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Imballaggi, via libera del Parlamento Ue a nuove norme

Imballaggi, via libera del Parlamento Ue a nuove normeRoma, 24 apr. (askanews) – Via libera del Parlamento europeo a nuove misure sugli imballaggi per renderli più sostenibili e ridurre i rifiuti nell’Ue. Il regolamento, approvato in via definitiva con 476 voti favorevoli, 129 contrari e 24 astensioni, intende affrontare – si spiega in una nota – il crescente problema dei rifiuti da imballaggi, uniformare le leggi del mercato interno e promuovere l’economia circolare. Prima di essere pubblicato sulla Gazzetta ufficiale UE e entrare in vigore, l’accordo dovrà essere approvato formalmente anche dal Consiglio.


“Per la prima volta in una legge ambientale, l’UE sta fissando obiettivi per ridurre gli imballaggi, indipendentemente dal materiale utilizzato – ha commentato la relatrice Frédérique Ries (Renew, BE) – Le nuove norme promuovono l’innovazione e prevedono esenzioni per le microimprese. Il divieto di sostanze inquinanti eterne negli imballaggi alimentari è una grande vittoria per la salute dei consumatori europei. Chiediamo ora a tutti i settori industriali, ai paesi dell’UE e ai consumatori di fare la loro parte nella lotta contro gli imballaggi in eccesso”. Le norme, frutto di un accordo provvisorio con il Consiglio, comprendono obiettivi di riduzione degli imballaggi (del 5% entro il 2030, del 10% entro il 2035 e del 15% entro il 2040) e impongono ai Paesi UE di ridurre in particolare i rifiuti di imballaggio in plastica. Per limitare gli sprechi, è stata stabilita una proporzione massima di spazio vuoto del 50% che si applicherà agli imballaggi multipli e a quelli per il trasporto e per il commercio elettronico. In aggiunta, fabbricanti e importatori dovranno garantire che il peso e il volume degli imballaggi siano ridotti al minimo.


Determinati tipi di imballaggi di plastica monouso saranno vietati a partire dal 1° gennaio 2030. Tra questi figurano gli imballaggi per frutta e verdura fresche non trasformate e per i cibi e le bevande consumati in bar e ristoranti, le monoporzioni (ad esempio condimenti, salse, panna da caffè e zucchero), i piccoli imballaggi monouso utilizzati negli alberghi e le borse di plastica in materiale ultraleggero al di sotto dei 15 micron.

Suinicoltori nord Italia incontrano comm. Straordinario a Psa

Suinicoltori nord Italia incontrano comm. Straordinario a PsaRoma, 24 apr. (askanews) – Un incontro tra i suinicoltori del nord Italia e il commissario straordinario alla Psa Vincenzo Caputo. A organizzarlo è stata Confagricoltira e sul tavolo dei relatori, a fianco del commissario, c’erano Rudy Milani presidente della federazione nazionale di prodotto Suinicola di Confagricoltura, Giovanna Parmigiani componente di Giunta nazionale e presidente della sezione suinicola di Confagricoltura Piacenza ed Enrico Allasia presidente di Confagricoltura Piemonte.


Il commissario ha indicato la via dei distretti suinicoli: aree in cui la presenza del cinghiale deve essere portata a zero. Ha ribadito l’utilità della biosicurezza rafforzata, si è impegnato a farsi carico di chiedere conto delle speculazioni commerciali in corso, soprattutto, ha dialogato e ascoltato gli allevatori che vedono la loro carne deprezzata, da un momento all’altro, in base al ritrovamento di cinghiali positivi alla Psa anche a chilometri dal loro allevamento, pur avendo attuato tutte le misure di difesa necessarie e pur avendo maiali sani. Il commissario ha quindi annunciato l’imminente uscita della nuova determina che dovrebbe intervenire indirettamente sulle pratiche commerciali sleali e che permetterà ai cacciatori che abbattono cinghiali sani in zona di restrizione di consumarne le carni senza uscire dalla zona di restrizione stessa. Il passaggio, spiega in una nota Confagricoltura, più interessante sembra essere quello di coinvolgere attivamente i cacciatori degli Atc chiedendone un distacco per 90 giorni al servizio dello Stato per effettuare i piani di depopolamento.

Granchio blu, Coldiretti a Masaf: serve commissario straordinario

Granchio blu, Coldiretti a Masaf: serve commissario straordinarioRoma, 24 apr. (askanews) – Per far fronte all’emergenza granchio blu serve la nomina di un Commissario straordinario per avviare campagne intensive di cattura, incentivando i pescatori, ripristinando gli habitat lagunari nel delta del Po e riavviando le attività di allevamento con una campagna di semina. E’ la richiesta avanzata dal presidente della Coldiretti Ettore Prandini in una lettera al ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida. “Nonostante gli importanti interventi intrapresi dal ministero – si legge nella missiva – la situazione continua a destare forte preoccupazione e malessere tra gli operatori del settore”.


Una situazione che tiene in apprensione solo nel Delta del Po oltre 2.000 tra molluschicoltori e pescatori, con una gran parte dei dipendenti delle cooperative e dei consorzi che si trovano in cassa integrazione e con una difficoltà per gli addetti delle ditte individuali che non possono beneficiarne. L’impatto, riassume Coldiretti Impresa Pesca, si riscontra solo nell’Alto Adriatico interessando le regioni Friuli Venezia Giulia, Veneto ed Emilia-Romagna, il centro e sud Adriatico sono al momento solo lambiti dal problema. Le aree di produzione ittica maggiormente danneggiate, con produzioni ridotte fino all’80%, sono quelle delle lagune, sacche, e fascia costiera dove sono presenti i più grandi allevamenti di molluschi bivalvi (vongole e mitili) d’Europa.


“Il ministero ha già stanziato prima 2,9 milioni di euro per la cattura e smaltimento del granchio blu – si legge nella lettera – e successivamente 10 milioni per l’acquisto di seme e messa in protezione degli allevamenti, risorse utili ma non risolutive”, calcolando che il danno, come sottolinea Coldiretti Impresa Pesca, si ipotizza possa aggirarsi intorno ai 200milioni, ma la valutazione non è ancora definitiva visto che il fenomeno è tutt’ora in corso.

Copagri: piano Mattei, attenzione a rispetto principio reciprocità

Copagri: piano Mattei, attenzione a rispetto principio reciprocitàRoma, 24 apr. (askanews) – “Puntare su un continente in netta e continua crescita dal punto di vista demografico, con una popolazione che nel 2050 sfiorerà i 2 miliardi di abitanti, e soprattutto sotto il profilo economico, con un aumento del PIL che nel 2024 sta viaggiando su una media del 5,5%, è fondamentale per diversificare e ampliare i mercati del nostro interscambio commerciale, andando al contempo a promuovere la cooperazione allo sviluppo e l’eccellenza e l’unicità del nostro know how”. Lo ha detto il presidente della Copagri Tommaso Battista in occasione della seconda riunione della Cabina di Regia del Piano Mattei per l’Africa, svoltasi oggi a Palazzo Chigi e presieduta dal vicepremier Antonio Tajani.


“Nel condividere pienamente i contenuti e gli intenti del Piano e le opportunità che potrà generare per le imprese italiane e i partner africani, non possiamo mancare di segnalare come, con specifico riferimento all’agricoltura, nascano alcune preoccupazioni circa gli obiettivi esplicitati nella nota di sintesi diffusa nella scorsa riunione e legati, in particolare, al principio di reciprocità, il cui mancato o parziale rispetto potrebbe rappresentare un serio pericolo per i produttori agricoli e i consumatori”, fa notare Battista. “Puntare sulla valorizzazione delle produzioni alimentari africane anche per incrementarne il valore in un’ottica di commercializzazione nei mercati occidentali, infatti, rischia di portare a una commercializzazione tout court dei beni agroalimentari là prodotti”, continua Battista, osservando che “gli elevati standard precauzionali vigenti in Europa non sono necessariamente validi nei paesi africani”.


“Basti pensare al rischio legato all’utilizzo di prodotti chimici banditi dai territori dell’Unione Europea, ma ampiamente utilizzati in agricoltura in paesi terzi; senza contare, poi, il rispetto degli elevati standard in materia di tutela dei lavoratori e dell’ambiente”, conclude il presidente della Copagri, ad avviso del quale “tutti questi fattori, sommati al maggior costo del lavoro e dell’energia nel continente comunitario, rischiano di incidere sulla competitività dei nostri produttori agricoli, i quali si troverebbero a competere con merci prodotte a prezzi nettamente inferiori”.

Fatturato in crescita in 2023 per gruppo Mutti: +18% a 665 mln

Fatturato in crescita in 2023 per gruppo Mutti: +18% a 665 mlnRoma, 24 apr. (askanews) – Fatturato in crescita nel 2023 per il Gruppo Mutti, azienda di Parma leader in Europa nel mercato dei derivati del pomodoro, che ha chiuso l’anno con un fatturato complessivo di 665 milioni di euro, registrando una crescita del 18% rispetto all’anno precedente. L’export ha raggiunto la quota del 53% delle vendite complessive a valore. L’azienda ha anche annunciato anche un nuovo programma di investimenti industriali per il quinquennio 2024-2028, pari a 100 milioni di euro.


L’aumento del fatturato, si spiega in una nota, è legato strettamente all’aumento dei volumi di vendita, che nel 2023 hanno raggiunto quota 350mila tonnellate. L’ampliamento dell’offerta infatti ha comportato un aumento di volume produttivo importante. In miglioramento rispetto allo scorso anno anche l’Ebidta cresciuto, anno su anno, del 17% attestandosi a 52,2 milioni di euro e la Posizione Finanziaria Netta, da -123 milioni di euro a -120. All’aumento dei volumi e del fatturato si lega anche la maggiore spinta verso l’internazionalizzazione. Per il secondo anno consecutivo, la quota di fatturato registrato all’estero supera quella ottenuta in Italia. Dal 51% osservato nel 2022, nel 2023 il peso percentuale dell’export si attesta al 53% a valore, pari a 353 milioni, contro i 312 milioni del fatturato Italia. Anche la quota a volume segue e consolida il trend: 196mila tonnellate vendute all’estero, pari al 56% del totale.


“Gli ultimi anni sono stati complessi – commenta Francesco Mutti, amministratore delegato dell’azienda – con l’inflazione in costante aumento e condizioni climatiche senza precedenti. Il nostro progetto ci vedrà accelerare sempre di più sull’estero con un piano di investimenti ambizioso nel lustro 2024-2028, con il chiaro obiettivo di generare valore per le nostre persone, la nostra comunità, il nostro territorio”.

A Scanzano Jonico la seconda sagra della fragola della Basilicata

A Scanzano Jonico la seconda sagra della fragola della BasilicataRoma, 24 apr. (askanews) – Torna a Scanzano Jonico la seconda edizione della sagra della fragola della Basilicata. La regione lucana è il principale polo produttivo nazionale e la kermesse si svolgerà lunedì 29 e martedì 30. In Italia la fragolicoltura è un comparto importante, che occupa attualmente all’incirca 4 mila ettari, di cui il 65% si trovano al Sud. In termini di produzione sono la Basilicata e la Campania a coprirne il 50%. E’ proprio la zona del Metapontino ad essere maggiormente riconosciuta per la fragolicoltura, grazie anche alla predominanza di una specifica varietà che ha caratterizzato questa produzione: la Sabrosa Candonga. Una coltivazione recente per l’area, iniziata nel 1955. In Basilicata la fragola si ritrova in un areale di produzione che comprende nove comuni: Bernalda, Montescaglioso, Pisticci, Tursi, Montalbano Jonico, Scanzano Jonico, Policoro, Rotondella e Nova Siri.


Si parte lunedì 29 con una visita guidata ai borghi del materano (Tursi, Rotondella, Scanzano Jonico), per scoprire sulla tracce degli antichi viandanti i luoghi che danno i natali la fragola della Basilicata. Oltre 70 gli stand. I chioschi presenti abbracciano il mondo dell’agricoltura e della coltivazione di fragole, ma il focus centrale sarà sulla gastronomia, con le fragole regine di piatti gourmet inediti e ricette di ogni regione dello stivale, dalla piadina al baccalà. Alle 18 si svolgerà un convegno tecnico sulla produzione di fragole della Basilicata. E martedì 30 sarà possibile scendere direttamente nei campi dove l’oro rosso del Metaponto viene coltivato e vestire i panni di agricoltori, per raccogliere e conoscere da vicino questo prodotto.


Le fragole sono una eccellenza territoriale che ha un peso non indifferente per il PIL agricolo: il 22%. Nei periodi di grande raccolta, impiega 12mila addetti, con un valore commerciale di circa 100 milioni di euro su più di 1000 ettari di superficie. Con quasi 1.000 ettari di terreno, le superfici coltivate segnano un aumento del 13% circa rispetto allo scorso anno. Per il 2019, la produzione totale attesa di fragole lucane è di 48.600 tonnellate, di cui circa 39.000 rappresentate dalla cultivar Sabrosa, con una stima di fatturato pari a circa 120 milioni di euro per l’intero comparto fragolicolo. Si tratta di un vero e proprio record per la regione, che supera anche il massimo storico di questa produzione, registrato alla fine degli anni ’70, quando gli ettari coltivati a fragola in Basilicata raggiunsero i 900 ettari, superfici drasticamente ridotte (400 ha) agli inizi degli anni Ottanta per l’ingresso sul mercato delle fragole spagnole.

Nasce il comitato promotore per la Igp Porcetto di Sardegna

Nasce il comitato promotore per la Igp Porcetto di SardegnaRoma, 24 apr. (askanews) – Si è costituito dal notaio il Comitato Promotore per la nascita della Igp Porcetto di Sardegna,e si è ufficialmente insediato il Comitato Scientifico che nella prima riunione, tenutasi a Macomer, nella sede del Contas (Consorzio Tutela Agnello Igp) ha lavorato a diversi punti del disciplinare di produzione della specialità sarda.


Obiettivo, preparare la documentazione necessaria da presentare alla Commissione Europea per ottenere il riconoscimento della denominazione IGP e portare quindi alla nascita di un Consorzio che abbia come compito quello di creare un’unione tra allevatori, macellatori e trasformatori che possa organizzare la filiera e dare un valido riferimento al mercato per tutto ciò che riguarda le fasi di allevamento e tracciabilità dei suinetti destinati al mercato. Oltre a salvaguardare la produzione locale sarda dal pericolo di importazioni incontrollate, e tutelare quindi l’origine del prodotto. Il comitato promotore vede la presenza trasversale di allevatori, macellatori e trasformatori in rappresentanza delle 4 principali associazioni di categoria agricole con Coldiretti Sardegna che presiede il comitato con il presidente cagliaritano Giorgio Demurtas. Vice presidente Francesca Manca di Confagricoltura. Rappresentate anche la Cia con Martino Scanu e Copagri con Raffaele Mureddu. Del comitato fanno parte inoltre per la parte allevatoriale Pierluigi Mamusa, Luciano Nieddu e Tonino Siotto per la parte della trasformazione Francesco Forma titolare della Forma Carni di Macomer.


Il comitato scientifico è coordinato da Alessandro Mazzette, direttore del Consorzio di tutela dell’agnello IGP e al suo interno sono presenti il funzionario del ministero della Agricoltura Luigi Nuvoli, i ricercatori di Agris Sardegna Sebastiano Porcu e Margherita Addis, dell’Istituto Zooprofilattico e Stefano Cappai, della ASL Giuseppe Bitti e di Laore Genesio Olmetto; Bastianino Mossa in rappresentanza della FASI (Federazione dei circoli dei sardi in Italia), dell’Università di Sassari Gianni Battacone e il docente dell’Università di Cagliari Franciscu Sedda che si occuperà dell’inquadramento storico e culturale del porcetto.

Progetto made in Italy per vivaismo innovativo e sostenibile

Progetto made in Italy per vivaismo innovativo e sostenibileRoma, 24 apr. (askanews) – Al via un progetto made in Italy per un vivaismo innovativo e sostenibile. L’università di Pisa ha siglato un accordo con Fastweb, Zelari Piante e Netsens avviando una collaborazione per l’implementazione di un progetto centrato sulla sostenibilità ambientale e produttiva, e che grazie alla digitalizzazione dei processi e all’utilizzo di tecnologie comel’Edge Computing ed il 5G, mira a ottimizzare l’uso delle risorse nei vivai e a produrre piante più sane e resistenti, riducendo il consumo idrico e l’impiego di fertilizzanti e agrofarmaci.


Il progetto “Vinstein”, promosso con un bando della Regione Toscana volto a rafforzare i processi di transizione green e finanziato con le risorse del Fondo Sociale Europeo+ 2021-2027 (FSE+), conta su un mix di competenze scientifiche, industriali e digitali. Le attività sperimentali si concentreranno presso Zelari Piante, azienda leader del vivaismo italiano. L’accordo prevede la creazione di un ‘AgriLab’ in cui verrà testata e validata la soluzione I.o.T. di Agricoltura 4.0 che rappresenterà la prima e sinora unica soluzione in Italia specifica per l’ambito vivaistico. L’Agrilab sarà costituito da tre siti sperimentali: due presso sedi universitarie di Pisa e uno all’interno del vivaio Zelari di Pistoia, nella sede storica di produzione dal 1953, dove potranno essere effettuate le validazioni dei sistemi I.o.T. sviluppati dai partner. L’iniziativa si concentra su due aspetti: da un lato, l’utilizzo e l’implementazione di sensori iperspettrali per il monitoraggio delle condizioni di salute delle piante e la valutazione dei genotipi più resistenti e dell’adeguatezza delle pratiche di gestione, dall’altro, lo sviluppo e validazione di un “Decision Support Systems (DSS)”, una piattaforma che supporterà i vivaisti nel prendere decisioni più efficienti nell’ambito della gestione delle coltivazioni, per monitorare in tempo reale e prevenire, attraverso algoritmi di intelligenza artificiale, condizioni di stress causate da fattori biotici e abiotici, quali agenti patogeni e carenze idriche e nutrizionali.


L’accordo ha una durata di due anni e nel mese di febbraio 2024 si è dato l’avvio alla prima fase, che prevede lo sviluppo e la validazione del DSS. Lo step successivo permetterà di realizzare una soluzione replicabile, scalabile e applicabile anche ad altri tipi di colture, oltre ad essere economicamente accessibile per l’intero network di imprenditori agricoli.

Fao: per cambiamenti climatici carenza mais in Africa meridionale

Fao: per cambiamenti climatici carenza mais in Africa meridionaleRoma, 24 apr. (askanews) – Le prospettive della produzione cerealicola nell’Africa meridionale sono peggiorate drasticamente dallo scorso febbraio e il previsto calo della produzione di mais intensificherà l’insicurezza alimentare delle famiglie, spingerà al rialzo i prezzi interni e stimolerà un aumento del fabbisogno di importazioni in tutta la subregione. A lanciare l’allarme è la Fao, l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura.


Attualmente il mais bianco rappresenta quasi il 20% delle calorie consumate nella sottoregione. Le previsioni deludenti arrivano dopo “un deficit diffuso e sostanziale di precipitazioni nel mese di febbraio, esacerbato dalle temperature record, una combinazione particolarmente dannosa per i raccolti”, spiega l’ultimo rapporto Fao, sottolineando che ci sono scarse speranze di una ripresa prima dell’inizio del periodo di raccolta a maggio. La grave insicurezza alimentare nell’Africa meridionale, stimata in 16 milioni di persone nei primi tre mesi del 2024, potrebbe peggiorare alla fine del 2024, ha avvertito la FAO. I prezzi dei prodotti alimentari, già in aumento a tassi annuali superiori al 10%, probabilmente aumenteranno ulteriormente e, sulla base delle proiezioni attuali, il Sud Africa e lo Zambia, tipicamente esportatori di mais, non saranno in grado di coprire il deficit di offerta, e lo Zambia ha iniziato a importare mais per far fronte al deficit.


I governi di Malawi, Zambia e Zimbabwe hanno già dichiarato lo stato di emergenza siccità. In collaborazione con il programma Harvest della NASA, le osservazioni geospaziali della FAO suggeriscono che le principali colture di cereali subiranno impatti negativi anche in alcune parti dell’Angola, Malawi, Mozambico, Namibia, Sud Africa e Zimbabwe, con Zimbabwe, Malawi e Mozambico, che dovrebbero vedere un notevole aumento delle importazioni.

Italia resta leader mondiale in produzione ed export pasta

Italia resta leader mondiale in produzione ed export pastaRoma, 24 apr. (askanews) – L’Italia continua a essere il principale produttore mondiale di pasta: con una produzione di 3,6 milioni di tonnellate su un totale di 17 milioni, l’Italia si conferma al primo posto nella classifica dei paesi produttori di pasta, superando Turchia e Stati Uniti. Il 61% della produzione italiana è destinato all’estero.


Anche le esportazioni confermano una tendenza positiva: sono state esportate oltre 2,2 milioni di tonnellate di pasta, con una leggera contrazione del 3,7% in termini di volumi rispetto al 2022. Tuttavia, il valore delle esportazioni è aumentato del 3% rispetto all’anno precedente, raggiungendo i 3,8 miliardi di euro. Delle 1,5 milioni di tonnellate di pasta esportate, la maggior parte è destinata ai paesi dell’Unione Europea, mentre circa 780 mila tonnellate finiscono in paesi terzi. I dati sono elaborati da ITA0039 by Asacert in partnership con Coldiretti. Gli italiani rimangono i maggiori consumatori di pasta, con una media di circa 23 chili pro-capite all’anno, per un totale di 1,3 milioni di tonnellate consumate. Anche all’estero la pasta è diventata un alimento comune: in venticinque anni, il numero di paesi in cui si consuma più di 1 chilogrammo pro-capite di pasta all’anno è quasi raddoppiato. La Tunisia guida la classifica con 17 chili, seguita da Venezuela (15 chili), Grecia (12,2), Perù (9,9), Cile (9,6), Stati Uniti (8,8), Turchia (8,7), Iran (8,5), Francia (8,3) e Germania (7,9).