Vino, la denominazione del Nizza Docg compie sette anniRoma, 4 lug. (askanews) – L’associazione produttori del Nizza Docg ha festeggiato il primo luglio scoro il settimo compleanno della denominazione. Il primo luglio 2016, infatti, usciva in commercio per la prima volta il Nizza docg, vendemmia 2014, anno del riconoscimento della denominazione. Da allora, l’associazione produttori del Nizza, celebra questa ricorrenza con una cena stellata e il format “Nata il Primo Luglio”, è diventato l’appuntamento annuale più importanti per l’associazione, che oggi conta 84 cantine associate.
Quest’anno, a Borgo Roccanivo, una delle proprietà delle Distillerie Berta, si è tenuta una cena di gala con lo chef Massimo Camia, del ristorante stellato La Morra. La cena è anche l’occasione per degustare le nuove annate, nella fattispecie di quest’anno Nizza Docg 2021 e Nizza Riserva 2020. Il presidente dell’associazione produttori del Nizza, Stefano Chiarlo, spiega che il Riserva 2020 “si può definire un’annata di grande equilibrio, con un frutto molto preciso e una rotondità rara. Il Nizza 2021, invece, rappresenta una delle annate più ricche, sia da un punto di vista di struttura che nelle note olfattive”.
Emilia Romagna chiede rapido indennizzo danni gelate 2023Roma, 4 lug. (askanews) – “Oltre all’impegno della Regione, abbiamo assoluta necessità che siano garantiti indennizzi nazionali, in tempi possibilmente brevi, adeguati alle imprese dell’Emilia-Romagna colpite dalle gelate e grandinate del 2023, come già avvenuto per quelle del 2020 e 2021. In passato furono stanziati circa 65 milioni di euro. Per il valore delle produzioni e l’impatto economico e sui posti di lavoro che il comparto ha, l’ortofrutta dell’Emilia-Romagna è un’eccellenza nazionale che sta soffrendo moltissimo a causa di fattori esterni: va sostenuta e rilanciata. Vanno salvate le produzioni”.
È questa, in sintesi, la richiesta dell’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi, ai parlamentari emiliano-romagnoli di tutti gli schieramenti affinché intervengano, per le proprie competenze, per dare un supporto alle imprese dell’Emilia-Romagna. “Esprimo tutta la mia preoccupazione, che più volte ho trasmesso anche al Governo, anche ai Parlamentari eletti in Emilia-Romagna per lo stato in cui versano le produzioni dell’ortofrutta regionale duramente colpite dagli eventi alluvionali di maggio – aggiunge l’assessore Mammi – che si sommano ad una situazione già sensibilmente compromessa dalle pesanti perdite dovute a gelate tardive di aprile. Eventi che hanno interessato varie zone dell’Emilia-Romagna, e che hanno investito le produzioni ortofrutticole provocando ingenti perdite di prodotto, in particolare nelle province di Forlì-Cesena, Ravenna, Ferrara, Rimini, Modena e Reggio Emilia”.
Secondo la Regione, ancora una volta si rende necessario, come è stato nel 2020 e nel 2021, dove complessivamente erano state destinate alle aziende colpite più di 65 milioni di euro, che vi sia un intervento straordinario che riconosca il valore delle produzioni e metta le aziende nelle condizioni di poter continuare a produrre e investire.
Alleanza Coop. a Lollobrigica e Figliuolo: ecco priorità per E-RRoma, 4 lug. (askanews) – Dare la massima priorità al ripristino degli argini, insieme a quello dei danni strutturali registrati in collina, prima che arrivi l’inverno e prevedere un esonero contributivo per dare respiro alle aziende agricole per i mancati raccolti. Sono queste le principali richieste avanzate Alleanza Cooperative Agroalimentari nel corso dell’incontro svoltosi oggi al ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare con il Commissario alla Ricostruzione Francesco Paolo Figliuolo.
Secondo Davide Vernocchi, presente all’incontro, “solo nel settore ortofrutticolo le aziende dovranno fare i conti con una contrazione della produzione pari a una media del 60% e con danni qualitativi generalizzati, che porteranno ad un raddoppio dei costi produttivi lungo la filiera per la campagna in corso”. All’incontro ha partecipato anche Cristian Maretti che ha posto l’accento sulla necessità che siano date garanzie alle imprese agricole colpite, al fine di far capire loro cosa possono attendersi in termini di aiuto soprattutto per quelle che sono ubicate in zone marginali e che dovranno ripristinare i loro fondi. “Aiutare queste aziende – ha dichiarato Maretti – è un investimento per il futuro perché l’eventuale abbandono di quei territori significherebbe aumentare la probabilità di futuri dissesti idrogeologici e quindi di altri interventi straordinari”.
Copagri: alluvione in E.-R.: sburocratizzare e agire oraRoma, 4 lug. (askanews) – “Le parole d’ordine da tenere a mente per far ripartire il settore primario dell’Emilia-Romagna, devastato dalla drammatica alluvione che solo in agricoltura ha provocato oltre 1 miliardo di euro di danni, sono sostanzialmente due, ovvero tempestività, così da dare ossigeno e speranza alle oltre ventimila aziende agricole colpite, e sburocratizzazione, condizione fondamentale per una rapida messa a terra delle ingenti risorse stanziate e per una immediata efficacia delle misure individuate”. Lo ha sottolineato il presidente della Copagri, Tommaso Battista, intervenendo all’odierno confronto con il Commissario Straordinario per le alluvioni in Romagna Gen. Francesco Paolo Figliuolo e con il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida.
“Giova ricordare che l’alluvione ha pressoché distrutto il 42% circa della Superficie Agricola Utilizzata-SAU dell’Emilia-Romagna, regione nella quale l’agroalimentare è la seconda voce dell’export e che non a caso è conosciuta come la food valley italiana, in quanto è qui che si concentra quasi il 30% della produzione ortofrutticola nazionale”, ha evidenziato Battista, precisando che “dalla zona colpita dipendono ben quarantaquattro produzioni a indicazione geografica, oltre a svariati vini di assoluto pregio”. “Bastano questi numeri – ha aggiunto – a dare l’idea della dimensione del disastro e dell’importanza di ripartire rapidamente, fatto questo per il quale ci aspettiamo molto da un neocommissario, al quale vanno i nostri migliori auguri di buon lavoro, che ha dimostrato la sua grande capacità organizzativa in occasione della fase pandemica e del grande lavoro portato avanti durante la campagna vaccinale”.
“Parliamo di un settore già messo a dura prova dalle gelate tardive primaverili, che hanno inferto un duro colpo alle colture in campo, e che ora, passata la prima fase di emergenza alluvionale, si trova ancora a dover fare i conti con decine di migliaia di ettari di terreni sotto una spessa coltre di limo e argilla, che sta soffocando le radici delle piante, intrappolando l’acqua sotto di esse”, ha fatto notare Battista, ricordando l’importanza di dare priorità al ripristino della rete infrastrutturale e degli argini, lavorando al contempo per prevedere un esonero contributivo a tutto il 2023 per tutte le aziende colpite. “Fra gli altri possibili interventi, segnaliamo la necessità di reperire risorse anche dai Fondi di Coesione afferenti alla programmazione in corso e non ancora impegnati, così come dal PSR, creando una misura ad hoc per la sola regione Emilia-Romagna e istituendo un Fondo di solidarietà in cui far confluire i contributi di tutte le regioni, come già avvenuto per il terremoto”, ha suggerito il presidente, ad avviso del quale “bisogna ragionare anche su possibili interventi in ambito PSN, che siano finalizzati al ripristino del potenziale produttivo agricolo e zootecnico danneggiato da calamità naturali, eventi climatici avversi assimilabili alle calamità naturali e da eventi catastrofici”.
Oggi prima riunione operativa al Masaf su aree alluvionate E.-R.Roma, 4 lug. (askanews) – Per portare l’Emilia-Romagna fuori dall’emergenza serve intervenire in maniera tempestiva con risorse importanti e burocrazia snella in un territorio che sta subendo anche gli effetti devastanti delle gelate tardive di aprile, che hanno pesantemente ridotto la capacità produttiva di molte imprese agricole di quelle zone. Sono queste le richieste ribadite oggi dal presidente Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, ala prima riunione del tavolo convocato al Masaf dal ministro Francesco Lollobrigida con il commissario alla ricostruzione post alluvione, il generale Francesco Paolo Figliuolo, e le associazioni di categoria.
“Occorre avviare la ricostruzione con il contenimento degli oneri burocratici, trovando le risorse finanziarie necessarie al sostegno economico delle aziende colpite sia sulle colture orticole che su quelle pluriennali – ha detto Fini – E’ necessaria una legge speciale che ricalchi l’intervento legislativo degli eventi sismici del 2012, prevedendo indennizzi per le strutture danneggiate, gli scoli e le infrastrutture a uso irriguo”. Per Fini, un’attenzione particolare deve essere prestata alle zone collinari, dove va fatto un grande lavoro sulle infrastrutture viarie per evitare la chiusura di attività agricole e zootecniche che acuirebbero i fenomeni di spopolamento già in atto da molti anni. Fini ha, infine, posto l’accento sul problema delle gelate tardive di aprile, che hanno causato in Emilia Romagna danni persino più devastanti di quelle del 2020-2021. Occorre, dunque, un intervento urgente per risanare queste imprese agricole, che oltre all’alluvione hanno dovuto affrontare questo ulteriore effetto del clima impazzito di questa primavera e rischiano di non avere alcun reddito nel prossimo anno.
Approvate modifiche a disciplinare produzione Chianti ClassicoRoma, 4 lug. (askanews) – E’ stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale, il primo luglio, il decreto di approvazione delle modifiche al disciplinare della denominazione Chianti Classico. Due i cambiamenti che interessano la tipologia Chianti Classico Gran Selezione: la possibilità di inserire in etichetta il nome di una delle 11 Unità Geografiche Aggiuntive (aree più ristrette e dotate di maggiore omogeneità) e l’obbligo di modificare la base ampelografica, a partire dalla vendemmia 2027, con la percentuale minima di Sangiovese che sale al 90% dall’80% e con l’eventuale apporto di soli vitigni autoctoni ammessi fino al 10%.
“E’ un traguardo storico per la denominazione – spiega il presidente del Consorzio Giovanni Manetti – adesso tutti i consumatori potranno finalmente scegliere vini provenienti dalle diverse UGA e apprezzare le sfumature del territorio del Gallo Nero: un ulteriore passo per la valorizzazione delle caratteristiche distintive del Chianti Classico.” Grazie per l’attenzione.
Nestlé Italia: nel 2022 generati 4,2 mld di valore condivisoMilano, 4 lug. (askanews) – Nel 2022 il gruppo Nestlé ha generato 4,2 miliardi di euro di valore condiviso in Italia, pari allo 0,22% del pil, registrando un incremento del 5,5% rispetto al 2020. Rispetto al totale del valore generato nel nostro Paese, il 94% risulta distribuito tra Stato, lavoratori e attori esterni coinvolti nella filiera. Sono questi alcuni dei dati emersi dalla nuova edizione dello studio “Nestlé crea valore per l’Italia” presentato da Marco Travaglia, presidente e amministratore delegato del gruppo Nestlé in Italia e Alessandro Marangoni, amministratore delegato di Althesys, durante l’incontro al ministero delle Imprese e del made in Italy per i 110 anni di Nestlé in Italia.
In termini di occupazione, ogni dipendente Nestlé genera indirettamente otto posti di lavoro in Italia, per un totale di 43.040 addetti. Grazie alle sue attività produttive, nel 2022 Nestlé ha determinato la creazione di 1,257 miliardi di euro di salari lungo la filiera, pari allo 0,8% delle retribuzioni dell’industria manifatturiera ed equiparabile al consumo annuale medio di 43.596 famiglie. “Nestlé riveste un ruolo sempre più centrale nell’economia del nostro Paese, generando un valore condiviso di cui beneficiano l’intera nazione e le piccole comunità locali. Nel corso dei nostri 110 anni di presenza in Italia abbiamo costruito un solido e radicato legame con il territorio, contraddistinto da caratteristiche uniche che vogliamo continuare a valorizzare – ha dichiarato Travaglia – Continuiamo a credere e a scommettere sull’Italia attraverso investimenti costanti sull’intero comparto, sviluppando progetti che riescono ad avere impatti sociali positivi e mettendo a disposizione di istituzioni, enti e aziende la nostra capacità di innovare costantemente”.
Dei 4,2 miliardi di euro di valore condiviso generati nel 2022, le ricadute dirette ammontano a 816 milioni di euro, quelle indirette a 2,018 miliardi e le indotte a 1,394 miliardi. Inoltre, lo scorso anno Nestlé ha contribuito a versare 1,537 miliardi di euro di tasse nel nostro Paese, pari allo 0,3% delle entrate fiscali italiane, e ha elargito donazioni per un valore pari a 3,4 milioni di euro. La storia di Nestlé in Italia inizia 110 anni fa, nel 1913, quando viene depositata a Milano l’etichetta “Farina Lattea Nestlé”. Allora il gruppo vendeva due prodotti ancora oggi presenti sulle nostre tavole: il latte in polvere e il latte condensato. Oggi il gruppo è presente nel nostro Paese con 10 stabilimenti e 74 punti vendita che impiegano circa 4.600 persone.
A due marchi della multinazionale svizzera, Baci Perugina e S. Pellegrino, scelti a simbolo della tradizione e della internazionalità dell’azienda, è dedicata l’esposizione patrocinata da Altagamma (di cui S. Pellegrino è socia) allestita presso il ministero delle Imprese e del made in Italy per celebrare l’anniversario dell’azienda.
Avicoltura, fatturato 2022 a 7,4 mld (+24,5%), ma produzione e consumi giùMilano, 4 lug. (askanews) – Nel 2022 il settore avicolo, che comprende carni bianche e uova, ha realizzato un fatturato di 7,4 miliardi, un risultato in crescita del 24,5% rispetto a 5,9 delll’anno prima. A fronte di questo incremento a valore per la filiera, invece, la produzione di carne avicola è calata dell’11,2% con 1,22 milioni di tonnellate di carne prodotta e la produzione di uova del 2,5% a 11,8 miliardi. Anche sul fronte dei consumi si è registrato un calo che a livello pro-capite è stato pari al 4,3% sul 2021, in prevalenza di tacchino, passati da 21,43 a 20,5 chili. Per le uova invece il consumo pro-capite è stato di 227, in aumento del 7,4%.
A spiegare i numeri registrati lo scorso anno dal comparto, Antonio Forlini, presidente di Unaitalia, in occasione dell’assemblea dell’associazione nazionale delle carni bianche italiane, che conta 64mila addetti: “L’avicoltura italiana si trova di fronte a uno scenario complesso. In conseguenza del calo produttivo dell’11,2%, nel 2022, per la prima volta abbiamo rischiato di perdere la nostra storica autosufficienza a causa degli effetti dell’aviaria, che ha provocato danni al settore per 262 milioni di euro da ottobre 2021 a maggio 2022 e ci siamo trovati a perdere l’8% di tasso di approvvigionamento. A queste difficoltà si sommano ora i danni dell’alluvione che ha colpito l’Emilia-Romagna, tra le regioni a più alta vocazione avicola, per più di 15 milioni di euro, il peso dell’inflazione (+7,6% a maggio dati Istat) che frena i consumi e quello dei costi produttivi (+23% nell’ultimo anno). I fatti recenti ci hanno insegnato che le conquiste del nostro settore non possono essere date più per scontate e che la gestione delle emergenze è la nuova normalità. Per questo non ci possiamo più permettere di compiere scelte sbagliate nella definizione delle politiche produttive future, soprattutto a livello europeo”. Così Nel dettaglio nel 2022, il fatturato industriale si è diviso tra i 5,35 miliardi delle carni avicole (erano 4,83 mld nel 2021) e i 2 miliardi delle uova (1,07 mld nel 2021). Quest’anno la produzione si prevede ancora in calo del -3,3% rispetto all’anno di riferimento 2021 (quando si attestava a 1,36 milioni di tonnellate), ma in ripresa rispetto al 2022.
Durante l’assemblea sono stati affrontati anche alcuni temi relativi alla Farm to fork in attesa di revisione da parte della Commissione europea, in particolare del pacchetto di riforma delle regole sul benessere animale, della direttiva emissioni industriali e di quella sugli imballaggi, il presidente di Unaitalia ha sottolineato come “l’ipertrofia regolatoria a cui assistiamo rischia di mettere fuori gioco le nostre produzioni caricandole di maggiori costi e riducendone l’efficienza, senza che sia stata fatta una valutazione cumulativa degli impatti. Il cambiamento è possibile e duraturo se è guidato dalla scienza e mediato dal settore chiamato a generarlo, in accordo con il mercato, trovando il miglior punto di equilibrio possibile tra impatti ambientali, economici e sociali”. Forlini plaude agli interventi dall’attuale governo in materia agroalimentare, a partire da quello che definisce un “segnale politico” sulla carne artificiale, e chiede di difendere il comparto a Bruxelles oltre a misure che ridiano potere di acquisto ai consumatori. “Basta attacchi ideologici e un ambientalismo e animalismo che nasconde interessi economici molto rilevanti. Bene, dunque, i primi provvedimenti dell’attuale maggioranza, come il segnale politico sulla carne prodotta in laboratorio, la svolta impressa sul tema delle tecniche di evoluzione assistita (Tea) che potrebbe ridurre la dipendenza dalle importazioni di materie prime per mangimi o il disegno di legge sul ‘meat sounding’. Al Governo chiediamo di proteggere in Europa un asset strategico del nostro made in Italy con meccanismi di vera reciprocità rispetto alle importazioni extra-UE, la difesa della sicurezza alimentare per i nostri consumatori, periodi di adeguamento alle nuove regole congrui e ben sostenuti – ha detto – E’ necessario procedere spediti sulla strada delle riforme, con l’attuazione efficace del Pnrr e con alcuni strumenti come i contratti di filiera, l’agrivoltaico e la transizione digitale. Occorre rendere l’Italia un paese più competitivo con l’auspicata riduzione del cuneo fiscale e con interventi pro-consumi erosi dall’inflazione, come la riduzione dell’IVA al 4% che garantirebbe a tutti l’accesso a carni bianche e uova, le proteine più democratiche sul carrello della spesa”.
Durante l’assemblea sono stati ribaditi alcuni passi fatti avanti dall’avicoltura italiana come l’uso degli antibiotici, sceso, secondo dati Ema Evsac, del 90% dal 2011 al 2020, o il dato sulle emissioni di Co2 della produzione avicola italiana che secondo la Fao sarebbe circa il 50% in meno di Co2 rispetto alla media mondiale (Fonte: Faostat). Il 62% della produzione avicola in Italia, inoltre, riporta informazioni volontarie aggiuntive in etichetta disponibili al consumatore. Di queste, il 52% riguarda l’uso di luce naturale e il 50% degli arricchimenti ambientali. La densità inferiore ai limiti di legge è indicata dal 30% degli aderenti al Disciplinare, mentre il 6% della produzione usa razze “a lento accrescimento”. Il 28% dei prodotti che riportano informazioni aggiuntive in etichetta (uno su tre) risponde infine a standard di “maggiore benessere”, ovvero sono garantite contemporaneamente in allevamento densità ridotte, arricchimenti ambientali e/o disponibilità di luce naturale. Per le uova da consumo il passaggio a produzioni cage free sugli allevamenti delle filiere aderenti ad Unaitalia, inclusi quelli in soccida, supera l’80%. “Le recenti esperienze sui dossier strategici per il settore – ha aggiunto Forlini – ci insegnano che non possiamo continuare a dipendere dagli studi di centri di ricerca e università, molto spesso del nord Europa, che si ispirano a modelli diversi dal nostro e che sono presi a riferimento nel processo decisionale europeo. Valorizziamo le nostre eccellenze anche in campo scientifico con un polo del made in Italy della ricerca nell’agroalimentare: una rete unica tra Istituti zooprofilattici, che sono un unicum italiano, università e centri di ricerca che ne coordini il lavoro per essere più visibili e competitivi nelle sedi che definiscono le policy europee”.
Fimaa: Necessarie misure contro disastri da alluvioni e siccitàRoma, 4 lug. (askanews) – La produzione agroalimentare italiana sta subendo forti ripercussioni a causa della lunga siccità e delle recenti alluvioni, ma anche per il conflitto in Ucraina che mette a rischio l’approvvigionamento di alcuni prodotti. È necessario quindi elaborare delle strategie alternative, per evitare la paralisi dell’intero settore. Lo rileva la Fimaa – la Federazione Italiana Mediatori e Agenti Affari – che affronterà l’argomento nel corso del convegno “Il Mediatore Merceologico: valore aggiunto e tutela delle parti” che si svolgerà il 6 luglio, giovedì prossimo, a Bologna nella sala congressi del parco tematico FICO.
La scelta fatta dalla Fimaa – unica associazione italiana a rappresentare la categoria dei mediatori merceologici – sul capoluogo emiliano è quasi obbligata, infatti il FICO è l’unico parco tematico al mondo dedicato al cibo Made in Italy. L’evento inoltre sarà anche l’occasione per manifestare solidarietà agli abitanti dell’Emilia Romagna, alle prese con la ricostruzione dopo le violente alluvioni di maggio. E per aprire i lavori è stato invitato Stefano Bonaccini, presidente della Regione e Valerio Filetti, presidente AGER Borsa Merci Bologna. Il mediatore merceologico è l’esperto dei prodotti, delle tecniche industriali e mercantili che riguardano la produzione e la distribuzione dei prodotti. Grazie alla profonda conoscenza del prodotto, del mercato, del territorio, dei processi di produzione e di trasformazione dei beni agroalimentari, svolge un ruolo fondamentale in tutti i passaggi della catena, dalla coltivazione e dalla produzione fino al consumo finale.
“Le alluvioni, la siccità e il conflitto russo ucraino – commenta Santino Taverna, presidente di Fimaa – dimostrano come la figura del mediatore merceologico sia sempre più importante. È fuorviante pensare che gli eventi si ripercuotano solo a livello locale, ma nell’ambito dei prodotti la ripercussione investe tutto il mercato delle merci a 360 gradi. È fondamentale avere una conoscenza globale del settore in cui si opera”. “Il convegno di Bologna toccherà anche argomenti inerenti la professionalità che il mediatore deve avere. La conoscenza e la necessità di una formazione continua per la gestione del rapporto tra domanda e offerta – aggiunge il Presidente di Fimaa – è un aspetto basilare. L’appuntamento si svolgerà in concomitanza con i lavori della Borsa Merci di Bologna, punto di riferimento per chiunque operi nel settore dell’agricoltura e dell’industria di trasformazione dei cereali, semi oleosi e materie prime per l’alimentazione animale” conclude Taverna.
Renzo Rosso replica a Masi: comportamento Boscaini illegittimo e abusivoMilano, 30 giu. (askanews) – “È un comportamento illegittimo e abusivo, ennesima riprova della chiusura al dialogo del management e della maggioranza di Masi Agricola. Red Circle reagirà in ogni sede anche quale azionista di minoranza”. Non si è fatta attendere la risposta di Red Circle Investments, holding di investimento del patron di Diesel, Renzo Rosso, al gruppo veronese dell’Amarone di cui è socio con una quota del 10%. Nella tarda mattinata di oggi, infatti, Masi Agricola aveva comunicato di aver ha convocato per il 21 luglio un’assemblea per revocare i due consiglieri espressione di Rosso per violazione del divieto di concorrenza. E a stretto giro è arrivata la replica, che segna un nuovo capitolo della saga dell’Amarone.
“Dopo tre anni che Red Circle Investments è socia di Masi Agricola, dopo che Renzo Rosso (da oltre trent’anni attivo nel settore del vino con Diesel Farm) è stato amministratore di Masi Agricola e solo dopo che Red Circle Investments ha impugnato il bilancio – si legge nella nota – improvvisamente i Boscaini si accorgono che vi sarebbe un rapporto di concorrenza che impedirebbe agli amministratori designati da Red Circle Investments medesima, Arianna Alessi e Lorenzo Tersi, di mantenere tale carica e ricorrono a questo pretesto per revocarli”. Il patron di Diesel ha portato in tribunale Masi Agricola, di cui la famiglia Boscaini detiene il 73,5%, chiedendo al Tribunale di Venezia di accertare e dichiarare la nullità o comunque l’invalidità della delibera di approvazione del bilancio 2022 e di accertare e dichiarare che il bilancio consolidato 2022 non è conforme alle norme che ne disciplinano i criteri di redazione.