Skip to main content
#sanremo #studionews #askanews #ciaousa #altrosanremo

Illycaffè chiude 2022 con utile a 14,2 milioni in crescita del 19%

Illycaffè chiude 2022 con utile a 14,2 milioni in crescita del 19%


Illycaffè chiude 2022 con utile a 14,2 milioni in crescita del 19% – askanews.it



Illycaffè chiude 2022 con utile a 14,2 milioni in crescita del 19% – askanews.it




















Milano, 30 mar. (askanews) – Illycaffè ha chiuso il 2022 con 567,7 milioni di euro ricavi in aumento del 13,6% rispetto al 2021, trainati da tutti i mercati e canali distributivi in cui il gruppo è presente. L’utile netto del gruppo si è attestato a 14,2 milioni di euro in aumento del 18,9% rispetto al 2021 e superiore alle previsioni.

Per il gruppo triestino, il cui cda ha approvato il progetto di bilancio della capogruppo e quello consolidato, il 2022 è stato segnato oltre che dall’aumento dei tassi di inflazione anche dal rincaro dei costi delle materie prime. L’Ebitda è salito del 15,8% a 71,4 milioni di euro. La crescita dei ricavi e l’incremento dell’efficienza operativa del gruppo hanno permesso di controbilanciare la pressione sui margini dettata dal contesto inflativo. La marginalità si è attestata al 12,6% dei ricavi in aumento di 30 punti base (0,3%) rispetto al 2021. L’Ebitda adjusted si è attestato a 78,2 milioni di euro, in aumento del 10,6% rispetto all’anno precedente. Anche l’Ebit, attestatosi a 25,9 milioni di euro, ha evidenziato un incremento del 24,8% rispetto all’esercizio precedente, per effetto dell’evoluzione della redditività operativa e della minore incidenza sui ricavi netti degli ammortamenti. La posizione finanziaria netta è stata pari a 154,3 milioni di euro, in aumento del 25% rispetto all’esercizio precedente principalmente per effetto dell’aumento generalizzato dei costi delle materie prime, in particolare del caffè verde, e del piano di investimenti sostenuto nel 2022.

Per quanto riguarda l’andamento dei principali mercati, in Italia, i ricavi sono risultati in aumento del 9,9% rispetto al 2021 grazie a una crescita in tutti i canali distributivi. In particolare, l’Ho.Re.Ca. ha segnato un aumento a doppia cifra rispetto al 2021 grazie a una forte accelerazione del tasso di acquisizione di nuovi clienti nel segmento premium del mercato. Negli Stati Uniti, mercato prioritario nel piano strategico, i ricavi sono cresciuti del 27,4% rispetto al 2021 per effetto di performance positive in tutti i principali canali distributivi e grazie a un impatto cambio favorevole legato al rafforzamento del dollaro. Anche gli altri mercati in cui il gruppo è presente hanno registrato una forte crescita rispetto al 2021. In particolare, in Cina i ricavi sono incrementati del 15% rispetto al 2021 trainati dall’on-line. Guardando ai canali, l’horeca ha registrato una crescita dei ricavi del 30,9% rispetto al 2021, sostenuta da un costante ampliamento della base clienti e dall’incremento dei consumi medi. Nel canale retail, i ricavi sono risultati in crescita del 42,8% rispetto al 2021. Al 31 dicembre 2022, il network di illycaffè si componeva di 190 punti vendita in 34 Paesi. Per quanto riguarda i canali home, nel canale distribuzione moderna i ricavi sono risultati in crescita del 4,8% rispetto al 2021 grazie all’incremento del footprint distributivo, in particolare negli Stati Uniti. Nel canale on-line i ricavi hanno registrato una crescita del 3,2% rispetto al 2021, grazie all’ulteriore consolidamento delle partnership con gli e-Tailers.

Sulla scorta dei risultati raggiunti nel 2022, anche nel 2023 il gruppo si pone l’obiettivo di perseguire il percorso di crescita identificato nel piano strategico 2022-26, concentrandosi sull’ulteriore accelerazione dello sviluppo internazionale nel segmento super-premium del mercato. Lo sviluppo atteso sarà sostenuto da un importante piano di investimenti di 270 milioni di euro di cui 120 milioni di euro destinati a un forte ampliamento produttivo e logistico concentrato a Trieste, il sito produttivo strategico del gruppo e dedicato alle fasi critiche del processo di produzione.

Cellie (Fiere Parma): cibo sintetico problema irrilevante, ddl simbolico

Cellie (Fiere Parma): cibo sintetico problema irrilevante, ddl simbolico


Cellie (Fiere Parma): cibo sintetico problema irrilevante, ddl simbolico – askanews.it



Cellie (Fiere Parma): cibo sintetico problema irrilevante, ddl simbolico – askanews.it




















Milano, 29 mar. (askanews) – “Secondo me è una presa di posizione corretta perchè sgombra il terreno da un problema che non c’è”. Antonio Cellie, amministratore delegato di Fiere di Parma, interviene nel merito del disegno di legge varato dal consiglio dei ministri che vieta la produzione e la commercializzazione di cibo sintetico in Italia. “Questo provvedimento ha un valore tipicamente simbolico più che sostanziale – ha spiegato a margine dell’inaugurazione di Cibus Connect a Parma – è lo specchio di un certo modo di fare impresa che aborre questo tipo di visioni”. Quello della carne sintetica, ha ripetuto Cellie è un “fenomeno irrilevante, il problema non è passare dalla carne normale alla carne sintetica, ma dalle proteine animali a quelle vegetali che esistono in natura. Non hai bisogno di inventarti la carne sintetica se vuoi eliminare quella naturale”.

“Questo tipo di approccio rigoroso, che può sembrare manicheo in un certo periodo, però fa bene perché pone un limite e dà un segnale di un sistema Paese – ha proseguito – E’ quello che vorrei fare qua e anche a Milano cioè portare ad esporre tutte quelle aziende che si riconoscono in questa visione organica dell’agroalimentare”, ha detto riferendosi alla recente operazione tra l’ente di Parma e Fiera Milano

Al via Cibus Connect, per Fiere di Parma “inizia una nuova era”

Al via Cibus Connect, per Fiere di Parma “inizia una nuova era”


Al via Cibus Connect, per Fiere di Parma “inizia una nuova era” – askanews.it



Al via Cibus Connect, per Fiere di Parma “inizia una nuova era” – askanews.it



















Milano, 29 mar. (askanews) – “Oggi non è soltanto l’inaugurazione di Cibus Connect ma l’inizio di una nuova era per Fiera di Parma”. Le parole di Gino Gandolfi, presidente dell’ente fieristico parmense, raccontano lo spirito con cui si è aperta a Parma la manifestazione Cibus Connecting Italy, in programma fino al 30 marzo nel quartiere fieristico della città dove ai circa 20mila operatori attesi, si proporranno 1.000 brand dell’agroalimentare italiano e 500 prodotti nuovi pronti per il mercato.

La recente operazione tra Fiere di Parma e Fiera Milano, che ha visto un aumento di capitale riservato a quest’ultima in cambio della cessione della manifestazione TuttoFood, ha dominato i discorsi istituzionali della cerimonia inaugurale, tesi a sottolineare la bontà del progetto, atteso da tempo: “Crediamo che da qui parta un progetto di rivalutazione forte di queste fiere all’interno di un contesto globale sempre più complicato, ma con l’obiettivo centrale di difendere il made in Italy e i nostri prodotti”, ha detto Michele Guerra Sindaco di Parma. “Direi che sia un appuntamento fondamentale sia per l’Italia che per i mercati esteri – ha sottolineato Maria Tripodi, Sottosegretaria agli Affari esteri – Cibus è un’eccellenza internazionale che racconta al meglio il nostro made in Italy e le nostre eccellenze del settore agroalimentare”. Al messaggio della sottosegretaria Tripodi, unica rappresentante del governo in presenza, si sono uniti quelli inviati dai ministri Francesco Lollobrigida e Adolfo Urso. “Cibus è un evento di grande importanza per la promozione della qualità che contraddistingue i prodotti alimentari italiani – ha affermato Lollobrigida – La nozione di qualità va sottolineata perché l’Italia non è un Paese che punta sulla quantità dei prodotti alimentari, anche nell’export. Anche per questo abbiamo stabilito l’obbligo di dichiarazione dell’eventuale utilizzo di farine da insetti e proibito la produzione e la importazione di carni sintetiche”. “Nel 2022, l’export di prodotti agroalimentari italiani si è attestato al record di 60,7 miliardi di euro, in crescita del 15% rispetto ai 52,9 miliardi del 2021 – ha sottolineato Adolfo Urso – Nel 2021 erano 315 i riconoscimenti tra Denominazione di origine protetta e nel 2022 il nostro primato europeo si è arricchito di quattro ulteriori denominazioni di prodotti”.

Lo scenario evolutivo delle fiere del food, è stato sottolineato anche da Antonio Cellie, ceo di Fiere di Parma: “Con Cibus 2023 si conclude un ciclo straordinario per il nostro export agroalimentare e inizia un nuovo percorso, anche fieristico, che ci vedrà impegnati nel raggiungere nuovi traguardi a livello internazionale. La gestione coordinata e congiunta di Cibus e TuttoFood, che si alterneranno sotto la regia di Fiere Parma e Federalimentare, sarà una nuova opportunità di supporto e visibilità per il made in Italy alimentare, ma anche una reale alternativa per tutti gli operatori internazionali nella scelta delle fiere di riferimento a livello globale”. A tal proposito è intervenuto anche Ariberto Fassati, presidente di Credit Agricole Italia, che è primo socio col 26,44% di Fiere di Parma: “Siamo particolarmente orgogliosi di questa operazione che permette di fare una fiera che diventa a livello internazionale – ha commentato Fassati- Il fatto che Milano e Parma si siano messi insieme e che facciano insieme gli sforzi per promuovere l’agroalimentare italiano è una grande notizia”. A livello di calendario fiere l’operazione diverrà operativa nel 2026. “Nel 2024 ci sarà Cibus seguirà Tuttofood nel 2025 a maggio e quell’anno non ci sarà Cibus connect, poi nel 2026 ci saranno Cibus a marzo e Tuttofood a ottobre – ha spiegato Cellie – a regime negli anni pari avremo Cibus connect e negli anni dispari Cibus nella versione tradizionale e Tuttofood sarà biennale a ottobre negli anni pari. Questo perchè per fare una fiera internazionale come Tuttofood non mi basta un anno mi servono tre anni di preparazione”.

A livello di governance “Non cambia nulla – ha precisato Cellie – perchè aumentano i consiglieri da otto a nove: tre di Credit Agricole, due di Fiera Milano (Carlo Bonomi e un altro che deve ancora essere nominato) e uno dell’Unione industriali invece gli altri saranno nominati dai soci pubblici che indicano anche il presidente”, che dovrebbe restare l’attuale Gino Gandolfi. “Non ci sarà alcuna discontinuità – ha concluso – perchè siamo noi che abbiamo comprato TuttoFood”.

NielsenIQ: spettro recessione condiziona consumi, caccia a qualità-prezzo

NielsenIQ: spettro recessione condiziona consumi, caccia a qualità-prezzo


NielsenIQ: spettro recessione condiziona consumi, caccia a qualità-prezzo – askanews.it



NielsenIQ: spettro recessione condiziona consumi, caccia a qualità-prezzo – askanews.it



















Milano, 29 mar. (askanews) – Oggi il 39% dei consumatori globali ritiene di essere in una situazione finanziaria peggiore rispetto al 2021. Gli italiani in realtà hanno un atteggiamento meno pessimista degli altri colleghi europei, ma in generale lo spettro della recessione aleggia così minaccioso che anche quando non si tratta di recessione tecnica, 6 su 10 pensano di esserci completamente dentro, e questo ne condiziona comportamenti e intenzioni di acquisto. A scattare la fotografia a livello globale è NielsenIQ che in occasione della giornata inaugurale di Cibus Connecting Italy, in programma fino a domani 30 marzo, ha presentato una ricerca su “I consumatori del 2023” tra sfide, bisogni e opportunità.

L’inflazione nel 2022 ha avuto un impatto molto forte sui risultati dei vari comparti dell’agroalimentare. Ma è un effetto distorsivo poichè gli aumenti di listino hanno spinto al rialzo i fatturati senza che a questo corrispondesse un parallelo aumento dei volumi. Se prendiamo i soli volumi di gennaio 2023, ad esempio, per l’Italia il calo è stato del 6% rispetto al 2022, contro il -4,3% di Spagna, il -4,7% della Germania e il -2,8% della Francia. Dalla fotografia dei trend a volume tuttavia emergono alcune indicazioni: prima di tutto non per tutti i settori parliamo di cali dei volumi. Per esempio nel nostro Paese il 2022 è stato un anno di forte crescita per i prodotti plant based (+12,9 che il primo mese del 2023 diventa un +3,6%); ma anche il comparto indulgence di merendine e dolci freschi, caramelle, gelato multipack tiene (-0,6%) nel 2022. Forti segnali positivi anche per l’alimentazione sportiva e ancora per sughi pronti, tonno naturale e uova e per la cura persona. Emerge poi un caso vino, che arretra anche a valore e questo perchè “è vero che il vino è un prodotto in cui nell’attuale congiuntura si può rinunciare ma nello specifico chi lo consuma non intende rinunciare alla qualità a cui è abituato” ha spiegato Matteo Bonù, global client business partner di NielsenIQ. L’inflazione chiaramente non impatta solo sui risultati dell’industria ma erode anche il potere d’acquisto consumatori che come prima reazione cercano la convenienza. Lo fanno optando spesso per la marca del produttore ma la ricerca ricerca evidenzia che la soluzione più frequente non penalizza la qualità, anzi i prodotti premium continuano ad essere richiesti per soddisfare il benessere fisico e, ancor più, mentale.

“Lo spettro della recessione è al centro delle preoccupazioni dei cittadini europei ed americani – ha detto Bonù, Global – La contrazione delle vendite di prodotti di largo consumo è uno degli effetti tangibili. Tuttavia, non tutte le persone e le categorie merceologiche reagiscono nello stesso modo. Il consumatore cura il proprio benessere personale e ricerca sempre più attentamente i prodotti con il miglior rapporto qualità-prezzo. Ci sono quindi ancora opportunità per le imprese che sapranno intercettare questi bisogni”.

Crédit Agricole e Consorzio Parmigiano: pegno rotativo su quote latte

Crédit Agricole e Consorzio Parmigiano: pegno rotativo su quote latte


Crédit Agricole e Consorzio Parmigiano: pegno rotativo su quote latte – askanews.it



Crédit Agricole e Consorzio Parmigiano: pegno rotativo su quote latte – askanews.it



















Milano, 29 mar. (askanews) – Crédit Agricole Italia e il Consorzio Parmigiano Reggiano hanno firmato un protocollo di intesa per avviare nuovi percorsi di sviluppo per l’intero settore. In particolare la novità del protocollo siglato in occasione di Cibus connecting Italy, la fiera in corso fino domani alle Fiere di Parma, riguarda il pegno rotativo sulle quote latte. In considerazione di questo nuovo accordo Crédit Agricole mette a disposizione un ulteriore plafond da 50 milioni di euro a favore di tutte le aziende del Consorzio Parmigiano Reggiano, con l’obiettivo di favorire lo sviluppo economico locale.

Il vice direttore generale retail e digital di Crédit Agricole Italia, Vittorio Ratto, e il presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano, Nicola Bertinelli, hanno sottoscritto un accordo che prevede la possibilità di concedere credito in base ad anticipazioni su pegno, andando ad utilizzare la funzione di ricognizione degli esperti del Consorzio sulle giacenze a magazzino dei Caseifici consorziati. In particolare, Crédit Agricole Italia è in grado di mettere a disposizione delle aziende agricole associate al Consorzio anche lo strumento delle quote a produrre (QLPR – Quote latte Parmigiano Reggiano, legate al Piano regolazione offerta adottato dalla filiera Parmigiano Reggiano Dop), con il quale si completa l’offerta a sostegno della filiera con proposte di breve che di medio termine. Il nuovo protocollo aggiunge quindi ulteriori operatività che si sommano alla casistica di anticipazioni su pegno che Crédit Agricole Italia gestisce da oltre 40 anni con il contributo peritale di esperti interni ed esterni.

Con la strumentazione finanziaria a disposizione, Crédit Agricole Italia, con il supporto operativo del Consorzio Parmigiano Reggiano, è in grado di garantire forme tecniche di anticipo che coprono esigenze di credito su tutta la filiera: dalla produzione primaria del latte da trasformare, alla caseificazione, alla commercializzazione del formaggio. “Nell’ambito delle produzioni di eccellenza come il Parmigiano Reggiano, Crédit Agricole Italia gioca da sempre un ruolo di primo piano: la nostra competenza riguarda l’intera filiera dai produttori di latte ai trasformatori – ha detto Vittorio Ratto, Vice Direttore Generale Retail e Digital di Crédit Agricole Italia – Come Gruppo vogliamo essere attori di riferimento nel settore Agri-Agro: essere partner dei nostri clienti, accompagnarli e supportarli tramite prodotti e servizi specializzati. Come in questo caso, dove la nostra pluridecennale esperienza nel settore incontra la sempre proficua collaborazione con il Consorzio Parmigiano Reggiano.”

“Con questo importante protocollo di intesa con Crédit Agricole Italia, prosegue l’impegno del Consorzio nell’affiancare gli istituti di credito legati alla filiera e al territorio d’origine per andare incontro alle esigenze dei produttori di latte e di Parmigiano Reggiano – ha aggiunto Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano – Dopo un anno come il 2022, caratterizzato dal caro energia, dall’incremento del costo delle materie prime e da un’inflazione crescente che ha ridotto il potere d’acquisto delle famiglie, il pegno rotativo è uno strumento di fondamentale rilevanza per gli attori della filiera, grazie alla possibilità di garantirgli liquidità nei mesi in cui la nostra Dop matura sulle scalere”.

Agroalimentare, Grana Padano: no al cibo sintetico

Agroalimentare, Grana Padano: no al cibo sintetico


Agroalimentare, Grana Padano: no al cibo sintetico – askanews.it



Agroalimentare, Grana Padano: no al cibo sintetico – askanews.it




















Roma, 29 mar. (askanews) – Il Consorzio per la Tutela del Formaggio Grana Padano saluta con grande soddisfazione la decisione del Governo di bandire il cibo sintetico. La lungimirante e coraggiosa scelta della Presidente Meloni e del Ministro Lollobrigida rappresentano una convinta tutela per i consumatori e per i produttori italiani. È quanto si legge in una nota del Consorzio Grana Padano.

La storica decisione arriva in un momento in cui i tentativi di attacco al cibo italiano e alla sua candidatura a Patrimonio Immateriale dell’Umanità si moltiplicano. Il Financial Time, attingendo a notizie parziali e a boutade provocatorie, tese solo ad alimentare uno stupore atto a generare notorietà a buon mercato, diventa uno strumento dei detrattori che, sperando di distruggere una certezza mondiale, quali sono il pregiato cibo italiano e la benefica cucina mediterranea, auspicano di trovare nuovi spazi nella new economy dei tempi attuali. Cioè quella del cibo che attrae interessi e investimenti dalla non più espansiva vecchia new economia della Silicon Valley e dintorni che continua a “liberare” mano d’opera e capitali attratti dagli oltre venti miliardi di pasti giornalieri che si realizzeranno via via progressivamente nel 2050. La storia dell’economia mondiale e, conseguentemente, la geopolitica, sono piene di provocazioni, strumentalizzazioni, artifici e fake news finalizzate ai new business che nascono per sostituirsi a tradizioni consolidate ed economie radicate nei territori, alimentate dalla realtà. Solo un esecutivo solido, lungimirante e coraggioso – prosegue il comunicato – poteva legiferare contro le prime emersioni dell’inganno del secolo teso a produrre nuovi profitti a danno dei cittadini consumatori e dei produttori.

Un applauso convinto a chi ha voluto e saputo operare questa scelta da parte della più grossa e diffusa DOP europea, quella del Grana Padano ormai consumato per quasi il 50% fuori dall’Italia e volgarmente copiato in ogni dove.

Ichnusa: in 4 anni valore condiviso in Sardegna raddoppiato a 455 mln

Ichnusa: in 4 anni valore condiviso in Sardegna raddoppiato a 455 mln



Ichnusa: in 4 anni valore condiviso in Sardegna raddoppiato a 455 mln – askanews.it



Ichnusa: in 4 anni valore condiviso in Sardegna raddoppiato a 455 mln – askanews.it



















Milano, 28 mar. (askanews) – Fino a circa sei anni fa era una prerogativa dei sardi o di chi sceglieva l’isola per vacanza o altro. Nel 2017 però Heineken ha deciso di portare la birra Ichnusa sul Continente, come dicono gli isolani, dove oggi l’etichetta con i Quattro Mori è di casa non solo nei frigoriferi domestici ma anche in bar e ristoranti. E secondo l’azienda quella operazione si è compiuta con successo, viste le evidenze emerse da alcune indagini come quella di Itqf secondo cui Ichnusa è la miglior birra per livello di qualità commisurata al suo prezzo, o quella di YouGov secondo cui è, tra le 10 marche di birra più note, la preferita dagli italiani, con il 36% dei voti.

Ora, a quattro mesi dal primo brindisi nel birrificio di Assemini, anche la nuova nata, Ambra Limpida, è disponibile anche al dettaglio con la distribuzione nella Gdo, aprendo una nuova fase per il brand sardo di Heineken. Secondo uno studio di Althesys, dalla presenza congiunta del brand e del birrificio Ichnusa in Sardegna arriva un contributo alla crescita e al benessere dell’isola – il cosiddetto valore condiviso – che in quattro anni è più che raddoppiato: circa 455 milioni di euro nel 2019, contro i 200 milioni di euro nel 2015. Questa crescita ha portato benefici e occupazione a ogni fase della filiera, tra ricadute dirette, indirette e indotte. Nel birrificio Ichnusa lavorano oggi circa 100 persone, ma la sua presenza in Sardegna “tocca” oltre 5.300 lavoratori, più del doppio rispetto ai 2.000 stimati nel 2015, tutti direttamente o indirettamente correlati alla produzione di birra, per un totale salariale corrisposto lungo la filiera di 137 milioni di euro (corrispondenti alla spesa media annuale di quasi 3.000 famiglie sarde).

“Questi dati fotografano solo una prima fase di crescita del birrificio, perché il nostro percorso è andato avanti – afferma Matteo Borocci, direttore del birrificio Ichnusa – In altre parole, l’impatto in termini di valore condiviso è già oggi più alto rispetto a quanto descritto dallo studio. Ne è lo specchio l’investimento per rendere più innovativo e sostenibile il nostro birrificio, grazie al quale il contributo di Ichnusa alla Sardegna è destinato ad aumentare ulteriormente. L’arrivo delle prime bottiglie di Ambra Limpida nella grande distribuzione ci permetterà con orgoglio di far conoscere a quante più persone possibili il frutto del nostro impegno e della nostra continua voglia di innovare e di migliorarci”.

Saclà: da Invitalia 8,1 mln di euro per ampliare stabilimento astigiano

Saclà: da Invitalia 8,1 mln di euro per ampliare stabilimento astigiano


Saclà: da Invitalia 8,1 mln di euro per ampliare stabilimento astigiano – askanews.it



Saclà: da Invitalia 8,1 mln di euro per ampliare stabilimento astigiano – askanews.it


















Milano, 27 mar. (askanews) – Un investimento da 21 milioni di per ampliare lo stabilimento piemontese della Fratelli Saclà, avvenuto grazie al supporto di Invitalia, L’agenzia ministeriale, attraverso il contratto di sviluppo, ha concesso un finanziamento a fondo perduto di 8,1 milioni di euro, messi a disposizione dal ministero delle Imprese e del Made in Italy

Lo stabilimento di Castello D’Annone (Asti) è stato ingrandito grazie a un importante investimento che ha riguardato l’organizzazione produttiva e logistica. In particolare, sono state ampliate le linee dedicate al comparto fresco. Il piano di sviluppo ha consentito al gruppo astigiano di incrementare la sua capacità competitiva sul mercato nazionale e all’estero. Su scala europea l’Italia si posiziona al primo posto nel ranking dei principali produttori di conserve vegetali, seguita da Germania e Spagna. Nel settore specifico della conservazione degli ortaggi, settore di riferimento di Saclà, il valore della produzione è pari in Italia al 25% di quello delle conserve vegetali in generale, e al 24% nell’Unione europea.

Con Paluani Sperlari debutta nel mercato dei dolci pasquali

Con Paluani Sperlari debutta nel mercato dei dolci pasquali


Con Paluani Sperlari debutta nel mercato dei dolci pasquali – askanews.it



Con Paluani Sperlari debutta nel mercato dei dolci pasquali – askanews.it



















Milano, 27 mar. (askanews) – Grazie all’acquisizione di Paluani, conclusa nell’agosto del 2022, quest’anno il gruppo Sperlari entra per la prima volta nel mercato della ricorrenza pasquale. Nello stabilimento di Verona di Paluani è prevista una produzione complessiva di un milione tra uova e colombe, all’incirca quattro volte il numero dei residenti della città scaligera.

“Il 2023 è un anno fondamentale nella storia del gruppo Sperlari perché grazie a Paluani – ha commentato Chiara Trabattoni, marketing manager Seasonal di Sperlari – il gruppo entra per la prima volta nel mercato della ricorrenza pasquale. Siamo felici di poter presentare i prodotti della Pasqua a marchio Paluani: abbiamo lavorato su qualità, attenzione agli ingredienti e sulle novità per coinvolgere i consumatori e rendere la loro Pasqua ancora più dolce. Quest’anno la gamma comprenderà, insieme alle tradizionali colombe Paluani, anche l’iconica torta ‘Ramo di Pasqua’, fatta di soffice pasta con crema al fior di latte, ricoperta da cioccolato al latte e granella, contraddistinta dalla sua forma inimitabile”. C’è anche la torta “Boccino d’oro”, una torta che cavalca il successo dei romanzi di Harry Potter. Dal 2017 Sperlari è di proprietà del gruppo tedesco Katjes International. Oggi impiega oltre 350 dipendenti presso i propri uffici di Milano e Cremona e i cinque siti produttivi.

Agreen Capital rileva maggioranza di Probios per creare polo del bio

Agreen Capital rileva maggioranza di Probios per creare polo del bio


Agreen Capital rileva maggioranza di Probios per creare polo del bio – askanews.it



Agreen Capital rileva maggioranza di Probios per creare polo del bio – askanews.it



















Milano, 27 mar. (askanews) – Agreen Capital, club deal internazionale, entra nel capitale sociale di Probios con un’ampia maggioranza. Il progetto prevede una crescita organica ed esterna dell’azienda attiva nel settore dell’alimentazione bio, per integrare verticalmente i processi aziendali con l’obiettivo di creare un polo leader nel settore salutistico, biologico e free-from.

“Agreen Capital si focalizza esclusivamente su investimenti nel settore agroalimentare salutistico e sostenibile – dichiara Andrea Rossi, managing partner di Agreen Capital – Probios, eccellenza unica nel settore, rappresenta per noi un’acquisizione ideale per le caratteristiche del business e per i valori condivisi da tutti i nostri stakeholder e partner. La diversificazione e l’ampiezza di gamma di Probios, l’attenzione per le tematiche Esg, le competenze del management, associate ai mercati e ai canali in cui la società si posiziona, rappresentano una grande opportunità per i nostri progetti e piani di sviluppo strategici. Le famiglie Bartolozzi e Favilli sono state pioniere nel settore e noi siamo entusiasti di supportare la crescita del gruppo in questa ulteriore fase di sviluppo”. Alla guida dell’azienda si riconferma Renato Calabrese, già direttore generale di Probios e nuovo amministratore delegato della società, nonché investitore nel progetto. “Sono davvero felice che Agreen Capital abbia deciso di investire in Probios – afferma Calabrese – Le peculiari competenze di questo club deal in ambito agroalimentare e la condivisione dei principi di sostenibilità, etica e governance, risulteranno senz’altro determinanti nella costruzione di una piattaforma paneuropea dedicata all’alimentazione salutistica e biologica per valorizzare l’agricoltura e il saper fare del made in Italy”.

“Con l’ingresso di Agreen Capital accresceremo il valore di Probios contribuendo alla diffusione dei suoi valori fondanti – commenta Rossella Bartolozzi, socia di Probios – Un’azienda come Probios si pone sul mercato non solo come leader commerciale, ma anche come leader d’opinione, per l’impegno che la contraddistingue da decenni e per la coerenza di valori dimostrata. Il mio lavoro garantirà un impatto positivo sia verso l’interno dell’azienda che verso gli attori e gli stakeholder esterni, dal consumatore alla comunità, dalle istituzioni pubbliche ai partner privati”. Gli investitori del club e l’acquirente sono stati assistiti per la parte finanziaria da Agreen Capital, per la parte contabile da Epyon Consulting, per la parte fiscale da Studio Sebastiani nella persona del Founding Partner Alessandro Sebastiani e dei Partners Edoardo Lattuada e Tommaso Franzini e per la parte legale da Avvocati d’impresa con il Managing Partner Alberto Calvi di Coenzo. Amundi SGR, per conto del fondo Amundi ELTIF AgrItaly PIR, ha partecipato al finanziamento del Deal con l’assistenza dello Studio Gatti Pavesi Bianchi Ludovici con un team guidato dall’equity partner Marc-Alexandre Courtejoie coadiuvato dall’equity partner Michele Aprile (per gli aspetti tributari), dal senior associate Roger Demoro, dall’associate Carolina Caslini e da Luca Serino. Intesa Sanpaolo, attraverso la Direzione Agribusiness, ha partecipato alla strutturazione operativa del Deal.