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Autonomia, Gimbe: aumenterà il divario tra Nord e Sud in sanità

Autonomia, Gimbe: aumenterà il divario tra Nord e Sud in sanitàMilano, 13 apr. (askanews) – “Concedere alle Regioni maggiori autonomie in materia di ‘tutela della salute’ aumenterà le diseguaglianze regionali e legittimerà normativamente il divario tra Nord e Sud rendendo la sanità un patrimonio pubblico per i residenti nelle Regioni più ricche e un bene di consumo per quelle più povere”. E’ l’opinione di Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe, intervenuto oggi dal convegno organizzato da WITHUB sul comparto socio-sanitario italiano ed europeo.

Secondo Cartabellotta, che ha introdotto il terzo e ultimo panel dedicato ad ‘Autonomia differenziata: l’impatto sulla sanità regionale e sulla cooperazione tra pubblico e privato’, infatti, “nonostante le prestazioni che il SSN è tenuto a fornire a tutti (cosiddetti Livelli Essenziali di Assistenza) siano definite dal 2001 e vengano monitorate ogni anno dallo Stato, persistono inaccettabili diseguaglianze tra i diversi sistemi sanitari regionali. In secondo luogo, le Regioni che hanno già sottoscritto i pre-accordi (Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto) sono proprio quelle che erogano i migliori servizi sanitari e hanno maggiore capacità attrattiva sui pazienti del centro-sud, alimentando il fenomeno della ‘migrazione sanitaria’. Infine, le maggiori autonomie richieste dalle tre Regioni rischiano di sovvertire l’organizzazione dei servizi sanitari, ostacolando il monitoraggio del Ministero della Salute. In un momento di grave crisi della sanità pubblica, facendo accelerare chi già corre senza prima ridurre le distanze, si assesterà il colpo di grazia al SSN, violando il principio costituzionale di uguaglianza dei cittadini nel diritto alla tutela della salute”, ha concluso il Presidente della Fondazione Gimbe.

Cattolica, domani e sabato i test di ammissione a Medicina e Odontoiatria

Cattolica, domani e sabato i test di ammissione a Medicina e OdontoiatriaRoma, 13 apr. (askanews) – E’ tempo di test all’Università Cattolica, campus di Roma, per gli aspiranti Medici e Odontoiatri. Domani venerdì 14 e sabato 15 aprile si terrà, presso Fiera Roma (Via Portuense 1645-1647), il concorso di ammissione per l’anno accademico 2023/24 ai corsi di laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e chirurgia e in Odontoiatria e protesi dentaria della Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica. I posti a concorso sono 360 per Medicina e chirurgia e 25 per Odontoiatria e Protesi dentaria (in base alle domande di ammissione: per Medicina e chirurgia circa 1 ammesso ogni 20 candidati; per Odontoiatria e protesi dentaria 1 ammesso ogni 11 candidati). Quest’anno gli iscritti al concorso sono 7.253 – di cui 5.148 femmine e 2.105 maschi – così suddivisi: 7.026 per Medicina e chirurgia, 227 per Odontoiatria e protesi dentaria provenienti da tutte le regioni d’Italia, in primis da Lazio, Campania, Puglia, Sicilia e Calabria.

Come lo scorso anno, il concorso di ammissione sarà espletato in due giorni, e suddiviso in quattro sessioni d’esame, in modo da creare 4 gruppi di partecipanti distribuiti in 4 padiglioni; ogni padiglione conterrà circa 500 candidati ciascuno. L’esame di ammissione sarà svolto in modalità multisessione con i seguenti orari: sessione della mattina: orario di convocazione ore 09:30, termine procedure concorsuali ore 11:30 circa. Sessione del pomeriggio: orario di convocazione ore 15:30; termine procedure concorsuali ore 17:00 circa. I candidati dovranno rispettare i suddetti orari in base alla propria convocazione pubblicata dal 4 aprile 2023 nel sito Internet del campus di Roma dell’Università Cattolica (https://roma.unicatt.it/) e pervenuta a ciascuno anche tramite posta elettronica. La prova ha durata 60 minuti e consiste in una prova scritta di 60 quesiti a risposta multipla su argomenti di ragionamento logico e logico-matematico, Biologia, Chimica e Fisica, cultura generale, inglese e cultura etico-religiosa che presentano cinque opzioni di risposta tra cui il candidato deve individuarne una soltanto scartando le conclusioni errate.

Gli esiti del test saranno resi noti a partire dal 19 aprile nel sito Internet del Campus di Roma dell’Università Cattolica mediante pubblicazione delle graduatorie finali di merito per ciascun corso di laurea.

Malattie del sangue: la SIE al fianco delle associazioni dei pazienti

Malattie del sangue: la SIE al fianco delle associazioni dei pazientiMilano, 13 apr. (askanews) – SIE, la Società Italiana di Ematologia, in cammino insieme alle Associazioni dei pazienti che operano nell’ambito delle malattie del sangue. Favorire la corretta informazione, cercare di essere sempre più presenti laddove i pazienti esprimono delle necessità, è l’obiettivo della Società Italiana di Ematologia che ha dedicato ai pazienti ematologici il secondo evento nazionale con il convegno “SIE incontra i pazienti”, aperto dal Prof. Paolo Corradini, Presidente della SIE.

L’evento è l’occasione per SIE per confermare il suo essere a fianco delle Associazioni, per garantire un’informazione correEa e rigorosa ai pazien6, ai familiari, ai caregiver su patologie del sangue e novità terapeu6che, per collaborare a supporto dei mala6, a sostegno della ricerca scien6fica e per affrontare le numerose sfide del presente e del futuro in ambito ematologico, cooperando insieme. Insomma, la SIE vuole coesione e un dialogo più intenso tra ematologi e pazienti. “La SIE storicamente si era sempre occupata solo di attività educazionali per i medici e di promozione della ricerca scientifica in ematologia – dichiara il professor Paolo Corradini, Direttore della Divisione di Ematologia, Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano Cattedra di Ematologia, Università di Milano e Presidente della SIE- Nel 2021 è nato il primo incontro della società scientifica con le associazioni dei pazienti che si occupano di patologie ematologiche. Non è casuale che sia stato il primo evento in presenza per la SIE dopo le prime terribili ondate della pandemia Covid-19. Infatti, la valanga di disinformazione che noi ematologi abbiamo sentito e letto nel tempo della pandemia e dell’arrivo dei primi vaccini, ci ha fatto comprendere che la corretta informazione ai pazienti non poteva arrivare solo dai talk shows e quindi abbiamo deciso di essere in prima linea nell’informazione nei confronti dei malati. AIL è stata da subito al nostro fianco ed abbiamo anche realizzato insieme alcuni webinar dedicati solo ai pazienti. L’obiettivo più ampio è quello di lavorare fianco a fianco con le diverse organizzazioni per portarle all’attenzione delle istituzioni”.

Numerose le adesioni al meeting, ampio il dibattito e tante le questioni sulle quali clinici e rappresentanti delle associazioni si sono confrontati. Il ruolo delle Associazioni ha segnato la prima sessione della giornata di incontro moderata da Paolo Corradini e da Giuseppe Toro, Presidente Nazionale AIL che ha fatto il punto sulle molteplici attività e servizi socio sanitari portati avanti a supporto dei malati ematologici e delle loro famiglie in tutta Italia (Case alloggio, cure domiciliari, trasporti, ecc.) e sul futuro dell’associazione, che intende mantenere fede alla sua vocazione solidaristica caratterizzata dal valore della gratuità volontaria e di sostegno alla ricerca scientifica con una particolare attenzione alla qualità della vita dei pazienti. L’AIL è decisa a operare in collaborazione con le società scientifiche affinchè la ricerca e l’assistenza siano sostenute dalle Istituzioni nazionali e regionali. AIL insieme alla Società Italiana di Ematologia chiede che ai pazienti in cura e a chi ha sconfitto la malattia siano garantiti pieni diritti sociali e lavorativi come il diritto all’oblio, la depenalizzazione dell’omessa informazione sulla malattia pregressa una volta superato quel periodo di tempo che consente di parlare di ‘assenza di malata’”.

L’inquinamento genera ansia e depressione: è allarme “climate change”

L’inquinamento genera ansia e depressione: è allarme “climate change”Bormio (SO), 13 apr. (askanews) – L’inquinamento atmosferico aumenta il rischio di problemi psichiatrici. Restare esposti a lungo a inquinanti presenti nell’aria come l’ozono o il particolato fa salire il pericolo di soffrire di ansia e depressione. Lo dimostrano studi recentissimi, a riprova di quanto l’inquinamento, che sia da smog o anche da rumore, ricopra un ruolo molto importante nello sviluppo di problemi psichiatrici. Di questo e della complessa interazione tra cambiamenti climatici e salute mentale si è parlato nel corso del convegno “Il cervello e i cambiamenti. Le sfide climatiche, ambientali, affettive e adattive” che si è aperto oggi a Bormio e che per tre giornate metterà a confronto oltre 50 tra i massimi esperti italiani della materia, espressione del mondo accademico, della ricerca e della pratica clinica. Obiettivo dell’evento è di offrire un momento di riflessione e approfondimento dei grandi cambiamenti cui stiamo assistendo e di quanto le profonde modifiche avvenute nella società, nella cultura e nella scienza abbiano impattato sulla pur straordinaria capacità di adattamento della nostra mente.

“Durante i lavori approfondiremo le correlazioni fra cambiamento socio-culturale e psicopatologia, fra ambiente e psicopatologia, i ‘nuovi disturbi’, ma anche come si sono modificate le espressioni psicopatologiche delle malattie psichiche. E naturalmente faremo il punto sulle nuove opportunità terapeutiche che il progredire delle conoscenze scientifiche ci consente oggi”, spiega Claudio Mencacci, presidente del convegno, direttore emerito di Neuroscienze al Fabetebenefratelli di Milano e Co-Presidente della Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia (Sinpf). “Sul cambiamento climatico il mondo continua a essere diviso tra catastrofisti e scettici – precisa Emi Bondi, direttore del dipartimento di salute mentale all’ospedale Papa Giovanni XXII di Bergamo e presidente della Società Italiana di Psichiatria (SIP) -. Ma da tempo ormai gli scienziati stanno rilevando gli effetti di questa evoluzione sulla salute dell’uomo. Innanzitutto non è affatto un falso mito, ma un mutamento in corso che non possiamo permetterci di sottovalutare, come dimostra il tema di questo convegno. Sappiamo che molti studi correlano alla depressione l’infiammazione da esposizione a sostanze tossiche nell’aria. Non solo: l’inquinamento è stato chiamato in causa anche per l’aumento dei disturbi del neurosviluppo tra i figli di donne esposte a inquinanti atmosferici, così come per l’incremento delle patologie degenerative cerebrali come l’Alzheimer. Per non dire del rumore: è stato dimostrato che l’inquinamento acustico può causare disturbi del sonno anche molto seri”. “Nel nostro Paese, negli ultimi sessant’anni, la temperatura media annua è aumentata di quasi un grado centigrado (0,8°), raggiungendo il suo picco nel 2016 – avverte Andreas Conca, direttore del Servizio Psichiatrico Comprensorio di Bolzano e docente all’Università di Innsbruck -. In un contesto simile, stiamo assistendo a un evidente impennarsi delle curve relative all’impatto sulla salute nelle sue diverse forme: dalle malattie infettive a quelle respiratorie, alla malnutrizione fino ai problemi di salute mentale. E proprio i disturbi psichiatrici, negli ultimi trent’anni, hanno fatto registrare il terzo più alto aumento in correlazione ai cambiamenti climatici”.

Il punto di partenza della discussione del congresso sono gli effetti dei processi di urbanizzazione e, più in generale, delle azioni dell’uomo. “Si tratta di fattori che hanno portato a un aumento significativo dei livelli di inquinamento, con conseguenze rilevanti sulla salute globale – spiega Alfonso Tortorella, ordinario di psichiatria all’Università degli studi di Perugia -. In particolare, l’inquinamento acustico ha dimostrato un’associazione con malattie cardiovascolari, metaboliche e respiratorie. Ma l’aspetto che più ha destato la nostra sorpresa e il nostro interesse, sono state le prove sempre più frequenti sul possibile ruolo dell’inquinamento nello sviluppo dei disturbi psichiatrici”. L’esempio più importante proviene da uno studio italiano pubblicato molto di recente su Epidemiology and Psychiatric Sciences, che ha dimostrato come uno dei principali inquinanti presenti nell’aria, cioè l’ozono, sia un potenziale fattore di rischio per la salute mentale: “Per due anni, dal 1° gennaio 2015 al 31 dicembre 2016, sono stati raccolti i dati relativi agli accessi ai servizi di emergenza psichiatrica degli ospedali generali di Perugia e Foligno, in Umbri, collegandoli con i livelli di inquinanti atmosferici – continua Tortorella -. L’osservazione dei 1860 casi complessivi di ricoveri in Pronto Soccorso per disturbi mentali (1461 dei quali a Perugia e 399 a Foligno) ha permesso di individuare proprio nell’ozono l’inquinante che poteva essere collegato al ricovero. Si può dunque affermare che questo inquinante possa essere considerato un potenziale fattore di rischio per la salute mentale e che l’esposizione all’ozono può essere associata a un aumento di ricoveri psichiatrici. Un risultato che conferma quanto riportato dalla letteratura esistente sul rapporto tra inquinamento atmosferico e salute mentale”.

Salute: obeso o in sovrappeso il 48% degli italiani

Salute: obeso o in sovrappeso il 48% degli italianiMilano, 13 apr. (askanews) – In Italia oltre il 48% della popolazione è obeso (più del 10%) o in sovrappeso (circa il 38%) e a livello europeo il nostro è tra i Paesi con la più bassa incidenza, mentre a Malta o in Irlanda oltre il 60% della popolazione è obesa e in sovrappeso. L’OMS ha messo in guardia l’Europa perché nel 2030 la situazione peggiorerà per quasi tutti gli Stati europei. Secondo quanto emerso dal convegno organizzato da WITHUB sul comparto socio-sanitario italiano ed europeo, ancor più preoccupante è la situazione dell’obesità infantile: in Europa, l’Italia è dove si registra il numero maggiore di bambini affetti da questa malattia. “Fotografare l’obesità infantile oggi per noi medici studiosi è molto importante perché un bambino obeso ha il 75-80% di probabilità di essere domani un adulto obeso. Questo porterà a un peso insostenibile per il Servizio Sanitario Nazionale”, ha detto il Prof. Michele Carruba, UNIMI e President of the Center for Study and Research on Obesity.

Già oggi il 35% dei cancri è imputabile all’obesità così come il 40% degli infarti; il 95% dei diabetici di tipo 2 (quello alimentare) è in sovrappeso od obeso. Il 64% di questi malati ha necessità di ospedalizzazione, la causa maggiore di spesa per un’azienda sanitaria. Il mangiare tanto e male inoltre riduce l’aspettativa di vita di 8 anni per l’uomo obeso e di 6 anni per la donna obesa; riduce anche gli anni di vita in salute, gli ultimi per intenderci, 18 anni di vita non in salute per l’uomo, ben 19 per la donna. L’aumento di questi numeri porterà a un severo tracollo della sanità italiana ed europea. Se non si agirà al più presto negli Usa per la prima volta la generazione di domani avrà un’aspettativa di vita più bassa rispetto a quella di oggi. L’Italia poi sta investendo nella sanità molto meno rispetto agli altri Paesi del G7: la spesa pubblica sanitaria tedesca, ad esempio, è più del doppio di quella italiana. “Occuparsi di salute significa fare attenzione a come e dove viviamo e alle scelte che compiamo ogni giorno – ha affermato il Presidente ISS Silvio Brusaferro -. L’attenzione a quello che si mangia, l’attività fisica praticata, l’evitare sostanze come fumo e droghe ci consente di mantenere una buona salute. Allo stesso modo bisogna prendersi cura dell’ambiente in cui si vive, perché anche questo determina la qualità della nostra vita”.

Ci sono due modi per cambiare rotta: il primo è investire sull’educazione alimentare nelle scuole. “Bisogna insegnare ai bambini come e quanto mangiare, fargli conoscere la dieta mediterranea, patrimonio immateriale dell’umanità, con la piramide alimentare e con l’importanza delle giuste porzioni. A proposito di questo, come Centro Studi dell’Università di Milano proponiamo un’armonizzazione a livello europeo”, continua Carruba.

Donazione di organi, Schillaci: Italia generosa ma fare di più

Donazione di organi, Schillaci: Italia generosa ma fare di piùMilano, 13 apr. (askanews) – In Italia sono stati quasi 2 milioni i consensi alla donazione di organi raccolti nel 2022 al momento del rinnovo della carta d’identità ma è comunque “necessario che sempre più persone si rendano disponibili alla donazione”. E’ il messaggio lanciato dal ministro della Salute, Orazio Schillaci, nel corso del suo intervento di apertura a un evento dedicato alla 26esima giornata nazionale per la donazione e il trapianto di organi e tessuto.

“Donare gli organi significa donare la vita, e l’Italia è estremamente generosa: grazie alla solidarietà biologica degli italiani, ogni anno è possibile effettuare quasi 4 mila trapianti di organi ma anche più di 20 mila trapianti di tessuto, circa 1000 trapianti di cellule staminali, e quasi 3 mln di trasfusioni per oltre 650 mila pazienti. Risultati particolarmente significativi, raggiunti grazie all’eccellenza del nostro sistema trapianti che si pone ai primo posti in Europa per qualità degli interventi e sicurezza dei processi”, ha evidenziato il ministro. “Senza donazione e senza solidarietà – ha aggiunto Schillaci – non può esserci alcun trapianto. C’è un Italia generosa che ogni giorno registra il proprio consenso a donazione organi durante rinnovo carta identità, ma i dati indicano quasi 900 mila no alla donazione degli organi, quasi il 32% in leggero peggioramento sul 2021”.

“Il nostro impegno deve sensibilizzare ulteriormente i cittadini perchè donare è un atto altruismo”, ha detto ancora il titolare del ministero della Salute assicurando che la “promozione della cultura della donazione sarà un impegno prioritario”.

Fnomceo: sanità integrativa non deve sostituire Servizo Sanitario

Fnomceo: sanità integrativa non deve sostituire Servizo SanitarioMilano, 13 apr. (askanews) – La sanità integrativa non deve entrare in concorrenza con quella pubblica ma, appunto, integrarla: è questo, in estrema sintesi, il senso di quanto affermato questa mattina dalla Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, per voce del segretario Roberto Monaco, in audizione al Senato, di fronte alla decima Commissione Affari sociali, per l’Indagine conoscitiva sulle forme integrative di previdenza e assistenza sanitaria.

Attualmente la sanità integrativa rappresenta una spesa di 4,3 miliardi di euro a fronte di una spesa previsionale del Servizio Sanitario Nazionale per il 2022 di circa 124 miliardi di euro. La spesa diretta delle famiglie è di quasi 38 miliardi. “Riteniamo che quello della sanità integrativa sia un tema complesso – ha premesso Monaco – e anche molto sentito dalle professioni medica e odontoiatrica. Per avere una corretta visione della questione è necessario distinguere tra le prestazioni che devono essere garantite dal Servizio Sanitario Nazionale, e che sono i Livelli essenziali di assistenza, e le prestazioni che sono invece di pertinenza della sanità privata e che sono appunto prestazioni integrative. Si tratta di prestazioni diverse: per la sanità integrativa si parla appunto di prestazioni che ‘integrano’ e non di prestazioni essenziali.In altri termini, la sanità integrativa non deve entrare in concorrenza con quella pubblica, ma deve bensì integrarla.L’obiettivo è anche determinare un nuovo sistema di regole che garantisca l’intermediazione della spesa privata. Ciò significa individuare un soggetto terzo, che non può essere il mercato, da frapporre tra il cittadino utente ed il sistema di sanità integrativa, al fine di regolare tale rapporto, con regole chiare anche su tariffe e prestazioni”. “Non c’è alcuna preclusione – ha chiarito – rispetto al settore privato laddove contribuisca a rendere più sostenibile il sistema: bisogna che la sanità resti universalistica al fine di garantire a tutti i cittadini pari diritti di cura. Il Servizio Sanitario Nazionale sta, infatti, perdendo quote importanti di universalismo contraddicendo la sua funzione storica di strumento di coesione sociale e rimanendo esposto ad un contingentamento progressivo delle risorse che sta creando delle disuguaglianze territoriali socialmente inaccettabili”.

“Per concorrere all’obiettivo della massima tutela della salute – ha continuato – occorre potenziare e concentrare l’impegno nell’ambito delle prestazioni e dei servizi non previsti dai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) che il Servizio Sanitario Nazionale è tenuto a fornire a tutti i cittadini per tramite delle regioni. L’obiettivo è quindi quello di garantire la tutela della salute ad un numero sempre maggiore di persone e a persone sempre più anziane: per raggiungerlo è necessario sviluppare un modello di sanità integrativa che sia di reale sostengo al sistema pubblico, che pur mantenendo un ruolo centrale in termini di universalità del servizio a tutti i cittadini, possa essere supportato allo stesso tempo nelle aree più critiche, quali assistenza domiciliare, cronicità, non autosufficienza e prevenzione e promozione della salute e stili di vita. Inoltre, le forme sanitarie integrative devono essere finalizzate al recupero e al contenimento delle liste di attesa, fenomeno che ad oggi costringe molti cittadini a ricorrere al privato, nonostante la maggioranza degli italiani abbia grande fiducia nel SSN”. Il nuovo modello di sanità integrativa, deve, quindi, fondarsi sul principio di mutualità, essendo in grado di garantire maggiore equità fra i cittadini e più elevati livelli di tutela sanitaria per tutti. Il welfare solidaristico finanziato con risorse private andrebbe quindi incoraggiato e inserito in un contesto organico e coerente, non è un privilegio riservato a pochi: è un’espressione concreta di sussidiarietà, è la via per rendere sostenibile il welfare negli anni a venire, affrontando l’avversa curva demografica. Dunque, oggi, si può sicuramente parlare di sanità integrativa, dopo però aver reso più efficiente la sanità pubblica. Quella integrativa, infatti, può essere utile nel momento in cui integra il SSN, ma diventa una cosa negativa se finisce per sostituirsi al Servizio sanitario pubblico, come di fatto purtroppo sta già accadendo”. “In relazione specificatamente alla professione odontoiatrica – ha sottolineato – si evidenzia la funzione che i fondi integrativi possono svolgere quali strumenti complementari nelle terapie e nella prevenzione odontoiatrica, rappresentando una opportunità ed una risposta al problema della sostenibilità del costo della terapia odontoiatrica per il singolo cittadino”. Critica, invece, la Fnomceo verso quelle regole che impediscono al cittadino di potersi avvalere del medico di sua scelta, pena la perdita del beneficio economico assicurativo.

“Si auspica i un intervento legislativo – ha concluso Monaco – volto a porre sullo stesso piano l’assistenza diretta e quella indiretta. In questo modo il paziente sarebbe libero di rivolgersi al medico di cui ha piena fiducia, certo di ricevere il livello di qualità delle prestazioni, in termini di assistenza medica, ritenuto più adeguato, conservando al contempo il beneficio assicurativo. È dunque indispensabile la definizione di regole e di organi di controllo delle attività e delle gestioni dei capitali dei Fondi integrativi per attivare sistemi di garanzia e di verifica indipendenti”.

Tumori, Schillaci: con vaccini siamo a una svolta ma ci vorrà tempo

Tumori, Schillaci: con vaccini siamo a una svolta ma ci vorrà tempo




Tumori, Schillaci: con vaccini siamo a una svolta ma ci vorrà tempo




















Milano, 12 apr. (askanews) – Un futuro vaccino Mrma in grado di debellare tumori e infarti rappresenta “un’ottima notizia per i tanti malati oncologici e per le persone affette da malattie cardiovascolari. Credo che siamo a una svolta, ci vorrà ancora del tempo ma è fondamentale ribadire l’importanza della ricerca”. Lo ha detto il ministro della salute, Orazio Schillaci, intervenendo a Tg1 Mattina.

“La speranza – ha aggiunto Schillaci – è avere vaccini efficaci per combattere il cancro, che rimane un big killer. L’auspicio – ha concluso – è che questi vaccini siano per tutti”.

Malformazioni del volto, in Italia 600 nuovi casi ogni anno

Malformazioni del volto, in Italia 600 nuovi casi ogni anno




Malformazioni del volto, in Italia 600 nuovi casi ogni anno




















Roma, 11 apr. (askanews) – Ogni anno in Italia quasi 1 bimbo su 1000 nasce con una forma di labiopalatoschisi, malformazione del volto che, se non curata in modo multidisciplinare e in tempi adeguati, può provocare gravi problemi funzionali ed estetici che possono protrarsi per lungo tempo, andando ad inficiare terribilmente la qualità di vita individuale e di relazione, con elevato rischio di emarginazione. Questi bambini hanno bisogno di cure e attenzioni, come quelle sostenute e promosse dalla Smile House Fondazione ETS. In Italia si registrano ogni anno circa 600 nuovi casi di labiopalatoschisi.

“È assolutamente impensabile ai nostri giorni che una malformazione congenita del volto, presente alla nascita, possa essere risolta solo con un atto chirurgico nei primi mesi di vita. L’intervento, o meglio, gli interventi chirurgici sono un passo importante, ma devono essere coordinati con quelli terapeutici di molti altri specialisti fino al temine delle cure. Solo così potranno essere risolte tutte le problematiche funzionali ed estetiche presenti alla nascita, assicurando il vero obiettivo della Fondazione, che è l’integrazione sociale”, dichiara Domenico Scopelliti, vicepresidente della Fondazione ETS e direttore dell’Unità operativa complessa di Chirurgia maxillo-facciale dell’Ospedale San Filippo Neri di Roma. La Fondazione promuove la nascita di un Progetto di Rete Nazionale, sostenendo lo sviluppo delle Smile House, Centri di cura chirurgici e ambulatoriali, in accordo fin dal 2008 con il ministero della Salute, inseriti all’interno di strutture sanitare del Sistema Sanitario Nazionale nelle varie Regioni. Il compito delle Smile House è quello di accogliere la famiglia e garantire l’intero percorso di cure medico-specialistiche multidisciplinari a migliaia di pazienti, seguendo la persona dalla diagnosi prenatale sino all’età adulta. Ad oggi sono stati realizzati cinque Centri Smile House, di cui due, Roma e Vicenza, sono classificati come Hub chirurgici, dove viene concentrata massimamente l’attività chirurgica. Gli altri tre, Ancona, Cagliari e Taranto, sono classificati come Spoke ambulatoriali, dove si effettuano tutte le terapie multidisciplinari previste dal percorso di cure, con eccezione della chirurgia. L’assetto organizzativo della Rete, suddivisa in Hub e Spoke, contrasta il fenomeno della migrazione sanitaria e offre ai pazienti e alle loro famiglie un percorso di cure eccellenti e adeguate il più vicino possibile alle loro residenze. Tale assetto, inoltre, favorisce la possibilità di sviluppare gli atri due pilastri fondamentali della Fondazione, che sono la formazione professionale e la ricerca scientifica.

Per sostenere le attività delle Smile House e i pazienti con malformazioni cranio-maxillo-facciali, affinché possano vivere appieno la loro vita, Smile House Fondazione ETS ha lanciato la campagna solidale ‘Il sorriso è solo l’inizio’, attiva dal 9 al 29 aprile, sostenuta da Rai per la sostenibilità ESG. Per offrire un contributo basta inviare un sms o chiamare da rete fissa il numero solidale 45585. I fondi raccolti finanzieranno l’acquisto di dispositivi tecnologici, uguali per tutti i Centri Smile House: l’adeguamento tecnologico rappresenta un punto centrale per garantire una elevata qualità delle cure e la possibilità di comparare i risultati ottenuti nei vari Centri Smile House su tutto il territorio nazionale. L’obiettivo di questa campagna SMS è raccogliere i fondi per dotare ulteriori due Centri Smile House di innovativi apparecchi Vectra M3 Face&Neck System, che consentono di poter documentare con tecnologia 3D le immagini dei pazienti ed effettuare lo studio morfo-volumetrico del volto per verificare comparativamente, grazie a modelli matematici, l’efficacia delle terapie chirurgiche ed ortopedico-ortodontiche effettuate. Il progetto Smile House è il frutto di una partnership tra la Smile House Fondazione ETS e il ministero della Salute, protocollo rinnovato nel 2022, che ha consentito di sviluppare accordi specifici all’interno di strutture pubbliche del Servizio Sanitario Nazionale, in varie Regioni. Dal 2011 al 2022, nei Centri Smile House sono state effettuate 40.620 visite, i pazienti sottoposti ad interventi chirurgici sono stati 2.458 raggiungendo il numero complessivo di 4.013 procedure chirurgiche eseguite; 24.482 sono state le cure odontoiatriche ed ortodontiche, 82.775 le consulenze multidisciplinari.

A Roma, venerdì 28 e sabato 29 aprile, il Centro Smile House del San Filippo Neri ospiterà un ‘Weekend Clinic’, in cui saranno concentrati vari interventi chirurgici per “restituire” il sorriso ai piccoli pazienti e avviare un percorso di cura mirato a un concreto inserimento sociale, perché le malformazioni del volto sono malattie estremamente invalidanti che pregiudicano una dignitosa vita sociale.

Donazione organi e tessuti: il 13 aprile Giornata Nazionale

Donazione organi e tessuti: il 13 aprile Giornata Nazionale




Donazione organi e tessuti: il 13 aprile Giornata Nazionale




















Roma, 11 apr. (askanews) – Sarà il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, ad aprire le celebrazioni della 26ma Giornata nazionale della donazione degli organi e dei tessuti con un evento che si terrà giovedì 13 aprile nell’Auditorium “Cosimo Piccinno” del Ministero della Salute a Roma. Con il Ministro Schillaci e con il direttore del Centro nazionale trapianti Massimo Cardillo interverranno il vicepresidente vicario dell’ANCI Roberto Pella, il presidente dell’Ordine dei medici Filippo Anelli e il presidente della Federazione delle Società medico-scientifiche italiane Loreto Gesualdo. All’iniziativa parteciperanno anche gli attori Massimo Ghini e Filippo Laganà, interpreti del film “Amici per la pelle”, incentrato sul tema del trapianto: la pellicola, co-prodotta da Rai Cinema, è stata trasmessa in prima serata domenica scorsa su Rai 1 in apertura della settimana di sensibilizzazione dedicata da Rai per la Sostenibilità ESG alla donazione degli organi.

La Giornata nazionale vedrà anche un forte impegno sui social grazie ad ANCI e ai sindaci italiani, protagonisti insieme al CNT della campagna digitale #UnSìInComune: i primi cittadini inviteranno a dare il consenso alla donazione al momento del rinnovo della carta d’identità, ricordando anche che è possibile dire di sì subito online con la Spid attraverso l’Aido, l’Associazione italiana donatori organi. Tutte le informazioni sono disponibili sul sito www.sceglididonare.it.