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Fnomceo: sanità integrativa non deve sostituire Servizo Sanitario

Fnomceo: sanità integrativa non deve sostituire Servizo SanitarioMilano, 13 apr. (askanews) – La sanità integrativa non deve entrare in concorrenza con quella pubblica ma, appunto, integrarla: è questo, in estrema sintesi, il senso di quanto affermato questa mattina dalla Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, per voce del segretario Roberto Monaco, in audizione al Senato, di fronte alla decima Commissione Affari sociali, per l’Indagine conoscitiva sulle forme integrative di previdenza e assistenza sanitaria.

Attualmente la sanità integrativa rappresenta una spesa di 4,3 miliardi di euro a fronte di una spesa previsionale del Servizio Sanitario Nazionale per il 2022 di circa 124 miliardi di euro. La spesa diretta delle famiglie è di quasi 38 miliardi. “Riteniamo che quello della sanità integrativa sia un tema complesso – ha premesso Monaco – e anche molto sentito dalle professioni medica e odontoiatrica. Per avere una corretta visione della questione è necessario distinguere tra le prestazioni che devono essere garantite dal Servizio Sanitario Nazionale, e che sono i Livelli essenziali di assistenza, e le prestazioni che sono invece di pertinenza della sanità privata e che sono appunto prestazioni integrative. Si tratta di prestazioni diverse: per la sanità integrativa si parla appunto di prestazioni che ‘integrano’ e non di prestazioni essenziali.In altri termini, la sanità integrativa non deve entrare in concorrenza con quella pubblica, ma deve bensì integrarla.L’obiettivo è anche determinare un nuovo sistema di regole che garantisca l’intermediazione della spesa privata. Ciò significa individuare un soggetto terzo, che non può essere il mercato, da frapporre tra il cittadino utente ed il sistema di sanità integrativa, al fine di regolare tale rapporto, con regole chiare anche su tariffe e prestazioni”. “Non c’è alcuna preclusione – ha chiarito – rispetto al settore privato laddove contribuisca a rendere più sostenibile il sistema: bisogna che la sanità resti universalistica al fine di garantire a tutti i cittadini pari diritti di cura. Il Servizio Sanitario Nazionale sta, infatti, perdendo quote importanti di universalismo contraddicendo la sua funzione storica di strumento di coesione sociale e rimanendo esposto ad un contingentamento progressivo delle risorse che sta creando delle disuguaglianze territoriali socialmente inaccettabili”.

“Per concorrere all’obiettivo della massima tutela della salute – ha continuato – occorre potenziare e concentrare l’impegno nell’ambito delle prestazioni e dei servizi non previsti dai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) che il Servizio Sanitario Nazionale è tenuto a fornire a tutti i cittadini per tramite delle regioni. L’obiettivo è quindi quello di garantire la tutela della salute ad un numero sempre maggiore di persone e a persone sempre più anziane: per raggiungerlo è necessario sviluppare un modello di sanità integrativa che sia di reale sostengo al sistema pubblico, che pur mantenendo un ruolo centrale in termini di universalità del servizio a tutti i cittadini, possa essere supportato allo stesso tempo nelle aree più critiche, quali assistenza domiciliare, cronicità, non autosufficienza e prevenzione e promozione della salute e stili di vita. Inoltre, le forme sanitarie integrative devono essere finalizzate al recupero e al contenimento delle liste di attesa, fenomeno che ad oggi costringe molti cittadini a ricorrere al privato, nonostante la maggioranza degli italiani abbia grande fiducia nel SSN”. Il nuovo modello di sanità integrativa, deve, quindi, fondarsi sul principio di mutualità, essendo in grado di garantire maggiore equità fra i cittadini e più elevati livelli di tutela sanitaria per tutti. Il welfare solidaristico finanziato con risorse private andrebbe quindi incoraggiato e inserito in un contesto organico e coerente, non è un privilegio riservato a pochi: è un’espressione concreta di sussidiarietà, è la via per rendere sostenibile il welfare negli anni a venire, affrontando l’avversa curva demografica. Dunque, oggi, si può sicuramente parlare di sanità integrativa, dopo però aver reso più efficiente la sanità pubblica. Quella integrativa, infatti, può essere utile nel momento in cui integra il SSN, ma diventa una cosa negativa se finisce per sostituirsi al Servizio sanitario pubblico, come di fatto purtroppo sta già accadendo”. “In relazione specificatamente alla professione odontoiatrica – ha sottolineato – si evidenzia la funzione che i fondi integrativi possono svolgere quali strumenti complementari nelle terapie e nella prevenzione odontoiatrica, rappresentando una opportunità ed una risposta al problema della sostenibilità del costo della terapia odontoiatrica per il singolo cittadino”. Critica, invece, la Fnomceo verso quelle regole che impediscono al cittadino di potersi avvalere del medico di sua scelta, pena la perdita del beneficio economico assicurativo.

“Si auspica i un intervento legislativo – ha concluso Monaco – volto a porre sullo stesso piano l’assistenza diretta e quella indiretta. In questo modo il paziente sarebbe libero di rivolgersi al medico di cui ha piena fiducia, certo di ricevere il livello di qualità delle prestazioni, in termini di assistenza medica, ritenuto più adeguato, conservando al contempo il beneficio assicurativo. È dunque indispensabile la definizione di regole e di organi di controllo delle attività e delle gestioni dei capitali dei Fondi integrativi per attivare sistemi di garanzia e di verifica indipendenti”.

Tumori, Schillaci: con vaccini siamo a una svolta ma ci vorrà tempo

Tumori, Schillaci: con vaccini siamo a una svolta ma ci vorrà tempo




Tumori, Schillaci: con vaccini siamo a una svolta ma ci vorrà tempo




















Milano, 12 apr. (askanews) – Un futuro vaccino Mrma in grado di debellare tumori e infarti rappresenta “un’ottima notizia per i tanti malati oncologici e per le persone affette da malattie cardiovascolari. Credo che siamo a una svolta, ci vorrà ancora del tempo ma è fondamentale ribadire l’importanza della ricerca”. Lo ha detto il ministro della salute, Orazio Schillaci, intervenendo a Tg1 Mattina.

“La speranza – ha aggiunto Schillaci – è avere vaccini efficaci per combattere il cancro, che rimane un big killer. L’auspicio – ha concluso – è che questi vaccini siano per tutti”.

Malformazioni del volto, in Italia 600 nuovi casi ogni anno

Malformazioni del volto, in Italia 600 nuovi casi ogni anno




Malformazioni del volto, in Italia 600 nuovi casi ogni anno




















Roma, 11 apr. (askanews) – Ogni anno in Italia quasi 1 bimbo su 1000 nasce con una forma di labiopalatoschisi, malformazione del volto che, se non curata in modo multidisciplinare e in tempi adeguati, può provocare gravi problemi funzionali ed estetici che possono protrarsi per lungo tempo, andando ad inficiare terribilmente la qualità di vita individuale e di relazione, con elevato rischio di emarginazione. Questi bambini hanno bisogno di cure e attenzioni, come quelle sostenute e promosse dalla Smile House Fondazione ETS. In Italia si registrano ogni anno circa 600 nuovi casi di labiopalatoschisi.

“È assolutamente impensabile ai nostri giorni che una malformazione congenita del volto, presente alla nascita, possa essere risolta solo con un atto chirurgico nei primi mesi di vita. L’intervento, o meglio, gli interventi chirurgici sono un passo importante, ma devono essere coordinati con quelli terapeutici di molti altri specialisti fino al temine delle cure. Solo così potranno essere risolte tutte le problematiche funzionali ed estetiche presenti alla nascita, assicurando il vero obiettivo della Fondazione, che è l’integrazione sociale”, dichiara Domenico Scopelliti, vicepresidente della Fondazione ETS e direttore dell’Unità operativa complessa di Chirurgia maxillo-facciale dell’Ospedale San Filippo Neri di Roma. La Fondazione promuove la nascita di un Progetto di Rete Nazionale, sostenendo lo sviluppo delle Smile House, Centri di cura chirurgici e ambulatoriali, in accordo fin dal 2008 con il ministero della Salute, inseriti all’interno di strutture sanitare del Sistema Sanitario Nazionale nelle varie Regioni. Il compito delle Smile House è quello di accogliere la famiglia e garantire l’intero percorso di cure medico-specialistiche multidisciplinari a migliaia di pazienti, seguendo la persona dalla diagnosi prenatale sino all’età adulta. Ad oggi sono stati realizzati cinque Centri Smile House, di cui due, Roma e Vicenza, sono classificati come Hub chirurgici, dove viene concentrata massimamente l’attività chirurgica. Gli altri tre, Ancona, Cagliari e Taranto, sono classificati come Spoke ambulatoriali, dove si effettuano tutte le terapie multidisciplinari previste dal percorso di cure, con eccezione della chirurgia. L’assetto organizzativo della Rete, suddivisa in Hub e Spoke, contrasta il fenomeno della migrazione sanitaria e offre ai pazienti e alle loro famiglie un percorso di cure eccellenti e adeguate il più vicino possibile alle loro residenze. Tale assetto, inoltre, favorisce la possibilità di sviluppare gli atri due pilastri fondamentali della Fondazione, che sono la formazione professionale e la ricerca scientifica.

Per sostenere le attività delle Smile House e i pazienti con malformazioni cranio-maxillo-facciali, affinché possano vivere appieno la loro vita, Smile House Fondazione ETS ha lanciato la campagna solidale ‘Il sorriso è solo l’inizio’, attiva dal 9 al 29 aprile, sostenuta da Rai per la sostenibilità ESG. Per offrire un contributo basta inviare un sms o chiamare da rete fissa il numero solidale 45585. I fondi raccolti finanzieranno l’acquisto di dispositivi tecnologici, uguali per tutti i Centri Smile House: l’adeguamento tecnologico rappresenta un punto centrale per garantire una elevata qualità delle cure e la possibilità di comparare i risultati ottenuti nei vari Centri Smile House su tutto il territorio nazionale. L’obiettivo di questa campagna SMS è raccogliere i fondi per dotare ulteriori due Centri Smile House di innovativi apparecchi Vectra M3 Face&Neck System, che consentono di poter documentare con tecnologia 3D le immagini dei pazienti ed effettuare lo studio morfo-volumetrico del volto per verificare comparativamente, grazie a modelli matematici, l’efficacia delle terapie chirurgiche ed ortopedico-ortodontiche effettuate. Il progetto Smile House è il frutto di una partnership tra la Smile House Fondazione ETS e il ministero della Salute, protocollo rinnovato nel 2022, che ha consentito di sviluppare accordi specifici all’interno di strutture pubbliche del Servizio Sanitario Nazionale, in varie Regioni. Dal 2011 al 2022, nei Centri Smile House sono state effettuate 40.620 visite, i pazienti sottoposti ad interventi chirurgici sono stati 2.458 raggiungendo il numero complessivo di 4.013 procedure chirurgiche eseguite; 24.482 sono state le cure odontoiatriche ed ortodontiche, 82.775 le consulenze multidisciplinari.

A Roma, venerdì 28 e sabato 29 aprile, il Centro Smile House del San Filippo Neri ospiterà un ‘Weekend Clinic’, in cui saranno concentrati vari interventi chirurgici per “restituire” il sorriso ai piccoli pazienti e avviare un percorso di cura mirato a un concreto inserimento sociale, perché le malformazioni del volto sono malattie estremamente invalidanti che pregiudicano una dignitosa vita sociale.

Donazione organi e tessuti: il 13 aprile Giornata Nazionale

Donazione organi e tessuti: il 13 aprile Giornata Nazionale




Donazione organi e tessuti: il 13 aprile Giornata Nazionale




















Roma, 11 apr. (askanews) – Sarà il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, ad aprire le celebrazioni della 26ma Giornata nazionale della donazione degli organi e dei tessuti con un evento che si terrà giovedì 13 aprile nell’Auditorium “Cosimo Piccinno” del Ministero della Salute a Roma. Con il Ministro Schillaci e con il direttore del Centro nazionale trapianti Massimo Cardillo interverranno il vicepresidente vicario dell’ANCI Roberto Pella, il presidente dell’Ordine dei medici Filippo Anelli e il presidente della Federazione delle Società medico-scientifiche italiane Loreto Gesualdo. All’iniziativa parteciperanno anche gli attori Massimo Ghini e Filippo Laganà, interpreti del film “Amici per la pelle”, incentrato sul tema del trapianto: la pellicola, co-prodotta da Rai Cinema, è stata trasmessa in prima serata domenica scorsa su Rai 1 in apertura della settimana di sensibilizzazione dedicata da Rai per la Sostenibilità ESG alla donazione degli organi.

La Giornata nazionale vedrà anche un forte impegno sui social grazie ad ANCI e ai sindaci italiani, protagonisti insieme al CNT della campagna digitale #UnSìInComune: i primi cittadini inviteranno a dare il consenso alla donazione al momento del rinnovo della carta d’identità, ricordando anche che è possibile dire di sì subito online con la Spid attraverso l’Aido, l’Associazione italiana donatori organi. Tutte le informazioni sono disponibili sul sito www.sceglididonare.it.

Parkinson, allarme pandemia: 12 mln malati nel 2040. Oggi World Day

Parkinson, allarme pandemia: 12 mln malati nel 2040. Oggi World Day




Parkinson, allarme pandemia: 12 mln malati nel 2040. Oggi World Day



















Roma, 11 apr. (askanews) – È allarme pandemia per la malattia di Parkinson. Secondo il Journal of Parkinson’s Disease nel 2040 le persone affette dalla patologia potrebbero essere 12 milioni. Non esiste ancora una cura farmacologica in grado di bloccarne il decorso, nonostante siano all’attivo numerosi e importanti studi clinici che ci vedono anche direttamente coinvolti, quali ad esempio l’utilizzo di anticorpi monoclonali per cercare di bloccare la proteina infettante che la causa, l’a-sinucleina. In questi anni la riabilitazione si è proposta e affermata sempre più come parte essenziale e integrante del trattamento medico-chirurgico. In letteratura esistono prove scientifiche sempre più solide che confermano l’ipotesi dell’efficacia dell’intervento riabilitativo nel migliorare le capacità funzionali e le abilità motorie dei pazienti. “Le più innovative strategie riabilitative vedono il coinvolgimento di sofisticate tecnologie e, in particolare, di robot dedicati alla gestione e alla riabilitazione della motricità ma anche di tutte quelle problematiche legate alle attività cognitive compromesse” spiega Maria F. De Pandis, Responsabile del Centro Parkinson del San Raffaele di Cassino, nella giornata in cui nel mondo si celebra la malattia neurodegenerativa, cronica, lentamente progressiva, che coinvolge diverse funzioni motorie, vegetative, comportamentali e cognitive. “Tra le tecnologie di ultima generazione in uso qui al San Raffaele il Walker View, l’evoluzione di un tapis roulant che grazie a una serie di sensori e celle in carico presenti sul tappeto rotante trasforma il passo del paziente in una vera e propria analisi del cammino. Una telecamera 3D trasforma poi la sua immagine in un avatar e la ritrasmette, come in uno specchio digitale, inducendo il paziente a correggere in ogni momento la lunghezza del suo passo e la qualità della sua postura”, spiega. I benefici dei programmi di allenamento su tapis roulant con realtà virtuale non immersiva sono stati evidenziati anche da studi internazionali, non ultimo uno pubblicato sul Lancet neurology che ha coinvolto cinque paesi (Belgio, Israele, Italia, Paesi Bassi e Regno Unito) con riferimento alla capacità di ridurre i rischio di caduta negli anziani sani, in soggetti affetti da malattia di Parkinson e in persone con declino cognitivo lieve (MCI). “Al WalkerView”, continua la neurologa, “si affiancano poi sistemi riabilitativi volti al miglioramento della motricità dell’arto superiore cosiddetti “end effector”: il paziente effettua un esercizio e il robot interviene attivamente solo nel movimento che lo stesso non riesce a compiere. Ciò permette di effettuare movimenti che sarebbero difficili o impossibili da eseguire con una elevata intensità di ripetizione del movimento”.

Donazione organi: Trento si conferma la città più generosa d’Italia

Donazione organi: Trento si conferma la città più generosa d’Italia




Donazione organi: Trento si conferma la città più generosa d’Italia




















Roma, 11 apr. (askanews) – Per il secondo anno consecutivo Trento è la più generosa tra le grandi città italiane in tema di donazione di organi e tessuti, così come il piccolo borgo di Geraci Siculo si conferma in testa alla classifica dei piccoli comuni, mentre tra i centri di media dimensione a primeggiare sono la pugliese Corato e l’abruzzese Guardiagrele. Sono questi i risultati dell’ultima edizione dell’Indice del Dono, il rapporto realizzato dal Centro nazionale trapianti che analizza i numeri delle dichiarazioni di volontà alla donazione di organi e tessuti registrate nel 2022 all’atto dell’emissione della carta d’identità elettronica nelle anagrafi dei 7.028 Comuni italiani in cui il servizio è attivo. L’Indice è stato pubblicato in vista della 26ma Giornata nazionale della donazione degli organi che si celebra domenica prossima 16 aprile: i valori sono espressi in centesimi e tengono conto di alcuni indicatori come la percentuale dei consensi, quella delle astensioni e il numero dei documenti emessi.

Trento resta dunque in cima alla classifica della generosità tra le 44 città italiane con più di 100mila abitanti. L’indice del dono raggiunto dal capoluogo trentino è 69,76/100: nel 2022, su 11.678 cittadini che hanno rinnovato la CIE, il 65,6% ha scelto di esprimere la propria volontà sulla donazione (34,4% gli astenuti) e tra i dichiaranti il 78,6% ha detto sì. Un tasso di consenso elevato, oltre 10 punti sopra la media nazionale che si è attestata al 68,2%. Al secondo posto a pari merito Sassari e Livorno, entrambe con un indice del dono di 67,69/100: la città sarda, sesta nel 2021, ha raggiunto il 79,1% dei consensi con un’astensione al 41,1%; i livornesi che hanno detto sì sono stati invece il 77% ma con un’astensione più bassa (36,8%), il che spiega l’ex aequo. Ai piedi del podio c’è Verona, quinta Padova, sesta Cagliari, settima Ferrara, ottava Firenze, nona Pescara (la prima delle grandi città centro-meridionali) e decima Monza. Sale Milano (16ma, nel 2021 era 20ma), stabile Torino al 29mo posto, guadagna una posizione Roma (da 32ma a 31ma), Napoli 39ma (era 42ma). È Corato, città di quasi 50mila abitanti in provincia di Bari, il comune più generoso d’Italia tra quelli medio-grandi (da 30 a 100mila residenti). Il centro pugliese ha raggiunto un indice del dono di 77,65/100, oltre 10 punti in più dell’anno precedente, raggiungendo un tasso di consensi dell’81,5% con un’astensione molto bassa (19,1%). Complessivamente migliorano i dati di molti comuni meridionali, nonostante l’opposizione alla donazione al Sud resti tendenzialmente più alta che nel resto d’Italia. Al secondo posto c’è Nuoro, prima un anno fa, completa il podio la sassarese Alghero, seguono tra le prime dieci Como, Belluno, Camaiore (LU), Cerveteri (RM), Pomigliano d’Arco (NA), Sesto Fiorentino (FI) e Monreale (PA). Tra i comuni medio-piccoli (5-30mila abitanti) a primeggiare quest’anno è Guardiagrele, quasi 8mila residenti in provincia di Chieti. La cittadina abruzzese, con un indice del dono di 88,76/100, ha registrato un tasso di consensi altissimo (98,6%) e un’astensione del 24,3%. Secondo posto per Primiero San Martino di Castrozza (TN), terza Leverano (LE), mentre al quarto posto c’è la palermitana Corleone dove nel 2022 nessun cittadino ha detto no alla donazione: 313 i sì raccolti su 313 dichiaranti, anche se il 42,9% ha preferito astenersi. A seguire in classifica tra le prime dieci Boscoreale (NA), Ponte nelle Alpi (BL), Oliena (NU), Arenzano (GE), Spello (PG) e Ribera (AG).

Tra i centri con meno di 5mila abitanti, ancora una volta risulta primo Geraci Siculo, piccolo comune delle Madonie palermitane, con un indice del dono di 94,58/100, un tasso di consensi del 96,8% e un’astensione al 6,9%: in totale, su 102 CIE emesse, sono stati registrati 92 sì alla donazione, 3 no e 7 astenuti. Si tratta in assoluto del miglior risultato tra tutti i comuni italiani, frutto di una sensibilità scaturita da una vicenda avvenuta nel 2021, alla morte di una bambina geracese di 11 anni, Marta Minutella, i cui genitori avevano voluto simbolicamente firmare il consenso alla donazione degli organi anche se poi il prelievo non era stato possibile per ragioni cliniche. La commozione generata da questa tragedia ha radicato in paese una profonda cultura della donazione. Il podio dei piccoli comuni è completato da Cinte Tesino (TN) e da Cardedu (NU). Nel 2022 sono stati registrati 2,8 milioni di nuove dichiarazioni di volontà alla donazione: 1,9 milioni di sì (68,2%) ma anche quasi 900mila no (31,8%), con un leggero peggioramento rispetto al 2021 quando i consensi si erano attestati al 68,9%. A esprimersi è stato il 55,5% dei cittadini che si sono recati all’anagrafe per richiedere la carta d’identità. Nel dettaglio, le percentuali di consenso maggiori sono state registrate tra le donne (71,3%, contro il 66,2% di sì espresso tra gli uomini) e tra i 35-40enni (72,6%), mentre l’opposizione alla donazione è leggermente più altra fra i giovanissimi (nel 2022 il 30,2% dei 18-25enni ha registrato un no) per poi crescere esponenzialmente oltre i 70 anni (42,4% di no tra i 70-80enni, 56,5% tra gli over 80) nell’errata convinzione che la donazione degli organi in età avanzata non sia possibile. Ad oggi complessivamente il Sistema informativo trapianti ospita 15,5 milioni di dichiarazioni registrate: 11,1 milioni di sì e 4,4 milioni di no.

Influenza, Medici Simg e Simit: stagione violenta e straordinaria

Influenza, Medici Simg e Simit: stagione violenta e straordinaria




Influenza, Medici Simg e Simit: stagione violenta e straordinaria



















Roma, 7 apr. (askanews) – E’ ancora in corso una stagione di malanni particolarmente violenta: a pesare non è soltanto la circolazione del virus influenzale, ma anche di quello sincinziale. Tale combinazione ha comportato un importante impatto sia in termini numerici che in ospedalizzazioni. Basti ricordare che solo il virus influenzale porta al decesso ogni anno tra i 5mila e i 15mila italiani. “Se negli anni scorsi, in questi giorni, la stagione influenzale poteva dirsi ormai chiusa, quest’anno si protrarrà almeno sino a fine aprile – sottolinea Massimo Andreoni, Direttore Scientifico SIMIT-Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali – . Diverse le cause: le avverse e alterne condizioni meteorologiche; la ridotta campagna di vaccinazione antinfluenzale; la scarsa immunità della popolazione, conseguenza delle misure di contenimento del Covid19. A proposito dell’ultimo punto, il contenimento anticoronavirus, che è stato certamente utile al fine di evitare la sua diffusione massiva, ha ridotto anche la circolazione di altri virus, lasciando la popolazione sguarnita, soprattutto quella più giovane e non vaccinata, nei confronti degli altri virus. Allo stato attuale, occorrerebbe monitorare la situazione per stabilire se siamo di fronte ad un unicum o se l’attuale situazione rischia di diventare sempre più frequente”.

“La stagione influenzale di quest’anno ha avuto caratteristiche particolari – spiega Claudio Cricelli, Presidente dei medici di famiglia SIMG – è iniziata presto, alla 42esima settimana e non all’abituale 48esima, per poi raggiungere un picco alto e duraturo e poi continuare a tenersi parecchio alta per tutta la stagione invernale. Allo stato attuale, si osserva un calo lento e progressivo, ma siamo ancora sopra la soglia epidemica: se tra adulti e anziani si parla solo di 5,8 casi per 1000 abitanti, per i bambini risulta molto elevata”. “Particolarmente importanti i numeri totali delle sindromi simil influenzali: alla fine di marzo si parlava di circa 13 milioni di cittadini coinvolti, numero destinato ad aumentare fino a fine aprile – conclude Cricelli – . Ad essere circolato non è stato soltanto il virus dell’influenza, soprattutto quello A rispetto a quello B, ma anche tanti altri simili: in particolare quello Sars Cov2, il virus respiratorio sincinziale, l’adenovirus, quello da raffreddore. Le complicanze registrate, che sono state prevalentemente di tipo respiratorio e che hanno colpito soprattutto gli anziani, ci fanno ribadire un concetto: l’unico strumento che disponiamo per la profilassi dell’influlvoenza è il vaccino. Ancora una volta, occorre insistere e tentare di aumentare il tasso di aderenza alla vaccinazione”.

La sanità a portata di click desiderio di 1 italiano su 2

La sanità a portata di click desiderio di 1 italiano su 2




La sanità a portata di click desiderio di 1 italiano su 2




















Roma, 7 apr. (askanews) – Gli italiani ne sono sempre più convinti: una maggiore digitalizzazione della sanità sarebbe la soluzione ideale per la tutela della propria salute. Richiesta condivisa dai nostri connazionali, che si fa ancora più urgente tra gli under 34 (64%) e in chi ha figli a carico (56%). In particolare, il 66% degli over 18 vorrebbe poter gestire maggiormente, da pc/smartphone/tablet, la propria salute e le richieste e prenotazioni di visite, ricette ed esami medici. Anche complice la pandemia, infatti, la tecnologia è diventata d’uso comune e viene già utilizzata in ambito sanitario dall’89% di chi ha tra i 18 e i 34 anni, dal 77% di chi ha tra i 35 e i 54 anni e dal 61% degli over 55.

A rivelarlo, in occasione della Giornata Mondiale della Salute (World Health Day) che si celebra il 7 aprile e che quest’anno affronta proprio il tema della “salute per tutti”, è un’indagine condotta da Quorum/YouTrend per Doctolib – tech company che opera nel settore della sanità digitale e leader europeo con sedi in Francia, Germania e Italia – che ha coinvolto oltre 1.000 cittadini italiani online con più di 18 anni, per approfondire bisogni e aspettative in tema di salute e sanità, pubblica e privata. “La difficoltà di prenotare o di organizzare visite con il proprio medico di famiglia (29% in media ma il dato arriva al 32% in chi ha figli a carico) e, in generale, di relazionarsi con il Servizio Sanitario Nazionale a distanza (24% in media che diventa 27% in chi ha figli a carico) sono tra le principali criticità emerse durante la pandemia per i cittadini” – afferma Nicola Brandolese, CEO di Doctolib Italia – “e hanno dimostrato che la sanità del futuro non può prescindere dalla tecnologia. Oggi i servizi digitali come la prenotazione delle visite, le possibilità offerte dalla telemedicina o le soluzioni per contattare più facilmente il proprio medico rispondono a un bisogno reale dei cittadini e dei professionisti della salute”.

Dalla survey emerge, infatti, che Il 47% degli utenti vorrebbe aumentare in futuro l’uso della tecnologia (48% tra 18-34 anni, 53% tra 35-54 anni, 42% degli over 55) e il 56% degli intervistati vorrebbe che la utilizzasse di più anche il proprio medico di famiglia. Ma quali sono gli utilizzi attuali principali della tecnologia in ambito sanitario? Il più diffuso è sicuramente accedere online agli esiti delle analisi o degli esami. Una pratica alla quale ricorre in media il 49% degli interpellati e che riscuote particolari consensi nella fascia 18-34 anni (59%) e, a seguire, nella fascia 35-54 anni (54%). Al secondo posto il prenotare online le proprie visite dal medico di famiglia (30%) o da altri specialisti (29%). Un’abitudine per il 41% degli utenti tra i 18 e i 34 anni e il 34% tra i 35 e i 54 anni. Al terzo posto il prenotare online le visite per i propri familiari (20%). Un’opportunità che viene colta dal 31% di chi appartiene alla fascia 18-34 anni e dal 24% di chi ha tra 35 e 54 anni.

Ecco invece quali sono le misure più utili per rendere più accessibile il sistema sanitario per i cittadini secondo gli utenti che hanno partecipato all’indagine: riduzione delle pratiche burocratiche del medico di famiglia che così può dedicare più tempo ai pazienti (42%), una necessità espressa soprattutto dagli over 35; possibilità di prenotare in modo digitale visite specialistiche (27%), richiesta dal 41% degli utenti nella fascia 18-34 anni e dal 32% nella fascia 35-54 anni ma che diventa 36% in chi ha figli a carico; possibilità di relazionarsi in modo digitale con il proprio medico di famiglia (20%), richiesta dal 26% degli utenti nella fascia 18-34 anni e dal 22% nella fascia 35-54 anni ma che diventa 24% in chi ha figli a carico.

#SINTOMINVERSI, campagna in musica Associazione Italiana Anderson-Fabry

#SINTOMINVERSI, campagna in musica Associazione Italiana Anderson-Fabry




#SINTOMINVERSI, campagna in musica Associazione Italiana Anderson-Fabry




















Roma, 7 apr. (askanews) – Promuovere la conoscenza della malattia affinché si possano subito riconoscere i suoi sintomi, allo scopo di evitare danni irreversibili agli organi e coinvolgere istituzioni e opinione pubblica nella comprensione dell’importanza della diagnosi precoce della patologia rara. È questa la mission che AIAF – Associazione Italiana Anderson-Fabry vuole raggiungere attraverso la campagna #SINTOMINVERSI, che impegnerà l’Associazione durante tutto il mese di aprile 2023, periodo in cui ogni anno in tutto il mondo si celebra il Fabry Awareness Month, Mese della Consapevolezza Fabry.

“Ogni anno, durante il mese di aprile, – spiega Stefania Tobaldini, presidente AIAF – oltre alle attività di supporto e informazione ai pazienti che svolgiamo quotidianamente, ci impegniamo per intensificare le attività di sensibilizzazione e divulgazione sulla Malattia di Fabry rivolgendoci alla comunità in generale (oltre al personale sanitario, pazienti e familiari) al fine di migliorare il riconoscimento, la diagnosi, la comprensione e la gestione della patologia”. Lo stomaco ha resistito anche se non vuol mangiare. Ma c’è il dolore che sale, che sale e fa male recitano i versi di Giuseppe Anastasi del brano “La notte” reso celebre dall’interpretazione di Arisa che le è valso il secondo posto a Sanremo 2012. Ma anche Ora è allo stomaco, fegato, vomito, fingo ma c’è. E ancora Perché mi porto un dolore che sale, che sale. Si ferma sulle ginocchia che tremano, e so perché. E se fosse il sintomo di una malattia rara? Chiede in maniera provocatoria il messaggio della campagna. Manifestazioni come nausea, vomito, dolori allo stomaco e vertigini sono infatti alcuni dei sintomi precoci attraverso i quali la Malattia di Fabry può manifestarsi. A questi si aggiungono cefalea, affaticamento, dolori alle mani e ai piedi, comparsa sulla pelle di grappoli di piccole macchie rosso scuro (angiocheratomi), una ridotta capacità di sudare (ipoidrosi), opacizzazione della cornea (occhio) e disturbi dell’udito, fino ad arrivare, nelle fasi avanzate della malattia, al coinvolgimento di organi importanti come cuore e reni, compromettendone il regolare funzionamento. Si tratta, come è facile intuire, di manifestazioni potenzialmente riconducibili a cause molto diverse, prive di una specificità propria solamente della Fabry. È proprio questo aspetto, unito anche all’insorgenza diversificata da paziente a paziente, a rendere estremamente complessa una diagnosi puntuale e tempestiva.

“La diagnosi della Malattia di Anderson-Fabry – spiega Federico Pieruzzi, direttore Struttura Complessa di Nefrologia, Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori di Monza e coordinatore del Comitato Scientifico di AIAF – è difficile perché le manifestazioni cliniche sono molto eterogenee, molto diverse tra di loro e non hanno caratteristiche specifiche. Spesso la diagnosi arriva quando la malattia ha già colpito alcuni organi in modo irreversibile, con pesanti ripercussioni sulla qualità di vita del paziente e riducendo l’aspettativa di vita. La diagnosi precoce, oltre a una presa in carico integrata da parte delle équipe cliniche, è quindi di importanza fondamentale”. La campagna si svilupperà attraverso i social ma anche con manifesti affissi a Milano e Napoli, città coinvolte nelle maratone di aprile della Fondazione Telethon, da sempre impegnata per finanziare la ricerca per la diagnosi e la cura delle malattie rare. “L’intento – conclude la presidente Tobaldini – è quello di sfruttare strumenti di comunicazione tradizionale e anche digitale attraverso la presenza nelle “piazze” più significative, che consentano di sensibilizzare un pubblico che possa essere il più vasto possibile, per far conoscere i sintomi, la patologia e i suoi echi sulla vita quotidiana dei pazienti”.

Prestazioni sanitarie troppo lente? Nasce il Cup Solidale

Prestazioni sanitarie troppo lente? Nasce il Cup Solidale




Prestazioni sanitarie troppo lente? Nasce il Cup Solidale – askanews.it




















Roma, 5 apr. (askanews) – Un Osservatorio che raccoglie 27.849 medici, 2.771 cliniche e 21 milioni di disponibilità aggiornate quotidianamente, comparando prezzi e tempi d’attesa per le principali prestazioni sanitarie, offerte da soggetti privati, su tutto il territorio nazionale. Si tratta di uno strumento preziosissimo che offre una fotografia dinamica dei costi su base nazionale e provinciale con prezzo minimo, medio e massimo.

“Nel momento in cui escono dallo studio del proprio medico con una ricetta, tante persone vengono prese dallo sconforto, perché sanno che dovranno passare molto tempo al telefono oppure online per trovare la prestazione di cui hanno bisogno”, sottolinea Leonardo Aloi, Ceo e co-founder della startup Cup Solidale. “Spesso il compito sembra impossibile, soprattutto se la richiesta è urgente e non si vuole spendere una fortuna. L’Osservatorio mette a disposizione le informazioni sulle prestazioni in pochi clic, con la possibilità di sapere a colpo d’occhio qual è il tempo di attesa e la distanza da casa, a fronte di un prezzo più o meno conveniente, e scegliere la soluzione migliore”.

Sul sito Cupsolidale.it si trovano anche diverse prestazioni che possono tranquillamente competere per prezzo con quelle del Sistema Sanitario pubblico, ma soprattutto che sono erogate in tempi brevi, solitamente da 1 a 5 giorni. Cosa fa Cup Solidale Cup Solidale in qualità di aggregatore e comparatore web di servizi e prestazioni sanitarie, nasce proprio per facilitare l’accesso alle cure nel campo della sanità privata. Con la pubblicazione dell’Osservatorio la startup completa la sua offerta di un servizio trasparente e facile da usare. Accedendo a Cupsolidale.it, infatti, è possibile cercare una prestazione direttamente a partire dalla propria zona di residenza oppure visualizzarla all’interno dell’Osservatorio, comparando prezzi e tempi di attesa su tutto il territorio nazionale.

Una volta trovata la prestazione che interessa al prezzo e nel giorno migliori per le proprie esigenze, si può prenotare e pagare direttamente dal sito. Tutto in pochi minuti, senza code o inutili attese al telefono. Il servizio è totalmente gratuito per gli utenti finali, mentre gli istituti e i laboratori privati o del terzo settore presenti su Cup Solidale pagano semplicemente una percentuale sulle prestazioni.

Tutti i vantaggi dell’Osservatorio L’Osservatorio di Cup Solidale vuole essere uno strumento di informazione utile sia per l’utente che usa la piattaforma per prenotare, sia per tutti i principali stakeholder coinvolti nell’ambito della sanità italiana. Per giornalisti, ricercatori e studiosi l’Osservatorio rappresenta il primo aggregatore di dati sulla sanità privata disponibile in Italia, aggiornato su base quotidiana e di libero accesso. Cliniche, laboratori, farmacie e in generale tutti i prestatori di servizi in ambito sanitario non comunicano tra loro: Cup Solidale grazie al suo ruolo nella filiera funge da trait d’union. Per cliniche, laboratori, farmacie eccetera l’Osservatorio è un utile strumento per comprendere l’offerta di mercato nel territorio in cui operano e stare sempre al passo; Un accesso più semplice e veloce alle prestazioni private alleggerisce i costi e le difficoltà di gestione che gravano sul Sistema Sanitario Nazionale. A proposito di quest’ultimo punto: l’Istat ha evidenziato un ulteriore aumento della rinuncia alla cura, nel 2022, causato principalmente da una barriera all’accesso, dovuta (per il 4,2% della popolazione) alle lunghe liste di attesa. Quando le persone rinunciano alle visite e agli esami diagnostici e clinici, aumentano le ospedalizzazioni e l’accesso ai Pronto Soccorso. “La rinuncia alla cura è il pericolo numero uno da scongiurare. Noi possiamo organizzare e rendere chiara e fruibile l’offerta sanitaria privata. Le persone cercano prestazioni in tempi brevi, vicino a casa e a un prezzo sostenibile. Cup Solidale offre tutte queste informazioni a portata di clic, in un minuto. Con la certezza di sapere qual è il riferimento su base nazionale”, conclude Aloi.