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MartinoRossi: con sistema Underdrip meno consumi idrici e di fertilizzanti

MartinoRossi: con sistema Underdrip meno consumi idrici e di fertilizzantiMilano, 21 apr. (askanews) – In occasione della 53a Giornata Mondiale della Terra l’azienda italiana MartinoRossi, racconta i benefici di un innovativo sistema di irrigazione che consente il risparmio di acqua e fertilizzanti.

“Una qualsiasi delle immagini sulla portata attuale di fiumi, laghi e invasi descrive meglio di tante parole in che misura le alterazioni climatiche stanno minando le basi della filiera agroalimentare nazionale e quanto sia urgente passare allo studio di soluzioni concrete e di lungo periodo – afferma Giorgio Rossi, presidente di MartinoRossi – Da questo punto di vista il comparto agricolo italiano è molto avanti nella sperimentazione in campo di nuove tecnologie e tecniche agronomiche che consentono di ridurre i consumi di acqua, energia e fertilizzanti azotati, migliorando nettamente sia la sostenibilità delle attività agricole sia le rese per ettaro delle colture. Quello che manca nel nostro Paese è la capacità di fare sistema mettendo a fattore comune le esperienze e le competenze di cui disponiamo”. Il punto di vista del presidente di MartinoRossi è supportato dall’impegno assunto fondando Underdrip, società ad hoc creata per curare lo sviluppo dell’omonimo sistema di sub-irrigazione e fertirrigazione di precisione di nuova concezione, testato e perfezionato in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore – sedi di Piacenza e Cremona – e l’Università degli Studi di Milano.

Una volta posizionato, questo sistema interrato ad alta efficienza permette di ridurre sino al 60% i consumi idrici e del 50% quelli di fertilizzanti. Underdrip prevede l’interramento delle manichette su file parallele a profondità variabili tra i 30 e i 50 cm a seconda delle tessiture del terreno, con memorizzazione GPS della posizione dell’impianto, così da consentire la semina e il successivo sviluppo delle piante al di sopra delle manichette stesse. Acqua e fertilizzanti vengono rilasciati a bassa pressione in corrispondenza delle radici delle colture e si distribuiscono gradualmente, sfruttando la microporosità del suolo. Tali caratteristiche presentano una serie di importanti vantaggi sia rispetto alla tradizionale irrigazione a pioggia sia alla micro-irrigazione superficiale a goccia. Il rilascio dell’acqua al livello delle radici, infatti, stimola lo sviluppo dell’apparato radicale a tutto beneficio dell’assorbimento dei nutrienti presenti nel terreno e della vigoria delle piante. L’assenza di umidità in superficie, per contro, crea un’ambiente sfavorevole alla proliferazione di infestanti e infezioni fungine, riducendo drasticamente la necessità di ricorrere a diserbanti e fitosanitari.

Inoltre, la non necessità di rivoltare periodicamente il terreno favorisce il consolidamento del suolo coltivato, la sua capacità di trattenere il carbonio e la sua vitalità poiché rispetta l’equilibrio naturale di microfauna e microflora.

Felicetti: nessuna speculazione su pasta, Coldiretti confonde consumatori

Felicetti: nessuna speculazione su pasta, Coldiretti confonde consumatoriMilano, 19 apr. (askanews) – “Il grano ha prezzi troppo fluttuanti e non è l’industria della pasta a determinare il prezzo del grano duro, a farlo è il mercato globale con meccanismi e quotazioni internazionali. Contrariamente a quanto viene spesso detto, il grano estero costa anche più di quello italiano (in media il +10%), soprattutto in questo momento storico particolare. Spiace che la Coldiretti continui ad avanzare dei dubbi su presunte speculazioni, con il consueto intento di confondere i nostri consumatori”. Riccardo Felicetti, presidente dei pastai di Unione Italiana Food, respinge al mittente le accuse mosse da Coldiretti nei giorni scorsi sull’aumento del prezzo della pasta a fronte di una diminuzione del costo del grano duro e sulla presunta speculazione da parte dei pastai di ridurre il prezzo del grano italiano per favorire le importazioni di grano estero/canadese.

I pastai italiani, ricordano in una nota, “sostengono gli agricoltori del nostro Paese con i contratti di filiera per garantire il giusto prezzo e acquistano tutto il grano duro pastificabile disponibile in Italia e la pasta che compriamo oggi è fatta col grano acquistato mesi e mesi fa a prezzi più alti. Inoltre, quando parliamo di pasta, un alimento monoingrediente, è vero che il grano duro e la semola impattano in modo rilevante sul costo finale, ma dobbiamo tenere presente anche altre voci di costo come l’energia, i materiali ausiliari (imballaggi primari e secondari) e la logistica (trasporto locale e internazionale), tutti ambiti in cui i rincari sono ancora evidenti ed elevati”. “Nonostante tutto – conclude – la pasta continua a restare un alimento accessibile, perché con mezzo chilo di pasta e pochi altri ingredienti (legumi e un filo d’olio), si riesce a preparare un pasto bilanciato per una famiglia di 5 persone, con meno di due euro”.

Rialzo moderato temperature positivo o neutro per colture Italia

Rialzo moderato temperature positivo o neutro per colture ItaliaRoma, 18 apr. (askanews) – Un riscladamento climatico moderato da qui al 2023 avrebbe un effetto “pressoché nullo o positivo” per tutte e tre le principali colture in Italia. E’ la stima di uno studio pubblicato nella collana “Questioni di economia e finanza” della Banca d”Italia (un Occasional paper intitolato “Il cambiamento climatico e l’agricoltura italiana: evidenza da shock metereologici”).

L’analisi avverte tuttavia come sia “plausibile” che gli ulteriori aumenti delle temperature attesi nelle decadi successive (o prima, qualora le previsioni climatiche utilizzate si rivelassero troppo ottimistiche) determinino “effetti complessivamente negativi”. Il lavoro stima l’effetto degli shock metereologici sulla produzione agricola in Italia e quantifica gli effetti a livello nazionale e provinciale che uno scenario climatico di riscaldamento moderato avrebbe nel 2030. Lo studio, si legge, si concentra su tre dei principali prodotti agricoli italiani (mais, grano duro e vite da vino), tra loro eterogenei in termini di zona di produzione, stagione vegetativa ed esigenze climatiche.

“La relazione fra resa e temperatura è non-lineare: positiva fino a una data soglia (circa 28° per i cereali e 32° per la vite) e negativa oltre – spiega l’analisi -. Le stime, combinate alle proiezioni climatiche, implicano che l’effetto medio sul territorio nazionale nel 2030 sarà pressoché nullo o positivo per tutte e tre le colture. È tuttavia plausibile che gli ulteriori aumenti delle temperature attesi nelle decadi successive (o prima, qualora le previsioni climatiche utilizzate si rivelassero troppo ottimistiche) determinino effetti complessivamente negativi”.

Federcuochi asse con Coldiretti e Filiera Italia: no a cibo coltivato

Federcuochi asse con Coldiretti e Filiera Italia: no a cibo coltivatoMilano, 17 apr. (askanews) – Federcuochi si schiera a favore della petizione promossa da Coldiretti e Filiera Italia per sostenere il processo legislativo aperto dal disegno di legge approvato in Consiglio dei ministri per il divieto di produzione e di immissione sul mercato di alimenti e mangimi coltivati, in mancanza di adeguate garanzie per la sicurezza alimentare e ambientale.

In occasione dell’assemblea nazionale della Federazione italiana cuochi, il presidente, Rocco Pozzulo, ha sottolineato “l’importanza di valorizzare in cucina i primati green dell’agricoltura italiana con 5.450 specialità tradizionali censite dalle Regioni, 320 specialità Dop e Igp riconosciute a livello comunitario e 526 vini Doc, Docg e Igt, la leadership nel biologico con circa 86mila aziende agricole biologiche”. “Abbiamo acceso i riflettori su un business in mano a pochi ma molto influenti nel mondo che può cambiare la vita delle persone e l’ambiente che ci circonda” ha affermato il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini. “L’Italia, che è leader nella qualità e nella sicurezza alimentare nel mondo, ha la responsabilità e il dovere di fare da apripista nelle politiche di tutela della qualità a tavola, come è già avvenuto con l’obbligo dell’etichetta con l’indicazione di origine” ha affermato Luigi Scordamaglia, Consigliere Delegato di Filiera Italia.

Secondo la Fao e l’Oms, infatti, attualmente esiste una quantità limitata di informazioni e di dati sugli aspetti della sicurezza alimentare degli alimenti a base di cellule per aiutare i regolatori a prendere decisioni informate.

Accordo con Brown-Forman: Compagnia dei Caraibi distribuirà Gin Mare

Accordo con Brown-Forman: Compagnia dei Caraibi distribuirà Gin MareMilano, 14 apr. (askanews) – Compagnia dei Caraibi Società Benefit, azienda leader nell’importazione, sviluppo, brand building e distribuzione di distillati, vini e soft drink di fascia premium e over premium provenienti da tutto il mondo, nonché birre craft italiane, ha annunciato di avere sottoscritto oggi un contratto con l’azienda statunitense Brown-Forman Group, per la distribuzione in esclusiva per i mercati Italia e San Marino di Gin Mare e Diploma’tico fino al 31 dicembre 2024. A questi si aggiunge Fords Gin, brand nuovo sul mercato italiano, per il cui lancio Brown- Forman ha scelto come partner Compagnia dei Caraibi.

“Siamo molto soddisfatti nel vedere consolidato il percorso fatto con Gin Mare e Diploma’tico Rum sul mercato italiano in questi anni di distribuzione” ha dichiarato il general manager di Compagnia dei Caraibi, Fabio Torretta, spiegando che “questa partnership rappresenta inoltre un’ulteriore occasione di crescita e di sviluppo anche su nuovi fronti: siamo onorati di essere stati scelti da Brown-Forman per il lancio in Italia di Fords Gin. E’ una grande opportunità – ha concluso – che rafforza il posizionamento della società nel segmento dei Gin Premium e che intendiamo affrontare con il know-how e le competenze che da sempre ci caratterizzano”. Diploma’tico Rum e Gin Mare sono nel portfolio di Compagnia dei Caraibi rispettivamente dal 2008 e dal 2013 e in crescita a volume negli ultimi cinque anni del +7,2% e +33,5%.

“Per supportare al meglio le attività di distribuzione brand building sui tre marchi di riferimento, all’interno di Compagnia dei Caraibi è stato definito un team che comprende figure dell’area marketing, comunicazione, commerciale” ha sottolineato in una nota l’azienda, sottolineando che “in particolare, è in previsione un ampliamento dell’area sales volto a sostenere la crescita dei brand sul mercato nazionale”.

Masi Agricola: Fondazione Enpaia sale al 6,2% del capitale

Masi Agricola: Fondazione Enpaia sale al 6,2% del capitaleMilano, 13 apr. (askanews) – Fondazione Enpaia (Ente nazionale di Previdenza per gli addetti e per gli impiegati in agricoltura) aumenta la propria partecipazione in Masi Agricola salendo al 6,2% del capitale sociale. Lo comunica una nota dell’azienda veneta leader dell’Amarone, quotata sull’Euronext Growth Milan.

La società, sottolinea la nota, apprezza l’incremento dell’investimento da parte della Fondazione Enpaia e le recenti dichiarazioni della stessa, secondo la quale Masi rientra tra le “partecipazioni dirette mission related e strategiche, con un ruolo di rilievo nel portafoglio finanziario”, poiché “forniscono con costanza flussi di dividendi e incrementano il loro valore nel tempo”. L’azionariato di Masi Agricola vede la famiglia Boscaini detenere complessivamente il 73,5% e la Red Circle Investments del patron di Diesel, Renzo Rosso, il 10%.

Rischio gelate:stufe tra i ciliegi per salvare il raccolto

Rischio gelate:stufe tra i ciliegi per salvare il raccolto




Rischio gelate:stufe tra i ciliegi per salvare il raccolto – askanews.it



















Trento, 6 apr. (askanews) – Stufette a pellet per tenere al caldo i ciliegi durante la notte salvare così il raccolto. E’ il lavoro duro e complesso che i contadini in Val di Non, in Trentino, stanno affrontando in emergenza negli ultimi giorni.

Dopo diverse settimane di clima mite, infatti, si è registrato un improvviso calo delle temperature che sta mettendo a rischio le piante che hanno già iniziato la fioritura. E così i contadini hanno posizionato lungo i filari le stufe alimentate a biomassa legnosa. “Sono due notti che noi agricoltori tentiamo di salvare il nostro prodotto – racconta Ruggero Gabardi, agricoltore di Malgolo in Val di Non – Controlliamo le temperature quindi ogni ora. E alla sera si parte verso le 10 fino alle due di notte, e appena si vede che si abbassano le temperature si. Inizia a accendere i fuochi. Questa notte siamo partiti più tardi, verso le quattro, perché si era su un grado, un grado e mezzo; ma appena la temperatura è scesa a 05 abbiamo iniziato ad accendere”. La pratica è tanto suggestiva quanto efficace e ha alle spalle una solida radice scientifica e metodologica: è stata infatti messa a punto a partire dal 2017 dalla Fondazione Edmund Mach, storico istituto per lo sviluppo della ricerca scientifica in campo agrario, e si rivela particolarmente utile per le ciliegie, molto sensibili agli sbalzi termici, soprattutto per la varietà Kordia, la più coltivata fra le colline trentine.

“Sta iniziando la fioritura, ma per il ciliegio è il periodo più delicato perché anche se non c’è il fiore, ma solo la gemma ingrossata, subisce dei danni se si va sotto lo zero – prosegue Gabardi – Con questo metodo non riusciamo certo a recuperare totalmente le piante, però una parte di prodotto pensiamo di sì. Con i teli di copertura e accendendo questi fuochi sicuramente una parte si recupera, sperando sempre che la temperatura non scenda di molti gradi; anche perché ieri mattina era arrivata a meno 5, meno 6…”. L’accensione delle ‘stufette’ viene effettuata poco prima di raggiungere le temperature critiche; ed è preceduta dal posizionamento di teli che aiutano a non disperdere il calore, aumentando così l’efficacia dell’intervento. Un lavoro tutt’altro che semplice per i contadini, ma che si rivela fortunatamente efficace.

Iniziativa “Salviamo api e agrioltori” raccoglie 1 mln firme nell’Ue

Iniziativa “Salviamo api e agrioltori” raccoglie 1 mln firme nell’Ue




Iniziativa “Salviamo api e agrioltori” raccoglie 1 mln firme nell’Ue – askanews.it




















Roma, 5 apr. (askanews) – La Commissione accoglie con favore l’iniziativa dei cittadini europei “Salviamo api e agricoltori! Verso un’agricoltura favorevole alle api per un ambiente sano”, che ha raccolto un milione di firme. Con un comunicato, l’esecutivo comunitario rileva che inquinamento e perdita di biodiversità rappresentano sfide crescenti per l’agricoltura e la sicurezza alimentare in Europa.

Nell’Ue, si legge, una specie su tre di api, farfalle e sirfidi è in declino, e però l’80 % delle specie coltivate o specie fiorite spontanee dipendono dall’impollinazione animale. La metà dei terreni agricoli nell’Ue è già esposta al rischio di un deficit di impollinazione. Lo stesso pericolo che minaccia l’esistenza di impollinatori grava sulla sicurezza alimentare e sulla vita nel pianeta. Il successo dell’iniziativa dei cittadini è un chiaro segnale del vasto sostegno pubblico a intervenire in difesa degli impollinatori, della biodiversità e dell’agricoltura sostenibile. In tale contesto la Commissione invita il Parlamento europeo e il Consiglio a raggiungere un accordo ambizioso in tempi brevi sulle proposte legislative già trasmesse che contribuiranno a proteggere e ripristinare gli impollinatori europei e a tradurre in legge l’ambizione dei cittadini.

Il cibo a base vegetale continua a crescere: nel 2022 +3% a volume

Il cibo a base vegetale continua a crescere: nel 2022 +3% a volume




Il cibo a base vegetale continua a crescere: nel 2022 +3% a volume – askanews.it




















Milano, 5 apr. (askanews) – Mentre è ancora caldo il dibattito sul cibo coltivato (o sintetico come viene più spesso impropriamente definito), su cui è recentemente intervenuto anche il governo con un provvedimento, arrivano i dati di mercato di un prodotto nato come alternativa al cibo di origine animale, quello del cibo a base vegetale. Secondo i dati diffusi da Gruppo prodotti a base vegetale di Unione italiana food nel 2022, un anno particolarmente complesso dal punto di vista dei consumi, il comparto è riuscito a crescere a volume del 2,8% mentre a valore, spinto dall’inflazione, la crescita è stata dell’8% toccando 490 milioni.

Ma di cosa parliamo quando ci riferiamo ai cibi a base di proteine vegetali? La gamma presente sul mercato è molto ampia e si va dai burger e piatti pronti ai gelati e dessert, passando per i prodotti al cucchiaio fermentati alle bevande vegetali: tutti prodotti realizzati partendo da proteine vegetali, ovvero di verdura, legumi, cereali, semi o alghe. Diversi per natura dalla cosiddetta carne sintetica o più correttamente coltivata, come ha tenuto a precisare Lucilla Titta, biologa nutrizionista e ricercatrice presso l’Istituto europeo di oncologia di Milano che è stata chiara: “La scienza nel merito può dir poco su questi alimenti innovativi, del futuro perchè non ci sono ancora e non ci si può pronunciare. Certo la scienza non è contro l’innovazione. Quello che però occorre fare è definire bene questo alimento che è carne coltivata perchè deriva da cellule animali che sono state estratte dall’animale e coltivate in laboratorio ma non c’è nessuna operazione di sintesi”. Diverso il discorso dei prodotti a base vegetale, la cui novità “risiede nel modo in cui ingredienti di origine vegetale vengono usati per creare qualcosa che prima non esisteva e che i consumatori hanno dimostrato apprezzare”, ha aggiunto Titta. In affetti i dati dicono che oggi oltre un italiano su due li acquista con regolarità e il 25% di chi non li ha mai provati dichiara che lo farà. A fronte di un aumento complessivo delle confezioni vendute pari quasi al 3%, spiccano gli incrementi a volume a 2 cifre di burger e piatti pronti (gastronomia e salumi +11,7%); il +2,6% messo a segno da gelati e dessert e la tenuta delle bevande vegetali (+0,4%).

“I plant-based sono entrati nelle scelte alimentari di moltissime famiglie in Italia – ha spiegato Salvatore Castiglione, presidente Gruppo prodotti a base vegetale di Unione Italiana Food – Oggi sono oltre 22 milioni i consumatori che li hanno provati e poi inseriti regolarmente nella propria dieta. Una scelta forte e indiscutibilmente consapevole. La ricerca lo conferma: chi li acquista sa bene cosa sono i plant-based e cosa sta mangiando”. In effetti secondo un’indagine Astraricerche per il Gruppo prodotti a base vegetale di Unionfood il 75,5% di chi già conosce questi prodotti sa esattamente di cosa sono fatti i plant-based (con punte dell’80% tra i consumatori abituali e nelle fasce d’età più adulta) e solo l’1,4% dichiara di non saperlo (il restante 23,1% dimostra di avere una conoscenza parziale di questi prodotti). Il merito di tutto questo è attribuibile alle etichette a cui nove consumatori abituali su 10 (8 su 10 per i consumatori in generale) prestano attenzione, dimostrando di sapere esattamente quello che mangiano.

Fra gli italiani che conoscono i plant-based, due su tre li consuma abitualmente e uno su quattro li ha introdotti nel proprio regime alimentare su base settimanale mentre solo 2 su 10 non li hanno mai consumati. Tra le ragioni di questo successo, la bontà (71,3%), la digeribilità (71,1%), un aiuto per una corretta nutrizione (71%) e la sostenibilità (70,3%). Spingono il consumo di questi prodotti l’esigenza di variare l’alimentazione quotidiana (41,8%, percentuale che sale tra gli over 55) e la voglia di ridurre il consumo di proteine animali (32,2%). “I plant-based incontrano e appagano le richieste di tanti consumatori – spiega Castiglione – Non dimentichiamo che prodotti come le polpette di melanzane, le panelle di ceci o il latte di mandorle (solo per citarne alcuni) fanno parte da sempre della nostra cultura culinaria. Il mondo delle aziende ha risposto in questi anni a una richiesta crescente del consumatore”.

Anche sulla sostenibilità dei plant-based quasi otto conoscitori su 10 (77,5%) sono concordi. Restano dubbi solo tra un 15,6% che pensa erroneamente che questi prodotti siano realizzati consumando molta acqua e producendo ingenti quantità di anidride carbonica. “È una credenza errata: numerosi studi hanno dimostrato che i prodotti vegetali hanno un ridotto impatto ambientale – conferma Ludovica Principato, professoressa aggregata in Gestione sostenibile di impresa, Università Roma Tre – Il cibo che consumiamo ha un impatto diretto sul Pianeta e sull’uso delle sue risorse naturali: in Italia, l’adozione diffusa di una dieta flexitariana, più ricca di alimenti di origine vegetale (come verdura, frutta, cereali integrali, legumi), avrebbe effetti molto positivi in termini di minori emissioni di gas serra e maggiore risparmio idrico, rispetto all’attuale regime alimentare seguito nel nostro Paese: si produrrebbero gas serra equivalenti a 106 Mt CO2eq, anziché 187; verrebbero utilizzati terreni coltivati pari a 15.000 campi di calcio, anziché 20.000; l’acqua consumata sarebbe pari a 17 km cubi, anziché 26, con un risparmio idrico equivalente a 3 milioni e 600 mila piscine olimpioniche”.

Unaitalia, uova protagoniste della Pasqua: ne compreremo per 125 mln euro

Unaitalia, uova protagoniste della Pasqua: ne compreremo per 125 mln euro




Unaitalia, uova protagoniste della Pasqua: ne compreremo per 125 mln euro – askanews.it



















Milano, 4 apr. (askanews) – Saranno 350 milioni, per un valore pari a circa 125 milioni di euro, le uova consumate durante la Settimana Santa. La stima è di Unaitalia, l’associazione che rappresenta la quasi totalità della produzione avicola nazionale. Sode, sotto forma di frittata o strapazzate, secondo un’indagine AstraRicerche 2023, le uova sono un alimento immancabile sulla tavola delle feste pasquali per più di un italiano su tre (34,5%) sorpassate solo da uovo di cioccolato e colomba (indispensabili per oltre il 60% degli italiani) e preferite ad agnello (31,9%), salame (30,5%) e torta salata di formaggio (22%).

“Gli italiani nel 2022 ne hanno consumate 13,4 miliardi, pari a 228 pro capite – spiega la direttrice di Unaitalia, Lara Sanfrancesco – Di queste, il 68% è andato alle famiglie (155 uova a testa) mentre il 32% (73 uova per abitante) è stato consumato attraverso pasta, dolci e preparazioni alimentari varie, tra cui colombe e pastiere”. In fatto di tavola gli italiani a Pasqua si rivelano un po’ campanilisti: il 32% sceglie il piatto della propria regione, con percentuali che in Campania arrivano al 53% (con pastiera e casatiello) e in Veneto al 45% (la ricetta è la fugassa, tipico pan lievitato dolce).

A dispetto delle sfide tra Nord e Sud, nella classifica di 20 ricette regionali stilata da AstraRicerche, gli italiani sul podio mettono i grandi classici: casatiello, pastiera (al 26,4%) e colomba (20,6%). Seguono la torta Pasqualina ligure (18,9%) e i fiadoni, fagottini a mezzaluna ripieni al formaggio in versione dolce o salata a cavallo tra Molise e Abruzzo (16,4%); la pizza di Pasqua umbra (15,6%), la scarcella pugliese (tipico biscotto con uovo e glassatura in bella mostra, 15,2%) e il bensone (14,9%), dolce di tradizione millenaria modenese. E ancora la frittata piemontese Rognosa (14,4%), la Pasimata toscana (alternativa alla classica colomba, con uva sultanina e semi d’anice da alcuni detta schiaccia, 13,9%) e la fugassa veneta, tipico pan lievitato dolce (12,1%).