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Dipendenza da Internet: 102 risorse territoriali mappate dall’Iss

Dipendenza da Internet: 102 risorse territoriali mappate dall’IssRoma, 17 apr. (askanews) – E’ stata aggiornata la prima mappatura geolocalizzata, interattiva delle risorse territoriali (che comprende sia i servizi SSN sia le strutture del privato sociale) che si occupano di dipendenza da internet, disponibile all’indirizzo https://dipendenzainternet.iss.it/. Realizzata dal Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Iss, conta al 5 aprile 2023 102 Centri, con 3667 utenti presi in carico soprattutto tra i 15 e 18 anni e 358 professionisti impegnati. L’ultimo aggiornamento offre una panoramica dei servizi che si presentano sul territorio in modo disomogeneo. La maggiore concentrazione è nelle regioni del Nord Italia (38 Centri solo in Lombardia) che ospitano il 65% dei servizi, seguite dalle regioni del Centro con il 27% dei servizi (12 nelle Marche) e dalle regioni del Sud e delle Isole con il 9% dei servizi (4 in Sardegna). Gli utenti in carico dichiarati sono 3.667, soprattutto maschi (75%), la fascia d’età presa in carico più frequentemente (22,9%) è quella compresa tra i 15 e i 17 anni e il primo contatto è quasi sempre da parte dei genitori. Secondo la mappatura sono 358 i professionisti impiegati all’interno dei Centri, soprattutto psicoterapeuti (30%), assistenti sociali (16%), educatori professionali (15%) e medici psichiatri o neuropsichiatri (15%). Tra gli strumenti di diagnosi il 96% dei servizi utilizza il colloquio clinico, il 58% la testistica standardizzata e il 51% le scale di personalità. I percorsi di trattamento offerti sono caratterizzati prevalentemente da un approccio multimodale integrato che vede nell’intervento di sostegno psicologico al paziente (93%) l’intervento maggiormente proposto, a seguire la psicoterapia individuale (91%) e l’intervento di sostegno psicologico ai familiari (82%), l’intervento psicoeducativo individuale (73%) e la psicoterapia familiare (68%). La maggior parte delle risorse territoriali, il 91%, è in grado di rispondere alla domanda relativa al trattamento anche di altre dipendenze comportamentali, in particolare da gioco d’azzardo (69%) e shopping compulsivo (20%) e sex addiction (20%). Il 72% dei centri prende in carico utenti anche per le dipendenze da sostanze legali (soprattutto alcol e nicotina, rispettivamente 86% e 46%)e il 69% per dipendenze da sostanze illegali. Tra quest’ultime il 65% per abuso di cannabinoidi e cocaina. L’accessibilità ai servizi è gratuita nell’88% dei casi, tramite ticket nel 10% dei casi e tramite altri accessi nel 2% dei casi. La piattaforma è una guida online sviluppata nell’ambito del progetto CCM “Rete senza fili: tante connessioni possibili”: un elenco ragionato delle strutture socio-sanitarie che si occupano delle problematiche legate all’uso di Internet e che facilita l’accesso alle risorse territoriali agevolando e riducendo i tempi d’incontro fra domanda dell’utente e risposta dei servizi. L’Istituto Superiore di Sanità inoltre ha messo a disposizione tutti i Telefoni Verdi sulle dipendenze (fumo, alcol, droga, doping, gioco d’azzardo) per poter intercettare anche i disturbi legati alla dipendenza da internet. Attraverso la mappa si può consultare la scheda anagrafica del Centro, trovare i contatti, avere informazioni sulle fasce d’età prese in carico dal servizio e le tipologie di trattamento. La mappa è un continuo aggiornamento e i Centri che desiderano essere inseriti possono richiederlo scrivendo all’indirizzo dipendenzeinternet@iss.it.

Croce Rossa: Rosario Valastro è ufficialmente il nuovo presidente

Croce Rossa: Rosario Valastro è ufficialmente il nuovo presidenteRoma, 17 apr. (askanews) – Rosario Valastro è ufficialmente il nuovo Presidente della Croce Rossa Italiana. Già Presidente facente funzione della CRI a seguito delle dimissioni di Francesco Rocca, per ben due mandati Vicepresidente dell’Associazione, Valastro è stato eletto ieri sera con oltre 370 preferenze (oltre il 62% dei votanti). Nel Consiglio Direttivo Nazionale sono stati eletti Adriano De Nardis, già Presidente del Comitato regionale Lazio della CRI, Debora Diodati, già Presidente del Comitato CRI di Roma Area Metropolitana, e Antonino Calvano, già Consigliere nazionale della Croce Rossa Italiana. Eletto come Rappresentante dei Giovani della CRI, Edoardo Italia.

“Ad aver vinto è la Croce Rossa Italiana, sono gli oltre 150mila Volontari e Volontarie dell’Associazione che hanno scelto insieme a me di dare continuità alla strada tracciata e, allo stesso tempo, di guardare ad un futuro all’insegna del rinnovamento che ci porterà ad affrontare con vigore le nuove sfide che arriveranno. È la vittoria dei territori, di chi vuole unire vecchie e nuove generazioni, continuando a lavorare per il bene dell’Associazione più grande del nostro Paese, di una realtà che ha più volte dimostrato di fare la differenza, rispondendo ad emergenze e criticità, facendosi trovare pronta in ogni momento, per aiutare”. Queste le parole del Presidente della Croce Rossa Italiana, Rosario Valastro. “Ringrazio quanti mi sono stati accanto, la mia famiglia, mia moglie e mia figlia, i Volontari e le Volontarie della Croce Rossa che quotidianamente mi fanno sentire la loro vicinanza e che, soprattutto in questi ultimi giorni, mi hanno sommerso di telefonate e messaggi. Il vostro affetto – ha aggiunto Valastro – è stato e sarà per me una spinta in più. I miei più sinceri complimenti ai Consiglieri eletti, con i quali, insieme a tutta la squadra che mi ha sostenuto, ho condiviso e continuerò a condividere il mio percorso nella CRI. Un in bocca al lupo al Rappresentante dei Giovani, Edoardo Italia. Insieme lavoreremo per una Croce Rossa capace di essere ancora baluardo dell’umanità, forte dei suoi sette Principi e della capacità di tendere la mano verso chiunque ne abbia bisogno”.

Parkinson, disfunzione circuito neuronale alla base rigidità muscolare

Parkinson, disfunzione circuito neuronale alla base rigidità muscolareRoma, 17 apr. (askanews) – Uno dei tratti caratteristici della Malattia di Parkinson è la rigidità muscolare, un aumento patologico del tono muscolare che si manifesta con una contrazione sostenuta e involontaria, che costituisce una invalidante limitazione della mobilità, talvolta associata a dolore cronico. Ad oggi sono ancora poco chiari i meccanismi alla base del fenomeno, del quale non è disponibile neanche una misura strumentale affidabile. Uno studio internazionale, coordinato dalla Sapienza in collaborazione con la University College di Londra e il National Institutes of Health (NIH), Bethesda (USA), introduce una nuova ipotesi interpretativa secondo cui la rigidità è legata alla disfunzione di uno specifico circuito neuronale che include connessioni funzionali tra midollo spinale, cervelletto e la formazione reticolare del tronco dell’encefalo. Il lavoro, che chiarisce rilevanti aspetti fisiopatologici della rigidità, affrontando anche il problema dello studio sperimentale di questo segno clinico, è stato pubblicato sulla rivista Brain.

Grazie a un innovativo protocollo sperimentale che ha visto l’utilizzo di una innovativa strumentazione robotica, associata e sincronizzata a specifiche misure neurofisiologiche e biomeccaniche, è stato possibile valutare con un algoritmo le caratteristiche della muscolatura e l’attività nervosa riflessa di 20 pazienti affetti dalla malattia di Parkinson e 25 soggetti sani di controllo con caratteristiche anagrafiche ed antropometriche simili. “Il principale traguardo scientifico del nostro studio – spiega Antonio Suppa del Dipartimento di Neuroscienze Umane della Sapienza – consiste nella dimostrazione sperimentale che la rigidità nella Malattia di Parkinson dipende da specifiche alterazioni del controllo nervoso del tono muscolare (es. aumento velocità-dipendente dei riflessi di lunga latenza) che a loro volta riflettono una disfunzione nelle connessioni tra midollo spinale, cervelletto e formazione reticolare del tronco dell’encefalo”. La Malattia di Parkinson è una patologia neurodegenerativa assai frequente nella popolazione generale (circa 300.000 pazienti in Italia) e purtroppo in continua crescita secondo le ultime stime dell’Organizzazione mondiale della sanità. Una più approfondita conoscenza dei suoi principali segni e sintomi clinici risulta fondamentale anche nell’ottica di una più appropriata pianificazione e programmazione di interventi specifici di sanità pubblica.

Emofilia, in Italia circa 5mila pazienti

Emofilia, in Italia circa 5mila pazientiRoma, 17 apr. (askanews) – Giovedì 20 aprile, alle ore 15, si terrà presso la Hall del Policlinico Gemelli il convegno ‘Parliamo di emofilia’ aperto al pubblico, durante il quale gli esperti del Gemelli presenteranno le novità di trattamento, sottolineando sempre l’importanza della relazione medico-paziente Migliorare l’accesso al trattamento e la presa in carico dei pazienti è il tema intorno al quale si snodano le iniziative dedicate alla Giornata Mondiale dell’Emofilia 2023. E l’Italia è un ottimo esempio di come prendersi cura nella maniera migliore delle persone con un disturbo della coagulazione, grazie alla rete dei centri AICE (Associazione Italiana Centri Emofilia) diffusa su tutto il territorio nazionale, e della rete dei centri di riferimento per le malattie emorragiche congenite (MEC) istituita dalla Regione Lazio, delle quali anche la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS fa parte. L’emofilia interessa circa 5 mila persone nel nostro Paese (4 mila con emofilia A e poco meno di mille con emofilia B). Si tratta di una patologia antica (ne parla anche il Talmud babilonese), che ha bisogno di expertise moderne, sia sul piano dell’organizzazione dell’assistenza, che della scelta del trattamento migliore per un determinato paziente, che spesso è un bambino. Questa patologia, estremamente complessa, è dovuta alla mancanza totale o parziale di alcuni fattori della coagulazione; la sua gestione richiede una notevole expertise e un’équipe dedicata. E al Gemelli i pazienti hanno a disposizione tutto, dalla diagnosi, anche la più avanzata, alle terapie, grazie a équipe di specialisti che coprono tutte le fasce di età, da quella pediatrica, agli adulti, senza gap di transizione. La buona notizia è che la ricerca farmacologica sta facendo passi da gigante e che all’orizzonte ci sono anche tante importanti novità. Ne abbiamo parlato con Raimondo De Cristofaro, Direttore UOSD Malattie emorragiche e trombotiche Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS, professore associato di medicina interna all’Università Cattolica, e con la dottoressa Maria Basso, UOSD Malattie Emorragiche e Trombotiche Policlinico Gemelli. “Negli ultimi anni – spiega il professor De Cristofaro – la qualità di vita dei pazienti è nettamente migliorata, grazie all’introduzione di trattamenti che consentendo una migliore aderenza alla terapia, hanno determinato una netta riduzione delle complicanze emorragiche. A rivoluzionare il trattamento hanno contribuito soprattutto i farmaci long acting. I nuovi farmaci per la terapia sostituiva sono delle formulazioni di fattore VIII ‘modificato’ per prolungarne la sopravvivenza nel sangue. Questo permette di limitare le somministrazioni di questi farmaci ad appena 1-2 volte a settimana (fino a poco tempo fa, era necessario infonderli 3-4 volte a settimana”. Un’altra novità riguarda la strategia terapeutica: ormai in tutti i pazienti si è adottata la terapia ‘profilattica’ fissa, riservando quella ‘al bisogno’ solo alle forme lievi. “La terapia con fattore VIII – spiega il professor De Cristofaro – oggi viene effettuata al bisogno solo per le forme più lievi di emofilia (cioè ai pazienti che hanno almeno il più del % del ‘corredo’ normale di fattore VIII) e viene fatta in caso di sanguinamento, in occasione di traumi o prima di un intervento chirurgico. Tutte le forme moderato-severe (1-5% di FVIII) devono invece fare la terapia profilattica con una schedula terapeutica personalizzata”. Un’altra importante novità, arrivata da 2-3 anni, riguarda l’arrivo di terapie ‘fattore VIII – mimetiche’. “Si tratta di immunoglobuline – spiega il professor De Cristofaro – che ‘mimano’ l’attività del fattore VIII, senza esserlo. La grande novità di queste terapie è che vengono somministrate sottocute (le altre sono endovena); erano destinate inizialmente solo ai pazienti con ‘inibitori’ (il trattamento con fattore VIII può provocare la formazione da parte dell’organismo di anticorpi – i cosiddetti ‘inibitori’ – contro il fattore VIII, che ne riducono o ne bloccano l’efficacia), ma da circa un anno sono disponibili anche in prima linea per i pazienti senza inibitori. Trattandosi di una terapia a somministrazione sottocute, molto patient friendly, è particolarmente adatta ai bambini o agli adulti che abbiano difficoltà a fare la somministrazione del farmaco endovena”. Ma le innovazioni terapeutiche non si esauriscono qui. “È atteso a breve – anticipa il professor De Cristofaro – l’arrivo di terapie ‘super long-acting’, somministrabili solo una volta a settimana per via endovenosa. E più in là c’è anche la frontiera della terapia genica, ancora in fase di perfezionamento per l’emofilia A e B”. “Al Gemelli – ricorda la dottoressa Basso – riusciamo a seguire il paziente in tutte le fasi, dalla diagnosi alla terapia; chi arriva da noi, trova non solo tuti i possibili esami diagnostici, anche quelli più avanzati come il sequenziamento genico, ma anche tutte le possibilità terapeutiche, comprese quelle di ultimissima generazione. Seguiamo circa 60 pazienti con emofilia e un centinaio affetti da malattie emorragiche. I più piccoli li seguiamo in collaborazione con Ilaria Lazzareschi della UOC di Pediatria, che poi sono completamente affidati a noi una volta diventati adulti, senza soluzione di continuità”.

”La memoria della pelle”, quando un libro può salvare la vita

”La memoria della pelle”, quando un libro può salvare la vitaRoma, 15 apr. (askanews) – “Ora riuscivo a guardare in faccia la paura e avevo imparato che a ogni ostacolo si deve alzare un po’ di più l’asticella. Nascondersi non serve a nulla. In fin dei conti, è questo l’unico consiglio che mi sento di dare”. Così Erica, protagonista del romanzo “La memoria della pelle” fotografa uno dei momenti più difficili della sua vita. È il racconto di una ragazza che si trova all’improvviso a dover affrontare un tumore della pelle. Un evento che cambia la sua vita a cui saprà reagire grazie ai consigli di tre grandi personalità come l’oncologo Paolo Ascierto, l’allenatore Gian Paolo Montali e il professore Marco Trabucco Aurilio, autori dell’opera di medicina narrativa (Ed Giunti, pp.100) presentata a Roma al MoMeC, Montecitorio Metting Center durante un evento promosso dal network editoriale PreSa e dalla Fondazione Mesit.

La medicina narrativa rappresenta un utile supporto alle campagne di prevenzione e di promozione della salute perché arriva in maniera diretta alle persone, attraverso storie di vita. “La memoria della pelle” nasce soprattutto con l’idea di sensibilizzare le giovani generazioni sull’importanza degli screening che rappresentano l’arma più efficace contro le malattie oncologiche in generale. Il Professore Paolo Ascierto, Direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia e Terapie Innovative dell’Istituto “Pascale” di Napoli (eletto tra i primi al mondo nella classifica di specialisti del settore) ha sottolineato quanto sia importante per i pazienti condividere ricordi, emozioni e sentimenti con gli operatori sanitari e con la famiglia. Il supporto psicologico da parte di chi accompagna la cura diventa fondamentale a rendere il quadro assistenziale e clinico più efficace: “La storia di Erica, la cui vita improvvisamente viene stravolta da un neo che inizia a crescere cambiando colore e forma, è purtroppo la storia di migliaia di pazienti che ho assistito in oltre 30 anni di professione nel mio studio e in ospedale – sottolinea Ascierto – diventa perciò anche il racconto della mia vita, del mio lavoro e della passione che riverso in quello che faccio”.

“Scrivere questo romanzo è stata un’esperienza straordinaria – racconta Gian Paolo Montali, Direttore Generale Ryder Cup 2023 – Questo libro è certamente un’occasione per ricordare ai pazienti che non sono soli, e che la vicinanza degli altri, magari attraverso la condivisione di esperienze anche trasversali, può contribuire in maniera determinante a vincere le sfide più impegnative della vita, proprio come insegna lo sport”. “Sono certo che la medicina narrativa sia un valido supporto nelle campagne di promozione della salute e della prevenzione – conclude Marco Trabucco Aurilio, Presidente della Fondazione MESIT.

“La memoria della pelle” prova a sensibilizzare anche un target di giovani lettori per trasmettere ai ragazzi l’importanza dell’informazione, della prevenzione e dello screening come efficaci strumenti per affrontare e prevenire alcune importanti patologie, tra cui il melanoma e gli altri tumori della pelle”.

Tumori pediatrici, torna Il pomodoro per la ricerca di Fondazione Veronesi

Tumori pediatrici, torna Il pomodoro per la ricerca di Fondazione VeronesiMilano, 14 apr. (askanews) – Nel fine settimana del 15 e 16 aprile Fondazione Umberto Veronesi torna nelle principali piazze italiane con la sesta edizione de “Il pomodoro per la ricerca. Buono per te, buono per l’ambiente”, un’iniziativa per raccogliere fondi per la ricerca e la cura dei bambini malati di tumore.

Il ricavato, in particolare, permetterà di finanziare cure sulla leucemia mieloide acuta e in particolare un progetto di ricerca e sviluppo di terapie innovative finanziato da Fondazione Umberto Veronesi che avrà la durata di 5 anni e che coinvolgerà l’Ospedale pediatrico Bambino Gesù come centro di riferimento, il laboratorio di diagnostica centralizzata della Clinica oncoematologica di Padova, il dipartimento di oncologia sperimentale dell’Istituto europeo di oncologia di Milano e il Department of leukaemia dell’MD Anderson cancer center (Houston USA) come centri di supporto. La leucemia mieloide acuta (LMA) è un tumore raro del sangue che origina nelle cellule staminali presenti nel midollo osseo e si sviluppa rapidamente diffondendosi in tutto l’organismo. Rappresenta il 20% di tutti i casi di leucemia acuta osservati in età pediatrica, dato che si traduce – in Italia – in circa 70 nuove diagnosi all’anno nella fascia 0-18. La LMA è una malattia ancora non del tutto conosciuta dal punto di vista genetico e molecolare, soprattutto nelle sue forme recidive e refrattarie ai farmaci convenzionali, attualmente senza trattamenti efficaci. Sostenere questo progetto è fondamentale perché permetterà l’avvio della sperimentazione clinica – la prima in ambito europeo – della terapia genica con cellule CAR-Natural Killer per il trattamento della leucemia mieloide acuta recidiva o resistente alle cure convenzionali.

I volontari di Fondazione Umberto Veronesi per un intero weekend saranno impegnati in più di 400 punti di distribuzione: a fronte di una donazione minima di 10 euro, distibuiranno una confezione con tre barattoli in acciaio di pomodori, nelle versioni pelati, polpa e pomodorini, iniziativa resa possibile grazie alsostegno di Anicav, l’Associazione nazionale industriali conserve alimentari vegetali) e Ricrea (Consorzio nazionale riciclo e recupero imballaggi acciaio). Da sempre il pomodoro rappresenta un ingrediente caratteristico nella dieta mediterranea; è un frutto con pochi zuccheri, ricco di fibre, vitamine C ed E e sali minerali, quali potassio e fosforo. Contiene molecole bioattive come i polifenoli, potenti antiossidanti, e i carotenoidi tra cui il licopene, studiato come coadiuvante nel potenziamento del sistema immunitario e nella prevenzione di alcuni tipi di tumore. I barattoli in acciaio oltre ad essere riciclabili all’infinito, contribuiscono a garantire la conservazione delle caratteristiche nutrizionali e organolettiche del prodotto. Quest’anno, inoltre, le scuole primarie e secondarie (sia di I che di II grado) potranno partecipare, dal primo marzo al tre maggio, al contest “A scuola con il pomodoro per la ricerca” realizzando campagne di raccolta fondi aventi come protagonista le confezioni de “Il pomodoro per la ricerca. Buono per te, buono per l’ambiente”.

Federsanità, nasce Forum Permanente Direttori Generali Asl e Ospedali

Federsanità, nasce Forum Permanente Direttori Generali Asl e OspedaliRoma, 14 apr. (askanews) – Una casa delle competenze con l’obiettivo di formulare, attraverso il dialogo costante delle reti professionali, proposte utili all’approfondimento dei temi più rilevanti e di maggior attualità riguardanti la sanità, le aziende sanitarie e l’integrazione con il territorio, analizzando gli scenari relativi al futuro del Servizio Sanitario e Socio Sanitario nazionale. Sarà questo in sintesi il lavoro del Forum Permanente dei Direttori Generali delle Aziende sanitarie e ospedaliere associate a Federsanità che si è insediato, oggi, a Roma con un evento presso l’Auditorium Cosimo Piccinno del Ministero della Salute.

“L’ammodernamento della nostra sanità richiede non solo risorse economiche adeguate ma un utilizzo appropriato – ha detto il Ministro della Salute Orazio Schillaci nel suo saluto al Forum -. Abbiamo di fronte sfide importanti come l’attuazione del PNRR, e in particolare il potenziamento della medicina territoriale, per garantire più efficienza ed equità. Le buone competenze manageriali e capacità di leadership potranno rendere efficaci gli investimenti adattando gli interventi al contesto locale e migliorando l’accesso dei cittadini ai servizi sanitari e sociosanitari”. Il Forum è un organismo composto da oltre 100 Direttori Generali ed è coordinato da Fabrizio d’Alba, direttore generale dell’AOU Policlinico Umberto I: “il Forum permanente dei Dg – ha spiegato – sarà un cantiere aperto che lavorerà attraverso Laboratori tematici di co-progettazione a cui ogni direttore generale associato a Federsanità potrà aderire, sia per le proprie competenze individuali, sia per la propria esperienza sul campo e buone pratiche aziendali, ma anche per un interesse multidisciplinare orientato al tema”. Sette i laboratori individuati, con alcuni sottogruppi per l’approfondimento di alcune particolari tematiche: Pnrr, sanità territoriale; accesso alle cure; politiche del personale; grandi ospedali nel nuovo sistema dell’offerta; partenariato pubblico-privato; direzioni strategiche: necessità di ripensamento, sistemi di tutela, valorizzazione del ruolo; direzioni strategiche e benessere organizzativo.

“Sarà un cantiere aperto per promuovere iniziative e progettualità che contribuiscano attivamente alla riorganizzazione della rete dell’assistenza e dei servizi di cura alla persona per una reale prossimità ai bisogni di salute espressi sui territori – ha detto Tiziana Frittelli Dg dell’AO San Giovanni di Roma e Presidente Nazionale di Federsanità -. Lavoreremo concretamente per la produzione di position paper e pubblicazioni scientifiche finalizzate a dare un contributo tangibile ai decisori istituzionali”.

Bambino Gesù: in 3 anni 1.000 trapianti di organi, cellule, tessuti

Bambino Gesù: in 3 anni 1.000 trapianti di organi, cellule, tessutiRoma, 14 apr. (askanews) – Più di 1.000 trapianti tra il 2020 e il 2022. Sono i numeri complessivi dell’attività trapiantologica del Bambino Gesù nell’ultimo triennio, malgrado le difficoltà legate alla gestione della pandemia. L’occasione per fare il punto sui dati dei trapianti è la Giornata nazionale per la donazione e il trapianto di organi e tessuti, prevista domenica 16 aprile. Il presidente dell’Ospedale pediatrico della Santa Sede, Tiziano Onesti, rivolge un ringraziamento alle famiglie che compiono con coraggio una scelta fondamentale: “Donare gli organi è un gesto di grande generosità, che offre una nuova possibilità di vita a piccoli o giovani pazienti a volte privi di speranza”.

Nello specifico, – informa una nota – i trapianti di organi, cellule e tessuti effettuati dall’Ospedale tra il 2020 e il 2022 sono stati 1.080, di cui 33 da donatori viventi. Solo nel 2022 sono stati realizzati 339 trapianti, di cui 24 di rene, 25 di fegato, 7 di cuore, 1 di polmone. Per quanto riguarda quelli di midollo, nel 2022 sono stati 137 i trapianti allogenici e 48 quelli autologhi. Infine, i trapianti di tessuto sono stati 59 homograft, 26 di cornee e 12 di membrana amniotica. Gli impianti di cuori artificiali sono invece stati 8. “Per i pazienti in attesa di un trapianto ogni organo è prezioso – spiega il presidente Onesti – Così come preziosa è la generosità dei donatori. Donare un organo vuol dire infatti regalare una nuova possibilità di vita a chi ne ha bisogno. Una meravigliosa catena di solidarietà umana e professionale che coinvolge famiglie, operatori e istituzioni. A tutti loro va il nostro grazie”.

L’Ospedale Pediatrico della Santa Sede è tra i pochi centri europei autorizzati ad eseguire tutti i tipi di trapianto d’organo, cellule e tessuti in età pediatrica, anche con interventi da vivente (per rene e fegato), combinati e multiorgano e attraverso la gestione integrata di tutte le fasi del processo (candidatura del paziente, gestione medica del periodo in lista, opzioni e intervento chirurgico, follow-up). Oltre ai trapianti di organi solidi (cuore, polmoni, fegato, intestino, reni, pancreas), vengono effettuati trapianti di cellule e di tessuti (midollo, cornea, membrana amniotica, homograft) e impianti di cuore artificiale.

Cooperazione sanitaria italiana, congresso Istituto San Gallicano-IISMAS

Cooperazione sanitaria italiana, congresso Istituto San Gallicano-IISMASRoma, 14 apr. (askanews) – La recente pandemia da Covid-19 ha ormai reso ineludibile l’impegno per migliorare i sistemi sanitari e la ricerca scientifica a livello globale. Il rischio della diffusione di malattie apparentemente presenti solo in alcune aree geografiche, in particolare nelle regioni tropicali dei Paesi in via di Sviluppo (PVS), ha reso necessaria una visione più ampia nella tutela della salute. Per questo motivo oggi nei documenti ufficiali dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) si parla di determinanti sociali della salute, salute planetaria e ONE HEALTH, cioè la difesa del benessere pubblico in tutte le sue forme, umane, animali e vegetali. La salute del Pianeta è Unica!

Si è discusso di questi aspetti durante il Congresso Internazionale “La cooperazione sanitaria italiana nel mondo”, promosso dall’Istituto San Gallicano in collaborazione con l’IISMAS (Istituto Internazionale Scienze Mediche Antropologiche e Sociali) e organizzato da DreamCom – svoltosi il 13 aprile a Roma, presso la Sala Tevere della Regione Lazio – e presieduto da Aldo Morrone e Antonio Cristaudo. Numerosi esperti di diversi Paesi hanno illustrato le strategie messe in atto e quelle future per il raggiungimento dell’obiettivo n. 3 dell’Agenda ONU 2030, Benessere e Salute per tutti. “Le strutture sanitarie italiane – ha affermato il prof. Aldo Morrone, Direttore Scientifico dell’Istituto San Gallicano – nelle loro diverse espressioni (Asl, Ospedali, Policlinici, IRCCSS) da sempre sono all’avanguardia nell’innovazione e nell’eccellenza medica. L’Italia è leader nelle cure mediche e per la ricerca clinico-scientifica, in particolare in quella traslazionale e oggi i nostri centri clinici sono tra i più apprezzati al mondo per la capacità di tecnologie e trattamenti all’avanguardia”.

“Inoltre – continua Morrone – da oltre quarant’anni, l’Istituto San Gallicano (IRCCS), in collaborazione con l’Istituto Internazionale per le Scienze Medico-Antropologiche e Sociali (IISMAS) è attivo in numerosi Paesi in via di Sviluppo (PVS) nei quali ha contribuito a realizzare numerosi progetti clinico-scientifici, come la costruzione di ospedali e la formazione di personale sanitario locale, in particolare in Kurdistan Iracheno Siriano e Turco, in Uzbekistan, Etiopia, Egitto, Libano, Siria, Iraq, Cambogia, Sri Lanka, Afghanistan, Messico e Cuba”. “Sono stati finanziati migliaia di Corsi di aggiornamento professionale e tecnologico per operatori sanitari locali – ha sottolineato dal canto suo Marina Cerimele, Direttore Generale IFO-San Gallicano -. Gli obiettivi perseguiti sono stati e sono tuttora finalizzati al miglioramento delle condizioni di salute dei cittadini di questi Paesi attraverso l’aggiornamento professionale di medici, infermieri ostetriche e il finanziamento di borse di studio per la realizzazione di ricerche scientifiche e assistenziali”.

“L’attività di cooperazione sanitaria – ha sottolineato Ermete Gallo, Direttore Sanitario IFO-San Gallicano – ha permesso di raggiungere e d’intervenire anche in aree rurali remote dove sono stati realizzati oltre 2 mila Training for Trainers, formando così oltre 20 mila Comunity Health Workers, cioè operatori sanitari delle comunità rurali”. Il Governatore di Sulaymaniyah, in Kurdistan, Dr. Haval AbuBaker ha ringraziato il San Gallicano e l’IISMAS per il contributo scientifico che da diversi anni viene condiviso, con l’Università di Sulaymaniyah, così come hanno dichiarato il prof. Abraham Getachew dell’Università di Sodo Wolaita e la prof.ssa Frehiwot Daba Gutema del St. Paul Hospital Millenium Medical College di Addis Ababa, in Etiopia per il supporto che il San Gallicano e l’IISMAS offrono da anni. In particolare, in questo Paese sono stati formati oltre 5 mila operatori, costruiti 3 ospedali generali e numerosi centri ambulatoriali per la salute della donna e dei bambini, riuscendo a ridurre la mortalità materno-infantile ai livelli europei.

“La salute è un bene universale – ha concluso Morrone -. Se difeso e condiviso nelle aree più remote del mondo, diventa un grande vantaggio per tutti e poter rimanere nel proprio Paese, per il personale sanitario e per i cittadini che possono usufruire di sistemi socio-sanitari efficiente e appropriati, diventa una reale vantaggio per tutti. Anche per i cittadini italiani”.

”Nasi Rossi”, la terapia del sorriso a sostegno delle cure mediche

”Nasi Rossi”, la terapia del sorriso a sostegno delle cure medicheRoma, 13 apr. (askanews) – Aumento delle difese immunitarie, riduzione dei tempi di degenza e innalzamento della soglia del dolore. Sono solo alcuni dei benefici effetti rilevati nei pazienti che negli ospedali pediatrici incontrano i “Nasi Rossi” della Fondazione Dottor Sorriso, che da quasi 30 anni opera, in stretta collaborazione con il personale medico, all’interno delle strutture sanitarie e degli istituti per disabilità per rendere più serena e meno traumatica la degenza dei piccoli pazienti. Per potenziare le attività della Fondazione, che ogni anno supporta, con la Terapia del Sorriso, 36mila bambini, è stata lanciata la campagna solidale “La Magia di un sorriso”: dal 9 al 29 aprile con un sms o una chiamata da rete fissa al 45597 sarà possibile contribuire a migliorare lo stato d’animo dei bambini ricoverati in ospedale e dei loro genitori. La campagna solidale, in particolare, sosterrà i Dottori del Sorriso che operano nei reparti oncologici o lungodegenti e in un Hospice pediatrico, strutture dove le cure richiedono degenze più impegnative e lunghe e dove «la presenza costante degli operatori e’ uno degli elementi chiave per l’efficacia della Terapia del Sorriso, permettendo di instaurare con i bambini un rapporto confidenziale, di amicizia e di complicità», spiega la direttrice delle Fondazione Cristina Bianchi. La Fondazione Dottor Sorriso è attualmente presente in 33 reparti pediatrici di 21 strutture ospedaliere, in un hospice pediatrico e in cinque istituti per disabilità distribuiti in 12 province italiane e ogni anno sostiene, tra bambini e familiari, oltre 100mila persone. La Terapia del sorriso, infatti, oltre ad aiutare i piccoli pazienti, ha effetti positivi anche su tutti gli altri protagonisti del percorso di cura di un bimbo: dal personale medico e paramedico ai parenti e amici del paziente, che esercitano anche una grande influenza sul piccolo e sull’ambiente che lo circonda.

«I nostri ‘Dottori del Sorriso’ – aggiunge Cristina Bianchi – con un gioco o una magia donano allegria e serenità ai bambini in un momento molto delicato come la degenza ospedaliera, alleviando le preoccupazioni dei genitori e consentendo al personale medico di operare con più serenità: non si tratta di una semplice attività di gioco o intrattenimento, ma di una vera e propria attività professionale che integra le cure tradizionali, contribuendo a ricostruire, attraverso il sorriso, le difese del bambino di fronte al trauma del ricovero in ospedale». I Dottori del Sorriso sono, infatti, operatori formati per rapportarsi con i bambini in ospedale attraverso un training specifico che riguarda da un lato le tecniche artistiche di improvvisazione e di divertimento, dall’altro gli aspetti legati alla psicologia infantile, alla cura e all’igiene medica. A integrazione del percorso formativo, i Dottori del Sorriso vengono supportati da psicologi e medici per tutta la loro storia professionale e lavorano in stretto contatto con tutte le figure mediche coinvolte nella cura del bambino. Oltre a sostenere i bambini in corsia, aiutano i piccoli pazienti anche nei difficili momenti che precedono e seguono un intervento chirurgico, accompagnandoli in sala operatoria e assistendoli nel delicato momento del risveglio dopo l’anestesia. Uno studio della Mayo Foundation for Medical Education and Research ha rivelato che ridere riduce drasticamente gli ormoni dello stress: il cortisolo del 39%, l’epinefrina del 70% e la dopamina del 38%. Gli effetti positivi della risata si estendono anche i bambini costretti ad affrontare situazioni complesse come la malattia, contesti in cui i benefici della Terapia del Sorriso sono oggi pienamente riconosciuti. Secondo una ricerca del medico e psicoterapeuta dell’Università di Bologna Mario Farnè e il saggio “Is Laugther the best medicine?” con la Terapia del Sorriso si registra un aumento fino al 94% delle difese immunitarie, che determina un miglioramento delle condizioni cliniche e un incremento fino al 90% del livello delle endorfine, con conseguente innalzamento della soglia del dolore nel paziente. Già nel 2001, la Fondazione Dottor Sorriso ha rilevato gli effetti positivi della presenza dei Dottori del Sorriso su 343 bambini ricoverati nei reparti di pediatria di tre ospedali lombardi. Dati confermati da due ricerche più recenti condotte all’ospedale San Camillo di Roma, dalle quali emerge che con la Terapia del Sorriso si assiste ad una riduzione dei tempi di degenza di almeno 1/3 e fino alla metà rispetto ai bambini non coinvolti e una diminuzione fino al 20% nella somministrazione di analgesici; i bambini assistiti dai Dottori del Sorriso migliorano in 3,76 giorni, mentre quelli del gruppo di controllo in 5,36. Con la “terapia del sorriso” gli ospedali diventano, quindi, a misura di bambino e la guarigione è più a portata di mano. Per aiutare la Fondazione Dottor Sorriso con una piccola donazione di 2, 5 o 10 euro basta fare una telefonata o inviare un sms al numero solidale 45597 dal 9 al 29 aprile.