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Unifol: nella grande distribuzione caos tra oli extravergini e condimenti

Unifol: nella grande distribuzione caos tra oli extravergini e condimentiMilano, 18 ott. (askanews) – Dopo la preoccupazione per i prezzi e l’annata con rese contenute, l’Unione italiana delle famiglie olearie punta il dito contro la concorrenza “sleale” dei condimenti. In molti scaffali della grande distribuzione, lamenta in una nota Unifol, condimenti a base di oli vegetali e di oli extravergini di oliva arricchiti con qualche aroma vengono posizionati insieme agli oli extravergine di oliva, con il rischio di confondere i consumatori, attirati da prezzi molto convenienti.

“Sono sempre più numerosi i punti vendita dove la tutela del valore degli extra vergini sta venendo meno – afferma il presidente Giuseppe Vacca, in rappresentanza dell’associazione – Una strategia che rischia di sacrificare un prodotto nobile e prezioso alleato della salute in nome del marketing e che rappresenta un passo indietro nella trasparenza a favore dei consumatori. Mettere sullo stesso piano prodotti frutto della raffinazione chimica con un prodotto figlio della spremitura di olive è infatti fuorviante”. “La preoccupazione delle nostre aziende è che, in nome di guadagni facili, si giochi sulla poca chiarezza nei confronti dei consumatori e si presenti poi il conto ai produttori italiani onesti” aggiunge Vacca, nel sottolineare che l’associazione ha già sensibilizzato gli organi istituzionali di controllo, sul rischio di confusione ai danni dell’intero settore.

“L’olio extravergine di oliva – sottolinea Zefferino Monini, Ceo dell’omonimo marchio spoletino – sta attraversando un momento particolarmente delicato con i prezzi allo scaffale in forte aumento per la siccità che in Italia e nel bacino del mediterraneo ha colpito l’olivo nelle fasi di crescita più delicate, riducendo drasticamente le quantità di olive prodotte e aumentando i costi di produzione e di raccolta”.

Cereali, in primi 7 mesi aumenta import e diminuisce export

Cereali, in primi 7 mesi aumenta import e diminuisce exportRoma, 18 ott. (askanews) – Aumentano rispetto al 2022 le importazioni di cereali, semi oleosi e farine proteiche in Italia nel primi sette mesi del 2023, sia in quantità (+6,7%) sia in valore (+6,9%), mentre le esportazioni calano del 14,2% in quantità e aumentano del 3,7% in valore. Sono i dati elaborati da Anacer sulla base di quelli provvisori Istat.

Nel dettaglio, sono in aumento le quantità importate di cereali in granella, complessivamente di 890.000 tonnellate (+11,4%), corrispondente a +237 milioni di euro (+9%): l’incremento è dovuto soprattutto al grano duro (+572.000 t, pari a +202,5 milioni di euro), ed in misura minore al grano tenero (+184.000 t) ed al mais (+170.000 t). Relativamente al riso, considerato nel complesso tra risone, semigreggio e lavorato, si registra una riduzione degli arrivi di circa 50.000 t (-20%), pari a -4,1 milioni di euro. L’import delle farine proteiche vegetali risulta in aumento del 3,7% (+53.000 t), quello dei semi e frutti oleosi registra un incremento del 2,5% (+42.000 t).

Sul fronte esportazioni dall’Italia, nei primi sette mesi del 2023 sono risultate in diminuzione nelle quantità di 435.000 tonnellate (-14,2%), ed in aumento nei valori di 124,3 milioni di euro (+3,7%), rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Pur registrando una flessione nelle quantità esportate, risulta in aumento il valore delle vendite all’estero di riso (+93,2 milioni di euro), delle paste alimentari (+91,3 milioni di euro), dei prodotti trasformati (+25,5 mio) e della farina di grano tenero (+4,9 mio).

In calo l’export dei cereali in granella (-189.000 t nelle quantità e -140 milioni di euro nei valori), in leggero incremento invece le quantità esportate di semola di grano duro (+5,4%) e mangimi a base di cereali (+1,1%). I movimenti valutari relativi all’import/export del settore cerealicolo hanno comportato nei primi sette mesi del 2023 un esborso di valuta pari a 5.736,7 milioni di euro (5.364,5 nel 2022) ed introiti per 3.486,9 milioni di euro (3.362,7 nel 2022). Pertanto il saldo valutario netto è pari a -2.249,8 milioni, contro -2.001,8 milioni del 2022.

Coldiretti: un italiano su tre nel 2022 ha tagliato spesa alimentare

Coldiretti: un italiano su tre nel 2022 ha tagliato spesa alimentareMilano, 18 ott. (askanews) – Circa un terzo delle famiglie italiane (29,5%) ha dichiarato di aver provato a limitare nel 2022 la quantità e/o la qualità del cibo acquistato con il risultato che la vendita di beni alimentari ha fatto registrare un aumento tendenziale in valore (+4,6%) e una diminuzione in quantità (-4,3%). E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi alla spesa per consumi della famiglie nel 2022 dalla quale si evidenzia che a fronte del marcato incremento dei prezzi di alimentari e bevande analcoliche (+9,3%) le spese delle famiglie per l’acquisto di questi prodotti sono cresciute solo del 3,3% rispetto all’anno precedente.

Gli italiani hanno speso 482 euro mensili per l’acquisto di prodotti alimentari pari al 18,4% della spesa totale. Il 21,5% della spesa alimentare, precisa la Coldiretti, è stato destinato alla carne per un totale di 104 euro al mese, il 21,4% a frutta, ortaggi, tuberi e legumi per un totale di 102 euro al mese, il 15,7% a cereali e a prodotti a base di cereali, il 12% a latte, altri prodotti lattiero-caseari e uova e il 7,9% a pesce e frutti di mare. Di fronte ad un aumento del 10% della spesa non alimentare, gli italiani hanno destinato meno di un euro su cinque del budget familiare per la tavola.

Pesca, Casanova (Lega): regole Ue ingiuste, a rischio il comparto

Pesca, Casanova (Lega): regole Ue ingiuste, a rischio il compartoRoma, 18 ott. (askanews) – “L’Ue sta criminalizzando un settore che si trova già in grande sofferenza. La pesca italiana è già iper controllata ed oberata da adempimenti. Il compromesso raggiunto in fase di Trilogo va nella direzione opposta della semplificazione ed è ispirato da un forte pregiudizio nei confronti dei nostri pescatori”. Così l’europarlamentare Lega Massimo Casanova, componente della Commissione Pesca, all’indomani dell’ok dell’Europarlamento alle nuove misure di regolamentazione del controllo della pesca.

Per il leghista il regolamento approvato è “un insieme di norme che confermano l’approccio vessatorio della Commissione. Con lo stop dello strascico poi, peraltro indispensabile nella lotta a specie aliene invasive come il granchio blu, il rincaro dei carburanti e i ritardi nella riscossione degli introiti pregressi relativi al fermo biologico, molte aziende ittiche getteranno la spugna”. “Unico elemento di soddisfazione – conclude l’europarlamentare leghista – è il voto al report sulla Cina, a cui ho personalmente lavorato e che mira a garantire la trasparenza delle attività della flotta cinese e proteggere la nostra industria della pesca europea dalle pratiche commerciali sleali, oltre che a salvaguardare la nostra sovranità alimentare”.

Apre oggi a Roma Palazzo Velabro, design hotel ai Fori Imperiali

Apre oggi a Roma Palazzo Velabro, design hotel ai Fori ImperialiRoma, 18 ott. (askanews) – Apre i battenti oggi a Roma ai Fori Imperiali romani Palazzo Velabro, un gioiello Settecentesco diventato design hotel con ristorante gourmet con la gestione di LHM, white label company specializzata in hotel management. Costruito nella prima metà del 1700 e trasformato negli anni ’60 del ‘900 dall’intervento di restauro conservativo d’autore firmato da Luigi Moretti, esponente del razionalismo del XX secolo, oggi Palazzo Velabro, di proprietà di Unipol Sai e che porta il brand Design Hotels di Marriot, ha 27 home suite e 6 camere di design.

All’interno, sala per eventi privati, palestra, un petit cinema Cinema Velabro, un corridoio che funge da parete espositiva per ospitare mostre, una biblioteca. E ancora, una collezione di fotografie di autori storicizzati tra cui Aurelio Amendola, Piero Gemelli e Gabriele Basilico fino alle suite dove sono presentate oltre 70 fotografie del mondo romano del secondo Novecento italiano scattate da Marisa Rastellini, la selezione è a cura di Maria Vittoria Baravelli. Nel ristorante di Palazzo Velabro, Apicio 16, sarà possibile avvicinarsi a una cucina antica, fatta di piatti del passato e sapori forti, interpretati in chiave contemporanea. A completare l’offerta ristorazione, un servizio bar aperto e connesso con l’esterno del Palazzo.

Esselunga secondo Giuseppe Caprotti: la Cia, le mercedes, le liti familiari

Esselunga secondo Giuseppe Caprotti: la Cia, le mercedes, le liti familiariMilano, 17 ott. (askanews) – Ci sono la Cia, la salma di un santo, San Valerio, una passione per i cimiteri, mercedes nere, perizie psichiatriche. E una frase: “Pensavo che ti saresti sparato”, che sembra il terribile timore di un padre per le sorti del figlio, ma che il figlio di questa storia, Giuseppe Caprotti, primogenito di Bernardo e patron dei supermercati Esselunga, chiarisce subito: “Era solo una constatazione e lo dico sinceramente, senza astio alcuno. Io ormai sono andato oltre: mio padre non mi ossessiona, Esselunga non mi ossessiona. Io non credo temesse che potessi spararmi”.

Giuseppe Caprotti parla per più di un’ora, commuovendosi più volte, nella sua villa di Albiate, in Brianza dove c’è stata una fase della sua vita in cui ha vissuto col padre. Lo fa in occasione della presentazione del suo “Le ossa dei Caprotti”, edito da Feltrinelli, “un libro storico, un saggio documentato – dice lui stesso del volume di quasi 400 pagine scritto in quasi cinque anni – con documenti spesso inediti pubblicati dopo il lockdown che mi ha colpito dal 2004”, anno in cui viene allontanato dall’azienda da suo padre senza mai poterci fare ritorno. “L’ho scritto perché per 20 anni, da quando sono uscito malamente dalla mia azienda, ho sentito di tutto, sono anche stato bersagliato da notizie direi assolutamente create ad arte e ho deciso di rispondere con un saggio documentato – spiega – l’ho fatto per i miei figli perchè secondo me non hanno idea di cosa mi sia successo come non la hanno tantissime persone. E poi sono stato accusato di mala gestione e dal libro si evince che non è assolutamente vero”.

Nel libro – che inizialmente doveva intitolarsi “Pensavo che ti saresti sparato” “ma era sbagliato – ha detto – col tempo uno deve imparare a convivere con quello che è stato astio, forse anche odio, e adesso non è più così. Non volevo che questa fosse la storia di rapporti di famiglia tra due persone, va ben oltre” – l’ex ad di Esselunga sostiene che Bernardo Caprotti non sia stato l’artefice della nascita dell’insegna della grande distribuzione: a fondarla fu un gruppo di manager americani capitanati dal magnate Nelson Rockefeller, consigliato a sua volta da James Hugh Angleton, collaboratore dei servizi segreti dell’Oss dopo lo sbarco degli americani in Italia. Una novità che nel libro si affianca a una figura chiave, quella del patron di Finiper, Marco Brunelli, trait d’union tra Rockefeller con i soci italiani e primo presidente della Supermarkets Italiani. C’è poi molto di Bernardo, personaggio chiave degli anni ’60, ’70 e ’80, fino ad arrivare al contributo dei figli di primo letto di Bernardo, Giuseppe e Violetta, autori delle innovazioni in azienda negli anni ’90 e inizi anni 2000: dai superstore al bio e all’e-commerce, passando dalla Fidaty fino a pubblicità storiche come “John Lemon”. Questa, dice Giuseppe Caprotti, “è una storia di grandi famiglie e di cosa non fare nelle grandi famiglie, nelle famiglie in generale”. Ne esce un ritratto, a tratti intimo, di un padre, che lui chiama per lo più Bernardo. Colui che “la domenica da bambini ci portava a San Bernardino alle ossa” chiesa nota per le sue pareti quasi interamente ricoperte di teschi e ossa. Le liti costellano i numerosi capitoli, gli aneddoti in essi contenuti a tratti sono duri e dolorosi come quello delle mercedes nere, simbolo della cacciata dello stesso Caprotti dall’azienda di famiglia. “Quelle quattro Mercedes nel cortile avevano un che di sovietico – ricostruisce oggi Giuseppe – Un giorno ricevetti una telefonata dal direttore del personale con cui mi avvisava di una riunione di tutti i dirigenti e i quadri convocata da Bernardo. Io ero amministratore delegato in quel periodo ma lui mi bypassava in lungo e in largo. Il giorno della riunione arrivo in sede, mi chiama e dice che non c’è nessuna riunione e nella sala delle notifiche mi informa che ha licenziato tre persone che riportavano a me. La cosa incredibile era che erano tre persone per quattro Mercedes. Allora poco dopo gli chiesi se la quarta fosse per me. Lui mi disse ‘non ancora’. Io rimasi choccato, non sapevo più dove fossi. Il giorno dopo andai via lasciando lì tutte le mie cose che non ho mai recuperato”.

Comincia allora quello che definisce “il mio lockdown”, ma assicura che “C’è stato un periodo in cui io e Bernardo avevamo un buon rapporto” e che insieme si sono anche “divertiti” come il giorno che conquistano la prima pagina del Wall Street Journal per una denuncia della Coca Cola all’antitrust. Non fa mai riferimenti a Marina, sorella di secondo letto di suo padre, se non per un breve accenno di tenera fratellanza, nè all’Esselunga di oggi se non quando dice che “se la avessi avuta io me la sarei assolutamente tenuta”. “Dell’altra parte della famiglia non si parla, nè dell’attività. Io rispetto le decisioni che hanno preso, a me con questo libro importava raccontare la storia della famiglia, di Esselunga a cui si intreccia la mia: 20 anni non sono pochi, se poi si aggiunge anche quello che c’è stato dal 2004 al 2020”, afferma, riconosce a suo padre anche meriti imprenditoriali. Certo la sua educazione l’ha segnato come figlio – “A Natale al posto di Jingle Bells ci faceva ascoltare i discorsi del duce anche se non era fascista” – e questi segni si sono riverberati nel suo ruolo di padre con i tre figli: “Nella famiglia trovare uno di buon carattere non è proprio facile – ammette con commozione – All’inizio sicuramente ho commesso gli stessi sbagli, non sono stato un padre sicuramente presente e ho preso di petto soprattutto il mio primo genito poi ho capito gli sbagli e ho cambiato rotta”.

Federpesca: nuovo regolamento pesca Ue lede dignità lavoratori

Federpesca: nuovo regolamento pesca Ue lede dignità lavoratoriRoma, 17 ott. (askanews) – Approvato il testo dell’Accordo politico sulla revisione del Regolamento controlli nel settore della pesca. La votazione si è tenuta oggi pomeriggio in plenaria del Parlamento europeo e il nuovo regolamento è stato approvato dagli europarlamentari con 438 voti a favore, 146 voti contro, 40 astenuti. Un testo che prevede l’obbligo di installazione delle telecamere a bordo per i pescherecci di lunghezza superiore a 18 metri che presentano un rischio elevato di non conformità all’obbligo di sbarco.

“Seppure il testo preveda la possibilità di utilizzare strumenti di controllo diversi dalle telecamere – commenta con rammarico la direttrice di Federpesca, Francesca Biondo – o che la possibilità di identificare singole persone nel materiale video registrato debba essere limitata e che la registrazione delle telecamere dovrebbe essere consentita solo in relazione agli attrezzi e alle parti delle navi in cui i prodotti della pesca vengono portati a bordo, manipolati e immagazzinati, è assolutamente innegabile come tale previsione sia lesiva della dignità di questo settore e dei diritti dei lavoratori a bordo”. In questi anni Federpesca ha più volte espresso la propria contrarietà all’impostazione di questo Regolamento, anche attraverso la presentazione di diversi emendamenti di modifica. “Gli sforzi di miglioramento del testo non hanno tuttavia evitato un’impostazione che mostra come le voci dei pescatori, seppur forti e numerose, non siano state ascoltate”, ha concluso Biondo.

Per Federpesca questo approccio “presume la colpevolezza degli operatori della pesca. Una misura che non ha precedenti in nessun altro settore produttivo e che compromette la dignità di una categoria di lavoratori che già tanti sacrifici ha dovuto affrontare in questi anni”.

Ok Europarlamento a nuove regola pesca, più controlli su barche

Ok Europarlamento a nuove regola pesca, più controlli su barcheRoma, 17 ott. (askanews) – Il Parlamento Europeo nel pomeriggio ha approvato le nuove misure di regolamentazione del controllo della pesca con 438 voti favorevoli, 146 contrari e 40 astensioni. Secondo le nuove norme, tutte le imbarcazioni dovranno portare a bordo un dispositivo di localizzazione che consenta alle autorità nazionali di localizzarle e identificarle a intervalli regolari. Alcune navi da pesca artigianali potranno essere esentate da questo obbligo fino al 2030 e tutte le flotte di pesca artigianale avranno fino a quattro anni per adattarsi ai nuovi requisiti. Inoltre, per la prima volta anche le imbarcazioni da diporto dovranno dichiarare le catture, attraverso sistemi elettronici predisposti dalle autorità nazionali o dalla Commissione. Ancora, tutte le navi dell’UE dovranno registrare e dichiarare le proprie catture in modo digitalizzato.

Una volta adottato formalmente dal Consiglio, il regolamento entrerà in vigore 20 giorni dopo la sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale. Tuttavia, diverse misure verranno attuate gradualmente, dando agli Stati membri e alle flotte pescherecce tempo sufficiente per adattarsi. Per la relatrice Clara Aguilera (S&D, ES), è stato raggiunto “un accordo equilibrato per il settore della pesca dell’UE. Le nuove regole di controllo saranno armonizzate e più trasparenti, con procedure completamente digitali. I pescatori avranno quattro anni per adattarsi ai cambiamenti e il settore della pesca su piccola scala beneficerà di obblighi di rendicontazione semplificati. In questo modo gli eurodeputati rispondono alla richiesta dei consumatori di informazioni sull’origine di tutto il cibo che mangiano”.

Il regolamento affronta anche le attuali ampie disparità tra i paesi dell’UE per quanto riguarda le sanzioni. Il valore dei prodotti della pesca catturati da una nave definirà ora il livello minimo delle ammende applicate in caso di grave violazione delle norme. Il margine di tolleranza – la differenza tra la stima del pesce catturato e il peso al porto di sbarco – sarà fissato al 10% per specie, con alcune eccezioni per le catture di piccoli volumi e per alcune specie particolari. Per garantire il rispetto del cosiddetto obbligo di sbarco, le navi dell’UE di 18 metri o più che possono presentare un rischio elevato di non conformità dovranno avere a bordo sistemi di monitoraggio elettronico a distanza, compresa la televisione a circuito chiuso, al più tardi quattro anni dall’entrata in vigore della normativa. Gli operatori dovranno conservare le informazioni provenienti da tutta la catena di approvvigionamento, dal mare al piatto, compresa la prima vendita fino alla fase di vendita al dettaglio dei prodotti della pesca e dell’acquacoltura.

Assobibe: Sugar Tax va a discapito consumatori, rinvio non risolve

Assobibe: Sugar Tax va a discapito consumatori, rinvio non risolveRoma, 17 ott. (askanews) – “Concordiamo con quanto espresso dal Ministro Urso in merito al posticipo di Sugar tax che, insieme a Plastic tax, gravano sul nostro comparto, con il rischio di una ricaduta sui consumatori finali in termini di prezzi visto l’aggravio fiscale del 28%. Ma prendere fiato fino a luglio 2024 non aiuterà imprese e cittadini, alle prese con una inflazione che riduce il potere d’acquisto delle famiglie”.

Così in una nota Giangiacomo Pierini, presidente di Assobibe, l’associazione di Confindustria che rappresenta i produttori di bevande analcoliche in Italia, commenta quanto dichiarato questa mattina dal ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, nel corso della prima riunione del tavolo permanente dedicato ai settori della distribuzione, del commercio e dell’industria dei beni di largo consumo, in merito al posticipo della Sugar tax, rinviata a luglio 2024. “Abbiamo aderito all’invito del ministro Urso per facilitare un trimestre anti-inflazione – ha proseguito Pierini – nonostante lo scenario complesso caratterizzato da importanti incrementi dei costi energetici e di approvvigionamento di materie prime necessarie alla produzione. Ribadiamo la necessità di una cancellazione definitiva della Sugar tax, per contribuire ad allentare lo stato di incertezza che grava sul comparto delle bibite analcoliche e che blocca investimenti che potrebbero determinare nuove assunzioni, generare innovazione e crescita economica per l’intera filiera, con ricadute inevitabili su tutta la filiera”, ha concluso.

Ismea: export agroalimentare italiano +7,6% annuo dal 2012

Ismea: export agroalimentare italiano +7,6% annuo dal 2012Roma, 17 ott. (askanews) – E’ cresciuto del 7,6% all’anno negli ultimi 10 anni l’export agroalimentare italiano: un incremento medio annuo superiore a quello mondiale, pari al +5,6% nel decennio. E, per l’agroalimentare made in Italy, la quota di mercato è passata dal 2,8% del 2012 al 3,4% nel 2022. E’ quanto emerge dal rapporto sull’Agroalimentare italiano presentato oggi a Roma da Ismea.

Il peso dell’export tricolore sulle spedizioni comunitarie si attesta al 10%, al pari di quello spagnolo, più contenuto di quello francese e tedesco. Ma in generale, e presso la quasi totalità dei principali paesi acquirenti, l’Italia ha migliorato il suo posizionamento competitivo. Nel triennio più recente, tra il 2019 e il 2022, le esportazioni agroalimentari italiane sono aumentate del 34%, superando il record di 60 miliardi di euro nel 2022 e, nello stesso periodo, le importazioni sono cresciute del 37%. La bilancia commerciale agroalimentare, aggiunge Ismea, è migliorata nel triennio, con il saldo in attivo nel 2020 e nel 2021; mentre nel 2022 il saldo è tornato in negativo, anche se di poco.

Nel confronto con i partner europei, il settore agroalimentare tedesco è quello che mostra il maggior livello d’integrazione commerciale internazionale; la Francia, al contrario, è il paese più orientato al proprio mercato interno (vini a parte). L’Italia, conclude Ismea, è leader mondiale nell’export di trasformati di pomodoro, pasta, vino, formaggi; la Spagna si focalizza su ortofrutta, olio d’oliva e carni suine. Nel complesso, considerando i primi 20 prodotti esportati da ciascun paese, l’Italia è seconda solo alla Francia in termini di prezzo medio.