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Lollobrigida: firmato decreto che rafforza controlli made in Italy

Lollobrigida: firmato decreto che rafforza controlli made in ItalyRoma, 18 apr. (askanews) – “Ho firmato il decreto che prevede il rafforzamento dell’Ispettorato controllo qualità e repressione frodi e la costituzione dei nuovi nuclei del Comando Carabinieri per la Tutela Agroalimentare”. Lo annuncia sul proprio profilo Facebook il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida.


“Più forze – spiega – vorrà dire più controlli, anche alle frontiere. Non è infatti accettabile che sia permesso l’arrivo di prodotti da Paesi terzi, che non applicano gli stessi criteri di produzione, tutela della qualità e dei diritti che gli europei sono chiamati a rispettare”. “Avanti così – conclude il ministro – lavorando costantemente per affrontare al meglio le sfide dei nostri tempi e continuare ad essere un modello in tutta Europa per quanto riguarda la sicurezza alimentare”.

Copa Cogeca: agricoltura sia di nuovo un asset strategico per Ue

Copa Cogeca: agricoltura sia di nuovo un asset strategico per UeRoma, 18 apr. (askanews) – Mentre l’Unione Europea si prepara alle prossime elezioni che si terranno dal 6 al 9 giugno, il Copa e la Cogeca hanno pubblicato oggi il loro Manifesto elettorale europeo durante l’assemblea generale e alla presenza dei rappresentanti di tutti i principali gruppi politici europei. Realizzato sulla base degli insegnamenti tratti dal mandato 2019-2024 e con l’obiettivo di riconquistare un pensiero strategico per l’agricoltura dell’UE, il manifesto delinea sette priorità chiave per il prossimo mandato della Commissione, accompagnate da quattro fattori cruciali per riportare l’agricoltura sulla buona strada.


“L’agricoltura è sempre stata una pietra angolare del progetto europeo, tuttavia, con l’aumento delle sfide per il settore agricolo, è fondamentale concentrarsi nuovamente sulle aree rurali e sull’agricoltura per riconquistare la bussola agricola dell’UE – ha detto Lennart Nilsson, presidente della Cogeca, introducendo il manifesto – La recente ondata di proteste agricole sottolinea l’urgenza di questo problema, evidenziando la necessità che l’Unione europea dia priorità alle aree rurali e all’agricoltura nella sua agenda politica”. Il documento elenca le sfide che l’agricoltura dovrà affrontare durante il mandato 2024-2029, evidenziando la necessità che l’UE stabilisca le priorità per preparare l’agricoltura del 2030. Il Copa e la Cogeca stabiliscono nel loro manifesto 7 priorità principali, nonché una serie di proposte politiche concrete, che saranno presentate in modo più dettagliato durante la campagna elettorale europea.


I sindacati degli agricoltori e delle cooperative agricole europee chiedono una vera revisione del bilancio agricolo per allineare le ambizioni ambientali, geopolitiche e finanziarie. Il tutto dopo una valutazione dell’impatto globale delle attuali politiche agricole all’inizio del prossimo mandato, nonché studi di fattibilità sulle nuove proposte. Le organizzazioni agricole europee sottolineano inoltre la crescente necessità di coerenza tra la politica commerciale dell’UE e le sue ambizioni per il mercato interno. Infine, da un punto di vista istituzionale, il Copa e la Cogeca presentano due richieste forti: un Commissario europeo per l’Agricoltura e le zone rurali con il ruolo di vicepresidente, e un rafforzamento dei gruppi di dialogo strategico come strumento di dialogo strategico a lungo termine per la Commissione.


“Nel biennio 2019-2024 abbiamo dovuto fare i conti con uno tsunami normativo in materia agricola con le politiche derivanti dal Green Deal. Nel prossimo mandato vogliamo meno regolamentazioni ma migliori, con un approccio meno dall’alto verso il basso, adeguatamente finanziate e incentrate sull’applicazione sul campo. Sappiamo che questo è possibile, lo vediamo oggi con il dialogo strategico. Rimaniamo europei convinti e invitiamo tutti gli elettori rurali a mobilitarsi per queste elezioni!” ha concluso Christiane Lambert, presidente del Copa.

Rocchi: a Vinitaly il Crea ha raccontato ricerca, vino e Paese

Rocchi: a Vinitaly il Crea ha raccontato ricerca, vino e PaeseRoma, 18 apr. (askanews) – “In questo Vinitaly, ancora più che negli anni scorsi, il Crea ha mostrato il suo impegno per sostenere non solo il Masaf, ma l’intero sistema Paese nelle sfide cruciali che il vino italiano deve fronteggiare: dalla sostenibilità ambientale ed economica alla produttività, dall’innovazione al costante miglioramento di standard qualitativi già elevati, fino alla promozione di una diversa cultura del vino tra i giovani”. Lo ha detto il presidente Crea, Andrea Rocchi, in occasione della chiusura della kermesse del vino per eccellenza che ha visto una importante partecipazione dell’Ente, con diversi appuntamenti scientifici ed istituzionali, tra cui il Concorso Enologico Masaf dedicato agli Istituti Agrari.


“A Verona, con il Masaf – conclude Rocchi – abbiamo portato i risultati dei nostri studi e mostrato le sempre più numerose e proficue collaborazioni avviate con le imprese, i territori e il mondo della scuola per rendere il vino made in Italy sempre più competitivo sui mercati e resiliente ai cambiamenti climatici e per questo desidero ringraziare il ministro Lollobrigida, sempre molto attento alla ricerca, in particolare, naturalmente, a quella del Crea”.

Nel Bargamasco il centro maturazione banane più grande d’Europa di Chiquita

Nel Bargamasco il centro maturazione banane più grande d’Europa di ChiquitaMilano, 17 apr. (askanews) – Chiquita ha aperto il suo più grande centro di maturazione europeo per le banane a Cortenuova in provincia di Bergamo, all’interno dell’hub logistico dell’operatore Gi.Ma.Trans.


Il centro di distribuzione dispone di 24 celle di maturazione a doppio livello da 48 pallet, due linee di confezionamento che producono fino a 45 vassoi/minuto e capacità di stoccaggio. Le celle sono dotate delle più recenti tecniche di raffreddamento, che assicurano un raffreddamento efficiente con una deumidificazione minima dell’aria interna e di conseguenza condizioni di maturazione ottimali. Le operazioni di confezionamento avvengono in un’area a temperatura controllata per mantenere le migliori condizioni delle banane. Con banchine su entrambi i lati, Chiquita ha progettato il miglior flusso delle operazioni quotidiane, creando un ambiente di lavoro sicuro ed efficiente. “L’inaugurazione del nuovo centro di maturazione sottolinea il nostro impegno verso innovazione, qualità e sostenibilità nel settore della distribuzione delle banane – commenta Joop in ‘t Veen, ripening & Eme transportation manager in Chiquita – Situato strategicamente nel cuore logistico dell’Italia, questo impianto rappresenta un pilastro della nostra promessa di eccellenza ai consumatori e di supporto a tutti i partner commerciali già operanti nel settore”.


“Siamo orgogliosi che Chiquita abbia scelto Gi.Ma.Trans come facility provider per aprire il suo primo centro di maturazione in Italia – dichiara Stefano Quarti AD di Gi.Ma.Trans – Grazie alla nostra esperienza trentennale, conosciamo bene le esigenze dettate dal settore ortofrutta e gdo e siamo sempre pronti ad assicurare la flessibilità di cui il comparto necessita, garantendo standard elevati in linea con la qualità del prodotto Chiquita. Dedicare questo lotto di magazzino, dei 15.000 metri quadrati a oggi costruiti a Cortenuova, alla maturazione delle banane per noi significa essere pronti a incontrare le specifiche necessità del prodotto, ma anche a sviluppare questa collaborazione, estendendola anche al trasporto a temperatura controllata”. L’operatività del nuovo ripening center Chiquita rafforza la logistica e la distribuzione delle banane Chiquita in Italia portando anche vantaggi significativi all’economia locale, grazie alla creazione di nuove opportunità di lavoro e favorendo lo sviluppo di pratiche industriali sostenibili volte alla riduzione dell’impatto ambientale e alla promozione di uno stile di vita salutare.

Findus ottiene la certificazione sulla parità di genere

Findus ottiene la certificazione sulla parità di genereMilano, 17 apr. (askanews) – Findus, parte del gruppo Nomad Foods, ha ricevuto la certificazione per la parità di genere sul posto di lavoro, rilasciata dall’ente Bureau Veritas. Un riconoscimento che si inserisce nella più ampia strategia dell’azienda a favore di diversità, equità e inclusione.


Il cammino verso la certificazione per la parità di genere è stato parte integrante della strategia di responsabilità sociale ed etica di Findus. L’azienda ha implementato diverse iniziative a sostegno della parità e dell’inclusione, che hanno contribuito alla valutazione positiva da parte dell’ente certificatore. Tra queste vi è la costituizione di un Comitato sulla parità di genere per garantire una maggiore rappresentanza e inclusione insieme all’eliminazione del gender pay gap, che assicura una parità salariale tra lavoratori e lavoratrici con ruoli paragonabili. “La certificazione sulla parità di genere ottenuta da Findus è il risultato di un impegno costante e tangibile che punta all’inclusività sul posto di lavoro. L’azienda si distingue per la sua leadership nel garantire un ambiente di lavoro equo, rispettoso e inclusivo, dove ogni individuo è valorizzato e supportato nel raggiungimento dei propri obiettivi professionali e personali – dichiara Renato Roca, country manager Italy – Findus dimostra così di essere un esempio positivo nel settore e continueremo a lavorare sulla nostra cultura aziendale, a migliorare e a portare avanti un sistema di governance sempre più attento a queste tematiche”.

Caffè torrefatto: export vale 2,26 mld in crescita del 6,8% nel 2023

Caffè torrefatto: export vale 2,26 mld in crescita del 6,8% nel 2023Milano, 16 apr. (askanews) – Il comparto del caffè, nonostante le difficoltà degli ultimi anni, continua a registrare numeri positivi. Nel 2023 il caffè torrefatto è stato il quarto prodotto agroalimentare italiano più esportato, con un giro d’affari di 2,259 miliardi di euro (+6,8% rispetto all’anno precedente), pari al 3,5% dell’export agroalimentare, e un volume pari a oltre 285 mila tonnellate, stabile rispetto al 2022, trainato da un quarto trimestre particolarmente positivo che ha registrato una crescita sia in valore (+7,3%) sia in volume.


“Da oltre 400 anni la storia del caffè si lega con quella dell’Italia, accompagnando il nostro Paese verso il futuro. – ha dichiarato Michele Monzini, presidente di Consorzio Promozione Caffè – Grazie alla maestria dei nostri torrefattori e alla passione dei nostri baristi, il caffè italiano continua a rappresentare un’icona del nostro saper fare, un riconoscimento che ci ispira a lavorare sempre di più per portare questo rito verso nuove vette di eccellenza”. In realtà in Italia bisognerebbe parlare al plurale quando si pensa al caffè nelle sue differenti tipicità regionali: si va da quello valdostano, da gustare in compagnia con la caratteristica “grolla”, al “nero” triestino, passando per le varianti al rum che si trovano nelle Marche e in Toscana come la moretta fanese e il ponce livornese, e arrivando fino al caffè freddo leccese, con l’aggiunta di latte mandorla. Senza dimenticare, ovviamente, le tradizioni napoletane, dall’espresso passando per l’iconica caffettiera, fino al solidale “caffè sospeso”. E forse sono proprio queste diversità a rendere questa bevanda un orgoglio nazionale: per l’88% degli italiani, infatti, il caffè è un punto di forza del made in Italy.


Nonostante una storia lunga secoli, il caffè continua a trasformarsi per conquistare anche i più giovani. La tazzina in ceramica, sempre molto amata, ormai è solo uno dei “contenitori” con cui assaporarlo e lascia sempre più spazio anche a nuove tendenze che prevedono una preparazione “espressa”, e perfino ai bicchieri da cocktail, ideali per gustare l’espresso Martini. La versatilità del caffè si conferma anche attraverso i nuovi trend di preparazione: dal modaiolo “cold brew” alle nuove tecniche gourmet di fermentazione in barrique, fino ai mix con frutta fresca per sottolineare i profili aromatici originali del chicco di caffè. E grazie al genio e alla creatività italiani, la grande storia del caffè continua.

Meat sounding, aziende italiane a Governo: seguire la Francia

Meat sounding, aziende italiane a Governo: seguire la FranciaRoma, 16 apr. (askanews) – Il Consiglio di Stato francese ha bloccato l’entrata in vigore del decreto che avrebbe vietato, dal primo maggio, l’utilizzo del richiamo alla carne nelle etichette dei prodotti a base vegetale (il cosiddetto meat sounding).


Secondo il Conseil d’Etat, la legge causerebbe un grave danno alle aziende plant-based francesi, le quali sarebbero inoltre svantaggiate rispetto ai prodotti concorrenti importati da altri Paesi UE, ai quali non si applicano le restrizioni. Inoltre, la legittimità del decreto è stata messa in dubbio dalla Corte di Giustizia europea che sta ancora valutando la legittimità dell’adozione di tali restrizioni da parte dei singoli Stati membri. Nel frattempo anche un tribunale austriaco ha dato ragione a un’azienda produttrice di salmone plant-based che era stata portata in giudizio con l’accusa di diffondere messaggi ingannevoli nei confronti dei consumatori. Una tesi, quest’ultima, respinta dal tribunale amministrativo.


In Italia invece la controversia intorno al tema del meat sounding è ancora sospesa. La legge 172/2023 che vieta il richiamo alla carne nelle etichette è stata approvata ma manca il decreto attuativo e la lista di nomi da vietare. Il ministero era in attesa, da un lato, del pronunciamento della Corte europea e dall’altro, secondo quanto dichiarato dallo stesso ministro Lollobrigida, di capire gli sviluppi francesi. “A questo punto – dice Massimo Santinelli, fondatore e titolare di Biolab, tra le prime aziende italiane di prodotti a base vegetale – confidiamo che anche il Governo italiano possa abrogare la legge sul meat sounding, come fatto dal Consiglio di Stato francese che si è dimostrato lungimirante. Il divieto del meat sounding sui prodotti di origine vegetale comporterebbe un danno al settore plant-based Made in Italy che invece sta registrando crescite considerevoli in termini di consumo e di mercato e che ormai è sempre più considerato una delle principali soluzioni per l’alimentazione del futuro”.

Parmigiano Reggiano e Aisa-Federchimica per benessere animale

Parmigiano Reggiano e Aisa-Federchimica per benessere animaleRoma, 16 apr. (askanews) – AISA-Federchimica e il Consorzio del Parmigiano Reggiano insieme per “Comunicare per competere”, un’iniziativa rivolta ai veterinari che mira a definire nuovi approcci e processi olistici per la corretta gestione degli animali da reddito e la tutela della filiera-agroalimentare Made in Italy. Si è svolto stamattina l’evento “Qualità del prodotto, qualità del processo – L’importanza del veterinario nella filiera del Parmigiano Reggiano”, organizzato dal Consorzio del Parmigiano Reggiano e AISA-Federchimica, l’associazione che riunisce le imprese operanti nel mercato della salute animale. Nei prossimi mesi l’iniziativa proseguirà con l’intenzione di fornire ai veterinari nuovi strumenti, sia più specificatamente scientifici, che di comunicazione e ingaggio degli allevatori.


In apertura di dibattito sono stati presentati alcuni dati raccolti da SWG attraverso un’indagine svolta la prima settimana di aprile su un campione rappresentativo della popolazione italiana. L’obiettivo era verificare l’orientamento degli italiani su temi centrali per la filiera alimentare: dalla valorizzazione della filiera agro-alimentare Made in Italy alle scelte alimentari e abitudini di acquisto dei consumatori, passando per la rilevanza di una corretta profilassi degli animali da reddito per allevamenti sostenibili. I dati mostrano come, per il 93% degli intervistati, i prodotti di origine animale e lattiero caseari made in Italy rappresentino un’eccellenza riconosciuta in tutto il mondo, che dovrebbe ricevere ancora maggiore tutela da parte delle Istituzioni.


Questo attestato di qualità dei prodotti è legato imprescindibilmente, dal 91% del campione, alla qualità degli allevamenti, responsabili a loro volta di assicurare il benessere animale, un attento monitoraggio del loro stato di salute e una corretta profilassi per evitare l’insorgenza di infezioni e malattie. Al tempo stesso però gli italiani (quasi 1 su 2) ritengono che ci sia ancora strada da fare per assicurare il benessere negli allevamenti, mentre dimostrano di avere contezza crescente sia del concetto di One Health, che della stretta connessione tra salute animale e umana: per 9 italiani su 10 sono dipendenti l’una dall’altra.


La presentazione della ricerca si inserisce all’interno di un più ampio percorso intrapreso da AISA-Federchimica e il Consorzio Parmigiano Reggiano per l’empowerment proprio dei veterinari quali figure di riferimento per il benessere animale e, più in generale, per la appropriata gestione dei processi produttivi di una filiera alimentare di qualità.

In Emilia Romagna ok a legge per valorizzare birra artigianale

In Emilia Romagna ok a legge per valorizzare birra artigianaleRoma, 16 apr. (askanews) – Valorizzare i microbirrifici e le birre artigianali regionali, promuovendo lo sviluppo sostenibile e il consumo responsabile e informato, nonché l’aggiornamento professionale e la qualificazione degli operatori, puntando alla creazione di una filiera brassicola regionale attraverso l’incentivo alla produzione locale delle materie prime, in primis luppolo e orzo. Sono questi i principali obiettivi che si pone la legge sulla promozione e valorizzazione della birra artigianale approvata oggi all’unanimità dal Consiglio regionale dell’Emilia-Romagna. La norma, a prima firma del consigliere Matteo Rancan (Lega), è stata sottoscritta dai rappresentanti di PD, Lega, ER Coraggiosa, Italia Viva, FDI, Rete Civica, Forza Italia, MoVimento 5 Stelle, Europa Verde, Lista Bonaccini e gruppo Misto.


“Un lavoro corale e bipartisan di sostegno al fermento brassicolo emiliano-romagnolo – commenta in una nota il vice direttore di Unionbirrai, Andrea Soncini – Del resto, l’approvazione unanime di oggi rappresenta la quintessenza degli aspetti socializzanti e conviviali intrinseci alla birra”. La Regione istituirà un elenco dei microbirrifici artigianali e agricoli aventi stabilimento di produzione sul territorio regionale e realizzerà un portale online dedicato. A ciò si aggiunge la possibilità di utilizzo di un logo per i birrifici emiliano-romagnoli e la promozione di un turismo brassicolo che possa rivelarsi un’ulteriore occasione di valorizzazione delle eccellenze del comparto.


“Riteniamo la norma un ottimo punto di partenza per elaborare politiche in grado di sostenere ancor di più i produttori di birra, – aggiunge Federico Bianco, referente regionale Unionbirrai Emilia-Romagna – non solo per quel che concerne la promozione verso i consumatori ma anche dal punto di vista formativo degli operatori e per interventi strutturali di ammodernamento e rinnovamento degli impianti affinché si possa contare sempre su una produzione regionale all’avanguardia”.

A Vinitaly convegno su criticità e opportunità settore bevande

A Vinitaly convegno su criticità e opportunità settore bevandeRoma, 16 apr. (askanews) – Un focus sulle criticità e le opportunità del settore delle bevande: si è svolto al Vinitaly a Verona, nello stand di Confagricoltura, il convegno organizzato da Agronetwork, associazione costituita da Confagricoltura, Nomisma e LUISS per promuovere il dialogo tra industria e agricoltura in Italia e in Europa, dal titolo “Le bevande in Italia: tematiche e tendenze”.


Al convegno hanno partecipato i vertici delle associazioni nazionali di categoria aderenti a Confindustria, per la prima volta riuniti a Vinitaly, per analizzare le tematiche trasversali con cui l’intero settore del beverage made in Italy è chiamato a confrontarsi oggi e nel prossimo futuro: tendenze di consumo e mercati, la gestione di packaging, plastiche e bioplastiche, l’efficientamento logistico, i rapporti con GDO e Horeca, le problematiche legate al clima e la necessità di far fronte comune alle politiche europee più aggressive. Quello delle bevande è un settore che in termini di fatturato è cresciuto del 20% negli ultimi 10 anni, passando dai 17.791 mln di euro del 2013 ai 21.291 mln del 2023, per un totale di 345 litri di consumi pro capite annui, sebbene i consumi in Italia siano rimasti piatti dalla pandemia.


Diverse sono però le criticità del settore delle bevande emerse dal dibattito di Agronetwork e, in particolare, il presidente di Assodistil Antonio Emaldi ha evidenziato le difficoltà burocratiche riscontrate a partire dalle “fascette fiscali”, ovvero i contrassegni di Stato previsti per alcuni prodotti alcolici, fino all’interscambio con l’estero. E il vicepresidente di Federvini, Piero Mastroberardino, ha messo in luce l’esigenza di ragionare sul medio lungo periodo condividendo i dati strutturali di settore per evitare di rincorrere sempre le emergenze che non consentono alle imprese di investire e innovare. Alfredo Pratolongo, presidente di Assobirra, ha rilevato la graduale crescita dei consumi seppure in presenza di alcuni freni come le accise e il complicato scenario internazionale. Particolare attenzione viene rivolta ai temi della sostenibilità e all’uso efficiente delle risorse naturali in una logica di integrazione di filiera. Le bevande analcoliche, come ha affermato Cristina Camilli, vicepresidente di Assobibe, registrano invece una riduzione dei consumi; l’intero comparto è messo a rischio dalla sugar tax, che si applica solo alle bevande analcoliche, anche quando prive di zucchero e che, se confermata, impatterà in maniera importante sui consumatori, sulle aziende produttrici e di rimando su tutta la filiera.


Il vicepresidente di Mineracqua Ettore Fortuna ha denunciato gli interventi che hanno maggiormente penalizzato le aziende del settore acque minerali: gli obblighi sui tappi, il pet riciclato e i rischi legati alle imposizioni sullo zucchero e sulla plastica. A conclusione dell’incontro il vicepresidente di Confagricoltura Giordano Emo Capodilista ha ringraziato i rappresentanti delle associazioni delle bevande per il ruolo riconosciuto alla componente agricola, ribadendo l’importanza di un impegno comune per raggiungere obiettivi in Italia e in Europa che favoriscano la crescita e la competitività delle nostre imprese, con particolare riguardo alle compatibilità con gli obiettivi del green deal.