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Il 30 maggio la prima giornata internazionale della patata

Il 30 maggio la prima giornata internazionale della patataRoma, 16 apr. (askanews) – Una guida alla nuova Giornata internazionale della patata, che si celebrerà il 30 maggio, con il tema “Raccogliere la diversità, nutrire la speranza”. A pubblicarla è la Fao, sottolineando l’importanza di questa e di altre colture nella lotta alla fame e alla povertà e nell’affrontare le minacce ambientali ai sistemi agroalimentari. Con circa 5.000 varietà, la diversità delle patate svolge un ruolo vitale nella sicurezza alimentare e nella nutrizione globale, aiutandola ad adattarsi ai diversi ambienti e ad affrontare i cambiamenti climatici.


Essendo la terza coltura alimentare più consumata a livello globale, dopo il riso e il grano, le patate sono un alimento base nella dieta di circa due terzi della popolazione mondiale. Nonostante una diminuzione del 17% nella superficie mondiale delle patate tra il 2000 e il 2020, la produzione totale è aumentata dell’11,25% grazie al miglioramento delle varietà e delle pratiche agronomiche. Un totale di 159 paesi nel mondo hanno coltivazioni di patate su un totale di 17,8 milioni di ettari. Ogni anno nel mondo vengono prodotte 374 milioni di tonnellate di patate. La Giornata internazionale del 30 maggio metterà in risalto anche il ruolo dei piccoli agricoltori a conduzione familiare, una percentuale significativa dei quali sono donne, nel salvaguardare la diversità del raccolto e nel celebrare l’importanza culturale e culinaria della patata.


Originaria delle Ande, la patata era conosciuta come il “fiore dell’antica civiltà Inca”, per la quale costituiva un alimento base. La patata fu introdotta in Europa nel XVI secolo, da dove successivamente si diffuse nel resto del mondo. In soli cinque secoli, la patata è diventata una coltura alimentare fondamentale per gli agricoltori e i consumatori di tutto il mondo. La Giornata internazionale servirà anche a mostrare diversi modi più sani di preparare e consumare le patate. Tra le varie azioni suggerite dalla guida della Fao, alcune riguardano i governi e gli organismi internazionali, che possono creare un ambiente favorevole, sostenere la ricerca e rafforzare la catena del valore delle colture, anche attraverso lo sviluppo di celle frigorifere e la moltiplicazione e distribuzione di sementi di qualità. Altre le imprese alimentari, che possono essere più innovative, rendere disponibili ai consumatori prodotti nutrienti a base di patate e ridurre al minimo gli sprechi.

Fedagripesca: prorogare regime aiuti Ue per pesca e acquacoltura

Fedagripesca: prorogare regime aiuti Ue per pesca e acquacolturaRoma, 16 apr. (askanews) – “Per il settore ittico è necessario che il regime quadro di aiuti europeo sia prorogato anche per i settori della pesca e dell’acquacoltura come previsto per il settore agricolo”. A chiederlo è Fedagripesca-Confcooperative in merito alla proposta della Commissione europea di proroga del quadro di riferimento temporaneo per le crisi e la transizione degli aiuti di stato, al fine di continuare a sostenere il settore agricolo primario in considerazione delle persistenti perturbazioni del mercato; la proposta al momento, però, vede esclusa la pesca e l’acquacoltura.


“Per avere un margine economico nell’attività di pesca – spiega in una nota Paolo Tiozzo, vicepresidente Confcooperative-Fedagripesca – è necessario che il prezzo del gasolio resti entro livelli di sostenibilità ed i segnali di queste ultime settimane sono poco incoraggianti. Purtroppo, dall’inizio della guerra in Ucraina ad oggi il prezzo del gasolio ha superato la soglia di 1 euro e i venti di crisi che soffiano da oriente stanno riscaldando troppo i costi energetici”. E così, fotografa la situazione Fedagripesca, molte imprese decidono di lasciare i pescherecci fermi in porto e aspettano il piano di demolizione non solo per alleggerire lo sforzo di pesca. Anche nell’acquacoltura e nella trasformazione e commercializzazione la crisi continua a farsi sentire. L’aumento dei costi per l’energia, per la logistica, per i mangimi e per le materie prime, la chiusura di alcuni sbocchi commerciali e di approvvigionamento si ripercuotono sulle imprese che vedono i costi di produzione e commercializzazione lievitare.

Siccità in Puglia, raccolto grano compromesso al 20-25%

Siccità in Puglia, raccolto grano compromesso al 20-25%Roma, 16 apr. (askanews) – Per l’assenza di piogge e la prolungata siccità risulta già compromesso il raccolto di grano in Capitanata e nell’areale di Altamura in Puglia, con una perdita stimata che si attesta già al 20-25% della produzione. Lo denuncia Coldiretti Puglia. L’allarme riguarda sia il Foggiano sia la zona di Altamura dove la siccità persistente ha seccato i campi, con la terra arsa e spaccata per la mancanza di piogge e una perdita di 100 milioni di metri cubi d’acqua negli invasi rispetto allo scorso anno, sulla base dei dati dell’Osservatorio dell’Anbi.


Per il clima primaverile che ha caratterizzato l’autunno e l’inverno con le temperature ben al di sopra della norma è andato a male il raccolto delle clementine e si attende il riconoscimento della calamità da siccità per il comparto agrumicolo. Ora a forte rischio siccità sono i cereali e i legumi, mentre gli ulivi sono in perenne vegetazione. La crisi idrica ha determinato un calo drastico di foraggio verde nei pascoli con l’aggravio dei costi per l’acquisto di mangimi per garantire l’alimentazione degli animali nelle stalle. La Puglia è la regione d’Italia dove piove meno, con 641,5 millimetri annui medi e la Regione mantiene anche il primato negativo della disponibilità annua media di risorsa pro capite con soli 1000 metri cubi, meno della metà della disponibilità annua pro capite media nazionale stimata in 2330 metri cubi. D’altro canto ogni anno va perso l’89% dell’acqua piovana.

Concorso enologico istituti agrari, hanno partecipato 24 scuole

Concorso enologico istituti agrari, hanno partecipato 24 scuoleRoma, 16 apr. (askanews) – Hanno partecipato 24 istituti agrari, provenienti da 14 diverse Regioni all’ottavo concorso enologico per istituti agrari d’Italia, organizzato dal Masaf, dal Crea e dal Mim, in collaborazione con Renisa. I vincitori sono stati premiati ieri al Vinitaly, in concomitanza con la Giornata Nazionale del Made in Italy, alla presenza del presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Sessantotto in totale i vini in gara, di cui 31 bianchi, 28 rossi e 9 rosati, suddivisi in tranquilli (58), spumanti (7), passiti (2), frizzanti (1), a denominazione IGP (37), DOC (21), DOCG (6), VSQ (Vini Spumanti di Qualità 4).


I vini sono stati valutati in base a 5 categorie: vini tranquilli DOC e DOCG, vini tranquilli IGT, vini spumanti DOC, vini spumanti VSQ (vini spumanti di qualità), vini passiti. La giuria, composta da due diverse commissioni esaminatrici, ciascuna formata da 5 enologi (3 interni CREA e 2 esterni, in possesso del titolo di studio e requisiti previsti dal D.M. 9 novembre 2017 che disciplina i concorsi enologici ), ha utilizzato la scheda per l’analisi sensoriale “Union Internationale des Oenologues”, che prevede la valutazione di 14 parametri relativi a vista, olfatto e gusto per vini tranquilli e per vini frizzanti/spumanti. Il punteggio finale, fino ad un massimo di 100 punti, è il risultato della media aritmetica ottenuta dalle 10 valutazioni (10 schede) raccolte per ciascun vino in competizione, escludendo il punteggio più alto e quello più basso. Hanno raggiunto il punteggio minimo (80 punti) per essere premiati ben 66, a testimonianza non solo del crescente interesse e della maggiore partecipazione delle scuole, ma anche dell’aumento degli standard qualitativi dei vini. Si segnala anche una maggiore attenzione alla tutela dell’ambiente con 11 vini biologici presentati.


Il CREA Viticoltura ed Enologia quest’anno, novità assoluta, ha deciso di conferire un ulteriore premio, un “Attestato di merito”: al miglior vino classificato per ciascuna delle 5 categorie del concorso (vini bianchi tranquilli, vini rosati tranquilli, vini rossi tranquilli, vini spumanti, vini passiti), e al vino che ha ricevuto in assoluto il punteggio più alto, la “menzione speciale” per la migliore innovazione (spumante 2016 Vivarelli fuori concorso per l’annata, presentato con un metodo di spumantizzazione proprio, a marchio depositato, metodo Scacchi), alla spunto di comunicazione più efficace in relazione al proprio vino, presentato nella Sezione Idea Marketing (alla sua quarta edizione), a latere del concorso enologico, lanciata da CREA e Renisa.

Accordo Ismea-Aite per monitorare e valorizzare l’enoturismo

Accordo Ismea-Aite per monitorare e valorizzare l’enoturismoRoma, 16 apr. (askanews) – Fornire una base metodologica di supporto al sistema dei dati sull’enoturismo: è l’obiettivo del protocollo d’intesa firmato al Vinitaly tra Ismea e Aite, l’associazione italiana turismo enogastronomico. E oggi è stata presentata al Vinitaly la prima indagine sull’enoturismo, frutto di questo accordo. Un’esperienza, quella del turismo del vino, che coinvolge 13,4 milioni di enoturisti italiani, il 64,5% dei viaggiatori, rappresentando un’attrazione soprattutto per americani e europei.


L’indagine, illustrata nell’ambito del convegno “In viaggio tra vigne e cantine: numeri, profili e tendenze dell’enoturista italiano”, ha evidenziato che il livello di soddisfazione degli enoturisti italiani è molto alto. Tre enoturisti su quattro si dichiarano soddisfatti soprattutto per la qualità del servizio in occasione delle visite in cantina e delle altre iniziative, per i rapporti con la comunità locale e per le modalità di prenotazione delle esperienze proposte. Nel cluster degli under 24 sono stati indicati margini di miglioramento soprattutto in merito alla qualità del servizio, alla facilità di prenotazione e al reperimento di informazioni.


Per Livio Proietti, presidente di Ismea “l’obiettivo dell’intesa è mettere sotto la lente di ingrandimento le principali variabili qualitative e quantitative dell’enoturismo italiano, un segmento rilevante del sistema vitivinicolo nazionale che lega prodotti e territori, contribuendo anche al successo del made in Italy. L’enoturismo, come anche l’agriturismo, comparto che l’Istituto monitora ormai da diversi anni, rappresenta un’importante leva di marketing, preservando l’attrattività delle aree rurali sempre più soggette a fenomeni di spopolamento”. “Il comparto enoturistico – ha aggiunto Roberta Garibaldi, Presidente di Aite – rappresenta ormai un fenomeno rilevante in termini economici e in ulteriore crescita per i ricavi delle aziende italiane del vino. Il livello raggiunto dall’enoturismo è tale da richiedere una vera e propria analisi scientifica strutturata, per poter delineare i flussi in ingresso e colmare il gap tra il desiderio del turista e la reale fruizione e per realizzare progetti di sistema, accompagnando il turismo rurale e gli investimenti pubblici e privati necessari per rilanciare occupazione e creare ricchezza”.


I dati evidenziano che la maggior parte dei turisti (circa il 50% tra quelli generici, quasi il 55% tra quelli legati al mondo del vino) si trattengono nei luoghi di vacanza per 2/3 giorni, andando oltre il “mordi e fuggi”: il 31% indica una durata di 4 giorni o più, valore che sale per gli enoturisti al 38%. Tra i wine lover, la metà ha visitato una o due cantine, il 36% almeno tre strutture, ma si osservano valori anche più alti nella classe tra 25 e 34 anni di età. Il turismo legato al vino, ha evidenziato la relazione introduttiva di Tiziana Sarnari esperta del settore di Ismea, si dimostra ancora più vitale per le cantine in annate meno fortunate come quella appena trascorsa, in cui alla lieve battuta d’arresto dell’export, si associa una stagnazione della domanda domestica. Un 2023 che passerà alla storia per una vendemmia particolarmente scarsa, la più leggera dal Dopoguerra, con 38,3 milioni di ettolitri, in calo del 23,2% sui volumi 2022, ma che ha visto il nostro Paese, unico tra i grandi player del vino, ridurre al minimo le perdite oltre frontiera (1% in volume e -0,8% in valore nel 2023, a fronte dei dati ben più negativi di Spagna e Francia).

Coldiretti: sbloccato credito imposta 4.0, ora Mimit emani decreto

Coldiretti: sbloccato credito imposta 4.0, ora Mimit emani decretoRoma, 16 apr. (askanews) – “È fondamentale aver sbloccato il credito d’imposta 4.0. Abbiamo chiesto e ottenuto dall’Agenzia delle Entrate un chiarimento per poter consentire alle imprese di utilizzare questo strumento, senza i blocchi che si erano venuti a creare nei giorni scorsi. Adesso è urgente che il Ministero delle Imprese e del Made in Italy emani il decreto per poter consentire l’utilizzo in compensazione dei crediti maturati nel 2023 e nel 2024”. Così Ettore Prandini, presidente della Coldiretti, commenta la faq emanata dall’agenzia delle Entrate in merito all’utilizzo del credito d’imposta 4.0.


Il credito 4.0 è un sostegno agli investimenti “semplice e di largo utilizzo che va ancora rafforzato, perché risponde alle esigenze delle imprese”, spiega ancora. La risoluzione dell’Agenzia delle entrate n. 19 dello scorso 12 aprile, infatti, aveva bloccato la compensazione dei crediti d’imposta 4.0 relativi agli investimenti in beni materiali strumentali nuovi realizzati prima del primo gennaio 2023 ma interconnessi dopo tale data. Il documento emanato dall’Amministrazione finanziaria aveva di fatto applicato in maniera più restrittiva le disposizioni contenute nel comma 3 dell’articolo 6 del decreto-legge n. 39 del 2024.


Su sollecitazione di Coldiretti, l’Agenzia delle entrate ha ripristinato la compensazione pubblicando una Faq, che prevede che possono essere utilizzati in compensazione i crediti d’imposta relativi agli investimenti effettuati dal 16 novembre 2020 al 31 dicembre 2021 (ovvero entro il 31 dicembre 2022, a condizione che entro il 31 dicembre 2021 il relativo ordine risulti accettato dal venditore e sia avvenuto il pagamento di acconti in misura almeno pari al 20% del costo di acquisizione) e dal 1° gennaio 2022 al 31 dicembre 2022 (ovvero entro il 30 novembre 2023, a condizione che entro il 31 dicembre 2022 il relativo ordine risulti accettato dal venditore e sia avvenuto il pagamento di acconti in misura almeno pari al 20% del costo di acquisizione).

Indagine coldiretti: 5500 giovani tra le vigne italiane

Indagine coldiretti: 5500 giovani tra le vigne italianeRoma, 16 apr. (askanews) – Sono oltre 5500 i giovani agricoltori e le giovani agricoltrici italiani che producono vino, il settore più gettonato dalle imprese under 35. In pratica, un’azienda su dieci tra quelle condotte da ragazzi e ragazze possiede una vigna. E’ il quadro che emerge dall’analisi Coldiretti su dati del Centro Studi Divulga diffusa oggi al Vinitaly.


Il tratto distintivo dei viticoltori under 35 è l’attenzione alla sostenibilità ambientale, una maggiore specializzazione nelle tecniche di marketing e un uso costante dei social per la promozione del proprio prodotto, attraverso uno storytelling che parte dal territorio e dalle sue caratteristiche. Non a caso i giovani vantano una maggiore propensione all’export, con quasi 1/3 delle aziende che vende all’estero, contro 1/5 della media generale. Ma i produttori di vino under 35 rappresentano anche una delle fasce più impegnate nell’innovazione, spiega Coldiretti, con oltre il 70% che porta avanti in attività multifunzionali, dalla trasformazione e vendita aziendale del vino all’enoturismo fino alla vinoterapia. La regione con il maggior numero di produttori di vino under 35 è la Puglia con oltre 1/6 del totale, che precede Veneto e Sicilia.


I vini della Generazione Z protagonisti a Casa Coldiretti sono rappresentativi dei tratti distintivi dei nuovi vignaioli, dall’innovazione allo sguardo rivolto sui mercati esteri, dalla formazione fino alla valorizzazione del territorio. A livello generale le aziende agricole dei giovani possiedono una superficie superiore di oltre il 54% alla media – conclude Coldiretti – un fatturato più elevato del 75% della media e il 50% di occupati per azienda in più.

Dal 29 aprile al 1 maggio torna Sapori e tradizioni dell’Elba

Dal 29 aprile al 1 maggio torna Sapori e tradizioni dell’ElbaRoma, 16 apr. (askanews) – Primo incontro nei giorni scorsi a Capoliveri fra l’amministrazione comunale e i promotori e sostenitori della Fiera “Sapori e Tradizioni dell’Elba”, dedicata alla filiera agroalimentare elbana con presentazione e degustazione dei prodotti agricoli locali e dei prodotti trasformati “made in Elba”, con la collaborazione di produttori e ristoratori.


Prodotti dell’orto, vino, olio, miele, farine, formaggi, insaccati, conserve, marmellate, sottoli, prodotti da forno, dolci tipici troveranno spazi in un apposito “villaggio del Gusto” ed offerti ai partecipanti dai produttori che ne descriveranno le qualità, l’utilizzo in cucina e la storia. Il calendario dell’evento che si articolerà in tre giornate: 29, 30 aprile e 1 maggio, vedrà un ricco calendario di iniziative collaterali con showcooking, mostre, incontri e conferenze con esperti e produttori, musica e arti. Saranno coinvolti i ristoranti del paese per accogliere gli ospiti con almeno un piatto della tradizione elbana nel menù.


In fase di definizione il pannel delle collaborazioni e delle adesioni. Il coordinamento dell’evento è stato affidato all’Associazione Amici di Penna Arte e Musica mentre la Pro Loco di Capoliveri curerà gli aspetti organizzativi.

Anabio-Cia: a biologico il 22% delle superfici vitate italiane

Anabio-Cia: a biologico il 22% delle superfici vitate italianeRoma, 16 apr. (askanews) – I vigneti italiani sono sempre più verdi. Oggi vengono coltivati a biologico oltre 133mila ettari, vale a dire il 22% delle superfici vitate nazionali. Numeri importanti che, da un lato, potrebbero crescere di più rimuovendo gli ostacoli soprattutto burocratici per le imprese agricole e, dall’altro, restano ancora poco visibili sul fronte dei consumi con cittadini non così informati e coinvolti.


Per tutto questo Cia-Agricoltori Italiani, insieme alla sua associazione di riferimento Anabio, ha scelto di portare al Vinitaly 2024 l’Enoteca Bio, una mostra permanente dei vini delle aziende biologiche associate, all’interno dello spazio confederale nel Padiglione 10 stand C3, organizzando al contempo il ciclo di incontri “I vini biologici, un racconto diVino”, momenti di confronto pubblico con i produttori tra storie e degustazioni. Una doppia iniziativa realizzata nell’ambito del progetto “Il biologico tra tradizione e innovazione”, finanziato dal Masaf, proprio con l’obiettivo di valorizzare e promuovere le produzioni bio nazionali.


D’altra parte, nonostante l’incremento delle superfici bio a vite (+160% dal 2010), con Sicilia e Toscana regine sul podio green, tuttora rimane limitata la produzione (3 milioni di ettolitri il volume di vino biologico, pari al 6% del totale nazionale) e ancora più esiguo il consumo, pari all’1-2% delle vendite complessive. Ecco perché Anabio e Cia rilanciano un memorandum in sei mosse con lo scopo di superare le difficoltà attuali e rilanciare lo sviluppo del settore. Partendo dallo snellimento delle procedure di certificazione di processo e di prodotto e dalla sburocratizzazione per favorire la conversione al bio delle aziende; e poi campagne informative e di comunicazione mirate a incentivare i consumi dei prodotti bio e a stimolare la domanda dei consumatori, sgravi fiscali ai protagonisti del settore e maggiori sostegni a ricerca, innovazione e formazione. Assicurando, infine, l’uniformità delle regole all’interno dell’Ue riguardo la produzione e la commercializzazione del bio.

Consorzio Prosecco Doc: database etichette garanzia a consumatore e filiera

Consorzio Prosecco Doc: database etichette garanzia a consumatore e filieraMilano, 15 apr. (askanews) – Una piattaforma per la gestione delle etichette dei vini Prosecco Doc, realizzata dal Poligrafico congiuntamente al Consorzio, con il supporto dell’organismo di certificazione Valoritalia. Di questo si è parlato durante l’evento “Database etichette: uno strumento a garanzia del consumatore e della filiera” tenutosi presso lo stand del Consorzio di tutela del Prosecco Doc (Prosecco DOC Theatre).


Uno strumento avanzato volto a digitalizzare e semplificare la consultazione delle etichette (velocizzando tutte le operazioni che ne derivano), a supportare le verifiche sul mercato e a rafforzare la tracciabilità del prodotto, per contrastare potenziali falsificazioni, garantendo l’autenticità del Prosecco nell’interesse dei consumatori e di tutti gli stakeholders. Questo sistema, condiviso con le autorità e l’organismo di controllo, permette un significativo passo avanti nella lotta alla contraffazione e all’individuazione delle non conformità nelle vendite, uno strumento a favore non solo del Prosecco DOC ma che potrà essere messo a disposizione anche di tutte le Denominazioni che vorranno aderire al progetto.


All’evento sono intervenuti Francesco Soro, direttore generale dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Giuseppe Liberatore, direttore generale di Valoritalia e Stefano Zanette, presidente del Consorzio del Prosecco DOC.