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Cinque Terre,Lorenzo Viviani nominato nuovo presidente del Parco nazionale

Cinque Terre,Lorenzo Viviani nominato nuovo presidente del Parco nazionaleRoma, 31 ott. (askanews) – “Sento forte la responsabilità di proteggere e al contempo far sviluppare il mio territorio: quello dove sono nato, cresciuto, lavoro. E dove, da sempre, è nata, cresciuta e lavora la mia famiglia. Voglio essere voce e braccia del mio territorio, tanto meraviglioso famoso e importante quanto fragile. Il mio impegno è di lavorare pancia a terra ogni giorno al fianco delle comunità delle Cinque Terre per favorire al contempo salvaguardia e sviluppo di questo delicatissimo e unico territorio, ammirato e conosciuto in ogni parte del mondo. L’equilibrio è una sfida delicatissima. Il lavoro è tanto, non mi resta che rimboccarmi le maniche”. Lo ha dichiarato il neo presidente del Parco Nazionale delle Cinque Terre, poco dopo aver ricevuto la notifica del decreto di nomina da parte del ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin


Biologo marino di 42 anni, sposato e padre di una figlia, Viviani appartiene a una famiglia di pescatori delle Cinque Terre, con pescherecci a La Spezia, dove è nato e si è formato, da anche da lui timonati. Il “primo deputato pescatore” nella storia repubblicana è stato il suo soprannome a Montecitorio nella legislatura da deputato che pure vanta in cv alle spalle, conclusasi nel 2022. Viviani è il quarto presidente del Parco nazionale delle Cinque Terre che ha raggiunto il quarto di secolo di vita: fu creato 25 anni fa, nel 1999. Succede alla giornalista Rai Donatella Bianchi. Prima di lei, lo hannno presieduto il Comandante della Marina Vittorio Alessandro e l’imprenditore Franco Bonanini che lo inaugurò. Con i suoi 3860 ettari, il Parco Nazionale delle Cinque Terre – che comprende al suo interno la Riserva marina e anche il Parco Letterario Eugenio Montale- è il più piccolo d’Italia e, al contempo il più densamente abitato e il più visitato: oltre 3 miloni di turisti in mediam, nelle ultime due stagioni “Il nostro – aveva sottolineato in Parlamento la scorsa settimana ottendo il placet all’incarico da parte delle commissioni Ambiente di Camera e Senato- è un Parco atipico. Mentre negli altri Parchi naturali si cerca di evitare che l’uomo interagisca in maniera pesante con il territorio, per il Parco delle Cinque Terre il concetto è al contrario: il Parco deve avere l’uomo che lavora. Il Parco delle Cinque Terre è il Parco dell’uomo; senza l’uomo all’interno del meccanismo non esiste più. Sta all’uomo impegnarsi e lavorare: facendolo bene, spesso faticosamente. Ma bene…”.

Liguria, Paita (Iv): per vincere serve centro riformista

Liguria, Paita (Iv): per vincere serve centro riformistaRoma, 16 set. (askanews) – “Marco Bucci è una persona che stimo e con cui abbiamo collaborato. Ma questa partita è politica e lo ha deciso anche lui, rispondendo alla chiamata della Meloni. Questo cambia anche il profilo di Bucci, che sinora era stato sostenuto con singole personalità all’interno di una lista civica, ora non si può far finta che non sia il candidato della destra. Noi siamo coerenti con un percorso nazionale che è anche conseguenza del risultato delle elezioni europee: in Italia c’è una tendenza bipolare e c’è stata la proposta di Elly Schlein di unire le forze alternative alla destra, senza mettere veti né riceverne”. Lo afferma la senatriceRaffaella Paita, coordinatrice nazionale di Italia Viva, in una intervista al Secolo XIX.


“Penso che per far sì che il centrosinistra le vinca queste elezioni ci vuole un vero centro riformista. La lista degli Stati Uniti d’Europa con noi, Psi e Più Europa ha preso in Liguria il 4% alle europee, io ho raccolto molte preferenze. Questo è il dato da cui partire ma non sono contraria ad unire tutti i riformisti”, aggiunge la senatrice Iv. “Mi sono sempre battuta e ho portato risultati sulle infrastrutture, da assessore con la partenza del Terzo valico e l’accordo sulla Gronda, come da parlamentare con le Aurelie bis. Nel centrosinistra sviluppo e infrastrutture devono essere temi cruciali anche grazie al nostro contributo”, spiega Paita.


“Il centrodestra che governa Regione, Comune e Paese non ha fatto partire la Gronda in nove anni e non sa come risolvere il problema del finanziamento dell’opera. Anziché dividerci nel centrosinistra sfidiamo il governo e il centrodestra sulle sue mancanze, sono pronta a un confronto con il viceministro Rixi su questo”, sottolinea.

Sarzana, il Festival della Mente ha guardato alla gratitudine

Sarzana, il Festival della Mente ha guardato alla gratitudineSarzana, 2 set. (askanews) – La XXI edizione del Festival della Mente a Sarzana ha affrontato il tema della gratitudine portando sul palco le personalità di spicco del nostro tempo. Scrittori, scienziati, artisti, poeti, sportivi. La gratitudine buona e la gratitudine cattiva hanno offerto spunti di riflessione per le tre serate – da venerdì 30 agosto a domenica 1 settembre – della kermesse.


“A dominare è un senso di gratitudine. Ho amato e sono stato amato; ho ricevuto molto, e o dato qualcosa in cambio. Più di tutto sono stato un animale pensante, su questo pianeta bellissimo, il che ha rappresentato di per sé un immenso privilegio e una grandissima avventura”, queste parole che il neurologo americano Oliver Sacks ha detto dopo aver ricevuto una diagnosi che non lasciava spazio alle speranze, hanno ispirato la direttrice del Festival, Benedetta Marietti. “Viviamo in una società del rancore, inquieta e smarrita, e per guardare al futuro con speranza e desiderio diventa necessario prendersi a cuore la vita con gioia e gratitudine” ha dichiarato la direttrice. La grazia come specchio della natura umana, come espressione massima della generosità. Amici, ma anche nemici, che comunque sono legati, seppur alla fine del loro rapporto, da un’estrema pietà che sgorga spontaneamente e che ci ricorda di essere fin troppo umani. Come Achille con Ettore – “restano solo un padre e un figlio, perché non siamo altro che questo – ha spiegato Nucci nella sua ultima lezione di domenica 1 settembre – la gratitudine riguarda un destino comune, plurale, che costringe tutti ad arrendersi. Ettore poco prima di morire ricorda ad Achille che anche lui morirà. Ed ecco che Achille si ricorda di avere un padre che soffre, proprio come Ettore e si accorge anche di essere un figlio”.


La gratitudine che trabocca nella pace ci ricorda di essere in grado di affrontare e di distaccarci dall’estrema memoria del male subito. Per nostra natura non possiamo sfuggire a quel sentimento che travolge il nostro petto, come un elemento provvisto di forza propria: quando arriva non si può fermare. E noi, così umani, così piccoli e mortali, possiamo solamente accettarlo e sperare di riuscire ad essere grati a qualcosa di più naturale di noi. (B.Ben)

Sarzana, la gratitudine al centro del Festival della Mente

Sarzana, la gratitudine al centro del Festival della MenteSarzana, 2 set. (askanews) – La XXI edizione del Festival della Mente a Sarzana ha affrontato il tema della gratitudine portando sul palco le personalità di spicco del nostro tempo. Scrittori, scienziati, artisti, poeti, sportivi. La gratitudine buona e la gratitudine cattiva hanno offerto spunti di riflessione per le tre serate (da venerdì 30 agosto a domenica 1 settembre) della kermesse.


“A dominare è un senso di gratitudine. Ho amato e sono stato amato; ho ricevuto molto, e ho dato qualcosa in cambio. Più di tutto sono stato un animale pensante, su questo pianeta bellissimo, il che ha rappresentato di per sé un immenso privilegio e una grandissima avventura”, queste parole che il neurologo americano Oliver Sacks ha detto dopo aver ricevuto una diagnosi che non lasciava spazio alle speranze, hanno ispirato la direttrice del Festival, Benedetta Marietti. “Viviamo in una società del rancore, inquieta e smarrita, e per guardare al futuro con speranza e desiderio diventa necessario prendersi a cuore la vita con gioia e gratitudine” ha dichiarato la direttrice. La grazia come specchio della natura umana, come espressione massima della generosità. Amici, ma anche nemici, che comunque sono legati, seppur alla fine del loro rapporto, da un’estrema pietà che sgorga spontaneamente e che ci ricorda di essere fin troppo umani. Come Achille con Ettore – “restano solo un padre e un figlio, perché non siamo altro che questo – ha spiegato Nucci nella sua ultima lezione di domenica 1 settembre – la gratitudine riguarda un destino comune, plurale, che costringe tutti ad arrendersi. Ettore poco prima di morire ricorda ad Achille che anche lui morirà. Ed ecco che Achille si ricorda di avere un padre che soffre, proprio come Ettore e si accorge anche di essere un figlio”.


La gratitudine che trabocca nella pace ci ricorda di essere in grado di affrontare e di distaccarci dall’estrema memoria del male subito. (B.Ben) Per nostra natura non possiamo sfuggire a quel sentimento che travolge il nostro petto, come un elemento provvisto di forza propria: quando arriva non si può fermare. E noi, così umani, così piccoli e mortali, possiamo solamente accettarlo e sperare di riuscire ad essere grati a qualcosa di più naturale di noi.

A Sarzana il Festival della Mente si confronta con la gratitudine

A Sarzana il Festival della Mente si confronta con la gratitudineSarzana, 2 set. (askanews) – La XXI edizione del Festival della Mente a Sarzana ha affrontato il tema della gratitudine portando sul palco le personalità di spicco del nostro tempo. Scrittori, scienziati, artisti, poeti, sportivi. La gratitudine buona e la gratitudine cattiva hanno offerto spunti di riflessione per le tre serate (da venerdì 30 agosto a domenica 1 settembre) della kermesse.


“A dominare è un senso di gratitudine. Ho amato e sono stato amato; ho ricevuto molto, e o dato qualcosa in cambio.

Cinque terre, il sentiero Monterosso-Vernazza a senso unico a piedi durante Ponti

Cinque terre, il sentiero Monterosso-Vernazza a senso unico a piedi durante PontiLa Spezia, 20 apr. (askanews) – In previsione del boom di presenze alle Cinque Terre previstio per i prossimi ponti di 25 Aprile e 1 Maggio il Parco nazionale ha disposto nelle giornate del 25,26,27,28 aprile e del 1 maggio, con possibile estensione anche al fine settimana successivo 4-5 Maggio, il ripristino della percorrenza a senso unico sul sentiero Verde Azzurro da Monterosso a Vernazza nella fascia oraria 9-14. L’ingresso al sentiero nei giorni di applicazione del senso unico sarà consentito esclusivamente con partenza da Monterosso ed uscita a Vernazza, proprio per evitare l’incrocio di flussi di camminatori nella fascia oraria di maggiore fruizione.


“Il tratto presenta passaggi a larghezza ridotta e con sviluppo ripido, fattori che in caso di grande affluenza potrebbero determinare code e situazioni potenzialmente critiche”, spiega il Parco delle Cinque Terre. “La misura, tra le iniziative integrate previste dallo studio sui flussi elaborato da Mic Hub- sottolinea il Parco- risponde alla duplice esigenza di migliorare la fruizione sul tratto e di prevenire i potenziali disagi causati da un’eccessiva pressione concentrata nell’arco di poche ore, con conseguenze sull’esperienza di visita, e con impatti sulla biodiversità e sul patrimonio in pietra a secco, custoditi lungo il percorso”. I dettagli circa le modalità di attuazione della percorribilità sono stati definiti a seguito dell’unanime parere favorevole del Consiglio Direttivo e in occasione dell’incontro tecnico con il gruppo di coordinamento preposto alla sicurezza e all’informazione che, con la regia dell’Ente Parco, avrà il compito di assicurare il monitoraggio delle presenze, regolando gli accessi su quella che resta la meta outdoor più richiesta dai camminatori in visita alle Cinque Terre, soprattutto in coincidenza dei ponti primaverili.


“Confermiamo anche quest’anno -ha dichiarato la Presidente Donatella Bianchi -l’applicazione del senso unico che la scorsa stagione ha consentito a migliaia di ospiti di apprezzare la meraviglia del nostro territorio in assoluta sicurezza grazie ad un sistema di accesso regolamentato e ordinato.Abbiamo raccolto apprezzamenti da tutti i visitatori e questo conferma la validità di una iniziativa la cui praticabilità è resa possibile dall’ottimo lavoro svolto in coordinamento dal personale del Parco Nazionale, dalle donne e dagli uomini del Reparto Carabinieri Parco Cinque Terre Parco, dei volontari delle Guardie Ecologiche Volontarie, dell’Associazione nazionale Carabinieri, del CAI e del Soccorso Alpino e degli addetti al presidio sui sentieri del Consorzio ATI 5 Terre, che si sono prestati per garantire la migliore l’esperienza di visita del Parco alle migliaia di persone che lo scelgono per le loro vacanze” “Come già testato sul campo, la procedura di controllo e coordinamento mediante il senso di percorrenza da Monterosso a Vernazza, attraverso il meccanismo di gestione dei punti in entrata, consentirà sia una maggiore efficienza delle squadre di intervento in caso di infortuni, sia la gestione in tempo reale dei passaggi già monitorati dai contapersone presenti sui principali sentieri”, evidenzia il Parco. E “prevenzione, sensibilizzazione, controllo e presidio sono le parole chiave associate all’iniziativa introdotta, sulla base dell’analisi dei flussi registrati dai sistemi di monitoraggio e dalle previsioni degli arrivi per i prossimi ponti”.


L’informazione finalizzata alla valorizzazione di percorsi alternativi sarà altrettanto attenzionata. In quest’ottica è previsto un rafforzamento del presidio informativo per assistere e orientare gli ospiti verso i diversi itinerari escursionistici”. “La sicurezza – assicura il Parco delle Cinque Terre- resta prioritaria e verrà garantita anche dai controlli su abbigliamento e calzature adeguate, ai varchi di ingresso dei principali sentieri. Il Soccorso Alpino e Speleologico della Spezia come sempre sarà impegnato con le proprie squadre, addestrate ad operare con personale sanitario anche in zone impervie, nella prevenzione e nell’intervento in caso di infortuni su tutta la rete escursionistica del Parco. Per quanto riguarda l’altro tratto del sentiero che collega a piedi i borghi di Corniglia e Vernazza, invece la percorrenza resta consentita in entrambe le direzioni. “Così come su tutta la ricca rete sentieristica del Parco che – ricorda l’ente nazionale- conta circa 130 km di percorsi di costa, mezzacosta e crinale e relativi collegamenti verticali: una vera e propria porta di accesso al mosaico di bellezze paesaggistiche e naturalistiche dell’area protetta, da affrontare con consapevolezza delle proprie capacità, abbigliamento adeguato e rispetto degli habitat e del lavoro dei contadini”.

Il Rosa “colore incerto”, conferenza al Museo Chagall di Nizza

Il Rosa “colore incerto”, conferenza al Museo Chagall di NizzaMilano, 7 apr. (askanews) – Martedì 9 aprile 2024 alle ore 19 il Museo nazionale Marc Chagall in Costa Azzurra (Nizza, Francia) ospiterà una conferenza dello storico dei colori Michel Pastoreau dal titolo “Rosa: storia di un colore incerto”.


Anche se presente in natura, il rosa – spiega Pastoreau – è stato prodotto dagli esseri umani solo molto tardi, sia sotto forma di vernici che di tinture. In Europa, prima del XIV secolo, era raro nella cultura e nella creazione artistica. Divenne più comune nell’abbigliamento alla fine del Medioevo grazie all’utilizzo di una tintura importata dall’India e poi dal Nuovo Mondo: il legno del Brasile. La sua popolarità raggiunse l’apice nel XVIII secolo, quando divenne romantico e femminile, simbolo di dolcezza, piacere e felicità. Allo stesso tempo, gli orticoltori riuscirono a creare delle rose rosa: furono così popolari che il fiore finì per dare il nome a questo colore che fino ad allora non ne aveva avuto uno. Oggi il rosa è meno presente nella vita di tutti i giorni rispetto all’epoca romantica. È anche fortemente ambivalente: alcuni nostri contemporanei lo trovano troppo appariscente o di cattivo gusto, soprattutto se usato da solo, mentre altri lo ammirano e ne fanno un colore emblematico della modernità.


Michel Pastoureau è nato nel 1947 a Parigi, dove si è immerso nella cultura dei surrealisti di cui suo padre era membro. Appassionato di storia e di latino, ha studiato all’Ecole nationale des chartes. Lì difese una tesi sul bestiario araldico nel Medioevo. Storico, archivista-paleografo, è curatore presso la Biblioteca Nazionale francese (1972-1983), presso il Gabinetto delle Medaglie (1975-1983) e direttore degli studi presso l’École Pratique des Hautes Etudes (EPHE), dove lavora dal 1983 presso la cattedra di storia del simbolismo occidentale. È membro dell’Accademia Internazionale di Araldica, presidente della Società Francese di Araldica e Sigillografia (2008-2017) e insegna regolarmente all’École du Louvre. Pastoureau ha pubblicato una quarantina di opere, alcune delle quali tradotte in diverse lingue, e dal 2000 sono dedicate alla storia dei colori, degli animali e dei simboli in Europa , dall’antichità ai giorni nostri. Le sue opere principali ruotano attorno al tema “Storia di un colore”: Blu (2000), Nero (2008), Verde (2013), Rosso (2016) e Giallo (2019).

Genova, al Galata Museo del Mare l’America di Giovanni Cerri

Genova, al Galata Museo del Mare l’America di Giovanni CerriMilano, 13 mar. (askanews) – Il Galata Museo del Mare di Genova presenta dal 14 marzo al 14 aprile 2024 la mostra di Giovanni Cerri “L’Italia che partiva. Via mare verso l’America”, riportando l’attenzione su uno dei fenomeni sociali e culturali più pregnanti della storia italiana, che vide tra il 1876 e il 1925 più di sei milioni di italiani lasciare il proprio paese per raggiungere gli Stati Uniti. Un’esperienza espositiva che promette di toccare le corde della memoria collettiva, un commovente omaggio in bianco e nero a tutti gli italiani che tra la fine dell’Ottocento e le prime decadi del Novecento emigrarono verso il continente americano.


Curata dalla storica dell’arte Barbara Vincenzi, sostenuta dal Museo Italo Americano of San Francisco, l’esposizione traccia le storie di uomini e donne di qualsiasi età e sesso che, spinti dalla speranza di una vita migliore, tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo intrapresero viaggi transoceanici estenuanti verso l’America, partendo dai quattro porti d’imbarco autorizzati di Genova, Napoli, Palermo e Messina. Gente povera, umile, come braccianti, operai, badanti, facchini, lustrascarpe, venditori ambulanti, che si imbarcarono ben consapevoli che molti di loro non sarebbero mai più tornati in patria.


Viaggi per mare su navi a vela o piroscafi che duravano dalle tre alle cinque settimane, resi ancora più faticosi dal sovraffollamento e dalle condizioni igienico-sanitarie dei locali dove gli emigranti trascorrevano l’intera traversata; luoghi che favorivano la rapida diffusione di malattie, dove respirare era quasi impossibile con l’aria piena del fumo e dei vapori delle macchine, e i letti erano formati da sacchi di paglia increspati e maleodoranti sistemati in anguste cuccette di legno, mettendo a dura prova le condizioni fisiche di passeggeri che, in molti casi, erano scarse già prima della partenza. Scrive Matteo Collura nel suo testo in catalogo: “Così come quando lessi Sull’oceano di Edmondo De Amicis, nella mia immaginazione prese forma la crudele epopea dell’emigrazione, nell’osservare in anteprima queste opere, ecco le immagini coincidere con l’idea visiva che, suggestionato da quella lettura, avevo messo a punto a proposito dell’esodo in mare dei nostri emigranti. Questo perché – e dico una cosa ovvia per chi ha pratica di letteratura – la pagina scritta è quella che più si avvicina all’arte pittorica”.


Attraverso una selezione di venti opere evocative, tutte datate 2023, realizzate in tecnica mista su tela o tavola e delle quali due rappresentative delle città di Genova (il porto) e San Francisco (il Golden Gate), Giovanni Cerri esplora la memoria collettiva di un’epoca caratterizzata da profonde trasformazioni sociali e culturali. L’intera narrazione visiva volutamente in bianco e nero, come se fosse essa stessa documento storico, è un invito a riflettere sul passato migratorio italiano e nasce da un attento lavoro sulla memoria e sul ricordo di quello che sono stati i nostri antenati che, a cavallo tra i due secoli, affrontarono il mare per cercare fortuna in un altro continente, con tradizioni, abitudini e leggi differenti.


Una mostra la cui genesi è iniziata dal recupero “in rete” di immagini, documenti, fotografie e cartoline capaci di condensare il senso di storie tanto intense quanto drammatiche: la ressa sui moli, le visite mediche prima dell’imbarco, la salita sulle navi con valigie enormi e pesanti caricate a fatica sulle spalle, i saluti struggenti, gli addii, i volti di bambini e adulti, il gesto del primo avvistamento del suolo americano, il grido “l’America!” e il saluto alla Statua della Libertà, il mettersi in fila per le ispezioni, l’attesa dello sbarco verso un mondo sconosciuto. Immagini capaci di restituire una prospettiva intima sui sacrifici e le speranze dei nostri antenati, che svolgeranno un ruolo chiave negli Stati Uniti nella costruzione di infrastrutture come grattacieli, ponti e ferrovie, così come nel settore agricolo. Uomini e donne che contribuirono a plasmare il mondo che conosciamo e in cui oggi viviamo. Dei dipinti presenti al Galata Museo del Mare uno solo, intitolato “Il viaggio”, è a colori. Un quadro di grandi dimensioni (150×250) “quasi astratto e privo di narrazione diventa una sorta di porta virtuale e l’inizio di un viaggio interiore, lo stesso percorso che ha affrontato l’artista intraprendendo questa avventura, lo stesso, in un arco temporale differente, che intraprenderanno i visitatori”, come sottolinea Barbara Vincenzi nel suo testo in catalogo. Esposto senza telaio come fosse una vela di una nave, attraverso macchie di colore, colature e linee casuali, simboleggia l’incertezza e il non definito di determinate avventure della vita, lasciando al visitatore la più completa libertà di riflessione sul significato del viaggio e dell’importanza di tutte quelle storie individuali e collettive che allora contribuirono a comporre il tessuto della nostra identità nazionale. La mostra rende infine omaggio anche a tre figure emblematiche legate all’emigrazione italiana: Ferdinando Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti (Nick and Bart), i due attivisti e anarchici italiani emigrati negli Stati Uniti (il primo operaio in una fabbrica di scarpe, il secondo venditore ambulante di pesce) che nel 1927 furono condannati alla sedia elettrica per l’omicidio di un contabile e di una guardia del calzaturificio “Slater and Morrill” di South Braintree nello Stato del Massachusetts, per poi venire assolti cinquant’anni dopo dal Governatore Michael Dukakis; George Moscone, il sindaco di San Francisco di origini liguri progressista e difensore dei diritti civili ucciso nel 1978 insieme all’attivista Harvey Milk, da un ex consigliere comunale. La mostra è stata resa possibile grazie alla collaborazione con il Museo Italo Americano of San Francisco e al sostegno di Valla Morrison & Schachne Inc. PC, Mediafilm, Officine Mara, ARAG e Axa e Gec &co intermediazioni assicurative. Durante la mostra verrà mostrato il video che il regista Mauro Conciatori ha girato nello studio di Giovanni Cerri sul progetto della mostra al Galata Museo del Mare.

A Loano ultima tappa Festival Città Identitarie di Sylos Labini

A Loano ultima tappa Festival Città Identitarie di Sylos LabiniRoma, 18 ago. (askanews) – Terzo ed ultimo appuntamento di stagione con il Festival Città Identitarie, l’evento ideato e diretto da Edoardo Sylos Labini che dal 22 al 24 agosto farà tappa a Loano (SV), città degli ammiragli.

Il Festival, nato per valorizzare bellezze ed eccellenze dei piccoli centri della provincia italiana, si aprirà in Piazza Italia alle 21.30 di martedi 22, con alcuni ospiti d’eccezione: dall’attore e comico Gabriele Cirilli al mito anni ’60 Shel Shapiro, in collegamento per ricordare i suoi fantastici 80 anni, appena compiuti; dalla conduttrice televisiva Elena Ballerini, loanese doc come Giorgio Molteni, regista di serie tv di grande successo come “Capri” e “La Squadra”, fino al “cacciatore di relitti” Andrea Bada, il sub che esplora i fondali liguri a caccia di antiche navi romane o residuati bellici. Ad accompagnare sul palco gli ospiti di Sylos Labini, la splendida voce di Arianna e le musiche della band diretta dal maestro Valeriano Chiaravalle. In questa prima serata, a fare da cicerone tra i simboli identitari della città sarà il sindaco di Loano, Luca Lettieri. Mercoledì 23 agosto, nel ridotto dei Giardini del Principe, appuntamento alle 18.00 con “Leggere le città identitarie”, incontro moderato dal giornalista Paolo Asti che, insieme alla alla nipote del fondatore del movimento futurista, Francesca Barbi Marinetti, parlerà del “Manifesto futurista della Ceramica e Aeroceramica” di suo nonno Filippo Tommaso Marinetti e Tullio D’Albisola. Alle 21.30, in Piazza Italia, spazio alla musica d’autore ligure con Daniele Stefani e la sua band nel concerto Corde d’Italia. Ospite della serata la voce calda della cantautrice italo-brasiliana e conduttrice radiofonica Pamela D’Amico accompagnerà il pubblico in un emozionante viaggio tra le contaminazioni in latin, dal titolo della sua trasmissione su Isoradio Rai.

Giovedì 24 agosto alle 21.30, sempre in Piazza Italia, Edoardo Sylos Labini porterà sul palco ospiti del calibro di Magdi Cristiano Allam, il giornalista e scrittore egiziano che nel 2008 fece scalpore per la sua pubblica conversione al cristianesimo, il Vescovo di Ventimiglia e Sanremo, Mons. Suetta, il vice direttore de Il Giornale Francesco Maria Del Vigo e la band italo-palestinese Dounia, dando vita ad uno spettacolo-talk dal titolo “Dalla battaglia di Lepanto tra Oriente e Occidente”. Ospite il Presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti. Il Festival Città Identitarie è realizzato con il contributo e il patrocinio del Ministero della Cultura, del Cepell (Centro per il Libro e la Lettura), della Regione Liguria, del Comune di Loano e dell’Istituto per il Credito Sportivo.

Scoperte reliquie di martiri romani nel Convento dei Capuccini alle Cinque Terre

Scoperte reliquie di martiri romani nel Convento dei Capuccini alle Cinque TerreRoma, 28 mag. (askanews) – Sensazionale scoperta al Convento dei Frati minori francescani Cappuccini di Monterosso al Mare alle Cinque Terre. Nascosti per secoli dentro l’altare maggiore della Chiesa del convento sono stati rinvenuti due reliquiari di martiri romani custoditi in teche risalenti alla fine del millesettecento. Erano stati incastonati nell’altare protetti da due tele dipinte. I reliquiari di incredibile fattura rappresentano una scoperta di grande improtanza devozionale e artistici. Sono stati per la prima volta esposti al pubblico venerdì scorso, nel corso di una solenne celebrazione presieduta dal vescovo di La Spezia, in occasione della celebrazione del quattrocentesimo anniversario della dedicazione a san Francesco della Chiesa dell’antichissimo convento

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