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Fao: serve più cooperazione nel settore delle banane

Fao: serve più cooperazione nel settore delle bananeRoma, 12 mar. (askanews) – La Fao sollecita una maggiore cooperazione nel settore delle banane, importante soprattutto per alcuni paesi meno sviluppati e a basso reddito con deficit alimentare e per i piccoli agricoltori. E’ quanto emerso dalla quarta conferenza del World Banana Forum (WBF), ospitata dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura.


La conferenza si è aperta oggi presso la sede della FAO per discutere una serie di sfide affrontate dai produttori di banane, compreso l’impatto delle la crisi climatica, gli alti costi di energia e fertilizzanti, i costi dei trasporti e la diffusione della distruttiva malattia Fusarium Wilt Tropical Race 4. E la varietà Cavendish, che costituisce la maggior parte delle esportazioni di banane, è vulnerabile alla malattia. Nel suo discorso di apertura, QU Dongyu ha sottolineato l’importanza della banana sotto diversi aspetti: “le banane sono tra i frutti più prodotti, commercializzati e consumati a livello globale, con più di 1000 varietà prodotte in tutto il mondo, forniscono nutrienti vitali a molti popolazioni”.


Qu ha osservato che il settore delle banane è particolarmente significativo in alcuni dei paesi meno sviluppati e a basso reddito con deficit alimentare, dove contribuisce non solo alla sicurezza alimentare delle famiglie come alimento base, ma anche alla creazione di posti di lavoro e alla generazione di reddito come coltura da reddito. “Il reddito derivante dalla coltivazione delle banane può rappresentare fino a tre quarti del reddito familiare mensile totale dei piccoli agricoltori e generare oltre 10 miliardi di dollari di entrate dalle esportazioni ogni anno, la maggior parte dei quali va ai paesi in via di sviluppo”.


In risposta ai vari vincoli, il settore dovrebbe “trasformare queste sfide in opportunità attraverso una stretta collaborazione tra i partner di tutto il settore delle banane”, ha affermato il Direttore Generale della FAO. Ha invitato tutte le parti interessate a lavorare insieme per stimolare gli investimenti e adottare pratiche di produzione più sostenibili. Qu ha inoltre osservato che l’elevata inflazione ha ridotto il potere d’acquisto dei consumatori, ponendo le banane sotto una crescente concorrenza da parte di vari frutti tropicali.

Idea Agro investe nell’avocado made in Sicily

Idea Agro investe nell’avocado made in SicilyRoma, 12 mar. (askanews) – IDeA Agro, il più grande fondo di private equity in Italia interamente dedicato a investimenti nell’agribusiness, in partnership strategica con S.P.O. Zentrum e Jingold, ha avviato un nuovo sviluppo agricolo che prevede la realizzazione di un impianto di avocado in Sicilia su un areale di circa 100 ettari nella provincia di Siracusa. Agro Avo, la nuova realtà nata dalla partnership tra le tre istituzioni, si candida a diventare in pochi anni un player di riferimento nella produzione e commercializzazione di avocado siciliano in Italia.


Il consumo di avocado ha registrato aumenti costanti a doppia cifra negli ultimi anni, sia a livello globale che a livello UE. Le stime lo indicano come secondo prodotto tropicale più venduto al mondo, dopo le banane, da qui al 2030. La produzione mondiale si aggira intorno ai 9 milioni di tonnellate, un terzo dei quali realizzate in Messico (2,5 mio), seguito a distanza da Colombia, Perù, Indonesia e Repubblica Dominicana. USA e UE sono i principali importatori – 1,2 e 0,7 milioni di tonnellate rispettivamente. L’UE è largamente deficitaria, producendo complessivamente circa 150mila tonnellate – di cui il 70% in Spagna – con un consumo apparente che si attesta invece a quasi 700mila tonnellate. La produzione italiana, ad oggi, secondo le stime, è sviluppata su una superficie di circa 500 ettari.

Piemonte, prorogata a 15 aprile scadenza bando Pacchetto giovani

Piemonte, prorogata a 15 aprile scadenza bando Pacchetto giovaniRoma, 12 mar. (askanews) – L’assessorato regionale all’Agricoltura della Regione Piemonte ha prorogato al 15 aprile 2024 la scadenza del bando “pacchetto giovani”, che offre aiuti concreti ai giovani piemontesi per avviare l’attività e per investire nell’innovazione aziendale.


L’assessore all’Agricoltura e cibo della Regione Piemonte Marco Protopapa spiega che “visto il grande interesse che sta riscontrando la nuova programmazione dello Sviluppo Rurale, si è ritenuto opportuno concedere una proroga per favorire i giovani agricoltori a predisporre nel miglior modo le domande per questa prima opportunità concessa dal nuovo Csr”. Il bando, aperto a dicembre 2023, ha una copertura finanziaria complessiva di 45 milioni di euro e integra due misure del Complemento di sviluppo rurale 2023-2027 (Csr): investimenti per migliorare la competitività sui mercati delle aziende agricole e accrescere la redditività delle stesse (misura SRD01) e contributi per l’insediamento iniziale dei giovani agricoltori piemontesi (misura SRE01).


Possono partecipare i giovani agricoltori che al momento della presentazione della domanda hanno un’età compresa tra 18 anni (compiuti) e 41 anni (non compiuti) e sono già titolari di una azienda agricola.

Bagliani (Mondelez Italia): inflazione non è finita, su listini non parlo

Bagliani (Mondelez Italia): inflazione non è finita, su listini non parloMilano, 12 mar. (askanews) – “Io credo che non sia finita l’onda inflattiva”. A parlare è Silvia Bagliani, presidente e amministratrice delegata di Mondelez international Italia, che a margine dell’evento Ipsos, Flair Italia, in collaborazione con Centromarca, ha usato toni prudenti sul rientro dei prezzi. “Non è proprio una situazione chiara – ha detto ad askanews – Tendenzialmente, secondo me siamo ancora in una situazione di inflazione, non pesante come prima, ma ancora in una situazione inflativa”. Le aspettative di riduzione dei listini da parte dell’industria del largo consumo nel 2024 dovranno, dunque, essere abbandonate? “Sono politiche che ogni azienda fa in base a quelle che sono poi le componenti di costo che hanno – ha detto – Non possiamo comunicare le nostre politiche commerciali pubblicamente a differenza di altre aziende”.


Bagliani, poco prima, aveva sottolineato che “L’inflazione degli ultimi due anni è stata importante e ha toccato in maniera diversa diverse componenti, alcune rientrano, altre aumentano. Ad esempio il cacao in questo momento sta esplodendo, quindi in realtà è sempre difficile fare una considerazione media, perché a fronte di qualcosa che scende purtroppo ci sono altri ingredienti che per motivi vari aumentano, anche chi usa l’olio di palma per esempio registra aumenti”. A differenza di altre aziende dell’agroalimentare, però Mondelez Italia non registra ricadute sulla propria catena di approvvigionamento della crisi del Mar Rosso “Non abbiamo in questo momento nessuna visibilità di impatti negativi. Se penso a quello che noi produciamo nei nostri stabilimenti in Italia, uno riceve il latte dai conferenti nel giro di 30-40 chilometri quindi ovviamente la materia principale che viene trasformata è assolutamente vicina e l’altro, dove facciamo i biscotti Oro Saiwa e Tuc, ha grano italiano e quindi farina italiana che arriva dalle vicinanze – ha affermato – poi è chiaro che nella grande numerica degli altri componenti utilizzati per la produzione ci possono essere dei componenti che sono importati però non ho in questo momento conoscenze visibilità di problematiche”.

Sindacati: condivisibile ricorso su Regolamento Ue controlli pesca

Sindacati: condivisibile ricorso su Regolamento Ue controlli pescaRoma, 12 mar. (askanews) – E’ “condivisibile” la decisione del Governo italiano di presentare ricorso alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea avverso il Reg (UE) 2023/2842 (Regolamento controlli) che prevede l’utilizzo obbligatorio, da parte dei pescherecci, di telecamere a circuito chiuso come strumento di controllo elettronico a distanza finalizzato alla prevenzione delle infrazioni. E’ l’opinione di Fai, Flai e Uila Pesca, secondo cui “con tale Regolamento, la Commissione vuole istituire una sorta di ‘grande fratello’ per dimostrare la colpevolezza, già però presunta a priori, dei lavoratori nelle loro attività di pesca, utilizzando dei mezzi assolutamente sproporzionati rispetto alla finalità della tutela della risorsa dettata dalla Politica comune della pesca”.


“Il condivisibile obiettivo della sostenibilità ambientale – spiegano i sindacati in una nota congiunta – non può essere perseguito violando i diritti dei lavoratori alla privacy e al divieto del controllo a distanza e, soprattutto, non può prescindere da un necessario equilibrio rispetto alla sostenibilità sociale ed economica”. La ingente riduzione della flotta, la chiusura di tante imprese e la perdita di migliaia di posti di lavoro “testimoniano il prezzo troppo alto pagato, negli ultimi anni dalla pesca italiana in nome di una vera e propria ideologia iper-ambientalista che non ha nulla a che vedere con la reale esigenza di tutela del mare, del quale i nostri pescatori sono i veri, diretti e interessati custodi – proseguono i sindacati – La miope rincorsa al massimo rendimento sostenibile è stata, per oltre vent’anni, mirata a colpire e mortificare unicamente i pescatori, senza la giusta attenzione a tutti gli altri fattori che influiscono negativamente sugli ecosistemi marini e sugli stock ittici”.

Pesca, Mammi a Lollobrigida: redistribuire quote 2024 tonno rosso

Pesca, Mammi a Lollobrigida: redistribuire quote 2024 tonno rossoRoma, 12 mar. (askanews) – Redistribuire le quote di pesca per il tonno rosso del 2024, attribuendo almeno l’80% della quota incrementale a quella indivisa. Una decisione che sarebbe una vera e propria boccata d’ossigeno per i pescatori del Medio e Alto Adriatico. È quanto chiede, in sintesi, l’assessore regionale ad Agricoltura e Agroalimentare, Caccia e Pesca, Alessio Mammi, in una lettera indirizzata al ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida.


“Le quote di tonno rosso sono ripartite tra pesca a circuizione, palangari, tonnare fisse, pesca sportiva/ricreativa e quote indivise – scrive Mammi – Proprio le quote di pesca indivisa si esauriscono troppo rapidamente e accade con grande frequenza che imbarcazioni non hanno quote di tonno rosso assegnate e quindi non possono valorizzare il pescato per non incorrere in pesanti sanzioni. Uno spreco della risorsa – continua – e un mancato guadagno per molti operatori della pesca artigianale che potrebbero trarre un beneficio economico modesto, visto che il tetto di catture accessorie per imbarcazione è stabilito in un massimo di 900 chilogrammi a imbarcazione, ma che comunque costituirebbe ‘ossigeno’ per un settore in grande difficoltà, dati anche i problemi causati dai danni provocati dal granchio blu”. Nella lettera inviata al ministro si ricorda che in Adriatico e nelle marinerie dell’Emilia-Romagna la pesca del tonno rosso vanta una lunghissima tradizione. Dalla fine degli anni Novanta sono state adottate misure finalizzate a ridurre le catture di questi esemplari che, in base agli studi su scala internazionale, si trovava a forte rischio di estinzione. Le dinamiche di queste politiche hanno così costretto gli armatori di piccole imbarcazioni a cedere la loro piccola quota per la pesca di tonno rosso.


“Nel volgere di pochi anni l’Alto Adriatico è tornato a essere popolato in grande quantità da questa specie, al punto di definire l’Adriatico la ‘nursery del tonno rosso’ – chiude Mammi – Questo ripopolamento così repentino ha già indotto biologi e studiosi a considerare la possibilità di autorizzare un ulteriore aumento della quota nazionale di circa il 20%. Per questo le chiedo di valutare la decisione di attribuire almeno l’80% della quota incrementale del 2024 alla quota indivisa, e una quota specifica ai piccoli pescherecci a carattere costiero/locale come quelli delle imprese di pesca dell’Alto Adriatico, già dal prossimo Annual fishing capacity management plan previsto dal Piano di gestione”.

Cia: direttiva Emissioni coinvolge 90% aziende pollame, 20% suini

Cia: direttiva Emissioni coinvolge 90% aziende pollame, 20% suiniRoma, 12 mar. (askanews) – Una forte penalizzazione per il settore avicolo e suinicolo italiano ed europeo. Dal voto di oggi in merito alla direttiva sulle emissioni industriali, arriva un ulteriore colpo alla zootecnia con altri costi e oneri burocratici per le imprese. Così Cia-Agricoltori Italiani commenta la decisione della plenaria di Strasburgo.


L’accordo odierno, infatti, va a modificare le soglie per l’applicazione della direttiva IED andando a impattare su tante produzioni di qualità. Solo in Italia, sottolinea Cia, rientrerebbero nel nuovo perimetro il 90% degli allevamenti avicoli e il 20% di quelli suinicoli, ma con un impatto superiore all’80% sulla produzione di carne di maiale. “Abbiamo sempre ritenuto irragionevole equiparare la zootecnia a settori altamente industrializzati, chiedendo il mantenimento dello status quo nella revisione della direttiva – spiega in una nota il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini – Dopo l’esclusione degli allevamenti bovini, oggi ci aspettavamo un esito ben diverso dal voto e, invece, si è persa un’occasione per costruire insieme agli agricoltori la strada verso una maggiore sostenibilità”.


Per Cia “una migliore protezione dell’ambiente non passa da più burocrazia, ma da strumenti e misure incentivanti – conclude Fini – Ora confidiamo in una valutazione più attenta da parte del Consiglio, che dovrà dare il via libera definitivo al testo”.

Vino, Oss. Uiv-Ismea: Italia chiude export 2023 a 7,8 mld euro (-0,8%)

Vino, Oss. Uiv-Ismea: Italia chiude export 2023 a 7,8 mld euro (-0,8%)Milano, 12 mar. (askanews) – L’export di vino italiano chiude il 2023 con una flessione tendenziale dell’1% nei volumi (21,4 milioni di ettolitri) e dello 0,8% in valore, a poco meno di 7,8 miliardi di euro. Si tratta, evidenziano le elaborazioni dell’Osservatorio Uiv-Ismea, del terzo bilancio annuale in negativo registrato nel nuovo millennio, dopo la crisi economico-finanziaria del 2009 e l’effetto Covid del 2020. Ma al contrario dei due precedenti, rileva l’Osservatorio, il dato di quest’anno evidenzia difficoltà determinate non solo da variabili congiunturali ma anche da fattori di ordine strutturale, che sembrano peraltro accomunare tutti i principali Paesi produttori. L’Italia conferma comunque la sua leadership nei volumi esportati con la Spagna che scende a poco più di 20 milioni di ettolitri (-4,1%). Ma il 2023 si è distinto anche per un forte incremento di vini sfusi (+12%), destinati soprattutto alla Germania, la cui incidenza sulla tipologia pesa per quasi 2/3 delle esportazioni.


Rispetto alla leggera contrazione complessiva, si intensificano le difficoltà di quelle tipologie e aree produttive bandiera del made in Italy enologico. È il caso dei vini fermi a Denominazione in bottiglia, con i volumi a -6,2% per le Dop e a -4,3% per le Igp. Contrazioni più marcate rispetto alla performance complessiva italiana ma meno evidenti se rapportate a quelle della Francia, che chiude rispettivamente a -11% e -8%. In particolare, in linea con le tendenze mondiali, soffrono soprattutto i rossi del Belpaese, che scendono dell’8% per le Dop e del 6% nel caso delle Igp, un’impasse evidenziata anche dal calo delle esportazioni di vini comuni in bottiglia (-9%). Evidenze che si riflettono anche a livello regionale: -12,5% (volume) per i rossi Dop veneti, -10,5% per i toscani, -5,5% per i piemontesi. Sul versante bianchi, che vedono i Dop a -4,7% e gli Igp a -1,3%, gli Stati Uniti chiudono a -5%, bilanciati dal +3% del Regno Unito (dove però fanno male i veneti Dop, a -10%) e dal +2% dei Paesi Bassi. Stazionario il dato della Germania. Il quadro si fa più sfumato per gli spumanti, che dopo anni di crescita inarrestabile (+223% dal 2010 a oggi) cedono in volume il 2,3% (-1,7% per il Prosecco), con una crescita nei valori del 3,3% (Prosecco a +5,4%) in un contesto inflazionistico che ha favorito l’ascesa dei prezzi. Per lo spumante italiano il 2023 ha visto la caduta in volume nei primi due mercati mondiali (Usa a -12%, Uk a -4,4%), ma anche una buona crescita nell’Est Europa e un andamento ancora più sostenuto in Francia, con un più 25%. Un exploit al quale, secondo l’Osservatorio Uiv-Ismea, ha contribuito l’effetto sostituzione dello Champagne con il Prosecco (+21%) anche dettato dal minor potere di acquisto dei consumatori transalpini.


La geografia dell’export vede una divaricazione netta tra i risultati ottenuti nell’Ue, +5,6% volume e +4,1% valore, ed extra-Ue: -7,5% volume e -4% valore. In difficoltà i top cinque buyer fatta eccezione per la Germania che, forte del boom dello sfuso, chiude a +8,4% (volume). Negativo il bilancio delle esportazioni in Usa, con un tendenziale -9,1%, oltre che in Uk (-1,8%), Svizzera (-3,6%) e Canada (-11,3%). Bene l’export in Francia (+6,7%), a fronte di una forte contrazione nei mercati giapponese (-13,4%) e cinese (-22,3%).

Coldiretti: voto Ue direttiva Emissioni ennesima occasione persa

Coldiretti: voto Ue direttiva Emissioni ennesima occasione persaRoma, 12 mar. (askanews) – “Con il voto sulla direttiva emissioni industriali l’Unione Europea ha perso l’ennesima occasione di invertire la rotta, abbandonando le follie di un estremismo green che rischia di far chiudere migliaia di allevamenti, stretti tra una burocrazia sempre più asfissiante e la concorrenza sleale dall’estero”. E’ il primo commento del presidente della Coldiretti Ettore Prandini dopo la decisione degli europarlamentari riuniti a Strasburgo di votare l’accordo di trilogo senza emendamenti, quindi confermando l’inasprimento dei criteri per ottenere l’autorizzazione di impatto ambientale per le aziende avicole e suinicole. Resta, invece, l’esclusione delle stalle bovine dalla direttiva, anche se la Commissione potrebbe rivalutare la cosa nel 2026.


“Non ci fermeremo – aggiunge Prandini – e chiederemo di intervenire al nuovo Parlamento per correggere quelle scelte che penalizzano gli agricoltori italiani ed europei”. Ad essere colpiti saranno numerosi allevamenti di suini e di pollame di medie e piccole dimensioni, spiega Coldiretti, secondo cui “sopravviveranno soprattutto le aziende di grandi o grandissime dimensioni, continuando quel processo di polarizzazione delle imprese agricole contrario agli obiettivi della Commissione europea e non positivo per la tenuta del tessuto rurale italiano e, più in generale, europeo”.


Penalizzate tra l’altro le aziende suinicole coinvolte nelle produzioni a Denominazione di origine protetta (Dop) assoggettate ai nuovi oneri, mettendo a rischio un comparto chiave dell’economia agroalimentare, turistica e dell’export italiani.

Psa, Confagri: bene nuova strategia di contenimento dei cinghiali

Psa, Confagri: bene nuova strategia di contenimento dei cinghialiRoma, 12 mar. (askanews) – “Il nuovo metodo di identificazione e cattura dei cinghiali nei territori colpiti dalla PSA illustrato nella riunione al Ministero della Salute appare efficace. Confidiamo che con il coinvolgimento dei neo nominati sub commissari la situazione possa presto migliorare, valutando attentamente le aree interessate e la tempistica di intervento, a vantaggio di tutta la filiera suinicola, a partire dagli allevamenti”. Lo ha detto Giovanna Parmigiani, componente della Giunta di Confagricoltura, nell’incontro in cui sono stati anche presentati i tre sub commissari Mario Chiari, Giovanni Filippini e Simone Siena, appena nominati dai ministri Schillaci e Lollobrigida di concerto con il ministro Calderoli.


Parmigiani, ringraziando i sottosegretari La Pietra e Gemmato per la convocazione della riunione, ha auspicato che venga sempre garantita uniformità da parte delle autorità sanitarie locali nella gestione dell’epidemia negli allevamenti e nei macelli, nonché nelle misure di contenimento dei cinghiali, al momento assoluta priorità. Confagricoltura ha chiesto particolare attenzione verso i suinicoltori che stanno subendo pesanti penalizzazioni di mercato nelle zone di restrizione. “Occorre trovare soluzioni a riguardo – ha affermato Parmigiani – se non si vuole correre il rischio di depotenziare una parte essenziale della filiera”.


La strategia di contenimento presentata si basa sul partenariato pubblico-privato, la collaborazione con le associazioni della filiera e con le Regioni che stanno fornendo i dati necessari. Il nuovo metodo di azione è già stato sperimentato a Piacenza e si avvale della ricognizione, con i droni, in maglie del territorio della dimensione di 2×2 kmq che possono validamente essere esaminate con sistemi di rilevazione, anche notturni, per poi procedere alla cattura dei capi. Il sistema, ricorda Confagricoltura, fa seguito alla prima riunione tra i ministri Lollobrigida e Crosetto di fine agosto scorso ed è in pratica la concretizzazione della collaborazione con le forze armate. Saranno 176 le unità che saranno messe a disposizione, oltre ai mezzi tecnici.