Coldiretti denuncia Lactalis per pratiche sleali sul prezzo del latteMilano, 8 set. (askanews) – “Abbiamo denunciato il gruppo Lactalis per pratiche sleali all’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari (Icqrf) del ministero dell’Agricoltura per la violazione del contratto sul prezzo del latte”. Lo ha annunciato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini in occasione dell’evento “Maccarese un allevamento sostenibile”. La multinazionale francese Lactalis ha acquisito i marchi nazionali Parmalat, Locatelli, Invernizzi, Galbani, Cadermartori e Nuova Castelli.
Coldiretti sostiene che Lactalis abbia modificato unilateralmente il contratto con gli allevatori fornitori di latte diminuendo i prezzi riconosciuti e introducendo anche un nuovo indice collegato tra l’altro alle quotazioni del latte europeo non concordato e fortemente penalizzante per i produttori italiani che devono affrontare un insostenibile aumento dei costi. Il decreto legislativo in attuazione della direttiva Ue sulle pratiche commerciali sleali prevede tra l’altro la fine dei pagamenti non connessi alle vendite fino ai contratti rigorosamente scritti, ma anche che i prezzi riconosciuti agli agricoltori ed agli allevatori non siano inferiori ai costi di produzione. Un’esigenza per salvare gli allevamenti italiani e il loro impegno per la sostenibilità e la qualità della produzione nazionale che è pari a 125 milioni di quintali all’anno, circa l’80% del fabbisogno secondo l’analisi della Coldiretti dalla quale emerge anche la presenza in Italia di 25mila stalle da latte in calo del 20% negli ultimi 10 anni.
Rapporto Coop: italiani più poveri, oltre un terzo intende tagliare consumiMilano, 7 set. (askanews) – “I futuri possibili sono molti, tanti. E’ un futuro multiplo quello che abbiamo davanti in cui una innumerevole quantità di varianti si possono mescolare e deviare il corso della storia di ciascuno di noi, di un Paese e di tutto il mondo”. Albino Russo, direttore generale di Coop Italia, apre così la presentazione del Rapporto Coop 2023, uno squarcio sulle prospettive e le aspettative degli italiani sul futuro, a cominciare dai consumi.
Esaurita l’esuberante crescita postpandemica del 2021 e del 2022, l’economia italiana perde la spinta dei consumi che, a dispetto dell’inflazione e solo grazie al sostegno dei risparmi e del credito al consumo (dopo 11 anni tornano a calare i depositi e sale il ricorso al credito al consumo), hanno sostenuto il Pil nella prima parte dell’anno. Ma nei prossimi mesi le intenzioni di spesa degli italiani fanno segnare una brusca inversione di rotta: il 36% intendono ridurre i consumi al netto dell’inflazione. “E’ vero che l’11% pensa di aumentarli – osserva Russo – ma il saldo è drammatico”. Anche i segnali che arrivano dallo scenario internazionale, dalla produzione industriale e dal mercato del lavoro fanno prevedere un Pil 2023 solo marginalmente positivo (+0,6% per i manager intervistati). Una debole intonazione positiva che si potrà protrarre anche nel 2024, e scongiurare invece una possibile recessione, solo a patto, avverte il Rapporto, di una manovra di bilancio equilibrata e soprattutto di compiuto utilizzo dei fondi Pnrr: la più grande iniezione di risorse nella nostra economia dagli anni Ottanta tale da impattare sul Pil per oltre 3 punti percentuali da qui al 2026.
Le prospettive sono poi appesantite dall’eccezionale crescita dell’inflazione che solo negli ultimi 2 anni ha abbattuto il potere d’acquisto in una misura pari a 6.700 euro procapite e, secondo l’80% dei manager intervistati, bisognerà aspettare almeno il 2025 prima che la crescita dei prezzi torni ai livelli pre-pandemici. “Il quadro economico globale è molto difficile e incerto – ha avvertito Marco Pedroni, presidente di Ancc Coop – non si tratta di superare la nottata ma è uno scenario che rimanda a mutamenti molto profondi. Ai prezzi di prim anon torneremo perchè alcuni trend avranno un andamento duraturo ma possiamo lavorare per abbassarli, però non torneremo ai prezzi del 2019”.
E se gli italiani si dicono sereni e consapevoli, certamente sono più poveri. Lo dimostra il calo delle compravendite immobiliari (-14,5% 2023 su 2022 e in prospettiva sul 2024 -4%), la riduzione degli acquisti di auto nuove, la caduta degli acquisti di beni tecnologici. Un dato per tutti: negli ultimi 12 mesi le vendite di smartphone nuovi si sono ridotte del 10%, parliamo di oltre 1,3 mln di telefoni venduti in meno. In uno sforzo di sopravvivenza – e forse di sostenibilità – l’usato o il ricondizionato sostituiscono il nuovo (sono 33 milioni gli italiani che nell’anno passato hanno venduto o acquistato beni usati). E, dopo aver riguadagnato nel primo semestre i livelli prepandemici, gli italiani si sono ancora concessi pranzi e cene con estrema oculatezza durante l’estate, ma, passeranno nuovamente l’autunno in casa (il 51% dichiara di ridurre il numero di occasioni conviviali fuori casa nei prossimi 12/18 mesi). Questo impone un cambiamento nella scelte d’acquisto degli italiani: si vira sempre di più verso la marca del distributore che “interpreta meglio l’esigenza del mercato, coglie lo sforzo del Paese di difendere la qualità trovando compatibilità con le proprie disponibilità economiche” ha sottolineato Russo, e soprattutto si opta per il discount “che ha visto crescere più del resto della gdo i prezzi e oggi si candida a dare la risposta più forte al pezzo dell’Italia che ha bisogno di trovare nuove soluzioni per arrivare a fine mese”. “Cinque milioni di famiglie hanno ridotto gli sprechi, hanno scelto la marca del distributore, hanno cambiato canale di vendita – ha ribadito Maura Latini, presidente di Coop Italia – è vero che l’inflazione è stata più alta per discount ma noi siamo molto preoccupati perchè un dato significativo degli ultimi 2 mesi è che i discount hanno arrestato la perdita di volumi: il solo mese di agosto ha visto un -0,2% totale volumi contro un +1,7% del discount”. Sul fronte della mdd anche Coop registra una crescita: “Noi siamo cresciuti tra i 4-5 punti a volume – ha detto – ormai siamo al 70% dei prodotti a mdd che porteremo nei nostri punti vendita e i riscontri sono positivi: laddove ci sono nel mercato categorie che vanno male noi registriamo una tenuta o una crescita”.
Patto anti-inflazione, Urso ha convocato l’industria per domani alle 10.30Milano, 7 set. (askanews) – Si terrà domattina alle 10.30 in videoconferenza l’incontro tra il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, e le associazioni dell’industria alimentare per un accordo sul trimestre anti-inflazione che dovrebbe partire il prossimo primo ottobre. A quanto si apprende all’incontro, che segna una ricucitura tra il Mimit e l’industria dopo lo strappo a inizio agosto, dovrebbero partecipare Federalimentare, Ibc (Industrie dei beni di consumo), Centromarca e Unionfood.
Il ministro Urso ha convocato l’industria a pochi giorni dal 10 settembre, data entro cui avrebbero dovuto firmare l’accordo con la distribuzione, che da subito ha aderito all’iniziativa, firmando ai primi di agosto una dichiarazione di intenti. Tra gli addetti ai lavori serpeggia ottimismo sul raggiungimento dell’intesa che dovrebbe contribuire a raffreddare i prezzi dei beni alimentari e di prima necessità.
Nuova struttura commerciale per Coca Cola Hbc Italia: Molinaro capo venditeMilano, 7 set. (askanews) – Coca-Cola Hbc Italia annuncia la nuova struttura commerciale con quattro nuove nomine chiave per lo sviluppo della strategia aziendale e per affrontare un mercato sempre più competitivo: Silvia Molinaro, nuova direttrice delle vendite in Italia, è affiancata dai due nuovi direttori di canale, Stefaan Anckaert per il fuori casa e Mike Raven per il canale moderno. Maria Tindara Niosi è stata nominata invece trade marketing & commercial excellence director.
A Silvia Molinaro il compito di guidare una delle principali forze vendita del Paese, rafforzando nel contempo il posizionamento dell’azienda come un partner ideale 24 ore su 24 7 giorni su 7 da 160.000 clienti in tutta Italia. Allo stesso tempo, ha anche il compito di gestire lo sviluppo della strategia commerciale dell’azienda e implementare le relazioni con i clienti della distribuzione moderna organizzata e del canale fuori casa. Dopo una serie di esperienze in area vendite, marketing e trade marketing in diverse aziende del largo consumo come Mars, Mondelez e Reckitt Benckiser, Molinaro approda in Coca-Cola HBC Italia nel 2017, come trade marketing director, per diventare successivamente direttrice del canale fuori casa nel difficile periodo della pandemia, in cui si è distinta per aver riorganizzato il team e rimodernato la strategia commerciale del canale.
Molinaro è affiancata da Stefaan Anckaert, nuovo Sales Director Out of Home, con un ruolo chiave nel definire strategie per competere nel mondo del fuori casa, promuovendo partnership sempre più forti con i clienti e concentrandosi nell’identificazione di nuove opportunità. Alla guida del canale moderno è invece Mike Raven, nuovo sales director at home, con la responsabilità di rafforzare le relazioni con gli operatori della grande distribuzione e sviluppare i consumi. Raven subentra a Maria Tindara Niosi che ha assunto il ruolo di trade marketing & commercial excellence director, riportando direttamente al general manager di Coca-Cola HBC Italia, Miles Karemacher. Niosi ha in carico lo sviluppo della strategia di marketing commerciale dei diversi canali di vendita, con l’obiettivo di rafforzare il posizionamento dell’azienda e dei suoi prodotti presso l’intera rete distributiva.
Le nomine di Molinaro e Niosi si aggiungono al 43% di donne che in azienda ricoprono questi ruoli.
Inflazione svuota carrello (-3%) e mette in crisi l’identità alimentareMilano, 7 set. (askanews) – L’inflazione mette in crisi l’identità alimentare degli italiani dopo averne alleggerito i carrelli. Secondo i dati dell’ultimo Rapporto Coop nei primi sette mesi di quest’anno i volumi acquistati si sono ridotti del 3% e in previsione anche il 2024 potrebbe registrare un ulteriore, seppur modesto, calo, a sentire i manager intervistati.
Dal rapporto emerge infatti che molti italiani sono in procinto di arrendersi alla guerra contro l’inflazione, che ha rincarato di oltre il 21% il costo dei beni alimentari e che non promette di arrestarsi prima dei prossimi due anni (il 72% dei manager del settore ritiene che l’inflazione alimentare non tornerà sotto il 2% prima del 2025). Dopo la riduzione delle quantità acquistate, con l’arrivo dell’autunno – e l’ulteriore aumento dei prezzi – gli italiani sembrano pronti a cambiare nuovamente strategia grazie ad un quotidiano impegno per contenere gli sprechi, alla rinuncia ai prodotti non strettamente necessari e a quelli a maggiore contenuto di servizio. La spesa diventa, dunque, più frequente, l’attenzione al risparmio fa piazza pulita della fedeltà al canale di acquisto e discount e marca del distributore sembrano àncore di salvezza: otto italiani su 10 indicano nel primo il modo per mitigare l’effetto dell’inflazione, altrettanti acquisteranno più marca del distributore a discapito della marca industriale. In questo contesto, se è sempre più articolata l’identità alimentare della parte economicamente e culturalmente più attrezzata del Paese, nell’ultimo anno sono raddoppiati quanti – oramai un italiano su cinque soprattutto baby boomers e appartenenti alla lower class – dichiara di aver perso ogni riferimento identitario abbandonando anche i dettami della cultura tradizionale, delle tipicità e del territorio. Una deriva che potrà continuare nei prossimi mesi e metterà in discussione il concetto di alimentazione italiana e dieta mediterranea, a partire dal consumo di frutta e verdura calato del 15,2% negli ultimi due anni e per il 16% degli italiani si ridurrà ancora.
In parallelo si fanno strada, magari ancora in fasce minoritarie della popolazione, nuove tendenze a tavola. E a fronte del plant-based le cui vendite fanno registrare un +9% anno su anno, appare con evidenza la già avvenuta demonizzazione degli zuccheri (i prodotti sugar free battono tutti i free from) e i segnali in prospettiva parlano chiaro: 15% la percentuale che nei prossimi 12/18 mesi farà uso di prodotti senza o con poco zucchero. Il fitness poi arriva nel piatto e si conferma la predilezione per le proteine e per l’healthy (alimentazione sportiva, frutta secca, bevande salutistiche crescono), oltre alla volontà di contribuire con la propria dieta al miglioramento delle sorti del pianeta. Già oggi, 5,1 milioni di italiani dichiarano di alimentarsi a spreco zero, 2,8 si definiscono reducetariani e 1,4 sono i cosiddetti climatariani (ovvero coloro che usano prodotti a basso impatto C02). A farne le spese è soprattutto la carne, il 39% del campione dichiara di essere disposto a ridurne il consumo. D’altronde sulla tavola di un futuro nemmeno troppo lontano, della carne rimarrà solo il sapore: nella top 5 dei nuovi cibi che secondo gli italiani compariranno in tavola nei prossimi 10 anni figurano i prodotti a base vegetale con il sapore di carne (31%) e la carne sintetica prodotta in laboratorio (28%).
Coop: patto industria di marca-distribuzione contro calo volumiMilano, 7 set. (askanews) – Rinsaldare le relazioni tra la grande distribuzione e il mondo dell’industria di marca per contrastare l’inflazione e arginare la crescita dilagante dei discount. La proposta arriva dai vertici Coop in occasione della presentazione del Rapporto Coop 2023. “C’è bisogno di ritrovare un equilibrio che si è perso tra industria di marca e distribuzione – ha detto Maura Latini, presidente di Coop Italia – E non diciamo questo perchè ci sono spazi economici, come Coop siamo in difficoltà perchè l’inflazione ha pesato molto, ma perchè pensiamo che possiamo ritrovare una sintonia con l’industria di marca per tenere le vendite, per impedire che l discount crescano di tanti punti e si riveda l’assetto produttivo”.
Ancora, osserva Latini, “non abbiamo segnali dalla grande industria di quello che avverrà nei prossimi mesi, di solito gli altri anni qualche segnale c’era già, ma al momento tutto tace. Spero che dipenda dal fatto che stiamo riflettendo su come aiutare le imprese ma anche gli italiani e il Paese”. La strada dunque è quella di “lavorare insieme all’industria per recuperare volumi, trovare un equilibrio di prezzo da proporre ai nostri clienti recuperando efficienza”. Questo anche perchè se nel primo semestre il canale discount era andato peggio della media della distribuzione in termini di volumi, a cavallo dell’estate la situazione sembra cambiata con uno spostamento di nuovi clienti verso il discount, un segnale potrebbe rafforzarsi nel resto dell’anno. “Serve ritrovare una sintonia tra industria di marca e gdo – ha concluso la Latini – noi ci samo perchè il recupero dei volumi è fondamentale per chi si occupa di largo consumi e quello che abbiamo di fronte sembra essere un trimestre molto complesso”. Della stessa idea il presidente di Ancc Coop, Marco Pedroni: “Siamo consapevoli che i margini delle imprese non sono migliorati, sia dell’industria che della distribuzione ma è una buona strategia dare valore al proprio prodotto e non rispondere alla grande parte dei cittadini che hanno difficoltà economiche? A noi resta l’arma della private label per non farli andare al discount ma che si fa insieme per dare una risposta a una domanda sociale, per sostenere i volumi?”. “Noi – ha aggiunto – siamo disposti a sacrificare qualche margine anche se siamo a zero ma abbiamo bisogno di tutto il contributo di tutta la filiera agricola e industriale”.
Patto anti-inflazione, d’Este: domani incontro industria-MimitMilano, 7 set. (askanews) – L’indutria alimentare torna a sedersi al tavolo di confronto del Mimit per il patto anti-inflazione a cui hanno già aderito per un trimestre le aziende della distribuzione. A confermarlo è Alessandro d’Este, in qualità di vicepresidente di Centromarca. “I canali sono assolutamente aperti. Abbiamo incontri proprio prossimi, nella giornata di domani tramite le associazioni. Ci saranno Federalimentare, Centromarca, Ibc che sono evidentemente portate a chiamare l’industria a fare la propria parte – ha detto d’Este – io sono molto ottimista, assolutamente”.
All’inizio di agosto al Mimit c’era stata una dichiarazione di intenti siglata dalla distribuzione in vista di una firma dell’accordo entro il 10 settembre. In quella occasione l’industria si era sfilata ma la porta non è mai stata chiusa definitivamente. “L’industria è sempre stata aperta al dialogo, innanzitutto coi consumatori perchè non possiamo prescindere dal rapporto coi consumatori italiani – ha ribadito oggi d’Este a margine della presentazione del Rapporto Coop 2023 – Poi sappiamo perfettamente che non ci arriviamo direttamente ai consumatori per cui grande apertura anche alla distribuzione nonché nei confronti delle istituzioni pubbliche, del governo. Quando siamo chiamati in causa su tematiche così sensibili per il Paese, nella difesa del potere di acquisto, coi dovuti distinguo, con l’attenzione necessaria rispetto a tematiche competitive, per capirci non possono esserci dei cartelli, c’è una grande apertura”, ha concluso.
illycaffè porta le donne dell’artista Judy Chicago a Frieze SeoulMilano, 6 set. (askanews) – illycaffè è il coffee partner di Frieze Seoul, tra le più importanti fiere internazionali di arte contemporanea che quest’anno ospiterà oltre 120 gallerie provenienti da 30 Paesi diversi.
La filosofia che ha guidato l’azienda verso l’arte contemporanea nasce da un’interpretazione estesa del concetto di cultura del caffè. Sono nate così le illy Art Collection, le tazzine da caffè che 30 anni fa hanno iniziato a trasformare un oggetto d’uso quotidiano in una tela sulla quale più di 125 artisti di fama internazionale hanno rappresentato le proprie creazioni. I visitatori e gli espositori di Frieze Seoul che dal 6 al 9 settembre si recheranno nella lounge illy potranno scoprire l’ultima illy Art Collection disegnata da Judy Chicago. Chicago è nota per raffigurare i ruoli e le conquiste delle donne nel corso della storia e nella cultura. Con questa illy Art Collection, l’artista illustra la transizione dalle costrizioni sociali storicamente imposte alle donne a un luogo di libertà culturale e creativa. Ogni tazza della collezione, attraverso la sua creatività, rappresenta una figura femminile di rilevanza storica appartenente a epoche differenti: la regina di Francia Maria Antonietta, madame de Staël, romanziera, filosofa e saggista politica, la scrittrice femminista George Sand e la scrittrice Virginia Woolf.
“Siamo orgogliosi di essere global coffee partner di Frieze Seoul, una delle principali fiere d’arte internazionali, con la quale condividiamo i valori legati alla passione per l’inclusività e per la condivisione – afferma Cristina Scocchia, amministratore delegato di illycaffè – iIlycaffè ha scelto di esprimere la sua identità proprio attraverso l’arte contemporanea, un mondo con cui ha costruito un rapporto che dura da più di 30 anni”.
Vino, Vinexposium gestirà “Vinexpo America” e “Drinks America”Milano, 5 set. (askanews) – Vinexposium, il principale organizzatore mondiale di eventi sul vino e sugli alcolici, assume la gestione esclusiva delle fiere annuali di New York, “Vinexpo America” e “Drinks America”, grazie ad un accordo con Diversified Communications, suo partner statunitense da cinque anni.
In una nota si spiega che le società lavorano insieme dal 2018 “per affermare le due fiere come eventi di punta per l’industria del vino e degli alcolici in Nord America”, riunendo qui “i principali operatori del settore per facilitare la loro crescita commerciale nella regione”. “Con l’espansione della nostra presenza in Nord America, rafforzeremo la nostra strategia di mercato e svilupperemo i nostri eventi Vinexposium, sfruttando gli standard di alto livello del marchio Vinexpo” ha dichiarato in una nota il Ceo di Vinexposium, Rodolphe Lameyse, sottolineando che “inoltre, consolideremo ulteriormente la posizione del gruppo come partner di riferimento per il consumo di vino e alcolici nei principali continenti”.
Scocchia (illycaffè): a fine mese a Milano firma accordo con partner cineseMilano, 4 set. (askanews) – La firma ufficiale dell’accordo tra Illycaffè e Chancemate per la distribuzione del caffè in Cina avverrà nelle prossime settimane a Milano e sarà “l’inizio di una bella partnership che speriamo possa durare non solo i quattro anni previsti dal contratto ma ci auguriamo anche di più”. L’amministratrice delegata di Illycaffè, Cristina Scocchia, parla dell’accordo annunciato un mese dall’azienda del caffè triestina fa col fornitore di servizi di e-commerce.
“L’obiettivo in Cina è quello di triplicare il business rispetto a dove siamo adesso. Il partner è un partner molto solido – ha rimarcato Scocchia in una pausa dei lavori del Forum Ambrosetti conclusosi ieri – Io ho sempre detto che in un mercato complesso e difficile come quello cinese bisogna entrare con umiltà perchè è molto diverso dal nostro. Noi portiamo sicuramente la conoscenza del prodotto, la qualità superiore e sostenibile però loro apportano conoscenza del consumatore e del mercato. Pensiamo che sia un matrimonio destinato a dare frutti positivi, arriveranno in questi giorni a Milano per la firma dell’accordo: abbiamo già firmato in maniera ufficiosa ma a fine settembre firmeremo in maniera ufficiale”. Quella firmata con Chanchemate è “un’esclusiva che riguarda l’online e il modern trade. Stiamo guardando anche al canale horeca e lì però stiamo cercando di capire se vogliamo andare con un altro partner o se utilizzare la filiale che abbiamo a Shangai. Molto probabilmente anche lì decideremo di avvalerci di partner ma non è un progetto dell’immediato prima vogliamo far decollare la partnership con Chanchemate. L’anno prossimo ci interrogheremo sul canale horeca”.
Nessuna novità invece rispetto al progetto di quotazione: “Credo che gli azionisti non decideranno a brevissimo però sicuramente rimane l’impegno a quotarci entro l’arco di piano entro il 2026 – ha ripetuto – Noi stiamo andando avanti per arrivare pronti. Come diciamo sempre per quotarsi ci vogliono due cose: i risultati e il contesto macroeconomico. Noi ci impegnamo a crescere e a dare i risultati per una buona quotazione, poi il contesto non dipende da noi per cui man mano valuteremo” L’ad di Illycaffè non ha nascosto, invece, la sua preoccupazione per quella che è la produzione della materia prima, il caffè verde, pesantemente colpita dai cambiamenti climatici, come ha messo in luce il Financial Times in un recente articolo. “Il mercato del caffè negli ultimi 30 anni è raddoppiato. E’ un mercato resiliente che non cresce in maniera esponenziale quando va tutto bene ma non crolla neanche nei momenti difficili. Oggi il mercato ha raggiunto i 120 miliardi di dollari, ogni giorno si consumano 3 miliardi di tazzine di caffè però purtroppo sono un paio di anni che la domanda è superiore all’offerta perchè i cambiamenti climatici stanno rendendo sempre più difficile il raccolto di caffè verde – ha sottolineato – ci sono annate con forti siccità che si alternano ad annate con piogge torrenziali e gelate”. Se è vero che ci sono 130 diverse varietà di caffè, il mercato fondamentalmente ne utilizza due: Arabica e Robusta. E quello che si sta notando è che “soprattutto l’Arabica che è quella più sfisticata è anche la più fragile e quindi è più soggetta al cambiamento climatico e ai parassiti che stanno crescendo a causa dei cambiamenti climatici, quindi si pensa che nel 2050 la metà delle piantagioni non saranno più utilizzabili”. Questo avverte Scocchia “sarebbe un disastro soprattutto a livello umano se pensiamo a tutti questi Paesi, a queste comunita che sopravvivono grazie a queste piantagioni”.