La favola invita a riflettere sul significato profondo della Pasqua e diffondere un messaggio di amore e generosità. La storia, come tutte le favole, inizia con “C’era una volta”: “C’era una volta un villaggio dove le persone amavano festeggiare la Pasqua con gioia. I bambini aspettavano con ansia la caccia alle uova, un gioco pieno di sorprese. Ma un anno, gli adulti del villaggio decisero di fare qualcosa di speciale. Pianificarono una caccia al tesoro molto grande, che avrebbe dato un nuovo significato alla Pasqua. I bambini erano felici e pronti per l’avventura. Correvano ovunque alla ricerca delle uova nascoste. Ogni angolo custodiva una sorpresa. Ma questa caccia alle uova era diversa dalle altre, perché con i soldi raccolti si aiutavano famiglie che hanno bisogno. La Pasqua non è solo divertimento, ma anche solidarietà. Ogni uovo trovato era un simbolo di aiuto per gli altri. Mentre i bambini cercavano le uova, la magia della Pasqua si diffondeva tra di loro. Fu una Pasqua diversa dalle altre, un momento di unità e speranza. Da quel giorno, la caccia alle uova non fu solo un gioco, ma un simbolo di amore e speranza per tutti nel villaggio. La Pasqua celebrava la bellezza della vita e della rinascita”. Da oltre 40 anni, l’associazione ha intrapreso un lungo cammino, affiancando migliaia di famiglie che vivono con la Sla. Ed è grazie anche ad iniziative come la Pasqua solidale che tutto questo è possibile. Tra le persone coinvolte nella campagna 2024, sottolinea una nota, “meritano una menzione speciale i dipendenti di Fastweb che hanno scelto di dedicarsi al volontariato aziendale, collaborando attivamente con l’associazione nell’inviare i prodotti solidali in tutta Italia.In attesa di celebrare la Pasqua, la campagna solidale di AISLA ha già riscosso un grande successo, con le deliziose prelibatezze Galbusera che sono letteralmente volate via. È rimasta una ancora una piccola scorta limitata di uova di cioccolato Noccior di Lindt e di Kit della Caccia al Tesoro con la Tazza-bunny piena di ovetti e degli indizi per organizzarla. Tuttavia, che sia con le Uova solidali di AISLA o di un’altra iniziativa benefica, il vero valore della Pasqua risiede nel messaggio che rimane impresso nel nostro cuore. Come saggiamente affermava George Bernard Show: “La mia vita appartiene alla comunità e finché ho il potere, è un privilegio fare tutto ciò che posso per il suo beneficio”. Ecco ciò che conta veramente”, sottolinea la nota. Per aggiudicarsi il Kit Caccia al Tesoro di AISLA: https://www.negoziosolidaleaisla.it/21-pasqua Per informazioni sul volontariato aziendale: info@aisla.it

Salute, al via campagna “MMAREA – Il mieloma multiplo. Onda dopo onda”

Salute, al via campagna “MMAREA – Il mieloma multiplo. Onda dopo onda”Roma, 14 mar. (askanews) – Vivere con una malattia come il mieloma multiplo, che alterna periodi di remissione a comparsa di recidive con un andamento che ricorda il moto della marea, ha un impatto pesante su chi ne soffre, sia dal punto di vista fisico che psicologico. Con un inevitabile coinvolgimento anche di familiari, amici e caregiver. Per fornire un sostegno concreto ai pazienti con mieloma multiplo e a coloro che se ne prendono cura, Pfizer Italia promuove, in collaborazione con AIL – Associazione Italiana contro Leucemie, Linfoma e Mieloma, la campagna di comunicazione e informazione “MMAREA – Il Mieloma Multiplo. Onda dopo Onda” con l’obiettivo di informare, supportare e insegnare come gestire tutte le fasi della malattia, dal momento della diagnosi in poi. Il tono scelto per la campagna è, volutamente, all’insegna dell’immedesimazione e, soprattutto, dell’empatia, per aiutare i pazienti a non sentirsi mai soli e per infondere loro coraggio, esortandoli a non perdere mai la speranza.


Cuore della campagna è un racconto illustrato, realizzato da Manuela Adreani, che narra la storia di un pescatore affronta giorno dopo giorno le maree e le sfide che queste portano, così come i pazienti con Mieloma Multiplo affrontano un giorno dopo l’altro le fasi e le difficoltà della malattia. La narrazione è divisa in 5 capitoli che descrivono metaforicamente 5 topic rilevanti: la diagnosi, le terapie, la ricaduta, la remissione e la consapevolezza. In ogni capitolo, vengono indagati i sentimenti che i pazienti provano nel percorso della malattia, raccontando la paura, la stanchezza, lo smarrimento; ma anche la forza, il coraggio e la resilienza che, proprio come il protagonista, riescono a trovare dentro di loro ogni giorno. Da questo storytelling illustrato è nata anche una serie di podcast, con la voce narrante di Luca Zingaretti, e un mini-sito informativo www.mmarea.it, realizzato in collaborazione con pool di specialisti in Ematologia, che si propone di diventare il punto di riferimento, qualificato e aggiornato, sulla patologia per pazienti e caregiver.


“La marea silenziosa che stravolge il piccolo mondo del pescatore, protagonista della graphic novel MMAREA, ci ricorda bene come la diagnosi di mieloma multiplo cambi per sempre la vita dei pazienti – spiega la Professoressa Elena Zamagni dell’IRCCS AOU S. Orsola-Malpighi di Bologna -. Allo stesso modo, però, la forza con cui il pescatore riesce poi a ricostruire la sua capanna ben rappresenta il coraggio e la resilienza dei pazienti che accettano la diagnosi e si affidano agli specialisti e ai percorsi di cura per affrontare la malattia. Ecco perché è estremamente opportuno raccontare, e far ascoltare, i contenuti di questa campagna. Perché grazie alla metafora delle maree e alla crescente consapevolezza del pescatore che la vita di mare è un continuo adattarsi ai loro ritmi riusciamo a trasmettere un messaggio di speranza per tutte le persone con mieloma multiplo. Occorre, infatti, imparare ad affrontare le maree, adattarsi alle correnti e nuotare anche attraverso le tempeste, diventando flessibili e resilienti. Perché sappiamo che, dopo ogni marea scura, ci sarà sempre una nuova alba fatta di progressi, innovazioni e di strumenti di cura sempre più efficaci”. Il mieloma multiplo rappresenta circa il 10% delle patologie ematologiche e interessa prevalente- mente le persone sopra i 60 anni, colpendo con maggiore frequenza gli uomini rispetto alle donne. A oggi, la sua eziologia non è ancora del tutto nota, anche se è stato dimostrato che alla base della malattia ci sia una proliferazione anomala di una particolare popolazione di cellule nel midollo – le plasmacellule – che riproducendosi in maniera incontrollata determinano danni proprio al midollo osseo, con ripercussioni sulla struttura e sulla salute delle ossa. Il quadro clinico del mieloma multiplo si presenta con un’ampia serie di sintomi e anche le manifestazioni cliniche di questa malattia sono molto variabili. I più comuni campanelli d’allarme sono il dolore osseo, soprattutto a livello della colonna vertebrale o delle costole, dovuto alla possibile fragilità ossea causata dalla proliferazione delle plasmacellule, il danno renale, la marcata astenia dovuta all’anemia e le infezioni. È importante sottolineare, tuttavia, come, oggi, il mieloma multiplo possa essere considerato una pa- tologia cronica e, quindi, ampiamente trattabile, grazie alla crescente disponibilità di diverse opzioni terapeutiche. Da vent’anni a questa parte, proprio la disponibilità di nuove terapie e l’adozione di differenti strategie di trattamento hanno profondamente incrementato la risposta alle cure e la du- rata della remissione, offrendo ai pazienti sia una migliore qualità di vita, sia un aumento della sopravvivenza.


Il decorso clinico del mieloma multiplo è caratterizzato da una alternanza di fasi di malattia attiva e fasi di remissione. In particolare, il momento della recidiva è uno dei più pesanti per i pazienti, anche dal punto di vista psicologico. “I pazienti che devono affrontare una riacutizzazione di una malattia come il mieloma multiplo si trovano a doversi misurare con un’esperienza di dolore che non solo li travolge dal punto di vista fisico, ma anche sotto l’aspetto emotivo e psicologico – precisa William Arcese, Presidente del Comitato Scientifico AIL, Associazione italiana contro le leucemie-linfomi e mieloma -. Improvvisamente, infatti, queste persone vengono investite da paure e preoccupazioni che riguardano la propria quotidianità, i rapporti in famiglia, il lavoro, la sfera sociale. Il benessere psicologico del paziente e di chi lo assiste poi, è fondamentale per garantire una corretta adesione alle cure e per fare sì che il senso di solitudine e isolamento che spesso investono malato e caregiver possa essere superato. Ecco perché è davvero indispensabile legittimare questo bisogno e affiancare il paziente e la sua famiglia, offrendo loro ascolto, comprensione e supporto. Come nel caso della campagna “MMAREA – Il Mieloma Multiplo. Onda dopo Onda”, che ci vede oggi a fianco di Pfizer Italia, ma anche con i tanti progetti sul territorio che, come associazione pazienti di riferimento nell’ambito di questa patologia, portiamo avanti ogni giorno”. “Siamo orgogliosi di poter iniziare questo percorso di supporto per i tanti pazienti ed i loro cari affetti da mieloma multiplo insieme ad AIL, a clinici di rilevanza internazionale e alla collaborazione di importanti artisti – dichiara Marco Provera, Direttore Oncologia di Pfizer in Italia -. L’impegno di Pfizer in oncologia e nei tumori del sangue è quello di portare innovazioni che possano prolungare le aspettative e la qualità di vita dei pazienti onco-ematologici, mirando a rendere disponibili nei prossimi 6 anni almeno 8 nuove opzioni terapeutiche nell’ambito del tumore della mammella, dei tumori toracici, genitourinari ed ematologici come il mieloma multiplo. Per migliorare la qualità di vita dei pazienti è fondamentale lo sviluppo di progetti e iniziative come MMAREA per accompagnare i pazienti lungo il percorso di cura, coinvolgendo tutti gli interlocutori: clinici e società scientifiche, associazioni pazienti e aziende impegnate nella ricerca”.

Disturbi alimentari, Iss: aggiornata mappa centri cura in Italia

Disturbi alimentari, Iss: aggiornata mappa centri cura in ItaliaRoma, 14 mar. (askanews) – La piattaforma dedicata ai centri di cura dei Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (Dna) conta a marzo 2024, 135 strutture sparse su tutto il territorio nazionale, di cui 115 pubbliche (appartenenti al Servizio sanitario nazionale – Ssn) e 20 appartenenti al settore del privato accreditato. La mappatura territoriale a breve ospiterà anche le associazioni che si occupano di Dna, che saranno individuate sulla base del possesso di specifici requisiti. I numeri sono pubblicati in occasione della giornata del Fiocchetto Lilla, che si celebra il 15 marzo.


Il lavoro, coordinato dal Centro nazionale dipendenze e doping dell’Istituto superiore di sanità, è realizzata con il supporto tecnico e finanziario del Ministero della Salute-CCM. “È di primaria importanza l’intervento precoce nel casi dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione in quanto se non trattati adeguatamente aumentano il rischio di danni permanenti fino alla morte, nei casi più severi. L’esperienza maturata e riferita dai professionisti del settore evidenzia l’importanza di prevedere un intervento strutturato e multidisciplinare”, afferma Simona Pichini, responsabile facente funzione del Centro nazionale dipendenze e doping dell’Iss.


“La piattaformadisturbialimentari.iss.it, costantemente aggiornata, è un servizio prezioso perché offre, in tempo reale, la panoramica dei centri sul territorio dedicati alla cura dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, consentendo ai cittadini affetti da tali disturbi, alle loro famiglie e a chi sta loro vicino, la possibilità di usufruire di interventi appropriati”, ricorda Luisa Mastrobattista, ricercatore del Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Iss. La distribuzione dei servizi sul territorio non è omogenea e il maggior numero dei centri (20) si trova in Emilia Romagna, seguita da Lombardia (16) e Campania (12). Rispetto alla fascia d’età presa in carico dai centri (ciascun centro ha potuto rispondere per ciascuna fascia d’età), l’85% ha dichiarato di prendere in carico persone di età pari o superiore a 18 anni, l’83% la fascia d’età 15-17 anni e il 47% i minori fino a 14 anni. La modalità di accesso è diretta (ossia è il paziente stesso che si reca nella struttura) nel 77% dei casi. I centri prevedono l’accesso mediante pagamento del ticket sanitario (67%), in modalità gratuita (33%), in regime di intramoenia (11%).


Sono 1652 i professionisti che vi lavorano, nella quasi totalità formati e aggiornati: soprattutto psicologi (23%), specialisti in psichiatria o neuropsichiatria infantile (15,7%),infermieri (13,8%), dietisti (11,6%).

Winter School 2024 Napoli per futuro della Sanità italiana

Winter School 2024 Napoli per futuro della Sanità italianaNapoli, 14 mar. (askanews) – Al via alla Winter School 2024 targata Motore Sanità dal titolo “La risposta del Sud. Ricerca, innovazione, programmazione, sostenibilità”, in corso di svolgimento oggi e domani a Napoli, presso il Grand Hotel Santa Lucia. Un evento promosso in media partnership con Mondosanità, Eurocomunicazione e Askanews e con il contributo incondizionato di Mundipharma, Boehringer Ingelheim, Chiesi global rare diseases, Johnson & Johnson, Daiichi-Sankyo, Abbott, Amicus Therapeutics e Incyte. Ad aprire i lavori della prima tavola rotonda “Quali prospettive nazionali e regionali per un accesso rapido all’innovazione”, Claudio Zanon, Direttore Scientifico Motore Sanità. “C’è un filo conduttore sottile che lega l’evento della Winter School di Cernobbio al World Health Forum e alla Winter School di Napoli”, afferma il Dottor Zanon.


“Nel contesto della prima parte della Winter School di Napoli, ci concentreremo sull’importanza dei farmaci e dei dispositivi medici nel nostro Paese, assicurando terapie adeguate e uniformemente diffuse. È essenziale non solo evolvere da uno Stato che detiene il secondo posto in Europa per la produzione di farmaci, ma anche implementare nuovi investimenti legati alla ricerca e, attraverso il PNRR, adottare nuovi modelli organizzativi. Questo include la formulazione di nuove molecole diagnostiche e terapeutiche dal punto di vista farmacologico, nonché lo sviluppo di nuovi dispositivi, focalizzati non solo sulle strutture ospedaliere, ma anche sul futuro della medicina territoriale. Per valutare il rapporto del nostro Paese con gli altri, esamineremo i dati dell’Ocse come punto di partenza e riferimento, facilitando una ripartenza adeguata. La ricerca propone un’evoluzione nell’ambito farmacologico dei dispositivi, mirando a garantire un’innovazione omogenea su tutto il territorio. Parallelamente, si prevedono nuovi modelli organizzativi per riformare un Servizio sanitario nazionale di grande valore ma che, a 45 anni dalla sua istituzione, richiede un adeguamento”. “Il nostro Servizio sanitario nazionale, messo alla prova da dinamiche demografiche che virano sempre più verso la cronicità, si trova oggi ad affrontare la fondamentale sfida dell’innovazione”, ha detto Antonio Postiglione, Direttore Generale della Sanità della Regione Campania.


“Siamo di fronte a un’opportunità unica per rafforzare i nostri sistemi, coniugando innovazioni farmacologiche e tecnologiche, ormai a livelli elevatissimi, con metodi e modelli che sappiano garantire e promuovere la sostenibilità dei bisogni di cura della popolazione. Il rafforzamento della sanità di prossimità, la digitalizzazione dei processi sanitari, la ricerca medica e scientifica sempre più orientate alla precisione delle cure, sono le strade obbligate per rispondere alle richieste diá bilanciamentoá traá domanda sociale e necessità economiche e per dar vita a modelli di investimento, di innovazione dei processi e della governance che abbiano come obiettivo la semplificazione delle procedure, l’espansione dei sistemi informatici, l’efficienza dei processi”. “Analizzare il valore e non il prezzo, sia che si tratti di un progetto, di una strumentazione o di una ricerca”, sottolinea Vito Montanaro – Direttore del Dipartimento Regionale di Promozione della salute, del benessere sociale e dello sport per tutti della Regione Puglia. “Credo che mai come ora, di fronte alla grande spinta innovativa che attraversa tutti i campi, dal digitale alla sperimentazione di nuovi farmaci, la vera sfida per i manager della Sanità sia quella di pianificare con attenzione strategie e investimenti, mettendo al primo posto il valore, che nel nostro caso è la ricaduta in termini di salute. Un criterio che consente di migliorare l’assistenza ai cittadini, riuscendo al tempo stesso a coniugare le forze, come avviene nel caso delle centrali di committenza a livello nazionale o regionale”. Vincenzo Guardasole, Dirigente di Medicina Interna Indirizzo Metabolico dell’AOU Federico II Napoli e Presidente Regionale AMD, ha posto poi l’attenzione sull’incidenza del diabete che, in Campania, è arrivata a superare la soglia del 7%. “Questa patologia è causa di circa 23 mila decessi in Italia e diminuisce l’aspettativa di vita di circa 6/10 anni, ma un trattamento efficace può ridurre del 50% il rischio di sviluppare le costose complicanze diabetiche cambiando la storia naturale della malattia – chiosa Guardasole. L’uso appropriato delle terapie farmacologiche e delle tecnologie rappresenta l’unico vero mezzo per far sì che si riduca l’inerzia terapeutica ed aumenti l’aderenza alle terapie dei pazienti, due fattori cruciali per ottenere i risultati che gli studi clinici dimostrano di poter raggiungere. Questo consente di ottenere un rapporto costo-beneficio efficace, rendendo economicamente sostenibile per il SSN l’utilizzo dell’innovazione che ha un costo nettamente inferiore rispetto alla spesa sostenuta per la cura delle complicanze. Non dimentichiamo che la spesa stimata per il diabete tra costi diretti e indiretti supera i 9 miliardi di euro l’anno e la parte più cospicua di tale spesa è rappresentata dai ricoveri ospedalieri che potrebbero essere drasticamente ridotti con l’utilizzo delle nuove tecnologie”.

Indagine, test oncologico prevenzione solo per 11% donne in ultimo anno

Indagine, test oncologico prevenzione solo per 11% donne in ultimo annoRoma, 12 mar. (askanews) – Solo l’11% delle donne in Italia dichiara di essersi sottoposta a un test oncologico negli ultimi 12 mesi.Il dato emerge dal Global Women’s Health Index di Hologic presentato oggi a Palazzo Ottoboni dall’azienda alla presenza delle Istituzioni. L’indagine annuale, giunta alla sua terza edizione, è una delle iniziative più complete che misura lo stato di salute del 97% delle donne e delle ragazze del mondo di età pari o superiore ai 15 anni. L’analisi è stata sviluppata in collaborazione con Gallup, società di analisi e consulenza, che ha intervistato oltre 147.000 donne e uomini di 143 Paesi e territori, in più di 140 lingue. L’Hologic Global Women’s Health Index ha l’obiettivo di essere un punto di riferimento permanente per misurare e monitorare i cambiamenti nei comportamenti e negli atteggiamenti che influenzano l’accesso delle donne a un’assistenza sanitaria di qualità in ogni angolo del mondo. Fornisce ai leader globali, ai Paesi e ai sostenitori i dati e le intuizioni per alimentare politiche sanitarie innovative e programmi di assistenza che cambiano la vita.


Nel complesso, i dati raccolti nell’indagine vanno a descrivere cinque dimensioni della salute femminile interconnesse: la prevenzione, la salute emotiva, le opinioni sulla salute e sulla sicurezza, i bisogni di base e la salute individuale. Insieme, tali dimensioni spiegano più dell’80% della variazione nell’aspettativa di vita delle donne in tutto il mondo. I numeri dello studio, raccolti in Italia, però, rivelano una realtà particolarmente preoccupante. Solo il 51% degli intervistati si dichiara soddisfatto della disponibilità di un’assistenza sanitaria di qualità nella loro zona, percentuale che tende a diminuire ulteriormente per le donne appartenenti alle fasce di reddito più basse (48%). Un dato allarmante, soprattutto se paragonato al 2020 – prima rilevazione -, quando la soddisfazione era pari al 60% e rispetto la media globale ed UE (68%). Inoltre, l’indice ha evidenziato che le donne italiane sono le meno partecipi ai programmi di prevenzione oncologica e malattie sessualmente trasmissibili: solo l’11% dichiara di essersi sottoposta a un test oncologico negli ultimi 12 mesi (media EU 20%, media globale 11%) e solo il 5% si è sottoposto a un test per le malattie o le infezioni sessualmente trasmissibili negli ultimi 12 mesi (media europea 8%, media mondiale 10%). L’Italia si colloca quindi al 17° posto nella dimensione prevenzione nel 2022, risultando così al di sotto della media dei paesi EU (25). Oltre a questo, dai dati si evidenzia come solo il 37% delle donne in Italia si sia sottoposto a un esame della pressione arteriosa negli ultimi 12 mesi, un elemento in linea con il benchmark globale (36%) ma inferiore al benchmark UE (47%). Percentuale che è in diminuzione del 6% rispetto al 2020, quando molti esami routinari erano rallentati causa Covid-19. Anche i dati sulla salute emotiva non sono confortanti. Dalla ricerca emerge che quasi 9 donne su 10 (86%) percepiscono la violenza domestica come un problema diffuso nel luogo in cui vivono, percentuale molto al di sopra della media globale (64%). Infine, almeno una donna su 10 in Italia riferisce di aver provato emozioni negative nel giorno precedente a quello dell’intervista, e anche in questo caso il tasso di emozioni negative è superiore sia alla media globale sia alla media dell’UE: preoccupazione (55% IT, 39% UE, 42% Global), tristezza (33% IT, 26% UE, 30% Global), stress (44% IT, 35% UE, 39% Global), rabbia (12% IT, 15% UE, 25% Global). L’indice complessivo sulla percezione della salute delle donne in Italia scende di una posizione, portando l’Italia dietro Paesi come Tagikistan, Uzbekistan, Vietnam, Bulgaria sotto la media dei paesi del G20.

Aggressioni a sanitari, per 40,2% infermieri Fnopi anche più casi l’anno

Aggressioni a sanitari, per 40,2% infermieri Fnopi anche più casi l’annoRoma, 12 mar. (askanews) – Donna (in oltre il 72% dei casi), tra i 30 e i 40 anni (oltre un terzo), che opera nel servizio pubblico (quasi nel 90% dei casi) e soprattutto in pronto soccorso (42%): questo l’identikit degli infermieri che di più subiscono aggressioni sul luogo di lavoro. Il dato emerge dal sondaggio condotto su un campione di iscritti all’Albo dalla Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI), per la rilevazione promossa dall’Osservatorio Nazionale sulla Sicurezza degli Esercenti le Professioni Sanitarie e socio-sanitarie del Ministero della Salute su tutte le categorie di personale sanitario per scattare una fotografia della situazione nel 2023. Il rapporto è stato presentato oggi a Roma, al Ministero della Salute, in occasione della “Giornata Nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari”.


Nel campione che ha partecipato alla survey, gli infermieri che hanno dichiarato aggressioni durante l’anno appena trascorso sono il 40,2%: dato in aumento rispetto allo scenario emerso dall’analisi svolta dalla Federazione in occasione dello studio CEASE-IT del 2021-2022, quando le otto università che hanno analizzato la situazione avevano rilevato un 32,3% di infermieri aggrediti. I numeri appaiono molto più alti rispetto ai casi denunciati all’INAIL (che rileva solo i casi in cui interviene l’azione assicurativa e che comunque sottolinea un’incidenza delle violenze del 33% circa sugli infermieri) e a quelli evidenziati dalle Regioni. Gli infermieri, infatti, spesso non denunciano o evidenziano i casi di violenza. Come già rilevato dalla FNOPI, chi non l’ha fatto si è comportato così perché, nel 67% dei casi, ha ritenuto che le condizioni dell’assistito e/o del suo accompagnatore fossero causa dell’episodio di violenza, nel 20% era convinto che tanto non avrebbe ricevuto nessuna risposta da parte dell’organizzazione in cui lavora, il 19% riteneva che il rischio sia una caratteristica attesa/accettata del lavoro e il 14% non lo ha fatto perché si sente in grado di gestire efficacemente questi episodi, senza doverli riferire. Il dato rilevante emerso dalla survey sul 2023 è il numero delle violenze (verbali o fisiche) che gli infermieri aggrediti hanno dichiarato: la media è di oltre 10-12 ciascuno nel corso di un anno solare, con le dovute differenze legate soprattutto al territorio e al reparto dove il professionista svolge la sua attività: il 44% ha subito da 4 a 10 aggressioni, il 55% da 11 a 20 e l’1% oltre 20 aggressioni in un anno.

Sanità, Bottega (Nursind): infermieri i più colpiti da aggressioni

Sanità, Bottega (Nursind): infermieri i più colpiti da aggressioniRoma, 12 mar. (askanews) – “Vorremmo poter dire di aver voltato pagina e invece, purtroppo, siamo ancora lontani da una soluzione al gravissimo problema delle aggressioni nei confronti degli operatori della salute”. Sono le parole del segretario nazionale del Nursind Andrea Bottega, in occasione della Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari.


“Lo dico con l’amaro in bocca, rappresentando la categoria più colpita nella sanità. Sia che si tratti di violenze fisiche e sia che si tratti di violenze verbali, infatti, gli infermieri hanno il triste primato di essere le principali vittime di aggressioni, come rivelano tutti i dati, inclusi quelli raccolti dall’odierno Osservatorio Nazionale sulla Sicurezza degli Esercenti le Professioni Sanitarie e socio-sanitarie nel 2023”. Del resto, continua, “non può che essere così, dal momento che questo fenomeno è figlio del cattivo funzionamento del nostro Ssn di cui si dà il caso che questi professionisti rappresentino la prima interfaccia”. I timori del Nursind sul tema sono doppi, come spiega Bottega: “Non c’è solo la preoccupazione costante di fronte a casi di cronaca diventati ormai quotidiani. C’è pure la paura che le violenze, unite allo stress da carichi di lavoro e turni massacranti, possano contribuire ad allontanare ancora di più i giovani da una professione già poco attrattiva”.


La via d’uscita ci sarebbe, secondo il segretario del Nursind, “basta solo smetterla di nascondere la testa sotto la sabbia. Ben vengano i presidi di polizia, ma non è militarizzando gli ospedali che si può eradicare il problema. Di fronte a disservizi e mancate cure, infatti, non c’è presidio difensivo che tenga. Solo riorganizzando il nostro Ssn e quindi investendo in sanità si potranno dare le sacrosante risposte di cura ai cittadini che non avranno più motivi per scaricare la loro rabbia contro i sanitari”.

Giornata contro violenza su operatori sanitari, parte Campagna FNOMCeO

Giornata contro violenza su operatori sanitari, parte Campagna FNOMCeORoma, 11 mar. (askanews) – Una campagna social e due corsi di formazione a distanza, uno più generale e uno sulle tecniche di de-escalation e di gestione dell’aggressività e dello stress: sono queste le nuove iniziative messe in campo dalla FNOMCeO, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri per prevenire le aggressioni contro gli operatori sanitari, annunciate oggi alla vigilia della Giornata contro la violenza sugli operatori sanitari.


“I dati sono drammatici – afferma il Presidente della FNOMCeO Filippo Anelli – e dimostrano una crescita del fenomeno in tutte le Regioni. Poco più di un mese fa, in Puglia, sono stati resi noti i risultati di un’indagine esplorativa sul fenomeno della violenza nei confronti degli operatori sanitari afferenti al Sistema Sanitario Regionale pugliese, sviluppata dal Sistema Regionale di Gestione Integrata della Sicurezza sul Lavoro (SiRGISL), coordinato dal dott. Danny Sivo – dirigente responsabile UOSVD Sicurezza e sorveglianza sanitaria Asl Bt – con il supporto della Scuola di Specializzazione di Medicina del Lavoro dell’Università degli Studi Aldo Moro di Bari, diretta dal Prof. Luigi Vimercati. Allo studio hanno partecipato tutte le 10 Aziende Sanitarie e tutti gli Ospedali e i Distretti della Puglia. I risultati attestano che circa il 42% degli operatori hanno riferito di aver subito una forma di violenza sul luogo di lavoro”. Le categorie maggiormente interessate dal fenomeno sono state quelle dei medici (34,7% sul totale della categoria), degli infermieri (32,9%) e dei farmacisti ospedalieri (31,9%). L’87% ha subito aggressioni verbali, il 12% violenza fisica, il 3% molestie. La maggior parte delle aggressioni sono state perpetrate dai pazienti (47,6%) e dai loro parenti (42,3%). Oltre il 90% degli episodi di violenza hanno avuto luogo all’interno delle strutture ospedaliere. Il rischio di aggressione è risultato superiore in occasione del turno notturno (35,1%). Di particolare interesse i dati sulle cosiddette Unità Operative “difficili”, Case circondariali e REMS, le Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza: in queste ultime, la percentuale di operatori sanitari aggrediti sale all’81%. “A livello nazionale – continua Anelli – sono di stamattina i dati diffusi dal Sindacato Anaao-Assomed: l’81% dei medici che ha risposto al suo sondaggio riferisce di essere stato vittima di aggressioni fisiche (il 23%) o verbali (77%). Mentre il sindacato Cimo-Fesmed stima in 2500 le aggressioni, denunciate, che si verificano ogni anno in sanità”. “Bisogna intervenire – conclude Anelli – e bisogna farlo subito. Occorre dare piena applicazione alla Legge 113/2020 sulla sicurezza degli operatori: le aziende devono adottare protocolli per segnalare alle autorità competenti tutti gli episodi di violenza, in modo da attivare la procedibilità d’ufficio. Occorre agire sulla sicurezza delle sedi e degli operatori. Occorre anche una rivoluzione culturale, per cui il medico torni ad essere visto come attore della relazione di cura, e non come bersaglio da colpire. Occorrono politiche di risk management, di formazione degli operatori, di comunicazione verso i pazienti. Da qui nascono le nuove iniziative di Fnomceo, che mirano, da una parte, a formare e informare i medici e, dall’altra, a sensibilizzare la popolazione su questo fenomeno che è una delle cause di abbandono del Servizio sanitario nazionale da parte dei nostri professionisti. Ringraziamo il Ministro della Salute Orazio Schillaci, che abbiamo sentito accanto a noi per ridurre e prevenire il fenomeno, insieme al Governo tutto”.

Batteri resistenti, con nuovi antibiotici e cure mortalità dimezzata

Batteri resistenti, con nuovi antibiotici e cure mortalità dimezzataRoma, 11 mar. (askanews) – Sono pronte nuove terapie contro i germi resistenti. Recenti studi attestano che i nuovi antibiotici potranno dimezzare la mortalità di questi batteri, mentre terapia fagica e anticorpi monoclonali si candidano a diventare importanti alternative. Questi spunti sono emersi nel Simposio Internazionale “Top 5 in Infectious Diseases” organizzato a Venezia da Nadirex International con il patrocinio della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, del Gruppo Italiano per la Stewardship Antimicrobica e della Società Italiana di Terapia Antinfettiva. Presentato nell’occasione anche l’Intergruppo parlamentare per la prevenzione e il controllo delle malattie infettive e delle malattie tropicali.


I nuovi antibiotici beta-lattamici recentemente introdotti sul mercato sono capaci di dimezzare la mortalità delle infezioni gravi da Klebsiella multi-resistente e da altre specie batteriche se confrontati alla colistina e alle molecole più datate. I nuovi antibiotici rappresentano quindi la principale area di ricerca contro i microrganismi resistenti. Esistono tuttavia anche delle strategia alternative. Tra queste, un segnale importante è giunto a dicembre 2023, quando l’EMA ha per la prima volta elaborato un documento su come sviluppare e produrre i fagi, virus in grado di infettare e distruggere i batteri, aprendo quindi le porte a nuovi progetti di ricerca che possibilmente in tempi possano portare ad evidenze cliniche robuste. “Il documento di EMA propone una linea guida scientifica per lo sviluppo e la produzione di batteriofagi destinati alla terapia delle infezioni da batteri multiresistenti agli antibiotici – spiega Marco Falcone, Consigliere SIMIT e Presidente del Simposio – finora non esisteva una guida regolatoria di questo tipo. Assistiamo a un drastico aumento di batteri resistenti agli antibiotici, che causano malattie potenzialmente mortali come polmoniti, infezioni del tratto urinario, del flusso sanguigno, delle ferite, infezioni in pazienti con fibrosi cistica o sottoposti a trapianto e correlate a protesi e a dispositivi medici. I batteriofagi rappresentano una promettente alternativa agli antibiotici per il trattamento su misura di infezioni che non rispondono alle opzioni di trattamento convenzionali. Ad oggi, i fagi possono essere impiegati solo per uso compassionevole; tuttavia, in alcuni casi, a causa della resistenza dei germi o per l’intolleranza del paziente a determinati trattamenti, questa terapia può costituire l’unica alternativa e può salvare la vita”. Un’altra soluzione contro i batteri “Multi Drug Resistant” giunge dalla ricerca sviluppata in collaborazione tra i centri di Siena e Pisa. I due gruppi, guidati rispettivamente da Rino Rappuoli e da Marco Falcone, stanno sviluppando un anticorpo monoclonale contro la Klebsiella pneumoniae NDM – New Delhi metallo-beta-lactamase (un enzima che rende i batteri resistenti ad un ampio spettro di antibiotici beta-lattamici, inclusi anche quelli della famiglia dei carbapenemi, già punto fermo per il trattamento di altri batteri resistenti). “Partendo dagli anticorpi umani, sono stati identificati degli anticorpi monoclonali capaci di inibire lo sviluppo del germe multiresistente nel modello animale – evidenzia il professor Falcone -. La maggior parte dei pazienti che in ospedale vengono colpiti da Klebsiealla Pneumoniae è colonizzata proprio nell’intestino, quindi la terapia con i monoclonali potrebbe impedire che un paziente colonizzato sviluppi una infezione grave. A Venezia è stato presentato lo studio sperimentale, i cui risultati inducono a nutrire fiducia per questa soluzione, che potrebbe rappresentare una risorsa rivoluzionaria”. “Ogni anno muoiono cinque milioni di persone nel mondo per batteri resistenti agli antibiotici – sottolinea il professor Rappuoli, Direttore Scientifico della Fondazione Biotecnopolo di Siena – .È un problema di ampia portata, tanto da essere al centro delle agende di ONU, G20, G7, oltre che una priorità della sanità nazionale e internazionale. Oltre agli antibiotici, oggi disponiamo di nuovi strumenti, quali vaccini, anticorpi monoclonali, fagi e il cosiddetto metodo “CRISPR Cas” che ci aiuteranno ad affrontare queste sfide”. A Venezia sono state presentate anche le strategie terapeutiche innovative contro altre malattie infettive. Per l’HIV, se negli ultimi anni i trattamenti antiretrovirali hanno reso l’infezione cronica e la qualità di vita dei pazienti sovrapponibile a quella della popolazione generale, gli anticorpi monoclonali potranno rivelarsi determinanti per un approccio più efficace: se un vaccino resta molto difficile da sviluppare, questa alternativa si sta concretizzando per inibire il virus o per prevenire l’infezione. Si tratta molecole da impiegare sole o insieme alla terapia antiretrovirale, per trattare i soggetti resistenti alle altre terapie o per prevenire l’infezione in soggetti a rischio.

Specifiche alterazioni metaboliche nel cervello dei pazienti schizofrenici

Specifiche alterazioni metaboliche nel cervello dei pazienti schizofreniciRoma, 11 mar. (askanews) – La schizofrenia è uno dei più gravi disturbi psichiatrici, e molte sono ancora le lacune nelle conoscenze sui meccanismi che ne sono alla base. Una ricerca dell’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli (IS), ha ora identificato specifiche alterazioni metaboliche associate a questa patologia, offrendo nuove prospettive verso la sua comprensione.


La ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica Schizophrenia, è stata incentrata sull’analisi di una complessa serie di reazioni chimiche, la cosiddetta “via delle chinurenine”. In particolare, analizzando campioni di cervelli umani autoptici, si è visto che gli individui affetti da schizofrenia presentavano variazioni significative nei livelli di alcuni metaboliti rispetto a persone sane (controlli). “I nostri risultati – dice la dottoressa Giovanna D’Errico, I.R.C.C.S. Neuromed – ci indicano aumenti specifici nei livelli di quasi tutti i metaboliti della via delle chinurenine nella corteccia prefrontale dorsolaterale (DLPFC), una regione del cervello associata a funzioni cognitive importanti. Dobbiamo evidenziare come queste alterazioni siano presenti indipendentemente da fattori come l’età, il sesso, la durata della malattia o il trattamento farmacologico, e questo ci suggerisce che le variazioni potrebbero essere intrinsecamente legate alla patologia schizofrenica forse in conseguenza di un processo neuroinfiammatorio, piuttosto che a fattori esterni”.


Considerando che studi precedenti hanno evidenziato come alcuni dei metaboliti studiati possano essere misurati anche nel sangue, le alterazioni nei loro livelli potrebbero diventare importanti indicatori per la diagnosi della schizofrenia e per il monitoraggio nel corso della malattia. “Dobbiamo anche sottolineare – commenta il professor Giuseppe Battaglia, Dipartimento di Fisiologia e Farmacologia, Università Sapienza, Roma – come questa ricerca, oltre a fornire potenziali indicatori di malattia, aggiunga conoscenze importanti che potranno aprire la strada a ulteriori indagini sulla possibile connessione tra alterazioni metaboliche della via delle chinurenine e la schizofrenia. L’obiettivo è puntare a strategie terapeutiche più mirate ed efficaci”.