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Parkinson, allarme pandemia: 12 mln malati nel 2040. Oggi World Day

Parkinson, allarme pandemia: 12 mln malati nel 2040. Oggi World Day




Parkinson, allarme pandemia: 12 mln malati nel 2040. Oggi World Day



















Roma, 11 apr. (askanews) – È allarme pandemia per la malattia di Parkinson. Secondo il Journal of Parkinson’s Disease nel 2040 le persone affette dalla patologia potrebbero essere 12 milioni. Non esiste ancora una cura farmacologica in grado di bloccarne il decorso, nonostante siano all’attivo numerosi e importanti studi clinici che ci vedono anche direttamente coinvolti, quali ad esempio l’utilizzo di anticorpi monoclonali per cercare di bloccare la proteina infettante che la causa, l’a-sinucleina. In questi anni la riabilitazione si è proposta e affermata sempre più come parte essenziale e integrante del trattamento medico-chirurgico. In letteratura esistono prove scientifiche sempre più solide che confermano l’ipotesi dell’efficacia dell’intervento riabilitativo nel migliorare le capacità funzionali e le abilità motorie dei pazienti. “Le più innovative strategie riabilitative vedono il coinvolgimento di sofisticate tecnologie e, in particolare, di robot dedicati alla gestione e alla riabilitazione della motricità ma anche di tutte quelle problematiche legate alle attività cognitive compromesse” spiega Maria F. De Pandis, Responsabile del Centro Parkinson del San Raffaele di Cassino, nella giornata in cui nel mondo si celebra la malattia neurodegenerativa, cronica, lentamente progressiva, che coinvolge diverse funzioni motorie, vegetative, comportamentali e cognitive. “Tra le tecnologie di ultima generazione in uso qui al San Raffaele il Walker View, l’evoluzione di un tapis roulant che grazie a una serie di sensori e celle in carico presenti sul tappeto rotante trasforma il passo del paziente in una vera e propria analisi del cammino. Una telecamera 3D trasforma poi la sua immagine in un avatar e la ritrasmette, come in uno specchio digitale, inducendo il paziente a correggere in ogni momento la lunghezza del suo passo e la qualità della sua postura”, spiega. I benefici dei programmi di allenamento su tapis roulant con realtà virtuale non immersiva sono stati evidenziati anche da studi internazionali, non ultimo uno pubblicato sul Lancet neurology che ha coinvolto cinque paesi (Belgio, Israele, Italia, Paesi Bassi e Regno Unito) con riferimento alla capacità di ridurre i rischio di caduta negli anziani sani, in soggetti affetti da malattia di Parkinson e in persone con declino cognitivo lieve (MCI). “Al WalkerView”, continua la neurologa, “si affiancano poi sistemi riabilitativi volti al miglioramento della motricità dell’arto superiore cosiddetti “end effector”: il paziente effettua un esercizio e il robot interviene attivamente solo nel movimento che lo stesso non riesce a compiere. Ciò permette di effettuare movimenti che sarebbero difficili o impossibili da eseguire con una elevata intensità di ripetizione del movimento”.

Donazione organi: Trento si conferma la città più generosa d’Italia

Donazione organi: Trento si conferma la città più generosa d’Italia




Donazione organi: Trento si conferma la città più generosa d’Italia




















Roma, 11 apr. (askanews) – Per il secondo anno consecutivo Trento è la più generosa tra le grandi città italiane in tema di donazione di organi e tessuti, così come il piccolo borgo di Geraci Siculo si conferma in testa alla classifica dei piccoli comuni, mentre tra i centri di media dimensione a primeggiare sono la pugliese Corato e l’abruzzese Guardiagrele. Sono questi i risultati dell’ultima edizione dell’Indice del Dono, il rapporto realizzato dal Centro nazionale trapianti che analizza i numeri delle dichiarazioni di volontà alla donazione di organi e tessuti registrate nel 2022 all’atto dell’emissione della carta d’identità elettronica nelle anagrafi dei 7.028 Comuni italiani in cui il servizio è attivo. L’Indice è stato pubblicato in vista della 26ma Giornata nazionale della donazione degli organi che si celebra domenica prossima 16 aprile: i valori sono espressi in centesimi e tengono conto di alcuni indicatori come la percentuale dei consensi, quella delle astensioni e il numero dei documenti emessi.

Trento resta dunque in cima alla classifica della generosità tra le 44 città italiane con più di 100mila abitanti. L’indice del dono raggiunto dal capoluogo trentino è 69,76/100: nel 2022, su 11.678 cittadini che hanno rinnovato la CIE, il 65,6% ha scelto di esprimere la propria volontà sulla donazione (34,4% gli astenuti) e tra i dichiaranti il 78,6% ha detto sì. Un tasso di consenso elevato, oltre 10 punti sopra la media nazionale che si è attestata al 68,2%. Al secondo posto a pari merito Sassari e Livorno, entrambe con un indice del dono di 67,69/100: la città sarda, sesta nel 2021, ha raggiunto il 79,1% dei consensi con un’astensione al 41,1%; i livornesi che hanno detto sì sono stati invece il 77% ma con un’astensione più bassa (36,8%), il che spiega l’ex aequo. Ai piedi del podio c’è Verona, quinta Padova, sesta Cagliari, settima Ferrara, ottava Firenze, nona Pescara (la prima delle grandi città centro-meridionali) e decima Monza. Sale Milano (16ma, nel 2021 era 20ma), stabile Torino al 29mo posto, guadagna una posizione Roma (da 32ma a 31ma), Napoli 39ma (era 42ma). È Corato, città di quasi 50mila abitanti in provincia di Bari, il comune più generoso d’Italia tra quelli medio-grandi (da 30 a 100mila residenti). Il centro pugliese ha raggiunto un indice del dono di 77,65/100, oltre 10 punti in più dell’anno precedente, raggiungendo un tasso di consensi dell’81,5% con un’astensione molto bassa (19,1%). Complessivamente migliorano i dati di molti comuni meridionali, nonostante l’opposizione alla donazione al Sud resti tendenzialmente più alta che nel resto d’Italia. Al secondo posto c’è Nuoro, prima un anno fa, completa il podio la sassarese Alghero, seguono tra le prime dieci Como, Belluno, Camaiore (LU), Cerveteri (RM), Pomigliano d’Arco (NA), Sesto Fiorentino (FI) e Monreale (PA). Tra i comuni medio-piccoli (5-30mila abitanti) a primeggiare quest’anno è Guardiagrele, quasi 8mila residenti in provincia di Chieti. La cittadina abruzzese, con un indice del dono di 88,76/100, ha registrato un tasso di consensi altissimo (98,6%) e un’astensione del 24,3%. Secondo posto per Primiero San Martino di Castrozza (TN), terza Leverano (LE), mentre al quarto posto c’è la palermitana Corleone dove nel 2022 nessun cittadino ha detto no alla donazione: 313 i sì raccolti su 313 dichiaranti, anche se il 42,9% ha preferito astenersi. A seguire in classifica tra le prime dieci Boscoreale (NA), Ponte nelle Alpi (BL), Oliena (NU), Arenzano (GE), Spello (PG) e Ribera (AG).

Tra i centri con meno di 5mila abitanti, ancora una volta risulta primo Geraci Siculo, piccolo comune delle Madonie palermitane, con un indice del dono di 94,58/100, un tasso di consensi del 96,8% e un’astensione al 6,9%: in totale, su 102 CIE emesse, sono stati registrati 92 sì alla donazione, 3 no e 7 astenuti. Si tratta in assoluto del miglior risultato tra tutti i comuni italiani, frutto di una sensibilità scaturita da una vicenda avvenuta nel 2021, alla morte di una bambina geracese di 11 anni, Marta Minutella, i cui genitori avevano voluto simbolicamente firmare il consenso alla donazione degli organi anche se poi il prelievo non era stato possibile per ragioni cliniche. La commozione generata da questa tragedia ha radicato in paese una profonda cultura della donazione. Il podio dei piccoli comuni è completato da Cinte Tesino (TN) e da Cardedu (NU). Nel 2022 sono stati registrati 2,8 milioni di nuove dichiarazioni di volontà alla donazione: 1,9 milioni di sì (68,2%) ma anche quasi 900mila no (31,8%), con un leggero peggioramento rispetto al 2021 quando i consensi si erano attestati al 68,9%. A esprimersi è stato il 55,5% dei cittadini che si sono recati all’anagrafe per richiedere la carta d’identità. Nel dettaglio, le percentuali di consenso maggiori sono state registrate tra le donne (71,3%, contro il 66,2% di sì espresso tra gli uomini) e tra i 35-40enni (72,6%), mentre l’opposizione alla donazione è leggermente più altra fra i giovanissimi (nel 2022 il 30,2% dei 18-25enni ha registrato un no) per poi crescere esponenzialmente oltre i 70 anni (42,4% di no tra i 70-80enni, 56,5% tra gli over 80) nell’errata convinzione che la donazione degli organi in età avanzata non sia possibile. Ad oggi complessivamente il Sistema informativo trapianti ospita 15,5 milioni di dichiarazioni registrate: 11,1 milioni di sì e 4,4 milioni di no.

Influenza, Medici Simg e Simit: stagione violenta e straordinaria

Influenza, Medici Simg e Simit: stagione violenta e straordinaria




Influenza, Medici Simg e Simit: stagione violenta e straordinaria



















Roma, 7 apr. (askanews) – E’ ancora in corso una stagione di malanni particolarmente violenta: a pesare non è soltanto la circolazione del virus influenzale, ma anche di quello sincinziale. Tale combinazione ha comportato un importante impatto sia in termini numerici che in ospedalizzazioni. Basti ricordare che solo il virus influenzale porta al decesso ogni anno tra i 5mila e i 15mila italiani. “Se negli anni scorsi, in questi giorni, la stagione influenzale poteva dirsi ormai chiusa, quest’anno si protrarrà almeno sino a fine aprile – sottolinea Massimo Andreoni, Direttore Scientifico SIMIT-Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali – . Diverse le cause: le avverse e alterne condizioni meteorologiche; la ridotta campagna di vaccinazione antinfluenzale; la scarsa immunità della popolazione, conseguenza delle misure di contenimento del Covid19. A proposito dell’ultimo punto, il contenimento anticoronavirus, che è stato certamente utile al fine di evitare la sua diffusione massiva, ha ridotto anche la circolazione di altri virus, lasciando la popolazione sguarnita, soprattutto quella più giovane e non vaccinata, nei confronti degli altri virus. Allo stato attuale, occorrerebbe monitorare la situazione per stabilire se siamo di fronte ad un unicum o se l’attuale situazione rischia di diventare sempre più frequente”.

“La stagione influenzale di quest’anno ha avuto caratteristiche particolari – spiega Claudio Cricelli, Presidente dei medici di famiglia SIMG – è iniziata presto, alla 42esima settimana e non all’abituale 48esima, per poi raggiungere un picco alto e duraturo e poi continuare a tenersi parecchio alta per tutta la stagione invernale. Allo stato attuale, si osserva un calo lento e progressivo, ma siamo ancora sopra la soglia epidemica: se tra adulti e anziani si parla solo di 5,8 casi per 1000 abitanti, per i bambini risulta molto elevata”. “Particolarmente importanti i numeri totali delle sindromi simil influenzali: alla fine di marzo si parlava di circa 13 milioni di cittadini coinvolti, numero destinato ad aumentare fino a fine aprile – conclude Cricelli – . Ad essere circolato non è stato soltanto il virus dell’influenza, soprattutto quello A rispetto a quello B, ma anche tanti altri simili: in particolare quello Sars Cov2, il virus respiratorio sincinziale, l’adenovirus, quello da raffreddore. Le complicanze registrate, che sono state prevalentemente di tipo respiratorio e che hanno colpito soprattutto gli anziani, ci fanno ribadire un concetto: l’unico strumento che disponiamo per la profilassi dell’influlvoenza è il vaccino. Ancora una volta, occorre insistere e tentare di aumentare il tasso di aderenza alla vaccinazione”.

La sanità a portata di click desiderio di 1 italiano su 2

La sanità a portata di click desiderio di 1 italiano su 2




La sanità a portata di click desiderio di 1 italiano su 2




















Roma, 7 apr. (askanews) – Gli italiani ne sono sempre più convinti: una maggiore digitalizzazione della sanità sarebbe la soluzione ideale per la tutela della propria salute. Richiesta condivisa dai nostri connazionali, che si fa ancora più urgente tra gli under 34 (64%) e in chi ha figli a carico (56%). In particolare, il 66% degli over 18 vorrebbe poter gestire maggiormente, da pc/smartphone/tablet, la propria salute e le richieste e prenotazioni di visite, ricette ed esami medici. Anche complice la pandemia, infatti, la tecnologia è diventata d’uso comune e viene già utilizzata in ambito sanitario dall’89% di chi ha tra i 18 e i 34 anni, dal 77% di chi ha tra i 35 e i 54 anni e dal 61% degli over 55.

A rivelarlo, in occasione della Giornata Mondiale della Salute (World Health Day) che si celebra il 7 aprile e che quest’anno affronta proprio il tema della “salute per tutti”, è un’indagine condotta da Quorum/YouTrend per Doctolib – tech company che opera nel settore della sanità digitale e leader europeo con sedi in Francia, Germania e Italia – che ha coinvolto oltre 1.000 cittadini italiani online con più di 18 anni, per approfondire bisogni e aspettative in tema di salute e sanità, pubblica e privata. “La difficoltà di prenotare o di organizzare visite con il proprio medico di famiglia (29% in media ma il dato arriva al 32% in chi ha figli a carico) e, in generale, di relazionarsi con il Servizio Sanitario Nazionale a distanza (24% in media che diventa 27% in chi ha figli a carico) sono tra le principali criticità emerse durante la pandemia per i cittadini” – afferma Nicola Brandolese, CEO di Doctolib Italia – “e hanno dimostrato che la sanità del futuro non può prescindere dalla tecnologia. Oggi i servizi digitali come la prenotazione delle visite, le possibilità offerte dalla telemedicina o le soluzioni per contattare più facilmente il proprio medico rispondono a un bisogno reale dei cittadini e dei professionisti della salute”.

Dalla survey emerge, infatti, che Il 47% degli utenti vorrebbe aumentare in futuro l’uso della tecnologia (48% tra 18-34 anni, 53% tra 35-54 anni, 42% degli over 55) e il 56% degli intervistati vorrebbe che la utilizzasse di più anche il proprio medico di famiglia. Ma quali sono gli utilizzi attuali principali della tecnologia in ambito sanitario? Il più diffuso è sicuramente accedere online agli esiti delle analisi o degli esami. Una pratica alla quale ricorre in media il 49% degli interpellati e che riscuote particolari consensi nella fascia 18-34 anni (59%) e, a seguire, nella fascia 35-54 anni (54%). Al secondo posto il prenotare online le proprie visite dal medico di famiglia (30%) o da altri specialisti (29%). Un’abitudine per il 41% degli utenti tra i 18 e i 34 anni e il 34% tra i 35 e i 54 anni. Al terzo posto il prenotare online le visite per i propri familiari (20%). Un’opportunità che viene colta dal 31% di chi appartiene alla fascia 18-34 anni e dal 24% di chi ha tra 35 e 54 anni.

Ecco invece quali sono le misure più utili per rendere più accessibile il sistema sanitario per i cittadini secondo gli utenti che hanno partecipato all’indagine: riduzione delle pratiche burocratiche del medico di famiglia che così può dedicare più tempo ai pazienti (42%), una necessità espressa soprattutto dagli over 35; possibilità di prenotare in modo digitale visite specialistiche (27%), richiesta dal 41% degli utenti nella fascia 18-34 anni e dal 32% nella fascia 35-54 anni ma che diventa 36% in chi ha figli a carico; possibilità di relazionarsi in modo digitale con il proprio medico di famiglia (20%), richiesta dal 26% degli utenti nella fascia 18-34 anni e dal 22% nella fascia 35-54 anni ma che diventa 24% in chi ha figli a carico.

#SINTOMINVERSI, campagna in musica Associazione Italiana Anderson-Fabry

#SINTOMINVERSI, campagna in musica Associazione Italiana Anderson-Fabry




#SINTOMINVERSI, campagna in musica Associazione Italiana Anderson-Fabry




















Roma, 7 apr. (askanews) – Promuovere la conoscenza della malattia affinché si possano subito riconoscere i suoi sintomi, allo scopo di evitare danni irreversibili agli organi e coinvolgere istituzioni e opinione pubblica nella comprensione dell’importanza della diagnosi precoce della patologia rara. È questa la mission che AIAF – Associazione Italiana Anderson-Fabry vuole raggiungere attraverso la campagna #SINTOMINVERSI, che impegnerà l’Associazione durante tutto il mese di aprile 2023, periodo in cui ogni anno in tutto il mondo si celebra il Fabry Awareness Month, Mese della Consapevolezza Fabry.

“Ogni anno, durante il mese di aprile, – spiega Stefania Tobaldini, presidente AIAF – oltre alle attività di supporto e informazione ai pazienti che svolgiamo quotidianamente, ci impegniamo per intensificare le attività di sensibilizzazione e divulgazione sulla Malattia di Fabry rivolgendoci alla comunità in generale (oltre al personale sanitario, pazienti e familiari) al fine di migliorare il riconoscimento, la diagnosi, la comprensione e la gestione della patologia”. Lo stomaco ha resistito anche se non vuol mangiare. Ma c’è il dolore che sale, che sale e fa male recitano i versi di Giuseppe Anastasi del brano “La notte” reso celebre dall’interpretazione di Arisa che le è valso il secondo posto a Sanremo 2012. Ma anche Ora è allo stomaco, fegato, vomito, fingo ma c’è. E ancora Perché mi porto un dolore che sale, che sale. Si ferma sulle ginocchia che tremano, e so perché. E se fosse il sintomo di una malattia rara? Chiede in maniera provocatoria il messaggio della campagna. Manifestazioni come nausea, vomito, dolori allo stomaco e vertigini sono infatti alcuni dei sintomi precoci attraverso i quali la Malattia di Fabry può manifestarsi. A questi si aggiungono cefalea, affaticamento, dolori alle mani e ai piedi, comparsa sulla pelle di grappoli di piccole macchie rosso scuro (angiocheratomi), una ridotta capacità di sudare (ipoidrosi), opacizzazione della cornea (occhio) e disturbi dell’udito, fino ad arrivare, nelle fasi avanzate della malattia, al coinvolgimento di organi importanti come cuore e reni, compromettendone il regolare funzionamento. Si tratta, come è facile intuire, di manifestazioni potenzialmente riconducibili a cause molto diverse, prive di una specificità propria solamente della Fabry. È proprio questo aspetto, unito anche all’insorgenza diversificata da paziente a paziente, a rendere estremamente complessa una diagnosi puntuale e tempestiva.

“La diagnosi della Malattia di Anderson-Fabry – spiega Federico Pieruzzi, direttore Struttura Complessa di Nefrologia, Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori di Monza e coordinatore del Comitato Scientifico di AIAF – è difficile perché le manifestazioni cliniche sono molto eterogenee, molto diverse tra di loro e non hanno caratteristiche specifiche. Spesso la diagnosi arriva quando la malattia ha già colpito alcuni organi in modo irreversibile, con pesanti ripercussioni sulla qualità di vita del paziente e riducendo l’aspettativa di vita. La diagnosi precoce, oltre a una presa in carico integrata da parte delle équipe cliniche, è quindi di importanza fondamentale”. La campagna si svilupperà attraverso i social ma anche con manifesti affissi a Milano e Napoli, città coinvolte nelle maratone di aprile della Fondazione Telethon, da sempre impegnata per finanziare la ricerca per la diagnosi e la cura delle malattie rare. “L’intento – conclude la presidente Tobaldini – è quello di sfruttare strumenti di comunicazione tradizionale e anche digitale attraverso la presenza nelle “piazze” più significative, che consentano di sensibilizzare un pubblico che possa essere il più vasto possibile, per far conoscere i sintomi, la patologia e i suoi echi sulla vita quotidiana dei pazienti”.

Prestazioni sanitarie troppo lente? Nasce il Cup Solidale

Prestazioni sanitarie troppo lente? Nasce il Cup Solidale




Prestazioni sanitarie troppo lente? Nasce il Cup Solidale – askanews.it




















Roma, 5 apr. (askanews) – Un Osservatorio che raccoglie 27.849 medici, 2.771 cliniche e 21 milioni di disponibilità aggiornate quotidianamente, comparando prezzi e tempi d’attesa per le principali prestazioni sanitarie, offerte da soggetti privati, su tutto il territorio nazionale. Si tratta di uno strumento preziosissimo che offre una fotografia dinamica dei costi su base nazionale e provinciale con prezzo minimo, medio e massimo.

“Nel momento in cui escono dallo studio del proprio medico con una ricetta, tante persone vengono prese dallo sconforto, perché sanno che dovranno passare molto tempo al telefono oppure online per trovare la prestazione di cui hanno bisogno”, sottolinea Leonardo Aloi, Ceo e co-founder della startup Cup Solidale. “Spesso il compito sembra impossibile, soprattutto se la richiesta è urgente e non si vuole spendere una fortuna. L’Osservatorio mette a disposizione le informazioni sulle prestazioni in pochi clic, con la possibilità di sapere a colpo d’occhio qual è il tempo di attesa e la distanza da casa, a fronte di un prezzo più o meno conveniente, e scegliere la soluzione migliore”.

Sul sito Cupsolidale.it si trovano anche diverse prestazioni che possono tranquillamente competere per prezzo con quelle del Sistema Sanitario pubblico, ma soprattutto che sono erogate in tempi brevi, solitamente da 1 a 5 giorni. Cosa fa Cup Solidale Cup Solidale in qualità di aggregatore e comparatore web di servizi e prestazioni sanitarie, nasce proprio per facilitare l’accesso alle cure nel campo della sanità privata. Con la pubblicazione dell’Osservatorio la startup completa la sua offerta di un servizio trasparente e facile da usare. Accedendo a Cupsolidale.it, infatti, è possibile cercare una prestazione direttamente a partire dalla propria zona di residenza oppure visualizzarla all’interno dell’Osservatorio, comparando prezzi e tempi di attesa su tutto il territorio nazionale.

Una volta trovata la prestazione che interessa al prezzo e nel giorno migliori per le proprie esigenze, si può prenotare e pagare direttamente dal sito. Tutto in pochi minuti, senza code o inutili attese al telefono. Il servizio è totalmente gratuito per gli utenti finali, mentre gli istituti e i laboratori privati o del terzo settore presenti su Cup Solidale pagano semplicemente una percentuale sulle prestazioni.

Tutti i vantaggi dell’Osservatorio L’Osservatorio di Cup Solidale vuole essere uno strumento di informazione utile sia per l’utente che usa la piattaforma per prenotare, sia per tutti i principali stakeholder coinvolti nell’ambito della sanità italiana. Per giornalisti, ricercatori e studiosi l’Osservatorio rappresenta il primo aggregatore di dati sulla sanità privata disponibile in Italia, aggiornato su base quotidiana e di libero accesso. Cliniche, laboratori, farmacie e in generale tutti i prestatori di servizi in ambito sanitario non comunicano tra loro: Cup Solidale grazie al suo ruolo nella filiera funge da trait d’union. Per cliniche, laboratori, farmacie eccetera l’Osservatorio è un utile strumento per comprendere l’offerta di mercato nel territorio in cui operano e stare sempre al passo; Un accesso più semplice e veloce alle prestazioni private alleggerisce i costi e le difficoltà di gestione che gravano sul Sistema Sanitario Nazionale. A proposito di quest’ultimo punto: l’Istat ha evidenziato un ulteriore aumento della rinuncia alla cura, nel 2022, causato principalmente da una barriera all’accesso, dovuta (per il 4,2% della popolazione) alle lunghe liste di attesa. Quando le persone rinunciano alle visite e agli esami diagnostici e clinici, aumentano le ospedalizzazioni e l’accesso ai Pronto Soccorso. “La rinuncia alla cura è il pericolo numero uno da scongiurare. Noi possiamo organizzare e rendere chiara e fruibile l’offerta sanitaria privata. Le persone cercano prestazioni in tempi brevi, vicino a casa e a un prezzo sostenibile. Cup Solidale offre tutte queste informazioni a portata di clic, in un minuto. Con la certezza di sapere qual è il riferimento su base nazionale”, conclude Aloi.

”Si va in scena. Storie di epilessia”, storia Andrea vince contest LICE

”Si va in scena. Storie di epilessia”, storia Andrea vince contest LICE




“Si va in scena. Storie di epilessia”, storia Andrea vince contest LICE – askanews.it




















Roma, 4 apr. (askanews) – “Andrea si ammala di epilessia all’età di 12 anni. E’ un ragazzino vivace, socievole e amante dello sport…”. Inizia così l’emozionante storia di Andrea, raccontata dalla sua mamma Antonella vincitrice del contest della LICE – Lega Italiana Contro l’Epilessia, dedicato all’inclusione sociale, dalla scuola al lavoro. Dal racconto di Andrea sarà liberamente tratta la sceneggiatura di un cortometraggio che verrà presentato al prossimo Giffoni Film Festival, in programma dal 20 al 29 luglio, e, fuori concorso, alla prossima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

Tra le tantissime storie che si sono candidate al contest lanciato da LICE e Fondazione LICE nel mese di febbraio, una giuria di esperti, tra i quali figuravano i referenti di Giffoni Innovation Hub e i due sceneggiatori Enrico Saccà e Antonio Manca, ha scelto di premiare la storia di Andrea, affetto da Epilessia sin da ragazzino, che rappresenta un inno alla vita e alla voglia di farcela, nonostante tutto. “Nella storia di Andrea – commentano così la scelta i due sceneggiatori – abbiamo ritrovato un’attenzione particolare alla dimensione educativa, l’importanza dello sport nel percorso di formazione delle nuove generazioni, un’attitudine positiva della narrazione che parla di perseveranza e di speranza. Pensando al target, prettamente giovane, del Giffoni Film Festival e alla missione educativa del progetto di LICE, la storia di Andrea è quella che, a nostro avviso, offre il maggior numero di elementi per la stesura di una sceneggiatura efficace: età del personaggio, dialettica interna del racconto, possibilità di immedesimazione da parte del pubblico”. Oltre al primo classificato, la giuria di esperti ha premiato altre due storie: Stefania e Valentina, che si aggiudicano, così, il secondo e terzo posto al contest, con un’ottima valutazione. Storie di vita quotidiana quelle di Stefania e Valentina: la prima racconta la storia di Anna un’adolescente di 15 anni dedita alla ginnastica artistica e ai pomeriggi trascorsi al Pincio a pattinare con gli amici, finché compare la prima crisi: “Lei, dopo ore sui pattini, cade. La prima crisi comincia con quella sensazione alla gamba, e si estende al resto del corpo, come se il corpo venisse avvolto da spire. Convulsioni…”; la storia di Valentina racconta, invece, le difficoltà di un giorno qualsiasi: “Ore 6, suona la sveglia. Valentina, 45 anni, si prepara di corsa, indossa un tailleur nero, riempie un portapillole da portare con sé e corre ad aspettare il bus per l’ufficio. La fermata è gremita, l’attesa lunga. Si fa spazio sul bus affollato, prende in modo rocambolesco le sue pasticche, con la bottiglietta d’acqua pescata dalla borsa…”. E, infine, la giuria conferisce una menzione speciale ex aequo a Matteo e Giuliana “per la capacità di trasformare il vissuto personale in storie originali utilizzando in maniera creativa registri narrativi non naturalistici” – aggiungono i due sceneggiatori. “Tantissime le storie che abbiamo ricevuto e che ci hanno davvero commosso – dichiarano Laura Tassi, Presidente LICE e Oriano Mecarelli, Past President LICE – perché raccontano un vissuto complesso tra difficoltà e solitudine, ma anche voglia di lottare e di non abbattersi mai, qualunque sia la sfida. A nome della LICE e della Fondazione LICE vogliamo ringraziare tutti coloro che hanno partecipato al contest, lanciato in occasione della scorsa Giornata Internazionale dell’Epilessia, manifestando grande coraggio nel raccontare come si affronta quotidianamente la malattia e dimostrando che convivere con l’Epilessia si può, senza esclusioni, in ogni ambito”.

E la storia di Andrea, prima classificata, ne è l’esempio emblematico perché vincere si può, nonostante l’Epilessia e come racconta mamma Antonella nelle conclusioni: “L’acqua non è nemica di Andrea e della sua Epilessia, in acqua lui sta bene, è come gli altri, non compaiono né tic e né crisi. A Marzo 2023 sono passati tre mesi dall’ultima crisi, alle finali regionali, Andrea nei 1500 stile ha fatto un tempo che è a soli 2 secondi dal tempo limite necessario per poter partecipare questa estate agli italiani Open Water Assoluti di Piombino. Io credo che ci riuscirà! Ci deve riuscire perché è il suo sogno da quando è piccolo e perché l’Epilessia non deve vincerlo ma è lui a dover vincere”. La Campagna LICE 2023 “SI VA IN SCENA. STORIE DI EPILESSIA” proseguirà per tutto il 2023. Il trailer del cortometraggio sarà presentato in anteprima in occasione del 46° Congresso Nazionale LICE che si terrà a Napoli dal 7 al 9 giugno 2023. Un ringraziamento speciale va alle Aziende che sono al fianco di LICE e di Fondazione LICE per il loro impegno straordinario che dedicano tutti i giorni in questo ambito: Angelini Pharma, Jazz Pharmaceuticals, UCB, Eisai, Ecufarma, Lusofarmaco e Sanofi per il contributo non condizionante alla Campagna.

Unisalute-Nomisma: per 34% italiani Ssn peggiorato in ultimi 5 anni

Unisalute-Nomisma: per 34% italiani Ssn peggiorato in ultimi 5 anni




Unisalute-Nomisma: per 34% italiani Ssn peggiorato in ultimi 5 anni – askanews.it




















Roma, 3 apr. (askanews) – Per gli italiani la sanità pubblica resta un baluardo, con il 57% che dice di avere fiducia nel Servizio sanitario nazionale, e il 43% d’accordo nel definirlo ancora uno dei migliori al mondo. In molti, però, non esitano a denunciarne l’attuale situazione di crisi, probabilmente aggravata dall’impatto della pandemia. A lanciare l’allarme è l’ultima ricerca dell’Osservatorio Sanità di UniSalute, che insieme a Nomisma ha interrogato un campione di 1.200 persone riguardo la loro opinione della sanità pubblica, messa a confronto con la sanità privata.

Secondo il sondaggio, un italiano su tre (34%) ritiene che il Servizio sanitario nazionale sia peggiorato rispetto a 5 anni fa; molto più bassa la percentuale di chi lo trova migliorato (13%), mentre il 52% non ha notato un cambiamento né in positivo né in negativo. La valutazione della sanità privata risulta invece più stabile: in questo caso l’opinione di quasi tre italiani su quattro (72%) è rimasta invariata, con una quota leggermente maggiore che la giudica migliorata (17%) rispetto a peggiorata (11%). Il principale motivo di insoddisfazione, per quanto riguarda la sanità pubblica, sono i tempi di attesa: secondo il 76% si sono allungati, con un 40% che parla addirittura di un “forte aumento”. Il 59% degli intervistati lamenta inoltre un aumento dei costi, e ben due su tre (66%) ritengono insufficiente il numero di medici e infermieri in servizio. Anche nel settore privato, comunque, c’è chi riscontra un allungamento dei tempi (38%), oltre a una crescita dei costi più evidente rispetto al servizio pubblico (72% ha percepito un aumento).

Ma in base a quale criterio, allora, gli italiani scelgono di rivolgersi alla sanità pubblica o a quella privata? In realtà non ci sono sorprese: chi nell’ultimo anno ha effettuato visite o esami in strutture pubbliche, dice di averlo fatto principalmente per il costo ridotto della prestazione (56%), mentre chi si è rivolto a strutture private dà come motivazione soprattutto i tempi di attesa inferiori (72%). Nel complesso, il livello di soddisfazione è più alto per i servizi sanitari privati rispetto a quelli pubblici: nel primo caso si dice soddisfatto delle cure ricevute il 72% degli intervistati, nel secondo solo il 56%. Questo non vuol dire che gli italiani non credano più nella sanità pubblica, anzi: come detto, la maggioranza (57%) dichiara di avere fiducia nel Servizio sanitario nazionale, e quasi la metà (43%) lo ritiene ancora tra i migliori al mondo. Per ovviare alle lacune evidenziate, il campione intervistato da UniSalute concorda soprattutto su una maggior integrazione tra sanità pubblica e privata (59% è d’accordo) e su un più ampio ricorso a soluzioni tecnologiche per l’assistenza a distanza (55%).

Aifa: in Italia consumo antibiotici ancora alto ma trend in discesa

Aifa: in Italia consumo antibiotici ancora alto ma trend in discesa



Aifa: in Italia consumo antibiotici ancora alto ma trend in discesa – askanews.it


Aifa: in Italia consumo antibiotici ancora alto ma trend in discesa – askanews.it



















Roma, 3 apr. (askanews) – Nel 2021 prosegue il trend in riduzione dell’uso di antibiotici in Italia (-3,3% rispetto al 2020), sebbene i consumi si mantengano ancora superiori a quelli di molti Paesi europei. Nel confronto europeo emerge inoltre in Italia un maggior ricorso ad antibiotici ad ampio spettro, che hanno un impatto più elevato sullo sviluppo delle resistenze antibiotiche. Si conferma un’ampia variabilità regionale nei consumi, con significativi margini di miglioramento dell’appropriatezza prescrittiva soprattutto nelle Regioni del Sud. Sono alcuni degli elementi che emergono dal Rapporto “L’uso degli antibiotici in Italia – 2021”, a cura dell’Osservatorio Nazionale sull’Impiego dei Medicinali (OsMed) dell’AIFA, pubblicato sul portale dell’Agenzia. Nell’analisi sull’uso degli antibiotici in regime di assistenza convenzionata sono inclusi anche dei focus sulla prescrizione nella popolazione pediatrica e negli anziani, sulle prescrizioni di fluorochinoloni in sottogruppi specifici di popolazione e sull’uso degli antibiotici nei pazienti con broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO). Il Rapporto prende inoltre in esame l’uso degli antibiotici in ambito ospedaliero, l’acquisto privato di antibiotici di fascia A, il consumo degli antibiotici non sistemici e gli indicatori di appropriatezza prescrittiva nell’ambito della Medicina Generale. La nuova edizione presenta anche una sezione sulla rete dei laboratori di microbiologia e, in accordo a quanto previsto dal Piano Nazionale di Contrasto dell’Antimicrobico Resistenza (PNCAR) 2022-2025, e una sezione che prende in considerazione l’utilizzo degli antibiotici in ambito veterinario. Infine, come negli ultimi anni, il Rapporto fornisce una valutazione dell’impatto della pandemia da COVID-19 sul consumo di antibiotici nell’ambito dell’assistenza farmaceutica convenzionata e degli acquisti da parte delle strutture sanitarie pubbliche, che include anche il primo semestre del 2022. Gli andamenti temporali dei consumi e le importanti differenze nei pattern prescrittivi tra aree geografiche che emergono dai dati del Rapporto evidenziano l’importanza di continuare a monitorare, sia a livello nazionale che regionale o locale, gli indicatori di consumo e di qualità della prescrizione degli antibiotici in Italia, così come raccomandato anche dal nuovo PNCAR 2022-2025. Secondo i dati, nel 2021 circa 3 cittadini su 10 hanno ricevuto almeno una prescrizione di antibiotici, con una prevalenza che aumenta all’avanzare dell’età, raggiungendo il 50% negli over 85. Nella popolazione pediatrica i maggiori consumi si concentrano nella fascia di età compresa tra 2 e 5 anni, in cui circa 4 bambini su 10 hanno ricevuto nell’anno almeno una prescrizione di antibiotici. Il 76% delle dosi utilizzate è stato erogato dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e quasi il 90% degli antibiotici rimborsati dal SSN viene erogato sul territorio (in regime di assistenza convenzionata). Più di un quarto dei consumi a livello territoriale (26,3%) corrisponde ad acquisti privati di antibiotici rimborsabili dal SSN (classe A). Le penicilline in associazione agli inibitori delle beta-lattamasi si confermano la classe a maggior consumo (36% dei consumi totali), seguita dai macrolidi e dai fluorochinoloni. Permane un’ampia variabilità regionale nei consumi a carico del SSN, che sono maggiori al Sud rispetto al Nord e al Centro. Nelle regioni del Nord si registrano inoltre le riduzioni maggiori (-6,1%), mentre al Sud sono più contenute (-2,2%). Nelle Regioni del Sud si riscontra una predilezione per l’utilizzo di antibiotici di seconda scelta.

Complessivamente i consumi in Italia si mantengono superiori a quelli di molti Paesi europei. L’Italia si conferma uno dei Paesi europei con il maggior ricorso a molecole ad ampio spettro, a maggior impatto sulle resistenze antibiotiche e pertanto considerate di seconda linea, con un trend in peggioramento negli ultimi due anni. L’Italia è anche uno dei Paesi con la minor quota di consumo degli antibiotici del gruppo “Access” (47%), considerati antibiotici di prima scelta, che secondo la WHO dovrebbero costituire almeno il 60% dei consumi totali. In ambito ospedaliero si osserva in particolare un incremento del ricorso all’utilizzo di antibiotici indicati per la terapia di infezioni causate da microrganismi multi-resistenti. Sia i consumi in regime di assistenza convenzionata sia gli acquisti da parte delle strutture sanitarie pubbliche sono aumentati nel primo semestre 2022 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Autismo, Neuropsichiatri infantili Sinpia: fondamentale diagnosi precoce

Autismo, Neuropsichiatri infantili Sinpia: fondamentale diagnosi precoce



Autismo, Neuropsichiatri infantili Sinpia: fondamentale diagnosi precoce – askanews.it


Autismo, Neuropsichiatri infantili Sinpia: fondamentale diagnosi precoce – askanews.it



















Roma, 1 apr. (askanews) – La diagnosi precoce e l’intervento tempestivo sono azioni strategiche per il miglioramento della prognosi e della qualità della vita delle persone con disturbi dello spettro autistico (ASD) e dei loro caregiver. “I primi segnali di un disturbo dello spettro autistico si manifestano generalmente nella primissima infanzia – sottolinea Elisa Fazzi, Presidente della Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, SINPIA e Direttore della U.O. Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza ASST Spedali Civili e Università di Brescia – oggi è possibile arrivare a una diagnosi già intorno ai 2 anni, se non prima, grazie ad una maggiore conoscenza del disturbo e alla presenza di una rete diffusa di collaborazione tra i pediatri di libera scelta e i servizi di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza che permette di intercettare i segnali di rischio già a 18 mesi e di avviare il percorso diagnostico con accesso prioritario, giungendo ad una diagnosi entro i 2-3 anni di età. Si tratta di una rete sviluppata nell’ambito dell’Osservatorio Nazionale Autismo dell’Istituto Superiore di Sanità, che si è consolidata grazie ai progetti NIDA finanziati dal Fondo Nazionale Autismo. Possiamo considerare la diagnosi precoce come un obiettivo raggiunto o ben avviato nella maggior parte delle regioni, non altrettanto avviene per gli interventi terapeutici, che in età evolutiva rappresentano la vera sfida per il Servizio Sanitario Nazionale, sebbene anche in questo ambito grandi passi avanti siano stati realizzati rispetto al passato”.

I Disturbi dello Spettro Autistico (Autism Spectrum Disorders, ASD) sono un insieme eterogeneo di disturbi del neurosviluppo caratterizzati da deficit persistente nella comunicazione e nell’interazione sociale in molteplici contesti e da pattern di comportamenti, interessi o attività ristretti e ripetitivi. Possono presentare profili di funzionamento molto variabili in base alla presenza di altri disturbi (disabilità intellettiva, disturbi del linguaggio, disturbi di attenzione, sindromi genetiche ecc). Secondo l’Istituto Superiore di Sanità si stima che in Italia 1 bambino su 77 presenti un disturbo dello spettro autistico con una prevalenza maggiore nei maschi, che sono 4,4 volte in più rispetto alle femmine. “E’ fondamentale che gli interventi abilitativi siano basati sulle migliori e più recenti evidenze scientifiche – aggiunge Antonella Costantino, Past President SINPIA e Direttore UONPIA Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano – e soprattutto che siano personalizzati per ogni bambino e ogni famiglia, in base al profilo di funzionamento, agli specifici punti di forza e criticità di quel bambino e del suo ambiente di vita, all’età, alle risposte al trattamento e agli obiettivi, le priorità, le preferenze e la sostenibilità per ciascuno, calibrando attentamente anche intensità, frequenza e durata. Non tutto va bene per tutti, e ogni progetto va costruito su misura e condiviso con l’utente e la sua famiglia, quello che può funzionare molto bene per un soggetto può determinare conseguenze negative per un altro. Purtroppo, questa è l’area su cui sono ancora presenti le maggiori disomogeneità regionali, per la grande differenza di risorse di partenza dei servizi di NPIA, che i progetti del Fondo Nazionale Autismo non bastano a colmare”.

La formazione e un adeguato sostegno ai genitori e ai caregiver rappresentano un altro aspetto particolarmente importante della presa in carico. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha messo a punto il Caregiver Skills Training (CST), un modello open-access per caregiver di bambini con disturbo del neurosviluppo, incluso l’autismo, e l’ISS, in collaborazione con la rete nazionale dei servizi di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (UONPIA), ha contribuito a formare operatori che a loro volta formeranno a cascata altri operatori, per una ricaduta capillare in tutte le Regioni. “E’ sempre più urgente investire sull’organizzazione e sulle risorse dei servizi di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza, valorizzando le competenze del nostro Sistema Sanitario e superando la disomogeneità dei singoli sistemi regionali”, conclude Elisa Fazzi. “L’esperienza dei progetti del Fondo Nazionale Autismo ha mostrato come un investimento mirato e coordinato di risorse possa attivare in poco tempo trasformazioni molto significative. Ora vanno messe a sistema ed estese a tutte le Regioni le buone pratiche sviluppate, stabilizzando ed adeguando in via prioritaria il personale agli standard territoriali appena approvati in Conferenza Unificata e indispensabili per garantire la continuità della presa in carico degli utenti e l’effettiva equità delle risposte su tutto il territorio nazionale”.