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Sostenibilità, RemTech Expo al via il 18 settembre a Ferrara

Sostenibilità, RemTech Expo al via il 18 settembre a FerraraMilano, 5 set. (askanews) – Prenderà il via il 18 settembre a Ferrara RemTech Expo, l’Hub Tecnologico Ambientale specializzato in argomenti focali quali risanamento, rigenerazione e multitransizione per lo sviluppo del terzo millennio, del gruppo Ferrara Expo (Bologna Fiere). La conferenza stampa della presentazione della 18a edizione è in programma mercoledì prossimo, 11 settembre alle ore 11.00 alla Sala Nassirya del Senato.


Un appuntamento atteso quello di RemTech Expo 2024 che Expo e che, per questa 18a edizione, regalerà emozioni e tante novità, luogo di condivisione e di cooperazione sulle policy dell’agenda politica nazionale ed internazionale, in cui esperti, decision maker, imprenditori e professionisti del settore discuteranno le sfide del terzo millennio. Parteciperanno: Alessandro Morelli, Senatore della Repubblica e Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con delega al Coordinamento della politica economica e di programmazione degli investimenti pubblici; Silvia Paparella, Consigliere Delegato di Ferrara Expo, General Manager di RemTech Expo Hub Tecnologico Ambientale; Mario Antonio Scino, Capo Gabinetto del Ministro all’Ambiente e alla Sicurezza Energetica. Edoardo Rixi, Viceministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibile.


E ancora: Stefano Laporta, Presidente del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente Snpa, Presidente dell’Istituto per la Protezione e la Ricerca Ambientale Ispra; Arcangelo Francesco Violo, Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi delegato della Rete Professioni Tecniche Italiane. Modera la conferenza stampa, Antonia Varini, Giornalista Rai. Conclude, Andrea Moretti, Presidente di Ferrara Expo.

L’Univeristà Cattolica crea una “Comunità Energetica Rinnovabile”

L’Univeristà Cattolica crea una “Comunità Energetica Rinnovabile”Milano, 26 lug. (askanews) – Una Comunità Energetica Rinnovabile (Cer) creata dall’Università Cattolica del Sacro Cuore e dalla Fondazione EDUCatt nel Campus di Piacenza dell’Ateneo: Shared Energy Campus – questo il nome della Cer – è destinata a diventare un’esperienza pilota in vista di analoghe creazioni in altre sedi dell’Ateneo, a partire dal Campus di Cremona.


Il progetto si inserisce nell’ambito di una serie di iniziative che le tre Facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali, di Economia e Giurisprudenza e di Scienze della formazione hanno da tempo avviato su temi legati alla sostenibilità, studiata e indagata in tutti i suoi aspetti da numerosi centri di ricerca che operano nel Campus di Piacenza. Tra gli altri, Opera – Osservatorio europeo per l’agricoltura sostenibile, diretto dal professor Ettore Capri, e RES.m HUB – Research Centre for Responsibility, Ethics and Sustainability in Management, guidato dalla professoressa Anna Maria Fellegara. L’atto costitutivo della CER è stato stipulato ieri, giovedì 25 luglio, nel Campus di Piacenza con la firma da parte del Rettore dell’Università Cattolica, Elena Beccalli, e del Direttore di EDUCatt Angelo Giornelli, su procura della Presidente Elena Marta, dinanzi al Notaio Massimo Toscani.


“Per l’Università Cattolica, sostenibilità e tutela dell’ambiente sono due temi di assoluto rilievo. Per questo motivo, abbiamo investito risorse nella creazione di un parco agrovoltaico. Dall’idea iniziale di assumere uno stile più consapevole rispetto ai consumi energetici, costruendo un impianto destinato a soddisfare una parte consistente del fabbisogno della sede con energia da fonti rinnovabili, il Comitato sostenibilità del Campus di Piacenza ha maturato il convincimento che questa fosse un’occasione da non perdere per una più completa interpretazione del proprio ruolo nella transizione energetica ispirato ai principi della Laudato si’. Da qui il progetto, con i suoi ulteriori sviluppi, di ampliare e condividere l’energia prodotta con altri soggetti, formando una comunità aperta, solidale e inclusiva. Oltre ai benefici economici e all’efficientamento legato all’autoconsumo virtuale locale, che evita sovraccarichi e garantisce stabilità al sistema energetico, rimangono prioritarie le finalità sociali e di contrasto alla povertà energetica”, commenta il rettore dell’Università Cattolica, Elena Beccalli. Responsabile del riparto dell’energia elettrica condivisa della Cer è stato nominato Angelo Manfredini, Direttore della Sede di Piacenza-Cremona dell’Università Cattolica. Nella creazione della Cer è stata posta particolare attenzione agli aspetti legali e fiscali, che sono stati curati e saranno seguiti in particolare dal professor Marco Allena, nuovo Preside della Facoltà di Economia e Giurisprudenza, e dall’avvocato Umberto Volontè, partner dello Studio Advest TLC.


L’iniziativa rappresenta una delle prime comunità energetiche in Italia promossa da enti universitari con l’obiettivo di favorire l’uso delle energie rinnovabili sul territorio. A breve saranno ultimati presso il Campus di Piacenza un parco agrovoltaico, realizzato con la referenza del professor Stefano Amaducci, e un impianto fotovoltaico nei pressi di un vigneto, con referente il professor Stefano Poni. Entrambi gli impianti confluiranno nella CER. Grazie alla costituzione della Cer, sarà possibile migliorare l’efficienza della rete energetica e promuovere l’autoconsumo virtuale tra i membri della comunità, destinati a diventare più numerosi nei prossimi mesi. LaCer, infatti, è aperta all’ingresso di nuovi soci. Il progetto è stato condiviso con altre realtà del territorio, che hanno espresso interesse a partecipare alla Cer sia come prosumer (produttori e consumatori di energia rinnovabile) sia come semplici consumatori. Prossimo obiettivo l’estensione della comunità, in particolare, alla casa circondariale di Piacenza, con la quale già sono in atto progetti condivisi che coinvolgono tutte le Facoltà presenti in città – come la coltivazione di fragole curata dal professor Ettore Capri, lo sportello giuridico della professoressa Roberta Casiraghi, i laboratori didattici della professoressa Elisabetta Musi -, alla Diocesi di Piacenza-Bobbio e all’Opera Pia Alberoni.

La coesione migliora la competitività delle imprese

La coesione migliora la competitività delle impreseMilano, 28 giu. (askanews) – La coesione migliora la competività delle imprese. A sciogliere ogni dubbio è la fotografia scattata dal rapporto “Coesione è competizione” presentato oggi a Mantova alla seconda giornata del Seminario Estivo di Fondazione Symbola.


Secondo lo studio (promosso da Fondazione Symbola, Intesa Sanpaolo e Unioncamere in collaborazione con Aiccon, Ipsos e Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne), infatti, le imprese “coesive” ottengono risultati migliori rispetto alle imprese che non lo sono. Ciò vale sia per le dinamiche di fatturato (per il 2024 sono il 34% le imprese coesive che stimano aumenti di fatturato rispetto al 2023, contro il 25% delle altre), che per l’occupazione (25% di indicazioni di incremento nel 2024 rispetto al 16% delle altre imprese) e le esportazioni (27% contro 21%). Le imprese coesive prevedono anche una crescita nel 2024 delle quantità prodotta (nel 30% dei casi contro il 22% delle non coesive). E questi andamenti distintivi si confermano anche per le previsioni 2025 per tutti e quattro i parametri considerati. Forte è poi la propensione delle imprese coesive al green e al digitale: quasi due imprese su tre (il 67%) hanno investito in sostenibilità ambientale nel triennio 2021-2023 (il 43% nel caso delle imprese non coesive). Nel 2023 oltre un terzo delle imprese coesive (il 39%) ha investito in fonti rinnovabili per migliorare le proprie performance ambientali, a fronte del 24% delle imprese non coesive.


Nel 2023 le imprese coesive rappresentano il 43% delle PMI manifatturiere, un dato sostanzialmente in linea rispetto al 2022 ma in crescita di 11 p.p. rispetto al 2018. Ciò che cresce significativamente è soprattutto il numero medio di relazioni instaurate dalle imprese coesive con i soggetti del territorio con cui interagisce (da 1,9 relazioni per impresa del 2018 a 2,8 del 2023). Dunque, la quota di coesive cresce nel tempo pur in corrispondenza di un innalzamento della soglia del numero medio di relazioni utilizzate per identificarle. In questo ambito, la tecnologia che sta avendo l’impatto economico e sociale più dirompente è l’Intelligenza Artificiale, il cui utilizzo da parte delle imprese è ancora piuttosto limitato. Tuttavia, anche in questo caso le imprese coesive danno prova di una maggiore apertura verso ciò che è nuovo: la quota delle imprese coesive utilizzatrici di strumenti di IA è pari all’8%, quella delle non coesive si ferma al 4%.


Oggi, durante la presentazione del report, è stato consegnato a Marco Caprai il riconoscimento “Coesione è Competizione” per aver contribuito nella Arnaldo Caprai, Società Agricola S.R.L. ad una società più inclusiva nei confronti di chi è stato costretto a fuggire da guerre, violenze, persecuzioni, crisi climatica. L’Azienda ha dato lavoro ai migranti che hanno trovato nell’occupazione un’occasione di riscatto, grazie alla collaborazione con la Caritas locale e altre associazioni del territorio, che a loro volta sono riuscite a rispondere alla domanda di lavoro concreto e regolare dei richiedenti asilo. “La coesione è un formidabile fattore produttivo in particolare in Italia. L’incrocio tra imprese, comunità, territori, innovazione e bellezza è fondamentale per la nostra economia e per il Made in Italy – commenta il presidente della Fondazione Symbola, Ermete Realacci – L’Unione Europea ha indirizzato le risorse del Next Generation Eu per rilanciare l’economia su coesione -inclusione, transizione verde e digitale. Con l’obiettivo di azzerare le emissioni nette di Co2 entro il 2050. L’Italia può essere protagonista della sostenibilità se si sente parte di una sfida comune come le imprese raccontate in questo rapporto. Perché, come afferma il Manifesto di Assisi, ‘affrontare con coraggio la crisi climatica non è solo necessario ma rappresenta una grande occasione per rendere la nostra economia e la nostra società più a misura d’uomo e per questo più capaci di futuro’”.


“Il rapporto annuale che la Fondazione Symbola, Intesa Sanpaolo e Unioncamere realizzano insieme dal 2018 porta a riflettere sul ruolo che ogni impresa riveste nell’affrontare le grandi sfide odierne come il cambiamento climatico, la transizione energetica, il digitale. La coesione fra aziende accresce la loro capacità operativa tramite i benefici della collaborazione, le rende più competitive, con un conseguente impatto positivo sulla competitività dell’intero paese. Una competizione costruttiva che punta alla crescita, alla valorizzazione delle persone, con visione, coraggio e attenzione alla comunità come ben sintetizza il sottotitolo dell’edizione di quest’anno”, osserva Gian Maria Gros-Pietro, presidente Intesa Sanpaolo. “La coesione, cioè l’attenzione ai rapporti, alla costruzione di relazioni con gli stakeholders basati sulla fiducia fa bene alle imprese ma fa bene anche ai territori. Le imprese coesive fatturano, assumono ed esportano di più. E per il 2024 hanno previsioni più positive: il 34% prevede aumenti di fatturato (contro il 25% delle altre imprese); il 25% ha in programma nuove assunzioni (contro il 16%); il 27% si attende un aumento dell’export (contro il 21%) – evidenzia Giuseppe Tripoli, segretario generale Unioncamere – Tra l’altro, i due terzi delle imprese coesive puntano con decisione sul made in italy (contro il 48% delle altre), scommettendo su qualità dei prodotti, legami con il territorio e valorizzazione del brand – aggiunge Tripoli -. La maggior presenza di imprese coesive ha un effetto positivo anche sui territori: ad esempio, in termini di benessere più diffuso, nelle province più coesive il valore aggiunto procapite è di 34mila euro (contro 26mila delle altre)”.

Innovazione e coesione: al via il Seminario Estivo di Symbola

Innovazione e coesione: al via il Seminario Estivo di SymbolaMantova, 27 giu. (askanews) – E’ “Noi siamo i tempi. Visione, coraggio, comunità” il titolo del Seminario Estivo di Symbola che prende il via oggi al Teatro Bibiena di Mantova. Un motto non a caso estrapolato dalla famosa frase di Sant’Agostino “Sono tempi cattivi, dicono gli uomini. Vivano bene e i tempi saranno buoni. Noi siamo i tempi” e proprio per questo scelto per richiamare le nostre responsabilità – le scelte culturali, economiche e sociali che dobbiamo fare – per affrontare le crisi presenti, incombenti e future; climatica, demografica, energetica e geopolitica.


“Il Seminario Estivo della Fondazione Symbola è un’occasione di incontro per quanti vogliono bene all’Italia. E per questo vogliono guardarla negli occhi e trovare, in tutti i campi, le energie per affrontare le sfide che abbiamo davanti, a partire dalla transizione verde e digitale, dall’innovazione, dalla coesione. Senza lasciare indietro nessuno – sottolinea il presidente di Fondazione Symbola, Ermete Realacci -. Ci aiuteranno nel confronto come sempre analisi, dati e tanti amici e partner. Perché, come dice il Manifesto di Assisi, non c’è nulla di sbagliato in Italia che non possa essere corretto con quanto di giusto c’è in Italia”. Ricco il programma della kermesse promossa dalla Fondazione Symbola, Unioncamere, Comune di Mantova in collaborazione con Gruppo Tea, Gruppo Saviola, Fassa Bortolo fino al 29 giugno: 11 appuntamenti, 67 tra partner e patrocini per 22 ore di confronto e dibattito (in presenza e in diretta streaming) con oltre 100 relatori: tra questi Paolo Gentiloni, Commissario Europeo per gli Affari Economici e Monetari; Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica; Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy; Cristina Scocchia, AD Illy Caffè; Giovanna Iannantuoni, presidente Conferenza dei Rettori delle Università Italiane; Padre Enzo Fortunato, giornalista e scrittore; Attilio Fontana, presidente Regione Lombardia; Regina De Albertis, presidente Assimpredil Ance; Vanessa Pallucchi, portavoce Forum Nazionale Terzo Settore; Mattia Palazzi, Sindaco di Mantova; Laura Castelletti, Sindaco di Brescia; Giacomo Possamai, Sindaco di Vicenza; Marco Busca, Vescovo di Mantova; Massimiliano Ghizzi, presidente Gruppo Tea; Stefano Saviola, Consigliere Delegato Gruppo Saviola; Guido Guidesi, Assessore allo Sviluppo Economico Regione Lombardia; Ettore Prandini, presidente Coldiretti; Marco Granelli, presidente Confartigianato; Lorenzo Capelli, presidente Confartigianato Mantova; Alberto Cortesi, presidente Confagricoltura Mantova; Maurizio Martina, vicedirettore FAO; Fabio Viani, presidente Confindustria Mantova; Carlo Zanetti, Commissario Straordinario CCIAA Mantova e PromoImpresa – Borsa Merci; Lorenzo Bernardi, Responsabile Ambiente Gruppo Fassa Bortolo; Massimiliano Giansanti, presidente Confagricoltura e molti esponenti del mondo imprenditoriale, politico, istituzionale e sociale che si confronteranno su politica, società ed economia.


Il primo giorno si apre con un appuntamento intitolato “La forza dei territori nella transizione” promosso dal Gruppo Athesis in collaborazione con PromoImpresa – Borsa Merci; nel pomeriggio si terrà un appuntamento dal titolo “Acqua Futura” promosso in collaborazione con Gruppo TEA durante il quale verrà conferitoun riconoscimento all’impegno civile sull’acqua alla Cooperativa C.A.B.Ter.Ra per essersi offerta, durante l’alluvione in Romagna nel 2023, di far allagare centinaia di ettari dei suoi terreni per salvare Ravenna, la sua comunità, i suoi mosaici. Uno straordinario esempio di solidarietà e senso civico, di impegno e sacrificio per il bene del proprio territorio, martoriato da una calamità naturale. Il 28 giugno viene presentato il rapporto di Fondazione Symbola “Coesione è Competizione”, realizzato con Unioncamere e Intesa Sanpaolo. Durante la presentazione del report verrà consegnato a Marco Caprai il riconoscimento “Coesione è Competizione” per aver contribuito nella Arnaldo Caprai, Società Agricola S.R.L. ad una società più inclusiva nei confronti di chi è stato costretto a fuggire da guerre, violenze, persecuzioni, crisi climatica. L’Azienda ha dato lavoro ai migranti che hanno trovato nell’occupazione presso l’azienda un’occasione di riscatto, grazie alla collaborazione con la Caritas locale e altre associazioni del territorio, che a loro volta sono riuscite a rispondere alla domanda di lavoro concreto e regolare dei richiedenti asilo.

Banca Etica: collocati 3 mln di obbligazioni finalizzati all’accoglienza

Banca Etica: collocati 3 mln di obbligazioni finalizzati all’accoglienzaMilano, 20 giu. (askanews) – Si è concluso oggi, con anticipo sulla scadenza, il collocamento del prestito obbligazionario subordinato di tre milioni di euro emesso da Banca Etica e dedicato al finanziamento delle organizzazioni impegnate nell’accoglienza diffusa dei migranti. Il collocamento si è chiuso in anticipo sulla data prevista del 25 giugno, facendo registrare una coincidenza fortemente simbolica con la ” Giornata mondiale del rifugiato 2024″. L’offerta era rivolta a clientela istituzionale o investitori esperti, collocato con tagli minimi da 200 mila euro, con durata a 7 anni e tasso annuo lordo del 4,650% ed è finalizzata a raccogliere risorse per finanziare organizzazioni impegnate nell’accoglienza diffusa delle persone migranti, favorendo l’assistenza, l’integrazione e l’inclusione sociale.


“Banca Etica lavora da sempre per fornire supporto finanziario alle organizzazioni impegnate per assicurare una dignitosa e civile accoglienza, assistenza e integrazione delle persone migranti – sottolinea Nazzareno Gabrielli, direttore generale di Banca Etica – Il collocamento anticipato di queste obbligazioni dedicate non era scontato, in un periodo in cui l’emergenza delle guerre occupa le pagine dei media oscurando il tema delle migrazioni e le agende delle cancellerie, e in cui le questioni migratorie sono perlopiù oggetto di strumentalizzazione politica. Le persone e le istituzioni clienti di Banca Etica che hanno sottoscritto il prestito obbligazionario subordinato dedicato alle persone migranti dimostrano ancora una volta che c’è una domanda per investimenti realmente capaci di generare impatti positivi. Non è solo una questione di tutela dei diritti umani: come ricordato di recente anche dalla Banca d’Italia, l’economia italiana ha sempre più bisogno di accogliere e integrare nuovi cittadini di origine straniera”. Il tema dell’accoglienza dei migranti è da tempo al centro dell’attenzione di Banca Etica, che finanzia realtà di accoglienza diffusa che seguono le linee di condotta stabilite per i progetti Sprar/Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (ora Rete SAI – Sistema Accoglienza Integrazione). Oltre alla consueta Valutazione Sociale Ambientale (VSA) che normalmente solo Banca Etica effettua prima di concedere credito, le realtà che fanno accoglienza migranti sono sottoposte ad una valutazione aggiuntiva che include la visita dei luoghi di accoglienza per verificarne la totale adeguatezza. Le organizzazioni finanziate da Banca Etica spesso accompagnano il percorso di accoglienza con attività di inclusione sociale, educazione/insegnamento (della lingua e non solo), assistenza sanitaria e laboratori di vario genere.


Prima banca in Italia a realizzare annualmente un rapporto in cui rendiconta l’impatto sociale e ambientale, diretto e indiretto, di ogni euro di finanziamento erogato, e unica a pubblicarlo in piena trasparenza, Banca Etica nel solo 2023 ha finanziato per oltre 24 milioni di euro 69 organizzazioni che hanno utilizzato il credito per gestire attività di accoglienza delle persone migranti. Ulteriori 15,6 milioni circa sono stati accordati verso organizzazioni che si occupano in senso ampio di quest’area d’impatto. Complessivamente Banca Etica nel 2023 ha dunque erogato finanza aggiuntiva verso l’accoglienza delle persone migranti per 40 milioni di euro. Nell’insieme, le organizzazioni finanziate da Banca Etica nel 2023, hanno accolto più di 4mila persone migranti, pari al 5% delle persone richiedenti asilo in Italia nel 2022 (fonte: UNHCR), e hanno permesso a quasi 7.800 migranti di beneficiare di attività di integrazione sociale.

Foreste e biodiversità: quanto costa creare un nuovo bosco

Foreste e biodiversità: quanto costa creare un nuovo boscoMilano, 23 mag. (askanews) – Creare in Italia un nuovo bosco considerando la progettazione, l’impianto e la manutenzione, può costare dai tra i 14.000 e i 23.000 euro ad ettaro per un progetto standard e arrivare fino a 38.000 euro per un bosco progettato scientificamente e in grado di soddisfare i criteri di multifunzionalità nonché i più alti standard qualitativi internazionali rispetto ai benefici restituiti all’uomo. Lo ha reso noto in occasione della Giornata mondiale della biodiversità del 22 maggio la B Corp e spin-off dell’Università di Padova Etifor, specializzata in consulenza ambientale, con un’analisi finalizzata a supportare amministrazioni, policy makers, ma soprattutto singoli cittadini che intendono contribuire a opere di riforestazione, nella comprensione della complessità che sta alla base della creazione di una nuova foresta.


“A livello globale, le foreste occupano circa un terzo della terra ferma – spiega Alex Pra, coordinatore dei progetti forestali per Etifor – ma sono la casa di oltre l’80% delle specie terrestri del pianeta, animali e vegetali. La tutela della biodiversità, di cui l’Italia è il paese più ricco in Europa con oltre 58.000 specie animali e 6.700 specie di piante vascolari, ovvero dotate di radici, fusto e foglie, passa quindi dai boschi e dal loro stato di salute, sempre più minacciato dalla degradazione o dalla distruzione degli habitat, dal cambiamento climatico e dall’introduzione di specie invasive. Investire in biodiversità in un paese che vanta 11 milioni di ettari di foreste, più di un terzo del territorio nazionale, significa investire nella tutela e nella protezione del patrimonio boschivo esistente, ma anche nella creazione di nuove foreste progettate con criteri scientifici e costruite per produrre benefici sul lungo periodo, specie nelle aree urbane e periurbane”. In Europa quasi metà delle specie arboree autoctone è stata valutata come minacciata e quindi a rischio di estinzione e solo il 25% delle foreste protette dalla Direttiva Habitat è in buono stato di conservazione. La crucialità del ruolo delle foreste è riconosciuta nella Strategia Europea per la Biodiversità, che prevede, tra le varie iniziative, anche l’ambiziosa “3 Billion Trees”, ovvero la messa a dimora su sul suolo continentale di 3 miliardi di alberi entro il 2030.


Le finalità per le quali si crea un nuovo bosco sono alla base dell’intero progetto e influenzano fortemente, anche sul piano economico, le scelte da compiere. Esistono boschi con finalità produttive e boschi con finalità protettive e di conservazione. In Italia si predilige oggi dare vita a boschi con finalità multiple volte a produrre più benefici contemporaneamente, ad esempio: potenziamento, protezione o ripristino di biodiversità, produzione di legname o altre materie prime (ad esempio sughero e prodotti forestali selvatici), fissazione di carbonio, regolazione del ciclo dell’acqua, qualità del paesaggio, opportunità di ricreazione, contrasto al dissesto idrogeologico, ripristino di aree colpite da eventi ambientali estremi, assorbimento acustico e abbattimento delle temperature elevate tramite zone d’ombra. Le fasi che danno vita alla nuova foresta sono: la progettazione, affidata ad un tecnico forestale che studi il contesto, conosca gli iter progettuali, i piani vigenti sull’uso del suolo e le autorizzazioni necessarie, che sappia scegliere le specie e gli interventi più adatti in base alle finalità e che consulti gli stakeholder; la preparazione del terreno, con conseguente tracciamento dei filari e del sesto d’impianto, che prevede interventi e tempistiche di attesa molto differenti a seconda del contesto: un terreno precedentemente usato per agricoltura, ad esempio, andrà arato, lavorato con colture azotofissatrici e concimi e fatto riposare almeno un anno; l’impianto, che prevede l’acquisto di piantine forestali di circa 2 o 3 anni di età di origine genetica certificata, la messa a dimora, la pacciamatura protettiva e il materiale di tutoraggio (palo di legno per identificare le piantine quando si fanno i primi sfalci di infestanti e gli shelter, ovvero strutture tubolari che proteggono la pianta dai morsi di lepri, ungulati e altri animali selvatici), la concimazione e l’irrigazione di soccorso, nel caso l’impianto venga fatto in periodi particolarmente siccitosi; la manutenzione, fondamentale nei primi 3-5 anni, che prevede sfalci, eventuali potature e irrigazioni di soccorso e monitoraggio sul tasso di attecchimento e accrescimento con interventi di sostituzione (generalmente, il 10% circa delle nuove piante non sopravvive); la gestione responsabile di lungo periodo per garantire la permanenza e la resilienza del nuovo bosco valorizzandone prodotti e servizi per la collettività, ovvero i cosiddetti servizi ecosistemici.


“Abbiamo ribattezzato questi boschi nati da approccio scientifico e multidisciplinare, in grado di innescare circoli virtuosi di benefici per l’uomo e per l’ambiente, “superforeste” – conclude Alex Pra – e sono gli interventi sui quali è più opportuno investire oggi per godere appieno dei benefici sul lungo periodo. In Italia si stima che il valore economico generato sotto forma di servizi ecosistemici da un singolo ettaro di sia pari, in media, a circa 2.300 euro all’anno. Va tuttavia ricordato che i costi di riforestazione sono finanziari, cioè esborsi monetari espliciti, mentre i benefici sono economici, cioè, quand’anche quantificati, non tutti sono necessariamente esplicitati e, soprattutto, internalizzati in un flusso di cassa reale”. Essendo numerose le variabili che concorrono a determinare l’impegno economico nella creazione di un bosco, l’analisi di Etifor individua i range di prezzo per un bosco “standard” (14.000-23.000 euro per ettaro) e per una “superforesta” (24.000-38.000 euro per ettaro) utilizzando i costi standard definiti dei prezziari agro-forestali delle principali regioni che prevedono misure per l’afforestazione e la riforestazione nei loro piani di sviluppo rurale. Contestualmente, sono stati analizzati i massimali di spesa previsti da diversi bandi nazionali e regionali per promuovere interventi in aree urbane e periurbane: il PNRR prevede per la riforestazione urbana nelle città metropolitane una spesa massima di 43.000 euro/ha, compresa la progettazione, la realizzazione dell’impianto e tutte le cure colturali per la manutenzione quinquennale, incluso il recupero di fallanze; il bando di forestazione urbana dell’Emilia Romagna prevede invece un costo massimo di 20.000 euro/ha, compresa la manutenzione per 4 anni; il bando lombardo per la forestazione periurbana, invece, indica addirittura 60.000 euro/ha di rimboschimento compresa la manutenzione per 5 anni.


Mediamente, va sempre considerata una variabilità del 10-20% in base alle specie introdotte e a situazioni specifiche, quali la fertilità, il contesto e le condizioni generali dei terreni prima dell’intervento. In aree urbane, ad esempio, i costi possono lievitano molto facilmente e in montagna, a seconda della pendenza del terreno, si può assistere ad una maggiorazione fino al 15%.

Plenitude e Leolandia inaugurano attrazione su mobilità elettrica

Plenitude e Leolandia inaugurano attrazione su mobilità elettricaCaprziate, 18 mag. (askanews) – Plenitude, tramite la sua controllata Be Charge, e Leolandia accendono oggi i motori (rigorosamente elettrici) di Scuola Guida Futuro. Lo si legge in una nota. Ideata e progettata da Uniting Group, partner di Be Charge, è la prima attrazione in Italia dedicata alla mobilità elettrica all’interno di un parco a tema per bambini e rappresenta un format che nasce per sensibilizzare le giovani generazioni verso una nuova mobilità.


Scuola Guida Futuro è un divertente circuito attraverso i mondi e i personaggi di Leolandia, da percorrere a bordo di colorate e-car fino ad arrivare in una smart city del futuro. Con le cinture di sicurezza allacciate e il volante stretto tra le mani, curva dopo curva, tra chicane, cartelli stradali, icone fantastiche e tanto divertimento, i piccoli autisti prendono confidenza con la mobilità elettrica e le sue dinamiche, fanno il pieno di energia alla colonnina di ricarica e raggiungono il traguardo, guadagnandosi la loro prima patente di guida del futuro. La partnership prevede la realizzazione di un hub da 10 punti di ricarica all’interno delle aree parcheggio del parco. I visitatori possono così ricaricare la loro auto durante il tempo trascorso a Leolandia. La partnership si inserisce nell’ambito di un accordo pluriennale tra Plenitude e Leolandia per intraprendere insieme un percorso volto a rendere ancora più sostenibile il parco.


“Siamo lieti di inaugurare oggi, insieme a Leolandia, Scuola Guida Futuro, per offrire agli ospiti del parco divertimenti un’esperienza educativa e coinvolgente, insieme ai nostri servizi di ricarica per veicoli elettrici”, ha detto Paolo Martini, Amministratore Delegato di Be Charge e Head of E-Mobility Recharge Solutions di Plenitude. “Questo è il primo passo di un accordo che rappresenta, per Plenitude, un’importante occasione per avvicinare il grande pubblico e le nuove generazioni ai temi della mobilità elettrica”. Giuseppe Ira, presidente di Leolandia, si è detto orgoglioso di rappresentare “il primo parco a tema ad ospitare un progetto così lungimirante e ambizioso. Abbiamo messo a disposizione la nostra esperienza per realizzare questa attrazione che, oltre ad accrescere ulteriormente l’appeal del parco, contribuirà alla diffusione di un’idea di mobilità più sostenibile nelle nuove generazioni che hanno anche un peso importante nell’orientare le scelte dei genitori verso modelli di consumo più evoluti”.

Osservatorio Esg, le sei Big Tech emettono Co2 quanto uno Stato

Osservatorio Esg, le sei Big Tech emettono Co2 quanto uno StatoMilano, 16 mag. (askanews) – Sei persone su dieci, nel mondo, ignorano che il web e la navigazione su Internet siano causa di emissioni di C02. Così come mandare una mail o usare l’intelligenza artificiale, o immagazzinare foto sul telefonino foto. E il problema sta diventando sempre più grande: le principali big tech del mondo – Amazon, Apple, Facebook, Google, Microsoft e Nvidia – emettono complessivamente più Co2 della Repubblica Ceca (130,1 milioni di tonnellate) e consumano più energia di paesi come Belgio o Cile (91 milioni di MWh). Nonostante gli sforzi di queste aziende, il trend è destinato a peggiorare nei prossimi anni anche a causa della diffusione dell’Intelligenza Artificiale, che per migliorarsi ed essere usata ha bisogno di una sempre più crescente quantità di energia.


Sono queste le principali novità contenute all’interno del Terzo rapporto 2024 dell’Osservatorio Esg Big Tech di Karma Metrix, società che misura, compara e migliora l’impatto sull’ambiente dei siti web e che, per l’occasione, ha analizzato gli ultimi bilanci di sostenibilità dei sei colossi tecnologici americani per capire il loro impatto sull’ambiente e delineare gli scenari futuri della sostenibilità del digitale. Dall’analisi emerge che le big tech sopra citate continuano ad essere estremamente energivore, tanto che negli ultimi 3 anni il loro consumo energetico è cresciuto del 48%, ad un ritmo 5 volte superiore alla crescita del consumo mondiale. Se fossero una nazione, queste 6 aziende occuperebbero il 37esimo posto nel mondo per consumi energetici, appena sopra il Cile e subito dopo il Bangladesh (che conta una popolazione di circa 170 milioni di persone). In termini di emissioni di Co2, il dato aggregato Big Tech si attesta a 130,1 milioni di tonnellate annue, ovvero più di quanta ne emette ogni anno la Repubblica Ceca.


Le aziende tech che hanno aumentato il loro inquinamento digitale sono quelle che stanno investendo di più nell’intelligenza artificiale. In tre anni (dati 2020, 2021, 2022) Microsoft, con 16,7 milioni di tonnellate, registra un +41,8%. Meta con 8,5 milioni di tonnellate mostra un incremento significativo del +66,4%, mentre Nvidia con 2,7 milioni di tonnellate di CO2 annue mostra un aumento del +104% rispetto al periodo precedente. Il colosso del cloud e e-commerce Amazon ha prodotto più di 71 milioni di tonnellate, in aumento del +17,5%. In controtendenza positiva invece Google , che con 10,1 milioni di tonnellate segna una flessione della CO2 emessa (-1,3%) e Apple che con 20,6 milioni di tonnellate di Co2 emesse ha ottenuto una riduzione del -8,8% delle emissioni nella forbice 20/22. L’impatto delle big tech sull’ambiente non si traduce solo in consumi energetici ed emissioni di Co2, ma anche sulla quantità d’acqua necessaria per raffreddare i loro data center. Soltanto Google, per esempio, nel 2022 ha consumato oltre 21 milioni di metri cubi d’acqua, il 63% in più rispetto al 2019. Questa quantità d’acqua basterebbe a dissetare per un anno circa 24 milioni di persone.


Va detto, al contempo, che tutte le aziende analizzate nel report ESG dichiarano e mostrano impegni concreti per alleggerire il loro impatto sul pianeta. Alcuni esempi: Amazon ha annunciato di voler generare più acqua di quella consumata entro il 2030, Meta, recuperando 2,3 miliardi di litri vuole diventare Water Positive entro il 2030. Microsoft è invece la prima big tech water positive, ripristinando oltre il doppio dell’acqua che consuma e, attraverso i suoi progetti, fornendo acqua potabile ad oltre mezzo milione di persone. Qualcosa si muove anche sui consumi energetici. Amazon dichiara, ad esempio, di utilizzare il 90% di energia da fonti rinnovabili, con l’obiettivo di raggiungere il 100% entro l’anno 2025. Anche Apple ha comunicato di voler ridurre le emissioni del 75% entro il 2030, mentre Google punta ad utilizzare esclusivamente energia 100% carbon free entro lo stesso anno. Infine Nvidia, la realtà con la percentuale di crescita più impattante, che sta lavorando sull’AI per rendere i suoi prodotti più efficienti e ridurre drasticamente il numero di emissioni. La ricerca è stata realizzata da Karma Metrix, con la collaborazione con il Master in Comunicazione per le Relazioni Internazionali dell’Università IULM di Milano “Il terzo osservatorio ESG Big tech – ha affermato il Ceo di Karma Metrix Ale Agostini – ha confermato che non ci sono pasti gratis: anche digitale e intelligenza artificiale impattano in modo crescente sul cambiamento climatico. È fondamentale diffondere la consapevolezza e intensificare gli sforzi di tutte le aziende per renderlo più sostenibile. Sito web, App o AI: il digitale è sempre più energivoro è la parola d’ordine deve essere misurare e rendicontare la sostenibilità digitale. Fino a quando non avremo solo fonti di energia pulite, l’unica strada è risparmiare e limitare le emissioni di CO2 derivanti dalle tecnologie digitali”.

Up2You presenta il bilancio di sostenibilità

Up2You presenta il bilancio di sostenibilitàRoma, 16 mag. (askanews) – Guidare l’innovazione nella sostenibilità creando nuovi percorsi per supportare le aziende nel miglioramento delle proprie performance. È con questo obiettivo che nel 2020 è nata Up2You, realtà giovane, è vero, ma che vanta già numeri importanti. A mostrarli il bilancio di sostenibilità, il primo in Italia redatto secondo la Corporate Sustainability Reporting Directive, che fotografa una start up attenta al personale, all’ambiente e alla comunicazione.


Il Bilancio di sostenibilità di Up2You è il primo redatto in Italia secondo la CSRD: la nuova Direttiva, che sostituisce la precedente NFRD (Non Financial Reporting Directive), oltre a estendere l’ambito di applicazione – da 11.000 a 50.000 aziende in ambito europeo – cambia la modalità di realizzazione dei bilanci di sostenibilità. Cinque le novità introdotte: analisi di doppia materialità, collocazione del documento nella Relazione di Gestione, obbligo di assicurazione esteso al perimetro europeo, formato elettronico unico del documento da rendere pubblico e accessibile agli stakeholders, integrazione della catena del valore all’interno della rendicontazione. Inoltre, gli standard di rendicontazione a cui far riferimento sono gli European Sustainability Reporting Standards (ESRS). Un tema impegnativo quello della rendicontazione rispetto al quale Up2You si pone a supporto delle aziende. “Non siamo tra le aziende che sono e saranno obbligate a redigere il bilancio di sostenibilità secondo la nuova direttiva”, dice Alessandro Broglia, Co-founder di Up2You. “Ma era nostro compito capire come arrivare a questo documento, che dimostra il percorso aziendale verso la sostenibilità sociale e ambientale in maniera completa e innovativa. Si tratta di una vera e propria rivoluzione in termini di reporting, una rivoluzione destinata a influire sulle scelte e sugli investimenti delle imprese. Sui dati del 2025, infatti, saranno chiamate a fare reporting di sostenibilità migliaia di aziende di medie dimensioni (250 dipendenti, 40M di euro di ricavi). Quindi abbiamo deciso di essere i primi in Italia a fornire un esempio concreto di comunicazione efficace di impatto, dando un riferimento pratico alle migliaia di aziende che saranno chiamate a redigere la rendicontazione secondo questo nuovo modello”.


Una realtà in crescita. In soli quattro anni, Up2You è riuscita a operare in più di 20 settori, acquisendo oltre 450 clienti e coinvolgendo 25 mila persone. Un impegno che ha determinato un’importante crescita interna: alla fine del 2023 l’azienda ha visto un aumento del personale del 13% rispetto al 2022, contando 52 persone totali tra cui 41 assunte (21 donne e 20 uomini) e 12 in collaborazioni o stage. Il 98% del personale è impiegato a tempo indeterminato, con una crescita del 17% rispetto al 2022. Numeri importanti, ma non solo. L’attenzione al personale passa anche dal garantire un ambiente di lavoro sicuro e salutare, con opportunità di formazione e crescita. L’attenzione all’ambiente. In Up2You la sostenibilità è vista come un vantaggio competitivo e un’opportunità per creare valore nella società. Per questo fornisce alle aziende servizi e tecnologie innovative capaci di misurare, ridurre e compensare le emissioni; potenziare la formazione; coinvolgere il personale e comunicare in modo trasparente l’impegno per la sostenibilità ambientale.


“Il 2023 è stato l’anno in cui siamo diventati una voce autorevole nel settore della sostenibilità in Italia, mantenendo intatta la nostra capacità di innovare e di portare nuove soluzioni. Contribuiamo alla transizione energetica guidando le aziende verso un modello di business che rispetti profondamente l’ambiente e ci impegniamo a mostrare che l’integrazione dei principi ESG nei processi aziendali non solo è fattibile, ma apporta benefici tangibili e misurabili. Nel 2023 sono 1.2 milioni le tonnellate di CO2 calcolate, ridotte e compensate” ha affermato Andrea Zuanetti, CEO e Co-fondatore di Up2You. Iniziative che l’azienda fa anche proprie: dalla gestione quotidiana dell’ufficio alla riduzione dei consumi energetici (dal 2024 Up2You ha sottoscritto un contratto di energia elettrica che attesta una fornitura 100% rinnovabile); dal riuso di materiali alla promozione della mobilità sostenibile. Le emissioni totali generate al 2023 corrispondono a 98 tonnellate di CO2 equivalente.


Up2You nasce dall’amicizia e dalla collaborazione di tre ingegneri aerospaziali. Tra studi di mercato e modelli di business, notano una mancanza importante su tutto il territorio italiano: fare impresa preservando il prezioso equilibrio con il benessere del nostro Pianeta. Up2You è una realtà greentech e B Corp certificata, capace di creare soluzioni e percorsi personalizzati che trasformano la sostenibilità in un vantaggio competitivo tangibile per le aziende. Attraverso un team competente e piattaforme innovative, aiuta le organizzazioni a misurare, ridurre e compensare le emissioni, potenziare la formazione, coinvolgere il personale e comunicare in modo trasparente l’impegno per la sostenibilità ambientale.

Scarpa: con “Life Re-Shoes” ricicliamo calzature per produrne di nuove

Scarpa: con “Life Re-Shoes” ricicliamo calzature per produrne di nuoveMilano, 12 mag. (askanews) – Entra nel vivo “Life Re-Shoes”, il progetto che nasce allo scopo di fornire una soluzione alternativa, circolare e sostenibile per la gestione del ‘fine vita’ delle calzature, introducendo le pratiche di riciclo come nuovo standard all’interno della filiera dell’industria del settore. Un’iniziativa che vede in prima fila Scarpa, azienda di Asolo (Treviso) specializzata nella produzione di calzature per la montagna e per le attività outdoor, in qualità di “coordinator” di un consorzio di varie realtà internazionali.


L’azienda ha comunicato che la campagna di raccolta di scarpe usate del suo modello “Mojito” ha già superato le 1.500 paia, precisando che in questa prima fase del progetto che durerà fino alla fine del 2024, sono coinvolti circa 250 punti vendita della rete distributiva europea di Scarpa che fungono da “re-shop”. L’obiettivo della campagna è ricavare “materie prime seconde” sufficienti a produrre 15mila nuove paia di scarpe. “Life Re-Shoes”, che beneficia di un finanziamento nell’ambito del programma Life dell’Unione Europea, prevede infatti, entro il 2026, la produzione e messa in commercio di un nuovo modello a marchio Scarpa, realizzato tramite una procedura che consente di ricavare materie prime seconde dalle calzature usate e da scarti di produzione, “per creare una nuova generazione di prodotti riciclati di alta qualità, diminuendo così lo smaltimento e l’uso di materie prime vergini e mirando ad azzerare i rifiuti post-lavorazione”. Grazie a tale processo si punta ad una riduzione, rispetto ai processi standard, “del 52,4% di emissioni di gas serra, del 50% dell’impiego di sostanze chimiche, del 65% di consumo di acqua, del 54,5% di energia”. Inoltre, il nuovo modello prodotto con i materiali ottenuti dal processo di riciclo, sarà appositamente sviluppato per poter essere più facilmente riciclato alla fine del suo utilizzo, applicando i concetti del “design-for-recycling”. Il processo di recupero si basa “sulla dissoluzione selettiva della pelle per idrolisi, e il liquido ottenuto verrà poi utilizzato per conciare della nuova pelle senza l’aggiunta di sostanze chimiche”. La parte rimanente della scarpa verrà riutilizzata separando le diverse componenti: “la suola verrà macinata e riciclata nelle suole che costituiranno il nuovo modello (con un contenuto di riciclato nell’intersuola che arriverà ad oltre il 35%), mentre i lacci e i tessuti di fodera e rinforzi potranno diventare le nuove solette e i rinforzi interni (con un contenuto di riciclato fino all’80%)”.


Scarpa, in collaborazione con l’Università di Bologna e Sciarada Industria Conciaria, ha già avviato una fase preliminare di sperimentazione dell’idrolisi in laboratorio, con esiti positivi in termini di riutilizzo dei materiali prodotti, e si appresta a dare il via alla fase industriale di tale processo, grazie alla costruzione di un impianto progettato ad hoc presso la conceria toscana.