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Endometriosi per 15% italiane in età fertile ma solo 50% donne la conosce

Endometriosi per 15% italiane in età fertile ma solo 50% donne la conosceRoma, 1 feb. (askanews) – Una patologia che riguarda il 15% delle donne italiane (pari a circa 3 milioni), e che può avere un forte impatto sulla qualità della vita, sia dal punto di vista fisico che psicologico, anche perché può causare infertilità, ma che non sempre viene diagnosticata e trattata in modo adeguato e soprattutto è conosciuta solo da 1 donna su 2″. Sono i dati diffusi oggi in occasione dell’evento “Dare voce al silenzio: Prevenire ed affrontare l’endometriosi” promosso da Carrefour Italia su iniziativa del Senatore De Priamo, con l’obiettivo di sensibilizzare istituzioni, associazioni e cittadini sulla patologia. La ricerca commissionata da Carrefour Italia e realizzata da SWG, ha evidenziato che solo 1 donna su 4, tra i 35 e i 55 anni, parla di aiuti economici e di azioni di sensibilizzazione all’interno delle aziende, che permettano di evitare pregiudizi sul posto di lavoro. A questo si aggiunge che il 51% delle intervistate individua nello smart working una delle principali soluzioni da adottare per favorire l’inclusione lavorativa, mentre il 33% chiede più giorni di congedo retribuito e il 32% chiede azioni di informazione finalizzate a promuovere un accesso più tempestivo e appropriato ai percorsi specifici di diagnosi e cura. Il 24%, vorrebbe avere un aiuto economico per sostenere le spese mediche e il 23% richiede azioni di sensibilizzazione interna per evitare pregiudizi. Questo perché per il 76% delle intervistate l’endometriosi incide sulla stabilità psicologica ed emotiva e per il 61% sulle performance lavorative, per il 47% sulle possibilità di carriera e per il 41% sui rapporti con colleghi e colleghe. La situazione di forte disinformazione e confusione sul tema si riflette anche sulle abitudini e sulle scelte delle donne in materia di prevenzione e cura: solo una piccola parte delle intervistate (meno del 4%), è in grado di riconoscere correttamente tutti i sintomi, le cause, le conseguenze e le possibili terapie. Quasi una donna su 2 pensa che per alleviare i dolori basti assumere farmaci antidolorifici, mentre il 35% crede che sia facile da diagnosticare, già alla comparsa dei primi sintomi. Quasi il 60% delle donne che ha il dubbio di essere affetta da endometriosi non ha mai effettuato una visita di controllo: un dato allarmante se pensiamo che si tratta di donne in età fertile, che pur essendo consapevoli delle caratteristiche e delle implicazioni dell’endometriosi, non hanno ancora trovato il coraggio o l’opportunità di verificare le proprie preoccupazioni. La percentuale di donne che non si sottopone a controlli aumenta tra le over 45 e tra chi non conosce la malattia. In generale, le donne più informate sono le under 45 e quelle con una scolarità più elevata, mentre le intervistate con una scolarità più bassa sono anche quelle che dichiarano di non averne mai sentito parlare (il 21%). Tra le donne intervistate, solo il 4% afferma di soffrire di endometriosi, 1 su 3 conosce almeno una persona che ne è colpita mentre l’11% non esclude di poter essere affetta. Le donne affette da endometriosi e/o che conoscono donne con questa patologia e le donne che hanno il dubbio di soffrirne dimostrano una maggiore conoscenza delle sue conseguenze nella quotidianità: l’82% sa che deve seguire precise terapie farmacologiche e il 62% che dovrà assentarsi dal lavoro/scuola nei giorni nel periodo mestruale. Il 35% è consapevole che potrebbe far ricorso alla procreazione medicalmente assistita e il 27% sa che potrebbe essere sottoposta a interventi chirurgici di isterectomia per risolvere la situazione.

Università Padova in Etiopia per due Blended Intensive Course

Università Padova in Etiopia per due Blended Intensive CourseRoma, 1 feb. (askanews) – Si sono svolti dal 22 al 26 gennaio ad Addis Abeba e a Bishoftu (Oromia) due dei cinque Blended Intensive Course promossi e finanziati nel 2023-2024 da Fondazione IHEA – Italian Higher Education with Africa di cui l’Università di Padova è socio fondatore insieme a Università di Bologna, Università di Firenze, Politecnico di Milano, Università di Napoli “Federico II” e Università di Roma “Sapienza”.

Le attività in loco dei due corsi che si sono svolti in Etiopia – informa una nota dell’Università di Padova – sono state precedute in dicembre da lezioni svolte in videoconferenza. Il primo Blended Intensive Course in “Sustainability and health aspects in the development of selected value chains of the agri-food sector in Ethiopia” è stato organizzato dal Politecnico di Milano in collaborazione con il Dipartimento MAPS dell’Università di Padova e dal College of Veterinary Medicine and Agriculture della Addis Ababa University e ha approfondito la sostenibilità delle filiere della carne bovina, avicola e del latte, settori in grande trasformazione nel contesto etiope, puntando a formare una ventina di professioniste e professionisti etiopi nella promozione di queste filiere.

Si è trattato di un corso che si è svolto online e in presenza, che ha saputo mescolare persone e discipline diverse (la sanità animale e la sicurezza alimentare con lo sviluppo con gli aspetti economici e organizzativi delle filiere alimentari), mettendo a confronto contesti e culture diversi. Un Corso ‘intensive’ sia per la settimana in presenza, sia per le numerose attività, sia per l’immersione in una realtà e in una cultura lontana e affascinante, come quella etiope. Il secondo Blended Intensive Course con il tema focalizzato su ‘Intensive Care on Epidemics’, è stato proposto a diverse strutture sanitarie in Etiopia. Si è svolto in parte online e per un’intera settimana in presenza e ha visto la partecipazione attenta ed attiva di 23 medici, infermieri, ostetrici e personale sanitario da 4 ospedali etiopi. Le lezioni online sono state tenute tra novembre e dicembre 2023 dai docenti Gianluca Russo (La Sapienza) sulle malattie infettive a potenziale rischio epidemico, Paola Parronchi (Università di Firenze) sulle risposte dell’organismo alle infezioni, e dai docenti di Padova Jas Mantero (Epidemic Intelligence), Marco Fonzo (Non Pharmacological Interventions), Lucia Didonè, Matilde Giacomello ed Elisa Regazzi (Nursing management for patients with infectious diseases).

Nel corso della settimana di attività in presenza, svolta presso l’Università Cattolica dell’Etiopia ECUSTA – Higher Learning Institute, si sono alternate lezioni teoriche e attività in simulazione, tenute dai docenti dell’Università di Padova Carla Mucignat (Pain in the critically ill patient), Gemma Rocco (Laboratory testing for epidemic diseases), Carlo Alberto Camuccio, Sara Marchiori e Mariateresa Rigato (Nursing management of epidemics). La sessione finale dei due corsi si è tenuta congiuntamente il 26 gennaio nell’Auditorium dell’Istituto Italiano di Cultura di Addis Abeba e ha visto interventi di autorità governative e accademiche, il saluto iniziale del direttore dell’Istituto Italiano di Cultura, Semen Kumurzhi e gli interventi del Ministero per l’Agricoltura di Etiopia e dell’Organizzazione non governativa CUAMM.

I partecipanti ai corsi, infine, hanno presentato i lavori di gruppo e fornito un feedback sulla rilevanza delle attività svolte e le future aspettative accademiche e professionali di cooperazione. La mattinata di lavori si è conclusa con la consegna dei diplomi di partecipazione.

Malattie rare, Gemmato: con risorse a Regioni il Piano può partire

Malattie rare, Gemmato: con risorse a Regioni il Piano può partireRoma, 1 feb. (askanews) – Il Piano nazionale delle malattie rare “è un unicum del Sistema sanitario nazionale italiano. Rivendico con orgoglio il fatto che l’Italia sia il secondo Paese al mondo per approccio e cura delle malattie rare, primo in Europa e secondo solo agli Stati Uniti. A questo risultato hanno contributo tutti, anche il governo che ci ha preceduti perché il testo unico sulle malattie rare è stato licenziato all’unanimità nella passata legislatura, e questo governo ha impresso un’accelerazione nei processi che ha portato a licenziare il piano in pochissimo tempo dotandolo di 50 milioni di euro in due anni perché le Regioni possano attuarlo. I 25 milioni del 2023 sono stati ripartiti tra le Regioni che oggi hanno le risorse per mettere in campo l’azione profonda che il Piano prevede per il miglioramento dell’approccio, della presa in carico e della cura dei pazienti con malattie rare”. Lo ha detto il sottosegretario alla Salute con delega alle malattie rare Marcello Gemmato intervenendo al ministero della Salute all’evento “#Uniamoleforze – Rari, mai soli” organizzato da Uniamo, la Federazione italiana delle Malattie Rare, che ha dato l’avvio alle iniziative per l’edizione 2024 del Rare Disease Day che si celebra il 29 febbraio in tutto il mondo.

“Parallelamente – ha proseguito Gemmato – i nuovi Lea che entreranno in vigore ad aprile prevedono tutta una serie di misure, tra cui gli screening neonatali diffusi che purtroppo oggi vedono delle sperequazioni regionali che dovremo superare, per migliorare le performances del nostro sistema sanitario pubblico sul tema delle malattie rare”. “Tra gli eventi del G7 che si svolgerà in Puglia – ha aggiunto Gemmato – ci sarà anche il G7 Salute che si terrà ad Ancona e come evento satellite stiamo immaginando due tavoli: uno sull’antibiotico resistenza, che è una vera emergenza planetaria, e l’altro sulle malattie rare per aprire un focus su questo con gli altri Paesi del mondo. Ritengo – ha concluso – che questa sia un’occasione straordinaria per declinare un’eccellenza del nostro Ssn di cui siamo protagonisti siamo tutti noi insieme”.

Covid, Iss: variante JN.1 in aumento, prevalenza al 77%

Covid, Iss: variante JN.1 in aumento, prevalenza al 77%Milano, 1 feb. (askanews) – “La proporzione di sequenziamenti attribuibili alla variante d’interesse JN.1 (discendente di BA.2.86), si conferma in aumento, raggiungendo una prevalenza pari al 77%”. E’ quanto emerge da un’indagine condotta dall’Iss nel periodo compreso tra il tra il 15 e il 21 gennaio.

“La diffusione di questa variante (che nell’indagine precedente dell’Iss aveva registrato una prevalenza del 38,1%), è in aumento a livello globale, rappresentando attualmente la variante dominante. In base alle evidenze attualmente disponibili, JN.1 non sembra porre rischi addizionali per la salute pubblica rispetto agli altri lignaggi co-circolanti. Inoltre, si osserva una co-circolazione di altre varianti virali, se pur con valori di prevalenza in netta diminuzione, riconducibili a XBB, ed in particolare alla variante d’interesse EG.5 (prevalenza nazionale stimata al 7,3% vs. 30,6% della precedente indagine)”, prosegue l’Iss. “Nell’attuale scenario – avverte l’Iss – è necessario continuare a monitorare con grande attenzione, in coerenza con le raccomandazioni nazionali ed internazionali e con le indicazioni ministeriali, la diffusione delle varianti virali, e in particolare di quelle a maggiore trasmissibilità e/o con mutazioni correlate a potenziale evasione della risposta immunitaria”.

Vaccini, Cartebellotta: clamoroso flop della campagna per over 60

Vaccini, Cartebellotta: clamoroso flop della campagna per over 60Milano, 1 feb. (askanews) – “L’analisi dei dati relativi alle coperture vaccinali in Italia per gli over 60 e i confronti con il resto dell’Europa documentano un clamoroso flop della campagna vaccinale anti-Covid nella stagione autunno-inverno 2023-2024, nonostante le raccomandazioni della Circolare del Ministero della Salute del 27 settembre 2023 che ha fatto seguito a quella preliminare del 14 agosto 2023”. Così il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, commenta i dati che emergono dall’analisi indipendente condotta dalla stessa Fondazione sulle coperture vaccinali per gli over 60.

“Purtroppo, al fenomeno della ‘stanchezza vaccinale’ e alla continua disinformazione sull’efficacia e sicurezza dei vaccini, si sono aggiunti vari problemi logistico-organizzativi – osserva il presidente della Fondazione Gimbe -: ritardo nella consegna e distribuzione capillare dei vaccini, insufficiente e tardivo coinvolgimento di farmacie e medici di famiglia, mancata chiamata attiva dei pazienti a rischio, criticità tecniche nei portali web di prenotazione. E se da un lato è evidente che molti di questi problemi dipendono dalle Regioni, come documentato dal gap Nord-Sud, il confronto con i paesi europei inclusi nel report dell’Ecdc dimostra che anche le Regioni italiane con i tassi di copertura più elevati sono molto indietro rispetto ai paesi europei dove la campagna vaccinale ha funzionato. Segnale evidente chedella campagna vaccinale anti-Covid le Istituzioni centrali hanno parlato poco e ‘a bassa voce’, peraltro disturbata dal rumore di fondo di quei politici che hanno alimentato la sfiducia nei vaccini per non perdere il consenso della frangia no-vax”, conclude Cartabellotta.

Vaccini, Gimbe: nel Mezzogiorno coperture irrisorie

Vaccini, Gimbe: nel Mezzogiorno coperture irrisorieMilano, 1 feb. (askanews) – Italia divisa in due sul fronte delle coperture vaccinali degli over 60 che risultano “irrisorie” nelle regioni del Mezzogiorno. E’ la fotografia che emerge da un’analisi indipendente condotta dalla Fondazione Gimbe.

In particolare, nella fascia 60-69 anni, a fronte di una copertura nazionale del 5,7%, 10 Regioni si collocano sopra la media nazionale (dal 5,9% del Piemonte all’11% della Toscana). Undici, invece, le regioni che si trovano sotto la media (dal 5,6% dell’Umbria allo 0,9% della Sicilia). Nella fascia 70-79 anni, a fronte di una copertura nazionale dell’11%, 9 Regioni si collocano sopra la media nazionale: (dall’11,5 dell’Umbria al 21,4% della Toscana), mentre 12 Regioni si trovano sotto la media (dal 10,6% del Veneto all’1,8% della Sicilia). Quanto, infine, agli over 80, a fronte di una copertura nazionale del 14,4%, 9 Regioni si collocano sopra la media nazionale (dal 14,6% dell’Umbria al 26,3% della Toscana), mentre 12 Regioni si trovano sotto la media (dal 14% di Veneto e Lazio, all’1,9% della Sicilia). “Le coperture vaccinali per le tre fasce di età nelle Regioni italiane – commenta Cartabellotta – ripropongono la ‘frattura strutturale’ Nord-Sud che caratterizza il nostro Servizio Sanitario Nazionale: le Regioni meridionali non solo si trovano al di sotto della media nazionale, ma sono tutte a fondo classifica con coperture vaccinali simili a quelle dei paesi dell’Europa orientale. Anche i risultati della Toscana, che raggiunge le percentuali più elevate di copertura vaccinale nelle tre fasce di età (rispettivamente 11%, 21,4% e 26,3%), rimangono molto lontani da quelli dei paesi del Nord Europa. Considerata l’efficacia dei vaccini nel prevenire la malattia grave e la mortalità negli anziani e nei fragili, è legittimo ipotizzare che una parte degli oltre 4 mila decessi riportati nel periodo considerato poteva essere evitato, in particolare tra gli over 80”.

Vaccini, Gimbe: in Europa peggio di noi solo Grecia e paesi dell’Est

Vaccini, Gimbe: in Europa peggio di noi solo Grecia e paesi dell’EstMilano, 1 feb. (askanews) – L’Italia è tra i peggiori in Europa per lopertura vaccinale degli over 60. E’ l’allarme lanciato dalla Fondazione Gimbe che ha condotto un’indagine indipendente sulla situazione italiana. Il nostro Paese è infatti tra quelli (insieme a Austria, Croazia, Germania, Italia, Lettonia e Svezia) che non hanno fornito i dati all’European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc), autore di un reporti pubblicato il 26 gennaio scorso sulla copertura vaccinale anti-Covid degli over 60 nei paesi europei. Il periodo considerato è compreso tra il 1 settembre 2023 e il 15 gennaio 2024.

“Considerato che, inspiegabilmente, il nostro Paese non ha trasmesso i dati richiesti – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe – abbiamo realizzato un’analisi indipendente utilizzando i dati nazionali ufficiali sulle coperture per valutare il posizionamento dell’Italia rispetto ai paesi europei inclusi nel report dell’Ecdc, oltre che per effettuare un confronto tra le Regioni italiane”. I dati relativi all’Italia sono stati estratti dalla dashboard del Ministero della Salute che riporta le somministrazioni relative alla campagna vaccinale 2023-2024 effettuate a partire dal 26 settembre 2023, dopo l’introduzione dei nuovi vaccini adattati a Omicron XBB.1.5. L’ultimo aggiornamento della platea di riferimento è del 17 febbraio 2023. Nella fascia 60-69 anni, con una copertura nazionale del 5,7%, l’Italia si colloca al 14esimo posto in Europa. Tredici paesi hanno raggiunto coperture superiori a quelle dell’Italia: dal 6,6% della Repubblica Ceca al 43,5% della Danimarca. Undici paesi hanno raggiunto invece coperture inferiori alle nostre: dal 5,4% di Cipro allo 0% della Romania (figura 1). Nella fascia 70-79 anni, con una copertura nazionale dell’11%, l’Italia è 15esima in Ue. Sono 14 i paesi che hanno raggiunta coperture superiori a quelle dell’Italia: dal 13% del Lussemburgo all’80,4% della Danimarca. Dieci paesi hanno raggiunto invece coperture inferiori alle nostre: dal 6,9% del Liechtenstein allo 0% della Romania. Negli over 80, con una copertura nazionale del 14,4%,l’Italia si posiziona 14esima. Tredici paesi hanno raggiunto coperture superiori a quelle dell’Italia: dal 15,8% della Repubblica Ceca all’88,2% della Danimarca, 11 paesi hanno raggiunto invece coperture inferiori alle nostre: dal 13,5% dell’Estonia allo 0,01% della Romania .

“Le coperture raggiunte in Italia per tutte le fasce di età over 60 anni – commenta Cartabellotta – documentano un sostanziale fallimento della campagna nazionale di vaccinazione anti-Covid-19. I tassi di copertura del 5,7% per la fascia 60-69 anni, dell’11% per la fascia 70-79 anni e del 14,4% per gli over 80 ci collocano solo davanti ai paesi dell’Europa dell’Est (eccetto la Repubblica Ceca che ci precede in tutte le fasce d’età e l’Estonia per i 60-69 e i 70-79 anni), a Grecia, Malta, Liechtenstein e, solo per gli over 80, Cipro. Siamo molto lontani dai risultati raggiunti nei paesi dell’Europa settentrionale, ma anche da Spagna, Portogallo e Francia: paesi dove le coperture per le tre fasce di età documentano campagne vaccinali efficaci per tutti gli over 60, con percentuali di copertura crescenti con la fascia di età”.

Prevenzione vaccinale dei tumori: le raccomandazioni dell’Ue

Prevenzione vaccinale dei tumori: le raccomandazioni dell’UeRoma, 31 gen. (askanews) – La Commissione europea sostiene gli Stati membri nei loro sforzi volti a prevenire il cancro attraverso la vaccinazione. In particolare, si concentra sulla promozione dell’adozione di due vaccinazioni chiave in grado di prevenire le infezioni virali che possono provocare il cancro: contro i papillomavirus umani (HPV) e il virus dell’epatite B (HBV), nonché migliorando il monitoraggio dei tassi di copertura.

La raccomandazione adottata oggi fa parte del piano europeo di lotta contro il cancro, un pilastro fondamentale dell’ Unione europea della salute. Si stima che circa il 40% dei casi di cancro nell’Ue sia prevenibile. Tuttavia, secondo una nuova relazione pubblicata oggi, – informa la commissione – solo il 5% circa della spesa sanitaria totale è stato destinato alla prevenzione negli Stati membri dell’Ue nel 2021. Per eliminare il carcinoma della cervice uterina e altri tumori causati dall’HPV, come alcuni tumori della testa e del collo e altri tumori anogenici, il piano europeo di lotta contro il cancro ha fissato per gli Stati membri l’obiettivo di raggiungere tassi di vaccinazione contro l’HPV del 90% per le ragazze e di aumentare significativamente la vaccinazione dei ragazzi entro il 2030. Il piano contro il cancro mira inoltre a garantire l’accesso e una maggiore diffusione della vaccinazione contro l’HBV, in particolare per prevenire il cancro al fegato. Tali vaccini sono essenziali per proteggere la salute pubblica e sostenere sistemi sanitari resilienti.

Tuttavia, – nota la Commissione – la strada da percorrere per raggiungere tali obiettivi è ancora lunga. Molti Stati membri sono ben al di sotto del 50% della copertura vaccinale contro l’HPV per le ragazze, con scarsi dati disponibili per ragazzi e giovani adulti e vi è una significativa mancanza di dati sui tassi di vaccinazione contro l’HBV. La raccomandazione odierna comprende una serie di misure che gli Stati membri potrebbero adottare per migliorare la diffusione di questi vaccini salvavita: fornire la vaccinazione gratuita e/o interamente rimborsata; garantire che la vaccinazione sia facilmente accessibile, in particolare per i gruppi destinatari e le popolazioni vulnerabili o ad alto rischio; integrare l’immunizzazione antitumorale a prevenzione vaccinale nei rispettivi piani nazionali contro il cancro; intensificare gli sforzi di comunicazione, in particolare mettendo in evidenza i benefici della vaccinazione per i genitori, i giovani e i gruppi destinatari e contrastando la cattiva informazione e la disinformazione; migliorare il monitoraggio e la comunicazione della copertura vaccinale, al fine di individuare le lacune da colmare; fissare un obiettivo concreto per la vaccinazione contro l’HPV per i ragazzi.

In particolare per l’HBV, intensificare gli sforzi nazionali per raggiungere gliobiettivi fissati per il 2030 dall’OMS: copertura vaccinale del 95% (3a dose) della vaccinazione infantile contro l’HBV; il 95 % delle donne incinte sottoposte a screening per l’epatite B; il 95 % dei neonati che hanno ricevuto tempestivamente (entro 24 ore dalla nascita) la vaccinazione contro la dose di nascita con l’HBV, anche rafforzando i sistemi per il monitoraggio dei progressi verso il conseguimento di tali obiettivi e avvalendosi, se necessario, del sostegno disponibile dell’ECDC. E ancora: l’istituzione di solidi registri elettronici delle vaccinazioni e lo scambio delle migliori pratiche con altri Stati membri per migliorare gli sforzi nazionali. La Commissione fornirà inoltre sostegno agli Stati membri nell’attuazione della raccomandazione. In particolare, fornirà un modello per le campagne di comunicazione, adattabile alle esigenze nazionali e tenendo conto delle specificità nazionali, per contribuire a sensibilizzare in merito all’importanza di tali vaccinazioni. La Commissione contribuirà inoltre ai lavori volti a migliorare il monitoraggio in tutta l’Ue, mentre il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) svilupperà un nuovo quadro operativo dei tassi nazionali di vaccinazione per l’HPV e l’HBV entro la fine del 2024, al fine di fornire una migliore panoramica della situazione.

Parallelamente, il programma EU4Health continua a fornire un sostegno finanziario significativo agli Stati membri nei loro sforzi per promuovere la vaccinazione e combattere il cancro. Nel 2024 sarà avviata un’azione comune per aiutare gli Stati membri ad aumentare la vaccinazione contro l’HPV e ad affrontare malattie trasmissibili come l’epatite e l’HIV/AIDS, finanziata con 20 milioni di euro dal bilancio dell’Ue.

Malattie rare, domani al via campagna sensibilizzazione #UNIAMOleforze

Malattie rare, domani al via campagna sensibilizzazione #UNIAMOleforzeRoma, 31 gen. (askanews) – Il 29 febbraio 2024, il giorno più raro del calendario, si celebra in tutto il mondo la Giornata dedicata alle Malattie Rare (Rare Disease Day). UNIAMO, la Federazione Italiana delle Malattie Rare, che da 25 anni opera per la tutela e la difesa dei diritti delle persone con malattia rara e delle loro famiglie, svilupperà come di consueto dal 2008 iniziative specifiche. In continuità con le precedenti edizioni, UNIAMO approfondirà il tema del “viaggio”, un percorso metaforico a rappresentare le difficoltà e le sfide che incontrano le persone con malattia rara. Focus di questa edizione sarà la presa in carico olistica, un approccio integrato di cura che considera tutte le esigenze sanitarie e sociali.

Insieme ad una campagna out-of-home, con la brandizzazione di autobus, tram e pensiline in quattro città italiane (Roma, Milano, Bologna e Venezia), verranno organizzati eventi di sensibilizzazione con la presenza delle più alte cariche politiche e istituzionali. La campagna social coinvolgerà influencer, persone con malattia rara, associazioni e cittadini, con una grafica coordinata e momenti focali sul racconto delle “storie” dei pazienti. Per l’edizione 2024 del Rare Disease Day, la diciassettesima, UNIAMO ha deciso di raggiungere con la sua campagna di sensibilizzazione un pubblico più giovane, stringendo una partnership con il FantaSanremo, il fantasy game basato sul Festival della canzone italiana che l’anno scorso ha coinvolto oltre un milione e mezzo di partecipanti. Sul sito fantasaremo.com si potrà comporre la propria squadra fatta da 5 artisti, acquistati con 100 baudi – la valuta del gioco -, e iscriverla alla Lega UNIAMO.

Gli hashtag ufficiali saranno #rarediseaseday, #uniamoleforze e #rarimaisoli. L’hashtag #uniamoleforze vuol spronare tutti gli attori a coalizzare gli sforzi per ottimizzare il sistema e raggiungere una reale presa in carico, che assicuri diagnosi precoce, terapie appropriate, disponibili e a domicilio, percorsi strutturati, integrazione socio-sanitaria, collegamenti tra centri di specializzazione e territorio, ricerca e sperimentazioni che offrano speranza per il futuro. Il video e il podcast, realizzati quest’anno con il contributo del noto musicista e direttore d’orchestra Beppe Vessicchio, saranno trasmessi su canali tv e radio nazionali.

Le iniziative di UNIAMO partono oggi 31 gennaio con il lancio online della campagna #UNIAMOleforze, insieme al video spot. A dare il via al mese delle malattie rare domani la conferenza stampa al Ministero della Salute con il Sottosegretario Marcello Gemmato. Il 6 febbraio a Roma si entra nel vivo delle iniziative di sensibilizzazione con l’inaugurazione dei bus elettrici che circoleranno per tutto il mese con i colori ufficiali della giornata. Il 9 febbraio prevista a Milano una conferenza stampa alla quale seguirà il 10 Febbraio, sempre a Milano, la marcia per le malattie rare che partirà da Piazza Castello (con taglio del nastro della pensilina brandizzata) per concludersi in via Palestro. Il 12 febbraio sarà la volta della conferenza stampa a Bologna. Il 21 Febbraio a Roma l’evento coorganizzato con l’Istituto Superiore di Sanità sulla medicina narrativa e, nel pomeriggio, un convegno sulle attività dell’Istituto con focus malattie rare. Il 29 febbraio, sempre a Roma, l’evento della Federazione dedicato ai parlamentari, per fare il punto sull’anno trascorso. A chiudere il mese dedicato alle iniziative due appuntamenti a Venezia, il 1° marzo una conferenza stampa per l’inaugurazione degli schermi digitali brandizzati all’aeroporto e il 2 marzo un convegno con temi incentrati sull’etica e le sfide poste dalle malattie rare. La Giornata ha ricevuto quest’anno il patrocinio di Agenas, CNR, Federazione Nazionale Ordini Tsrm E Pstrp, Fiaso, Fofi e Forum Terzo Settore.

Si ringraziano Rai Pubblica Utilità (per la campagna di sensibilizzazione) e Sky per il Sociale (per la diffusione dello spot TV).

Sanofi Consumer Healthcare Italia ottiene la Certificazione B Corp

Sanofi Consumer Healthcare Italia ottiene la Certificazione B CorpMilano, 30 gen. (askanews) – Sanofi Consumer Healthcare Italia ha ottenuto la Certificazione B Corp: da oggi, la quasi totalità dei brand Sanofi Chc (tra cui Enterogermina, Bisolvon, Buscofen, Mag e Dulcolax) potrà vantare il logo B Corp, gli altri brand potranno esporre il logo B Corp entro il 2025. L’annuncio arriva dalla stessa caasa farmaceutica che evidenzia: “Conseguita lo scorso anno dalla filiale Nord America, la Certificazione è un’ulteriore conferma dell’impegno dei singoli Paesi verso la strategia di sostenibilità definita a livello globale e che si fonda sui due pilastri: il benessere delle persone e la salute del pianeta”.

La certificazione B Corp, prosegue Sanofi, “giunge alla fine di un rigoroso processo di valutazione che testimonia gli elevati standard raggiunti in termini di impatto sociale e ambientale. Le aziende certificate da B Lab, ente indipendente no-profit, si caratterizzano per essere leader nel movimento globale per un’economia equa e sostenibile.B Lab ha valutato le prestazioni di Sanofi Consumer Healthcare Italia riconoscendone i rigorosi criteri sociali e ambientali, di responsabilità e trasparenza, così come l’impatto dell’azienda sui propri dipendenti, comunità e clienti”. “Siamo orgogliosi di aver ottenuto la certificazione B Corp per le nostre attività di Consumer Healthcare in Italia, Germania, e America Latina – commenta Julie Van Ongevalle, executive vice president Consumer Healthcare di Sanofi -. Entrare a fare parte dell’ecosistema B Corp al fianco di altre aziende e poter creare un impatto, attraverso pratiche aziendali positive, rappresenta un passo importante nel percorso che abbiamo intrapreso, che vede nella salute quotidiana del singolo un elemento fondamentale per la salute e il benessere dell’intera società e del pianeta”.

“Operando nell’area della salute e del benessere quotidiano, la persona è al centro della nostra missione. Una missione che è per noi un impegno preso nei confronti dei 30 milioni di italiani che ogni anno scelgono le nostre soluzioni di salute e benessere – sottolinea Matteo Scarpis, general manager di Sanofi Consumer Healthcare Italia -. Con la trasformazione in Società Benefit avvenuta lo scorso anno e con l’ottenimento della Certificazione B Corp ora, Sanofi Consumer Healthcare Italia rinnova con forza la sfida della sostenibilità. Lo facciamo focalizzandoci sulla ricerca e l’innovazione per esercitare il nostro ruolo sociale di grande azienda che mette in campo azioni concrete per educare, ispirare e rendere più consapevoli le persone delle proprie scelte di salute, rispondendo a un concetto di benessere diffuso, che abbraccia anche valori di impatto sociale e ambientale”.