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Masi Agricola: in cda Renzo Rosso sostituito dalla moglie Arianna Alessi

Masi Agricola: in cda Renzo Rosso sostituito dalla moglie Arianna Alessi



Masi Agricola: in cda Renzo Rosso sostituito dalla moglie Arianna Alessi – askanews.it


Masi Agricola: in cda Renzo Rosso sostituito dalla moglie Arianna Alessi – askanews.it




















Milano, 31 mar. (askanews) – Il cda di Masi Agricola ha sostituito il consigliere Renzo Rosso, che si era dimesso lo scorso 9 marzo, con Arianna Roberta Alessi, che resterà in carica fino alla prossima assemblea del 21 aprile. Lo comunica una nota dell’azienda leader dell’Amarone, quotata sull’Euronext Growth Milan. La Alessi è Ceo di Red Circle Investiments, la holding del patron di Diesel che detiene il 10% di Masi, nonchè moglie dello stesso Rosso.

La sostituzione è avvenuta cooptando il secondo soggetto appartenente alla medesima lista cui apparteneva Rosso, avendo il primo candidato manifestato la propria indisponibilità. Renzo Rosso, in una comunicazione dello scorso 10 marzo, aveva motivato le dimissioni “sulla base di una sua perdita di interesse nel rivestire la carica non essendo riuscito ad ‘apportare un contributo professionale e innovativo ai processi gestori’ e lamentando, al contempo, che il governo societario di Masi non è ‘in linea con gli standard di riferimento di società con azioni negoziate sui mercati di capitali’”. La società in quella occasione si era difesa sostenendo di non aver mai “negato l’opportunità di esprimere le proprie valutazioni nell’ambito del dibattito consiliare, anche con riferimento al governo societario”.

Arte e cibo, Barilla espone in Bottega il primo pacco di pasta

Arte e cibo, Barilla espone in Bottega il primo pacco di pasta


Arte e cibo, Barilla espone in Bottega il primo pacco di pasta – askanews.it



Arte e cibo, Barilla espone in Bottega il primo pacco di pasta – askanews.it




















Milano, 30 mar. (askanews) – Nella bottega dove Barilla iniziò a muovere i suoi primi passi, nel 1877 a Parma, dal primo aprile la storia dell’azienda rivive attraverso la comunicazione e il marketing firmati da un gigante della pubblicità. La bottega in via della Repubblica, riaperta un anno fa in occasione del 145esimo anniversario di Barilla, infatti, fino al 21 maggio racconterà il legame tra l’azienda ed Erberto Carboni, il designer, architetto e pubblicitario autore del logo e di slogan come “Con pasta Barilla è sempre domenica” ed “È sempre l’ora dei Pavesini”.

Tra gli oggetti esposti, tutti provenienti dall’Archivio storico Barilla, tre confezioni originali di pasta progettate e disegnate da Carboni nel 1955, compreso il primo packaging per un pacco di pasta, che rivela l’origine del “Blu Barilla”. Carboni scelse l’azzurro prima e il blu poi come colore aziendale perché richiamava la tinta azzurra della carta usata per confezionare la pasta in ampie ceste di castagno, quando ancora veniva di norma venduta sfusa al dettaglio. Oggi nella restaurata Bottega Barilla ci sono ancora armadi con cassetti dotati di finestrelle di vetro, attraverso i quali si potevano scegliere a colpo d’occhio i tipi di pasta e legumi secchi messi in vendita. Motivo per cui anche le prime confezioni Barilla in cartone, del Dopoguerra, avevano comunque una finestrella trasparente in cellophane. In esposizione anche la prima confezione a righe bianco-azzurre, design abbandonato a metà degli anni Cinquanta per passare a scatole blu con logo rosso. Accanto a questi cimeli, c’è anche spazio per gli slogan e i manifesti degli anni Cinquanta, come il manifesto della “Gallina cubista” che ricorda come la pasta all’uovo Barilla avesse “cinque uova per ogni chilogrammo”. L’esposizione prosegue con un Catalogo del pastificio Barilla, la cui copertina è stata disegnata da Carboni per la Campagna “Con Pasta Barilla è sempre Domenica”, che, nel 1952, vinse la Palma d’Oro della pubblicità. Dal 1952 al 1960 Carboni si occupò di tutta l’immagine coordinata del gruppo. A cominciare dal logo aziendale, il brand incorniciato nell’ovale, arrivato ai giorni nostri, con un’ultima revisione nel 2022, fino al colore azzurro-blu che contraddistingue il brand, oltre a curare manifesti, cataloghi, slogan, pagine dei giornali e le locandine da negozio. E oggi Barilla con questa iniziativa omaggia Erberto Carboni la cui eredità vive ancora oggi nella comunicazione di questa azienda.

L’iniziativa di Barilla rientra nell’ambito di “Parma 360 gradi”, festival della creatività contemporanea che per circa due mesi prevede esposizioni e iniziative diffuse sul territorio con l’obiettivo di promuovere e incoraggiare l’arte contemporanea e i suoi principali protagonisti, valorizzando anche il patrimonio artistico parmense.

Anicav: sostegno per la Igp a pomodoro pelato Napoli, varebbe 1,5 mld

Anicav: sostegno per la Igp a pomodoro pelato Napoli, varebbe 1,5 mld


Anicav: sostegno per la Igp a pomodoro pelato Napoli, varebbe 1,5 mld – askanews.it



Anicav: sostegno per la Igp a pomodoro pelato Napoli, varebbe 1,5 mld – askanews.it




















Milano, 30 mar. (askanews) – Sostegno per il riconoscimento dell’Indicazione geografica protetta del pomodoro pelato di Napoli, il cui iter di approvazione, dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, è in attesa dell’ultimo step: la registrazione comunitaria. Un percorso che, una volta completato, garantirebbe tutela e valorizzazione per uno dei prodotti più rappresentativi della cultura gastronomica italiana, soprattutto all’estero, oltre che un significativo aumento del valore economico per l’intera filiera. Di questo si è discusso durante un dibattito organizzato a Cibus Connecting Italy a Parma, a cui hanno partecipato Anicav, Coldiretti Campania e Italia Ortofrutta.

In termini numerici, sono destinate alla produzione di pomodoro pelato circa 950 mila tonnellate di prodotto trasformato nelle cinque regioni dell’area Igp con un fatturato che sfiora 1,5 miliardi di euro, di cui oltre un miliardo deriva dall’export. La nuova Indicazione geografica andrebbe certamente a collocare il pomodoro pelato di Napoli tra i prodotti DOP/IGP più conosciuti e venduti insieme a Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Prosciutto di Parma, Mozzarella di bufala e Aceto balsamico. “Accogliamo con favore l’entusiasmo e il completo sostegno espressi oggi dal mondo agricolo – dichiara Giovanni De Angelis, direttore generale di Anicav – La sinergia di tutta la filiera è fondamentale per arrivare a questo importante obiettivo e superare inutili campanilismi. Ribadiamo il nostro pieno sostegno al Comitato promotore guidato dal presidente Lino Cutolo e aspettiamo con grande fiducia di vedere completato un percorso che potrà dare nuova spinta ai consumi, purtroppo in calo rispetto ad altre tipologie di conserve di pomodoro, di una vera e propria eccellenza dell’agroalimentare italiano”. “Siamo certi – conclude De Angelis – che l’Igp porterà grandi vantaggi non solo al mondo industriale, ma anche a tutti i produttori agricoli delle aree vocate alla coltivazione del pomodoro allungato. Oggi, tutti insieme, abbiamo ribadito l’importanza di andare uniti nella stessa direzione, nell’interesse dell’intera filiera, a sostegno di un prodotto emblema del made In Italy nel mondo”.

Consorzio Parmigiano: in Colombia stop al “Parmesano snack” di Alpina

Consorzio Parmigiano: in Colombia stop al “Parmesano snack” di Alpina


Consorzio Parmigiano: in Colombia stop al “Parmesano snack” di Alpina – askanews.it



Consorzio Parmigiano: in Colombia stop al “Parmesano snack” di Alpina – askanews.it



















Milano, 30 mar. (askanews) – Mentre è ancora calda la polemica sul Parmigiano Reggiano e la sua produzione all’estero, arriva una decisione dalla Colombia a favore della tutela della Dop italiana nel paese latino-americano. Grazie, infatti, all’opposizione formale del Consorzio del formaggio Parmigiano Reggiano, incaricato della tutela della Dop in tutto il mondo, è stato fermato il sesto tentativo del gruppo colombiano Alpina di registrare il marchio “Parmesano” in Colombia.

La Sovrintendenza all’industria e al commercio ha emesso un provvedimento per la tutela delle Indicazioni geografiche nel paese latino-americano, negando la registrazione del marchio misto “Alpina Parmesano snack” sulla base della Denominazione d’origine protetta. Questa decisione riconferma dunque l’importanza dell’accordo di libero scambio concluso dall’Unione Europea con Colombia, Perù ed Ecuador, che ha consentito di riconoscere la protezione della Dop Parmigiano Reggiano nei paesi andini. La Sovrintendenza, confermando così la decisione emessa in prima istanza, ha infatti ritenuto che la protezione delle Denominazioni d’origine sia sufficientemente ampia da far sì che l’impedimento alla registrazione non si limiti alla semplice riproduzione letterale del loro nome, ma anche a qualsiasi tipo di imitazione, anche solo evocativa. Pertanto, ha stabilito che il marchio richiesto, rivendicato per latte, prodotti lattiero caseari e specialmente snack a base di formaggio, includendo la parola “Parmesano”, fosse evocativo della Dop Parmigiano Reggiano e quindi non registrabile. In risposta alle argomentazioni di Alpina, la Sovrintendenza ha sottolineato che il termine “Parmesano” non può essere considerato di uso comune nel commercio per identificare qualsiasi tipo di formaggio, poiché l’articolo 220 della Decisione Andina 486 del 2000, ovvero la normativa applicabile in Colombia e nella Comunità Andina in materia di proprietà intellettuale, stabilisce che le Denominazioni d’origine non sono considerate comuni o generiche finché la loro protezione sussiste nel Paese d’origine.

Inoltre, la Sovrintendenza ha ritenuto che il marchio richiesto fosse potenzialmente ingannevole poiché, a causa del prestigio e della fama del Parmigiano Reggiano nel mercato alimentare, l’inserimento della parola “Parmesano” potrebbe indurre in errore i consumatori sull’origine e sulle caratteristiche del prodotto di Alpina. Nel 2008, la Corte di giustizia dell’Unione europea ha stabilito che solo il formaggio Parmigiano Reggiano Dop può essere venduto con la denominazione Parmesan all’interno dell’Unione Europea. Tuttavia, la normativa che protegge il nome Parmigiano Reggiano all’interno dell’UE non vale in tutti i Paesi del mondo, aprendo la porta a usi non corretti del nome per formaggi prodotti negli Stati Uniti e in altri Paesi. Il Consorzio stima che il giro d’affari del falso Parmesan fuori dall’Unione europea sia di 2 miliardi di euro, circa 200mila tonnellate di prodotto, ossia oltre 3 volte il volume del Parmigiano Reggiano esportato.

“Dopo la vittoria ottenuta a marzo 2022 in Ecuador, prosegue la lotta globale del Consorzio contro l’uso illegittimo del termine Parmesan – ha dichiarato Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio – La decisione della Sovrintendenza all’Industria e al Commercio rappresenta una vittoria importante per il sistema delle Indicazioni geografiche nel continente americano, poiché viene ribadita l’importanza fondamentale del legame tra prodotto, territorio e Denominazione di origine. Questa decisione è un’ulteriore pietra miliare su cui costruire una strategia più ampia a livello globale, che andrà a beneficio non solo della Dop Parmigiano Reggiano, ma di tutte le Indicazioni Geografiche”.

Illycaffè, Schocchia: accelereremo crescita su estero, focus su Usa e Cina

Illycaffè, Schocchia: accelereremo crescita su estero, focus su Usa e Cina


Illycaffè, Schocchia: accelereremo crescita su estero, focus su Usa e Cina – askanews.it



Illycaffè, Schocchia: accelereremo crescita su estero, focus su Usa e Cina – askanews.it




















Milano, 30 mar. (askanews) – “Il caffè illy, grazie alla sua qualità superiore e sostenibile, rappresenta un’eccellenza del made in Italy, che vogliamo continuare a valorizzare, accelerando ulteriormente la nostra crescita sui mercati internazionali”. Dopo l’approvazione del bilancio 2022, Cristina Scocchia, amministratrice delegata di illycaffè, in una nota parla delle strategie di crescita che nel futuro riguarderanno il gruppo triestino. Come anticipato al Sole 24 Ore, l’interesse è per una crescita “in America, che oggi vale circa un quinto del fatturato e che prevediamo possa raddoppiare: i ricavi 2022 segnano +27,4%, e anche al netto del rafforzamento del dollaro parliamo di un aumento a doppia cifra” e poi la Cina. “E’ per noi un mercato ancora piccolo – ha detto – per il quale vogliamo ridisegnare completamente l’approccio. Valuteremo se muoverci da soli o appoggiandoci a un distributore locale”.

Nel complesso l’ad si ritiene “molto soddisfatta di aver raggiunto il miglior risultato degli ultimi dieci anni nonostante il contesto macro-economico sfidante. Il 2022 ha rappresentato un importante traguardo verso il raggiungimento dei nostri obiettivi strategici: quest’anno tutti i mercati e tutti i canali hanno contribuito alla crescita, sia dei ricavi che dell’Ebitda. Questi risultati confermano la solidità della direzione strategica che abbiamo intrapreso”.

Illycaffè chiude 2022 con utile a 14,2 milioni in crescita del 19%

Illycaffè chiude 2022 con utile a 14,2 milioni in crescita del 19%


Illycaffè chiude 2022 con utile a 14,2 milioni in crescita del 19% – askanews.it



Illycaffè chiude 2022 con utile a 14,2 milioni in crescita del 19% – askanews.it




















Milano, 30 mar. (askanews) – Illycaffè ha chiuso il 2022 con 567,7 milioni di euro ricavi in aumento del 13,6% rispetto al 2021, trainati da tutti i mercati e canali distributivi in cui il gruppo è presente. L’utile netto del gruppo si è attestato a 14,2 milioni di euro in aumento del 18,9% rispetto al 2021 e superiore alle previsioni.

Per il gruppo triestino, il cui cda ha approvato il progetto di bilancio della capogruppo e quello consolidato, il 2022 è stato segnato oltre che dall’aumento dei tassi di inflazione anche dal rincaro dei costi delle materie prime. L’Ebitda è salito del 15,8% a 71,4 milioni di euro. La crescita dei ricavi e l’incremento dell’efficienza operativa del gruppo hanno permesso di controbilanciare la pressione sui margini dettata dal contesto inflativo. La marginalità si è attestata al 12,6% dei ricavi in aumento di 30 punti base (0,3%) rispetto al 2021. L’Ebitda adjusted si è attestato a 78,2 milioni di euro, in aumento del 10,6% rispetto all’anno precedente. Anche l’Ebit, attestatosi a 25,9 milioni di euro, ha evidenziato un incremento del 24,8% rispetto all’esercizio precedente, per effetto dell’evoluzione della redditività operativa e della minore incidenza sui ricavi netti degli ammortamenti. La posizione finanziaria netta è stata pari a 154,3 milioni di euro, in aumento del 25% rispetto all’esercizio precedente principalmente per effetto dell’aumento generalizzato dei costi delle materie prime, in particolare del caffè verde, e del piano di investimenti sostenuto nel 2022.

Per quanto riguarda l’andamento dei principali mercati, in Italia, i ricavi sono risultati in aumento del 9,9% rispetto al 2021 grazie a una crescita in tutti i canali distributivi. In particolare, l’Ho.Re.Ca. ha segnato un aumento a doppia cifra rispetto al 2021 grazie a una forte accelerazione del tasso di acquisizione di nuovi clienti nel segmento premium del mercato. Negli Stati Uniti, mercato prioritario nel piano strategico, i ricavi sono cresciuti del 27,4% rispetto al 2021 per effetto di performance positive in tutti i principali canali distributivi e grazie a un impatto cambio favorevole legato al rafforzamento del dollaro. Anche gli altri mercati in cui il gruppo è presente hanno registrato una forte crescita rispetto al 2021. In particolare, in Cina i ricavi sono incrementati del 15% rispetto al 2021 trainati dall’on-line. Guardando ai canali, l’horeca ha registrato una crescita dei ricavi del 30,9% rispetto al 2021, sostenuta da un costante ampliamento della base clienti e dall’incremento dei consumi medi. Nel canale retail, i ricavi sono risultati in crescita del 42,8% rispetto al 2021. Al 31 dicembre 2022, il network di illycaffè si componeva di 190 punti vendita in 34 Paesi. Per quanto riguarda i canali home, nel canale distribuzione moderna i ricavi sono risultati in crescita del 4,8% rispetto al 2021 grazie all’incremento del footprint distributivo, in particolare negli Stati Uniti. Nel canale on-line i ricavi hanno registrato una crescita del 3,2% rispetto al 2021, grazie all’ulteriore consolidamento delle partnership con gli e-Tailers.

Sulla scorta dei risultati raggiunti nel 2022, anche nel 2023 il gruppo si pone l’obiettivo di perseguire il percorso di crescita identificato nel piano strategico 2022-26, concentrandosi sull’ulteriore accelerazione dello sviluppo internazionale nel segmento super-premium del mercato. Lo sviluppo atteso sarà sostenuto da un importante piano di investimenti di 270 milioni di euro di cui 120 milioni di euro destinati a un forte ampliamento produttivo e logistico concentrato a Trieste, il sito produttivo strategico del gruppo e dedicato alle fasi critiche del processo di produzione.

Cellie (Fiere Parma): cibo sintetico problema irrilevante, ddl simbolico

Cellie (Fiere Parma): cibo sintetico problema irrilevante, ddl simbolico


Cellie (Fiere Parma): cibo sintetico problema irrilevante, ddl simbolico – askanews.it



Cellie (Fiere Parma): cibo sintetico problema irrilevante, ddl simbolico – askanews.it




















Milano, 29 mar. (askanews) – “Secondo me è una presa di posizione corretta perchè sgombra il terreno da un problema che non c’è”. Antonio Cellie, amministratore delegato di Fiere di Parma, interviene nel merito del disegno di legge varato dal consiglio dei ministri che vieta la produzione e la commercializzazione di cibo sintetico in Italia. “Questo provvedimento ha un valore tipicamente simbolico più che sostanziale – ha spiegato a margine dell’inaugurazione di Cibus Connect a Parma – è lo specchio di un certo modo di fare impresa che aborre questo tipo di visioni”. Quello della carne sintetica, ha ripetuto Cellie è un “fenomeno irrilevante, il problema non è passare dalla carne normale alla carne sintetica, ma dalle proteine animali a quelle vegetali che esistono in natura. Non hai bisogno di inventarti la carne sintetica se vuoi eliminare quella naturale”.

“Questo tipo di approccio rigoroso, che può sembrare manicheo in un certo periodo, però fa bene perché pone un limite e dà un segnale di un sistema Paese – ha proseguito – E’ quello che vorrei fare qua e anche a Milano cioè portare ad esporre tutte quelle aziende che si riconoscono in questa visione organica dell’agroalimentare”, ha detto riferendosi alla recente operazione tra l’ente di Parma e Fiera Milano

Al via Cibus Connect, per Fiere di Parma “inizia una nuova era”

Al via Cibus Connect, per Fiere di Parma “inizia una nuova era”


Al via Cibus Connect, per Fiere di Parma “inizia una nuova era” – askanews.it



Al via Cibus Connect, per Fiere di Parma “inizia una nuova era” – askanews.it



















Milano, 29 mar. (askanews) – “Oggi non è soltanto l’inaugurazione di Cibus Connect ma l’inizio di una nuova era per Fiera di Parma”. Le parole di Gino Gandolfi, presidente dell’ente fieristico parmense, raccontano lo spirito con cui si è aperta a Parma la manifestazione Cibus Connecting Italy, in programma fino al 30 marzo nel quartiere fieristico della città dove ai circa 20mila operatori attesi, si proporranno 1.000 brand dell’agroalimentare italiano e 500 prodotti nuovi pronti per il mercato.

La recente operazione tra Fiere di Parma e Fiera Milano, che ha visto un aumento di capitale riservato a quest’ultima in cambio della cessione della manifestazione TuttoFood, ha dominato i discorsi istituzionali della cerimonia inaugurale, tesi a sottolineare la bontà del progetto, atteso da tempo: “Crediamo che da qui parta un progetto di rivalutazione forte di queste fiere all’interno di un contesto globale sempre più complicato, ma con l’obiettivo centrale di difendere il made in Italy e i nostri prodotti”, ha detto Michele Guerra Sindaco di Parma. “Direi che sia un appuntamento fondamentale sia per l’Italia che per i mercati esteri – ha sottolineato Maria Tripodi, Sottosegretaria agli Affari esteri – Cibus è un’eccellenza internazionale che racconta al meglio il nostro made in Italy e le nostre eccellenze del settore agroalimentare”. Al messaggio della sottosegretaria Tripodi, unica rappresentante del governo in presenza, si sono uniti quelli inviati dai ministri Francesco Lollobrigida e Adolfo Urso. “Cibus è un evento di grande importanza per la promozione della qualità che contraddistingue i prodotti alimentari italiani – ha affermato Lollobrigida – La nozione di qualità va sottolineata perché l’Italia non è un Paese che punta sulla quantità dei prodotti alimentari, anche nell’export. Anche per questo abbiamo stabilito l’obbligo di dichiarazione dell’eventuale utilizzo di farine da insetti e proibito la produzione e la importazione di carni sintetiche”. “Nel 2022, l’export di prodotti agroalimentari italiani si è attestato al record di 60,7 miliardi di euro, in crescita del 15% rispetto ai 52,9 miliardi del 2021 – ha sottolineato Adolfo Urso – Nel 2021 erano 315 i riconoscimenti tra Denominazione di origine protetta e nel 2022 il nostro primato europeo si è arricchito di quattro ulteriori denominazioni di prodotti”.

Lo scenario evolutivo delle fiere del food, è stato sottolineato anche da Antonio Cellie, ceo di Fiere di Parma: “Con Cibus 2023 si conclude un ciclo straordinario per il nostro export agroalimentare e inizia un nuovo percorso, anche fieristico, che ci vedrà impegnati nel raggiungere nuovi traguardi a livello internazionale. La gestione coordinata e congiunta di Cibus e TuttoFood, che si alterneranno sotto la regia di Fiere Parma e Federalimentare, sarà una nuova opportunità di supporto e visibilità per il made in Italy alimentare, ma anche una reale alternativa per tutti gli operatori internazionali nella scelta delle fiere di riferimento a livello globale”. A tal proposito è intervenuto anche Ariberto Fassati, presidente di Credit Agricole Italia, che è primo socio col 26,44% di Fiere di Parma: “Siamo particolarmente orgogliosi di questa operazione che permette di fare una fiera che diventa a livello internazionale – ha commentato Fassati- Il fatto che Milano e Parma si siano messi insieme e che facciano insieme gli sforzi per promuovere l’agroalimentare italiano è una grande notizia”. A livello di calendario fiere l’operazione diverrà operativa nel 2026. “Nel 2024 ci sarà Cibus seguirà Tuttofood nel 2025 a maggio e quell’anno non ci sarà Cibus connect, poi nel 2026 ci saranno Cibus a marzo e Tuttofood a ottobre – ha spiegato Cellie – a regime negli anni pari avremo Cibus connect e negli anni dispari Cibus nella versione tradizionale e Tuttofood sarà biennale a ottobre negli anni pari. Questo perchè per fare una fiera internazionale come Tuttofood non mi basta un anno mi servono tre anni di preparazione”.

A livello di governance “Non cambia nulla – ha precisato Cellie – perchè aumentano i consiglieri da otto a nove: tre di Credit Agricole, due di Fiera Milano (Carlo Bonomi e un altro che deve ancora essere nominato) e uno dell’Unione industriali invece gli altri saranno nominati dai soci pubblici che indicano anche il presidente”, che dovrebbe restare l’attuale Gino Gandolfi. “Non ci sarà alcuna discontinuità – ha concluso – perchè siamo noi che abbiamo comprato TuttoFood”.

NielsenIQ: spettro recessione condiziona consumi, caccia a qualità-prezzo

NielsenIQ: spettro recessione condiziona consumi, caccia a qualità-prezzo


NielsenIQ: spettro recessione condiziona consumi, caccia a qualità-prezzo – askanews.it



NielsenIQ: spettro recessione condiziona consumi, caccia a qualità-prezzo – askanews.it



















Milano, 29 mar. (askanews) – Oggi il 39% dei consumatori globali ritiene di essere in una situazione finanziaria peggiore rispetto al 2021. Gli italiani in realtà hanno un atteggiamento meno pessimista degli altri colleghi europei, ma in generale lo spettro della recessione aleggia così minaccioso che anche quando non si tratta di recessione tecnica, 6 su 10 pensano di esserci completamente dentro, e questo ne condiziona comportamenti e intenzioni di acquisto. A scattare la fotografia a livello globale è NielsenIQ che in occasione della giornata inaugurale di Cibus Connecting Italy, in programma fino a domani 30 marzo, ha presentato una ricerca su “I consumatori del 2023” tra sfide, bisogni e opportunità.

L’inflazione nel 2022 ha avuto un impatto molto forte sui risultati dei vari comparti dell’agroalimentare. Ma è un effetto distorsivo poichè gli aumenti di listino hanno spinto al rialzo i fatturati senza che a questo corrispondesse un parallelo aumento dei volumi. Se prendiamo i soli volumi di gennaio 2023, ad esempio, per l’Italia il calo è stato del 6% rispetto al 2022, contro il -4,3% di Spagna, il -4,7% della Germania e il -2,8% della Francia. Dalla fotografia dei trend a volume tuttavia emergono alcune indicazioni: prima di tutto non per tutti i settori parliamo di cali dei volumi. Per esempio nel nostro Paese il 2022 è stato un anno di forte crescita per i prodotti plant based (+12,9 che il primo mese del 2023 diventa un +3,6%); ma anche il comparto indulgence di merendine e dolci freschi, caramelle, gelato multipack tiene (-0,6%) nel 2022. Forti segnali positivi anche per l’alimentazione sportiva e ancora per sughi pronti, tonno naturale e uova e per la cura persona. Emerge poi un caso vino, che arretra anche a valore e questo perchè “è vero che il vino è un prodotto in cui nell’attuale congiuntura si può rinunciare ma nello specifico chi lo consuma non intende rinunciare alla qualità a cui è abituato” ha spiegato Matteo Bonù, global client business partner di NielsenIQ. L’inflazione chiaramente non impatta solo sui risultati dell’industria ma erode anche il potere d’acquisto consumatori che come prima reazione cercano la convenienza. Lo fanno optando spesso per la marca del produttore ma la ricerca ricerca evidenzia che la soluzione più frequente non penalizza la qualità, anzi i prodotti premium continuano ad essere richiesti per soddisfare il benessere fisico e, ancor più, mentale.

“Lo spettro della recessione è al centro delle preoccupazioni dei cittadini europei ed americani – ha detto Bonù, Global – La contrazione delle vendite di prodotti di largo consumo è uno degli effetti tangibili. Tuttavia, non tutte le persone e le categorie merceologiche reagiscono nello stesso modo. Il consumatore cura il proprio benessere personale e ricerca sempre più attentamente i prodotti con il miglior rapporto qualità-prezzo. Ci sono quindi ancora opportunità per le imprese che sapranno intercettare questi bisogni”.

Crédit Agricole e Consorzio Parmigiano: pegno rotativo su quote latte

Crédit Agricole e Consorzio Parmigiano: pegno rotativo su quote latte


Crédit Agricole e Consorzio Parmigiano: pegno rotativo su quote latte – askanews.it



Crédit Agricole e Consorzio Parmigiano: pegno rotativo su quote latte – askanews.it



















Milano, 29 mar. (askanews) – Crédit Agricole Italia e il Consorzio Parmigiano Reggiano hanno firmato un protocollo di intesa per avviare nuovi percorsi di sviluppo per l’intero settore. In particolare la novità del protocollo siglato in occasione di Cibus connecting Italy, la fiera in corso fino domani alle Fiere di Parma, riguarda il pegno rotativo sulle quote latte. In considerazione di questo nuovo accordo Crédit Agricole mette a disposizione un ulteriore plafond da 50 milioni di euro a favore di tutte le aziende del Consorzio Parmigiano Reggiano, con l’obiettivo di favorire lo sviluppo economico locale.

Il vice direttore generale retail e digital di Crédit Agricole Italia, Vittorio Ratto, e il presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano, Nicola Bertinelli, hanno sottoscritto un accordo che prevede la possibilità di concedere credito in base ad anticipazioni su pegno, andando ad utilizzare la funzione di ricognizione degli esperti del Consorzio sulle giacenze a magazzino dei Caseifici consorziati. In particolare, Crédit Agricole Italia è in grado di mettere a disposizione delle aziende agricole associate al Consorzio anche lo strumento delle quote a produrre (QLPR – Quote latte Parmigiano Reggiano, legate al Piano regolazione offerta adottato dalla filiera Parmigiano Reggiano Dop), con il quale si completa l’offerta a sostegno della filiera con proposte di breve che di medio termine. Il nuovo protocollo aggiunge quindi ulteriori operatività che si sommano alla casistica di anticipazioni su pegno che Crédit Agricole Italia gestisce da oltre 40 anni con il contributo peritale di esperti interni ed esterni.

Con la strumentazione finanziaria a disposizione, Crédit Agricole Italia, con il supporto operativo del Consorzio Parmigiano Reggiano, è in grado di garantire forme tecniche di anticipo che coprono esigenze di credito su tutta la filiera: dalla produzione primaria del latte da trasformare, alla caseificazione, alla commercializzazione del formaggio. “Nell’ambito delle produzioni di eccellenza come il Parmigiano Reggiano, Crédit Agricole Italia gioca da sempre un ruolo di primo piano: la nostra competenza riguarda l’intera filiera dai produttori di latte ai trasformatori – ha detto Vittorio Ratto, Vice Direttore Generale Retail e Digital di Crédit Agricole Italia – Come Gruppo vogliamo essere attori di riferimento nel settore Agri-Agro: essere partner dei nostri clienti, accompagnarli e supportarli tramite prodotti e servizi specializzati. Come in questo caso, dove la nostra pluridecennale esperienza nel settore incontra la sempre proficua collaborazione con il Consorzio Parmigiano Reggiano.”

“Con questo importante protocollo di intesa con Crédit Agricole Italia, prosegue l’impegno del Consorzio nell’affiancare gli istituti di credito legati alla filiera e al territorio d’origine per andare incontro alle esigenze dei produttori di latte e di Parmigiano Reggiano – ha aggiunto Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano – Dopo un anno come il 2022, caratterizzato dal caro energia, dall’incremento del costo delle materie prime e da un’inflazione crescente che ha ridotto il potere d’acquisto delle famiglie, il pegno rotativo è uno strumento di fondamentale rilevanza per gli attori della filiera, grazie alla possibilità di garantirgli liquidità nei mesi in cui la nostra Dop matura sulle scalere”.