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Studio Crea: ecco come turismo rurale fa crescere territorio

Studio Crea: ecco come turismo rurale fa crescere territorioRoma, 5 mar. (askanews) – Il turismo rurale fa crescere il territorio, perchè rurale non vuol dire solo agricoltura, ma anche agriturismo. “Il panorama multiforme del turismo rurale. Politiche e interventi”, questo il titolo della pubblicazione curata dalle ricercatrici del CREA Politiche e Bioeconomia, Catia Zumpano e Annalisa Del Prete nell’ambito delle attività della Rete Rurale Nazionale e che tratta quelle forme di turismo con cui vivere appieno le aree rurali nelle loro molteplici dimensioni, in un’ottica di salvaguardia e valorizzazione delle risorse locali. Un turismo che si contraddistingue per la multifunzionalità e la diversificazione delle attrattività dei territori.


Il volume, raccontando esperienze di successo, in cui il turismo si è posto come leva per lo sviluppo territoriale e la crescita economico-sociale delle aree rurali, ambisce ad essere uno spunto di riflessione per i policy maker, una panoramica di ambiti da approfondire per i ricercatori e uno stimolo alla collaborazione per gli stakeholder locali. Il rapporto si apre con l’introduzione del concetto di turismo rurale e del suo legame imprescindibile con lo sviluppo territoriale sostenibile e prende in considerazione le diverse dimensioni del turismo rurale: il legame tra turismo e attività agricola, con un approfondimento sul settore agrituristico, la sinergia fra turismo e cultura in un’ottica di sviluppo sostenibile, la connessione tra acqua, turismo e servizi ecosistemici con un approfondimento sulle potenzialità turistiche dell’acqua nelle aree rurali e l’analisi del valore socioculturale del bosco, caratterizzato da un’offerta sempre maggiore di servizi ricreativi, sportivi e hobbistici.


L’agriturismo in Italia continua a rappresentare l’attività di diversificazione più praticata dalle aziende agricole italiane (38%) con un valore di produzione di circa 1,5 miliardi di euro che, unito alle altre attività multifunzionali (fattorie didattiche, agricoltura sociale, ecc..), costituisce più di un quinto del valore della produzione del settore primario nazionale. In crescita del 40% rispetto al 2013 la presenza di turisti nelle aziende agrituristiche (di cui il 49% stranieri). Ma la crescita delle attività turistiche nelle aree rurali può contare su un panorama molto più ampio di possibilità di sviluppo, sia in termini di dimensioni che di risorse finanziarie. Secondo l’Istituto Nazionale di Ricerche Turistiche (ISNART) il 49,2% dei turisti ha scelto mete naturalistiche, alla riscoperta e rivitalizzazione di una parte rilevante delle cosiddette aree interne e marginali del Paese.


Nel nuovo Piano Strategico della PAC 2023-27, infatti, il turismo è concepito sia in termini di attrattività dei territori che di diversificazione: per il potenziamento delle attività turistiche sono state stanziate ad hoc risorse per 118 milioni di euro, di cui il 64% destinate agli agriturismi, il 21% per investimenti finalizzati ad aumentare l’attrattività delle aree rurali e il 18% per sostenere le attività di cooperazione per il turismo rurale nell’ambito del Leader. Il turismo rurale beneficerà anche degli investimenti della PAC per valorizzare e salvaguardare la risorsa acqua e le foreste.

Accordo Consiglio-PE: stop a prodotti fatti con lavoro forzato

Accordo Consiglio-PE: stop a prodotti fatti con lavoro forzatoRoma, 5 mar. (askanews) – Il Consiglio e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo provvisorio sul regolamento che vieta l’ingresso sul mercato comunitario i prodotti realizzati mediante lavoro forzato. L’accordo provvisorio raggiunto oggi tra i due colegislatori sostiene l’obiettivo principale della proposta di vietare l’immissione e la messa a disposizione sul mercato dell’UE, o l’esportazione dal mercato dell’UE, di qualsiasi prodotto realizzato utilizzando il lavoro forzato e introduce modifiche significative alla proposta originaria, chiarendo le responsabilità della Commissione e delle autorità nazionali competenti nel processo investigativo e decisionale.


Un accordo che avrà risvolti anche sul settore agroalimentare, visto che sono diversi i cibi che entrano nel nostro Paese su cui grava l’accusa di essere ottenuti dall’utilizzo del lavoro forzato “ed è per questo importante la decisione dell’Unione Europea di vietare l’accesso al mercato comunitario alle merci ottenute da una moderna forma di schiavitù che riguarda oltre 26 milioni di persone in tutto il mondo, tra cui minori”. E’ il commento di Ettore Prandini, presidente della Coldiretti. L’intesa introduce modifiche significative alla proposta originaria, chiarendo le responsabilità della Commissione e delle autorità nazionali competenti nel processo investigativo e decisionale. La decisione finale (cioè vietare, ritirare e smaltire un prodotto realizzato con lavoro forzato) sarà presa dall’autorità che ha condotto l’indagine. Nel caso in cui la decisione sia presa da un’autorità nazionale si applicherà in tutti gli altri Stati membri sulla base del principio del reciproco riconoscimento.


Secondo l’analisi della Coldiretti sui dati del Dipartimento del lavoro Usa, tra i prodotti agroalimentari coltivati o trasformati grazie al lavoro forzato di adulti e bambini ci sono anche peperoncini dal Messico, riso dal Mali, castagne dal Perù, pesce dalla Thailandia, dall’Indonesia e dalla Cina, canna da zucchero dal Brasile. Cibi che finiscono sugli scaffali dei supermercati italiani o europei invasi dalle importazioni di prodotti extracomunitari che fanno concorrenza sleale ai produttori agricoli e mettono a rischio la salute dei consumatori. “Abbiamo più volte sollecitato l’Unione Europea a bloccare le importazioni di prodotti alimentari ottenuti dallo sfruttamento”, ricorda Prandini sottolineando anche la necessità che “dietro tutti i cibi che arrivano sulle tavole ci sia un percorso di qualità che riguarda la tutela dei minori, oltre che del lavoro, dell’ambiente e della salute. Facendo valere il principio di reciprocità su tutti gli accordi commerciali”.

Il mercato giapponese apre le porte all’agnello di Sardegna Igp

Il mercato giapponese apre le porte all’agnello di Sardegna IgpRoma, 5 mar. (askanews) – Il mercato giapponese apre le porte all’agnello di Sardegna Igp. Il Consorzio di tutela dell’Agnello Igp sta partecipando al Foodex Giappone, giunto alla 49esima edizione, che si tiene a Tokyo da oggi 5 fino all’8 marzo. La partecipazione del Consorzio fa parte delle azioni di promozione che il Contas sta portando avanti da diversi anni. Per questo motivo è stato premiato dal ministero dell’Agricoltura con il premio Ambasciatori del Cibo Italiano nel Mondo dal ministro Francesco Lollobrigida, presente alla manifestazione fieristica.


La presenza del Consorzio a Tokyo era stata annunciata già durante la partecipazione alla fiera di Dubai lo scorso novembre e arriva grazie a Ice, agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane. L’occasione apre le porte di un mercato ricco di opportunità per le carni. “È il terzo più grande al mondo dopo Stati Uniti e Cina, con un valore stimato di 33 miliardi di euro nel 2023 – spiega Alessandro Mazzette, direttore del Contas – in crescita del 3,5% rispetto all’anno precedente. I consumatori giapponesi mangiano quasi il 20% in più di carne pro capite rispetto a 20 anni fa, ma – in linea con le tendenze del mondo Asiatico – soprattutto carne di maiale e pollame, che costituiscono l’81% del mercato, continuano ad essere sempre più popolari il manzo e l’agnello, che rappresentano il 19% del mercato.


Il Giappone importa circa 22 mila tonnellate di carne di pecora e agnello all’anno per una valore di circa 233 milioni di euro nel 2022. E poiché il valore delle importazioni è aumentato del 7,1% dal 2019 al 2022 è facile ritenere che possa ancora crescere nel futuro immediato. Anche perché si tratta di un paese che non produce carne d’agnello ma la importa per oltre il 90% da Australia o Nuova Zelanda, paesi che hanno ridotto le loro esportazioni a favore della Cina, mercato in crescita anche questo. “La grande consapevolezza nel popolo giapponese dell’importanza dei sistemi di allevamento praticati al pascolo (hanno una grande tradizione di allevamento bovino) portano la carne d’agnello sarda ad essere considerata sicura, di alta qualità e apprezzata per i benefici nutrizionali – spiega il presidente Contas Battista Cualbu – Siamo convinti che il mercato Giapponese sia quello ideale per le nostre carni”.

Lollobrigida: imballaggi, Consiglio Ue tenga conto voto Parlamento

Lollobrigida: imballaggi, Consiglio Ue tenga conto voto ParlamentoRoma, 5 mar. (askanews) – “La riduzione dal 90 all’80% della differenziata e i target ridotti al 2025 dimostrano che il negoziato di ieri tra le Istituzioni europee sul regolamento imballaggi comincia ad accogliere alcune delle richieste del Governo Meloni. Tuttavia, resta per noi inaccettabile, il divieto per alcuni imballaggi monouso, come quello per frutta e verdura fresca sotto 1,5 kg”. È quanto dichiara in una nota il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida.


“Auspico che il Consiglio europeo tenga conto degli sforzi del Parlamento Ue che aveva votato per una maggiore flessibilità nell’attuazione del regolamento, contro il divieto di imballaggi monouso nell’ortofrutta e per l’esclusione del vino e degli spumanti dai target di riutilizzo imposti nella proposta originale della Commissione europea – prosegue il ministro – Non può essere penalizzata una Nazione, come l’Italia, che da anni è fortemente impegnata nel settore dell’economia circolare e rappresenta un’eccellenza a livello europeo per la gestione dei rifiuti da imballaggio”, conclude Lollobrigida.

Dall’11 al 17 marzo torna l’evento diffuso Italy Beer Week

Dall’11 al 17 marzo torna l’evento diffuso Italy Beer WeekRoma, 5 mar. (askanews) – Dall’11 al 17 marzo in tutta Italia torna la Italy Beer Week, il grande “evento diffuso” dedicato alla birra artigianale, giunto alla quattordicesima edizione. Organizzata da Cronache di Birra, web magazinee testata giornalistica, la Italy Beer Week è l’evoluzione della “Settimana della Birra Artigianale” nata nel 2011.


La Italy Beer Week si propone di diffondere la cultura e supportare il movimento birrario italiano, coinvolgendo realtà diverse su tutto il territorio nazionale. Quest’anno la Italy Beer Week si proporrà un obiettivo in più: sostenere il comparto della birra artigianale in un momento interlocutorio, reso non facile dagli aumenti dei costi di produzione e dei servizi. “Le ben note difficoltà causate dalla situazione che stiamo vivendo hanno raggiunto anche il comparto della birra artigianale – spiega in una nota Andrea Turco direttore di Cronache di Birra – Il settore sta vivendo un periodo di alti e bassi: accanto a nuove idee e progetti di espansione bisogna registrare chiusure e ridimensionamenti. Non è un momento negativo in assoluto, ma la Italy Beer Week può rappresentare un ottimo strumento per sostenere il movimento della birra artigianale in questa fase conservativa”.


Anche quest’anno l’evento inaugurale della Italy Beer Week, si terrà nel weekend che precede la manifestazione. Da venerdì 8 a domenica 10 marzo il Mercato Centrale di Roma ospiterà il Ballo delle Debuttanti, ossia la presentazione in anteprima assoluta di 12 birre inedite. Chi non potrà raggiungere la Capitale potrà comunque di assaggiare le “debuttanti”. Sul sito 1001 Birre è acquistabile una box speciale contenente le birre inedite.

Confagri, Assoverde e Kepos presentano libro bianco del verde

Confagri, Assoverde e Kepos presentano libro bianco del verdeRoma, 5 mar. (askanews) – Troppa o troppo poca, l’acqua è un bene prezioso da preservare e da usare in modo consapevole. Di questo si discuterà giovedì 7 marzo a Roma, dalle 9.30, a Palazzo della Valle, in corso Vittorio Emanuele 101, nel convegno: “L’acqua una risorsa indispensabile per la salute del pianeta”, organizzato da Képos, Assoverde e Confagricoltura, in collaborazione con il CREA e gli Ordini professionali, in occasione della presentazione della terza edizione del Libro Bianco del Verde.


Il Libro Bianco del Verde è nato nel 2021, su iniziativa di Assoverde e Confagricoltura per rilanciare il settore del verde in Italia, con l’obiettivo di renderlo protagonista di scelte politiche concrete. Dopo il primo volume “Per un Neorinascimento della cura e della gestione del Verde”, la seconda edizione: “La salute è verde, il verde è salute”, che ha portato alla nascita e alla progettazione, in varie città, dei Parchi della salute, questa terza edizione si focalizza sul tema dell’acqua. I fenomeni meteo estremi causati dal cambiamento climatico impongono un ripensamento dei modelli di pianificazione e di governance delle città e la messa a punto di politiche e strategie mirate nelle aree rurali, individuando nuove tipologie di progettazione e di intervento, la selezione di specie arboree idonee, insieme allo sviluppo di adeguate e articolate competenze professionali, multi ed interdisciplinari, tecniche e tecnologie puntuali ed innovative di manutenzione e cura del verde.


Sono più di 50 gli autori che, con competenze specialistiche e da punti di vista diversi, hanno contribuito a valorizzare questa edizione, con preziosi contributi, testimonianze, proposte e soluzioni concrete.

Superfici mais dimezzate in 10 anni, previsto ulteriore calo 4%

Superfici mais dimezzate in 10 anni, previsto ulteriore calo 4%Roma, 5 mar. (askanews) – “Le superfici coltivate di mais si sono dimezzate rispetto al 2012 e si stima che a causa dell’introduzione dei nuovi vincoli normativi imposti dalla PAC, assisteremo ad un ulteriore calo del 4%. Un trend negativo che sembra non arrestarsi e che si spiega, oltre che con le conseguenze dei cambiamenti climatici, anche e soprattutto dalle tante scelte discutibili che l’Unione Europea ha compiuto in questi anni”. Lo ha dichiarato il presidente di Confcooperative Fedagripesca Carlo Piccinini intervenendo al convegno “Il futuro del mais? È la cooperazione” organizzato a Vicenza su iniziativa della Confcooperative Fedagripesca Veneto e Vicenza.


“Agendo in nome di obiettivi ‘pseudo-green’ – ha dichiarato Piccinini – l’Europa ha formulato proposte che portano con sé come inevitabile conseguenza una riduzione della capacità produttiva dei paesi dell’Unione, specie in filiere strategiche come l’ortofrutta, il vino o i cereali. Il tutto senza che sia garantita alcuna forma di reciprocità. Abbiamo più volte evidenziato come non sia più pensabile che vengano introdotti e commercializzati nel Vecchio continente prodotti provenienti dai paesi terzi che non rispettano gli stessi standard qualitativi, ambientali ed etici che contraddistinguono le produzioni comunitarie”. Al convegno è intervenuto anche il presidente del Settore Grandi Colture Daniele Castagnaviz che ha posto l’accento sulla necessità di superare il divieto di monosuccessione (condizionalità) previsto dalle nuove normative in materia di Pac, per consentire la coltivazione in deroga del mais in rotazione per 2 anni su 3, nei soli areali vocati ovvero nelle sole aree irrigue delle 5 regioni della Pianura padana. Una soluzione sostenibile da un punto di vista ambientale e che non presenta problemi agronomici non gestibili. “Non dimentichiamo – ha dichiarato Castagnaviz – che il mais da granella è un pilastro imprescindibile per il comparto agroalimentare italiano e assume una posizione centrale nella filiera zootecnica alla base di prodotti DOP di eccellenza”.


Accanto alle richieste in tema di Pac, nel convegno si è lanciato anche un grande appello ai produttori, di puntare con determinazione sulla leva dell’aggregazione. “Le cooperative – ha sottolineato il responsabile Grandi Colture e Servizi di Confcooperative Veneto Emilio Pellizzari – consentono anche ad aziende agricole di medie e piccole dimensioni di introdurre nuove tecniche di coltivazione. Attraverso le cooperative è inoltre possibile commercializzare il mais entrando nel mercato finanziario puntando ad ottenere maggiore marginalità”.

Agricoltura, Cia: bene proroga norme assicurative in Milleproroghe

Agricoltura, Cia: bene proroga norme assicurative in MilleprorogheRoma, 5 mar. (askanews) – Soddisfazione di Cia-Agricoltori Italiani per la proroga di sei mesi della nuova disciplina riguardante l’assicurazione obbligatoria sulla responsabilità civile per i macchinari agricoli a utilizzo esclusivo aziendale, contenuta nel Milleproroghe.


“E’ anche grazie al nostro lavoro se si è riusciti a rinviare l’entrata in vigore delle nuove norme assicurative al primo luglio 2024 – spiega in una nota il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini – Pur se temporaneo, questo risultato eviterà agli agricoltori un aggravio di costi e adempimenti in un momento di grande difficoltà per il mondo agricolo”. Cia garantische infine che proseguirà nell’interlocuzione con i decisori politici “per arrivare a una soluzione che non penalizzi il settore e recepisca coerentemente la nuova Direttiva comunitaria concernente l’obbligo assicurativo per la responsabilità civile verso terzi”.

Fao: cambiamento clima pesa soprattutto su donne in zone rurali

Fao: cambiamento clima pesa soprattutto su donne in zone ruraliRoma, 5 mar. (askanews) – Il cambiamento climatico sta colpendo in modo sproporzionato i redditi delle donne rurali, delle persone che vivono in povertà e delle popolazioni anziane, poiché la loro capacità di reagire e adattarsi agli eventi meteorologici estremi è ineguale. E’ quanto rileva il rapporto Unjust Climate della Fao, presentato oggi.


Secondo il rapporto, ogni anno nei paesi a basso e medio reddito (LMIC) le donne capofamiglia nelle aree rurali subiscono perdite finanziarie significativamente maggiori rispetto agli uomini. In media, le famiglie con capofamiglia donna perdono l’8% in più del loro reddito a causa dello stress da caldo e il 3% in più a causa delle inondazioni rispetto alle famiglie con capofamiglia uomo. Ciò si traduce in una riduzione pro capite di 83 dollari a causa dello stress termico e di 35 dollari a causa delle inondazioni, per un totale rispettivamente di 37 miliardi di dollari e 16 miliardi di dollari in tutti i paesi a basso e medio reddito. Se le temperature medie dovessero aumentare anche solo di 1°C, spiega la Fao, queste donne si troverebbero ad affrontare una sconcertante perdita del 34% maggiore del loro reddito totale rispetto agli uomini. Considerando le significative differenze esistenti nella produttività agricola e nei salari tra donne e uomini, lo studio suggerisce che, se non affrontato, il cambiamento climatico amplierà notevolmente questi divari negli anni a venire.


La FAO ha analizzato i dati socioeconomici di oltre 100.000 famiglie rurali (che rappresentano più di 950 milioni di persone) in 24 paesi a basso e medio reddito. Integrando queste informazioni con 70 anni di dati georeferenziati sulle precipitazioni giornaliere e sulla temperatura, il rapporto esamina come i vari fattori di stress climatico incidono sui redditi, sul lavoro e sulle strategie di adattamento delle persone, differenziandosi in base alla loro ricchezza, genere ed età. Secondo i dati, gli impatti differiscono non solo in base al genere ma anche in base allo stato socioeconomico. Le temperature estreme peggiorano il lavoro minorile e aumentano il carico di lavoro non retribuito per le donne che vivono nelle famiglie povere. “Questi risultati evidenziano l’urgente necessità di dedicare sostanzialmente più risorse finanziarie e attenzione politica alle questioni di inclusività e resilienza nelle azioni climatiche globali e nazionali”, ha detto il direttore generale della FAO QU Dongyu.


Lo studio sottolinea anche le popolazioni rurali e le loro vulnerabilità climatiche sono appena visibili nei piani climatici nazionali. Nei contributi determinati a livello nazionale (NDC) e nei piani nazionali di adattamento (NAP) dei 24 paesi analizzati nel rapporto, solo il 6% delle 4.164 azioni climatiche proposte menziona le donne, il 2% menziona esplicitamente i giovani, meno dell’1% menziona i poveri e i poveri. Le politiche agricole perdono anche l’opportunità di affrontare l’uguaglianza di genere, l’emancipazione delle donne e le vulnerabilità intersecate come il cambiamento climatico. Un’analisi delle politiche agricole di 68 paesi a basso e medio reddito condotta dalla FAO lo scorso anno ha mostrato che circa l’80% delle politiche non prende in considerazione le donne e il cambiamento climatico.

Nel 2023 export pomodoro in scatola verso il Giappone +18% a valore

Nel 2023 export pomodoro in scatola verso il Giappone +18% a valoreMilano, 5 mar. (askanews) – Nel 2023 le esportazioni italiane di pomodori in scatola verso il Giappone hanno fatto registrare una crescita a valore del 18% rispetto all’anno precedente, per un totale di 120 milioni di euro, circa il 4,3% dell’export globale (2,8 miliardi di euro). Il valore dell’export cresce anche in tutto il mercato asiatico con un +19% per un totale di circa 270 milioni di euro (il 9,6% dell’export totale). Il Giappone per il nostro Paese è il settimo mercato di destinazione a livello mondiale delle conserve di pomodoro e il secondo dopo gli Stati Uniti, se si considerano solo i Paesi extraeuropei, in termini di valore.


A diffondere i dati Anicav, l’associazione nazionale industriali conserve alimentari vegetali, che nell’ambito del progetto “Red gold from Europe. Excellence in EU preserved tomatoes”, cofinanziato dall’Unione Europea e finalizzato alla valorizzazione e alla promozione delle conserve di pomodoro made in Italy, partecipa al Foodex, la più importante manifestazione fieristica agroalimentare del Giappone, in programma a Tokio fino all’8 marzo. “Il Giappone rappresenta uno dei principali mercati di sbocco per l’export del nostro pomodoro, in particolare per il pelato intero apprezzato per le sue qualità e per la sua genuinità – commenta Giovanni De Angelis, direttore generale di Anicav – Grazie alle performance molto positive degli ultimi anni il mercato nipponico, al netto delle tensioni geo politiche che potrebbero incidere su costi, continua ad avere una notevole rilevanza strategica per il nostro comparto. Per questo motivo il progetto ‘Red gold from Europe. Excellence in EU preserved tomatoes’, costituisce un importante strumento per consolidare e accrescere la presenza dei nostri prodotti, già ampiamente conosciuti ed apprezzati dai consumatori giapponesi, in questo Paese”.