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Proteine magre, camminate e meditazione: la ricetta del trainer dei vip

Proteine magre, camminate e meditazione: la ricetta del trainer dei vipRoma, 9 gen. (askanews) – Gonfiore addominale, senso di pesantezza, aumento di peso, apatia…sono solo alcune conseguenze della cosiddetta ‘sindrome da rientro’ dalle festività. Ore piccole, consumo di bevande gassate e alcoliche e stravizi alimentari danneggiano l’equilibrio del nostro organismo e rischiano di vanificare ore di sacrifici in palestra e di sane abitudini alimentari. Oltre agli effetti collaterali più conosciuti dei vizi delle feste come, ce n’è anche uno meno conosciuto ai più ma particolarmente temuto dagli amanti del fisico scolpito, da culturisti e fitness addicted: la perdita di tono muscolare. “Durante le festività, i festeggiamenti spesso implicano un aumento dell’assunzione di calorie, contribuendo alla perdita di massa muscolare diventa un rischio, specialmente quando il corpo è sottoposto a stress alimentare e fisico”. A lanciare l’allarme è Ione Acosta, il trainer che segue vip e attori (da Laia Costa, vincitrice del premio Goya , a Paul Haggis, regista premio Oscar, Ida Lundgren, Dolph Lundgren, ecc.), categoria che ‘necessita’ di riprendersi in fretta dopo qualche eccesso. Ecco come affrontare la sindrome da rientro e la perdita muscolare post-abbuffate con 7 semplici consigli: 1. equilibrio nutrizionale: dopo un periodo di abbondanza alimentare, ritornare a una dieta ben bilanciata è fondamentale. Aumentare l’apporto proteico per preservare la massa muscolare è una priorità così come introdurre fonti proteiche magre e aiuta a contrastare gli effetti catabolici.

2. attività fisica post-abbuffata: impegnarsi in un’attività fisica moderata dopo le abbuffate può aiutare a stimolare il metabolismo e a utilizzare l’eccesso di calorie. Un breve allenamento, come una passeggiata, può contribuire a mitigare gli effetti sul corpo. 3. idratazione costante: mantenere un’adeguata idratazione è essenziale, soprattutto dopo un periodo di consumo alimentare eccessivo. l’acqua supporta processi metabolici cruciali e contribuisce a prevenire la degradazione muscolare.

4. supplementazione mirata: integrare la dieta con attivatori delle sirtuine come SIRT500 apporta benefici immediati. Le sirtuine sono una classe di proteine naturalmente presenti nel nostro organismo che regolano importanti vie metaboliche e sono coinvolte, tra l’altro, nell’invecchiamento e nello stress. L’attivazione di queste proteine ha un effetto benefico sulla salute duraturo, tanto da poter addirittura allungare la vita di una persona 5. controllo dello stress post-feste: dopo le festività, il ripristino di routine e la gestione dello stress diventano fondamentali. la riduzione del cortisolo, ormone catabolico, può essere ottenuta attraverso pratiche di gestione dello stress come la meditazione e il rilassamento.

6. riposo e recupero adeguati: assicurarsi di avere un adeguato riposo post-feste è cruciale per consentire al corpo di recuperare e riparare il tessuto muscolare. un sonno di qualità supporta la fase anabolica del processo metabolico. 7. riprendere l’allenamento gradualmente: dopo le festività, reintrodurre gradualmente l’allenamento regolare. evitare un ritorno troppo repentino all’intensità dell’allenamento previene il rischio di sovrallenamento, riducendo così la possibilità di catabolismo muscolare.

Secondo Acosta, adottando strategie nutrizionali, di allenamento e gestione dello stress, è possibile gestire efficacemente la sindrome da post rientro e la perdita muscolare. Mantenere l’equilibrio e adottare un approccio olistico alla salute aiuta a massimizzare i benefici dell’allenamento, permettendo di preservare i progressi ottenuti anche dopo i periodi di indulgenza alimentare.

Da Igienisti SItI una Guida alle buone pratiche vaccinali

Da Igienisti SItI una Guida alle buone pratiche vaccinaliRoma, 9 gen. (askanews) – La Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI) ha presentato il Documento “Guida alle buone pratiche vaccinali”, con l’obiettivo di promuovere e garantire servizi vaccinali di eccellenza in tutto il territorio nazionale. “Le vaccinazioni hanno salvato e continueranno a salvare milioni di persone ogni anno in tutto il mondo, rappresentando senza dubbio il più efficace e sicuro strumento di prevenzione a nostra disposizione – afferma Roberta Siliquini, Presidente della Società Italiana d’Igiene – il Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale (PNPV) garantisce un’offerta vaccinale di grande valore. Una delle più ampie, complete ed aggiornate del panorama della Sanità pubblica internazionale. Affinché questo diritto-opportunità sia concretamente ed agevolmente fruibile da tutti i cittadini è necessario che i diversi attori del sistema svolgano tutti la loro parte in un’armonica e coerente integrazione sotto la regia ed il coordinamento dei Dipartimenti di Prevenzione”. Il Documento descrive l”anatomia’ e la ‘fisiologia’ del Sistema vaccinale italiano assegnando ai Dipartimenti di Prevenzione il ruolo di riferimento per la governance di sistema e declinando e i diversi punti di erogazione centrali e periferici con la definizione di principi operativi e relative azioni, utili a chiarire il ruolo e le responsabilità delle componenti del Sistema vaccinale italiano, compreso quello dei punti vaccinali di maggiore prossimità, come gli ambulatori dei medici di famiglia e le farmacie. Nel contempo, si sottolineano i principi e i riferimenti scientifici e professionali per l’organizzazione, l’implementazione e la valutazione di servizi vaccinali di qualità che garantiscano l’efficientamento del sistema vaccinale italiano, il miglioramento dell’esperienza vaccinale dell’utenza e un complessivo miglioramento delle coperture vaccinali sul territorio nazionale.

Ictus pediatrico, ALICe: ruolo chiave del terapista occupazionale

Ictus pediatrico, ALICe: ruolo chiave del terapista occupazionaleRoma, 9 gen. (askanews) – L’ictus è una patologia relativamente rara nel bambino ma, nei Paesi sviluppati, è una delle più frequenti cause di disabilità e rappresenta una tra le prime dieci cause di morte nella popolazione pediatrica con una percentuale più alta nel primo anno di vita. (Greenham et al, 2016). L’ictus nel bambino viene tipicamente suddiviso in due categorie: ictus perinatale (quando avviene tra la 20a settimana gestazionale e il 28° giorno di vita) con una incidenza stimata tra 25-40 casi ogni 100.000 nati/anno e ictus pediatrico (dal 29° giorno di vita ai 18 anni) con una incidenza di 1.3-13 casi su 100.000 nati/anno. Nonostante la maggior plasticità cerebrale, non sempre il recupero nei bambini è migliore rispetto a quanto accade nella popolazione adulta: i bambini che sopravvivono all’ictus perinatale/pediatrico hanno un alto rischio di disabilità, di complessità e severità variabile, che può interessare la sfera motoria, sensoriale, cognitiva e comportamentale, oltre a portare conseguenze di tipo neurologico, come l’epilessia . La maggior parte di bambini colpiti da ictus richiede quindi una presa in carico riabilitativa multidisciplinare complessa con l’obiettivo di favorire il massimo livello di partecipazione possibile a tutte le attività quotidiane, migliorando la qualità della loro vita. E’ quanto sottolinea A.L.I.Ce. Italia Odv (Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale). Una figura chiave – prosegue – è quella del terapista occupazionale, il professionista sanitario della riabilitazione che si occupa di promuovere la salute e il benessere attraverso la possibile attività che può essere svolta. La terapia occupazionale è una scienza altamente centrata sul paziente e sulla famiglia, perché le nostre occupazioni sono inscindibili dal contesto ambientale, sociale e familiare in cui viviamo. L’intervento del terapista occupazionale è quindi altamente individualizzato poiché, ognuno di noi svolge, nella propria quotidianità, attività significative profondamente diverse.

Nell’ambito dell’età evolutiva, e in particolare nell’ictus pediatrico, il ruolo del terapista occupazionale diventa quello di aiutare i bambini non solo a recuperare le abilità perse ma, in alcuni casi, a raggiungere veri e propri obiettivi di autonomia che, a causa della precocità dell’evento, non erano ancora stati acquisiti. Bambini e ragazzi possono trovarsi da un giorno all’altro a non essere più in grado di svolgere alcune attività per loro fondamentali nel percorso di costruzione della propria personalità. “Rabbia, frustrazione, depressione, senso di isolamento e paura per il futuro sono sentimenti spesso presenti nelle persone colpite da ictus, soprattutto se si tratta di adolescenti – spiega Marta Bertamino, Dirigente medico, specialista in Pediatria, UOC Medicina Fisica e Riabilitazione dell’IRCCS Ospedale Gaslini di Genova -. Riappropriarsi della propria autonomia, anche se in una forma diversa rispetto a quella sperimentata prima dell’ictus, ha ricadute positive sulla qualità di vita non solo del bambino/ragazzo ma anche della famiglia. Il terapista occupazionale può aiutare il bambino, i caregiver e le comunità attraverso un supporto educativo alle autonomie e alla promozione del senso di competenza”.

L’intervento del terapista occupazionale dovrebbe iniziare precocemente nei casi di ictus in età evolutiva ed è ovviamente differenziato rispetto alle esigenze, all’età e alla complessità del quadro clinico; si integra con le altre figure delle professioni riabilitative e assistenziali nell’identificare, ad esempio, gli ausili necessari e i corretti posizionamenti per favorire l’allineamento posturale e, nel percorso riabilitativo, per accompagnare il rientro a casa (tra cui la valutazione dell’accessibilità degli ambienti di vita – domicilio, scuola e ambienti sociali), tenendo conto delle abitudini del nucleo familiare.

Diabete di tipo 1, nuova era trattamento col pancreas ‘bionico’

Diabete di tipo 1, nuova era trattamento col pancreas ‘bionico’Milano, 8 gen. (askanews) – E’ un ‘sistema ibrido a circuito chiuso’, utilizzabile quando il dispositivo indossabile o la pompa del monitoraggio del glucosio non siano sufficienti a controllare il diabete. Il ‘pancreas artificiale’ è composto da un sensore che monitora in maniera costante il glucosio, collegato ad una pompa ad insulina indossabile che eroga l’ormone nella giusta quantità quando serve, grazie ad un algoritmo di controllo. Lo hanno chiamato ‘pancreas artificiale’ o ‘bionico’ e ha dimostrato di controllare in maniera più efficiente i livelli di glucosio nel sangue rispetto alla terapia standard dove le modifiche nella somministrazione di insulina sono affidate al paziente. Inoltre i sistemi ibridi liberano le persone con diabete di tipo 1 dalla routine della puntura del dito, dalle iniezioni di insulina sull’addome e dal peso della gestione del diabete. Ma si attende il via libera per le persone con diabete di tipo 2 con diabete non controllato in terapia insulinica.

La Gran Bretagna ha appena avviato un programma per una fornitura di ‘dispositivi ibridi a circuito chiuso’ alle persone con diabete uno che abbiano un livello medio di emoglobina glicata (HbA1c) del 7,5% o superiore al fine di raggiungere i livelli di glicemia indicati dalle linee guida di 6.5% o inferiore, e per quelli a rischio di ipoglicemia. Saranno selezionati in particolare bambini, giovani, donne incinte o che stanno pianificando una gravidanza. Il controllo più accurato dei livelli di glucosio permette infatti di diminuire il rischio di complicazioni come grave ipoglicemia, infarti e ictus oltre ai relativi costi, calcolati nel 10% dei budget annuali destinati alla sanità in Europa. L’ente britannico NICE (National Institute for Health and Care Excellence) ha approvato il programma durante la propria conferenza annuale che si è svolta il 7 novembre: in Gran Bretagna e in Galles delle 290.000 persone interessate, il 50% sarebbe eleggibile all’uso del dispositivo. In Italia le persone con diabete di tipo uno sono 300.000, per loro la gestione della patologia diventerebbe più semplice e sicura in quanto repentine oscillazioni del glucosio (in eccesso o in difetto) possono risultare fatali.

“Il sistema usa un algoritmo per determinare la quantità di insulina che deve essere somministrata in maniera automatica al fine di garantire un livello stabile di glucosio, al contrario dei dispositivi che erogano insulina in maniera continuativa le cui modifiche sono affidate al paziente stesso” spiega Angelo Avogaro Presidente SID che aggiunge: “il pancreas artificiale si candida a cambiare la vita delle persone con diabete di tipo uno e rappresenta il varco di ingresso in una nuova era di trattamento. Un migliore controllo dei livelli glicemici non ha solo un effetto sulla qualità di vita ma anche sui costi associati, calcolati in un 10% della spesa sanitaria globale. Oggi la tecnologia è in grado di trasformare, soprattutto nei più giovani, la gestione della malattia.

Dolcetti della Befana, ma attenzione alle carie. I consigli dei medici

Dolcetti della Befana, ma attenzione alle carie. I consigli dei mediciRoma, 4 gen. (askanews) – “Cioccolatini, caramelle gommose, carbone zuccherato: la tradizionale calza della Befana non mancherà tra le sorprese di tantissimi bambini la mattina del 6 gennaio. Si può soprassedere sull’abuso di dolciumi, in un’occasione speciale come questa, ma il consumo abituale di alimenti zuccherati è una minaccia per la salute dei denti, anche di quelli da latte. Sebbene sia destinata a cadere, infatti, anche la dentatura dei più piccoli può essere colpita dalla carie”. E’ l’avvertimento dei medici Fnomceo che dedica sul sito “Dottore ma è vero che?” un approfondimento alla carie nei più piccoli. “Di questa malattia soffre più del 20% dei bambini intorno ai 4 anni e il 43% dei più grandi. La carie nei bimbi non è semplice da riconoscere, ma con l’aiuto del pediatra e dell’odontoiatra e seguendo una corretta igiene orale si può prevenire e curare” chiarisce il sito che come consuetudine offre una serie di risposte alle domande più frequenti.

“Dottore, anche i bambini possono avere la carie? Diversamente da quanto accade agli adulti, nei bambini la carie non ha l’aspetto di un buco e non è di colore scuro. Nei denti da latte, infatti, si nota inizialmente una piccola macchia bianca. Vuol dire che lo smalto è intaccato e comincia a demineralizzarsi, cioè la struttura del dente si sta indebolendo. La macchia può poi scurirsi diventando più opaca e di colore giallastro o bruno. In questa fase solitamente il bambino non sente dolore. Potrebbe capitare però che aumenti la sensibilità dentinale: si avverte un fastidio quando si beve o si mangia qualcosa di caldo o freddo. Il passo successivo è un forellino sullo smalto. In questo caso la carie colpisce la polpa dentale e perciò si sentirà dolore. Ricordiamo che i denti da latte iniziano a spuntare intorno ai 6-8 mesi, fino ai 26 mesi circa (talvolta anche intorno ai 30 mesi). Ai 5-6 anni i denti cominciano a cadere. Questo passaggio si completa intorno agli 11-12 anni”. “Dottore, ho sentito parlare di “carie da biberon”. Cosa vuol dire? Si tratta di un modo diverso per indicare la carie precoce nei bambini sotto i 3 anni. Le lesioni sui denti da latte, infatti, possono cominciare già dai 12-18 mesi. Sebbene i dati disponibili siano ancora limitati, sappiamo che l’8,2% dei bambini italiani sotto i 5 anni soffre di carie precoce. Con l’occasione, una raccomandazione sul biberon. Spesso le mamme usano aggiungere miele o zucchero sul ciuccio oppure mischiati al latte o alla camomilla nel biberon per invogliare i figli inappetenti o per conciliare loro il sonno. Come è facile immaginare, sono abitudini da evitare”.

“La carie, allora, è causata soltanto dagli zuccheri? Un’alimentazione che preveda quotidianamente quantità eccessive di zuccheri è tra le cause principali. Soprattutto se unita a una scarsa igiene orale. Ci sono altri fattori che contribuiscono a danneggiare i denti, anche quelli dei più piccoli: la flora batterica, normalmente presente nel cavo orale; la struttura dei denti stessi (per cause congenite, come lo smalto debole); le difese immunitarie basse; la scarsità di saliva, che serve anche a eliminare i residui dei cibi; l’igiene orale insufficiente. La raccomandazione più importante, al pari dell’igiene orale, è limitare cibi e bevande ricchi di zuccheri semplici, come merendine, succhi di frutta confezionati, bibite gassate, caramelle, biscotti farciti. Particolarmente insidiosi per lo sviluppo di lesioni sono gli alimenti acidi, che intaccano lo smalto, e quelli appiccicosi (caramelle gommose, frutta secca), difficili da rimuovere con il lavaggio. Quindi, va bene regalare una calza della Befana ricca di golosità; subito dopo aver assaggiato, però, è necessario lavarsi i denti”.

Ospedali sentinella Fiaso: ricoveri covid in calo. Preoccupa influenza

Ospedali sentinella Fiaso: ricoveri covid in calo. Preoccupa influenzaRoma, 4 gen. (askanews) – Si conferma in calo l’indice dei ricoveri Covid. La rilevazione degli ospedali sentinella aderenti a Fiaso fa registrare un complessivo -16% nell’ultima settimana del 2023. La riduzione riguarda i reparti ordinari: -7% nelle medicine o nei reparti di malattie infettive di ricoveri “Per Covid”, ovvero pazienti con sindromi respiratorie e polmonari. Nel 90% dei casi si tratta di soggetti già affetti da altre patologie. Più netto il calo dei pazienti ricoverati “Con Covid”: -22,5% tra coloro che sono in ospedale per altre cause ma al momento del ricovero risultano positivi. Questa categoria di pazienti rappresenta il 70% dei ricoveri covid in ordinario. L’età media è di 77 anni. I numeri restano bassi nelle terapie intensive, anche se si registra un sensibile incremento dovuto alle ricadute a lungo termine dell’andamento dei contagi tra la popolazione delle ultime settimane. I pazienti hanno un’età media di 68 anni e nel 93% dei casi sono già affetti da altre patologie. Ancora stabile la situazione negli ospedali pediatrici, con una netta prevalenza dei bambini ricoverati “Per Covid”, ovvero con sindromi respiratorie riconducibili all’infezione da Sars Cov-2, che ha portato un bambino in terapia intensiva. I ricoveri continuano a concentrarsi nel 90% dei casi nella fascia di età 0-4 anni. “Il Covid in questa fase sta lasciando il posto all’influenza – spiega presidente della Fiaso, Giovanni Migliore – osservando anche i dati della rete RespiVirNet si vede chiaramente come alla maggiore circolazione dell’influenza in queste settimane corrisponda una progressiva riduzione del Covid. I virus influenzali stanno avendo un impatto in termini assoluti maggiore, soprattutto sulla popolazione di anziani e fragili che per affrontare le conseguenze di scompensi respiratori affolla i pronto soccorso in attesa di ricovero”. “Va inoltre considerato – aggiunge Migliore – che anche se il 70% dei ricoveri in ordinario è rappresentata da pazienti positivi al Covid che non hanno una infezione respiratoria grave, questi pazienti devono comunque essere isolati dagli altri per evitare che altri soggetti fragili si infettino. Questa situazione contribuisce a complicare la gestione ospedaliera, in questo periodo in cui a causa dell’influenza aumenta la richiesta di posti letto”.

Sindrome otolitica: ecco i movimenti da evitare per non rischiare recidive

Sindrome otolitica: ecco i movimenti da evitare per non rischiare recidiveRoma, 4 gen. (askanews) – Alzare la testa per guardare il soffitto o sporgere il capo per allacciarsi le scarpe sono alcuni dei gesti da sconsigliare dopo la manovra liberatoria in caso di sindrome otolitica. Il rischio recidive è intorno al 20% per i giramenti di testa che colpiscono in prevalenza doppia il genere femminile.

La vertigine parossistica posizionale benigna, più comunemente nota come sindrome otolitica, è una delle malattie dell’orecchio interno più comuni nell’ambito clinico. In Italia e nel mondo, l’incidenza annuale del disturbo è di 10 casi ogni 100mila persone, con una prevalenza doppia nel genere femminile e un picco di insorgenza fra i 50 e i 60 anni. Ancora non esiste una patogenesi dimostrata ma l’elevata prevalenza nelle donne di mezza età suggerisce che il disturbo sia collegato al diverso metabolismo del calcio. “Anche l’ipertensione arteriosa – nella misura di un terzo dei casi – i traumi cranici, le infezioni virali possono essere considerate le possibili cause”, spiega Stefano Di Girolamo, ordinario e direttore della Clinica di Otorinolaringoiatriadel Policlinico Tor Vergata. “La patologia si verifica quando gli otoliti, microscopici cristalli di bicarbonato di calcio, una volta che si staccano dalla macula, loro sede naturale, ed entrati nel canale semicircolare, provocano un violento impulso, determinando la sindrome vertiginosa, ogni qual volta ci si sdraia o si cambia posizione nel letto”, aggiunge il professore che ha documentato, sin dal 1998, presso il centro di vestibologia del Policlinico Tor Vergata, la concomitante presenza di un alterato controllo posturale anche al di fuori della sindrome, spesso descritto dai pazienti come sensazione di “testa fra le nuvole”. Il disturbo non viene trattato con terapia farmacologica ma è l’otorinolaringoiatra che pratica delle manovre liberatorie (come ad esempio la manovra di Lampert o “rotazione barbecue”), specifiche per lato e canale semicircolare interessato, finalizzate a far uscire il materiale otolitico. “Le manovre hanno percentuali di guarigione molto alta se ben effettuate”, commenta Di Girolamo. “La possibilità di recidiva è stimata intorno al 20% soprattutto se non si pone attenzione ad alcuni movimenti, come ad esempio alzare la testa per guardare il soffitto e sporgere il capo per allacciarsi le scarpe. Inoltre, dopo aver effettuato la manovra, nelle notti a seguire è consigliabile dormire con due cuscini uno sopra l’altro per evitare il rientro dell’otolita nel canale semicircolare”.

Policlinico Tor Vergata, nuove frontiere chirurgiche in traumi torace

Policlinico Tor Vergata, nuove frontiere chirurgiche in traumi toraceRoma, 4 gen. (askanews) – Il Policlinico Tor Vergata accoglie un numero notevole di pazienti con traumi del torace, provenienti dal quadrante sud-est di Roma. Molti di questi pazienti giungono in condizioni critiche a causa di multiple fratture della gabbia toracica, una circostanza che può avere conseguenze anche mortali. L’ospedale ha un’arma in più ora per fronteggiare efficacemente questo problema. Qualche giorno prima di Natale è stato eseguito il primo intervento sul territorio di riparazione delle fratture costali multiple con l’innovativo sistema Rib Fix Blue. Si è trattato di un paziente, vittima di incidente domestico che presentava fratture costali muliple e frammentate su tutto il fianco sinistro. La condizione clinica piuttosto complessa. Il Prof. Vincenzo Ambrogi, Direttore della UOC di Chirurgia Toracica del PTV : “Tale condizione porta rapidamente all’insufficienza respiratoria ed in alcuni casi ad infezioni polmonari con possibile allungamento dei tempi di degenza”. La equipe chirurgica ha recentemente acquisito competenze sulla tecnica Open Reduction Internal Fixation delle fratture costali che permette un’immediata stabilizzazione delle fratture, con miglioramento degli scambi respiratori ed una più rapida ripresa del paziente. Aggiunge Ambrogi: “In questo caso siamo riusciti a ricostruire 5 coste e a ripararne altre 2, evitando che il paziente fosse intubato e di essere, in tempi brevi, disponibile per un nuovo intervento ortopedico per le fratture del bacino. Le condizioni cliniche del paziente, oggi, sono in costante, lento miglioramento”. L’intervento è durato 3 ore. Questo dispositivo consiste in un sistema di placche e viti in titanio modellabili che possono pertanto essere adattate alle caratteristiche del singolo paziente e con incisioni chirurgiche più contenute. Il Direttore Generale del Policlinico Tor Vergata, Giuseppe Quintavalle dichiara :” È stato un buon esempio di sinergie positive focalizzate su un unico obiettivo, grazie al team multidisciplinare di chirurghi, anestesisti, infermieri di sala operatoria e personale di supporto che ha consentito la riuscita dell’intervento. Sono orgoglioso di questo risultato che dimostra che questo Policlinico continua a consolidarsi come centro di riferimento all’avanguardia nella gestione dei traumi del torace ed altre condizioni d’urgenza”.

Epifania alle Terme di Chianciano per concludere le feste in relax

Epifania alle Terme di Chianciano per concludere le feste in relaxRoma, 31 dic. (askanews) – L’Epifania alle Terme di Chianciano, uno dei poli termali più conosciuti della Toscana, tra la Val di Chiana e la Val d’Orcia, patrimonio dell’Unesco, è l’opportunità per concludere le festività con un’esperienza di benessere e relax.

Il rimedio naturale per riequilibrare il proprio organismo è la cura idropinica del Parco dell’Acquasanta alle Terme di Chianciano, antica e preziosa tradizione nel campo del benessere e della salute, che consiste nell’assunzione di acqua termale direttamente alla fonte. Emergendo dalle profondità della Terra, queste acque minerali si arricchiscono di sali minerali e oligoelementi che hanno un effetto benefico sul corpo: ricca di elementi come il calcio, il magnesio, il bicarbonato e il solfato, l’acqua termale di Chianciano aiuta a stimolare la digestione, a regolare la funzionalità intestinale e a depurare il fegato. Durante i mesi invernali, le Terme di Chianciano si trasformano in un luogo incantato, soprattutto al calar del sole, grazie a un’atmosfera unica fatta di musica, vapori termali avvolgenti e cene in morbidi accappatoi. La Theia Night Winter Edition del 5 gennaio offre il perfetto equilibrio tra relax e divertimento: una serata che unisce cocktail e acque termali, che invita a lasciarsi andare, a ballare e ridere nell’acqua, condividendo momenti indimenticabili con amici e partner sotto un cielo stellato. I Bagni di Notte del 6 gennaio sono lo sfondo ideale per una sera in compagnia: da iniziare con un gustoso aperitivo o un dopo cena, l’ingresso notturno all’area spa permette di apprezzare la musica dal vivo sorseggiando un calice di vino delle aziende agricole locali.

Covid: contagi e morti in calo, tasso di positività al 18,1%

Covid: contagi e morti in calo, tasso di positività al 18,1%Milano, 29 dic. (askanews) – Sono 40.990 i nuovi casi positivi al Covid registrati nella settimana compresa tra il 21-27 dicembre, con un crollo del 32,2% rispetto alla settimana precedente, quando i contagi erano stati 60.440. In discesa anche il numero dei morti: 279, contro 425 della settimana precedente, con una variazione del -34,4%. Secondo quanto emerge dal bollettino settimanale del Ministero della Salute, il tasso di positività – calcolato sulla base dei 226.649 tamponi processati (il 30% in meno rispetto alla settimana precedente – è al 18,1% con un leggero calo del 0,6% rispetto alla settimana precedente (18,7%)

Lieve flessione per il tasso di occupazione in area medica, pari all’11% (per un totale di 6.834 ricoverati) contro l’11,8% (7.360 ricoverati) del 20 dicembre. In leggerissimo rialzo, invece, il tasso di occupazione nei reparti di terapia intensiva: è al 3,2% (281 ricoverati) rispetto al 3,1% (276 ricoverati) di settimana scorsa.