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Pnrr, 98 frantoi toscani hanno chiesto contributi ammodernamento

Pnrr, 98 frantoi toscani hanno chiesto contributi ammodernamentoRoma, 21 mar. (askanews) – Sono stati 98 i frantoi toscani che hanno presentato progetti sul bando PNRR emanato dalla Regione Toscana per la concessione di contributi che permettono la sostituzione e l’ammodernamento dei frantoi oleari.


Il bando, che ha un budget di 8 milioni 334mila euro, consentirà ai progetti collocati utilmente in graduatoria e approvati dalla Regione di godere del finanziamento a fondo perduto. L’intensità del sostegno è pari al 65% e pari all’80% per gli investimenti realizzati da parte dei giovani agricoltori e l’importo massimo del contributo va da un minimo di 30.000 euro a un massimo di 600.000 euro. Sarà possibile l’erogazione di un anticipo pari al 30% della spesa ammissibile, sulla base di apposita richiesta del beneficiario.


La progettualità dei 98 frantoi che hanno partecipato al bando, che complessivamente ammonta a oltre 20 milioni di contributo richiesto, consiste nel rinnovo degli impianti per favorire la sostituzione o l’ammodernamento dei frantoi esistenti anche attraverso l’introduzione di macchinari e tecnologie che migliorino le performance ambientali dell’attività di estrazione dell’olio extravergine di oliva. Il rinnovo degli impianti tecnologici è finalizzato anche al miglioramento della qualità degli olii e a un generale incremento della sostenibilità della filiera olivicolo-olearia. “Siamo soddisfatti della risposta che le nostre aziende hanno manifestato nei confronti di questo bando – ha detto la vicepresidente e assessora all’agroalimentare Stefania Saccardi – perché hanno colto l’importanza di questo che rappresenta uno degli interventi più rilevanti degli ultimi venti anni a favore di una delle filiere simbolo della Toscana”.

Cia: da Ue serve più protezione su grano, fondamentale per Italia

Cia: da Ue serve più protezione su grano, fondamentale per ItaliaRoma, 21 mar. (askanews) – “L’Europa dà il via a una serie di misure che sosterranno la produzione di mangimi da parte di diversi Paesi, ma resta inerte e silente rispetto a quanto sta accadendo in Italia”. A lanciare l’allarme è il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, che spiega che il valore del grano duro prodotto dai nostri cerealicoltori, “ha subito un vero tracollo, dimezzandosi nell’arco di un anno anche a causa delle importazioni massicce da nazioni come Russia e Kazakistan”.


Il presidente di Cia ricorda anche che “la battaglia da tempo portata avanti dalla Confederazione non riguarda solo la cerealicoltura, che negli ultimi due anni ha visto cambiare i propri connotati da dinamiche speculative e politiche globali di aggressione al Made in Italy, ma anche tutti gli altri principali prodotti del comparto. Sono soprattutto i piccoli e medi produttori dei settori ortofrutticolo, vitivinicolo, olivicolo, florovivaistico e zootecnico a subire la concorrenza sleale di Paesi terzi e l’inspiegabile mancanza di provvedimenti dell’Unione Europea a protezione delle proprie produzioni. A questo punto – conclude Fini – ci aspettiamo un segnale forte dal Consiglio”.

Lega: per Comm. Pesca Pe centrale cooperazione in gambero rosso

Lega: per Comm. Pesca Pe centrale cooperazione in gambero rossoRoma, 20 mar. (askanews) – “Oggi la Commissione pesca del Parlamento europeo ha riconosciuto la centralità del tema della cooperazione europea nella gestione del gambero rosso nel Mediterraneo. Un punto che abbiamo fortemente voluto all’ordine del giorno e che abbiamo richiesto come Lega e gruppo ID, per chiedere protezione e garanzie per i pescatori italiani e siciliani che rischiano la vita ogni giorno per fare il loro lavoro, come accaduto in occasioni passate di sequestri e sparatorie da parte dei libici”. Così in una nota Rosanna Conte, europarlamentare e coordinatrice Lega/Id in commissione pesca e Annalisa Tardino, europarlamentare siciliana Lega/Id componente della commissione pesca.


“È noto come il Mediterraneo sia di difficile gestione, principalmente per i rapporti con i Paesi Terzi che vi si affacciano e che non seguono le nostre stesse regole – spiega – Abbiamo sollecitato la Commissione Europea ad aprire un confronto politico e diplomatico, affinché si possa delineare un percorso in grado di fornire indicazioni utili per il futuro della pesca nel Mediterraneo e delle attività ad essa connesse, poiché si tratta di un’area custode di risorse dall’alto valore redditizio come appunto i gamberi rossi e viola, in cui ci troveremo a dover implementare le varie raccomandazioni CGPM”. “Nonostante la Commissione abbia ribadito che la cooperazione sia competenza degli Stati Membri, non volendosi quindi occupare dei pericoli che corrono i pescatori italiani, noi abbiamo voluto accendere con forza i riflettori su questo tema, e siamo stati l’unica compagine politica italiana a farlo. Nostro compito – conclude – è garantire al comparto la possibilità di operare in una zona di pesca sicura e caratterizzata da un’equa distribuzione delle risorse, e pertanto dobbiamo favorire le condizioni affinché un player importante come la Libia sia inserita a pieno titolo nel circuito multilaterale FAO/CGPM cui spetta la gestione degli stock di gamberi di profondità, nel rispetto di un ambiente marino sostenibile, capace di preservare le ricchezze del Mediterraneo per le generazioni future”.

Per Spagna 6.783 tonnellate pesca tonno rosso in 2024

Per Spagna 6.783 tonnellate pesca tonno rosso in 2024Roma, 20 mar. (askanews) – Il ministero dell’Agricoltura, della Pesca e dell’Alimentazione spagnolo ha stabilito l’assegnazione della quota e il censimento specifico della flotta autorizzata per la pesca del tonno rosso nel 2024. Per questa campagna, la quota assegnata alla Spagna è di 6.783,67 tonnellate, che possono essere catturati dalle 811 navi e nasse incluse nel censimento specifico per la pesca di questa specie.


Lo si legge nella Delibera dell’8 marzo 2024 pubblicata oggi sulla Gazzetta Ufficiale dello Stato. Questa risoluzione segue i criteri stabiliti dal regio decreto 46/2019, dell’8 febbraio, che regola la pesca del tonno rosso nell’Atlantico orientale e nel Mediterraneo. La maggior parte della quota spagnola, 5.911 tonnellate (87,1%), è destinata alle navi che corrispondono alla flotta di pesci esca della Cantabria, alle canne dello Stretto e alle canne a mano lenze, flotta di palangari e lenze a mano, flotta mediterranea con reti a circuizione e trappole.


L’11,69% (793,6 tonnellate) del contingente può essere catturato da navi con base nei porti delle Isole Canarie, piccole navi del Mediterraneo e navi artigianali dello Stretto. L’importo rimanente è destinato a coprire le catture accessorie effettuate dalle flotte con palangari di superficie e da traina per la pesca ricreativa e quella del tonno bianco settentrionale. 27,13 tonnellate (0,4%) sono riservate ai casi di superamento della quota e alle catture effettuate da flotte non comprese negli specifici elenchi censimentari.

Cia: rinnovo accordo filiera mais fa bene al comparto

Cia: rinnovo accordo filiera mais fa bene al compartoRoma, 20 mar. (askanews) – Il rinnovo dell’Accordo Quadro per il granturco da granella di filiera italiana certificata è un segnale importante per il futuro produttivo della maidicoltura nazionale. A dirlo è Cia-Agricoltori Italiani tra le organizzazioni firmatarie, insieme ad Assalzoo, AMI, Confagricoltura, Copagri, Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, Compag, AIRES, Assosementi e Origin Italia.


L’intesa raggiunta – sottolinea Cia – arriva a ribadire la forte coesione tra tutti gli attori coinvolti, dalla produzione alla commercializzazione, passando per lo stoccaggio e la trasformazione, rispetto al valore strategico di uno strumento chiave dei contratti di secondo livello per il granturco a uso zootecnico. Con il mais tutt’altro che al riparo dalla crisi, tra costi alti di produzione e prezzi bassi pagati agli agricoltori, l’accordo va -per Cia- nella direzione di una maggiore stabilità e tutela necessaria al settore e alla filiera zootecnica, intervenendo in modo significativo sul piano delle premialità, legate all’origine Made in Italy certificata, della sostenibilità e delle qualità delle produzioni.


Cia ricorda, infine, che il mais rappresenta, ancora oggi, la prima coltivazione cerealicola nazionale, capace di sviluppare nell’intera filiera un giro d’affari per l’economia italiana di circa 130 miliardi di euro. Questo, nonostante il Paese abbia perso, in dieci anni, oltre il 50% del suo potenziale produttivo e, così, la piena autosufficienza. Situazione che preoccupa e che investe l’Accordo Quadro di una sfida cruciale per la salvaguardia di una materia prima insostituibile per gli animali.

Coldiretti-Filiera Italia: accordo Ue non tutela grano italiano

Coldiretti-Filiera Italia: accordo Ue non tutela grano italianoRoma, 20 mar. (askanews) – “Se da un lato è doveroso fornire il giusto supporto all’Ucraina, dall’altro l’estensione del meccanismo a settori strategici del nostro Made in italy come il grano avrebbe posto un freno alle consistenti esportazioni di cereali verso l’Ue che hanno contribuito ad alimentare le preoccupazioni sui prezzi, creando delle distorsioni all’interno del mercato europeo, in particolare per quello agricolo”. E’ quanto afferma il presidente di Coldiretti Ettore Prandini commentando l’accordo raggiunto nella notte tra Commissione, Consiglio e Parlamento.


Un accordo che però non comprende il grano tra i prodotti oggetto del meccanismo di salvaguardia automatico che consente la reintroduzione di contingenti tariffari quando l’import di alcune produzioni supera un certo limite. Coldiretti e Filiera Italia, infatti, ritengono “insufficiente il semplice impegno della Commissione stessa a monitorare le importazioni di grano e altri cereali e utilizzare gli strumenti a sua disposizione in caso di turbative di mercato”. Grazie anche alle agevolazioni gli arrivi in Italia di grano tenero ucraino per il pane, spiegano le associazioni agricole, sono quadruplicati (+283%) nel 2023 rispetto al 2021, prima dell’inizio della guerra, arrivando a quota 470 milioni di chili.


Il testo approvato prevede l’applicazione del meccanismo avena, mais, semole e miele in aggiunta ai settori già stabiliti dalla proposta (pollame, zucchero e uova). “L’inserimento della semola non tutela affatto dall’import di grano – spiegano – considerato che circa il 70% del grano tenero che entra in Europa proviene dall’Ucraina: corrispondente a 4,3 milioni di tonnellate ad oggi per la campagna in corso, mentre l’import di semola di grano tenero è pari ad appena 45.000 tonnellate. Inoltre, nessun cambiamento sul fronte del periodo di riferimento che rimane il biennio 2022-2023, contrariamente a quanto stabilito nel posizionamento del PE che prevedeva anche il 2021, in un’ottica di maggiore tutela dei produttori europei da shock di mercato”.


“Vogliamo continuare a supportare in ogni modo l’Ucraina ma il prezzo non può essere pagato solo dalla filiera agroalimentare europea – spiega Scordamaglia – Senza clausola di salvaguardia potremmo avere un impatto sul prezzo del grano che va a sommarsi a quello provocato dall’invasione di grano russo verso cui continuiamo a chiedere la limitazione delle esportazioni”. Coldiretti e Filiera Italia continueranno a chiedere l’inserimento del grano e il cambio del periodo di riferimento con un ultimo appello, in vista del voto, ai parlamentari che dovranno approvare gli esiti del trilogo.

Masaf lancia concorso su Alberi monumentali d’Italia

Masaf lancia concorso su Alberi monumentali d’ItaliaRoma, 20 mar. (askanews) – In occasione della Giornata internazionale delle Foreste, che si celebra il 21 marzo, il ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste lancia il concorso “Radici”.


L’iniziativa, curata dalla Direzione generale dell’economia montana e delle foreste del Masaf, ha l’obiettivo di sensibilizzare alla conoscenza e al rispetto del patrimonio forestale italiano, mettendo al centro le immagini e le storie di alcuni dei suoi esemplari più significativi: gli Alberi monumentali d’Italia (AMI). Simboli di vetustà, maestosità, magnificenza e dell’equilibrio istituito tra uomo e natura, nonché spesso elementi identitari dei luoghi di appartenenza, gli alberi monumentali sono anche rappresentativi della grande ricchezza di biodiversità del territorio nazionale.


I partecipanti potranno inviare brevi storie, aneddoti, curiosità, leggende o particolarità relativi ad uno, o più, alberi o gruppi di alberi monumentali dei circa 4.300 censiti e accolti nell’Elenco nazionale degli alberi monumentali d’Italia, corredando i testi (massimo 1000 battute spazi inclusi) con una foto orizzontale che metta in risalto il valore dell’esemplare arboreo nel proprio contesto topografico. Immagini e racconti, spesso custoditi dalle singole comunità locali, possono contribuire a preservare la memoria storico-culturale dei ‘monumenti verdi’ nazionali e diffondere il senso di affezione nei loro riguardi.


“I nostri alberi monumentali sono un orgoglio nazionale. Il censimento e l’inclusione di questi esemplari nell’Elenco ufficiale è un’azione fondamentale di riconoscimento, tutela e valorizzazione, uno strumento che invita a conoscere questi ‘monumenti verdi’ contribuendo alla sensibilizzazione verso il patrimonio forestale italiano”, sottolinea in una nota il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida. Il 21 novembre, in occasione della ricorrenza della Giornata nazionale degli Alberi, verranno pubblicati sul sito Masaf i tredici contributi giudicati più meritevoli e significativi, valutati sulla base di un giudizio complessivo tra testo e fotografia; questi lavori andranno a comporre il “Calendario Alberi monumentali d’Italia 2025” che sarà liberamente scaricabile sul sito del Ministero da fine 2024.


Inoltre, tutti i testi e le fotografie ritenuti idonei andranno ad arricchire le schede dei relativi alberi, o gruppi di alberi, geolocalizzabili sulla mappa “Alberi monumentali d’Italia” che la Direzione generale dell’economia montana e delle foreste del Masaf cura e aggiorna su Google Maps.

Fedagripesca: accordo su mais primo piccolo passo per produttori

Fedagripesca: accordo su mais primo piccolo passo per produttoriRoma, 20 mar. (askanews) – “L’accordo siglato sulla produzione e coltivazione del mais segue e migliora quello del precedente triennio e focalizza maggiormente l’attenzione sulla provenienza nazionale del mais da granella prodotta in Italia al fine di contrastare, attraverso la qualità e l’origine, gli enormi quantitativi importati dall’estero”. Così il presidente di Fedagripesca Confcooperative Carlo Piccinini commenta la firma del nuovo Accordo Quadro per il granturco da granella di filiera italiana certificata, valido per il triennio 2023-2025, sottoscritto da un lato dagli industriali (Assalzoo), dall’altro dal mondo della cooperazione (Confcooperative Fedagripesca, Legacoop Agroalimentare e AGCI), della produzione AMI (Associazione Maiscoltori Italiani AMI – di Confagricoltura), CIA, COPAGRI; del modo delle sementi (Assosementi) e della distribuzione dei mezzi tecnici (COMPAG e AIRES).


“L’accordo – spiega Piccinini – segna un primo piccolo passo che speriamo possa tradursi in disponibilità di maggiori superfici ma anche un più alto riconoscimento economico per i produttori. Auspichiamo inoltre che più accordi di questo tipo possono essere realizzati anche in altre filiere”. “Le premesse del contratto di filiera – commenta Piccinini – muovono dalla necessità di recuperare superfici e produzioni di mais da granella certificato italiano, anche per i rifornimenti alle produzioni agroalimentari DOP di eccellenza, alla luce del fatto che la produzione di questa coltura in Italia ha subito negli ultimi anni un drastico calo sia nelle superfici coltivate, sia nella granella raccolta, in uno scenario peraltro aggravato da importanti quantitativi di prodotto importato anche in conseguenza con il conflitto in Ucraina”.


“Nell’accordo viene promossa e incentivata inoltre la produzione di un mais con caratteristiche qualitative sempre più elevate, anche con riferimento al tema della sostenibilità e del nuovo fondo di Sovranità alimentare che richiede appunto la presenza di un contratto di filiera almeno triennale per potervi accedere. Il contratto di filiera precede alcune premialità sul prezzo, lasciando tuttavia libera la contrattazione tra le parti a livello economico, con l’unico riferimento dei listini delle borse di riferimento”, commenta infine Piccinini.

Intesa Federbio-Equalitas su sviluppo sostenibile filiera vino

Intesa Federbio-Equalitas su sviluppo sostenibile filiera vinoRoma, 20 mar. (askanews) – E’ stato siglato stamattina a Roma il protocollo d’intesa tra Equalitas e FederBio per sostenere un approccio integrato e condiviso da istituzioni, imprese e operatori del settore vitivinicolo sul tema della sostenibilità del biologico. All’incontro erano presenti Maria Grazia Mammuccini, presidente Federbio, Riccardo Ricci Curbastro presidente Equalitas e Luigi D’Eramo, sottosegretario al Masaf.


Al centro dell’intesa, la promozione di un approccio che integri la certificazione Bio con lo standard Equalitas Vino Sostenibile come modello per la tutela ambientale e sociale e sfida costante per le imprese vitivinicole, sempre più attente e sensibili a queste tematiche. Il comparto vitivinicolo italiano ha già il 18% della produzione certificata biologico e oltre un miliardo di bottiglie di vino provenienti dalle imprese certificate sostenibili secondo lo standard Equalitas. Il protocollo intende da una parte formare ed assistere le imprese vitivinicole che vogliono integrare entrambi i modelli di gestione, Biologico ed Equalitas Vino Sostenibile, in un approccio completo e avanzato alla responsabilità d’impresa, anche facilitandone, dove possibile, i controlli congiunti. Dall’altro lavorare al rafforzamento dei requisiti che caratterizzano il biologico, quale risorsa strategica dell’UE, nel disegno della gestione sostenibile del vino, su temi come la tracciabilità di prodotti e processi, la tutela della biodiversità e della salute di consumatori e operatori.

Il Piemonte proroga bando su trasformazione prodotti agricoli

Il Piemonte proroga bando su trasformazione prodotti agricoliRoma, 20 mar. (askanews) – L’assessorato all’Agricoltura della Regione Piemonte ha prorogato all’8 aprile 2024 la scadenza del bando relativo all’intervento SRD13 del Complemento di sviluppo rurale 2023-2027, rivolto alle imprese agroalimentari piemontesi che operano nell’ambito delle attività di trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli.


La copertura finanziaria complessiva è di 30 milioni di euro complessivi e l’aiuto è concesso sotto forma di contributo in conto capitale fino al 40% della spesa ammissibile. “Vista l’importanza di questa misura si è ritenuto opportuno concedere una proroga per migliorare la predisposizione delle domande di contributo in corso di presentazione da parte degli imprenditori in modo da far cogliere tutte le opportunità offerte dal nuovo Csr”, ha spiegato in una nota l’assessore all’Agricoltura e cibo della Regione Piemonte, Marco Protopapa, annunciando la proroga.