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AstraZeneca, Wittum: investimenti per 97 mln euro nel 2023-2024

AstraZeneca, Wittum: investimenti per 97 mln euro nel 2023-2024Roma, 8 giu. (askanews) – “Nel biennio 2023/2024 AstraZeneca investirà in R&S 97 milioni di euro e realizzeremo più di 200 studi clinici, grazie alla collaborazione con oltre 300 centri di ricerca dislocati su tutto il territorio italiano. Per questo siamo convinti che serva collaborazione, semplificazione e una partnership tra pubblico e privato per confermare la leadership italiana in Europa e nel mondo”. Lo ha detto Lorenzo Wittum, Presidente e AD di AstraZeneca Italia durante la seconda edizione di “Talkin’ Minds: AstraZeneca parla al futuro” dal titolo “Dalla demografia all’economia: il ruolo delle scienze della vita per l’Italia”, organizzato a Roma con il patrocinio di Farmindustria e di Federated Innovation, a cui è intervenuto tra gli altri anche Mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita. Al centro del dibattito tra istituzioni, società scientifica e mondo delle life science la trasformazione socio-demografica italiana, il suo impatto sul sistema sanitario e l’opportunità offerta da una popolazione più longeva e in salute.

La sfida demografica è oggi una delle più importanti, insieme a quella ambientale. Negli ultimi decenni la popolazione mondiale è infatti cresciuta rapidamente, è divenuta più longeva. Nel 2022 siamo arrivati ad 8 miliardi di persone e l’80% degli over 65 vive nelle 20 economie maggiormente sviluppate che producono l’85% del PIL mondiale. Nel nostro Paese il dato è ancora più rappresentativo, dal momento che l’Italia ha l’indice di vecchiaia – ovvero il rapporto tra la popolazione over 65 e quella under 15 – più alto nell’Unione Europea. Seppure grazie ai progressi dell’innovazione terapeutica e a una maggiore consapevolezza degli stili di vita oggi sia possibile prolungare la vita attiva e in salute, il peso delle malattie croniche e ad alto impatto sociale costituisce una sfida per i sistemi sanitari. “In questa edizione abbiamo voluto mettere al centro l’esigenza di un sistema sanitario e sociale che sia longevo e sostenibile e la necessità di affrontare in maniera strutturale i temi più critici: garantire l’accesso alle cure e al contempo diffondere una corretta cultura della prevenzione e della diagnosi precoce”, ha detto ancora Wittum.

Fondamentale il ruolo delle Life Science, definito il più grande investimento “in salute” al mondo e l’Italia non fa eccezione. Nel 2022 le imprese del farmaco – è stato evidenziato – hanno investito in Ricerca e Sviluppo 1,9 miliardi di euro, circa il 7% del totale degli investimenti in Italia (+11% rispetto al 2021). Dal 2017 al 2022 la crescita degli investimenti in R&S è stata del 22%, dinamica che ha portato a risultati molto importanti, in particolare in alcune aree di specializzazione, e frutto sempre più di partnership con le strutture pubbliche. Per ogni euro investito in studi clinici il beneficio economico complessivo per il Ssn è 3 euro. “Evidenziare le opportunità offerte dal cambiamento demografico è un’occasione importante affinché la longevità si possa tradurre in occasione di crescita e sviluppo per l’Italia, ha commentato il Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso nel messaggio inviato. “Vi è, infatti, una sempre più forte correlazione tra i temi della demografia e quelli della crescita economica, e in questo l’industria farmaceutica diviene sempre più un settore strategico perché in grado di fornire gli strumenti per migliorare la qualità di vita dei cittadini consentire loro di essere sempre di più parte attiva del mondo produttivo. Per tale ragione il Governo e questo Ministero si impegnano a sostenere le imprese straniere che intendono puntare sull’Italia, al fine di favorire l’attrazione di nuovi investimenti in ricerca e innovazione nel settore farmaceutico così da rendere il nostro Paese più competitivo, pronto ad affrontare le sfide future che ci attendono, rafforzando la nostra sicurezza e dunque la nostra crescita”.

Dal dibattito è emersa la necessità di un quadro di regole che riconosca la farmaceutica come settore strategico affinché l’Italia, nel quadro della competizione globale, possa mantenere e accrescere il suo valore industriale. È necessario coniugare accesso alle cure, sostenibilità della spesa, valorizzazione e rafforzamento degli investimenti, in un contesto di collaborazione pubblico-privato per l’attrattività del Paese e quindi: garantire un finanziamento adeguato alla domanda di salute e all’innovazione farmaceutica, con meccanismi per la valutazione degli effetti clinici, sociali ed economici delle cure; rendere politiche sanitarie e industriali coerenti con gli obiettivi di sviluppo del Paese; innovare e semplificare il sistema regolatorio, fondamentale per la competitività e per l’accesso alle terapie. “Il nostro Paese dal punto di vista strategico può e deve puntare sulla qualità della vita e sulla longevità come elemento di sviluppo e di valore, e questo obiettivo può essere raggiunto solo se investiamo sulla qualità della salute e delle cure – ha detto Ugo Cappellacci, Presidente XII Commissione Camera dei Deputati, intervenuto all’interno della tavola rotonda sulle politiche necessarie per garantire un sistema equo e sostenibile – Dopo il momento difficile dell’emergenza pandemica, durante la quale abbiamo fatto esperienza di quanto sia importante avere un Sistema Sanitario solido, è il momento di affrontare la sfida della longevità a nostro favore, facendo leva sull’importanza della prevenzione, in particolare in campo oncologico, attraverso programmi di screening volti ad una presa in carico precoce e ad una maggiore appropriatezza terapeutica”.

“L’aumento della longevità in Italia rappresenta una sfida significativa per la sostenibilità dei sistemi sanitari, rendendo necessario un nuovo modello che garantisca accesso alle cure, promuova la prevenzione e assicuri la sostenibilità delle cure. In questo contesto, l’investimento in innovazione farmaceutica, ricerca nelle terapie geniche, oltre alla digitalizzazione del settore delle life science, assumono un ruolo cruciale – ha dichiarato nel suo intervento Sandra Savino, Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Economia e delle Finanze – Innovazione farmaceutica e terapie geniche, in particolare, rappresentano un’opportunità significativa. Esse possono offrire soluzioni innovative per malattie attualmente incurabili o difficili da gestire. Parallelamente, la digitalizzazione offre l’opportunità di diagnosi precoce e gestione remota delle cure, contribuendo a ritardare la progressione delle malattie e a ridurre i costi sanitari. È importante considerare l’investimento non come un semplice costo, ma come una spesa d’investimento. Nonostante l’elevato costo iniziale, esse possono portare a un risparmio a lungo termine, riducendo i costi legati alla gestione cronica delle patologie e migliorando la qualità di vita dei pazienti. Questa visione richiede un cambio di prospettiva: si passa da un approccio di breve termine basato sui costi, a uno a lungo termine, incentrato sull’investimento per la salute e la longevità”.

Malattie cardiovascolari, con nuove terapie risparmio 170 mln per Ssn

Malattie cardiovascolari, con nuove terapie risparmio 170 mln per SsnRoma, 6 giu. (askanews) – Oggi in Italia sono 800mila i pazienti in cura a seguito di un evento aterosclerotico-cardiovascolare e sottoposti quindi a ‘rischio residuo’, ovvero alla probabilità di sviluppare un evento cardiovascolare maggiore anche se in cura con le terapie standard raccomandate. Un nuovo approccio terapeutico per abbattere il 5% dei ricoveri nella cura del rischio cardiovascolare residuo potrebbe assicurare al Servizio Sanitario Nazionale un risparmio di 170 milioni di euro (considerando una remunerazione teorica delle prestazioni di ricovero ospedaliero pari a 3 miliardi di euro). È quanto emerso da uno studio realizzato da Altems (Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari dell’Università Cattolica del Sacro Cuore) e presentato questa mattina nel corso dell’evento ‘Prevenzione cardiovascolare secondaria. Un nuovo paradigma di trattamento del rischio cardiovascolare residuo’, patrocinato dalle società scientifiche Sic, Anmco, Gise e dall’Intergruppo Parlamentare sulle malattie cardio, cerebro e vascolari.

Le malattie cardiovascolari in Italia sono ancora la principale causa di morte, essendo responsabili del 44% dei decessi: in particolare, la cardiopatia ischemica è tra i ‘big killer’ nel 28% dei casi, mentre gli accidenti cerebrovascolari (13%) sono al terzo posto dopo i tumori. A livello globale, nel 2019, è stata stimata una prevalenza per le malattie cardiovascolari di 523 milioni di casi, tra malattie cardiache, cerebrovascolari e interventi di bypass aortocoronarico o angioplastica, con un costo di 210 miliardi l’anno solo nell’Unione europea. “Le malattie cardiovascolari sono in assoluto la prima sfida sanitaria per il paese perché rappresentano la causa di morte e di ricovero ospedaliero più diffusa in Italia, come in tanti altri paesi- ha commentato Pasquale Perrone Filardi, Presidente Sic (Società Italiana di Cardiologia)- e per i cittadini la sfida è essere curati al meglio, con tutto ciò che oggi la ricerca in campo biomedico fornisce in tema di prevenzione. È tantissimo quello che noi possiamo fare per ridurre il rischio cardiovascolare, tra coloro che non hanno avuto un evento e anche tra coloro che un evento l’hanno già subito. Spetta a noi e spetta alla politica mettere a terra tutte le possibilità che oggi la scienza ci mette a disposizione. Oggi questa è una sfida assolutamente importante, che va intensificata anche alla luce delle tante differenze che purtroppo oggi esistono, a livello nazionale e persino all’interno delle singole regioni, nell’accesso alle cure e in generale alla prevenzione cardiovascolare”. Nel nostro Paese i disturbi dell’apparato cardiocircolatorio rappresentano, inoltre, la maggiore causa di ricovero: nel 2019 si sono registrate per queste patologie 863.505 dimissioni (14,3% del totale), con 6.222.673 giornate di degenza (7,2 giorni di degenza media). Le malattie cardiovascolari rappresentano, quindi, una delle voci più impattanti sulla spesa farmaceutica in Italia. Dal Rapporto Osmed 2021 risulta che la spesa complessiva pro capite per i farmaci dell’apparato cardiovascolare è pari a 54,92 euro, in aumento del 2,2% rispetto all’anno precedente.

Leadership al Femminile in sanità: via a II edizione Premio “Leads”

Leadership al Femminile in sanità: via a II edizione Premio “Leads”


Leadership al Femminile in sanità: via a II edizione Premio “Leads”


Leadership al Femminile in sanità: via a II edizione Premio “Leads”























1686049263 Leadership al Femminile in sanita via a II edizione Premio

Roma, 6 giu. (askanews) – Prende il via la seconda edizione del Premio Leads, il riconoscimento istituito dall’Associazione Donne Leader in Sanità per promuovere le best practices di organizzazioni pubbliche e/o private che si sono distinte nel favorire la leadership al femminile. Su iniziativa del Vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri, che ha introdotto la conferenza con i saluti istituzionali, il premio è stato presentato a Roma, presso il Senato della Repubblica, nella Sala Caduti di Nassirya. Relatrici dell’evento la Presidente dell’Associazione Donne Leader in Sanità, Patrizia Ravaioli; il Segretario del Premio Sara Vinciguerra; la Rettrice della Sapienza Università di Roma, Antonella Polimeni; Mariella Mainolfi, Direttore Generale delle professioni sanitarie e delle risorse umane del Servizio Sanitario Nazionale del Ministero della Salute; Nunzia de Girolamo, conduttrice televisiva.

Il concorso, ideato da Sara Vinciguerra, socia fondatrice dell’Associazione Donne Leader in Sanità, è rivolto a enti pubblici o privati accreditati, ad aziende e associazioni, onlus ed enti del terzo settore che si siano distinti nel favorire la leadership femminile nel settore sanitario e nelle scienze della vita. Saranno premiati inoltre tutti i candidati che hanno ottenuto la certificazione della parità di genere sul posto di lavoro per eliminare il divario di retribuzione tra uomini e donne. Per partecipare basta aderire al bando, presentando la candidatura attraverso il link https://donneleaderinsanita.it/bando-dleads/. La partecipazione e’ gratuita e la presentazione dei progetti è concorso 29 settembre 2023. Per ulteriori info: https://donneleaderinsanita.it/ La cerimonia di premiazione si terrà il 26 ottobre 2023. A selezionare le candidature e decretare i progetti più meritevoli sarà una Giuria presieduta dalla Professoressa Antonella Polimeni, Rettrice della Sapienza Università di Roma, accanto a figure di grande prestigio quali Luigi Bobba, Presidente di Terzjus, Nunzia De Girolamo, Conduttrice televisiva, Enrica Giorgetti, Direttore Generale Farmindustria, Mariella Mainolfi, Direttore Generale delle Professioni Sanitarie e delle risorse umane del Servizio Sanitario Nazionale del Ministero della Salute, Massimiliano Raponi, Direttore Sanitario Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Walter Ricciardi, Professore ordinario d’Igiene e Medicina Preventiva Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, Fiorenza Sarzanini, Vicedirettore Corriere della Sera e Andrea Vianello, giornalista.

Novità dell’edizione di quest’anno, è l’istituzione di un Comitato d’Onore, che ha un compito consultivo e di indirizzo e che, nel suo ruolo, potrà proporre alla giuria menzioni speciali destinate a donne, uomini ed enti che si siano distinti nel corso del 2022 per il raggiungimento degli obiettivi del Premio Leads. Il Comitato d’Onore è co-presieduto da Lella Golfo e Alessia Mosca, promotrici della legge “Parità di accesso agli organi di controllo delle società quotate in mercati regolamentati”. Membri del Comitato d’Onore sono Renato Balduzzi, già Ministro della Salute, Carolina Gianardi, co-fondatrice Inclusione Donna, Maurizio Iachino, Presidente Fuori Quota, Beatrice Lorenzin, già Ministro della Salute, Paola Mascaro, Past President Valore D, Maurizio Sacconi, già Ministro del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali.

Salute, beta-talassemia in Italia: le sfide per il futuro

Salute, beta-talassemia in Italia: le sfide per il futuro


Salute, beta-talassemia in Italia: le sfide per il futuro


Salute, beta-talassemia in Italia: le sfide per il futuro























1686048842 Salute beta talassemia in Italia le sfide per il futuro

Roma, 6 giu. (askanews) – Si stima che circa 7mila persone in Italia sono affette da beta-talassemia. Residenti per lo più in alcune Regioni del Sud (Sicilia, Sardegna, Puglia) e del Nord (Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna). Di queste, il 73 per cento è affetto da beta-talassemia major, o talassemia trasfusione-dipendente1 (Tdt). Cifre che pongono il nostro Paese fra quelli con la più alta incidenza di pazienti talassemici nel mondo. Un’emergenza che impone delle riflessioni e su cui si sono confrontati rappresentanti delle Istituzioni, del mondo scientifico e delle Associazioni di pazienti, nell’incontro organizzato da Vertex Pharmaceuticals, che si è svolto questa mattina alla Camera dei Deputati dal titolo “Beta-talassemia in Italia: i successi del presente e le sfide del futuro”. Un’occasione per fare il punto su questa patologia in Italia, sui centri di cura e sul futuro della presa in carico del paziente talassemico.

I centri di cura italiani sono un’eccellenza, ma, talvolta, la scarsità del personale mette a rischio l’assistenza. Troppi pochi medici a fronte di pazienti complessi, è quanto emerge dalla ricerca realizzata da IQVIA presentata durante l’incontro. Il 18% dei centri dispone, infatti, di 1 solo medico e i centri più grandi hanno in carico il 70% dei pazienti. Inoltre, ogni centro medio-grande ha in carico quasi 10 volte il numero di pazienti rispetto ai centri medio-piccoli (115 vs 12,6 pazienti), con solo 1 medico in più nell’organico (4 vs 3 medici). “L’Italia è in prima linea nella lotta alla talassemia, grazie all’impegno e alla competenza dei nostri clinici rappresentiamo l’eccellenza nel trattamento dei pazienti talassemici, ma possiamo fare ancora di più – ha detto l’onorevole Luciano Ciocchetti, vicepresidente della Commissione affari sociali, Camera dei Deputati – Spesso i clinici si trovano a dover trattare molti pazienti e sta alla politica aiutarli garantendo maggiori risorse”.

Si ritiene che i pazienti che dipendono dalle trasfusioni abbiano bisogno di 1-3 sacche di sangue o più al mese e che si tratti di pazienti particolarmente fragili: l’85% presenta, oltre alla beta-talassemia anche altre patologie dovute a complicanze della malattia o correlate alla terapia. La loro gestione è, quindi, complessa e la ricerca IQVIA sottolinea come i Centri siano un punto di riferimento fondamentale per i pazienti, sia per le terapie specifiche sia per la gestione della malattia, dalle pratiche burocratiche al supporto psicologico, per arrivare alla presa in carico delle altre problematiche, come quelle cardiovascolari, di fertilità, oncologiche. Ecco perché la carenza di personale rischia di compromettere la salute dei pazienti. “Seppur in presenza di queste difficoltà organizzative, lo standard di cura in Italia è fra i migliori al mondo. I pazienti sono trattati con puntualità e le strutture sono di buon livello. Inoltre, con l’istituzione della Rete Nazionale Talassemie da poco approvata da parte della Conferenza Stato Regioni, crediamo che la gestione dei pazienti migliorerà ulteriormente con minori differenze tra regione e regione”, ha commentato la Dott.ssa Raffaella Origa, Presidente SITE (Società Italiana Talassemie ed Emoglobinopatie) intervenendo al meeting. Durante l’evento è stato presentato anche uno studio che ha mostrato come i tassi di mortalità dei pazienti con TDT rimangano ancora elevati rispetto alla media della popolazione. Sottolineando anche come le complicanze più frequenti nei pazienti siano endocrine (19,2%), epatiche (14,5%), tumori maligni (13,1%), complicanze cardiopolmonari (12,1%) e muscoloscheletriche (10,3%). “Questi dati dimostrano che nonostante l’aumentata sopravvivenza dei pazienti talassemici c’è ancora della strada da percorrere” – ha sottolineato il Dott. Gianluca Forni, Direttore del centro microcitemia e anemie congenite dell’ospedale Galliera di Genova, nel suo intervento – che poi ha concluso dicendo che “I progressi fatti nel trattamento della patologia sono da celebrare è però nostro dovere cercare di migliorare ancora la qualità della vita di questi pazienti”.

Delle sfide quotidiane che affrontano i pazienti ha parlato, invece, Valentino Orlandi, presidente di United Onlus (Federazione Italiana delle Thalassemie, Emoglobinopatie Rare e Drepanocitosi) che ha dichiarato: “I pazienti affrontano ogni giorno la sfida della malattia. Essere talassemico non vuol dire solo doversi trasfondere ogni 3-4 settimane, ma adattare le proprie attività lavorative e sociali ai livelli di energia, con un evidente impatto sulla qualità della vita”. Tommasina Iorno, delegata della Fondazione Italiana “Leonardo Giambrone” per la Guarigione della Talassemia e della Drepanocitosi ha poi aggiunto: “La carenza di sangue è un tema di strettissima attualità sul quale dobbiamo mantenere alta l’attenzione. Alcune Regioni sono sotto la soglia dell’autosufficienza e la carenza di sangue è cronica. Interventi per promuovere la donazione e per aumentare le risorse umane per il funzionamento del sistema “sangue” sono fondamentali e non più procrastinabili. La qualità di vita dei pazienti è messa a dura prova dalla disponibilità o meno della terapia trasfusionale salvavita. Tale carenza influisce negativamente su tutto il Percorso diagnostico terapeutico assistenziale del paziente”.

Roma, Padel e Salute: la Sapienza promuove il benessere psicofisico

Roma, Padel e Salute: la Sapienza promuove il benessere psicofisico


Roma, Padel e Salute: la Sapienza promuove il benessere psicofisico


Roma, Padel e Salute: la Sapienza promuove il benessere psicofisico























1685987883 Roma Padel e Salute la Sapienza promuove il benessere psicofisico

Roma, 5 giu. (askanews) – Venerdì 9 e sabato 10 giugno 2023 si terrà, presso il centro SapienzaSport a Tor di Quinto, la quarta edizione di “Padel e Salute”, manifestazione dedicata alla promozione del benessere psicofisico attraverso lo sport e le corrette abitudini sanitarie. Nel corso delle due giornate saranno offerte visite mediche gratuite e postazioni di counseling psicologico e sanitario presso il “Villaggio della Salute”: una tensostruttura di 400 mq allestita per l’evento e curata dai professionisti dell’Area di Scienze della Salute delle Facoltà Mediche di Sapienza ospiterà le 23 le branche specialistiche presenti: senologia, endocrinologia, ginecologia, proctologia, urologia, andrologia, salute orale, oculistica, odontoiatria pediatrica, pediatria, nutrizione clinica, dermatologia, cardiologia, otorinolaringoiatria, chirurgia generale, chirurgia vascolare, angiologia, fisiatria, medicina interna, immunologia clinica, gastroenterologia, medicina dello sport, radiologia. Le visite si terranno il 9 giugno dalle ore 14.00 alle 19.00 per studenti e personale della Sapienza, del Policlinico Umberto I e del Policlinico Sant’Andrea, e il 10 giugno dalle ore 9.00 alle 19.00 per tutta la cittadinanza. Ricco anche il programma sportivo del week end con i tornei conclusivi di “Padel e Salute”, tornei amatoriali, dj set e musica dal vivo. L’evento nasce dalla collaborazione tra Sapienza Università di Roma, le Aziende ospedaliere – universitarie Policlinico Umberto I e Policlinico Sant’Andrea e l’Associazione culturale “Capire per Prevenire” che promuove la divulgazione medico-scientifica in ambito della prevenzione medica.

Venerdì 9 giugno alle ore 15.30 è prevista la partecipazione del ministro per lo Sport e i giovani Andrea Abodi, della rettrice Antonella Polimeni, del direttore generale del Policlinico Umberto I di Roma Fabrizio d’Alba e del direttore generale dell’Azienda ospedaliero-universitaria Sant’Andrea Daniela Donetti. Saranno presenti anche la prorettrice per lo Sport della Sapienza Cristina Limatola e il presidente dell’Associazione culturale “Capire per Prevenire” e ideatore della manifestazione Stefano Arcieri. Sabato 10 giugno dalle ore 12.00 sarà attivo un press-point e alle ore 19.30 è previsto un evento conclusivo cui seguirà la premiazione dei vincitori del torneo di padel.

Sanità: alla Cattolica di Roma la 28ma Conferenza Annuale EHMA

Sanità: alla Cattolica di Roma la 28ma Conferenza Annuale EHMARoma, 5 giu. (askanews) – “L’Italia è oggi impegnata, con gli altri Paesi UE a dare corpo all’idea dell’Europa della Salute. In Italia, in particolare, il sistema sanitario per decenni è stato oggetto di una politica di tagli lineari che hanno determinato criticità, che negli anni si sono cronicizzate, e che sono stati poco utili a garantire il recupero dell’appropriatezza. Oggi possiamo ritenere definitivamente conclusa la fase di definanziamento. Questo Governo nonostante le oggettive difficoltà economiche, la crisi energetica e la guerra russo-ucraina, ha aumentato le risorse destinate alla sanità: nel triennio 2023-2026 sono stati stanziati circa 7 miliardi e mezzo di euro in più rispetto al passato. Solo nel 2023 abbiamo reso disponibili 3 miliardi e mezzo in più”. Così il Ministro della Salute Orazio Schillaci aprendo la cerimonia inaugurale della 28ma edizione della conferenza annuale della European Health Management Association (EHMA) che l’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi sanitari – Facoltà di Economia dell’Università Cattolica (ALTEMS) e l’EHMA promuovono dal 5 al 7 giugno nell’Auditorium del campus di Roma dell’Ateneo.

“Accanto alle risorse, occorre visione – ha continuato il Ministro – e il coraggio di attuare una riforma sanitaria che vada oltre singoli interventi tampone, a partire dalla revisione dei modelli assistenziali. In quest’ottica appare prioritario ripensare i nostri modelli organizzativi e lo vogliamo fare cambiando la prospettiva dalla quale guardiamo al sistema sanitario: sino ad ora è stato pensato e costruito partendo ‘dal lato dell’offerta’, dal lato degli operatori. Dobbiamo ri-progettare il sistema sanitario mettendoci decisamente dalla parte di chi ne beneficia: dalla parte dei cittadini e dei pazienti”. La conferenza EHMA 2023 è stata aperta dal professor Americo Cicchetti, Ordinario di Organizzazione Aziendale alla Facoltà di Economia dell’Università Cattolica e direttore dell’ALTEMS: “Ci troviamo in un momento certamente significativo per la vita del nostro Servizio Sanitario Nazionale sul quale si è riacceso il dibattito sulla sua sostenibilità. Nel nuovo scenario italiano ed europeo sarà cruciale riprogettarlo su basi culturali totalmente nuove: smettendo di disegnare le nostre organizzazioni nella prospettiva di chi offre i servizi, ma mettendoci nei panni di chi ne usufruisce, pazienti e cittadini. Questi tre giorni nell’EHMA Conference saranno preziosi per comprendere quali traiettorie di innovazione organizzativa dovremo intraprendere per garantirci la sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale”.

Dopo i saluti istituzionali della Preside della Facoltà di Economia dell’Università Cattolica Antonella Occhino e del Preside della Facoltà di Medicina e chirurgia Antonio Gasbarrini, è stata la professoressa Sandra C. Buttigieg, Presidente dell’EHMA, a offrire il benvenuto a nome dell’associazione europea: “Di fronte alla complessità e alle sfide del sistema sanitario questa Conferenza ha l’obiettivo di fornire una piattaforma non solo per elaborare soluzioni organizzative, ma anche per creare connessioni fra tutti gli health manager e ‘costruire ponti’ tra ricerca e management”, ha detto. “Per continuare ad avere una sanità fondata sui principi di universalità, equità, sostenibilità, dobbiamo aprirci e investire nelle innovazioni che sono intervenute e prepararci a utilizzare al meglio quelle che verranno guidando il sistema sanitario attraverso una profonda trasformazione organizzativa basata su un massiccio investimento per la digitalizzazione – ha concluso il Ministro Schillaci – in un’ottica di sostenibilità ed efficientamento la disponibilità di un patrimonio di dati sanitari omogenei consentirà di prevedere epidemie, di monitorare mutamenti epidemiologici e di conseguenza di allocare le risorse in maniera più efficiente e appropriata. Ma quando parliamo di innovazione, non si può non ricordare la centralità rivestita dall’Health Technology Assessment (HTA), affinché le decisioni politiche siano guidate dalle migliori evidenze scientifiche e tenendo conto delle risorse disponibili. Questo richiama l’importanza di investire nelle competenze dei professionisti della salute, nelle loro competenze scientifiche e digitali da inserire in organizzazioni sanitarie che vanno gestite in modo sempre più efficace ed efficiente, grazie allo sviluppo di quella cultura manageriale che appare la cifra distintiva del dibattito che accompagnerà questi tre giorni di lavori della vostra associazione. Sono lieto che questo possa accadere in Italia ed a Roma in particolare”.

Schillaci: riprogettare Ssn guardandolo dalla parte di chi ne beneficia

Schillaci: riprogettare Ssn guardandolo dalla parte di chi ne beneficiaRoma, 5 giu. (askanews) – La fase di definanziamento del Servizio Sanitario Nazionale “è conclusa. Questo Governo nonostante le oggettive difficoltà economiche, la crisi energetica e la guerra russo-ucraina, ha aumentato le risorse destinate alla sanità: nel triennio 2023-2026 sono stati stanziati circa 7 miliardi e mezzo di euro in più rispetto al passato. Solo nel 2023 abbiamo reso disponibili 3 miliardi e mezzo in più. Nel 2025 il Fondo Sanitario Nazionale crescerà di circa 9 miliardi di euro in più rispetto al 2021, anno caldo sul fronte del contrasto al Covid. Ma accanto alle risorse, occorre visione. E il coraggio di attuare una riforma sanitaria che vada oltre singoli interventi tampone, a partire dalla revisione dei modelli assistenziali”. Lo ha detto il ministro dell’Ambiente, Oerazio Schillaci, oggi all’Università Cattolica per la conferenza dell’European Health Management Association (Ehma) in collaborazione con Altems, l’Alta scuola di economia e management dei sistemi sanitari – Facoltà di Economia dell’Università Cattolica.

“La sfida che tutti i sistemi sanitari solidaristici sono chiamati ad affrontare – ha ricordato il ministro – è quella di rispondere ai bisogni di cura di una popolazione sempre più anziana e all’aumento di incidenza di patologie croniche che necessitano di assistenza continua per garantire cure adeguate e qualità della vita, evitando di aumentare ulteriormente i costi a carico del Servizio Sanitario Nazionale. In quest’ottica appare prioritario ripensare i nostri modelli organizzativi e lo vogliamo fare cambiando la prospettiva dalla quale guardiamo al sistema sanitario: sino ad ora è stato pensato e costruito partendo “dal lato dell’offerta”, dal lato degli operatori. Dobbiamo ri-progettare il sistema sanitario mettendoci decisamente dalla parte di chi ne beneficia: dalla parte dei cittadini e dei pazienti. Questo vuol dire riorganizzare la sanità non come un insieme di strutture per l’assistenza, ma come un insieme armonico di processi assistenziali governati da professionisti e manager preparati che abbattono gli steccati tra ospedali e territorio garantendo così la reale presa in carico dei problemi delle persone nel lungo periodo”. “Per questo – ha sottolineato Schillaci – consideriamo l’investimento del PNRR per la realizzazione di una sanità di prossimità ben strutturata come una opportunità per tornare ad investire in prevenzione, per anni è stata considerata la Cenerentola della sanità, che rappresenta un caposaldo su cui agire se vogliamo salvaguardare il nostro servizio sanitario pubblico. Promuovere la prevenzione primaria e secondaria permette, infatti, di ridurre l’insorgenza di patologie e di evitare diagnosi tardive, abbattendo il ricorso a ricoveri e terapie che hanno costi ingenti per il Servizio Sanitario Nazionale. In una parola: sostenibilità”.

Tumori, studio: radioterapia può curare metastasi come la chirurgia

Tumori, studio: radioterapia può curare metastasi come la chirurgiaRoma, 3 giu. (askanews) – La rinuncia al bisturi con la radioterapia in aggiunta alla terapia medica, è una soluzione per curare anche forme di cancro avanzate ma con metastasi limitate, con efficacia pari alla chirurgia e con minor disagio ed effetti collaterali. E’ quanto viene evidenziato dallo studio “Oligocare” promosso dalla Società Europea di Radioterapia Oncologica (ESTRO) e dall’European Organization for Research and Treatment Cancer (EORTC). La ricerca ha valutato l’impatto radicale della radioterapia su 1.600 pazienti che presentavano da una a cinque metastasi di varia tipologia, che originavano da tumori diversi, reclutati da 44 istituti di 12 paesi europei. I risultati preliminari sono stati presentati al congresso annuale dell’ESTRO, appena concluso a Vienna, da Filippo Alongi, Ordinario di Radioterapia Oncologia all’Università di Brescia e Direttore della Radioterapia Oncologica Avanzata dell’IRCSS di Negrar, capofila del progetto con 200 pazienti, il più alto numero di casi trattati nello studio.

“Gli ‘oligometastatici’ sono quei pazienti che pur avendo una malattia estesa in più sedi nell’organismo, presentano un numero limitato di lesioni, fino a 3-5 in uno o più organi – spiega Alongi -. In Italia si stima che siano 1 su 5 e solitamente per questi pazienti si ricorre alla radioterapia a scopo palliativo, cioè per alleviare il dolore o prevenire i sintomi, per cui viene prescritta a basse dosi e mirata sulla sede delle lesioni che possono causare grandi sofferenze. Lo studio invece ha valutato l’impatto della radioterapia in pazienti con più metastasi con l’obiettivo della remissione locale”. I pazienti arruolati sono stati 1.600 di cui più di 200, il numero più alto, provenienti dall’IRCSS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, uno dei centri più all’avanguardia del nostro Paese nella cura radioterapica dei tumori. “La gran parte di essi presentava da 1 a 3 metastasi di tumori primitivi della mammella, del colon, della prostata e del polmone, localizzate prevalentemente su polmoni, linfonodi, ossa e in alcuni casi anche nel cervello”, precisa Alongi. Per il trattamento delle lesioni è stata impiegata la radioterapia stereotassica, cioè ad alte dosi ionizzanti erogate con precisione millimetrica, grazie anche alla possibilità di somministrazione sotto la guida di TAC o risonanza magnetica. I trattamenti hanno avuto una durata media di 5 sedute della durata variabile da pochi minuti a meno di un ‘ora e in molti casi sono stati effettuati contemporaneamente alla terapia medica (chemioterapia, immunoterapia e terapia con farmaci a bersaglio molecolare). “Dai risultati preliminari emerge che la radioterapia, in aggiunta ai farmaci, e in qualche caso anche da sola, ad esempio nei tumori alla prostata, è in grado di distruggere più metastasi spegnendo localmente la malattia, con una sopravvivenza del 97% dopo 6 mesi dal trattamento ed effetti collaterali rilevanti in appena l’1% dei casi – riferisce l’esperto -. I dati reali raccolti molto promettenti, anche se necessitano di essere confermati con un follow up più lungo, consentono di convalidare il valore della radioterapia come modalità di trattamento locale definitivo e non solo a scopo palliativo con efficacia locale sulle metastasi pari alla chirurgia”.

Tuttavia, nonostante la grande efficacia, sulla radioterapia pesano ancora troppa disinformazione, per cui continua a essere attribuito a questo approccio terapeutico un valore inferiore rispetto a quello chirurgico e farmacologico, oltre a una distribuzione disomogenea sul territorio nazionale degli acceleratori lineari. “Cittadini, media e istituzioni hanno purtroppo una visione non bene bilanciata delle forze in campo per la cura dei tumori – chiarisce Alongi -. L’idea che si ha della radioterapia è un po’ distorta e risente di un retaggio che appartiene al passato e che nella migliore dell’ipotesi la correla a uno scopo solo palliativo o a una terapia ancillare. Questo è un grave problema per i pazienti che in numerose situazioni cliniche, non soltanto se inoperabili, potrebbero trarre beneficio da un’opzione terapeutica non invasiva alternativa a quella chirurgica e sinergica con i moderni farmaci oncologici”.

Schillaci: liste d’attesa primo problema; infermieri dall’India

Schillaci: liste d’attesa primo problema; infermieri dall’IndiaMilano, 2 giu. (askanews) – Il primo problema della sanità in Italia secondo il ministro della Salute Orazio Schillaci sono le liste di attesa. “Vorrei ridurle. Per farlo servono sì anche soldi ma ci vuole soprattutto un cambiamento culturale. Bisogna lavorare sull’appropriatezza, c’è molta medicina difensiva che porta anche a prescrizioni che non servono. Alle persone vanno fatti gli accertamenti realmente utili. I cittadini devono sempre rivolgersi al medico, non farsi autoprescrizioni. Se si ha mal di schiena non bisogna fare subito la risonanza magnetica, prima è meglio parlare con il dottore. Sugli accessi al pronto soccorso e la specialistica l’inappropriatezza rappresenta almeno un terzo delle prestazioni”. Lo ha detto in un’intervista a La Repubblica.

“Gli infermieri mancano in tutta Europa – ha aggiunto il ministro -. Per questo stiamo pensando ad accordi con Paesi extraeuropei, che potrebbero metterci a disposizione professionisti già ben formati, dal punto di vista sanitario e della conoscenza della nostra lingua. Penso ad esempio all’India. Ha già chiuso protocolli con il Giappone e gli Usa. Hanno una scuola infermieristica di alta qualità e ovviamente tantissimi abitanti”. Secondo Schillaci è possibile salvare il sistema pubblico “se paghiamo meglio i professionisti e se lo rivalutiamo. La qualità della nostra sanità è ottima, come quella della formazione. E quando si va in ospedale si viene curati bene. Questo è indubbio”. Per quanto riguarda invece il Pnrr: “Vorrei dare più soldi al personale ma la filosofia del Pnrr è quella di investire sulle strutture, le modifiche sono molto difficili. Vedremo, comunque, se riusciremo a ricavare anche una piccola quota per i professionisti della sanità”.

“Chiuderemo la riforma dell’Aifa entro l’estate o subito dopo – ha concluso Schillaci -. Non è vero che prima c’erano pesi e contrappesi, perché comunque il ministero della Salute aveva già le nomine più importanti. E non dimentichiamo che è stata proprio la presenza di un direttore e un presidente, che non andavano d’accordo, a paralizzare l’agenzia negli ultimi due anni. Della nuova commissione unica che approverà i farmaci dovranno far parte i migliori tecnici del settore”.

Salute, Msd: 200 milioni investiti nella ricerca oncologica

Salute, Msd: 200 milioni investiti nella ricerca oncologicaRoma, 31 mag. (askanews) – La ricerca scientifica contro i tumori e gli investimenti che arrivano dagli Stati Uniti per sviluppare nuove strade in Italia. Questa la proposta che Msd, multinazionale americana leader nel settore farmaceutico ha fatto, grazie anche alla partnership con Bsp Pharmaceuticals, una delle più importanti contract development and manufacturing organization al mondo per i farmaci antitumorali.

L’investimento è stato annunciato nella sede del ministero delle Imprese e del Made in Italy in occasione di una conferenza alla quale hanno partecipato il titolare del dicastero di via Veneto, Adolfo Urso; il ministro della Salute, Orazio Schillaci, il Chargé d’Affaires ad interim dell’ambasciata americana, Shawn Crowley; il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca. “Msd – ha spiegato ad askanews il presidente e amministratrice delegata di Msd Italia, Nicoletta Luppi – punta sull’Italia, punta sull’Italia perché se è vero che la salute conta è importante investire innovazione, ricerca e produzione affinchè nessun paziente resti indietro. Nel 2022 abbiamo investito 80 milioni di euro in ricerca e sviluppo. Questi sono investimenti importanti, pesanti. Si pensi che in tutto il Paese l’anno scorso sono stati investiti 650 milioni di euro. Quindi noi come Msd, come azienda da soli rappresentiamo più del 10 per cento del totale degli investimenti”.

L’accordo genererà un significativo valore aggiunto attraverso l’occupazione di circa 100 dipendenti da parte di BSP e un valore di circa 5 milioni di euro annui in attività satellite, sfruttando la fornitura di materiali da parte di aziende presenti nel Paese. L’impianto di Latina, rilevato alcuni fa, è già un fiore all’occhiello. “Questa partnership – ha aggiunto Luppi – si basa su un accordo molto importante, perché si tratta di 200 milioni nell’arco di dieci anni che saranno sottesi alla realizzazione di una intesa di valore all’insegna della innovazione proprio per dare più vita e qualità di vita, e più speranza a tantissimi pazienti che ancora cercano risposte che la scienza ancora non ha dato”.

Il progetto è frutto del ‘Tavolo per il settore Farmaceutico e Biomedicale’ creato dal governo e con l’obiettivo di aumentare gli investimenti nel comparto delle Life Science nel nostro Paese. “Io credo che investire in ricerca – ha aggiunto il ministro della salute, Orazio Schillaci – sia fondamentale. Ogni investimento fatto ritorna a favore di chi l’ha fatto. Questo è maggiormente importante nei momenti di crisi o nei momenti come questo, post pandemico e con la guerra e la crisi energetica, è fondamentale. E’ fondamentale perché da lavoro ai giovani, perché fa crescere la nazione, perché produce nuovi prodotti e ricchezza per tutti. Quindi credo che la partnership con l’industria sia importante e la ricerca è fondamentale anche in campo sanitario. Dalla ricerca derivano migliori possibilità di cura per tutti”.