Giustizia, Camera: valutare impatto intelligenza artificialeRoma, 19 ott. (askanews) – “Il giudice penale dei nostri giorni deve raccogliere una sfida inedita: quella di decidere la colpevolezza di un uomo con l’aiuto degli strumenti dell’intelligenza artificiale. Gli interrogativi che ne derivano sono di straordinaria importanza. Come garantire che la macchina non finisca col giocare un ruolo predominante nella decisione? Come assicurare la trasparenza del giudizio espresso con l’ausilio di un sistema per definizione assai ‘opaco’? Come evitare che si persegua una impossibile giustizia ‘esatta’ piuttosto che una giustizia ‘giusta’? Quale ruolo residua per il diritto di difesa dell’imputato? I problemi sottesi a queste complesse domande sono sul tavolo dei legislatori di tutto il mondo e dei giuristi che stanno, in ogni continente, elaborando possibili soluzioni”. Lo sottolinea in una nota Guido Camera, presidente di Italiastatodidiritto, che ha organizzato una tavola rotonda su ‘Intelligenza artificiale e giustizia penale’, per registrare i pareri della magistratura, della avvocatura e della politica.
L’evento si svolgerà il prossimo 23 ottobre alle 15 nella sala dell’Istituto di Santa Maria in Aquiro al Senato, e cercherà di illustrare i principali dubbi e di fornire qualche proposta, tracciando i confini oltre i quali il fondamentale contributo della intelligenza artificiale non può e non deve spingersi. A presentare l’iniziativa sarà il presidente di Italiastatodidiritto, Guido Camera, anticipando la prima tavola rotonda ‘A che punto è la polizia predittiva?’ coordinata da Giuseppe Vaciago del Politecnico di Torino. Dibattito a cui parteciperanno il senatore di Fi Pierantonio Zanettin, Guido Scorza, avvocato e componente del Garante per la Privacy, Stefano Zanero del Politecnico di Milano e Massimiliano Lanzi dell’Università LUM. La seconda tavola rotonda, ‘Il giudice e l’algoritmo’, coordinata da Luca Luparia Donati (Ordinario di procedura penale), vedrà gli interventi del presidente emerito della Cassazione Giovanni Canzio, del deputato di Azione Enrico Costa, del senatore Pd Alfredo Bazoli e dell’ex presidente dell’Ordine deli Avvocati di Milano Vinicio Nardo.
“Un evento cruciale che va a fondo nella ricerca di un equilibrio tra sicurezza, efficienza e libertà – sottolinea ancora Camera – e che scava tra i temi centrali legati all’utilizzo della tecnologia nell’applicazione della legge. La polizia predittiva, basata sull’utilizzo di algoritmi e intelligenza artificiale, ha dimostrato un notevole potenziale nell’aumentare l’efficacia delle forze dell’ordine nella prevenzione e nell’individuazione di reati. Tuttavia, l’adozione di queste tecnologie non è priva di sfide e questioni complesse, tra cui il bilanciamento tra la necessità di garantire la sicurezza dei cittadini e il rispetto della loro privacy”. Verranno infine esaminati i rischi sotto il profilo della privacy connessi all’uso di dati personali per la previsione dei reati e i rimedi per mitigarli. Infine, uno sguardo sarà dato alla proposta di regolamento sull’intelligenza artificiale, il cui ingresso in vigore potrebbe avere ulteriori impatti rispetto a quelli già fissati dalla normativa sulla protezione dei dati personali. “Gli esperti valuteranno le implicazioni di questa proposta e le sue conseguenze sulle attività delle forze dell’ordine”, continua Camera.
Ricerca Unifying Generations: over 65 risorsa per giovani e societàRoma, 18 ott. (askanews) – Il rapporto “Unifying Generations: Costruire un percorso di solidarietà intergenerazionale in Italia” promosso da Edwards Lifesciences e basato su un’indagine condotta su 2.338 italiani, ha rilevato che gli ultrasessantacinquenni svolgono un ruolo fondamentale nella società e nella vita dei più giovani, in termini di attività di volontariato, tutoraggio, assistenza e contributi finanziari.
I dati dell’indagine – presentati oggi a Roma – sottolineano la necessità di cambiare la percezione delle generazioni più anziane e di riconoscere il loro valore. La ricerca è stata condotta in sei Paesi europei, tra cui l’Italia dove sono state intervistate complessivamente 2.338 persone di età compresa tra i 18 e i 40 anni e gli over 65 anni, ponderati per età e sesso (50/50). “Entro il 2050, una persona su tre in Italia avrà più di 65 anni. Questo cambiamento demografico viene spesso inquadrato nei dibattiti come una sfida, facendo pensare che gli anziani siano un peso per la società”, commenta Eleonora Selvi, presidente Fondazione Longevitas. “In realtà – come sottolinea il rapporto Unifying Generations – gli over 65 contribuiscono positivamente alla società. Non sono solo la popolazione più anziana, ma anche mentori, caregiver e sostenitori finanziari e di conseguenza sono molto apprezzati dai più giovani”.
In contrasto con la percezione esistente, i risultati dell’indagine hanno evidenziato il significativo contributo sociale degli anziani. Il 24 per cento fornisce assistenza ai familiari, come ad esempio fare la spesa e guidare, il 37 per cento svolge una qualche forma di volontariato, per un totale di circa 5 milioni di persone. Inoltre, il 74 per cento degli ultrasessantacinquenni fornisce sostegno finanziario ai giovani del proprio nucleo famigliare, aiutandoli così per istruzione (34 per cento), vacanze e tempo libero (33 per cento). I giovani apprezzano il ruolo della generazione anziana nella loro vita, infatti, l’85 per cento delle persone di età compresa tra i 18 e i 40 anni ha dichiarato che il sostegno degli over 65 è molto o abbastanza importante. “Vivendo più a lungo e in maniera più sana, è importante trasformare la percezione della generazione più anziana”, ha sottolineato Luigi Mazzei, Direttore Generale di Edwards Lifesciences Italia. “Il rapporto Unifying Generations fa luce sul prezioso contributo sociale ed economico della popolazione anziana e dimostra l’importanza di proteggerne la salute e il benessere”.
Il rapporto evidenzia anche i molti vantaggi delle interazioni intergenerazionali. Secondo i più giovani, l’ascolto e il consiglio (58 per cento), la condivisione di conoscenze storiche o culturali (47 per cento) e l’amicizia/compagnia (45 per cento) sono le competenze più preziose che gli anziani offrono. Inoltre, quasi un giovane intervistato su quattro ritiene che i programmi di tutoraggio o di formazione promossi dal sistema pubblico nazionale o locale li aiuterebbero a interagire di più con le persone anziane. Gli anziani riconoscono la necessità di migliorare le proprie competenze digitali: il 36 per cento afferma che vorrebbe imparare l’utilizzo della tecnologia e dei media digitali dai più giovani. Uno dei temi più positivi emersi dal rapporto è la volontà di migliorare le relazioni intergenerazionali. Oltre il 62 per cento degli intervistati di tutte le fasce d’età ha dichiarato di avere un amico di una generazione diversa dalla propria e il 32 per cento ha affermato che sarebbe aperto a diventare amico di persone di una generazione diversa. Si tratta del dato più elevato tra i sei Paesi presi in esame nel 2022 (Francia, Germania, Irlanda, Spagna e Regno Unito oltre all’Italia).
“Il legame tra le generazioni, la trasmissione delle conoscenze, è non solo fondamentale per i singoli individui, ma prezioso per la coesione di una società. E, cosa altrettanto importante, questo scambio oggi assente a livello di comunità, rappresenta il modo migliore per comprendere l’altro, e permette ai giovani di accettare le età più avanzate come parte dell’esistenza ricca di valore, superando così quel disprezzo e quella paura con cui spesso si guarda al processo di invecchiamento”, dichiara Eleonora Selvi, presidente Fondazione Longevitas. Infine, l’indagine mostra che la pandemia da COVID-19 ha avuto un impatto significativo sui rapporti intergenerazionali. Il 49 per cento degli intervistati ritiene che i giovani e gli anziani siano più distanti dopo la pandemia. Il 46 per cento ha ammesso di trascorrere meno tempo con persone di una generazione diversa dopo la pandemia. Il rapporto formula tre raccomandazioni per garantire che l’Italia continui a muoversi verso una società più unita: campagne per migliorare la percezione del valore delle persone anziane e delle loro interazioni con le generazioni più giovani; maggiori opportunità di mentoring e di condivisione delle conoscenze da parte degli anziani nei confronti dei giovani; programmi che aiutino le persone anziane a interagire maggiormente col mondo digitale.
Unetchac: attestate violazioni diritti umani sui bambini in conflitto armatoRoma, 17 ott. (askanews) – Dal conflitto israelo-palestinese, dall’Africa all’Ucraina, i minori sono le principali vittime delle guerre e dei conflitti armati. Alla luce dei dati dei ricercatori della UNETCHAC urge la loro protezione. Nel Sud del Sudan 5 milioni di bambini necessitano disperatamente di aiuti a causa del perpetrarsi dei conflitti armati. In Mozambico, (solo nella provincia di Capo Delgado), risultano 147 i bambini mutilati e uccisi a causa dei conflitti (2020/2022); 105 gli episodi riportati di violenza sessuale nei confronti dei bambini (2023), dove le bambine sono i soggetti colpiti in modo sproporzionato e che, di conseguenza, possono subire gravi traumi psicologici e fisici.
Anche in Somalia, le bambine risultano maggiormente esposte alle violenze sessuali, con 219 casi di violenze inflitte (2023). Nonostante numerosi siano stati i passi in avanti compiuti dai diversi Governi per incorporare nella loro legislazione nazionale la Risoluzioni 1325 delle Nazioni Unite su Donne, Pace e Sicurezza e gli strumenti giuridici internazionali che agiscono sulla protezione dei bambini, la violazione dei loro diritti non è diminuita.
Questo, è quanto risulta dai dati elaborati e riportati in Italia dai ricercatori della Universities Network for Children in Armed Conflict UNETCHAC. Il Network Universitario Internazionale, continua ad effettuare una analisi quali- quantitativa sugli abusi e sulle gravi violazioni dei diritti umani subite dai bambini in situazioni di conflitto e post-conflitto armato nel mondo nell’ambito di “I Piani di Azione Nazionali sulla Risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite 1325 e l’impatto dei conflitti su bambini e bambine”, il Progetto realizzato da UNETCHAC in collaborazione con l’Istituto di Studi Politici Internazionali “S. Pio V” e con il Supporto del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Italiano.
Attraverso tale Progetto, il Network lavora come un moltiplicatore di forze: i ricercatori di UNETHCAC sviluppano sul campo i dati che sono suddivisi per aree geografiche su 4 Continenti, (Africa, Medio Oriente, Asia, Sud America e Europa), validati dalle fonti locali. Nel condurre questa attività di ricerca, UNETCHAC opera in linea con gli obiettivi perseguiti dall’Ufficio del Rappresentante Speciale del Segretario Generale ONU per i Bambini e i Conflitti Armati. Nello specifico, le analisi che confrontano i dati riferiti a 5 Paesi africani, (Repubblica Democratica del Congo; Repubblica Centrafricana; Sudan; Mozambico; Somalia), sui quali si concentra la più recente ricerca di UNETCHAC, saranno divulgati nel Corso della Conferenza Internazionale che si svolgerà in Kenya, il 18 Ottobre presso l’Università Tangaza di Nairobi.
Tra gli invitati all’evento S.E. Roberto Natali, Ambasciatore d’Italia in Kenya. La Conferenza vedrà la partecipazione, tra gli altri, di: Mr. Jonas Yawovi Dzinekou, Direttore di Studi Sociali Istituto di Trasformazione Sociale – Università di Tangaza; S.E Muhindo Nzangi, Ministro dell’Istruzione Superiore e Universitaria (RDC). “Il progetto, operando nell’ambito dello strumento giuridico del Quarto Piano di Azione Nazionale Italiano relativo alla Risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu 1325 su Donne, Pace e Sicurezza, intende sviluppare una ricerca qualitativa e quantitativa sulla situazione dei bambini in conflitto armato in Africa, Asia, Africa, Sud America, Europa (Kosovo e Ucraina). Il progetto sviluppa un confronto con i Piani d’Azione Nazionali sulla Risoluzione 1325 dei Paesi che sono oggetto della ricerca sulla specifica tematica delle misure volte a garantire la protezione dei minori: questo è certamente un aspetto innovativo volto a individuare quelle che sono le misure adottate e adottabili per prevenire e combattere i crimini contro i bambini che purtroppo stiamo sempre più vedendo”, dichiara Laura Guercio, Segretario Generale di UNETCHAC. “L’Italia – prosegue – è sempre stata in prima linea per l’attuazione della Risoluzione, come dimostra l’adozione stessa dei quattro Piani d’Azione Nazionali. Il nostro progetto, in questo modo, intende contribuire all’azione e all”impegno italiano. L’obiettivo è quello di concorrere alla attuazione di questo strumento per garantire la protezione effettiva dei bambini che subiscono i conflitti armati, perseguendo il principio dell’universalità dei diritti umani. Alla luce dei drammi che stiamo vivendo, dal Medio Oriente, all’Africa e all’Europa, urge rafforzare tale azione. Durante la Conferenza in Kenya, il Quarto Piano di Azione Italiano sarà dunque confrontato con i Piani di Azione dei suddetti paesi Africani, in cui la situazione dei bambini è aggravata, oltre che dalla complessità della dimensione dei conflitti, anche da fattori di natura sociale che rischiano di ostacolare il percorso di reintegrazione sociale dei bambini coinvolti dai conflitti armati. Questo è un ulteriore aspetto su cui il Network intende lavorare”. Conclude. Mentre è in corso la Conferenza a Nairobi, gli esperti del Network inaugurano la Autumn School 2023 dedicata a “Aspetti giudiziari e sociali della violenza contro i bambini, in particolare le ragazze, nei conflitti armati”. La Autumn School di UNETCHAC punta a offrire a titolo gratuito una formazione accademica e professionale in materia di Diritto Internazionale, Diritto Umanitario e Diritto Penale Internazionale con particolare riguardo alla protezione dei minori in conflitto armato e con un focus specifico sulle questioni di genere. I protagonisti della Scuola sono, infatti, gli studenti provenienti da 19 Paesi – incluse le war zone: Albania, Bangladesh, Finlandia, Ghana, Gambia, Iran, Iraq, Italia, Kosovo, Libano, Lussemburgo, Nigeria, Regno Unito, Repubblica Democratica del Congo, Romania, Somalia, Stati Uniti, Thailandia e Turchia. É soprattutto a loro, ai giovani del mondo, che il Network intende indirizzare il proprio lavoro di ricerca, a loro affida le chiavi del peacekeeping. A conclusione del Progetto sarà infatti redatto e divulgato il Report finale delle analisi dei ricercatori; la prima mappa virtuale su bambini e conflitti armati realizzata dal Network sarà a disposizione di scuole e università internazionali.
Torna a Festival Cinema Roma il Woman in Cinema AwardRoma, 17 ott. (askanews) – Dopo il successo a settembre alla Mostra del Cinema di Venezia, il premio Woman in Cinema Award torna anche alla Festa del Cinema di Roma.
L’evento, che si svolgerà il 19 ottobre alle ore 18.30 presso la Sala Scarpa del Museo MAXXI di Roma, è curato da Claudia Conte, attivista per i diritti umani, e ha l’obiettivo di mettere in luce le storie e i risultati delle donne nel mondo del cinema, con particolare attenzione alle questioni sociali. La cerimonia di premiazione onorerà diverse personalità di spicco. Tra le premiate di quest’anno ci sono la cantautrice Nina Zilli, la stilista Vivia Ferragamo, la giornalista e documentarista Francesca Mannocchi, la sceneggiatrice Doriana Leondeff e Daria D’Antonio, direttrice della fotografia, un ruolo spesso dominato dagli uomini. Inoltre, l’attrice Lina Sastri riceverà il Premio alla carriera per i suoi contributi nel mondo del cinema. Un premio speciale per il sociale è dedicato alle donne africane e al dramma della tratta. Sarà conferito a Joy Ezekiel, una giovane donna nigeriana che ha vissuto l’orrore della tratta e che ha trovato il coraggio di raccontare la sua storia nel libro “Io sono Joy, un grido di libertà dalla schiavitù della tratta”, prefazione di Papa Francesco.
Una giornata che avrà come ospite d’eccezione la Ministra per la Famiglia, la Natalità e le pari Opportunità Eugenia Maria Roccella. “La tratta di esseri umani, che è la schiavitù moderna, costringe giovani donne ma spesso anche bambine a prostituirsi e a vendere i loro corpi come merci subendo violenze di ogni genere e ridotte a condizioni disumane a vantaggio di trafficanti e sfruttatori, rappresenta un crimine più grave nei confronti dell’umanità – dichiara Claudia Conte – Una grave violazione dei diritti a cui dobbiamo ribellarci, nella speranza che si possa costruire una società migliore. Per questo il premio in questa edizione ha un sapore particolare, perché viene assegnato a Joy, una donna a cui non è mancato il coraggio di insorgere contro un destino atroce. Un coraggio che dovremmo avere tutti, per spezzare questa orribile catena. Ringrazio di cuore anche la Ministra Roccella, avere lei come straordinaria testimonial di questo premio è un segnale di grande sensibilità della massima istituzione su un tema davvero complicato, oltre che drammatico”.
La cerimonia sarà preceduta alle 17.00 da una tavola rotonda dal titolo “Che nessun talento vada sprecato. Cultura di impresa ed equità” organizzata da Claudia Conte in collaborazione con KPMG per offrire un contributo di riflessione sul tema della valorizzazione dei talenti (in particolare quelli femminili), del capitale umano e dello sviluppo sostenibile e inclusivo nell’industria cinematografica e culturale. Moderato dalla giornalista Francesca Cenci, il confronto vedrà la partecipazione di Svetlana Celli, Presidente dell’Assemblea Capitolina di Roma; Chiara Sbarigia, Presidente di Cinecittà e APA; Federica Lucisano, AD di Lucisano Media Group; Lodovico Mazzolin, DG dell’Istituto per il Credito Sportivo; Roberto Natale, Direttore RAI per la Sostenibilità; Mario Luciano Crea, Presidente della commissione Cultura della Regione Lazio. Women in Cinema Award che gode del patrocinio del Ministero della Cultura, è un evento ideato da Angela Prudenzi, Claudia Conte e Cristina Scognamillo. I premi saranno consegnati da una prestigiosa Academy composta da giornaliste italiane.
L’evento è reso possibile grazie al supporto di partner come KPMG, Aliante Partners, ILBE S.p.A., Banca Generali Private e New Weld Technology, insieme a partner tecnici come Michele Affidato, Best Color, Zonin, Sharon Russo e il Dr. Annalisa Calisti. Women in Cinema Award hanno anche stretto collaborazioni con ICFF – Italian Contemporary Film Festival, Women Of Change, l’Age d’Or, Cultura Italiae e A2030 Social Innovation Designers, rafforzando il suo impegno nella promozione del talento femminile nel mondo del cinema e oltre.
Al via “4 Weeks 4 Inclusion” di Tim, focus su inclusione e diversitàRoma, 12 ott. (askanews) – L’attenzione sui temi della diversità e dell’inclusione all’interno del mondo aziendale è cresciuta significativamente nel corso degli ultimi anni ed è destinata a crescere nel prossimo triennio. A evidenziarlo è una ricerca Ipsos, presentata oggi in occasione dell’avvio della quarta edizione della 4 Weeks 4 Inclusion, alla presenza di Helena Dalli, Commissaria europea all’Uguaglianza, di Alessandra Locatelli, Ministra per le Disabilità, e Salvatore Rossi, Presidente di TIM.
Quest’anno al più grande evento interaziendale dedicato all’inclusione, ideato e promosso da TIM, hanno aderito ben 400 partner fra imprese, università, associazioni ed enti no profit, con l’obiettivo di favorire la cultura dell’inclusione e del diritto individuale alla diversità fuori e dentro le aziende. Secondo la ricerca “A che punto siamo con la DE&I in Italia” di Ipsos – la cui presentazione sarà disponibile sul sito 4w4i.it – per oltre l’85% delle imprese intervistate l’attenzione alle politiche di diversità e inclusione accelererà nei prossimi anni, grazie anche all’adozione crescente di politiche aziendali orientate all’inclusione. Lo studio evidenzia inoltre che il 60% delle aziende partner della 4W4I già realizza da diversi anni iniziative specifiche in questa direzione, riscuotendo il favore dei dipendenti (oltre il 90% di consensi). Ipsos evidenzia inoltre che le iniziative sono focalizzate sulla parità di genere (85%), la disabilità (67%), l’identità di genere (53%) e l’età (51%), mentre il tema su cui si concentra la maggiore attenzione per il futuro è quello della disabilità (74%). In oltre tre quarti dei casi (77%) esistono già policy di comportamento non discriminatorio. “L’uguaglianza, la diversità e l’inclusione sono valori fondamentali dell’Unione Europea ed una priorità per la Commissione Europea”, ha sottolineato Helena Dalli, Commissaria europea all’Uguaglianza. “Eventi come la 4 Weeks 4 Inclusion, promossa da TIM – ha aggiunto – sono un’opportunità per fare il punto sui progressi compiuti, condividere buone pratiche e stimolare cambiamenti positivi. Il nostro obiettivo è costruire un’unione dell’uguaglianza in cui tutti si sentono apprezzati e abbiano la possibilità di crescere secondo le proprie aspirazioni. A questo fine ci siamo dotati di strategie concrete che promuovono la parità di genere, l’uguaglianza LGBTIQ, l’antirazzismo, l’inclusione dei Rom e i diritti delle persone con disabilità. Promuovere le pari opportunità nell’accesso al mercato del lavoro è anche una necessità per affrontare la carenza di manodopera e di competenze a cui tante imprese devono fare fronte in Europa”.
“Ringrazio TIM per questa iniziativa che si conferma un appuntamento importante per tenere alta l’attenzione sull’inclusione e sulle buone pratiche che ogni giorno contribuiscono a valorizzare le diversità”, ha affermato Alessandra Locatelli, Ministra per le Disabilità. “Per rispondere alle sfide del futuro serve rafforzare, con sempre più coraggio, la collaborazione a tutti i livelli: soltanto se uniamo le energie tra Istituzioni, Terzo settore, mondo privato e del privato sociale, potremo garantire servizi adeguati e una vita dignitosa e di qualità a ogni persona, anche a quelle più fragili, partendo dalla consapevolezza che in ognuno ci sono talenti e competenze da valorizzare. È una grande sfida che deve vederci tutti impegnati e che ci consentirà di costruire comunità più inclusive e accoglienti per tutti”.
“Vedere questa manifestazione, giunta alla quarta edizione, crescere anno dopo anno è per me motivo di grande soddisfazione”, ha commentato Salvatore Rossi, Presidente di TIM. “Dalla prima edizione, che contava 27 partner, siamo arrivati al coinvolgimento di oltre 400 fra imprese, università, associazioni ed enti no profit. Questo successo è la dimostrazione di come si stia diffondendo sempre più la consapevolezza che promuovere il diritto universale all’inclusione non è solo un dovere ma è anche un’opportunità di crescita economica. Sostenere con progetti concreti le pari opportunità e il percorso verso un mondo del lavoro che includa le diversità esaltandone potenzialità e unicità sono azioni che generano ricadute positive ad ogni livello ed è per questo che ne facciamo parte del nostro impegno quotidiano”. Nel corso del panel ‘Anatomia dell’inclusione’, moderato da Monica D’Ascenzo, giornalista de ‘Il Sole 24Ore’, sono state illustrate le principali novità dell’edizione 2023 attraverso le voci dei rappresentanti delle aziende partner. Tra i partecipanti Paola Angeletti, Chief Operating Officer di Intesa Sanpaolo, Elena Ceccolini, Diversity, Equity and Inclusion Operations Manager di Amazon Italia e Luciano Sale, HR Director di Fincantieri.
4 Weeks 4 Inclusion (#4W4I) è un’iniziativa ideata da TIM per sensibilizzare sui temi dell’inclusione e della valorizzazione delle diversità, grazie a un fitto programma di eventi condivisi, webinar, digital labs e gruppi creativi. Ogni anno gli ospiti e gli speaker si alternano per quattro settimane consecutive, realizzando un racconto corale di storie di inclusione e condividendo best practices, modelli e strumenti per valorizzare tutte le diversità: dalla disabilità al confronto intergenerazionale, dalla valorizzazione del contributo femminile, all’orientamento sessuale e identità di genere, all’etnia e alla religione. Aderiscono all’edizione 2023 di oltre 4 Weeks 4 Inclusion oltre 400 partner. Maggiori informazioni sono disponibili su www.4w4i.it
Media cattolici, edizione 2024 Premio Padre Jacques HamelRoma, 12 ott. (askanews) – L’assassinio di Padre Jacques Hamel, avvenuto il 26 luglio 2016, rimane impresso nella memoria di tutti. Creato nel 2017, questo premio riconosce il lavoro giornalistico che mette in luce le iniziative a favore della pace e del dialogo interreligioso.
Per questa VI edizione, il premio è diventato il Premio Internazionale Padre Jacques Hamel. La Fédération des Médias Catholiques auspica che la memoria di Padre Jacques sia ricordata il più possibile, soprattutto a livello internazionale e che il maggior numero possibile di giornalisti contribuisca a onorarne la memoria. Presieduta da Mons. Dominique Lebrun, Arcivescovo di Rouen, la giuria è composta da rappresentanti dei media, da Roselyne Hamel, sorella di Padre Jacques Hamel e da Jean-Marie Montel, direttore generale, membro della direzione di Bayard Presse.
Il concorso è aperto a tutti i produttori di opere originali: giornalisti professionisti, corrispondenti della stampa, dipendenti o autonomi. L’opera che si candida deve essere stata pubblicata o trasmessa per la prima volta da un media entro il 1° febbraio 2023 e il 30 novembre 2023. Questo vale per tutti i mezzi di comunicazione giornalistici, siano essi stampa, radio, televisione o internet. Il Premio di 1.500 euro sarà consegnato a Lourdes durante la prossima Giornata internazionale di San Francesco di Sales, nel gennaio 2024.
Le candidature dovranno pervenire alla segreteria della Fédération des Médias Catholiques18, rue Barbès – 92128 Montrouge cedex o via e-mail a federation@medias-catholiques.fr entro la mezzanotte del 3 dicembre 2023. I candidati devono fornire i seguenti documenti: Fotocopia di un documento d’identità, con l’indirizzo, il numero di telefono, l’indirizzo e-mail, il nome del media, la data di trasmissione o di pubblicazione; un documentochespieghi le motivazioni dell’opera e le circostanze in cui è stato prodotto l’articolo, la foto, il disegno, il suono, il documento audiovisivo o multimediale; Tre copie delsoggetto prodotto su carta o in formato digitale (inviate tramite internet/chiave USB).
Per consultare il regolamento: Reglement du Prix Jacques HAMEL édition 2023
Legali di Mimmo Lucano: ha sempre operato in difesa dei più deboliMilano, 11 ott. (askanews) – “Il fatto non sussiste per le accuse di associazione a delinquere, abuso d’ufficio e trasporto rifiuti, e tanti altri reati per cui era stato condannato. Oggi Mimmo Lucano è stato assolto da tutti i reati gravi. Giustizia è stata fatta nei confronti di un uomo che ha sempre operato nell’unico ed esclusivo interesse del bene comune e della difesa dei più deboli. Non a caso nelle nostre arringhe parlavamo di ‘accanimento non terapeutico’ nei confronti di Lucano e di uno stravolgimento dei fatti anche dovuto a un uso distorto delle intercettazioni. Oggi è stata ristabilita la verità dei fatti riguardo un uomo che ha sempre agito in maniera disinteressata. Esiste un giudice anche in Calabria”. Lo hanno dichiarato gli avvocati Andrea Dacqua e Giuliano Pisapia, difensori di Mimmo Lucano, a margine della lettura della sentenza della Corte d’Appello di Reggio Calabria.
#ThisLittleGirlIsMe: Inspiring Girls per Giornata bambine e ragazzeRoma, 11 ott. (askanews) – Per celebrare la Giornata internazionale delle bambine e delle ragazze, torna la campagna #ThisLittleGirlIsMe (Questa bambina sono io!), un invito alle donne di tutto il mondo a condividere le immagini di se stesse più giovani insieme ai consigli e alle riflessioni che vorrebbero poter trasmettere a quella bambina, con lo scopo di ispirare le prossime generazioni ed esporle il più possibile a modelli di ruolo positivi nei quali possano riconoscersi e dai quali possano trarre ispirazione, per una piena e libera realizzazione di se stesse.
Da quando è iniziata nel 2021, la campagna, che rientra nel progetto internazionale Inspiring Girls promosso in Italia da Valore D, ha riscosso un incredibile successo, raggiungendo oltre 47 milioni di persone in tutto il mondo. Tra le precedenti testimonial di #ThisLittleGirlisMe: Annie Lennox, Arianna Huffington, Billie Jean King, Melinda Gates, Julia Gillard e Sheryl Sandberg, e la campagna del 2023 è destinata a non essere da meno con la partecipazione della campionessa Federica Pellegrini, dell’attivista italo-iraniana per i diritti umani e digitali Pegah Moshir Pour e delle giocatrici della squadra di calcio femminile dell’Inter: esempi concreti di donne che con talento, impegno e tenacia hanno saputo ritagliarsi il loro ruolo di primo piano nel loro settore. Per #ThisLittleGirlisMe, donne non solo famose ma di tutte le età e categorie sociali si uniscono a migliaia di altre per inondare i social media con le loro storie, allo scopo di essere la scintilla di ispirazione che alimenta i sogni delle giovani ragazze, infondere loro una maggiore fiducia nel futuro e aprire la strada a un mondo più equo.
“Cambiare la narrazione e fornire modelli alternativi è cruciale per combattere gli stereotipi e i pregiudizi che influenzano i ragazzi sin da piccoli. #ThisLittleGirlisMe è un modo semplice e autentico per ispirare le ragazze attraverso modelli di riferimento femminili che testimoniano che possono fare e diventare quello che desiderano senza limitare la propria libertà e le proprie scelte”, commenta Barbara Falcomer Direttrice Generale di Valore D. “La testimonianza, di donne famose e non, è importante perché espone le ragazze a modelli di ruolo positivi in cui riconoscersi e favorisce quel cambiamento culturale e sociale necessario per scardinare alla base gli stereotipi di genere”, aggiunge. Da un recente sondaggio condotto tra le giovani ambasciatrici di Inspiring Girls, composte da ragazze di età compresa tra gli 11 e i 16 anni che rappresentano Inspiring Girls in tutto il mondo, è emerso che un sorprendente 92% ritiene che la campagna #ThisLittleGirlIsMe abbia fatto una differenza positiva nel modo in cui si sentono riguardo alle loro opportunità di carriera e al loro futuro.
La campagna è in corso su Instagram e LinkedIn fino al 18 ottobre 2023. Maggiori dettagli sul sito: https://inspiring-girls.com/thislittlegirlisme
Il 14 ottobre è la Giornata dell’Ordine di MaltaRoma, 11 ott. (askanews) – Sabato 14 ottobre torna la Giornata dell’Ordine di Malta, Ordine religioso- ospedaliero. Questa quarta edizione, oltre che alle 34 piazze italiane, vedrà coinvolte anche altre 10 Nazioni nel mondo, divenendo la Giornata Mondiale dell’Ordine di Malta. Una giornata per far conoscere il lavoro svolto quotidianamente dai volontari al servizio delle persone e delle famiglie in stato di necessità e allo stesso tempo presentare i diversi progetti e le iniziative che l’Ordine ha strutturato negli anni, a livello locale e nazionale ed internazionale, in favore delle fasce della popolazione più vulnerabili.
Il 14 ottobre, dalle 09 alle 19, queste le piazze coinvolte: Ascoli Piceno, Assisi, Bergamo, Brescia, Catania, Civitavecchia, Crotone, Faenza, Firenze, Frosinone, Genova, L’Aquila, Latina, Livorno, Loreto, Lucca, Messina, Milano, Modena, Napoli, Padova, Pavia, Pisa, Rieti, Roma, Sassari, Siena, Torino, Treviso, Varese, Venezia, Verona, Viterbo. In Italia l’Ordine di Malta opera attraverso i tre Gran Priorati e le Delegazioni che assistono i bisognosi con mense, distribuzione di pasti in strada, con vestiario e con diversi progetti di assistenza; l’ACISMOM (Associazione Cavalieri Italiani del Sovrano Militare Ordine di Malta) segue la parte sanitaria con 1 ospedale a Roma e ambulatori in tutta Italia; il Corpo Militare è dedito all’assistenza sanitaria e umanitaria supportando la sanità militare in Italia e, in missioni di mantenimento della pace, anche all’estero; il Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta – CISOM presta servizi di pronto soccorso, servizi sociali, di prima emergenza e interviene in occasione di calamità naturali, operando in stretta collaborazione con il Dipartimento Italiano della Protezione Civile e con importanti accordi con vari enti civili e militari, tra cui la Guardia Costiera e le Capitanerie di Porto per l’accoglienza ai migranti. Molte iniziative sono state avviate per aiutare le popolazioni dei paesi in guerra, Ucraina, o colpite da calamità naturali, Turchia e Siria.
L’Ordine è intervenuto assistendo le categorie più fragili: sfollati, anziani e disabili bisognosi di farmaci e viveri, e consegnando generatori elettrici, medicinali, generi alimentari raccolti e donati dalle diverse entità dell’Ordine nel mondo. In Italia l’Ordine di Malta opera da molti anni, in collaborazione con le Istituzioni italiane, nel salvataggio e assistenza ai migranti nel Mediterraneo.
INC Non Profit Lab: 6 italiani su 10 convivono col disagio psicologicoRoma, 9 ott. (askanews) – Il 60,1% degli italiani convive da anni con uno o più disturbi della sfera psicologica. Ne soffrono di più le donne (65%) e i giovani della Generazione Z (75%, con punte addirittura dell’81% nel caso delle donne). È la drammatica fotografia del nostro Paese scattata dall’INC Non Profit Lab, il laboratorio dedicato al Terzo Settore di INC – PR Agency Content First, attraverso la ricerca ‘L’era del Disagio’, realizzata, in collaborazione con AstraRicerche, tra gli italiani e le Organizzazioni Non Profit con il patrocinio di RAI Per la Sostenibilità-ESG e presentata questa mattina presso la sede RAI di Viale Mazzini.
‘Con questo studio – spiega il Vicepresidente di INC, Paolo Mattei – vogliamo aprire un confronto per cercare di comprendere meglio il fenomeno e fornire indicazioni concrete alle istituzioni che nel nostro Paese possono e devono occuparsene. Il titolo contiene già una importante indicazione – Il disagio che riscontriamo oggi negli italiani e nei giovani in particolare non è, come hanno scritto in molti, un portato, negativo, del Covid. La pandemia ha creato la ‘tempesta perfetta’ per far esplodere un male oscuro che covava, da decenni, nella nostra società. E sarebbe sbagliato cercare di risolvere la complessità del fenomeno, scaricandone la responsabilità su un fattore imprevedibile ed eccezionale come la pandemia. I mali della nostra società sono molti, ben descritti nella ricerca che abbiamo realizzato. E rimandano a cause di tipo culturale e sociale che solo una volta analizzate e comprese, potranno essere efficacemente affrontate a livello collettivo’. Presenti all’incontro odierno: Maria Teresa Bellucci, Viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali; il Direttore di RAI Per la Sostenibilità-ESG, Roberto Natale; il Presidente di INC, Pasquale De Palma; il Vicepresidente di INC Paolo Mattei. I dati dello studio sono stati poi oggetto di un dibattito al quale hanno preso parte Maurizio Imbriale, Direttore Contenuti Digitali e Transmediali RAI; Stefano Gheno, Psicologo, presidente di Cdo Opere Sociali, membro effettivo del Consiglio Nazionale e del Forum del Terzo Settore; Cristina Migliorero, Coordinatrice nazionale Progetto Prevenzione Scuola di Progetto Itaca; Chiara Nardinocchi, giornalista; Pierluigi Policastro, Psicologo e Psicoterapeuta, Responsabile nazionale psicologi del CISOM – Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta, Presidente Società Italiana Psicologi Area Professionale; Paola Severini Melograni, Giornalista e conduttrice RAI; Sofia Viscardi, Founder di VENTI e content creator, conduttrice del programma RAI ‘Dicono di noi’.
‘Dal nostro Rapporto emerge anche che c’è bisogno di una comunicazione più all’altezza della rilevanza e complessità del tema e della dimensione che questo sta assumendo – sottolinea il Presidente di INC, Pasquale De Palma -. Tutti noi comunicatori – media, influencer, ONP, società di consulenza come la nostra, ciascuno nel perimetro del proprio ruolo – siamo chiamati a contribuire a una narrazione del disagio più attenta e più efficace, perché a volte, se non spesso, il modo in cui il disagio viene comunicato non aiuta. Ma alla base di una buona comunicazione c’è sempre una profonda conoscenza del tema da comunicare. E le evidenze che raccontiamo in questo Rapporto sono il nostro piccolo, ma speriamo utile, contributo a cogliere le dimensioni e i contorni di un fenomeno così complesso’. 1 1001 interviste CAWI a un campione di 18-75enni residenti in Italia rappresentativo della popolazione italiana.
‘Attrarre il pubblico giovane, in particolare con l’online e i social; ampliare l’offerta informativa sui disturbi alimentari, contrastare bullismo e cyberbullismo. In materia di giovani il Contratto di Servizio in dirittura d’arrivo assegna alla Rai numerosi compiti – ha ricordato Roberto Natale, Direttore di Rai Per la Sostenibilità-ESG – ma sono richieste che non trovano impreparato il servizio pubblico, capace in questi ultimi anni di notevoli passi avanti nell’intercettare gusti, tendenze, curiosità dell’universo giovanile. Facile citare il clamoroso successo di ‘Mare fuori’, ma la cosa più importante è che quel titolo non è un fiore nel deserto. Basta andare su RaiPlay e RaiPlay Sound per mettere in fila i segni dell’attenzione che, dai tempi del Covid, il servizio pubblico ha saputo riservare alle inquietudini e alle paure di una generazione: che siano inchieste di taglio giornalistico o docureality, che siano talk oppure fiction, hanno in comune la dote preziosa di dare la parola a ragazzi e ragazze, di considerarli soggetti titolati a parlare. Storie che nella loro necessaria durezza vanno verso quella ‘corretta narrazione’ che il Terzo settore chiede al mondo dei media. La presentazione della ricerca dell’INC Non Profit Lab è l’occasione giusta per capire insieme come continuare il cammino’. INSONNIA, ANSIA, DEPRESSIONE E LA PERICOLOSA TENDENZA AL ‘FAI DA TE’. I sei problemi più ricorrenti di cui dicono di aver sofferto i nostri connazionali – racconta la ricerca – sono: i disturbi del sonno (32%), varie forme d’ansia (31,9%), stati di apatia (15%), attacchi di panico (12,3%), depressione (11,5%) e disturbi dell’alimentazione (8,2%).
A questi disturbi gli italiani reagiscono con un preoccupante ‘fai da te’. Le prime quattro risposte alla domanda ‘cosa hai fatto per uscirne?’ escludono il supporto di medici e specialisti: c’è chi ha cercato le risorse per farcela dentro sé stesso (29,4%), chi ha ricevuto aiuto da amici e parenti (29,1%), chi semplicemente ha atteso che i problemi passassero (28,2%) e chi ha assunto prodotti e farmaci senza prescrizione (27,6%). Solo al quinto e al sesto posto compaiono le voci ‘mi sono rivolto al medico generico’ (22.9%) e ‘ho ricevuto l’aiuto di uno specialista’ (22,1%). Le cause percepite da parte di chi soffre di questa condizione, vedono al primo posto la preoccupazione per un mondo che sta cambiando in peggio (guerra, povertà, inflazione, crisi climatica, emergenza sanitarie etc.) per il 35,1% del campione. A seguire due diverse forme di difficoltà a relazionarsi con il mondo, molto sentite soprattutto dai giovani della Generazione Z: chiusura in sé stessi (34,1%) e difficoltà a relazionarsi con gli altri (25,1%). E ancora spaesamento per la mancanza di valori sociali condivisi (23,4%), insoddisfazione per i propri percorsi professionali (22,4%, con valori più alti da parte dei Millennials) e reazione a pressioni sociali troppo forti su obiettivi scolastici o sportivi (22,3%). Ma se guardiamo – più in generale – a ciò che minaccia il benessere psicologico collettivo degli italiani, le ragioni citate nelle prime sei posizioni sono: un forte stress da lavoro (quando c’è, è troppo pervasivo) o da disoccupazione, se non si riesce a trovarlo (46,5%); il bullismo e la violenza, fisica e verbale (42,1%) e la dipendenza dalla tecnologie e dai social media (35,6%); il timore di abusi sessuali e violenza di genere (31,1%); la mancanza di accesso ai servizi sanitari di tipo psicologico e psichiatrico (30,6%); infine alcune gravi forme di discriminazione come razzismo, omofobia e sessismo (28%). GENERAZIONE Z, IL 10,8% DEI TEENAGER ASSUME PSICOFARMACI SENZA RICETTA MEDICA La letteratura scientifica ci dice che il 62,5% delle patologie mentali insorge prima dei 25 anni. Per questa ragione parlare di disagio e di disagio giovanile – come conferma questa seconda ricerca dell’INC Non Profit Lab – è praticamente la stessa cosa. In un suo recente Rapporto l’Istat ha certificato che nel 2021 il 6,2% (l’anno prima erano il 3,2%) dei ragazzi tra 14 e 19 anni, oltre 220 mila giovani, erano insoddisfatti della propria vita e vivevano una condizione di cattiva salute mentale. Non bisogna quindi stupirsi del fatto del nostro Paese il 10,8% dei ragazzi di età compresa tra 15 e 24 anni assumono psicofarmaci senza una prescrizione medica, come viene confermato anche nella ricerca di INC Non Profit Lab: lo fanno per dormire, per dimagrire, per essere più performanti negli studi (una sfida che preoccupa e inquieta molti giovani). Se stringiamo l’attenzione sugli studenti, la percentuale di quanti cercano un ‘aiutino’ negli psicofarmaci lievita fino a oltre il 18% del totale. Parliamo di una generazione che rifiuta lo stigma sociale e su Tik Tok pubblica voti e classifiche sulla ‘efficacia’ dei medicinali, parlando senza remore del proprio disagio psicologico davanti a milioni di estranei. Ma forse qualcosa è ancora possibile fare per affrontare una situazione così difficile dal punto di vista personale e sociale. Il 47,2% degli italiani pensa che si possa restituire dignità al lavoro mettendolo meglio in equilibrio con le istanze della vita personale, mentre il 47% chiede che venga favorito l’accesso (anche con bonus economici) ai servizi di assistenza psicologica, di cui così tanti hanno bisogno. E poi ci sono altre cose che, secondo gli italiani, si possono mettere in campo per migliorare la conoscenza e la sensibilità su questi temi: promuovere la ricerca scientifica sulla salute mentale (36,7%), aumentare la sensibilizzazione per combattere lo stigma sociale sul tema (36,4%), migliorare l’accesso all’istruzione dei giovani, per dare loro più fiducia in sé stessi (30,2%). LA DIAGNOSI DELLE ONP: SERVONO FONDI E ATTENZIONE DALLE ISTITUZIONI. La sezione della ricerca realizzata dialogando con 40 Organizzazioni Non Profit offre conferma del fatto che il problema, osservato dal punto di vista di chi lo combatte sul campo, è e resta molto serio. Per il 79% delle ONP il disagio psicologico degli italiani negli ultimi anni è molto aumentato e nel 70% dei casi i loro servizi offerti per fronteggiare questa emergenza sono (molto o abbastanza) aumentati. La nota dolente arriva quando parliamo di fondi pubblici: solo il 43% degli enti li ha avuti e appena il 3% li ha ritenuti adeguati alle proprie esigenze. Anche sul fronte degli ambiti d’intervento si riscontra, nelle risposte, un senso di limitazione e impotenza: il 43% ha offerto sportelli di assistenza psicologica (gratis o a prezzo ridotto). Si è fatta anche sensibilizzazione sulle persone in generale (28%) e informazione mirata su chi soffre di problemi psicologici (25%). Si sono attivati numeri vedi e siti internet di assistenza (20%) e creati team di sostegno nelle scuole (15%). Insomma, si è fatto quello che si poteva. Ma evidentemente non è ancora abbastanza, per un tema che non può essere risolto al di fuori delle dinamiche di prevenzione, assistenza e cura offerte dallo Stato. E quando si chiede alle associazioni, che conoscono il problema da vicino, di cosa avrebbero bisogno per arginare il disagio psicologico crescente, la risposta è davvero chiara. Servono politiche adeguate di supporto sociale (80%), fondi adeguati (63%), maggiore attenzione istituzionale sul tema (60%) e l’aiuto dei media, per continuare a tenere alta la guardia sull’argomento (45%).