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Wwf: la lontra è tornata anche nei fiumi del Nord Italia

Wwf: la lontra è tornata anche nei fiumi del Nord ItaliaRoma, 14 mar. (askanews) – Sono passati 40 anni dall’ultimo e unico monitoraggio nazionale – promosso dal Wwf Italia – della popolazione di lontra (Lutra lutra), uno dei mammiferi più rari d’Europa e al tempo a rischio estinzione e i risultati della nuova ricerca sono confortanti: è stato infatti confermato il ritorno della specie sull’arco alpino italiano in regioni dalle quali era scomparsa per decenni come Friuli- Venezia Giulia, Veneto, Trentino Alto Adige, Lombardia, Liguria e per il centro è ricomparsa nel Lazio e nelle Marche.


Questa presenza – informa il Wwf – si aggiunge quindi alla popolazione meridionale, quella che si è mantenuta vitale nel tempo, localizzata in Campania e Basilicata oltre che in Puglia, Calabria, Abruzzo e Molise. Anche alla luce del nuovo monitoraggio la stima attuale della popolazione di lontra in Italia si mantiene sui 800-1.000 individui, un numero comunque ancora ben al di sotto del limite vitale minimo che considera 4.000-5.000 individui per metterla in sicurezza. A svelarlo i dati forniti dal Progetto Lontra promosso e finanziato dal WWF Italia, in collaborazione con l’Università del Molise, nella persona di Anna Loy, una delle massime esperte mondiali sulla specie. Oltre ai referenti regionali, tutti impegnati da anni nella ricerca sul campo, hanno contribuito volontari e operatori di altri organismi, come il Corpo Forestale del Friuli V.G., guardiaparco di aree protette e studenti universitari. L’intero team ha setacciato, per circa 18 mesi, centinaia di chilometri lungo 35 bacini idrografici del Paese, tra cui Po, Tevere, Tagliamento, Adige, Isonzo, Magra, Arno, Ombrone, Liri-Garigliano, in cerca delle tracce di presenza e in particolare dei cosiddetti spraint (gli escrementi), caratteristici della specie, e monitorando le immagini delle videotrappole, come quelle che svelano un gruppo famigliare nel bacino dell’Isonzo, primo dato certo di riproduzione in questo areale.


Questa attività e l’impegno per conoscere e quindi consolidare il futuro della specie simbolo dei fiumi è stata celebrata oggi dal WWF in occasione della Giornata dell’Azione per i Fiumi – International Day of Action for Rivers – che ogni anno ribadisce il ruolo essenziale di questi ambienti tra i più minacciati, considerando che oltre il 40% dei fiumi italiani ha perso il suo buono stato ecologico. Tra i fattori che hanno favorito il “ritorno al nord” della lontra, lo sconfinamento di esemplari provenienti dall’Austria, Slovenia e Francia: i fiumi infatti sono formidabili corridoi ecologici naturali se si mantiene il loro stato di naturalità. Invece i segnali positivi di Lazio e Marche fanno ipotizzare una naturale espansione delle lontre dai bacini confinanti occupati da questa specie. Per ora nessuna traccia invece in Piemonte (tranne un nucleo reintrodotto nel Parco regionale del Ticino), in Toscana, in Umbria e in Emilia-Romagna, anche se in quest’ultimo caso c’è stata qualche segnalazione. Una delle ipotesi che si sta monitorando è la possibilità che la lontra utilizzi anche il mare per spostarsi da un bacino all’altro della parte peninsulare: sono, infatti, sempre più frequenti le segnalazioni di esemplari che sostano nei porti, nuotano vicino le spiagge o vengono avvistate vicino alle isole.


Un ruolo importante per questo ritorno è dato anche dalla presenza di aree protette create in questi anni, tra cui molte Oasi Wwf: la sfida oggi è quella di favorire la connessione tra la popolazione vitale del meridione e di parte del Centro con quella Centro-Settentrionale. Le minacce sono ancora tante: gli attraversamenti stradali che accomunano le lontre, almeno 50 negli ultimi anni, investite dalle auto, a tanti altri mammiferi protetti come orsi, lupi, la frammentazione dei fiumi e il degrado degli habitat fluviali e ripariali. La tutela delle specie simbolo della nostra biodiversità è tra gli obiettivi della campagna Our Nature del Wwf. I risultati completi del monitoraggio prodotto dal Progetto Lontra verranno presentati il prossimo 29 maggio – in occasione dell’Otter Day – la Giornata internazionale della lontra: in quell’occasione il Wwf e i partner coinvolti lanceranno una nuova proposta per aggiornare l’attuale Piano Nazionale (PACLO) purtroppo ancora oggi disatteso.

”Materia Viva” arriva nelle scuole, al via programma per istituti secondari

”Materia Viva” arriva nelle scuole, al via programma per istituti secondariRoma, 13 mar. (askanews) – Sensibilizzare i giovani sull’importanza delle buone pratiche di gestione dei Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE), stimolando consapevolezza e creatività. Questo l’obiettivo di “Materia Viva, a scuola di RAEE”, il progetto educativo ideato da Erion WEEE, il principale Consorzio no profit che in Italia si occupa della gestione dei RAEE, insieme a Giffoni Innovation Hub e CivicaMente.


L’iniziativa – gratuita e aperta a tutti gli istituti secondari di primo e secondo grado italiani – punta a coinvolgere, attraverso la piattaforma Educazionedigitale.it di CivicaMente (ente riconosciuto dal Ministero dell’Istruzione e del Merito), oltre 500mila ragazzi di 15mila scuole grazie a un percorso digitale a tappe. Le scuole aderenti, infatti, potranno accedere a un’area riservata del sito Educazionedigitale.it da dove sarà possibile visionare il docufilm Materia Viva. Non solo, gli insegnanti avranno a disposizione materiale informativo e risorse di approfondimento didattico per costruire le proprie lezioni (anche virtuali). Approfondimento, ma anche azione concreta. Dopo aver visionato la pellicola e consultato i materiali di approfondimento, ragazze e ragazzi potranno mettersi alla prova sfidandosi in un concorso creativo e – facendo tesoro di quanto appreso – realizzare un video originale e inedito sul tema dell’economia circolare e del riciclo dei RAEE. Le tre scuole che si distingueranno in questo contest parteciperanno al Giffoni Film Festival 2024. Il progetto, che fa parte del più ampio programma di comunicazione DireFareRAEE, che il Consorzio ha deciso di estendere anche per il 2024, prosegue il percorso di sensibilizzazione avviato con “Materia Viva”, il primo docufilm dedicato al tema dei RAEE e dell’economia circolare, prodotto da Libero Produzioni in collaborazione con Erion WEEE, già trasmesso su Rai 3, Rai Premium e Rai Scuola. L’opera, che ha ottenuto il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, del Ministero della Cultura e del Ministero dell’Università e della Ricerca, coinvolge tantissimi personaggi del mondo dello spettacolo, della cultura e dello sport (tra i quali Susan Sarandon, Shailene Woodley, Marcello Ascani, Carlo Conti, Francesco Arca, Federica Pellegrini, Alessandro Del Piero, Irene Grandi e molti altri) e, grazie a loro, affronta in maniera semplice e diretta il rapporto di tutti noi con la tecnologia, mettendo in luce anche le potenzialità che possono derivare dalla corretta gestione di questi di rifiuti.


“Siamo felici che MATERIA VIVA, un progetto fortemente voluto dal Consorzio, finalmente possa arrivare nelle scuole coinvolgendo il pubblico che più ci sta più a cuore, quello degli adulti di domani. La collaborazione, avviata già nel corso del 2023, con Giffoni Innovation Hub ci permette di compensare – almeno in parte – il fatto di non essere ancora riusciti a sottoscrivere con il Ministero dell’Istruzione e del Merito un protocollo per la distribuzione gratuita di questo docufilm negli istituti scolastici italiani.” ha dichiarato Giorgio Arienti, Direttore Generale di Erion WEEE. “La salvaguardia del nostro Pianeta e del nostro futuro dipende, in molti casi, dalla nostra capacità di cambiare gesti e comportamenti che fanno parte della nostra quotidianità: confidiamo che Materia Viva possa arrivare a centinaia di migliaia di studenti di tutta Italia e che ognuno di loro si faccia portavoce, anche in famiglia, della necessità di questo cambiamento, affinché la forza dei singoli possa divenire azione collettiva”. “È fondamentale insegnare ai giovani l’importanza della salvaguardia del pianeta perché sono i futuri custodi della Terra. Educare sulle sfide ambientali aiuta a sviluppare una consapevolezza critica e a promuovere azioni responsabili per preservare il nostro ambiente per le generazioni future. La partnership con Erion WEEE ci permetterà di portare nelle scuole tematiche importanti di educazione e sensibilizzazione anche grazie al linguaggio audiovisivo che da sempre ci contraddistingue”, ha dichiarato Luca Ruju, General Manager di Giffoni Innovation Hub.


Ulteriori informazioni sull’iniziativa al link seguente: https://erionweee.it/it/direfareraee/materia-viva/materia-viva-a-scuola-di-raee/

Energia, da Enea nuove soluzioni di progettazione per ridurre consumi

Energia, da Enea nuove soluzioni di progettazione per ridurre consumiRoma, 7 mar. (askanews) – Nuove soluzioni di progettazione edilizia, urbanistica e arredo in grado di ridurre i consumi energetici e valorizzare la nuova filiera del design dell’efficienza energetica, in base al principio Energy Efficiency First. A presentarle è l’Enea, oggi e domani a Roma, in occasione di “Obiettivo 5”, il Campus di formazione per la parità di genere di Corriere della Sera, IO Donna, Sapienza Università di Roma e Le Contemporanee (7-8 marzo, p.le Aldo Moro 5).


L’evento, che avvicina le nuove generazioni all’obiettivo “Stem, pari opportunità e uguaglianza dei diritti” – il quinto dei 17 goal per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite – prevede workshop e dibattiti live con esponenti del mondo dell’economia e del giornalismo; nel corso delle due giornate lo stand Enea (area Fuori Campus) farà da cornice a una serie di interviste sui temi delle professioni green e delle opportunità per le donne in un settore ancora prevalentemente maschile come quello delle energie rinnovabili. In primo piano, le ricerche su infrastrutture verdi e off-site construction, raccontate anche nel volume “AAA Humanising Energy. Abilitare Avvicinare e Agire. Progetti e Lessici per la transizione energetica”, che sarà presentato presso lo stand Enea in collaborazione con l’Università IUAV di Venezia (8 marzo, ore 11).


La scenografia ufficiale della manifestazione, giunta alla terza edizione, sarà ancora una volta l’installazione a led Verso un Lettering Civile, realizzata dalla start-up Social Factory nell’ambito del progetto DE-Sign, che vede il coinvolgimento del Dipartimento Efficienza Energetica dell’Enea, Politecnico di Milano, Università IUAV di Venezia, Università degli Studi di Venezia e alcuni studi di progettazione di professionisti under 40. I 30 elementi artistici, realizzati rigenerando lettere di vecchie insegne utilizzate da famosi marchi energivori, illumineranno alla Sapienza l’Aula Magna del rettorato, l’Aula Falcone e Borsellino della Facoltà di Giurisprudenza, l’Aula di Lettere e Filosofia e il Fuori Campus, con le parole chiave della transizione energetica collegate a quelle della Dichiarazione dei diritti dell’uomo. “Grazie ai progetti avviati nell’ambito della Campagna nazionale sull’efficienza energetica sarà possibile continuare a promuovere percorsi virtuosi in grado di rispondere, attraverso la formazione di qualità, a sfide complesse come quelle dell’uguaglianza di genere e della decarbonizzazione per ridefinire il ruolo della donna nel percorso di transizione energetica”, sottolinea Ilaria Bertini, direttrice del Dipartimento Enea di Efficienza energetica che interverrà domani alle ore 15.30 nel talk Quale lavoro e quale economia? “La scelta degli organizzatori di diffondere ancora una volta i messaggi di ‘Italia in Classe A’ ha un significato profondo, soprattutto per le nuove generazioni chiamate a rispondere con soluzioni efficaci alle sfide climatiche ed economiche del futuro. Nostro compito è quello di accompagnare gli studenti attraverso programmi specifici di orientamento di cui è esempio concreto il progetto “5 passi da ingegnera”, realizzato da Enea e Fondazione Maire”, spiega Ilaria Sergi, responsabile della comunicazione di genere del programma “Italia in Classe A”, la campagna nazionale di informazione e formazione sull’efficienza energetica promossa dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e realizzata da Enea.

Acqua bene comune ma a caro prezzo per le Isole minori

Acqua bene comune ma a caro prezzo per le Isole minoriRoma, 7 mar. (askanews) – La realizzazione e la messa in funzione di impianti di dissalazione a terra nelle isole minori italiane, e in particolare in quelle siciliane, sta continuando a mostrare criticità evidenti nella produzione e nella fornitura di acqua potabile per le lunghissime tempistiche realizzative necessarie all’entrata in funzione degli stessi impianti; per gli elevatissimi costi di gestione e manutenzione; per la scarsa qualità dell’acqua immessa nella rete – causa di profondi disagi per gli abitanti e motivo che concorre allo spopolamento – e per l’inquinamento ambientale prodotto dallo scarico in mare, vicino alla costa, di massicce quantità di salamoia fortemente impattante e spesso contaminata da reagenti chimici.


Sono queste le maggiori evidenze scaturite dallo studio “Costi ambientali ed economici della dissalazione”, curato da Roberto Di Vincenzo (già dirigente dell’allora Ministero della Marina mercantile) e Giuseppe Taverna (già dirigente per il servizio idrico integrato e l’approvvigionamento idrico delle Isole minori della Regione Siciliana), i cui dati sono stati presentati alla conferenza stampa “Crisi idrica: soluzioni normative e tecnologiche verso la Giornata Mondiale dell’Acqua” promossa da Fondazione UniVerde e Marevivo, in partnership con Marnavi e Idroambiente e in media partnership con Askanews, Italpress, TeleAmbiente, Opera2030, SOS Terra Onlus, che si è svolta questa mattina presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati. Pur partendo da metodologie di indagine disgiunte, per avere due valutazioni indipendenti che fossero anche una di verifica all’altra sotto l’aspetto dell’attendibilità delle conclusioni cui si è pervenuti, le relazioni tecniche dei due esperti sul case study delle Isole minori siciliane, dopo aver individuato e stimato tutte le voci che concorrono al costo medio di produzione di acqua dissalata da impianti fissi, giungono a conclusioni sostanzialmente analoghe, ovvero un costo elevato che si attesta intorno ai 12 euro/mc. Importi scaturiti, è opportuno ribadire, da analisi dettagliate di tutte le voci di spesa che concorrono alla realizzazione, gestione e conduzione degli impianti a terra esistenti e ricavati utilizzando criteri di estimo navale e marittimo che consentono anche di stimare preventivamente i costi di produzione con gli impianti che si intende realizzare.


Uno dei principali fattori che viene messo in evidenza, sono gli elevatissimi consumi energetici: citando i casi più eclatanti, per gli impianti di Lipari e Lampedusa la bolletta è stimata in ben 2,8 milioni di euro all’anno; 1,9 milioni di euro servono per mantenere in funzionamento quello di Pantelleria. Secondo i dati presentati dall’ing. Roberto Di Vincenzo – al lordo di voci di spesa quali: ammortamento, consumi energetici, reagenti chimici, sostituzione di membrane, costi del personale, analisi, manutenzione e ausiliari – i dissalatori di Lipari e Lampedusa presentano conti assai “salati” con una gestione annua per oltre 12 milioni di euro; Pantelleria: 8,3 milioni di euro/anno; Vulcano, circa 3,4 milioni di euro/anno; Ustica, 2,8 milioni di euro/anno. Seguirebbero: Filicudi, Stromboli e Favignana con costi di gestione annui previsionali che si attesterebbero su oltre 2,2 milioni di euro. Fondazione UniVerde e Marevivo da anni ormai sollecitano le Istituzioni a porre maggiore attenzione alle sfide e ai costi dell’approvvigionamento idrico alle isole minori italiane, secondo modelli che siano davvero sostenibili da un punto di vista ambientale ma anche economico. Altro fattore rilevante sono i potenziali impatti sanitari dell’acqua dissalata da impianti fissi, un caso di studio che sta evolvendo rapidamente nel contesto scientifico italiano e strettamente legato alla qualità della risorsa prodotta.


La relazione dell’arch. Giuseppe Taverna – redatta a otto anni dall’entrata in funzione, e a due anni dal termine dei contratti di gestione, dei dissalatori a terra installati sulle isole di Lampedusa, Linosa, Pantelleria, Ustica e Lipari, e a due anni dall’avvio del contratto dell’impianto fisso di Vulcano – mette in luce lacune e inadeguatezze dell’attuale sistema di approvvigionamento idrico delle isole siciliane dove risiedono stabilmente circa 33.000 abitanti (che nei periodi estivi decuplicano): “Le criticità riscontrate nel sistema idrico delle isole siciliane – si legge nel documento – hanno in parte influito ad abbassare la qualità della vita con un conseguente spopolamento dei territori”, dove l’approvvigionamento di acqua potabile è affidato proprio ad impianti fissi di dissalazione che, in alcuni casi, sono talmente obsoleti, usurati e soggetti a malfunzionamenti da pregiudicare la qualità dell’acqua prodotta. Frequenti le denunce delle Autorità locali preposte alla salute pubblica per la presenza di elevate quantità di boro nell’acqua dissalata, causa di fenomeni di corrosione delle tubature. Nel caso di Lipari, l’ultimo appalto indetto dalla struttura commissariale con O.P.C.M. n. 3738 del 5 febbraio 2009 (trasferito alla Regione Siciliana con Ordinanza di Protezione Civile n.159 del 21 marzo 2014), per ammodernare il vecchio impianto di dissalazione a distillazione con un nuovo ad osmosi inversa, non è stato completato per l’intervenuta rescissione del contratto con l’impresa e oggi non produce più di 1,5 mln di mc, insufficienti per il fabbisogno idrico dell’isola. L’impianto allo stato attuale risulta incompleto, privo di collaudo statico, delle norme di sicurezza, del previsto impianto fotovoltaico e con entrambe le condotte, di appresamento e scarico, compromesse. Come viene messo in evidenza nella relazione, concorrono poi alla determinazione della tariffa la complessiva somma di circa 2,5 milioni di euro per l’integrazione con navi per l’emergenza causata dai ripetuti guasti e per fornire la frazione di acqua calda. Tenuto conto dell’origine vulcanica delle varie isole siciliane, alcune ancora interessate da fenomeni eruttivi; considerate la morfologia dei loro territori che complica gli sviluppi progettuali su terra e la mancanza di interconnessione della rete – peraltro interessata da perdite di carico che superano il 50% (e in alcuni casi, come quello di Lipari, addirittura oltre il 60%) – considerato poi il pregio naturalistico di molte isole che ha portato, per citarne alcune, a costituire il Parco nazionale di Pantelleria, le Aree marine protette delle Egadi, di Ustica e delle Pelagie o, ancora, ad iscrivere le Eolie nel Patrimonio dell’Umanità – il coro degli interventi aperti dalla presentazione dei dati dello studio è stato pressoché unanime sulla necessità di garantire il diritto all’acqua potabile e di qualità ai cittadini delle isole minori italiane senza pregiudicare la tutela degli aspetti sanitari e il patrimonio naturale e senza sprecare denaro pubblico.


Alfonso Pecoraro Scanio (Presidente della Fondazione UniVerde): “È importante una efficace valutazione scientifica dei costi economici, sociali e ambientali di qualunque opera. L’iniziativa di oggi prevede un focus sugli impatti della dissalazione con impianti fissi, che in base ai dati presentati possono essere molto rilevanti. Dobbiamo tenere conto di soluzioni meno impattanti e, in molti casi, meno costose per la fornitura di acqua potabile e per il risparmio idrico. È anche una questione di buon senso, poiché disseminare le isole minori o interi arcipelaghi di dissalatori fissi, energivori e particolarmente dannosi per la salute dei cittadini e per gli ecosistemi costieri non è una buona politica. L’ipotesi di adottare dissalatori mobili marini, realizzati con tecnologia italiana, rappresenta una valida risposta sia al consumo di suolo che alla necessità di tutelare flora e fauna marine e oggi rappresenta la soluzione più sicura per la fornitura di acqua potabile di qualità alle isole minori. Questo è il senso dell’iniziativa di oggi e dell’appello che rivolgiamo a Governo e Parlamento per una efficace funzione di indirizzo”. Carmen Di Penta (Direttore Generale di Marevivo): “Per cercare le soluzioni migliori al nostro sostentamento è utile definire opere di mitigazione per la salvaguardia del bene ‘mare’. Ho usato il termine ‘bene’ e non ‘risorsa’, perché se non salvaguardiamo il bene, perderemo anche la risorsa. Senza dimenticare che la siccità ci costringe a trovare anche questa volta soluzioni alternative e più sostenibili”. Sui temi dei processi sostenibili di dissalazione, del diritto all’acqua potabile di qualità per i cittadini delle isole minori e della tutela del mare, Fondazione UniVerde e Marevivo hanno da sempre promosso appuntamenti di pubblico confronto, informazione e coinvolto le Istituzioni italiane per ottenere norme adeguate. Un ambizioso messaggio rafforzatosi con la tappa internazionale ad Atene, svoltasi lo scorso ottobre, che ha visto le due organizzazioni impegnate in un confronto con l’UNEP/MAP – United Nations Environment Programme / Mediterranean Action Plan (il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente che coordina il Piano d’Azione per il Mediterraneo), allo scopo di aprire la strada ai progressi verso un’economia blu davvero rispettosa degli ecosistemi marini. Patty L’Abbate (Vicepresidente della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici, Camera dei Deputati): “La siccità è un problema che si sta intensificando pertanto occorrono azioni concrete per contrastare cambiamento climatico. A livello locale, quando parliamo di isole minori, dobbiamo renderci conto che il dissalatore fisso ha il suo costo e può creare anche una problematica di natura ambientale perché la salamoia che viene fuori come scarto dall’impianto danneggia l’ecosistema. Una soluzione alternativa può essere quella del dissalatore mobile, ovviamente con una valutazione del rendimento e dei costi economici e ambientali. Un ulteriore punto da evidenziare riguarda la necessità di evitare gli sprechi d’acqua attraverso i fondi previsti dal PNRR per il risanamento delle condotte presenti in Italia, che causano le perdite di acqua potabile. Infine, bisogna sempre valorizzare il concetto di economia circolare dell’acqua e quindi da un lato evitare gli sprechi di acqua, ma anche poter riutilizzare l’acqua piovana nel miglior modo possibile, oltre che utilizzare l’acqua reflua in agricoltura, soprattutto per quelle coltivazioni che non sono di prodotti ad uso umano”. Se la legge “Salvamare” si proponeva di colmare il vuoto normativo esistente, dettando criteri generali di disciplina in tema di dissalazione, con decreto legge n. 39 del 14 aprile 2023, coordinato con la legge di conversione n. 68 del 13 giugno 2023, sono stati tuttavia cassati l’obbligo di VIA (Valutazione di impatto ambientale – tranne che per i dissalatori con produzione di oltre 17.000 mc d’acqua/die, non realizzabili peraltro sulle isole minori), e la preventiva riduzione delle perdite dalle condotte idriche. Restano a tutt’oggi non emanate le cosiddette “linee guida” sull’analisi dei rischi ambientali e sanitari correlati agli impianti di desalinizzazione tanto che in una nota del MASE si ribadisce “è un processo che presenta degli impatti ambientali da considerare attentamente nella valutazione del rapporto costi/benefici ed è necessario garantirne una adeguata gestione di tutte le fasi al fine di limitarne gli impatti negativi su salute umana e ambiente”. Mario Antonio Scino (Capo di Gabinetto al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica): “Cogliamo l’opportunità di discutere di questo studio ‘Costi ambientali ed economici della dissalazione’ presentato dalla Fondazione UniVerde e dalla Fondazione Marevivo per approfondire a livello normativo e amministrativo le migliori soluzioni per accompagnare le tecnologie volte a risolvere le problematiche rappresentate nello studio stesso, anche in attesa dell’approvazione del regolamento europeo sulle acque”. Giuseppe Cavuoti (Dirigente della Struttura di Missione al Ministero per la Protezione Civile e le Politiche del Mare presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri): “Per quanto riguarda il settore idrico, si rileva che nelle piccole isole l’acqua potabile è un bene limitato e le soluzioni per accedervi sono, in genere, ad alto impatto ambientale, considerato l’uso delle energie per trasportarlo o le possibili esternalità negative degli impianti fissi di dissalazione. La scarsità d’acqua rappresenta, dunque, per molte di queste isole un problema endemico, ancora lontano dall’essere risolto. Il Piano del Mare, tra gli interventi da promuovere indica, tra gli altri, anche di innovare le reti idriche esistenti e la realizzazione/implementazione di impianti di depurazione delle acque reflue”. In questo allarmante scenario, i dissalatori mobili marini rappresentano una risposta innovativa, efficace e sostenibile, dal punto di vista ambientale, sociale ed economico, alla domanda idrica delle isole minori italiane, anche nei periodi di alta stagione o in caso di prolungate emergenze. In sintesi, rispetto agli impianti a terra, la tecnologia italiana del dissalatore mobile marino consente, tra i tanti vantaggi, di abbattere costi e tempi di costruzione – non risentendo della natura vulcanica di molte isole -, oneri di manutenzione, evitare consumo di suolo da parte di strutture altamente energivore e ridurre le emissioni e gli impatti ambientali lungo le coste di isole spesso incontaminate e talvolta ricadenti in Aree marine protette, scrigni di floridi ecosistemi e biodiversità. Infine, essendo modulabile a seconda delle richieste stagionali, elimina il problema derivante dai picchi estivi garantendo affidabilità del servizio e flessibilità della produzione. A differenza degli impianti fissi – che captano acqua di incerta qualità lungo la costa, spesso in prossimità di porti e, comunque, in prossimità dell’area di sversamento della salamoia – il dissalatore mobile marino preleva acqua a largo e in profondità, dove le condizioni la rendono di migliore qualità e pertanto sottoposta a trattamenti meno impattanti. Nondimeno, disperde gradualmente la salamoia durante la navigazione, anche sfruttando la forza motrice dell’elica per evitarne la concentrazione in singoli punti che provoca la totale distruzione dell’ecosistema marino nell’intera area interessata dallo sversamento. L’acqua prodotta è sicura e di qualità, remineralizzata secondo le normative vigenti. Inoltre, è stato recentemente definito un accordo di ricerca con l’Istituto Superiore di Sanità per la definizione del Piano di sicurezza dell’acqua potabile per questa tipologia di impianto.

Acqua, al via i campionamenti di “AQuaPo”

Acqua, al via i campionamenti di “AQuaPo”Roma, 4 mar. (askanews) – L’acqua, risorsa essenziale per la salute umana e per l’ambiente in cui viviamo è sempre più elemento imprescindibile anche nei delicati equilibri socio-economici del territorio e la sua gestione sostenibile è fondamentale per salvaguardare gli ecosistemi naturali, gli habitat, la biodiversità. Difendere e migliorare la risorsa idrica, la sua qualità intrinseca e verificare periodicamente il rispetto dei parametri fissati della normativa vigente diventa dunque un elemento-guida nell’adozione delle più corrette politiche che mirano alla salvaguardia delle nostre acque e della nostra salute.


Per queste ragioni l’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po – che tra le sue competenze specifiche annovera proprio il monitoraggio sulla qualità delle acque all’interno del distretto padano che comprende il Po e i suoi affluenti – ha deciso di avviare, insieme a partner di eccellenza come Istituto Superiore di Sanità, Fondazione Lombardia per l’Ambiente e Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri una approfondita ricerca scientifica in grado di monitorare la presenza e le quantità dei contaminanti emergenti. Al fine di ottenere un panel di dati esaustivo, fedele e aggiornato, finiranno sotto la lente dello staff che coordina il progetto di ricerca, ribattezzato “AQuaPo”, i punti di confluenza del Po con i principali affluenti Lambro, Adda, Ticino, Tanaro, Oglio, Mincio e Secchia oltre a prelievi nelle aree del Delta, sia in foce di sponda veneta che emiliano romagnola. I campionamenti per la stagione invernale si svolgeranno a partire dai prossimi giorni, con livelli di portata più consoni all’esercizio del campionamento.


La conferenza stampa di presentazione del kick off di “AQuaPo” si è tenuta oggi al Porto di Cremona e ha visto gli interventi, moderati dal giornalista Andrea Gavazzoli, del Segretario Generale dell’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po Alessandro Bratti, del Direttore Centro Nazionale per la Sicurezza delle Acque Istituto Superiore di Sanità Luca Lucentini, del direttore della Fondazione Lombardia per l’Ambiente Fabrizio Piccarolo e del Capo del Laboratorio di Indicatori Epidemiologici Ambientali, Dipartimento Ambiente e Salute dell’Istituto Mario Negri, Sara Castiglioni. L’elaborazione dei dati che emergeranno dai campionamenti consentirà la comunicazione dei risultati del progetto di ricerca nel 2025.


“L’attenzione sempre più crescente per i contaminanti emergenti – sottolinea Alessandro Bratti , Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po – sta innescando un cambio di paradigma a livello europeo nella definizione di qualità dell’ambiente aquatico. Ed in questo contesto che l’Autorità di Bacino distrettuale del fiume Po ha deciso di avviare il Progetto AQuaPo, che si pone l’obiettivo di valutare per la prima volta nel distretto padano i quantitativi di 62 inquinanti emergenti e di determinati geni di resistenza microbica, per rispondere sempre più a valutazioni della salvaguardia della salute umana e dell’ambiente. Grazie ad un partenariato di eccellenza, AdBPo ha colto questa sfida non solo scientifica ma anche strategica, in prospettiva della revisione della Direttiva Quadro Acque e dell’individuazione di misure utili alla riduzione dell’emissione di questa tipologia di inquinanti a scala distrettuale”. Per Luca Lucentini, dell’Istituto Superiore di Sanità, “proteggere la salute dell’uomo, degli animali e dell’ambiente, secondo l’approccio “One Health”, è la strategia di elezione per controllare pericoli emergenti come la resistenza agli antimicrobici (AMR). Su questa linea, che ha ispirato il Piano nazionale per il contrasto dell’antimicrobico-resistenza (PNCAR 2022-2025), l’Istituto Superiore di Sanità contribuisce alla partnership del progetto nello studiare in alcuni ambienti del bacino del Po, a maggior impatto civile, agricolo e zootecnico, la prevalenza di geni che conferiscono resistenza a diverse classi di antibiotici, contribuendo alla valutazione delle dinamiche di diffusione attraverso le acque superficiali.


Fabrizio Piccarolo, della Fondazione Lombardia per l’Ambiente, sottolinea: “Fornire il supporto logistico per raccogliere campioni che verranno poi analizzati dall’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri e dall’ISS, mettendo a disposizione un’imbarcazione e il personale specializzato per i prelievi; valutare le potenziali sorgenti di emissione di microinquinanti emergenti (MIE), utili all’Autorità di Bacino per la definizione di misure di mitigazione volte a ridurre e/o eliminare gli impatti negativi generati dai MIE – misure utili a supportare sia la pianificazione distrettuale che l’attuazione della Direttiva Quadro sulle Acque. Sono questi gli ambiti tecnico-scientifici nei quali Fondazione Lombardia per l’Ambiente è chiamata a partecipare nel Progetto AQuaPo. Un contributo, quello di FLA, che bene s’inserisce nella realizzazione di questo studio per l’analisi della qualità delle acque del Po”. Infine, Sara Castiglioni, dell’Istituto Mario Negri, conclude: “L’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri ha una lunga esperienza nello studio di inquinanti emergenti ed in particolare di farmaci come contaminanti ambientali ed ha monitorato dal 2000 ad oggi numerosi corsi d’acqua italiani. Nell’ambito del progetto AQuaPo l’Istituto si occuperà di effettuare le analisi chimiche di una vasta gamma di contaminanti emergenti che include le sostanze presenti nelle “liste di monitoraggio” suggerite come prioritarie dalla Comunità Europea quali farmaci, prodotti per la cura personale, pesticidi, dolcificanti artificiali”.

Silicio recuperato da pannelli fotovoltaici diventa nuovo materiale

Silicio recuperato da pannelli fotovoltaici diventa nuovo materialeRoma, 4 mar. (askanews) – Enea ha brevettato un processo a basso impatto ambientale per recuperare il silicio da pannelli fotovoltaici a fine vita e trasformarlo in un nanomateriale innovativo, utile per lo sviluppo di batterie meno costose, più performanti e durature. Oltre che per la produzione delle batterie, il brevetto è utile negli impianti di riciclo di pannelli fotovoltaici dismessi e negli stessi stabilimenti di produzione di pannelli fotovoltaici, ad esempio, per recuperare il silicio da pannelli difettosi.


Il processo messo a punto da Enea consente di ridurre la polvere di silicio a dimensioni nanometriche utili per l’applicazione nelle batterie al litio e, allo stesso tempo, di eliminare le componenti del silicio ormai ossidate e a bassa conducibilità elettrica. In questo modo il silicio ottenuto, caratterizzato con differenti tecniche diagnostiche e mescolato con altri materiali, viene poi utilizzato per creare un nuovo tipo di anodo, per batterie al litio ad elevata densità di energia. L’importanza del brevetto – informa Enea – nasce dal fatto che il silicio è il materiale semiconduttore di riferimento per la produzione di pannelli fotovoltaici perché consente di convertire l’energia solare in energia elettrica con la massima efficienza e affidabilità. Per le sue molteplici applicazioni nei settori energia, elettronica, metallurgia, fino alla componentistica ad alta tecnologia, il silicio è tra i materiali più strategici al mondo e, pur essendo disponibile in abbondanza in natura, la sua produzione a partire dall’ossido di silicio risulta altamente energivora e ad elevato impatto ambientale.


“Attualmente il tasso di riciclo del silicio in Europa è pari a zero e per questo risulta estremamente utile poterlo recuperare dai pannelli fotovoltaici dismessi e re-immetterlo in differenti filiere, grazie a tecnologie di recupero a basso impatto ambientale, offrendo una modalità sostenibile di approvvigionamento di questo prezioso materiale”, sottolinea Maria Lucia Protopapa del Laboratorio Materiali funzionali e tecnologie per applicazioni sostenibili del Centro Ricerche Enea di Brindisi. “In questo modo potremo sviluppare materiali alternativi alla grafite, anch’essa materiale critico, attualmente utilizzata nelle batterie commerciali, e rispondere quindi alla domanda crescente di batterie con densità di energia sempre più elevata”. A livello operativo, dopo la rimozione della cornice di alluminio, del vetro di protezione del pannello, dei cavi e della scatola di giunzione, si procede con un pretrattamento che consiste nella macinazione dei pannelli fotovoltaici. Si ottengono tre diverse frazioni di materiali: frammenti vetrosi, agglomerati di EVA (un materiale plastico vinilico) e una terza frazione composta da scaglie di silicio e strati polimerici, i cosiddetti “solar chips”, da cui, tramite pirolisi, si estrae il silicio.


I test elettrochimici hanno mostrato che il silicio ottenuto con questo processo è in grado di formare leghe con il litio e può quindi essere utilizzato per realizzare anodi ad elevata capacità per batterie dotate di prestazioni migliori rispetto a quelle commerciali realizzate in grafite. La potenza fotovoltaica installata nel mondo è aumentata esponenzialmente a partire dal 1990 e alla fine del 2022 ha raggiunto 1047 GW (Irena, 2023), con trend in aumento pari a 18.200 GW entro il 2050. Dal momento che il tempo di vita di un pannello fotovoltaico è di circa 25-30 anni, nel 2050 sono previsti su scala mondiale, circa 60-78 milioni di tonnellate di pannelli da smaltire.


Gli autori del brevetto Enea sono Maria Lucia Protopapa, Michele Penza, Emiliano Burresi, Daniela Carbone, Martino Palmisano, Emanuela Pesce, Giovanni Battista Appetecchi, Selene Grilli, Elena Salernitano, Dario Della Sala.

Circonomia: dal 5 al 10 marzo Fano capitale italiana transizione ecologica

Circonomia: dal 5 al 10 marzo Fano capitale italiana transizione ecologicaRoma, 1 mar. (askanews) – Fano diventa per una settimana capitale italiana della Transizione Ecologica. È Circonomia, il Festival dell’economia circolare e della transizione ecologica che ha scelto Fano, e la cornice prestigiosa di “Pesaro 2024”, per aprire la sua nona edizione, cui a maggio seguirà l’appuntamento ormai tradizionale in Piemonte. Il programma prevede un’anteprima serale il 5 marzo, e poi un fitto calendario di eventi dal 7 al 10 marzo.


Durante i 5 giorni del Festival si svolgeranno 34 eventi, con oltre 100 relatori tra giornalisti, esperti di ambiente, rappresentanti di associazioni e di imprese, e membri delle istituzioni. Tra gli ospiti: Gianrico Carofiglio, Ilaria Sotis, Mario Cucinella, Francesca Santolini, Paolo Pagliaro, Francesco Borgonovo, Stefano Ciafani, Giuliano Ferrara, Laura Gatti, Marcello Masi, Roberta Franceschinelli. Questi in sintesi alcuni degli eventi più significativi di Circonomia Fano:


7 marzo – Ilaria Sotis intervista un giovane attivista di “Ultima Generazione”, associazione che pratica azioni di disobbedienza civile non violenta per attirare l’attenzione sulla crisi climatica. – Incontro su “L’architettura in tempo di crisi ecologica” con la partecipazione di Mario Cucinella, Roberta Franceschinelli e Laura Gatti.


8 marzo – Intervista pubblica a due esponenti – uno palestinese, l’altro ebreo istareeliano – di “Combatants for Peace”, associazione pacifista che si batte nel segno della nonviolenza per affermare l’idea della convivenza tra i due popoli oggi divisi da un odio profondo. – Presentazione del Rapporto “No greenwashing”, in collaborazione con l’Ordine dei giornalisti delle Marche.


9 marzo – Lo scrittore Gianrico Carofiglio intervistato sulla “ecologia delle parole”, con firma copie del suo ultimo romanzo “L’orizzonte della notte”. – Processo alla transizione ecologica – “Pranzo di gala o massacro sociale?” – condotto dal giornalista Paolo Pagliaro. Compongono la difesa la giornalista Francesca Santolini, il presidente di Legambiente Stefano Ciafani, l’ingegnera ambientale Annalisa Corrado e l’ex-ad di Enel Francesco Starace. L’accusa schiera i giornalisti Francesco Borgonovo, Giuliano Ferrara, Patrizia Feletig, e l’esperto di energia Giuseppe Zollino. – Presentazione del primo Rapporto nazionale che mette in classifica le regioni italiane dalla più green a quella più indietro nella transizione ecologica. – Convegno: “Il ruolo dell’agricoltura nella transizione ecologica”. Conduce Marcello Masi. 10 marzo – Convegno: “La gestione dei rifiuti a servizio dell’Economia Circolare”. Racconto delle best practice di alcune delle principali eccellenze nazionali e locali nel campo del riciclo. Con Carmine Pagnozzi (Consorzio Biorepack), Federico Fusari (Consorzio Ricrea), Stefano Stellini (Consorzio Cial), Andrea Campelli (Consorzio Corepla), Paolo Reginelli (Aset), Francesco Fatone (Università Poltecnica Marche); coordina Luigi Bosio, Presidente e Responsabile dell’Area Tecnica E.R.I.C.A. soc. coop. Evento di chiusura dedicato alla musica con l’esecuzione della nona sinfonia di Beethoven da parte dell’Orchestra Sinfonica Gioachino Rossini. Le giornate del Festival ospiteranno inoltre spettacoli, laboratori rivolti a bambini e ragazzi, presentazioni di libri, installazioni artistiche e mostre. In coerenza con i temi trattati, il Festival di Fano compenserà le emissioni climalteranti prodotte nel corso degli eventi contribuendo a progetti di riforestazione e di sviluppo di energie rinnovabili. Per ulteriori dettagli e aggiornamenti, visitare il sito ufficiale del festival: www.circonomia.it. Circonomia Fano è promossa da Comune di Fano, Regione Marche, Fondazione Carifano, Pesaro 2024 Capitale italiana della Cultura e Circonomia con il patrocinio di Rai per la sostenibilità ESG. Main sponsor è Enereco, Gold sponsor Corepla, Wider, Aset, Bcc Fano. Silver sponsor Biorepack, Ricrea, Renco, A.E.S. Distribuzione, Sea Gruppo, Woodenhouses. Media partner sono: Lapresse, Askanews, QN, Il Resto del Carlino, Rai Radio2 M’illumino di meno. In collaborazione con Legambiente, KyotoClub, Symbola, Università degli Studi di Urbino Carlo Bo, Università Politecnica della Marche, Fondazione Teatro della Fortuna, Fano Marine Center, Orchestra Sinfonica Rossini, AzeroCO2, Confindustria Pesaro e Urbino e Ecomondo. L’evento è a cura di EPR Comunicazione, Omnia Comunicazione, Circolo Bianchini, Erica.

Energia: Enea presenta la “casa” dell’efficienza

Energia: Enea presenta la “casa” dell’efficienzaRoma, 1 mar. (askanews) – Un ambiente virtuale e interattivo per formare e informare sulle migliori tecnologie per l’efficienza energetica: è l’obiettivo di “EnergyMetaSchool” (EMS) di Enea, realizzata nell’ambito della campagna “Italia in Classe A” del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica e presentata a Key, la fiera internazionale dell’energia in svolgimento a Rimini, dove sarà possibile sperimentarla di persona fino alle 18 di oggi 1° marzo, presso lo stand Enea (Hall sud – n. 130).


Attraverso l’integrazione di tecnologie avanzate, la creazione di scenari, l’utilizzo della realtà virtuale e del Metaverso, EnergyMetaSchool offre un’esperienza immersiva per esplorare e comprendere in dettaglio le pratiche innovative per la trasformazione sostenibile degli spazi residenziali. “Questo progetto si propone di sfruttare appieno il potenziale della realtà virtuale e del Metaverso per creare un cantiere-scuola all’avanguardia”, afferma Antonio Disi, ricercatore Enea del Dipartimento Efficienza energetica e responsabile del progetto. “Attraverso l’integrazione di esperienze virtuali immersive, simulazioni pratiche e approfondimenti teorici, vogliamo trasformare il modo in cui gli individui apprendono e in cui interagiscono con le sfide e le soluzioni nella riqualificazione energetica residenziale. L’obiettivo non è solo di informare, ma anche di promuovere azioni concrete e consapevoli per uno stile di vita più sostenibile”.


Il cantiere-scuola – informa Enea – è inserito in un edificio di Borgo Pirelli a Milano, reso virtuale per consentire un’immersione coinvolgente e innovativa. Per accedere all’edificio basta collegarsi all’indirizzo energymetaschool.com, registrarsi e navigare sia in modalità desktop sia attraverso un visore VR per un’esperienza ancora più immersiva. La piattaforma consente di organizzare visite in autonomia o di partecipare a eventi guidati o live organizzati dall’Enea. Inoltre, registrandosi alla newsletter, si potrà essere sempre aggiornati sulle innovazioni in tema di risparmio energetico. La struttura è disposta su più piani. Al primo livello c’è uno showroom, pensato per gli studenti, i professionisti e le imprese, dove sono esposte le tecnologie più innovative nel settore della sostenibilità energetica sviluppate dall’Enea in collaborazione con università e imprese leader nel settore. Oltre ai prototipi, questo spazio contiene esempi di tecnologie mature già presenti sul mercato. Ogni tecnologia è corredata da touch-point interattivi che contengono schede informative, materiali illustrativi e videointerviste agli sviluppatori e alle imprese.


Ai piani superiori il visitatore trova ambienti arredati come in una normale abitazione, dove spiccano, però, tecnologie per l’efficienza energetica pensate proprio per illustrare i vantaggi della riqualificazione sostenibile. “In un momento cruciale per l’edilizia sostenibile, educare e stimolare l’interesse diventa fondamentale. A differenza di settori come l’automotive, in quello della riqualificazione energetica mancano luoghi e occasioni in cui le persone possano vivere un’esperienza diretta. Per poter fare una scelta informata, devono avere la possibilità di valutare attentamente i vantaggi rispetto alla situazione attuale e di capire ciò che andranno a scegliere. Per questo motivo, abbiamo voluto mettere a disposizione dei vari attori della filiera uno spazio condiviso che possa servire a suscitare curiosità, promuovere l’apprendimento e stimolare l’interesse verso le pratiche avanzate di riqualificazione energetica”, conclude Disi.

Sostenibilità, GasGas cresce ancora: oltre 280 nuovi punti ricarica

Sostenibilità, GasGas cresce ancora: oltre 280 nuovi punti ricaricaRoma, 26 feb. (askanews) – È il momento di accelerare. Le cronache delle ultime settimane sulla preoccupante qualità dell’aria a Milano e nella pianura Padana in generale ci mettono di fronte al fatto che la transizione ecologica verso una mobilità più sostenibile non sia più un’opzione rimandabile. Il dato positivo è che, fortunatamente, in tutta Europa, seppur a velocità differenti, crescono le immatricolazioni di auto elettriche e aumenta anche il numero di colonnine presenti sul territorio. In Italia, i punti di ricarica a uso pubblico installati a fine 2023 hanno superato quota 50.000. È quanto emerge dalla quinta edizione dello studio “Le infrastrutture di ricarica a uso pubblico in Italia” di Motus-E, che rileva nell’anno da poco trascorso la posa di 13.906 nuovi punti di ricarica, di cui 3.450 installati solo nell’ultimo trimestre.


In questo contesto, continua senza sosta la crescita di GasGas che ha appena raggiunto un portafoglio di 188 punti di ricarica in Sicilia (dei quali 80 a Messina e provincia) e 96 in Puglia, andando di fatto a posizionarsi su due aree strategiche del nostro Paese. “Il nostro Meridione è il motore turistico del Paese, soprattutto durante il periodo estivo, e l’aumento di colonnine anche in queste aree rappresenta sicuramente un’ottima notizia. Ad oggi, la concentrazione di stazioni di ricarica per veicoli elettrici in tutto il Sud Italia e le Isole conta il 23% delle stazioni italiane totali e questo dato ci pone di fronte a una grande opportunità che GASGAS ha deciso di cogliere. Non dimentichiamo, poi, che i benefici portati dalla diffusione di punti di ricarica toccano sempre molteplici aspetti: intanto, incentivano l’uso di auto elettriche che contribuiscono alla salvaguardia dell’ambiente. Inoltre, una nutrita presenza di punti di approvvigionamento offre ai territori la possibilità di accogliere adeguatamente gli ev-driver che arrivano da tutta Europa e spesso rinunciano a determinate mete, proprio per la mancanza di colonnine. Solo per avere un’idea, ricordiamo che nel 2023 in Puglia sono stati superati 16,3 milioni di presenze turistiche, mentre la Sicilia ha oltrepassato i 16,4 milioni”, spiega Alessandro Vigilanti, co-founder e Ceo di GasGas.


Ultimamente, si sente spesso parlare della cosiddetta range anxiety, definizione che descrive proprio l’ansia da autonomia, ovvero la preoccupazione o la paura che la batteria del veicolo si esaurisca prima di raggiungere la destinazione o una stazione di ricarica. Si tratta di un deterrente molto forte all’adozione di auto elettriche che può essere affrontato solo attraverso l’installazione di nuove postazioni. È comunque il caso di sottolineare che tale ansia è ormai del tutto ingiustificata, considerando il notevole aumento di autonomia dei veicoli di nuova generazione e che ormai nell’86% del territorio nazionale si può trovare un punto di ricarica nel raggio di 10 chilometri*. Fin dalla sua nascita, GasGas persegue una strategia molto concreta di espansione che in questi anni le ha permesso di avere a portafoglio circa 1400 punti di ricarica in 17 regioni italiane, con l’obiettivo di raggiungere quota 10mila entro il 2030.


“Siamo convinti che la nostra missione sia non solo una questione di business, ma anche una precisa scelta di campo riguardo a una non più opzionale transizione energetica”, sottolinea Stefania Menguzzato, General Manager di GasGas. “Per favorire questa transizione, GasGas si pone anche come vero e proprio partner offrendo agli enti locali progetti chiavi in mano e coprendo il 100% dell’investimento necessario alla realizzazione dell’infrastruttura. Proponiamo, inoltre, soluzioni di ricarica di varia potenza in base alle esigenze del traffico e della location, tutte alimentate da fonti di energia 100% rinnovabile”. La transizione verso la mobilità elettrica costituisce una straordinaria opportunità di rilancio industriale per il nostro Paese oltre che uno strumento indispensabile al fine di decarbonizzare i trasporti e abbattere i livelli di polveri sottili nell’aria che respiriamo. Va in questa direzione anche la serie di incentivi statali, ancora in attesa del decreto attuativo, che introdurranno nuovi Ecobonus per l’acquisto di veicoli a basse emissioni e che favoriranno in particolare le fasce di reddito medio-basse. “La rottamazione di auto obsolete e altamente inquinanti insieme alla diffusione di veicoli elettrici rappresentano un tassello importante per la transizione ecologica e la salvaguardia dell’ambiente. Per questo, il lavoro di attori come GasGas che lavorano alla diffusione di colonnine di ricarica in maniera strategica e capillare nel Paese sarà un tassello fondamentale per favorire questa trasformazione che porterà benefici a tutti”, conclude Menguzzato.

Orso polare, Wwf: riduzione ghiaccio artico minaccia sopravvivenza

Orso polare, Wwf: riduzione ghiaccio artico minaccia sopravvivenzaRoma, 26 feb. (askanews) – Il ghiaccio marino artico, habitat dell’orso polare, si sta riducendo sia in estensione che in spessore a una velocità senza precedenti, diminuendo così anche l’effetto fondamentale dello “schermo bianco” in grado di riflettere energia termica nello spazio e regolare così il clima del nostro Pianeta. I più recenti rilevamenti confermano che l’aumento della temperatura in Artico è drammaticamente superiore alla media mondiale, con alcune regioni che presentano un aumento fino a 2.7°C ogni dieci anni, corrispondente addirittura a 5-7 volte il tasso di crescita globale della temperatura. A ricordarlo il Wwf in occasione della Giornata Internazionale dedicata all’orso polare, specie iconica e simbolo degli impatti della crisi climatica sulla biodiversità, che ricorre il 27 febbraio.


Con la riduzione dei ghiacci si riducono le tradizionali zone di caccia degli orsi polari, di conseguenza, questi perdono peso fino a rischiare di morire di fame e fino ad avere conseguenze drammatiche sulla loro fertilità. Questo accade nonostante gli orsi stiano provando a trovare nuovi adattamenti, come andare a caccia di uccelli (invece che cacciare foche, le loro prede abituali, sulla banchisa polare) oppure ridurre i consumi di energia, entrando in una sorta di “letargo” estivo e riducendo gli spostamenti. Lo mostra anche il recente studio – prosegue il Wwf – guidato da Anthony Pagano, del Servizio geologico degli Stati Uniti di Anchorage in Alaska, pubblicato sulla rivista “Nature Communication”, che per 3 anni ha monitorato le infruttuose strategie di sopravvivenza al caldo tentate da 20 orsi polari: 19 orsi su 20 hanno mostrato, infatti, drammatiche perdite di peso. La ricerca di cibo porta gli orsi anche ad avvicinarsi ai villaggi, creando così occasioni di conflitto con le comunità locali. L’integrità dell’habitat è ulteriormente minacciata dalle industrie di estrazione di gas e petrolio, sempre più interessate ai giacimenti artici, con il conseguente aumento del rischio di possibili incidenti. Infine, attraverso l’ingestione di prede contaminate dagli inquinanti sempre più diffusi nei mari, gli orsi polari rischiano di accumulare sostanze tossiche (processo noto come “biomagnificazione”), che possono causare danni fisiologici permanenti agli animali e avere drammatici effetti sulle loro capacità riproduttive.


Sul Pianeta restano poco meno di 30.000 orsi polari divisi in 19 sottopopolazioni. Un esempio che testimonia il declino della specie è rappresentato dal caso della popolazione di orso polare della baia di Hudson in Canada che, dal 1987 al 2017 ha subito una riduzione del 30%. Purtroppo, le previsioni per il futuro prossimo sono drammatiche: gli scienziati stimano che, se lo scenario rimanesse invariato, la specie potrebbe vedere la propria popolazione totale ridotta di 1/3 nei prossimi 30 anni, e potrebbe addirittura estinguersi in natura entro la fine del secolo. “L’orso polare, come tutti i grandi predatori, è un animale che sta al vertice delle catene alimentari; quindi, quando viene a mancare si rompono una serie di equilibri molto importanti perché la presenza di questi grandi predatori serve a mantenere in equilibrio e in salute anche le popolazioni di foca. E poi a seguire tutto quello che dipende dalla loro presenza e dal loro ruolo ecologico. Purtroppo, la loro scomparsa è un indicatore di qualcosa di catastrofico che sta succedendo. Il riscaldamento globale rischia di portare all’estinzione l’orso polare e poi tante altre specie, e poi chissà cosa succederà alla nostra”, afferma Isabella Pratesi, direttrice del Programma di Conservazione del Wwf Italia


Da decenni il Wwf agisce per contrastare le principali cause del cambiamento climatico, facendo pressione sull’adattamento delle politiche energetiche affinché si elimini l’utilizzo di fonti fossili e si investa sulle energie da fonti rinnovabili, azzerando le emissioni di CO2, abbassando drasticamente la nostra impronta ecologica sul Pianeta. Tra i progetti più vasti portati avanti dal Wwf per la conservazione dell’Artico c’è “Last Ice Area”, tra il Canada e la Groenlandia, che ha come obiettivo la tutela dell’area per garantire la sopravvivenza degli orsi polari e delle altre specie artiche. Per la conservazione dell’orso polare, il Wwf promuove l’istituzione e la gestione di aree protette ad hoc, come la Riserva dell’Isola di Vaigach, e promuove la ricerca scientifica in zone altamente significative per la specie come le Isole Svalbard. Dal 2015 il Wwf ha organizzato, inoltre, delle pattuglie per sorvegliare e tutelare la sicurezza degli abitanti del centro abitato più a nord della Groenlandia orientale dalle incursioni dell’orso. I risultati sono ottimi: dalla sua istituzione la pattuglia è stata in grado di allontanare già più di 75 orsi.


Il Wwf è impegnato anche per rendere i villaggi meno “attraenti” per gli orsi polari, lavorando sullo sviluppo di tecniche di prevenzione e di dissuasione. Non si fermano le attività di comunicazione ed educazione tra le popolazioni locali sui corretti comportamenti da tenere in caso di incontro con il plantigrado, poiché la coesistenza pacifica è una delle strategie principali per garantire un futuro all’orso polare. (Credit: naturepl.com/Andy Rouse/WWF)