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Nestlé partner della prima laurea per manager su sostenibilità alimentare

Nestlé partner della prima laurea per manager su sostenibilità alimentareMilano, 3 ott. (askanews) – Nestlé è partner del nuovo corso di laurea magistrale in sustainable food systems dell’università di Napoli Federico II, che prenderà il via il 9 ottobre. Il corso, della durata di due anni in lingua inglese, è il primo in Italia che punta a formare i futuri manager della sostenibilità nell’industria agroalimentare, spiega una nota della multinazionale svizzera.

Il percorso didattico si focalizzerà in particolare su argomenti quali sostenibilità ambientale, processi di riciclo e agritech, affrontati sia con un approccio teorico che pratico, con l’obiettivo di incoraggiare gli studenti a sviluppare soluzioni innovative per la produzione e il consumo di cibo. Il piano di studi prevede lo svolgimento di un tirocinio presso Nestlé e le altre imprese partner per applicare sul campo le nozioni apprese in aula, lavorando a progetti legati alla sostenibilità delle produzioni alimentari sotto la guida di tutor aziendali. Per Nestlé questa iniziativa risponde all’impegno di offrire occasioni di lavoro e formazione a giovani talenti attraverso il progetto globale Nestlé needs YOUth, che si pone l’obiettivo di dare accesso a opportunità economiche a 10 milioni di ragazzi e ragazze in tutto il mondo entro il 2030, e lavorare in ottica di crescente sostenibilità del business.

“La nostra partecipazione a questo corso di laurea rappresenta un importante pilastro del percorso che, come gruppo Nestlé, stiamo compiendo in Italia e nel mondo per un rendere il nostro business sempre più sostenibile e accelerare la transizione tecnologica per rafforzare la resilienza e la competitività della filiera agroalimentare – ha dichiarato Giacomo Piantoni, direttore risorse umane gruppo Nestlé in Italia – Siamo lieti di poter accogliere gli studenti del corso nella nostra realtà aziendale, di scambiare idee, competenze ed esperienze”. “È una grande opportunità per i nostri studenti lavorare a contatto con una realtà aziendale di eccellenza. Sono sicuro che con questa collaborazione i nostri studenti saranno guidati e formati al meglio nell’affrontare questioni ed emergenze legate alla sostenibilità delle produzioni alimentari. Ci aspettiamo molto da questo progetto e da questa collaborazione nata con l’obiettivo di formare i professionisti del futuro per il sistema alimentare del nostro Paese e oltre” ha commentato Danilo Ercolini, direttore dipartimento Agraria dell’università di Napoli.

Via libera all’export di pere italiane in Cina

Via libera all’export di pere italiane in CinaRoma, 3 ott. (askanews) – Via libera alle pere italiane in Cina: le spedizioni dei primi container sono attese a breve, dopo i risultati positivi delle ultime ispezioni condotte dalle autorità di Pechino dopo il Comitato Governativo Italia Cina. Lo rendono noto Coldiretti e Filiera Italia. L’annuncio è arrivato durante Fruit Attraction, l’appuntamento internazionale di settore che si svolge a Madrid, al quale sono presenti anche il presidente della Coldiretti Ettore Prandini e l’amministratore delegato di Filiera Italia Luigi Scordamaglia.

Per Coldiretti e filiera Italia “il superamento di queste barriere fitosanitarie e l’apertura di mercati come la Cina è sempre stato un obiettivo prioritario fondamentale per la valorizzazione della produzione Made in Italy, ma è importante che tali aperture debbano essere sempre più gestite in futuro a livello comunitario da parte della Commissione che tratta per tutti evitando che interventi selettivi di singoli Stati membri finiscano col trasformarsi in elementi di concorrenza tra Paesi dello stesso mercato unico europeo”. Le pere sono un prodotto di punta del comparto agricolo nazionale e, in particolare, della Regione Emilia-Romagna duramente colpita dall’alluvione, e che costituisce la principale area di produzione di pere in Italia, con prodotti che possono fregiarsi del marchio di Indicazione Geografica Protetta. La conclusione del negoziato pone fine ad una anomalia, concludono Coldiretti e Filiera Italia, visto che le pere cinesi Nashi da tempo arrivano regolarmente nel nostro Paese e consente anche di iniziare a parlare di mele, perché i cinesi affrontano un dossier alla volta.

Crea: marchio di sostenibilità per filiera vino Castelli Romani

Crea: marchio di sostenibilità per filiera vino Castelli RomaniRoma, 3 ott. (askanews) – Una filiera vitivinicola sempre più verde e all’avanguardia in grado di raccogliere, valorizzare e integrare la tradizione locale, rendendola riconoscibile al consumatore con il supporto di un marchio di innovazione e sostenibilità. E’ l’obiettivo del progetto transfrontaliero Oenomed che punta alla qualificazione e promozione delle filiere vitivinicole delle Aree Protette Vincolate del Mediterraneo, ha la durata di 3 anni e vede la partecipazione di 4 Paesi dell’Area del Mediterraneo (Italia, Francia, Tunisia e Libano)con l’intento di adottare processi e tecniche produttive sostenibili per tutelare beni e risorse territoriali comuni.

Nell’ambito del progetto, oggi si è tenuto un workshop “Memorandum per i vigneti del futuro Protocollo di intesa sui piani di azione locale”, organizzato dal Crea insieme al Parco Regionale dei Castelli Romani, dedicato alla sostenibilità in viticoltura dalla vigna al calice. Obiettivo ultimo è quello di realizzare un network internazionale di aziende virtuose, che operano in un mercato protetto, grazie alla creazione di un marchio, in grado di caratterizzare le loro produzioni e ampliarne l’offerta con prodotti sostenibili, tutelati, ottenuti da una viticoltura sostenibile con un metodo garantito dal disciplinare sviluppato nel corso del progetto e certificato dal marchio stesso. L’intento è di poter estendere questo modello di sostenibilità viticola alle viticolture di altre aree protette del Mediterraneo.

Alla presentazione dei risultati hanno partecipato Riccardo Velasco, direttore del Crea Viticoltura ed Enologia, e Giancarlo Righini, assessore all’Agricoltura della Regione Lazio che ha spiegato come “il protocollo, sviluppato dal Crea di Viticoltura Enologia di Velletri che viene presentato oggi ha un’importanza strategica perché finalizzato a uno sviluppo fondamentale dell’intera filiera, nell’ambito della sostenibilità”.

Clima favorisce incendi, in Toscana stop a fuochi fino 22/10

Clima favorisce incendi, in Toscana stop a fuochi fino 22/10Roma, 3 ott. (askanews) – La Regione Toscana ha predisposto il divieto di abbruciamento di residui vegetali a partire da oggi, 3 ottobre e fino al 22 ottobre compreso.

La decisione è stata presa alla luce del perdurare delle condizioni meteo favorevoli alla propagazione di incendio e dei numerosi incendi boschivi che hanno interessato il territorio regionale nell’ultima settimana (25 eventi con 7 ettari di bosco e altri 12 ettari di vegetazione percorsi dalle fiamme), molti dei quali originati da operazioni di abbruciamento di residui vegetali non gestite nel rispetto delle norme. Si tratta, spiega la Regione, di “condizioni climatiche assolutamente inusuali per il periodo, che ha fatto sì infatti che gli indici di pericolosità per l’innesco di incendi boschivi si stiano pericolosamente alzando”.

Nasce in Sicilia la prima distilleria italiana di Rum

Nasce in Sicilia la prima distilleria italiana di RumRoma, 3 ott. (askanews) – Nasce in Sicilia, e precisamente a Modica, città patrimonio Unesco, la prima distilleria di Rum in Italia con coltivazione di canna da zucchero. Si chiama Distilleria Alma ed è gestita da tre imprenditori, Annalisa Spadaro, Hugo Gallardo e Alejandro Lopez, che sono partiti per un viaggio a ritroso nel tempo, per riscoprire l’importanza sul luogo della canna da zucchero, introdotta in Sicilia dagli Arabi nel VII secolo a.C., diventata un’industria redditizia per l’intero territorio fino alla sua sparizione dopo sette secoli di coltivazione.

Oggi il clima subtropicale della Sicilia con estati calde e inverni miti, permette alla canna da zucchero di prosperare per un lungo periodo dell’anno, da marzo a novembre, quando la temperatura scende e avviene la concentrazione dello zucchero. Nel 2022 l’azienda ha deciso di coltivare tre ettari di terreno dalle caratteristiche calcaree e ferrose: quando la canna da zucchero raggiunge la maturazione viene lavorata per fare un Rum 100% siciliano. “Mater” è il brand che accomuna tutti i prodotti raccontando la storia della Sicilia, terra madre della distilleria e delle materie prime. La linea comprenderà tre tipologie di Rum: Sugarcane Juice Pure Single Rum, e Sugarcane Syrup Pure Single Rum, con succo concentrato di canna da zucchero, e Molasses Pure Single Rum, con melassa organica. Il lancio dello Sugarcane Juice Pure Single Rum è previsto entro il 2023 mentre gli altri nel corso del 2024. Oltre al Rum è stato appena lanciato il London Dry Gin: la canna da zucchero è sempre protagonica, combinata a botaniche locali come ginepro, coriandolo, mandorla di Ragusa, limone e arancia siciliani, rosmarino, timo e ginestra locali.

Gruppo Salvi investe su nuove varietà di kiwi, rosso e verde

Gruppo Salvi investe su nuove varietà di kiwi, rosso e verdeRoma, 3 ott. (askanews) – Presto sul mercato due nuove varietà di kiwi. Il gruppo Salvi di Ferrara ha infatto investe su due nuove varietà, una a polpa giallo-rossa ed una a polpa verde, per rilanciare sui mercati il primato del kiwi italiano.

La società Salvivivai International, azienda della filiera Salvi che si occupa di trading internazionale di materiale vivaistico e gestione di licenze e brevetti vegetali ha recentemente acquisito i diritti di commercializzazione e licenza delle due nuove varietà: il kiwi rosso MFR 001, a polpa giallo-rossa di pezzatura elevata, dolce, molto produttivo, e il kiwi verde NM-61, di pezzatura media, dolce, precocissimo. “L’obiettivo – spiega Giuseppe Salvi – è dare innanzitutto alla filiera italiana del kiwi, che è una nostra eccellenza mondiale, due nuove opportunità di sviluppo che consentano di rilanciare il primato italiano del settore ed affiancare gli auspicabili interventi pubblici di sostegno ai produttori duramente colpiti dal fenomeno della morìa che sta ridimensionando la produzione nazionale, in particolare del verde”.

AgriUmbria porta ad Agrilevante la zootecnia italiana

AgriUmbria porta ad Agrilevante la zootecnia italianaRoma, 3 ott. (askanews) – Ci sarà anche Agriumbria tra i protagonisti che quest’anno caratterizzeranno Agrilevante by Eima, la rassegna delle macchine e delle tecnologie per l’agricoltura del Mediterraneo, in scena a Bari dal 5 all’8 ottobre. Organizzata da FederUnacoma, la federazione dei costruttori di macchine per l’agricoltura, in partnership con la Fiera del Levante, la rassegna biennale vede la presenza ormai consolidata di Agriumbria, evento di riferimento nazionale per la zootecnia, gli allevamenti e l’agricoltura.

Anche quest’anno punto di forza della sezione zootecnica di Agrilevante è la mostra di capi bovini, equini, ovini, oltre che di animali da cortile, che FederUnacoma realizza in collaborazione con l’Associazione Italiana Allevatori (Aia), con la sua sezione regionale Ara Puglia e con la struttura organizzativa di AgriUmbria: oltre 500 capi di allevamento, espressione delle più pregiate razze autoctone, da quella ovina Gentile di Puglia alla Bufala Mediterranea Italiana, dai bovini di razza Limousine, Marchigiana, Maremmana, Podolica, Romagnola e Jersey ai cavalli Murgese e Haflinger, dal Cavallo da tiro pesante rapido all’asino di Martina Franca, oltre che ad altre razze pregiate che arricchiscono il patrimonio zootecnico italiano. “Prosegue il nostro impegno sul Polo Carni e portiamo questi valori in giro per l’Italia anche grazie alla forte collaborazione con l’associazione italiana allevatori (Aia) e Unacoma”, ha spiegato il presidente di Umbriafiere, Stefano Ansideri.

Agriumbria, che si terrà a Bastia Umbra (Pg) dal 5 al 7 aprile del prossimo anno, sarà presentata proprio a Bari venerdì 6 ottobre. Giunta alla 55esima edizione, la fiera perugina ha visto oltre 85mila presenze nelle ultime due edizioni.

Coldiretti: vendemmia complessa, quantità in calo medio del 14%

Coldiretti: vendemmia complessa, quantità in calo medio del 14%Roma, 2 ott. (askanews) – Tra clima e peronospora produzione vitivinicola in calo di circa il 14%, con punte del 50% nel Sud Italia, ma una buona qualità del raccolto, grazie all’assenza di umidità e per le elevate escursioni termiche tra il giorno e la notte. E’ il quadro della vendemmia 2023 fatto da Coldiretti al termine di una stagione complessa dal punto di vista meteorologico.

La raccolta in corso per il Sangiovese, il Montepulciano, i Trebbiani e i Lambrusco si protrarrà fino alla fine di ottobre per le varietà tardive come Cabernet, Aglianico, Nerello, Nebbiolo e nelle zone a quote più elevate come la Valtellina e l’Etna. La produzione italiana, stima la Coldiretti, dovrebbe scendere intorno ai 43 milioni di ettolitri contro i 50 milioni registrati la scorsa stagione, facendo entrare il 2023 fra i peggiori anni della storia del vigneto Italia nell’ultimo secolo insieme al 1948, al 2007 e al 2017. In Italia si attende comunque una produzione di qualità, ma per quanto riguarda i volumi molto dipende dal clima.

In base alle proiezioni, in assenza di ulteriori eventi avversi, per la conquista del primo posto come produttore mondiale di vino si prospetta un testa a testa fra l’Italia e la Francia, che sta facendo i conti con malattie della vite e maltempo, mentre la Spagna dovrebbe restare terza con 36,5 milioni di ettolitri e un calo dell’11% rispetto allo scorso anno. Per il Sud questo è stato un annus horribilis: ci sono regioni importanti come Sicilia e Puglia, che rappresentano oltre 1/5 di tutto il vino del Belpaese, con perdite tra i filari fino al 40%, ricorda Coldiretti, mentre in alcune zone fra Molise e Abruzzo si registra un crollo anche del 60% dei grappoli da raccogliere. La situazione è difficile anche in Toscana, ma migliora spostandosi verso Nord, dove le rese sono stabili o crescono leggermente rispetto lo scorso anno. Il Nord quest’anno dovrebbe produrre il 65% di tutto il vino nazionale.

La filiera: il mais coltura strategica per Italia, ma è in crisi

La filiera: il mais coltura strategica per Italia, ma è in crisiRoma, 2 ott. (askanews) – “Il mais è una coltura strategica per l’agricoltura italiana, ma è anche una coltura in crisi. Non possiamo permettere che venga abbandonata o sacrificata”. Lo ha detto il presidente di Uncai (Unione nazionale contoterzisti) Aproniano Tassinari durante il talk show “Mais: ripensare la filiera. Come orientare il produttore”, organizzato a Sant’Angelo Lodigiano da Agrilinea Tv con la collaborazione di Uncai, Confagricoltura, Fendt e Assalzoo, ha visto la partecipazione di tutta la filiera maidicola nazionale. Durante l’evento è stato fatto il punto su una filiera fondamentale ma in uno stato di crisi conclamata.

La situazione che affligge già da qualche anno il settore si è infatti aggravata dalla nuova Pac 2023-27 con nuove regole, impegni aggiuntivi (come l’obbligo di cambiare il genere botanico almeno una volta all’anno) e pagamenti in contrazione (per il mais un taglio del 40%) e un solo piccolo premio per chi aderisce all’ecoschema 4 di rotazione almeno biennale, inserendo nel proprio piano di coltivazione una coltura miglioratrice proteica o oleaginosa o da rinnovo. Inoltre le quotazioni del mais sono ai minimi, ed è raddoppiato il prezzo di tutti i mezzi di produzione. In più, si registra un calo del 10% delle superfici investite a mais da granella. “Registriamo una maggiore tenuta per l’insilato, destinato alla zootecnia o agli impianti di biogas – ha spiegato Cesare Soldi, presidente dell’associazione Maiscoltori italiani – Il prezzo del mais si sta però avvicinando al punto di pareggio. Se dovesse scendere ancora, nel 2024 se ne coltiverà ancora meno e dipenderemo sempre di più dalle importazioni”.

A tutto questo si aggiunge un’ulteriore nota dolente: il Governo e il ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida non hanno ancora convocato il tavolo maidicolo nazionale. “Il mais soffre anche della scarsa conoscenza del mercato da parte dei produttori, che non sanno cogliere le opportunità che si presentano. E soffre della mancanza di una politica agricola comune che lo sostenga adeguatamente”, ha detto il delegato per il settore agromeccanico della Giunta Nazionale Confagricoltura Donato Rossi.

Dal 20 al 22 ottobre a Roma torna la Città della Pizza

Dal 20 al 22 ottobre a Roma torna la Città della PizzaRoma, 2 ott. (askanews) – Torna a Roma la Città della Pizza, dal 20 al 22 ottobre presso l’Arco di Travertino e l’omonimo Parco Lineare: 55 i maestri pizzaioli in cena. Ad aprire le danze, venerdì 20 ottobre dalle 18, otto grandi e indiscussi Maestri della pizza: Ciro Salvo (50 Kalò), Ivano Veccia (Allegrìo), Marco Quintili (I Quintili), Antonio Falco (L’Antica Pizzeria da Michele), Mattia Lattanzio e Giovanni Giglio (Extremis), Andrea Renzi (La Mangiatoia), Sami El Sabawy (Tonda) e Iacopo Alberti (Sbanco).

Dopo il tour nazionale che ha toccato le principali Milano, Firenze, Palermo, Napoli e Bari verrà ora decretato il pizzaiolo emergente più bravo d’Italia, in gara per conquistare il titolo e il premio del valore di 4.000 euro. Ampio il calendario di attività gratuite per adulti, bambini e operatori del settore. “Siamo davvero entusiasti di dare il via alla nuova edizione de La Città della Pizza – commenta Emiliano De Venuti, ideatore della manifestazione – Tre giorni di assaggi, incontri e focus tematici che daranno la possibilità al pubblico di appassionati di vedere all’opera i pizzaioli più talentuosi d’Italia”.