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Dop e Igp, modello sostenibile da tutelare: un convegno a Modena

Dop e Igp, modello sostenibile da tutelare: un convegno a ModenaRoma, 24 ott. (askanews) – Un modello sociale e sostenibile da tutelare per le DOP e le IGP: se ne parlerà il 27 ottobre nel corso del convegno organizzato dalla società consortile Piacere Modena “DOP e IGP: un modello sociale sostenibile da tutelare”.

Enrico Corsini, presidente di Piacere Modena e del Consorzio Tutela Aceto Balsamico Tradizionale di Modena, spiega: “oggi è un tema attuale ed è utile fare il punto sulle varie sfaccettature della sostenibilità applicata al sistema delle denominazioni. Inoltre, dopo la delusione della scorsa settimana che ha registrato una battuta d’arresto al termine del terzo round negoziale con Consiglio e Commissione Ue sul Regolamento sul futuro sistema della DOP e IGP europee – ha ricordato – in cui è previsto un rafforzamento del ruolo dei Consorzi e una maggiore tutela delle IG, il convegno rappresenta un’ opportunità per gli operatori delle filiere delle DOP e IGP di incontrarsi e fare sistema”. Al convegno parteciperà anche Paolo De Castro, europarlamentare e relatore per il Parlamento Europeo del Regolamento su DOP ed IGP, che informerà sugli sviluppi del round che sarà il 24 ottobre ed esporrà i nuovi scenari della legislazione comunitaria sul tema.

L’innovazione spinge settore caramelle: +7% volumi nei primi 8 mesi

L’innovazione spinge settore caramelle: +7% volumi nei primi 8 mesiMilano, 24 ott. (askanews) – L’innovazione di prodotto premia il mercato delle caramelle italiane che secondo un’elaborazione di Unione italiana food su dati Circana, nei primo otto mesi di quest’anno ha registrato un aumento a volume del 7% rispetto allo stesso periodo di un anno prima, per un totale di 33.596 tonnellate di caramelle, pari a 359 milioni di euro di fatturato. La crescita ha riguardato tutte le tipologie, tra le quali spiccano le caramelle gelée (+10,4%) e le dure/ripiene (+9,4%).

Dietro questo mondo di dolcezza, c’è un settore con circa 7.000 addetti che ha fatto dell’innovazione uno dei driver di crescita, in parallelo a un’esperienza, in alcuni casi, ultracentenaria. Misura di questo orientamento innovativo è il numero di referenze messe sul mercato ogni anno: secondo un’indagine realizzata da Unione italiana food sulle principali aziende del comparto, in media arrivano sugli scaffali 10-15 nuove caramelle l’anno, a fronte di circa 35-40 ricette realizzate. Prodotti con gusti o formati diversi, ricette rivisitate negli ingredienti, fino a veri e propri nuovi concept, che in media richiedono un anno di lavoro, dall’ideazione alla produzione, ma che in alcuni casi può arrivare anche a 2 anni. Numeri alla mano oggi l’investimento in innovazione dell’industria delle caramelle italiane è pari a quasi 20 milioni di euro, circa il 2,6% del valore complessivo del settore. E gli italiani ripagano questo impegno: quasi tutti (91%) le mangiano e più della metà (57%) lo fa almeno 1-2 volte a settimana, senza un momento preciso di consumo anche se pomeriggio (39%) e mattina (30%) si fanno preferire al dopo cena (12%) e al dopo pranzo (10%). Sulla tipologia, dipende: oltre la metà dei consumatori la sceglie in base alle necessità e al momento. “Siamo felici che gli italiani, come dimostrano i numeri, continuino ad apprezzare un prodotto come le caramelle, dalla storia pluricentenaria, ma con un’importante capacità di rinnovarsi e di guardare al futuro e alle nuove generazioni – afferma Luigi Serra, produttore e portavoce del progetto Piacere Caramelle – Oggi l’innovazione, può essere intesa sia come legata al prodotto quando è focalizzata ai gusti o alla texture ma anche di packaging delle caramelle. In passato, il caso più significativo di innovazione è stato senz’altro quello delle caramelle senza zucchero, declinate prima in gommose, poi anche nelle caramelle dure. Mentre i casi più recenti hanno riguardato in particolare le cosiddette caramelle nutraceutiche. Altre innovazioni di prodotto possono riguardare l’abbinamento originale di più sapori combinati, o ancora, la riduzione del contenuto di determinati ingredienti rispetto alla media di mercato”

E se c’è un periodo dell’anno in cui le caramelle sono protagoniste è proprio quello di Halloween, la festa di origine irlandese sempre più “italianizzata”: nel nostro Paese un italiano su quattro (circa 11 milioni di persone) festeggia la notte del 31 ottobre. Una ricorrenza nella quale le caramelle che rappresentano il prodotto dolciario più consumato durante questa festa (65%) superando cioccolatini (56%) snack (38%), e biscotti (32%).

Comm. Ambiente Pe: -65% pesticidi più a rischio entro 2030

Comm. Ambiente Pe: -65% pesticidi più a rischio entro 2030Roma, 24 ott. (askanews) – Ridurre l’uso e il rischio dei prodotti fitosanitari chimici almeno del 50% e l’uso dei cosiddetti “prodotti più pericolosi” entro il 2030 del 65%, rispetto alla media 2013-2017. E’ quanto approvato dalla commissione per l’Ambiente del Parlamento europeo che oggi ha adottato la sua posizione sulle misure volte a garantire un uso sostenibile dei pesticidi e a ridurre l’uso e il rischio di tutti i pesticidi chimici di almeno il 50% entro il 2030.

La Commissione ha proposto un obiettivo del 50% per entrambe le fattispecie, sulla base della media del periodo 2015-2017. Il testo è stato approvato con 47 voti favorevoli, 37 contrari e 2 astensioni. I deputati chiedono che ogni Stato membro adotti obiettivi e strategie nazionali, basati sulle sostanze chimiche vendute ogni anno, sul livello di pericolo e sulla dimensione della propria area agricola. La Commissione verificherà quindi se gli obiettivi nazionali debbano essere più ambiziosi per raggiungere gli obiettivi UE 2030. Per massimizzare l’impatto delle strategie nazionali, gli Stati membri devono anche disporre di norme specifiche per almeno le cinque colture in cui una riduzione dell’uso di pesticidi chimici avrebbe l’impatto maggiore.

Obiettivo, vietare l’uso di pesticidi chimici (ad eccezione di quelli autorizzati per l’agricoltura biologica e il controllo biologico) nelle aree sensibili e all’interno di una zona cuscinetto di cinque metri, come tutti gli spazi verdi urbani compresi parchi, campi da gioco, campi sportivi, percorsi pubblici, nonché le aree Natura 2000. In sostanza, nei paesi dell’UE i pesticidi chimici dovrebbero essere utilizzati solo come ultima risorsa e, per dotare meglio gli agricoltori di sostanze sostitutive, gli eurodeputati vogliono che la Commissione stabilisca un obiettivo UE 2030 per aumentare le vendite di pesticidi a basso rischio, sei mesi dopo l’entrata in vigore del regolamento. Allo stesso tempo, la Commissione deve anche valutare le metodologie per accelerare il processo di autorizzazione dei pesticidi a basso rischio e il controllo biologico, poiché le attuali procedure lunghe rappresentano un ostacolo significativo alla loro adozione.

Per la relatrice Sarah Wiener il voto “ci avvicina di un passo alla riduzione significativa dell’uso di pesticidi chimici entro il 2030. È molto positivo che siamo riusciti a concordare compromessi fattibili”. Il Parlamento dovrebbe adottare il suo mandato durante la sessione plenaria del 20-23 novembre 2023, dopodiché sarà pronto ad avviare i negoziati con gli Stati membri dell’UE.

Olio extravergine, nel senese riduzione produzione del 40-50%

Olio extravergine, nel senese riduzione produzione del 40-50%Roma, 24 ott. (askanews) – “La campagna attuale in termini quantitativi è difficile nelle aree interne della Toscana; in provincia di Siena le stime lasciano intendere una riduzione della produzione pari al 40-50% ma con una qualità che si preannuncia ottima”. A spiegarlo è Giampiero Cresti, vicepresidente Consorzio Olio Toscano IGP, nel corso di una iniziativa di formazione e di approfondimento curata dalla Strada del Vino Nobile di Montepulciano e dei Sapori della Valdichiana Senese e dedicata proprio all’oleoturismo, “Storie di oleoturismo – Come costruire le esperienze turistiche a tema olio”.

2Non ho preconcetti nei confronti di oliveti intensivi e superintensivi, ma è necessario sempre ragionare nel complesso e valutare i territori dove si va a operare. Dove possibile è necessario pensare ad un ammodernamento mantenendo comunque la tipicità del nostro territorio. Trequanda è stato il primo Paesaggio Rurale Storico della Toscana per autenticità del paesaggio e tutela della biodiversità, per questo è importante preservarlo”, ha aggiunto. La campagna olearia 2023/2024 è partita in tutta Italia con prospettive non proprio ottimali, almeno sotto l’aspetto della quantità: secondo una prima stima il raccolto non sarà molto elevato, dovrebbe essere pari a circa 290.000 tonnellate, ma la qualità si prospetta eccellente. In tutto il territorio regionale toscano c’è stato un incremento di oliveti intensivi e superintensivi in zone pianeggianti quali la Maremma e la Valdichiana nel versante aretino. Una tipologia di coltivazione che fa pensare, ad esempio per quanto riguarda il consumo di acqua, la tutela della biodiversità e le ripercussioni sul paesaggio tipico toscano.

Quest’ultimo aspetto è legato a doppio filo all’oleoturismo, segmento su cui la Strada del Vino Nobile di Montepulciano e dei Sapori della Valdichiana Senese insieme all’Ambito Turistico della Valdichiana Senese sta lavorando con varie iniziative, sulla scia del concorso di Città dell’Olio vinto da Valdichiana Living nel 2020 nella categoria “Olio & Benessere”.

Bmti: a ottobre prezzi -25% sul 2022 per il grano duro

Bmti: a ottobre prezzi -25% sul 2022 per il grano duroRoma, 24 ott. (askanews) – Dopo gli aumenti registrati a luglio, in avvio di campagna commerciale, i prezzi di grano duro e semola utilizzati per produrre la pasta hanno mostrato una fase di debolezza. Nello specifico, il grano duro fino nella terza settimana di ottobre, è sceso sui 383 euro a tonnellata, perdendo l’1,6% rispetto alla stessa settimana di settembre e il 25% rispetto ad un anno fa. E’ quanto emerge da una analisi di BMTI sui dati delle Camere di commercio e delle Borse Merci nazionali, realizzata in occasione del World Pasta Day, nelle ultime settimane risulta un calo dei prezzi del grano duro e della semola.

I ribassi della materia prima hanno determinato una riduzione, seppur di lieve entità, anche per i prezzi della semola che, nella terza settimana di ottobre, sono scesi sui 640 €/t, -1% su base mensile e -20% circa su base annua. In un’annata segnata, oltre che dai problemi di qualità del raccolto italiano, anche dalla contrazione della produzione del Canada (-29,9% secondo le stime di ottobre dell’International Grains Council), il calo delle quotazioni del grano duro – spiega in una nota Bmti, va ricondotto principalmente agli arrivi in Italia di grano duro estero, soprattutto dalla Turchia, paese che quest’anno può contare su ingenti volumi da esportare favoriti da prezzi competitivi, anche per la svalutazione della lira turca.

Vino, Uiv-Vinitaly: in Usa consumi -7,5%, Italia sopra a media: -3,2%

Vino, Uiv-Vinitaly: in Usa consumi -7,5%, Italia sopra a media: -3,2%Milano, 23 ott. (askanews) – Anche alla prova dei consumi effettivi, si conferma la difficile stagione del vino negli Stati Uniti, primo Paese al mondo sia per import, con 7,3 miliardi di dollari nello scorso anno, che per enoappassionati, con 4,5 miliardi di bottiglie stappate l’anno. Secondo l’Osservatorio di di Unione italiana vini (Uiv) e Vinitaly, che in occasione della fiera Vinitaly-International Wine Expo (Iwe) di Chicago (22-23 ottobre) ha elaborato i dati relativi alle vendite nel “fuori casa” (on-trade), oltre che in Gdo e retail (off-trade), nei primi 8 mesi di quest’anno il gap tendenziale dei volumi consumati segna un calo del 7,5%, frutto in particolare delle difficoltà riscontrate nell’off-trade (-8,3%), solo parzialmente moderate dal risultato nella ristorazione e nei locali (-2,1%).

Dall’analisi dell’Osservatorio a base SipSource (che monitora oltre il 75% delle vendite presso gli esercizi commerciali)emergono molte differenze sui trend di consumo di vino da parte degli “user” statunitensi. Per i vini locali, che si confermano nettamente in testa con il 71% dei consumi totali, la contrazione (-8,2%) è leggermente superiore alla media. Seguono a distanza i vini italiani, che rappresentano il 10,2% della domanda complessiva e il 35% dei vini d’importazione: in questo caso il bicchiere è mezzo pieno, se si considera che la perdita non supera il 3,2% e che nell’on-trade (quindi il canale a maggior valore aggiunto) segna addirittura +1,2%. E se anche i vini cileni contengono l’impasse a un secco -3%, la Nuova Zelanda conferma il proprio crescente alto gradimento con gli enoappassionati statunitensi: +2% il dato evidenziato nei primi 8 mesi, grazie soprattutto all’exploit nella ristorazione (+7,6%), complice un Sauvignon Blanc considerato sempre più trendy nel panorama bianchista Usa. L’abbrivio neozelandese, sempre secondo l’Osservatorio, fa scalare di una posizione l’Australia (-4,9%) e allontana, almeno nelle quantità commercializzate, il market leader a valore, la Francia, in forte difficoltà (-14,5%) sia nell’off-trade (-16,8%) che nell’on-trade (-8,1%).

Per l’Osservatorio Uiv-Vinitaly, inflazione, costo delle materie prime e destoccaggio stanno mettendo in difficoltà le esportazioni delle imprese italiane verso gli Stati Uniti, ma, segmentando i dati e guardando ai consumi effettivi in volume, emerge come alla prova dei consumi gli americani rinuncino con maggior fatica al made in Italy, sia rispetto ai vini a stelle e strisce che a quelli di altri importanti Paesi produttori. In particolare, il canale horeca (segmento più rappresentato tra i 350 buyer dell’Iwe) nei primi otto mesi di quest’anno ha visto una presenza tricolore nell’on-trade Usa pari a quasi il 44% del totale dei vini d’importazione, di gran lunga superiore allo share dei prodotti francesi, 13,8%, e neozelandesi, al 10,7%”.

Alleanza Cooperative a Lollobrigida: no a penalizzazioni Ue

Alleanza Cooperative a Lollobrigida: no a penalizzazioni UeRoma, 23 ott. (askanews) – “Occorre scongiurare l’inserimento di criteri e modifiche al testo della proposta della Commissione europea relativa al programma di promozione 2024 che vadano a penalizzare i settori delle carni rosse e lavorate e del vino, pilastri fondamentali dell’agroalimentare italiano. Siamo convinti che il governo italiano darà ancora una volta prova di saper difendere le produzioni di alta qualità del nostro made in Italy dalle ricadute negative che le politiche intraprese dalla Commissione rischiano di arrecare a comparti così strategici del nostro agroalimentare”.

Con queste parole il presidente di Alleanza Cooperative Agroalimentari Carlo Piccinini rivolge il suo appello al ministro dell’Agricoltura della sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida alla vigilia della votazione prevista il 25 ottobre a Bruxelles nella riunione del Comitato di gestione sull’Annual Work Programme, il programma di lavoro annuale per la promozione dei prodotti agricoli. “Auspichiamo una forte presa di posizione del nostro governo a tutela degli interessi degli agricoltori e delle imprese e cooperative agroalimentari del Paese”, ha aggiunto Piccinini. “È fondamentale assicurare che le politiche europee siano equilibrate e rispettose di tutte le produzioni nazionali e che non vengano introdotte discriminazioni nei confronti di carni rosse e vino che, sulla base di alcune formulazioni della bozza di programma, rischierebbero – ha concluso – di venir escluse dal budget stanziato per finanziare i programmi di promozione destinate ai mercati interni”.

Osterie d’Italia di Slow food: 1750 locali di cucina territorio

Osterie d’Italia di Slow food: 1750 locali di cucina territorioRoma, 23 ott. (askanews) – Sarà in libreria dal 25 ottobre Osterie d’Italia 2024, la trentaquattresima edizione della guida targata Slow Food che recensisce più di 1750 locali segnalati per la cucina territoriale, la selezione degli ingredienti e l’accoglienza genuina.

Sono 1752 i locali segnalati nell’edizione 2024: accanto a osterie, ristoranti, enoteche con cucina, agriturismi, compaiono in numero sempre maggiore tipologie ristorative alternative come pastifici, pub e gastronomie. Tra questi, sono 311 i locali premiati con la Chiocciola, ovvero il massimo riconoscimento assegnato alle insegne che si contraddistinguono per l’eccellente proposta e per l’ambiente, la cucina e l’accoglienza in sintonia con i valori di Slow Food. Sono ben 163 i nuovi indirizzi inseriti in guida e, per la prima volta, i riconoscimenti storici della Chiocciola e della Bottiglia e il più recente Bere Bene sono stati assegnati anche ai locali segnalati negli inserti, ovvero quei locali la cui offerta e impostazione sono interpreti di una tradizione gastronomica locale, rintracciabili esclusivamente nella regione di appartenenza. Dei 245 locali segnalati negli inserti, sono in 15 ad aver ricevuto la Chiocciola: 1 trippaio fiorentino, 4 indirizzi di supplì e pizza al taglio romani, 2 indirizzi per gli arrosticini abruzzesi, 7 pizzeie campane e 1 indirizzo per il morzello calabrese.

Per questo, il numero delle Chiocciole distribuite per regione varia sensibilmente portando la Campania a essere la regione con il maggior numero di locali chiocciolati (39), seguita dalla Toscana (28) e dal Piemonte (26).

A Bologna Confagricoltura in piazza per sostenere la Fruit Valley

A Bologna Confagricoltura in piazza per sostenere la Fruit ValleyRoma, 23 ott. (askanews) – Una manifestazione a sostegno della Fruit Valley italiana nel cuore dell’Emilia Romagna, a Bologna. A organizzarla è stata oggi Confagricoltura Emilia-Romagna: duemila frutticoltori hanno aperto il corteo con i trattori, partendo da piazza dell’Unità fino in piazza Lucio Dalla, dove si è svolto un incontro pubblico.

“Solo negli ultimi cinque anni, abbiamo perso – spiegano i vicepresidenti regionali di Confagricoltura, Gianluca Vertuani e Andrea Betti – migliaia di ettari di alberi da frutto, sono crollate le superfici coltivate a pero (-26%), pesco (-24%), nettarine (-16%) e albicocco (-16%). E per le principali specie frutticole della nostra regione – sottolinea – nel 2023-2024 si prevede un ulteriore calo, in media dell’8-10%, spinto soprattutto dagli effetti del maltempo, gelate primaverili, alluvioni e frane”. Confagricoltura Emilia Romagna chiede quindi “azioni tempestive per tutelare il valore delle produzioni locali di qualità, non perdere competitività e quote di mercato, difendere aziende e posti di lavoro lungo la filiera, salvaguardare il patrimonio ambientale e paesaggistico quindi frenare gli espianti, ma soprattutto invertire il trend in continua crescita delle importazioni di frutta”.

Tra le 8 richieste principali, quelle di prevedere adeguati risarcimenti in presenza di danni da calamità alle produzioni e accelerare la liquidazione dei rimborsi; rafforzare il sistema assicurativo per favorire l’accesso alle polizze e renderle meno costose; concedere la moratoria bancaria senza addebito. E ancora, garantire sgravi contributivi sulla manodopera; ripensare la strategia UE “From farm to fork” sull’utilizzo dei prodotti fitosanitari e sostenere gli investimenti finalizzati alla difesa attiva.

Assofrantoi: extravergine 100% italiano? Non sotto 11 euro in Gdo

Assofrantoi: extravergine 100% italiano? Non sotto 11 euro in GdoRoma, 23 ott. (askanews) – Olio extravergine sempre più caro sugli scaffali dei supermercati? Probabilmente sì, almeno nei prossimi mesi. La non sufficiente produzione italiana, il crollo di quella spagnola e l’aumento dei costi di produzione, faranno sì che l’olio di oliva extravergine 100% made in Italy non si possa trovare a scaffale a meno di 11,5-12 euro per una confezione da 0,75 litri. A spiegarlo in una intervista ad Askanews è Paolo Mariani, presidente di Assofrantoi-Confagricoltura.

Questi prezzi, decisamente più alti della media degli anni passati, potrebbero però “indurre il consumatore a consumare di meno – spiega Mariani – quindi potremmo avere una ulteriore contrazione dei consumi. D’altra parte, già da alcuni anni si sta verificando una riduzione dei consumi di olio extravergine, visto che siamo passati da 15 litri a persona all’anno a 12 litri”. Un problema non solo per il settore, che potrebbe andare incontro a maggiori giacenze, ma anche da un punto di vista salutistico: “quali sono i prodotti che andranno a sostituire l’olio extravergine?”, si chiede il presidente di Assofrantoi, ricordando che già da tempo è “iniziata la speculazione sugli oli di semi, a partire da quello di girasole”. Assofrantoi è una delle 3 associazioni di frantoiani riconosciute con decreti del ministero dell’Agricoltura, nata nel 2012. Assofrantoi ha sedi nelle principali regioni olivicole (Toscana, Lazio, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia) e tra gli iscritti ci sono quasi 380 frantoi, pari all’8% dei frantoi italiani sul totale dei circa 5000 esistenti. Molti dei quali, però, sono così piccoli da non essere aderenti ad alcuna associazione. E, in Italia, solo uno è il frantoio classificato come industriale. E si trova in Puglia, la regione olivicola per eccellenza. “Gli altri sono classificati come frantoi artigianali e agricoli, che lavorano in media da 5.000 a 25.000 quintali di olive. Come già accade con le aziende agricole, la cui dimensione media in Italia è di 1,3 ettari, anche i frantoi sono tanti e di dimensioni estremamente contenute”.

Una frammentazione che non aiuta il settore. Ad esempio, spiega Mariani, in “Spagna tutta la produzione nazionale di olio viene trasformata da 1200 frantoi, mentre in Italia c’è un frazionamento delle aziende agricole che pesa sui costi”, anche perchè i costi di molitura nei frantoi medio-piccoli sono alti. Nel dettaglio, “i prezzi della molitura, per la campagna 2023-24, saranno di 1,20-2 euro a quintale e, insieme ai 4,5-5 euro di costi di produzione, a quelli per imbottigliamento, packaging, trasporti e agli utili della Gdo (che pesa per il 30%), contribuiranno ad arrivare a un prezzo a scaffale pari a circa 12 euro per un olio evo 100% italiano”. “Il settore olivicolo in Italia ha bisogno di un piano olivicolo nazionale, di progetti di filiera, di promozione e di contratti di rete”, dice Mariani, sottolineando che “gli agricoltori piccoli e medi in qualche modo devono essere messi insieme”. Secondo Assofrantoi servono “filiere organizzate che distribuiscano la redditività all’interno della filiera tra agricoltori, trasformatori e imbottigliatori. Serve poi molta promozione e anche la capacità di comunicare la storia dell’olio exravergine italiano”.

Il tanto desiderato, citato e mai realizzato piano olivicolo è sempre il convitato di pietra: “in Spagna hanno iniziato nel 1970 con i piani olivicoli – conclude Mariani – e noi parliamo ancora oggi della necessità di realizzare un primo piano olivicolo”. La produzione di olio di oliva italiano è stimata per il 2023-24 a 290mila tonnellate, +20% sul 2022 e al di sotto delle medie storiche. Un quantitativo che non copre il fabbisogno italiano tra export e consumi interni, che ammonta a circa 600mila tonnellate annue.