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Osp. Bambino Gesù: aumentati del 50% i trapianti di fegato e rene

Osp. Bambino Gesù: aumentati del 50% i trapianti di fegato e reneRoma, 22 gen. (askanews) – Sono stati complessivamente 74 i trapianti di fegato e rene eseguiti nel 2023 al Bambino Gesù, con un aumento del 50% rispetto all’anno precedente. Si tratta del maggior numero di trapianti per anno mai realizzato nell’Ospedale della Santa Sede e tra i più alti in Europa. «Un importante risultato – sottolinea il direttore sanitario Massimiliano Raponi – ottenuto grazie ai tanti specialisti del Bambino Gesù coinvolti nei programmi di trapianto di organi addominali ma, soprattutto, grazie alla generosità delle famiglie che decidono di donare gli organi».

Più precisamente, nell’anno da poco concluso sono stati 30 i trapianti di fegato eseguiti al Bambino Gesù, 27 dei quali da donatore deceduto e 3 da vivente. I trapianti di rene sono stati invece 44, dei quali 33 da donatore deceduto e 11 da vivente. In 3 casi i pazienti hanno ricevuto un trapianto combinato di fegato e rene. In totale, quindi, sono stati eseguiti 74 trapianti di organi addominali con un incremento pari al 50% rispetto al 2022 quando erano stati eseguiti 49 trapianti. Gli specialisti del Bambino Gesù hanno studiato 49 potenziali donatori viventi (13 di fegato e 36 di rene), per valutare le condizioni fisiche e psicologiche di idoneità alla donazione. Sono state poi 14 le disponibilità utilizzate. «Il potenziamento della donazione da vivente – prosegue Raponi – è uno dei fattori che facilita l’incremento dei trapianti, insieme alla diffusione della cultura della donazione post mortem che registra da anni un trend positivo, come dimostrano anche i dati diffusi nei giorni scorsi dal Centro regionale e dal Centro nazionale trapianti». Un altro elemento importante è «l’utilizzo di nuove tecnologie come i sistemi di perfusione extracorporei degli organi destinati al trapianto, che ne hanno migliorato la conservazione e quindi l’utilizzabilità». L’attività trapiantologica del 2023 ha ottenuto risultati molto positivi anche sotto il profilo degli esiti clinici, nonostante la complessità e gravità delle malattie trattate, con una sopravvivenza del paziente vicina al 100%. In due casi si è reso necessario un nuovo trapianto di fegato (sopravvivenza graft, cioè dell’organo trapiantato, 93%), mentre un paziente è deceduto (sopravvivenza paziente 97%). Per quanto riguarda il rene, invece, è stata registrata una sopravvivenza paziente del 100% e del graft del 98%. Questi risultati sono tra i migliori a livello internazionale.

Sclerosi multipla, al via la Settimana nazionale dei lasciti Aism

Sclerosi multipla, al via la Settimana nazionale dei lasciti AismRoma, 22 gen. (askanews) – Prende il via la ventesima edizione la ‘Settimana nazionale dei lasciti di Aism- Associazione italiana sclerosi multipla’, in programma da oggi fino a domenica 28 gennaio. Si tratta di una iniziativa che rappresenta un importante tassello della campagna nazionale ‘Il Futuro sei Tu’, volta a sensibilizzare l’opinione pubblica sui lasciti solidali per sostenere le persone con sclerosi multipla, neuromielite ottica e patologie correlate.

Caterina, giovane donna colpita da una forma aggressiva di sclerosi multipla progressiva, è la testimonial emblematica della campagna. “Il mio presente – racconta – è la sclerosi multipla progressiva. Ma il mio futuro, come quello di tante altre persone come me, è il sogno di riprenderci in mano fino in fondo la nostra vita. E la nostra speranza di futuro è in ogni persona che decide di fare un lascito testamentario per Aism”. Con questo messaggio di speranza Caterina sottolinea come anche grazie a un lascito testamentario abbia potuto riprendersi in mano la propria vita. Caterina ha infatti potuto beneficiare di una terapia innovativa finanziata dalla Fondazione di Aism anche grazie a un lascito solidale. La sua testimonianza riflette la forza della campagna e l’impatto positivo che una donazione, come un lascito solidale, può avere sulla vita delle persone colpite da sclerosi multipla e da altre patologie correlate. La Settimana dei lasciti Aism, realizzata in collaborazione e con il patrocinio del Consiglio nazionale del Notariato e con il sostegno della Federazione nazionale pensionati Cisl, coinvolgerà il pubblico da oggi al 28 gennaio attraverso una serie di incontri informativi in oltre 50 città italiane, tenuti dai notai. Durante gli eventi il pubblico potrà approfondire tematiche delicate legate alle successioni testamentarie e alle polizze a vita e ai lasciti solidali, che costituiscono un importante strumento per realizzare progetti significativi di Aism e della sua Fondazione, Fism. Il 30 gennaio, alle ore 17, si terrà inoltre un evento online, all’insegna dell’informazione e della sensibilizzazione al tema. L’incontro in modalità virtuale, al quale sono invitati tutti I cittadini che potranno iscriversi tramite il link Aism.it/eventolasciti, sarà moderato dalla giornalista e conduttrice televisiva Francesca Romana Elisei. Il calendario degli incontri e le informazioni sulla Settimana nazionale Aism dei lasciti testamentari 2024 sono disponibili al numero verde 800-094464 e sul sito dell’Associazione italiana sclerosi multipla www.aism.it/lasciti.

Demenze, Iss: forti differenze fra regioni nell’assistenza

Demenze, Iss: forti differenze fra regioni nell’assistenzaRoma, 22 gen. (askanews) – I servizi per le persone con demenza sono distribuiti in modo disomogeneo sul territorio nazionale, quanto a numero delle strutture per area territoriale e numero di residenti, orari di apertura, figure professionali impegnate. In generale, si rileva un maggiore sviluppo ed efficienza delle realtà del Nord Italia rispetto a quelle del centro e Sud Italia e isole. A livello nazionale, la valutazione dei servizi si attesta su giudizi negativi e molto negativi per il 45% dei familiari. Sono, questi, alcuni dei risultati delle attività realizzate dall’Osservatorio Demenze dell’Iss nell’ambito del Fondo per l’Alzheimer e le demenze 2021-2023, presentati durante un convegno nella sede dell’Istituto Superiore di Sanità che si tiene oggi e domani. Il Convegno è anche l’occasione per presentare le linee guida “Diagnosi e trattamento di demenza e Mild Cognitive Impairment” – le prime, sulla tematica, ad essere pubblicate dal nostro Paese. Secondo un recente studio, hanno ricordato gli esperti durante il convegno, in Italia i costi complessivi sostenuti per le demenze sono stimati in 23 miliardi di euro, di cui il 63% a carico dei familiari. “Le demenze sono un tema di salute pubblica molto importante, il cui impatto è destinato a crescere nel futuro, e coinvolge attualmente anche circa 4 milioni di familiari oltre ai pazienti – afferma il presidente dell’Iss Rocco Bellantone -. Questo lavoro ha cercato di entrare nel dettaglio dei contesti locali restituendo report specifici a ogni singola regione. Questa è la direzione, camminare insieme cercando di armonizzare le realtà regionali per uniformare e garantire i servizi a livello nazionale”. Il Fondo per l’Alzheimer e le demenze – anni 2021-2023 – è stato il primo finanziamento pubblico sulle demenze in Italia e ha rappresentato, dopo il Progetto Cronos e la pubblicazione del Piano Nazionale delle Demenze (Pnd), la più grande operazione di sanità pubblica su questo tema. Il fondo ha messo a disposizione alle Regioni e Provincie autonome (Pa) un finanziamento pari a 14 milioni e 100.000 Euro, ed un finanziamento di 900.000 Euro all’Iss. Agli enti territoriali è stato richiesto di intraprendere la proposizione di una o più azioni progettuali (diagnosi precoce, diagnosi tempestiva, telemedicina, tele-riabilitazione e trattamenti psicoeducativi, di stimolazione cognitiva e di supporto ai caregiver). L’Osservatorio Demenze dell’Iss, oltre a coordinare le attività a livello nazionale, ha realizzato una serie di attività.

Sangua, cresce raccolta plasma ma Italia non ancora autosufficiente

Sangua, cresce raccolta plasma ma Italia non ancora autosufficienteRoma, 22 gen. (askanews) – Cresce la raccolta di plasma in Italia ma ancora non basta per ottenere l’autosufficienza in materia di medicinali plasmaderivati. I dati preliminari del monitoraggio del conferimento di plasma per frazionamento nel 2023 confermano quelle che erano state le tendenze registrate già nei primi mesi dell’anno passato, con una crescita della raccolta che si attesta sui 4,3 punti percentuali. Secondo il primo monitoraggio quindi, nell’anno appena concluso sono stati raccolti 880mila chili di plasma, circa 36mila in più rispetto al 2022. Gli obiettivi di raccolta sono stati centrati da quasi tutte le Regioni e Province Autonome, con alcune che sono riuscite a raccogliere anche molto più di quanto previsto dagli obiettivi annuali. I dati del 2023 confermano però che la raccolta è a due velocità, con Regioni trainanti come Marche, Friuli Venezia-Giulia ed Emilia-Romagna che raccolgono in media oltre 22 kg di plasma per 1.000 abitanti (ben più dei 18 kg che permetterebbero all’Italia un grado di indipendenza strategica dal mercato estero per il soddisfacimento della domanda di albumina e immunoglobuline). La mancata autosufficienza in materia di medicinali plasmaderivati rappresenta un danno per le tasche del Servizio Sanitario Nazionale. Secondo le stime contenute nel Programma di Autosufficienza Nazionale del sangue e dei suoi prodotti per l’anno 2023 (DM 1 agosto 2023), pubblicato in Gazzetta Ufficiale negli scorsi mesi, la spesa da sostenere sul mercato internazionale per soddisfare il 90% della domanda totale dei soli medicinali plasmaderivati driver, albumina e immunoglobuline, sarebbe stata indicativamente di 180 milioni di euro. Ma è prima di tutto un punto debole a livello strategico che, in caso di difficoltà di reperimento dei farmaci, come si sono registrate ad esempio durante gli anni di massima diffusione del COVID-19, potrebbe mettere a rischio le terapie salvavita di migliaia di pazienti italiani. “Sono dati sicuramente positivi – commenta il direttore del Centro Nazionale Sangue, Vincenzo De Angelis – che testimoniano il buon lavoro svolto da tutti gli attori del Sistema trasfusionale. Eppure ci confermano che serve ancora uno sforzo a tutti i livelli per riuscire a raggiungere l’autosufficienza che metterebbe i pazienti italiani al sicuro dalle incognite di un mercato ormai globalizzato che offre a volte solo garanzie illusorie. Bisognerà sicuramente lavorare per ridurre le differenze tra le Regioni e per aumentare la quota dei donatori di plasma e favorire l’incremento della frequenza tra una donazione e l’altra. Ci sono tantissime persone che sarebbero perfette per donare il plasma, le donne per esempio, che a volte hanno livelli leggermente più bassi di emoglobina, o persone che hanno gruppi sanguigni come l’AB che hanno un utilizzo moderato a livello trasfusionale”. Nei prossimi giorni il Centro Nazionale Sangue avvierà la campagna di comunicazione digitale “Dona anche tu il plasma”. La campagna ha lo scopo di sensibilizzare sul tema della donazione di plasma l’ampia platea dei fruitori dei social network e fornirà contenuti informativi, compreso un link con la geolocalizzazione delle strutture più vicine presso cui si può prenotare una donazione.

Malattie rare, al via la campagna #UNIAMOleforze

Malattie rare, al via la campagna #UNIAMOleforzeRoma, 22 gen. (askanews) – Il 29 febbraio 2024, il giorno più raro del calendario, si celebra in tutto il mondo la Giornata dedicata alle Malattie Rare (Rare Disease Day). UNIAMO, la Federazione Italiana delle Malattie Rare, che da 25 anni opera per la tutela e la difesa dei diritti delle persone con malattia rara e delle loro famiglie, svilupperà come di consueto dal 2008 iniziative specifiche. In continuità con le precedenti edizioni, UNIAMO approfondirà il tema del “viaggio”, un percorso metaforico a rappresentare le difficoltà e le sfide che incontrano le persone con malattia rara. Focus di questa edizione sarà la presa in carico olistica, un approccio integrato di cura che considera tutte le esigenze sanitarie e sociali.

Insieme ad una campagna out-of-home, con la brandizzazione di autobus, tram e pensiline in quattro città italiane (Roma, Milano, Bologna e Venezia), verranno organizzati eventi di sensibilizzazione con la presenza delle più alte cariche politiche e istituzionali. La campagna social coinvolgerà influencer, persone con malattia rara, associazioni e cittadini, con una grafica coordinata e momenti focali sul racconto delle “storie” dei pazienti. Per l’edizione 2024 del Rare Disease Day, la diciassettesima, UNIAMO ha deciso di raggiungere con la sua campagna di sensibilizzazione un pubblico più giovane, stringendo una partnership con il FantaSanremo, il fantasy game basato sul Festival della canzone italiana che l’anno scorso ha coinvolto oltre un milione e mezzo di partecipanti. Sul sito fantasaremo.com si potrà comporre la propria squadra fatta da 5 artisti, acquistati con 100 baudi – la valuta del gioco -, e iscriverla alla Lega UNIAMO.

Gli hashtag ufficiali saranno #rarediseaseday, #uniamoleforze e #rarimaisoli. L’hashtag #uniamoleforze vuol spronare tutti gli attori a coalizzare gli sforzi per ottimizzare il sistema e raggiungere una reale presa in carico, che assicuri diagnosi precoce, terapie appropriate, disponibili e a domicilio, percorsi strutturati, integrazione socio-sanitaria, collegamenti fra centri di specializzazione e territorio, ricerca e sperimentazioni che offrano speranza per il futuro. Il video e il podcast, realizzati quest’anno con il contributo del noto musicista e direttore d’orchestra Beppe Vessicchio, saranno trasmessi su canali tv e radio nazionali.

Le iniziative di UNIAMO partono il 31 gennaio con il lancio online della campagna #UNIAMOleforze, insieme al video spot. A dare il via al mese delle malattie rare il primo febbraio la conferenza stampa al Ministero della Salute con il Sottosegretario Marcello Gemmato. Il 6 febbraio a Roma si entra nel vivo delle iniziative di sensibilizzazione con l’inaugurazione dei bus elettrici che circoleranno per tutto il mese con i colori ufficiali della giornata. Il 9 febbraio prevista a Milano una conferenza stampa alla quale seguirà il 10 Febbraio, sempre a Milano, la marcia per le malattie rare che partirà da Piazza Castello (con taglio del nastro della pensilina brandizzata) per concludersi in via Palestro. Il 12 febbraio sarà la volta della conferenza stampa a Bologna. Il 21 Febbraio a Roma l’evento coorganizzato con l’Istituto Superiore di Sanità sulla medicina narrativa e, nel pomeriggio, un convegno sulle attività dell’Istituto con focus malattie rare. Il 29 febbraio, sempre a Roma, l’evento della Federazione dedicato ai parlamentari, per fare il punto sull’anno trascorso. A chiudere il mese dedicato alle iniziative due appuntamenti a Venezia, il 1° marzo una conferenza stampa per l’inaugurazione degli schermi digitali brandizzati all’aeroporto e il 2 marzo un convegno con temi incentrati sull’etica e le sfide poste dalle malattie rare. La Giornata ha ricevuto quest’anno il patrocinio di Agenas, CNR, Federazione Nazionale Ordini Tsrm E Pstrp, Fiaso, Fofi e Forum Terzo Settore.

Si ringraziano Rai Pubblica Utilità (per la campagna di sensibilizzazione) e Sky per il Sociale (per la diffusione dello spot TV).

Influenza, esperti: con gelo in arrivo rischio colpo di coda

Influenza, esperti: con gelo in arrivo rischio colpo di codaRoma, 19 gen. (askanews) – Secondo il bollettino della sorveglianza pubblicato dall’Istituto Superiore di Sanità, l’incidenza dell’influenza dei record scende ma resta alta, così il rapido sbalzo di temperature, atteso nei prossimi giorni nel nostro Paese, preoccupa gli esperti per il rischio di un colpo di coda del virus maggiore nelle fasce più anziane della popolazione e tra chi non ha seguito un adeguato periodo di convalescenza dopo la risoluzione dei sintomi influenzali acuti.

Il freddo espone al rischio di un indebolimento delle difese immunitarie ed è quindi fondamentale non abbassare la guardia ancora per qualche settimana perché il virus può colpire a tradimento. Infatti, “le temperature in discesa possono influenzare la risposta immunitaria innescata dall’ingresso nel naso di batteri e virus – spiega Francesco Landi, direttore del Dipartimento Scienze dell’Invecchiamento – Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, past presidente della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG) -. Le vie aeree si proteggono grazie al rilascio nel muco di miliardi di minuscole sacche piene di fluido, chiamate vescicole extracellulari che circondano e attaccano gli “intrusi” prima che si addentrino nell’organismo. Tuttavia, è sufficiente una riduzione di 5 gradi della temperatura interna delle mucose nasali per mettere fuori gioco e dimezzare la prima linea delle difese immunitarie che vengono messe in atto nel naso”. E’ quanto emerso da uno studio recentemente pubblicato sul Journal of Allergy and Clinical Immunology dai ricercatori della Harvard Medical School e della Northeastern University che hanno verificato come un abbassamento di 5 gradi della temperatura dei tessuti interni del naso, dipendente in larga misura della temperatura dell’aria esterna inalata, determini una risposta immunitaria attenuata con una riduzione del 42% delle vescicole extracellulari secrete dalle cellule nasali, quando queste percepiscono la presenza di un agente patogeno. Il rischio di circolazione del virus in conseguenza di questa variazione metereologica, appare ancora più evidente quando avviene una rapida diminuzione di temperatura, come quella prevista nel nostro Paese con un crollo di 10-15 gradi entro domenica. Ciò è quanto risulta da un recente studio pubblicato sulla rivista Open Forum of Infectious Diseases della Società Americana di Malattie Infettive che ha monitorato l’andamento dell’influenza in Giappone dal 2012 al 2021, verificando l’associazione di una maggiore diffusione del virus nelle settimane in cui gli sbalzi delle temperature erano più repentini. “Le persone più esposte sono soprattutto quelle appartenenti alle fasce più anziane della popolazione, tra cui i livelli di copertura vaccinale sono rimasti lontani dai limiti minimi auspicabili, e coloro che non hanno seguito una convalescenza adeguata non dedicando il giusto tempo a recuperare le forze dopo il virus – sottolinea Andrea Ungar, presidente SIGG e ordinario di Geriatria all’Università di Firenze -. La fretta di rimettersi in pista può compromettere la guarigione, aumentando il rischio di ricadute in quanto dopo l’influenza, l’apparato respiratorio è in condizioni di maggiore fragilità e quindi è più facile ammalarsi di nuovo”. “Per difendersi è ancora utile vaccinarsi ed è importante proteggere il naso per cercare di mantenere una temperatura più elevata delle prime vie respiratorie, usando un abbigliamento adeguato ad esempio con l’uso di sciarpe o mascherine nei soggetti più a rischio. Importanti sono anche una dieta sana ed equilibrata e una regolare attività fisica, associati a specifici integratori, ma sempre indicati dal proprio medico, che potrà suggerire l’integratore più giusto, nel giusto dosaggio, in base al proprio stato di salute, mette in guardia Landi, tra gli autori di una review sull’argomento, recentemente pubblicata sulla rivista Clinics in Geriatric Medicine.

Esperti: ecco i nemici del cuore 3.0…e come difendersi

Esperti: ecco i nemici del cuore 3.0…e come difendersiRoma, 18 gen. (askanews) – I nemici del cuore e delle coronarie sono tanti e vanno ben al di là di quelli tradizionali, i cosiddetti fattori di rischio modificabili o SMuRFs (colesterolo, diabete, ipertensione, fumo). Se di certo i grandi ‘classici’ non sono da trascurare, va anche detto che almeno il 15% degli infartuati non presenta alcun fattore di rischio noto. È dunque necessario allargare la visuale e far luce sui nuovi pericoli dai quali proteggersi. È quanto ha cercato di fare una interessante review pubblicata su European Heart Journal che riassume i principali ‘nuovi’ rischi per il cuore nel nome-ombrello di ‘esposoma’. Tra i nuovi arrivati vanno considerati l’inquinamento (dell’aria, del suolo, dell’acqua, esposizione a sostanze chimiche), fattori socio-economici e psicologici (stress, depressione, isolamento sociale), ma anche malattie infettive come l’influenza e il Covid-19, con le quali facciamo pesantemente i conti ogni inverno. “Sebbene negli anni i trattamenti contro i fattori di rischio tradizionali siano diventati sempre più efficaci e abbiano contribuito non poco a ridurre incidenza e conseguenze della cardiopatia ischemica – sottolinea Rocco Montone, cardiologo presso la UOC Cardiologia Intensiva di Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS-Università Cattolica – questa resta la principale causa di morte nel mondo. Per questo l’attenzione si sta allargando dai fattori di rischio tradizionale, a tutto ciò che ci circonda, al mondo del quale siamo immersi, fatto di inquinamento, virus, problemi economici e psicologici che, a loro volta, possono contribuire in maniera sostanziale a determinare e perpetuare il problema ‘cardiopatia ischemica’. Questi fattori di rischio – prosegue il dottor Montone – interagiscono in modo imprevedibile, spesso potenziandosi tra loro. Ecco perché è necessario considerarli nella loro totalità, includendoli in questo nuovo paradigma dell’esposoma. La nostra review fa dunque il punto su come l’esposizione a lungo termine all’esposoma possa contribuire alla comparsa di cardiopatia ischemica e suggerisce quali potenziali strategie di mitigazione del rischio andrebbero messe in atto”. L’inquinamento atmosferico (soprattutto da PM2.5 o particolato fine) da solo può ridurre l’aspettativa di vita di 2,9 anni (il fumo di tabacco la riduce di 2,2 anni). Lo studio Global Burden of Disease (GBD) ha stimato che nel 2019 fossero direttamente riconducibili all’inquinamento nel mondo 7 milioni di decessi (4,1 da inquinamento ambientale e 2,3 da inquinamento domestico). “Questi decessi da inquinamento – ricorda Montone – sono causati soprattutto da malattie cardiovascolari (arresto cardiaco, scompenso, aritmie, ictus ischemico e soprattutto infarti) e agiscono su vari meccanismi. L’esposizione all’aria inquinata ad esempio ‘ossida’ il colesterolo cattivo (LDL), rendendolo più pericoloso e altera la funzionalità del colesterolo ‘buono’ (HDL), rendendo così meno efficaci anche le statine. L’esposizione acuta a PM2.5 proveniente dagli scappamenti dei veicoli diesel può determinare un rialzo improvviso della pressione. Gli inquinanti atmosferici inoltre possono alterare la sensibilità all’insulina e promuovere la comparsa di diabete, attraverso stress ossidativo e infiammazione cronica; secondo il GBD, fino al 22% dei casi di diabete di tipo 2 potrebbero essere imputati all’inquinamento”. Altri problemi vengono dall’inquinamento acustico, luminoso e dallo stress sociale, che alterando gli ormoni dello stress e i ritmi circadiani (con la deprivazione o frammentazione del sonno) possono peggiorare lo stress ossidativo e la risposta infiammatoria, portando a disfunzione endoteliale, ad una maggior aggregabilità delle piastrine e promuovendo così la comparsa di cardiopatia ischemica. L’inquinamento del suolo infine, come quello da metalli pesanti (cadmio, piombo e arsenico), pesticidi o particelle di plastica può contaminare l’acqua e il cibo che mangiamo, contribuendo anch’esso alla comparsa di eventi cardiaci avversi. Anche i cambiamenti climatici, che sono strettamente correlati all’inquinamento, hanno un impatto importante sulla salute del cuore. “Le ondate di caldo – ricorda Montone – sono sempre più frequenti; una prolungata esposizione al caldo è stata di recente correlata ad aumentato rischio di mortalità cardiovascolare”. Da non sottovalutare poi la salute mentale, legata a doppio filo a quella del cuore. Stress cronico, depressione, isolamento sociale e solitudine possono dare un importante contributo alle malattie cardiovascolari; lo stress determina una iper-attivazione del sistema nervoso simpatico che può portare a ipertensione arteriosa, mentre l’aumentata produzione di cortisolo dai surreni, può promuovere insulino-resistenza e favorire la comparsa di obesità viscerale. Lo stress infine si associa spesso ad alterate abitudini di vita (dieta poco sana, sedentarietà, fumo) che potenziano i fattori di rischio cardio-vascolari tradizionali.

San Valentino alle Terme di Chianciano tra relax e benessere

San Valentino alle Terme di Chianciano tra relax e benessereRoma, 18 gen. (askanews) – Dal 10 febbraio si comincia a festeggiare il San Valentino con “I Sensi dell’Amore” e i “Bagni di Notte – Love Edition”. Il 14 febbraio due eventi speciali per una notte indimenticabile alle Terme Sensoriali e alle Piscine Termali Theia. Fino al 25 febbraio la promozione “Day Spa Love Edition” per continuare a regalare la magia di San Valentino.

Terme di Chianciano, il complesso termale incastonato tra la Val di Chiana e la Val d’Orcia, vuole celebrare l’amore nella giornata più romantica dell’anno. Il San Valentino alle Terme di Chianciano è dedicato a tutti gli innamorati. Per chi fosse alla ricerca di un’esperienza profondamente intima, la serata ideale è alle Terme Sensoriali con l’evento “I Sensi dell’amore”: due date speciali, il 10 febbraio e il 14 febbraio, dalle 20.00 alle 23.00, in cui gli ospiti potranno immergersi in un percorso olistico sensazionale, tra suggestioni notturne, aromi, colori e sapori, con venti esperienze sensoriali uniche, a cui seguono il “percorso del gusto”, realizzato in collaborazione con le aziende locali Bradi Toscani (cinta senese) e Pianporcino (formaggi).

Per coloro che invece volessero trascorrere una notte romantica e all’insegna del divertimento, la meta perfetta sono le Piscine Termali Theia con l’evento “Theia in Love”: il 14 febbraio dalle 19.30 alle 24.00, gli ospiti saranno avvolti da un’atmosfera magica, con musica dal vivo (chitarra e voce) che accompagnerà una cena in accappatoio. La serata regalerà intimità e divertimento con drink, festa, sfere luminose e vapori termali notturni. Un’esperienza unica i cui posti sono limitati. Si consiglia quindi di prenotare in anticipo contattando la struttura. Non può mancare il consueto appuntamento con i “Bagni di Notte” del 10 febbraio, sempre alle Piscine Termali Theia, che per l’occasione si reinventano “Love Edition”: sfondo ideale per una sera romantica, l’ingresso notturno all’area spa permette di apprezzare la musica dal vivo sorseggiando un calice di vino delle aziende agricole locali.

La promozione speciale Day Spa Love Edition, estesa fino al 25 febbraio, consente alle coppie di prolungare la magia di San Valentino, regalando ore di relax e benessere grazie a un pacchetto speciale che include 4 ore alle Piscine Theia e 3 ore alle Terme Sensoriali.

Alzheimer, regolare livelli dopamina riduce sintomi primi fasi malattia

Alzheimer, regolare livelli dopamina riduce sintomi primi fasi malattiaRoma, 18 gen. (askanews) – Uno studio dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, insieme alla Fondazione Santa Lucia IRCCS di Roma e condotto su modelli sperimentali, ha confermato che la stimolazione dopaminergica è efficace nel ridurre l’ipereccitabilità dell’ippocampo condizione alla base dell’insorgenza di epilessia e che può contribuire al progressivo danno cognitivo nella malattia di Alzheimer.

La malattia di Alzheimer è la prima causa di demenza nella popolazione italiana e oltre 600.000 persone convivono con questa condizione. Sebbene la diagnosi della malattia sia, ad oggi, esclusivamente legata ai sintomi riportati al neurologo dal paziente e misurati dal neuropsicologo, la ricerca sta proponendo sempre maggiori soluzioni per la diagnosi precoce dell’Alzheimer. Un ambito promettente è nello studio delle aree del cervello preposte alla produzione della dopamina, un importante neurotrasmettitore il cui deficit è solitamente legato alla malattia di Parkinson per la quale esistono, già oggi, numerose terapie. In quest’ambito, l’equipe di ricerca del prof. Marcello D’Amelio, Responsabile del laboratorio di Neuroscienze Molecolari del Santa Lucia IRCCS e Professore Ordinario di Fisiologia Umana dell’Università Campus Bio-Medico, da alcuni anni si è focalizzata sull’Area Tegmentale Ventrale (VTA), un’area del cervello legata alla produzione di dopamina e coinvolta in numerose funzioni cerebrali, in quanto punto di passaggio di numerosi circuiti cerebrali che collegano aree differenti del cervello.

Un nuovo studio dell’equipe del prof. D’Amelio ha confermato che i livelli di dopamina nell’ippocampo, l’area del cervello sede della memoria, svolgono un ruolo nella lunga fase pre-clinica della malattia di Alzheimer, caratterizzata da ipereccitabilità corticale, piccoli episodi epilettici (spesso asintomatiche e rilevabili con approfondimenti elettroencefalografici). “Agire prima ancora che il paziente manifesti sintomi evidenti della malattia è molto complesso”, spiega D’Amelio: “Per riuscirci è necessario individuare con ragionevole certezza il paziente che effettivamente svilupperà la malattia ed intervenire il prima possibile per preservare i neuroni. Infatti, non tutti i pazienti con le lesioni tipiche dell’Alzheimer sviluppano la malattia e un nostro precedente studio clinico sulla VTA ha permesso di identificare in maniera molto precoce i pazienti che svilupperanno la malattia di Alzheimer isolandoli da chi, pur presentando le lesioni da amiloide, è meno a rischio. Con questo studio aggiungiamo un ulteriore tassello alla conoscenza delle fasi pre-cliniche dell’Alzheimer. Intervenendo sui meccanismi dopaminergici del cervello con farmaci ben noti per la loro efficacia nella malattia di Parkinson, siamo riusciti, in modelli sperimentali e non ancora sull’uomo, a preservare l’attività neuronale in aree colpite dalla malattia riducendo l’ipereccitabilità ippocampale che può sfociare in attività epilettiche, tipiche delle fasi iniziali della malattia di Alzheimer, e contribuire al peggioramento del declino cognitivo”.

Il meccanismo scatenato dalla carenza di dopamina, a sua volta legata ad una precoce degenerazione dell’Area Tegmentale Ventrale, impedisce una corretta attivazione di interneuroni che hanno la funzione di controllare l’eccitabilità corticale. Questo studio conferma l’importanza che i circuiti dopaminergici rivestono nella malattia di Alzheimer, storicamente legata alla carenza di altri neurotrasmettitori tra cui l’acetilcolina. Si tratta di un ambito di ricerca promettente perché permetterebbe di trasferire le terapie oggi disponibili per la malattia di Parkinson nella malattia di Alzheimer. Conclude D’Amelio: “La diagnosi precoce e accurata della malattia di Alzheimer è fondamentale per selezionare i pazienti che devono imboccare specifici percorsi terapeutici anche farmacologici, incluse le terapie con anticorpi monoclonali contro la beta-amiloide. È, infatti, evidente che tanto più precoce è l’inizio del trattamento tanto maggiori sono le probabilità di rallentare o auspicabilmente arrestare il deterioramento cognitivo che conduce il paziente alla completa perdita dell’autonomia. Questo lavoro va nella direzione di identificare specifiche alterazioni di eccitabilità corticale come biomarcatori di malattia che insieme ad altri, oggi disponibili, possano meglio caratterizzare lo stadio di sviluppo di malattia e aiutare il clinico a intraprendere il percorso terapeutico più adatto”.

Cardiopatia ischemica, la rivoluzione passa da un pallone medicale

Cardiopatia ischemica, la rivoluzione passa da un pallone medicaleRoma, 18 gen. (askanews) – I Deb (Drug Eluting Balloon), ovvero i palloni a rilascio di farmaco, rappresentano una vera e propria rivoluzione nel campo della cardiologia interventistica. E’ la terza in ordine di tempo, dopo l’utilizzo degli stent medicati nel 2003 ed il trattamento percutaneo delle patologie valvolari nel 200. Si tratta di palloncini per il trattamento della cardiopatia ischemica che, oltre a dilatare i vasi sanguigni, rilasciano contemporaneamente una sostanza medicata, solitamente un farmaco antiproliferativo, che aiuta a prevenire la formazione di occlusioni o restenosi senza lasciare alcun residuo metallico nel paziente. L’Unità Operativa di Emodinamica del Policlinico di Tor Vergata, guidata da Giuseppe Sangiorgi, rappresenta un’eccellenza in questo campo, terza in Italia per infarti acuti e rapidità di intervento. Di 1200 trattamenti annuali un quarto è già fatto solo con il palloncino medicato. “Nella Regione Lazio – spiega Sangiorgi – il nostro centro è capofila come numero di interventi eseguiti con solo DEB senza dover impiantare nessuno stent, con il vantaggio di ridurre al minimo le potenziali complicanze legate alla presenza di un corpo estraneo all’interno dei vasi ed a ridurre, al tempo stesso, la necessità di una duplice terapia antiaggregante a lungo termine”. Il tema è al centro di un simposio di tre giorni a Roma dove si confrontano i principali esperti del settore cardiovascolare provenienti da tutto il mondo, insieme ai rappresentanti della ricerca e sviluppo del settore medicale e chimico-farmaceutico. L’evento, organizzato da Summeet, società leader nell’organizzazione di eventi di formazione a carattere scientifico, ponte culturale tra professionisti sanitari e stakeholder, ha il patrocinio della Società Europea di Cardiologia (ESC), della Società Italiana di Cardiologia (SIC), della Società Italiana di Cardiologia Interventistica (GISE), della Società Italiana di Chirurgia Vascolare ed Endovascolare (SICVE) e si propone di fornire un momento di confronto tra specialisti per discutere l’efficacia clinica e la sicurezza dei DEB, evidenziare le ultime innovazioni ed i progressi correlati in campo cardiovascolare con l’utilizzo di questa tecnologia, e delineando al tempo stesso le sfide e le opportunità per uno sviluppo futuro. “Uno dei temi principali – conferma il professore, pioniere di questo tipo di procedura nella popolazione maschile – è l’applicazione dei DEB nel campo dell’angioplastica coronarica, un intervento comune per ripristinare il flusso sanguigno nelle arterie coronarie ostruite o stenotiche. L’uso dei DEB in questa procedura ha mostrato risultati promettenti in termini di riduzione delle restenosi, ovvero la ricomparsa di una stenosi nel vaso trattato a distanza di tempo, oltre il vantaggio di ridurre al minimo le potenziali complicanze legate alla presenza di un corpo estraneo all’interno dei vasi e a ridurre al tempo stesso la necessità di una duplice terapia antiaggregante a lungo termine”. “La prospettiva – aggiunge Sangiorgi – è utilizzare questa tecnica rivoluzionaria anche per altri interventi come l’angioplastica periferica e l’angioplastica carotidea. Questo apre interessanti prospettive per il trattamento di malattie vascolari che coinvolgono altre parti del corpo ed in vasi a basso flusso – dove l’impianto di stent non è opportuno – come nel caso dei pazienti affetti da disfunzione erettile. L’evoluzione di questa tecnologia rappresenterà un passo avanti significativo nel trattamento delle malattie cardiovascolari, offrendo alternative ugualmente efficaci ed al tempo stesso più sicure per i pazienti di tutto il mondo” conclude Sangiorgi.