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Carni sostenibili: emissioni nette agricoltura Ue sono 4,6% del totale

Carni sostenibili: emissioni nette agricoltura Ue sono 4,6% del totaleMilano, 24 ott. (askanews) – Il settore zootecnico europeo rappresenta il 38,5% dell’intero comparto agricolo per un valore di 206 miliardi di euro e circa 4 milioni di addetti. In questa fase storica è al centro di una sfida che vede da un lato gli impatti ambientali delle sue attività dall’altro quelli economici. Proprio i temi al centro del libro “Meats and cured meats: the new frontiers of sustainability”, scritto da Elisabetta Bernardi, Ettore Capri e Giuseppe Pulina e presentato al Parlamento europeo. Il volume è edito, in formato open access, da Franco Angeli con il contributo di Carni Sostenibili, organizzazione no profit che riunisce le associazioni dei produttori di carni e salumi italiani.

Considerando il bilancio delle emissioni dei gas e il sequestro di carbonio dei sistemi rurali, il settore agricolo europeo peserebbe, secondo nuove metriche, per il 4,6% del totale. Sugli impatti ambientali del settore si è espresso Giuseppe Pulina, professore di Etica e sostenibilità degli allevamenti all’Università di Sassari e presidente di Carni Sostenibili. “L’intero comparto agricolo in Europa ha ridotto le proprie emissioni di oltre il 18% tra il 1990 e il 2021”. L’argomento su cui fa leva Pulina è che l’agricoltura oltre a emettere carbonio, contemporaneamente lo sequestra. Per questo motivo ritiene che quando si parla di zootecnia, non si debba parlare di sole emissioni climalteranti, ma di bilancio fra queste e sequestro di carbonio da parte degli agroecosistemi. “Ma vi è di più – aggiunge – in questi anni si è evidenziata la necessità di sviluppare nuove metriche per calcolare le emissioni, capaci di tenere in considerazione la tipologia di gas climalteranti e della loro permanenza in atmosfera”. Già nel 1990 l’Ipcc, il gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite, affermava che tutte le metriche fino ad allora utilizzate presentavano limitazioni e incertezze. Per questo un team di fisici dell’atmosfera dell’Università di Oxford ha proposto la revisione delle metriche. “Così ricalcolate, le emissioni dell’intero settore agricolo europeo peserebbero non l’11,8% o il 4,6% se compensate dai riassorbimenti del totale, ma diventerebbero addirittura negative – sostiene Pulina – Lo studio dei ricercatori di Oxford prende in considerazione per la prima volta la differenza tra gli inquinanti climatici a vita breve, quale il metano, e gli inquinanti climatici a vita lunga, quale l’anidride carbonica e le nuove metriche tengono conto di questa differenza, una differenza sostanziale se consideriamo che il metano ha una emivita di circa 10 anni, mentre l’anidride carbonica permane in atmosfera per circa mille anni”. Il volume contiene anche un punto anche su carne e nutrizione a cura di Elisabetta Bernardi, nutrizionista, biologa e specialista in Scienze dell’alimentazione: “Recenti studi permettono di valutare la qualità delle proteine negli alimenti in rapporto al fabbisogno degli esseri umani. Se è vero che i prodotti di origine animale apportano solo il 18% delle calorie, essi contribuiscono per il 34% delle proteine e per il 55% degli aminoacidi essenziali. Questi ultimi sono parametri chiave nella valutazione della qualità degli alimenti”. Secondo Bernardi “l’impronta ecologica degli alimenti di origine animale è pressoché simile o addirittura inferiore a quella relativa alla produzione di proteine vegetali, a eccezione della soia, che però non è nella tradizione mediterranea”.

Sul tema della sostenibilità degli allevamenti italiani torna anche Ettore Capri, professore di Chimica agraria presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, che fa un punto sul modello italiano. “Negli ultimi anni – dice Capri – abbiamo assistito a una progressiva presa di coscienza del comparto che ha metodicamente provveduto a rigenerare le risorse e a diminuire gli scarti”. Oggi l’Italia è il quarto produttore al mondo di biogas e secondo in Europa dopo la Germania. Nello stesso senso va lo sviluppo delle attività di carbon farming: “Si tratta di una serie di pratiche agricole volte alla produzione alimentare – spiega ancora Capri – che nel contempo sono in grado di sequestrare con maggiore efficienza il carbonio atmosferico. È un processo naturale ecosistemico che l’allevamento del bestiame intensifica grazie al ruolo primario svolto dalla produzione di sostanza organica”. “Oggi il settore zootecnico europeo è al centro della sfida ambientale – ha detto nel suo intervento Salvatore De Meo, presidente della commissione Affari costituzionali e membro della commissione Agricoltura – ma la transizione va perseguita in maniera pragmatica, non impositiva e soprattutto non ideologica. La sostenibilità, che è l’obiettivo verso cui bisogna continuare a tendere, deve necessariamente essere coniugata con lo sviluppo economico e produttivo. Le imprese e i cittadini vanno aiutati e accompagnati sulla strada della transizione verde. L’auspicio è che la prossima legislatura si muova su questa strada, riconoscendo l’enorme valore che tutto il comparto agricolo europeo esprime anche nella lotta ai cambiamenti climatici e alla transizione verde”.

“La risposta alla domanda di sostenibilità non può essere quella di smantellare le attività agricole e delegare ai laboratori la produzione di quello che mangiamo”, ha detto Luigi Scordamaglia, amministratore delegato di Filiera Italia che torna a ribadire i suoi timori sul consumo di carne coltivata, facendo leva sulla mancanza di studi “necessari che dicano che il consumo di questo prodotto, addizionato di ormoni, antibiotici e antimicotici necessari per farla crescere, non comporti rischi”.

Imballaggi frutta e verdura, De Meo: delusione risultato voto

Imballaggi frutta e verdura, De Meo: delusione risultato votoRoma, 24 ott. (askanews) – “La proposta di ridurre il divieto di utilizzo di imballaggi monouso per frutta e verdura fresca da 1,5 chili a un chilo, non affronta adeguatamente la questione. Al contrario, evidenzia la mancanza di consapevolezza di alcuni gruppi politici riguardo alle possibili e gravi conseguenze che questa misura potrebbe avere sul settore agroalimentare e sul problema degli sprechi alimentari. Mi auguro che durante il voto in plenaria, alla fine di novembre, avremmo l’opportunità di modificare e migliorare il testo eliminando definitivamente questa disposizione che considero assurda”. E’ il commento di Salvatore De Meo, membro della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale al Parlamento europeo.

“Sono lieto – conclude De Meo – che il vino sia stato escluso dall’ambito di riutilizzo e ricarica, tuttavia, nutro preoccupazioni riguardo ai superalcolici e liquori per i quali persistono gli obblighi rispetto al riuso delle bottiglie”.

Lollobrigida: ortofrutta, fondo emergenze 270 mln in L. Bilancio

Lollobrigida: ortofrutta, fondo emergenze 270 mln in L. BilancioRoma, 24 ott. (askanews) – Un fondo emergenze da 270 milioni di euro per il triennio 2024-2026 in legge di Bilancio, una campagna di comunicazione e una maggiore collaborazione con mense e ristorazione. E’ quanto annunciato dal ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, nel corso del tavolo sul settore ortofrutticolo che si è tenuto oggi al Masaf e al quale hanno partecipato tutte le associazioni di categoria.

“In legge di Bilancio abbiamo chiesto 20 milioni per i prestiti cambiari in favore del settore ortofrutticolo. Con apposito decreto ministeriale, abbiamo previsto 9,4 milioni di euro per sostenere il settore degli agrumi dal malsecco, 10 milioni di euro per la filiera della pera e 2 per quella dei kiwi. Infine, avvieremo un’apposita campagna di comunicazione sul consumo di frutta e verdura”, ha spiegato Lollobrigida. “I dati di Ismea raccontano delle difficoltà del settore ortofrutticolo – ha detto il ministro – In un’ottica di sostegno al comparto, abbiamo inoltre previsto in manovra un fondo emergenze da 270 milioni di euro per il triennio 2024-2026. Il nostro obiettivo, però, non è convocare questa riunione solo per raccontare le criticità, ma per pianificare lo sviluppo di un asset nevralgico per la nostra economia e che sconta un evidente divario infrastrutturale, oltre ad aver pagato enormi conseguenze a causa di alluvioni e siccità. Per rilanciare la filiera sarà determinante puntare su innovazione e ricerca”, ha detto Lollobrigida.

“La sfida che abbiamo di fronte, e che abbiamo il dovere di raccogliere, è quella di conquistare i mercati internazionali. Paghiamo, evidentemente, un’eccezionale gravità in termini di ritardo sul trasporto merci, criticità sulla quale il Governo Meloni lavora insieme – ha aggiunto il ministro – Dobbiamo rafforzare il sistema, perché i mercati puntano su bassi prezzi a scapito della qualità. Se si assottigliasse il divario tra l’Italia e altre Nazioni su questo aspetto, considerando il gap sui trasporti, ci troveremmo di fronte a un rischio potenziale per il futuro. Su questo, abbiamo i fondi del Pnrr da sfruttare”, continua il ministro.

Il 25 ottobre il World pasta day: in 25 anni export +210%

Il 25 ottobre il World pasta day: in 25 anni export +210%Roma, 24 ott. (askanews) – Non conosce barriere la pasta italiana, piatto anti crisi per eccellenza, sempre di moda e accessibile. Si festeggia domani il World Pasta Day, giunto alla sua 25esima edizione e i pastai di Unione Italiana Food hanno simbolicamente donato alle mense Caritas di Milano, Roma, Napoli, Palermo e Lucca 25 tonnellate di pasta, un quantitativo sufficiente ad assicurare 310.000 pasti caldi.

Secondo i dati elaborati da Unione Italiana Food e IPO – International Pasta Organisation, la produzione mondiale di pasta oggi sfiora i 17 milioni di tonnellate (+1,8% sul 2021), raddoppiando quasi i 9 milioni del 1998. Con due costanti: oggi come allora, l’Italia è prima al mondo nella classifica dei Paesi produttori, con 3,6 milioni di tonnellate nel 2022 (+3,2% sul 2021) e un fatturato che sfiora i 7 miliardi di euro (+24,3% sul 2021). L’Italia è anche il Paese che ne mangia di più (con 23kg pro-capite all’anno, precediamo Tunisia con 17 kg e Venezuela con 12 kg), con un totale di 1,3 milioni di tonnellate consumate nel 2022: il 25% della pasta consumata nel mondo e il 75% consumata in Europa sono prodotti da un pastificio italiano.

Tavolo ortofrutticolo al Masaf, Coldiretti: acquisti frutta -10%

Tavolo ortofrutticolo al Masaf, Coldiretti: acquisti frutta -10%Roma, 24 ott. (askanews) – Calo del 10% per gli acquisti di ortofrutta in Italia, crollati ai minimi da inizio secolo. È quanto emerge dall’analisi di Coldiretti presentata al tavolo ortofrutticolo convocato oggi dal ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida. Gli italiani – sottolinea la Coldiretti – hanno ridotto del 25% le quantità di angurie, del 15% i meloni, del 14% le arance, del 5% le fragole, ma il taglio ha riguardato anche gli ortaggi (-6%).

Il calo ha fatto scendere il consumo individuale sotto la soglia minima di 400 grammi di frutta e verdure fresche per persona raccomandato dal Consiglio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) per una dieta sana. “Risponde alla nostra richiesta di garantire liquidità immediata alle imprese, lo stanziamento di 10 milioni di euro di aiuti diretti per la crisi delle pere, di 2 milioni di euro per i Kiwi e altri 20 milioni per le cambiali agrarie”, ha detto il presidente della coldiretti Ettore Prandini commentando le parole del ministro Lollobrigida che ha anche annunciato il potenziamento dei controlli sul settore ortofrutticolo e una forte campagna di comunicazione per contrastare il calo dei consumi.

“E’ importante affrontare il tema della disponibilità di manodopera, con una gestione dei flussi più efficiente partendo dal decreto triennale”, ha aggiunto Prandini ricordando che un altro dei punti nevralgici del sistema è “la necessità di aumentare l’aggregazione dell’offerta, migliorando nel complesso il sistema delle OP e AOP nazionali con il superamento delle distorsioni che stanno indebolendo il settore. Serve una regia nazionale più forte nell’indirizzare le risorse dell’OCM ortofrutta, rendendole la base sulla quale costruire il rilancio e la competitività del settore”.

Mastromauro: la pasta è per sempre, si evolve ma resterà accessibile

Mastromauro: la pasta è per sempre, si evolve ma resterà accessibileMilano, 24 ott. (askanews) – “Come un diamante anche la pasta è per sempre, ma costa molto, molto meno”. Margherita Mastromauro, pastaia nata in un pastificio pugliese – come dice di sè – e ora guida dei pastai di Unione italiana food, prende in prestito uno degli slogan pubblicitari più famosi al mondo per raccontare l’evoluzione di questo alimento simbolo della nostra cucina e della dieta mediterranea, in occasione della Giornata mondiale della pasta, quest’anno giunta alla 25esima edizione.

Se il paragone coi diamanti suona un po’ ardito, alla pasta va riconosciuto il merito di essere riuscita nel tempo a mantenere il suo posto nelle giornate degli italiani, che sono i suoi primi consumatori al mondo con 23 chili a testa ogni anno. “La pasta è sempre la pasta, una miscela di semola e acqua. Nel tempo sono cambiate le tecnologie, i metodi di lavorazione, i processi si sono complicati ma la pasta è sempre quella”, ci ha detto alla vigilia della Giornata mondiale. Certo in alcune fasi ha dovuto difendere il suo posto da attacchi e sfiducia, in altre se l’è guadagnato facendo quello per cui è prodotta, conquistando palati e sfamando generazioni. In 25 anni, però, ha dimostrato di riuscire a mantenersi al passo coi tempi, proponendo formati, impasti e superfici giusti per il condimento giusto. Oltre 500 tipi di pasta tra cui scegliere, a seconda che la si preferisca secca o fresca (piena o bucata), corta o lunga, liscia o rigata, di semola o con farine di legumi. O anche ripiena. “Il consumatore ha iniziato ad apprezzare molto il prodotto rigato anzichè quello liscio, quello spesso anziché quello sottile – spiega la presidente dei pastai – Noi produttori cerchiamo di intercettare i loro gusti, un po’ li determiniamo un po’ li recepiamo, e in questo gioco di dare e ricevere la pasta si evolve”. In questi anni quello che qualche anno fa era considerato un mercato maturo, dove l’unica via per crescere era l’estero, è stato in grado di rinnovarsi. Ha superato, e in alcuni casi lo sta ancora facendo, il paradosso della larga diffusione e del basso valore, con una strategia premium, con la diversificazione dei prodotti, pur di evitare il rischio di diventare una commodity. Con le sue 120 imprese e gli oltre 10.200 addetti, il settore oggi genera un valore di 5,6 miliardi di euro e investe il 10% del proprio fatturato in ricerca e sviluppo. Uno sviluppo che va in più direzioni, dalla sicurezza alla sostenibilità alla qualità, segmentando e conquistando nuove nicchie di consumatori: dai gourmet – grazie anche a un patto rinsaldato con l’alta ristorazione – ai salutisti, come è avvenuto per la pasta integrale, che oggi pesa sul volume totale quasi un 5%.

“Il consumo della pasta integrale è legato alle evoluzioni delle abitudini di vita e della scienza della nutrizione che consiglia anche l’assunzione di più fibre – sottolinea Mastromauro – Il consumo dell’integrale è cambiato, sta crescendo tantissimo e nel frattempo le tecnologie sono andate avanti e il prodotto è migliorato nella percezione e nel sapore: si è riusciti a realizzare prodotti integrali che siano molto più gradevoli al palato e sanno meno di crusca”. I consumi di pasta integrale sono cresciuti costantemente negli anni anche se nel 2022 scontano l’effetto inflazione con un calo del 3,8% a volume per un totale di circa 54mila 600 tonnellate contro un aumento a valore del 7,6% (127 milioni di euro). Proprio il prezzo finale al consumatore è stato un po’ la spina nel fianco dei pastai nell’ultimo anno. L’inflazione non l’ha risparmiata e a scaffale gli aumenti sono stati inevitabili, ma la pasta, assicura la presidente Mastromauro, “è un prodotto estremamente economico. Per questo abbiamo realizzato un’iniziativa di ricette, una per ogni settimana con un budget predefinito perchè quando si dice che la pasta è rincarata non si ha idea di quanto costi effettivamente un piatto di pasta condito”. L’iniziativa a cui fa riferimento è Pasta straordinario quotidiano, un ricettario ideato dai pastai di Unione italiana food con una serie di proposte per le famiglie alle prese con l’inflazione. “Con questa iniziativa – aggiunge Mastromauro – abbiamo dimostrato che si possono fare piatti completi con budget minimi e un apporto nutrizionale eccellente”. “Io dico sempre che la pasta ha una funzione sociale – conclude – Credo che questo sia uno degli elementi del suo successo e so che continuerà a esercitare a lungo questa sua funzione”. Anche quando le occasioni di consumo cambieranno e un piatto di spaghetti sarà la colazione appena svegli o uno spuntino per placare la fame durante la giornata.

Messina scommette sul turismo: focus su eventi, esperienze e food

Messina scommette sul turismo: focus su eventi, esperienze e foodRoma, 24 ott. (askanews) – Dare a Messina il posto che le spetta nel panorama del turismo nazionale e internazionale, dimostrando che non è solo un approdo di crociere o una città satellite della ben più nota Taormina, ma un luogo con una storia da raccontare attraverso i suoi monumenti, i musei, le esperienze e la stessa conformazione del territorio, dallo Stretto ai Peloritani. E’ lo scopo del primo Meet Tourism Messina, organizzato dall’assessorato alla Cultura del capoluogo dello Stretto, che si è svolto dal 18 al 22 ottobre.

L’evento, focalizzato sul B2b, ha visto la presenza di 26 buyer internazionali ed è stato coordinato dall’assessore al Turismo Enzo Caruso, che ad Askanews spiega: “visto che i risultati della partecipazione a fiere di settore non sono sempre quelli attesi, abbiamo deciso di organizzare un meeting per fare conoscere il nostro territorio in prima persona in modo esperienziale, sia per le bellezze naturali sia per la parte enogastronomica”. Ecco perchè tra le esperienze ci sono anche la pesca al pescespada con le feluche, la raccolta delle vongole a mano sui laghi di Ganzirri, la preparazione e degustazione della pagnotta alla Disgraziata e della famosa rosticceria e pasticceria messinese. Ma a quale target turistico punta Messina? “Il turismo estero è quello che ci interessa di più – spiega l’assessore – il che vuol dire attirare stranieri per una permanenza di almeno una settimana. Oltre a quello interregionale di Sicilia e Calabria per i fine settimana durante tutto l’anno”. Ma la città dello Stretto si propone anche per il turismo sportivo, quello concertistico, quello religioso e ovviamente quello balneare. E, per aumentare le presenze e i pernottamenti, ha messo in calendario diversi appuntamenti di richiamo come i Mondiali di Pesca Sportiva Fipsas, il Messina Street Food Fest, il Festival degli aquiloni di Capo Peloro oltre a una serie di concerti pop-rock di grande richiamo.

E a Messina si svolgerà anche l’assemblea nazionale di Slow Food il 17 novembre e la tre giorni del festival Mangia e Cambia dal 17 al 19, ad essa legato. Ora la sfida è aumentare i posti letto: “tra 5-10 anni il numero di posti letto dovrà essere adeguato ai grandi numeri. Oggi Messina ha solo 3 grandi alberghi e le strutture alberghiere sono in tutto una decina. Abbiamo diverse strutture extra alberghiere – ha detto l’assessore – ovvero 3000 posti in b&b, affittacamere e case vacanze. Ma puntiamo a riconvertire diverse strutture religiose in ricettive per avere in centro storico ampi parcheggi e camere”.

I dati sul turismo del 2022 sono incoraggianti, se messi a confronto con quelli del 2019: 12mila arrivi in più (+26,4%) e 35mila pernottamenti (+38%) “che coincidono con i momenti i cui abbiamo creato maggiori eventi e attrazioni, cioè agosto e Natale. I dati del 2023 sono positivi e ci aspettiamo una crescita per l’anno in corso. Stiamo lavorando a un fitto calendario per il 2024: Messina si farà trovare pronta”, ha concluso.

Confagri: voto comm. Ambiente Pe penalizza ortofrutta

Confagri: voto comm. Ambiente Pe penalizza ortofruttaRoma, 24 ott. (askanews) – “Questa proposta andrà ad impattare negativamente non solo su tutti i produttori di imballaggi, ma anche sui fornitori e gli utilizzatori. Esiste un rischio estremamente concreto che vengano danneggiate intere filiere strategiche della produzione e della distribuzione nazionale, a loro volta fortemente integrate su scala europea”. E’ il commento del presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, dopo che oggi la Commissione Ambiente dell’Europarlamento ha approvato il rapporto sulla riduzione dei rifiuti da imballaggio, che prevede il divieto di utilizzo di confezioni monouso per frutta e verdura sotto 1 kg. La proposta non ha accolto le richieste del mondo agricolo, dell’Horeca e di tutti gli altri settori economici, recepite invece in Commissione Agricoltura.

“A subire i danni peggiori – spiega Giansanti – sarebbero le imprese e le cooperative agricole e della filiera alimentare, settore trainante del nostro export”. Positivo invece il voto a favore dell’eliminazione dei rigidi parametri di riuso di vetro e imballaggi per i vini. Gli imballaggi alimentari in generale, inclusi quelli monouso, fra i più direttamente colpiti da questo approccio, sono infatti “decisivi per la protezione e la conservazione degli alimenti, l’informazione al consumatore, la tracciabilità e l’igiene dei prodotti, riducono gli sprechi alimentari e favoriscono l’accesso al cibo, anche nelle aree più a rischio”. In particolare, le imprese della IV gamma dovrebbero ora fare fronte all’impossibilità di reperire sul mercato confezioni alternative in grado di offrire le stesse garanzie per il consumatore rispetto alla sua salute, alla perfetta conservazione e alla non contaminazione batterica degli alimenti. Impatto negativo sulla nostra economia anche per le norme sui fitofarmaci approvate dalla stessa Commissione Ambiente. “In un momento di grande incertezza sui mercati e di approvvigionamento”, spiega Confagricoltura in una nota, è stata votata la riduzione dell’utilizzo di fitofarmaci di almeno il 50% a livello europeo, mentre per il livello nazionale la diminuzione varia in base all’utilizzo nel periodo 2013/2017.

Confagricoltura aveva chiesto un rigetto della proposta per la mutata situazione geopolitica mondiale, per la mancanza di alternative di protezione delle piante, e perché non tiene conto delle diverse situazioni produttive, climatiche e pedologiche di ogni singolo Stato membro. “Il voto di oggi sui due dossier – sottolinea Giansanti – è in aperto contrasto con l’avvio di un dialogo strategico sull’agricoltura annunciato a luglio dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, che aveva riconosciuto il ruolo strategico del settore primario e la necessità di politiche a salvaguardia delle potenzialità produttive delle imprese agricole”.

“L’intera relazione sarà votata in Plenaria a metà novembre – conclude il presidente di Confagricoltura – Inizia ora un percorso per ottenere in quella sede un cambio di posizione sui dossier”.

Alleanza Coop: male voto in Ue su imballaggi e pesticidi

Alleanza Coop: male voto in Ue su imballaggi e pesticidiRoma, 24 ott. (askanews) – “Accogliamo con uno scontato disappunto gli esiti della votazione di oggi della Commissione ambiente dell’europarlamento, ma al tempo stesso invitiamo ad una massima mobilitazione dei parlamentari europei in vista della prossima votazione in sessione plenaria prevista a novembre”. Obiettivo: “invertire la rotta, a difesa di tutta la filiera agroalimentare italiana”. Così il presidente di Alleanza Cooperative Agroalimentari, Carlo Piccinini, commenta gli esiti della votazione odierna della Commissione Ambiente del Parlamento Europeo che ha approvato la posizione sulle proposte di regolamento relative agli imballaggi e all’uso dei fitofarmaci, entrambe “fortemente penalizzanti per i produttori europei”.

Alleanza Cooperative Agroalimentari punta l’indice in particolare contro alcune delle misure approvate nel Regolamento imballaggi, e soprattutto contro il divieto di imballaggi monouso per tutte le confezioni ortofrutticole di peso inferiore a un chilogrammo. Una decisione che “rischia di mettere a repentaglio l’efficienza e la praticità della catena di distribuzione agroalimentare”. Così come l’obbligo dell’etichettatura compostabile per i prodotti ortofrutticoli che “rischia di comportare costi eccessivi per le aziende, senza garantire necessariamente un impatto positivo sull’ambiente”. Piccinini esprime anche preoccupazioni in merito al riutilizzo di contenitori per bevande non alcoliche.

Rispetto alla proposta di Regolamento sulla riduzione dei fitofarmaci in agricoltura, “siamo fortemente contrariati – spiega il presidente Piccinini – che la Commissione per l’ambiente del Parlamento UE non abbia minimamente tenuto conto del parere approvato dalla Commissione Agricoltura in cui erano confluiti numerosi elementi improntati al buon senso”. Sono infatti stati approvati alcuni emendamenti al testo che fissano al 2030 l’obiettivo di ridurre del 50% l’uso dei pesticidi e introducono il divieto di utilizzo di sostanze nelle aree sensibili e nella zona cuscinetto di almeno 5 metri. “L’Europa persevera – spiega Piccinini – con atteggiamenti che continuano ad essere punitivi per tantissime aziende agricole e agroalimentari. Se si persevera con queste decisioni, aumenteremo la nostra dipendenza dalle produzioni provenienti da paesi extraeuropei e ridurremo la nostra capacità produttiva, indebolendo interi tessuti economici e sociali e senza peraltro riuscire a raggiungere pienamente gli obiettivi ambientali che l’Europa ha indicato”.

Assobibe: sostenere consumi fuori casa ed evitare nuove tasse

Assobibe: sostenere consumi fuori casa ed evitare nuove tasseRoma, 24 ott. (askanews) – In un momento difficile per il mercato dei consumi fuori casa, penalizzato da grandi incertezze e da un’inflazione che impatta enormemente sul potere di acquisto delle famiglie italiane, la filiera dev’essere unita nel chiedere politiche che sostengano la crescita e le imprese. Lo ha detto David Dabiankov, direttore generale di Assobibe, l’associazione di Confindustria che rappresenta i produttori di bevande analcoliche, nel corso degli “Stati Generali della Filiera Horeca: una filiera da riscoprire tra sostenibilità e tutela del made in Italy”, a Roma.

In questo contesto, il posticipo della sugar tax a luglio 2024 contenuto nella bozza di Manovra finanziaria “alimenta incertezze che si ripercuotono su tutta la catena del valore”. “Il mercato dei soft drink in Italia vale 5 miliardi di euro, con un’importante presenza nel canale Horeca. Ogni euro di valore prodotto dalle imprese del comparto genera un valore di 5,4 euro lungo la Filiera, 1 lavoratore nelle aziende di produzione genera 14 posti di lavoro indiretti – ha ricordato Dabiankov – Confidiamo in una politica congrua e lungimirante, a salvaguardia del made in Italy, dell’occupazione e della tradizione italiana che le bibite analcoliche rappresentano nel mondo”. Il comparto si trova a operare in uno scenario complesso: il 2023 dell’industria delle bevande analcoliche si caratterizza per una decisa frenata dei consumi, come dimostrano i dati non positivi dell’ultima stagione estiva, con una contrazione delle vendite a volume che a fine anno potrebbe toccare -5,4% rispetto al 2022.

“In questo contesto, l’entrata in vigore della Sugar Tax, se fosse confermata a luglio 2024, produrrebbe effetti a cascata su tutta la filiera di cui facciamo parte, a partire da un aumento dei prezzi con un’ulteriore contrazione delle vendite stimata in un -15,6% nel primo biennio di applicazione, una riduzione degli acquisti di materie prime (alimentari e non) di 400 mln di euro e oltre 5.000 posti di lavoro a rischio – ha concluso Dabiankov – Serve un intervento su tutto il 2024 perché lo slittamento di sei mesi rappresenta una boccata d’ossigeno ma non risolve il problema”.