Food delivery, la turca Getir taglierà l’11% dei lavoratoriMilano, 22 ago. (askanews) – La turca Getir, start up di consegne di cibo a domicilio, ha annunciato un piano di ristrutturazione globale che prevede il taglio di 2.500 posti di lavoro in cinque Paesi, pari al 10,9% della sua forza lavoro totale. Lo comunica in una nota riportata da Reuters.
Getir, specifica la nota, continuerà a operare in Turchia, Regno Unito, Germania, Paesi Bassi e Stati Uniti. Il mese scorso l’azienda aveva annunciato la sua uscita da Italia, Spagna e Portogallo. “Decisioni come queste non vengono mai prese alla leggera”, ha detto Getir nella nota, spiegando che l’obiettivo della ristrutturazione è “aumentare in modo significativo l’efficienza operativa”.
Getir, che fa consegne superveloci di cibo e alimentari in Turchia, Europa e Stati Uniti, è stata valutata quasi 12 miliardi di dollari in un round di finanziamento lo scorso marzo.
Ambrosetti: food delivery nel 2021 a 1,8 mld, raggiunge 71% italianiMilano, 22 ago. (askanews) – La consegna di cibo e piatti pronti a domicilio (food delivery) muove un mercato che al 2021 valeva 1,8 miliardi di euro e questo tipo di servizio raggiunge ormai il 71% della popolazione italiana. A delineare questo scenario è The European house-Ambrosetti che in occasione del settimo forum sul food&beverage di giugno a Bormio ha sottolineato il ruolo delle piattaforme di food delivery che nell’ultimo anno hanno rappresentato il 97% del valore totale dei piatti venduti per la consegna a domicilio. Solo il 3% proviene dai canali online dei ristoranti tradizionali.
“Nel 2015 – ha dichiarato Valerio De Molli, managing partner & Ceo, The European House Ambrosetti – le vendite attraverso le piattaforme di food delivery valevano 70 milioni di euro, nel 2018 oltre 360 milioni e nel 2020 più di 700. La pandemia ha contribuito alla crescita esponenziale di questo fenomeno (+20% di valore tra 2020 e 2021) che si avvicina oggi in Italia ai 2 miliardi di euro complessivi e che ha, inoltre, ulteriori e ampie possibilità di sviluppo futuro”. Lo sviluppo delle piattaforme digitali ha permesso al settore dell’e-commerce alimentare di crescere esponenzialmente tra il 2010 e oggi, mediamente del 39% all’anno. Lo studio Ambrosetti ha evidenziato, inoltre, come il fatturato complessivo a fine 2022 si è attestato a 4,7 miliardi di euro grazie soprattutto al food delivery che rappresenta il 44% del valore, seguito da spesa alimentare (37%) ed enogastronomia (19%). “Il potenziale di crescita dei marketplace digitali – ha aggiunto De Molli – nel contesto agroalimentare è però ancora molto elevato, in quanto il fatturato del settore alimentare generato tramite e-commerce vale nel 2022 il 3% del totale”.
Le scelte e le abitudini mutano anche grazie agli strumenti tecnologici che si utilizzano: oggi otto consumatori su 10 sono raggiunti dai social network, il 60% manifesta un forte interesse per la cucina e il 31% naviga sui social con l’intenzione di scoprire nuovi prodotti da acquistare. Grazie alla tecnologia e allo sviluppo del food delivery, oggi anche in Italia, sono accessibili nuovi concetti di ristorazione come le dark kitchen (cucine specializzate solo nella consegna a domicilio), o le ghost kitchen (un laboratorio che lavora per più marchi dedicati alle consegne), le social kitchen dove organizzare eventi con la cucina come filo conduttore o ancora le shared commercial kitchen, spazi per cucine commerciali in condivisione che ottimizzano così i costi di gestione.
Coldiretti: il ganchio blu si combatte a tavola, bene Meloni e LollobrigidaMilano, 20 ago. (askanews) – Coldiretti apprezza la decisione della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e del ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, di “combattere” a tavola l’invasione del grnachio blu, specie aliena originaria delle coste Atlantiche dell’America che sta prendendo il sopravvento nei fondali delle nostre coste. La confederazione degli agricoltori coglie l’occasione del post di Lollobrigida con foto della Meloni per ricordare i cuochi pescatori e contadini che hanno messo a punto ricette a base di granchio blu, dall’insalatina di granchio alla veneziana fino agli spaghettoni all’aglio saltati al granchio.
In questo modo sarebbe possibile trasformare quella che oggi è una calamità in un’opportunità, con l’inserimento nei menu a km zero, a partire dalle attività di ittiturismo, pescaturismo e dagli agriturismi sul litorale, nel rispetto delle normative territoriali. Del granchio blu Coldiretti decanta anche le proprietà nutrizionali, grazie a una presenza di vitamina B12, preziosa per l’organismo umano. Per Coldiretti quella del granchio blu è una vera e propria calamità naturale, che mina la sopravvivenza dell’economia ittica di molte regioni. Il granchio blu sta colpendo gli allevamenti di cozze e vongole, ma anche quelli di orate, lungo la costa nord dell’Adriatico e nel Tirreno, a partire dalla Toscana dove sta assediando le coste da Orbetello, nel Grossetano, a Marina di Pisa. Una minaccia, per la sopravvivenza di oltre 3.000 imprese familiari nelle zone più colpite con la scomparsa di vere e proprie eccellenze alimentari.
Coldiretti: da domani fermo pesca esteso a tutto l’AdriaticoMilano, 18 ago. (askanews) – Il fermo pesca da sabato 19 agosto si estende al tratto di costa compreso tra San Benedetto e Termoli, dopo che la flotta aveva già interrotto le sue attività da Trieste ad Ancona e da Manfredonia a Bari. A darne notizia è Coldiretti Impresapesca, sottolineando che il blocco delle attività, nel tratto tra il sud delle Marche, l’Abruzzo e il Molise, durerà dal 19 agosto fino al 24 settembre. Come lo scorso anno, spiega Coldiretti Impresapesca, in aggiunta ai periodi di fermo fissati i pescherecci dovranno effettuare ulteriori giorni di fermo a seconda della zona di pesca e del tipo di risorsa pescata.
Nonostante l’interruzione dell’attività sulle tavole delle regioni interessate, sarà possibile trovare prodotto italiano, dal pesce azzurro come le alici e le sarde, al pesce spada, a spigole, orate, sogliole, cannocchie, vongole e cozze provenienti dalle barche della piccola pesca, dalle draghe e dall’acquacoltura. Il fermo cade quest’anno in un momento difficile, denuncia Coldiretti Impresapesca, con la spada di Damocle delle nuove linee di indirizzo del Commissario alla Pesca, Virginijus Sinkevicius, che pende sulla flotta Italia. La misura più dirompente è il divieto del sistema di pesca a strascico. Ma le nuove linee prevedono anche la restrizione delle aree di pesca con tagli fino al 30% di quelle attuali, denuncia Coldiretti Impresapesca, con scadenze ravvicinate nel 2024, 2027 per concludersi nel 2030.
Coldiretti Impresapesca lamenta inoltro che l’assetto del fermo pesca 2023 non in tutti gli areali risponde ancora alle esigenze delle aziende né a quelle di sostenibilità delle principali specie target della pesca nazionale, tanto che lo stato di alcune risorse che il fermo vorrebbe tutelare, in una delicata fase di vita, nei 38 anni di fermo pesca non è molto migliorato nonostante gli sforzi e le restrizioni messe in atto dalla flotta nazionale che ha visto una contrazione perdendo circa il 33% delle unità da pesca e 18.000 posti di lavoro. Il fermo, conclude, non deve essere una mera restrizione dei tempi di pesca, misure già abusate dai regolamenti comunitari, ma deve avere come obiettivo quello di tutelare le risorse target nelle fasi biologiche più importanti quali la nascita e l’accrescimento dei giovanili, una fase di tutela che non può essere disgiunta dalla attenzione alla sostenibilità economica delle imprese di pesca coinvolte alla misura di fermo e dalla sostenibilità sociale per la tenuta dei territori costieri e delle tante economie collegate alla produzione ittica quali il commercio, la ristorazione, il turismo e la cantieristica.
Maltempo, Coldiretti: conto danni all’agricoltura ha superato i 6 miliardiMilano, 17 ago. (askanews) – L’ultima ondata di maltempo fa salire il conto delle perdite provocate all’agricoltura dal clima anomalo del 2023 con danni che, tra coltivazioni e infrastrutture, supereranno i sei miliardi dello scorso anno. La stima è di Coldiretti dopo l’ultima ondata di maltempo che si è abbattuta sulla provincia di Torino.
La coltura più danneggiata, sottolinea la Coldiretti, è il mais che è ormai in fase di raccolta con interi campi abbattuti dal forte vento e schiacciati dalla grandinata. Una beffa per gli agricoltori che hanno visto distruggere la produzione proprio alla vigilia del raccolto necessario per l’alimentazione del bestiame. “Perdere il mais o il fieno significa – precisa la Coldiretti – perdere materie prime indispensabili per le filiere del latte e della carne così importanti per il soddisfare il fabbisogno alimentare della popolazione in un momento in cui si sta già scontando gli effetti della guerra e della speculazione. Per questo è fondamentale che le aziende agricole siano messe in condizione di potere assicurare i raccolti distrutti da eventi calamitosi come questi”.
Cibo sicuro, Mit: sequestrate 216 tonnellate di pesce, chiusi 11 ristorantiMilano, 17 ago. (askanews) – Oltre 6mila le ispezioni effettuate dalla Guardia Costiera nei ristoranti italiani per verificare la tracciabilità dei prodotti ittici e la conservazione corretta. L’esito di queste ispezioni ha portato a oltre 14 tonnellate di pesce sequestrato, 11 ristoranti chiusi, di cui otto locali etnici o con formula all you can eat e 1,14 milioni di euro di multe erogate. In totale su pesca, ristorazione e tracciabilità dei prodotti sono stati effettuati circa 51mila controlli, con oltre 216 tonnellate di pesce sequestrato; 2.512 le sanzioni elevate pari a 4,3 milioni di euro. Lo riferisce in una nota il ministero delle Infrastrutture cui fa capo la Guardia costiera.
Le infrazioni maggiormente contestate riguardano merce scaduta o di provenienza non identificata, pessime condizioni igieniche, prodotti illegali o conservati male. Il ministro, Matteo Salvini, fa sapere di seguire con attenzione le operazioni di controllo ed è in costante contatto con i vertici della Guardia costiera ai quali ha espresso soddisfazione per la consueta professionalità.
Coldiretti: così il caro carburanti incide su 88% prodotti a scaffaleMilano, 17 ago. (askanews) – In Italia l’88% delle merci che arriva sugli scaffali dei supermercati viaggia su strada. Questo implica che l’aumento dei prezzi di benzina e gasolio “ha un effetto valanga sui costi delle imprese e sulla spesa dei consumatori”. A lamentarlo è la Coldiretti, che interviene nel dibattito sul rialzo dei prezzi di gasolio e benzina. Nel sistema agroalimentare, sottolinea la confederazione degli agricoltori, i costi della logistica arrivano ad incidere fino a un terzo sul totale dei costi di frutta e verdura.
Una situazione che peggiora il deficit competitivo dell’Italia a causa dei ritardi infrastrutturali con il costo medio chilometrico per le merci del trasporto pesante che, a livello nazionale, è pari a 1,12 euro al chilometro, più alto di Paesi come la Francia (1,08 euro/chilometro) e la Germania (1,04 euro/chilometro) secondo l’analisi di Coldiretti su dati del Centro Studi Divulga. Il gap logistico italiano comporta un aggravio di spesa superiore all’11% rispetto alla media europea e ostacola lo sviluppo del potenziale economico del Paese, in particolare per i settori per i quali il sistema dei trasporti risulta cruciale, come nel caso del sistema agroalimentare nazionale.
“In tale ottica il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) può essere determinante per sostenere la competitività delle imprese sbloccando le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese e anche con il resto del mondo per via marittima e ferroviaria, con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo”, conclude il presidente della Coldiretti Ettore Prandini
Too good to go: 250 milioni di pasti salvati dallo sprecoMilano, 17 ago. (askanews) – Too good to go, azienda leader nella lotta alle eccedenze alimentari, ha tagliato il traguardo dei 250 milioni di pasti salvati dallo spreco. Questo risultato equivale alla mancata immissione in atmosfera di 625.000 tonnellate di CO2 equivalente, un impatto ambientale che, sottolinea l’azienda, può essere paragonato a 125.000 posti a sedere per volare in tutto il mondo.
Lanciata nel 2016, questa azienda, certificata B Corp a impatto sociale, oggi conta su community che ha superato gli 81 milioni di utenti registrati e 142.000 partner in 17 Paesi in due Continenti, Europa e America. Per raggiungere i primi 200 milioni di pasti salvati ha impiegato sei anni (febbraio 2022) mentre i successivi 50 milioni sono stati salvati sei volte più velocemente, in sei mesi. Da gennaio 2022, Too Good To Go ha anche aumentato gli utenti registrati del 68% – arrivando a quota 125 milioni a marzo 2022 e raggiungendo i secondi 125 milioni di utenti in poco meno di 18 mesi – e ha accolto circa il 74% di nuovi partner nel suo marketplace. In Italia, attraverso la collaborazione con partner come Alice Pizza, Carrefour Italia, Crai e Sole 365, ha aiutato otto milioni utenti a salvare più di 14 milioni di pasti dall’andare sprecati.
“Il nostro team è entusiasta di festeggiare, insieme alla nostra crescente comunità di utenti e partner, questo nuovo fantastico traguardo che consente di evitare che 250 milioni di pasti vadano sprecati – ha commentato Mette Lykke, ceo di Too good to go – Crediamo che questo traguardo rifletta l’enorme opportunità che abbiamo di aiutare il nostro Pianeta, di aiutare le persone ad avere accesso al cibo con un ottimo rapporto qualità-prezzo e di sostenere gli imprenditori locali”. Lo spreco alimentare è responsabile del 10% di tutte le emissioni di gas serra causate dall’uomo nel mondo e la lotta allo spreco alimentare è la soluzione numero uno per risolvere la crisi climatica, afferma l’azienda, limitando l’aumento della temperatura a soli 2 gradi centigradi entro il 2100 (Project Drawdown). Oggi Too good to go conta alleanze con marchi come Starbucks, Spar, Morrisons, Costa, Casino group, M&b, Paul group, che si sono uniti alla comunità di utenti e piccoli imprenditori che lottano contro lo spreco alimentare.
Spirit, in 2023 distilleria veneta Castagner supera 16 mln fatturatoMilano, 10 ago. (askanews) – La distilleria veneta Castagner chiude il 2023 con un fatturato che supera i 16 milioni di euro (erano 13,6 nel 2021 e poco più di 15 nel 2022). La grappa vale ancora il 70% del fatturato ma un buon 30% è rappresentato oggi dalla valorizzazione dei sottoprodotti destinati all’industria farmaceutica, cosmetica, alimentare e ai mangimifici, che negli ultimi due anni hanno registrato un +55%.
“Con la farina da buccia d’uva realizziamo biocombustibile per l’autoconsumo e l’eccedenza viene venduta ai mangimifici per la produzione di cibo per animali, i vinaccioli vergini (estratti prima della fermentazione delle uve bianche) per le loro straordinarie proprietà vengono utilizzati nell’industria farmaceutica e cosmetica, mentre i vinaccioli da uve rosse, dopo la distillazione, sono venduti agli oleifici che ricavano l’olio di semi d’uva” ha spiegato il fondatore della Distilleria di Vazzola (Treviso), Roberto Castagner, sottolineando che “questi business sono cresciuti, negli ultimi due anni, di un milione di euro”. “Realizzare un’autentica economia circolare è per noi doveroso non solo per contrastare l’emergenza climatica, ma anche per limitare l’impatto degli aumenti delle materie prime sul consumatore finale” ha evidenziato Castagner, ricordando anche che “sul piano dell’efficientamento energetico oggi siamo in grado di coprire il 25% del nostro fabbisogno di energia elettrica grazie all’installazione di impianti fotovoltaici che saranno ulteriormente implementati nel 2024 per arrivare a coprire il 35/40% di quanto consumiamo”.
Oltre alla valorizzazione delle materie residue, la distilleria ha studiato soluzioni per immettere sul mercato delle bottiglie più leggere e quindi più sostenibili, portandole da 800 a 600 grammi con un risparmio del 30% di vetro, e riuscendo a preservare l’aspetto estetico, elemento molto importante nel settore dei distillati. Malgrado il mercato della grappa abbia registrato una flessione del 2,9%, il brand Castagner è cresciuto del 3%. “Le prospettive più interessanti – precisa il capostipite dell’azienda nonché mastro distillatore – sono rappresentate dai mercati esteri dove la grappa invecchiata sta iniziando ad essere apprezzata al pari del cognac e dove, nei prossimi cinque anni, prevediamo di triplicare il fatturato”.
Masi Agricola: ricavi giù del 10% nel I semestre, utile scivola a 1,8 mlnMilano, 4 ago. (askanews) – Ricavi in calo del 10,4% (8,4% a cambi costanti) per Masi Agricola, nel primo semestre di quest’anno. Il loro valore si è attestato a 33,1 milioni di euro contro i 36,9 dello stesso periodo di un anno prima. In calo anche l’utile netto che ha toccato gli 1,8 milioni di euro dai 4,1 di un anno prima. L’Ebitda, nello stesso periodo, è passato invece da 8,449 milioni a 5,509. A tal proposito l’azienda vitivinicola dell’Amarone ricorda che nell’ultimo esercizio pre-Covid (2019) il primo semestre aveva chiuso con un Ebitda inferiore, a 5,492 milioni.
L’indebitamento finanziario netto è salito a 21,4 milioni dai 7,7 del 31 dicembre 2022 e dai 4 del 30 giugno 2022. Esaminando l’andamento dei ricavi, l’azienda fa notare che, considerata l’incomparabilità del periodo Covid (2020 e 2021) e l’eccezionalità dell’esercizio 2022, il raffronto tra le vendite del primo semestre del 2019, pari a 29,726 milioni di euro, con il dato registrato nel trimestre chiuso al 30 giugno 2023 evidenza una crescita dell’11%, anche per effetto degli incrementi dei listini di vendita praticati nel frattempo. Si tratta, sottolineano, della seconda migliore performance dalla quotazione all’Egm a oggi con riferimento ai ricavi dei primi sei mesi. Nel semestre analizzato continua, pur se in visibile rallentamento, l’andamento positivo dell’horeca, mentre il retail presenta in generale andamenti negativi. In crescita il canale Duty Free & Travel Retail.
“Registriamo un netto cambiamento, iniziato peraltro alla fine dello scorso anno, nell’attitudine della clientela, soprattutto estera, rispetto agli approvvigionamenti nel segno di una crescente prudenza e di un ritorno al ‘just in time’ – commenta Sandro Boscaini, presidente di Masi Agricola – Come era prevedibile, ora il trend è l’alleggerimento delle scorte per fronteggiare sia l’aumento dei tassi di interesse, sia un consumo visibilmente rallentato. Fenomeni di contesto e pertanto non controllabili, come la pressione inflativa che pesa sulle famiglie e una certa preoccupazione generalizzata, anche per la persistenza di problematiche geopolitiche, uniti alle condizioni meteo abbastanza avverse al turismo e non solo, ci portano a essere cauti nelle aspettative per il secondo semestre. Ma non cambia la strategia: posizionamento premium, contatto sempre più diretto con il consumatore finale e omnicanalità distributiva”. Gli svariati elementi di contesto che rendono “estremamente difficile l’attività previsionale” (il conflitto ucraino, gli incrementi inflativi e dei tassi di interesse) si uniscono a un luglio con “ordinativi inferiori all’anno precedente”. Ragini per cui l’azienda continuerà a “tenere monitorati i trend di settore, peraltro sostanzialmente sintonici con quelli della Società, e continua a dialogare con gli operatori di mercato per mantenere reattività gestionale”.
Per quanto riguarda la produzione le temperature sopra alla media e la piovosità inferiore alla media nell’inverno 2022-2023 hanno comportato condizioni ideali per l’appassimento delle uve destinate alla produzione di Amarone. Infatti la pigiatura, effettuata a febbraio, ha confermato un’ottima qualità del prodotto. La primavera è stata caratterizzata, soprattutto nella seconda metà, da precipitazioni piovose estremamente frequenti, contribuendo inizialmente alla positività delle fasi fenologiche e all’abbondanza delle uve, ma agevolando al contempo la diffusione di agenti patogeni. Gli ultimi giorni di luglio, tuttavia, sono stati interessati da grandinate diffuse ed estremamente violente, in particolare in Friuli, Valdobbiadene, Lago di Garda. In tali aree si sono registrati danni anche in alcuni vigneti del gruppo. Per le denominazioni di maggiore pregio sono state attivate le coperture assicurative in essere. Fortunatamente non si sono verificati sinistri rilevanti nei nostri vigneti in Valpolicella. A livello di settore viticolo generale è possibile che le riduzioni di quantità di uve potenzialmente vendemmiabili negli areali interessati dalle grandinate generino prospetticamente un incremento dei costi delle uve e dei vini sfusi.