Aziende dolcificanti: da Oms riaffermata sicurezza aspartameMilano, 14 lug. (askanews) – L’associazione internazionale delle aziende di dolcificanti (Isa) “plaude alla riaffermazione da parte dell’Oms della sicurezza dell’aspartame da parte del comitato congiunto Fao/Oms di esperti sugli additivi alimentari (Jecfa)”. “Queste conclusioni sono coerenti con i risultati di oltre 90 agenzie globali per la sicurezza alimentare – si legge in una nota – che hanno confermato la sicurezza dell’aspartame, tra cui l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), che ha esaminato l’aspartame due volte, e la Food and drug administration (FDA) statunitense”.
Quanto invece alle conclusioni dell’Iarc, Centro Internazionale per la ricerca sul cancro che fa capo all’Oms, l’Isa sottolinea che “Iarc non è un organismo per la sicurezza alimentare e la sua classificazione 2B non considera i livelli di assunzione né il rischio effettivo, rendendo una revisione Iarc molto meno completa delle revisioni approfondite condotte da organismi per la sicurezza alimentare come Jecfa e potenzialmente fonte di confusione per i consumatori”. “La classificazione 2B della Iarc – aggiunge – colloca l’aspartame nella stessa categoria del kimchi e di altre verdure in salamoia. La Iarc sarebbe la prima a dire che non suggerisce alle persone di smettere di usare il kimchi durante i pasti”. “Jecfa ha ancora una volta riaffermato la sicurezza dell’aspartame dopo aver condotto una revisione approfondita, completa e scientificamente rigorosa – ha dichiarato il segretario generale dell’Isa, Frances Hunt-Wood – L’aspartame, come tutti gli edulcoranti ipocalorici, se utilizzato come parte di una dieta equilibrata, offre ai consumatori la possibilità di ridurre l’assunzione di zucchero, un obiettivo fondamentale per la salute pubblica”.
Coldiretti Puglia: inaccettabili pressioni a ribasso prezzi latteRoma, 14 lug. (askanews) – Inaccettabili pressioni al ribasso del prezzo del latte alla stalla, con forti tensioni che mettono a rischio tutto il sistema degli allevamenti in Puglia, decisioni unilaterali dei trasformatori e gesti estremi come il mancato ritiro del latte senza preavviso. A denunciarlo è Coldiretti Puglia, che stigmatizza lo scenario critico sul prezzo del latte che si è nuovamente venuto a creare nella regioone.
“Il prezzo del latte alla stalla in Puglia – spiega Pietro Piccioni, direttore di Coldiretti Puglia – non può andare sotto i costi di produzione calcolati da Ismea, quando nella forbice tra produzione e consumo ci sono margini da recuperare per garantire un prezzo giusto e onesto che tenga conto dei costi degli allevatori e la necessaria qualità assicurare ai consumatori”. In Puglia ci sono 3 DOP (canestrato pugliese, mozzarella di Gioia del Colle e mozzarella di bufala) e quasi 20 formaggi riconosciuti tradizionali dal Masaf (burrata, cacio, caciocavallo, caciocavallo podolico dauno, cacioricotta, cacioricotta caprino orsarese, caprino, giuncata, manteca, mozzarella o fior di latte, pallone di Gravina, pecorino, pecorino di Maglie, pecorino foggiano, scamorza, scamorza di pecora, vaccino).
In Puglia, secondo i dati di Coldiretti, ad oggi ci sono appena 2163 stalle per la produzione di latte. “Quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere – conclude Coldiretti Puglia – spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado”.
Vino, Tenuta del Monsignore in Registro imprese storiche italianeRoma, 14 lug. (askanews) – Entra nel Registro delle imprese storiche italiane la Tenuta del Monsignore, di San Giovanni Marignano, nel riminese. Fondata nel 1385, appartiene da sempre alla famiglia Bacchini, che è riuscita a risalire alle sue origini. La fondazione è quindi certificata al 1385 e questo rende la Tenuta del Monsignore una delle tre aziende vitivinicole più antiche del mondo.
“Stando all’elenco della rivista di economia americana Family Business siamo la terza azienda agricola-vinicola al mondo al pari di Marchese Antinori: davanti a noi ci sono solo Chateau Goulaine-Loira, nata nell’anno 1000, e la fiorentina Barone Ricasoli, fondata nel 1141”, spiega Sandro Bacchini, attuale proprietario della Tenuta. L’azienda è socia di Confagricoltura Forlì-Cesena e Rimini. La Tenuta del Monsignore è oggi un’azienda che, dopo 19 generazioni e 638 anni di storia, conta 148 ettari di cui 82 di vigneto e 20 a oliveto, è dotata di una cantina da 15mila ettolitri e di un frantoio all’avanguardia per l’olio d’oliva. E svolge anche attività agrituristica.
La Tenuta del Monsignore oggi è guidata da Nicoletta, l’altra figlia di Sandro Bacchini, che continua a presidiare quotidianamente l’impresa di famiglia. “Mi vanto personalmente di aver partecipato attivamente a 68 vendemmie – conclude il vitivinicoltore – trasformare un grappolo d’uva in vino è la mia vita”.
Agrumicoltura, in Sicilia al via campagna contro virus HlbRoma, 14 lug. (askanews) – Al via la campagna di divulgazione e prevenzione contro la minaccia del virus Hlb, coordinata dal Distretto Produttivo Agrumi di Sicilia. La Huanglongbing (Hlb), nota anche come Citrus greening, è la più grave emergenza fitosanitaria che minaccia l’agrumicoltura mondiale e che ha già distrutto milioni di piante in paesi extra europei: dagli Stati Uniti (Florida, California) alla Cina e al Brasile, e che adesso ha puntato l’Europa.
L’insetto-vettore che trasmette la malattia (batteri floematici delle specie di Candidatus Liberibacter spp) è già presente, infatti, in Spagna, Portogallo ed in Israele, ma non ancora nel bacino Mediterraneo. “E’ possibile, però, che nel giro di qualche anno arrivi anche il batterio – avvertono gli organizzatori della campagna – ed è necessario non arrivare impreparati, come accaduto con il virus Tristeza”. La campagna di prevenzione partirà subito in tutta la Sicilia, con la distribuzione dei manifesti informativi su tutto il territorio agrumetato. Tra gli aspetti da sottolineare, l’importanza di acquistare materiale vegetale solo certificato, ricordando come il regolamento UE vieti l’introduzione da Paesi terzi di piante e semi del genere Citrus, Poncirus e Fortunella, di loro ibridi e di piante della famiglia delle Rutacea e utilizzate a scopo alimentare o ornamentale.
Assolatte: con intesa Ue-Cile su Ig tutelati 12 formaggiRoma, 14 lug. (askanews) – Grandi aspettative per i formaggi italiani dalla nuova intesa Ue-Cile che potrebbe essere firmata a breve. Il 5 luglio scorso, infatti, la Commissione Europea ha inviato l’accordo quadro avanzato e l’accordo commerciale interinale al Consiglio, in vista dell’autorizzazione a firmarlo. Una volta che il Consiglio avrà dato il via libera, l’UE firmerà l’accordo commerciale globale con il Cile. La successiva ratifica del Parlamento Europeo e di quello cileno sarà sufficiente all’entrata in vigore almeno dei capitoli più strettamente commerciali dell’intesa, mentre per gli altri si dovrà attendere la ratifica anche dei parlamenti degli Stati Membri.
Per quanto riguarda i formaggi, con il nuovo accordo cresce il grado di apertura del mercato cileno ai formaggi UE. Il Cile concederà inizialmente l’ingresso a dazio zero a un contingente caseario di 2.850 tonnellate; questi volumi saliranno gradualmente fino a raggiungere, nel sesto anno di applicazione dell’accordo, le 3.300 tonnellate. “Forse si poteva cercare di ottenere di più, essendo partecipi del contingente ben 27 Paesi Membri – commenta Paolo Zanetti, presidente Assolatte – ma va anche evidenziato che dal settimo anno il dazio sarà nullo senza più limitazioni quantitative”.
Un rilevante aiuto all’export verrà anche dal Protocollo sulle Indicazioni Geografiche, la grande novità di questo accordo. Se la prima intesa del 2003 ha riguardato solo le denominazioni vinicole, sottolinea Assolatte, quella l’attuale estende il riconoscimento e la tutela anche al food inglobando 12 grandi formaggi italiani: Asiago, Fontina, Gorgonzola, Grana Padano, Montasio, Mozzarella di Bufala Campana, Parmigiano Reggiano, Pecorino Romano, Pecorino Toscano, Provolone Valpadana, Ragusano e Taleggio. “Il capitolo IG è un risultato senz’altro importante soprattutto perché ottenuto in una regione, quella americana, in cui il tema delle denominazioni è da sempre delicato e oggetto di forti contrapposizioni”, conclude Zanetti.
Il Cile ha una forte domanda di prodotti esteri perché la produzione locale copre solo il 60% dei consumi di formaggi. Tra i fornitori caseari sono ben radicati Argentina, Messico, Stati Uniti, Australia e Nuova Zelanda. Ma anche alcuni dei nostri competitor più prossimi si sono ritagliati negli anni degli spazi interessanti: Olanda e Germania hanno esportato nel 2022 rispettive 5.600 e 4.800 tonnellate. I volumi italiani, pari a 433 tonnellate, sono invece decisamente più contenuti. “Siamo comunque sicuri di poter aggiungere il Cile alla lista dei mercati emergenti più interessanti – commenta Zanetti – perché i fattori del successo del Made in Italy caseario sono riconosciuti a livello internazionale”.
Crea: Pil agroalimentare italiano cresce in primo trimestre 2023Roma, 14 lug. (askanews) – In lieve ripresa la performance economica del comparto agroalimentare italiano nel primo trimestre del 2023, con un leggero aumento del Pil nei confronti del trimestre precedente (+0,6%) e del primo trimestre del 2022 (+1,9%), nonostante la flessione del valore aggiunto in agricoltura (-0,6%) e industria (-0,5%), mentre il settore dei servizi cresce del 2,9%. In crescita anche i consumi nazionali (+0,7%) e gli investimenti fissi lordi (+0,8%). È quanto emerge dalla fotografia scattata nel primo trimestre del 2023 da CREAgritrend, il bollettino trimestrale messo a punto dal CREA, con il suo Centro di Ricerca Politiche e Bioeconomia.
Rispetto allo stesso periodo del 2022, fra gennaio e marzo 2023, si conferma stabile l’indice della produzione per l’industria alimentare, mentre si registra una diminuzione per l’industria delle bevande (-5,8%). L’indice del fatturato cresce sia sul mercato estero, sia su quello interno: rispettivamente +19% nel complesso e +25% sui mercati esteri per l’industria alimentare, +12% e +7% per quella delle bevande. Le esportazioni agroalimentari nel I trimestre 2023 superano i 15,6 miliardi di euro (+13,2% rispetto al I trimestre 2022), confermando l’ottimo andamento rilevato nei trimestri precedenti, verso tutti i principali mercati esteri (Polonia + 27,4% e Francia e Spagna gli incrementi si attestano intorno ai 20 punti percentuali, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente). In flessione le importazioni, che raggiungono i 16 miliardi (+12% rispetto al medesimo trimestre 2022) e riguardano tutti i principali fornitori dell’Italia.
I prodotti maggiormente esportati sono stati gli ortaggi trasformati, legumi e ortaggi freschi, i lattiero-caseari e i derivati dei cereali. Sul fronte delle importazioni si segnalano i derivati dei cereali, carni fresche e congelate, i prodotti lattiero caseari e i cereali.
Arborea: aumenta remunerazione latte ai soci e annucia 25 mln investimentiMilano, 14 lug. (askanews) – Aumentare la remunerazione dei soci per coprire gli extra costi sostenuti in questi mesi dalle 162 aziende agricole dislocate nella piana di Arborea e nelle altre province sarde. È questa la risposta della Cooperativa assegnatari associati Arborea alla perdurante inflazione che da mesi colpisce le imprese zootecniche locali. Il consiglio d’amministrazione della società lattiero-casearia sarda ha presentato all’assemblea dei soci il provvedimento che porta la remunerazione media per i conferimenti di latte vaccino a 0,58 euro per litro di latte Iva inclusa. L’aumento della remunerazione ai soci, precisa l’azienda, è il frutto di una situazione economica decisamente migliorativa della cooperativa, che ha chiuso il bilancio 2022 in pareggio, recuperando il negativo dell’anno precedente e registrando un aumento di fatturato.
“Il nostro piano industriale – spiega Remigio Sequi, presidente e amministratore delegato della 3A – punta a massimizzare il valore per i soci, supportando lo sviluppo delle stalle, della filiera e del tessuto sociale. È essenziale dare il giusto valore a un alimento così prezioso per la salute, sia per rafforzare la sostenibilità di questa produzione, sia per garantire un latte di ottima qualità al consumatore. Con gli investimenti che abbiamo in programma puntiamo a portare entro il 2023 il prezzo a 0,60 euro al litro: una scelta che rappresenta il concreto impegno dell’azienda per tutelare un distretto produttivo che ha un indotto di circa 3600 persone”. Dopo la presentazione della situazione economica patrimoniale al 30 giugno, in assemblea si è discusso degli investimenti per migliorare l’assetto industriale e produttivo e l’efficienza energetica degli stabilimenti.
“Prevediamo investimenti per circa 25 milioni di euro che andranno a sostenere il nostro processo di crescita sostenibile che punta alla riorganizzazione e al recupero di efficienza – spiega Maria Cristina Manca, direttore operativo di Arborea – A maggio abbiamo lanciato sul mercato il kefir e nei prossimi mesi continueremo a promuovere lo sviluppo sul mercato dei nostri brand con prodotti distintivi ad alto valore aggiunto, sostenendo la distribuzione attraverso un piano vendite e marketing sinergico. Da alcune settimane è on air la nostra nuova campagna di comunicazione nazionale La rivoluzione gentile del latte e stiamo già registrando un grande interesse verso i nostri prodotti sia da parte della distribuzione organizzata che da parte dei consumatori”. Nel 2022 Latte Arborea ha contribuito alla filiera produttiva e all’economia sarda e nazionale, generando impatti diretti, indiretti e indotti pari a oltre 174 milioni di euro (pari a circa lo 0,01% del pil italiano).
illycaffè, Scocchia: azionisti confermano quotazione, data in prossimi mesiMilano, 13 lug. (askanews) – “Non abbiamo ancora deciso né il quando né il dove. E’ una decisione che verrà presa nei prossimi mesi, non so quanti ma in un prossimo futuro. Quello che è stato fatto è che è stato confermato da parte degli azionisti il desiderio di quotarci. E’ un obiettivo che vogliamo realizzare nell’arco del piano 2022-2026”. L’amministratore delegato di illycaffè, Cristina Scocchia, conferma ad askanews il progetto di quotazione dell’azienda triestina del caffè, sebbene, dice, non siano state ancora definite data e piazza finanziaria perchè “il contesto economico è talmente volatile che decidere ora una data non sarebbe giusto. Si deciderà appena si capirà quali sono le finestre di schiarita”.
Ma a riprova che il progetto va avanti l’ad ricorda che “intanto stiamo facendo passi concreti: abbiamo fatto il bilancio secondo i principi contabili Ifrs e per la prima volta quest’annoo abbiamo fatto la dichiarazione integrata non solo riportando i finanziari ma anche l’impatto Esg come se fossimo quotati. Non era obbligatorio ma è una buona disciplina iniziare a rispettare le regole e questo è un segno concreto che la nostra tabella di marcia prosegue”. illycaffè, che nel 2019 ha adottato lo status di Società benefit e nel 2021 ha ricevuto la certificazione internazionale B Corp, ha scelto, come spiega la Relazione di impatto 2022, “di voler crescere operando in modo responsabile, trasparente e sostenibile per le comunità con le quali interagisce”. E questa sarà la scelta che verrà presentata al mercato finanziario quando sarà il momento. “Io credo che uno debba decidere qual è il proprio Dna e lo deve far diventare in modo trasparente la propria equity story – spiega Scocchia – Noi siamo un’azienda che vuole rappresentare il buono, il bello e il ben fatto perchè puntiamo sulla qualità superiore e sostenibile. Il buono, siamo un caffè di qualità e vogliamo continuare a esserlo, il bello, con 30 anni di tazzine illy art collection di artisti contemporanei che offrono una esperienza polisensoriale, e poi il ben fatto per cui continueremo a fare bene nel nostro piccolo nelle comunità in cui operiamo a monte e a valle: questi sono i nostri investimenti e li presenteremo al mercato allo stesso modo. Così come investiamo in una nuova roastery perchè abbiamo bisogno di aumentate la capacità produttiva, nello stesso modo consideriamo gli investimenti per una agricoltura rigenerativa, sostenibile e circolare o quelli di aiuto per le comunità a monte e a valle”. “Per me la costruzione è quella di una azienda che ha questi tre pilastri, queste tre stelle polari – ha aggiunto – ed è quello che diremo al mercato: noi siamo queste tre cose insieme non una di queste tre”.
Quanto alle prospettive economiche per l’anno in corso – il 2022 per illycaffè si è chiuso con 567,7 milioni di euro di fatturato consolidato, in aumento del 13,6 per cento rispetto al 2021 e un utile netto di 14,2 milioni, quasi il 19 per cento in più sull’anno precedente e oltre le previsioni – l’ad conferma che “pur in un contesto molto sfidante, illycaffè sta confermando gli ottimi risultati dell’anno scorso e stiamo crescendo: i dati dei primi cinque mesi sono più che una rondine quindi speriamo che faccia più che primavera. Abbiamo un track record che continua nel 2023 con una crescita diffusa su tutti i mercati, con l’Italia che continua a ritmi paragonabili a quelli dell’anno scorso, stesso discorso per gli Stati Uniti, siamo a un +20% nei primi mesi per un mercato per noi strategico, quindi la bontà delle scelte emersa lo scorso anno sembra pagare anche quest’anno”. “Siamo neanche all’inizio del secondo tempo e bisognerà giocarsela per i prossimi sei mesi – ha concluso – ma sono confident, sono positiva, con tanta umiltà e impegno contiamo di chiudere un anno positivo”. In questo panorama, oltre all’Italia e agli Stati Uniti che rappresentano un quinto del fatturato, c’è la Cina tra i target di mercato da potenziare. “La Cina rimane un Paese vergine per noi. Siamo presenti con una filiale ma per noi è la più grande opportunità inesplorata nel senso che mentre la Cina è per tantissimi comparti il mercato principale, per il caffè non è così perchè la stragrande maggioranza di cinesi beve il tè – spiega – quindi è un mercato tutto da conquistare e da far crescere. Noi abbiamo messo un primo piede nella porta con una filiale: siamo cresciuti bene l’anno scorso e stiamo crescendo anche quest’anno seppur con più difficoltà quest’anno perchè l’economia cinese si sta riprendendo con più difficoltà, però quest’anno abbiamo deciso di investire su un potenziamento della filiale”. Per la filiale cinese si stanno definendo le strategie del mercato per entrarci canale dopo canale. “Il 2023 lo vogliamo dedicare al ripensamento del canale ecommerce che è un canale importantissimo in Cina anche per il mercato del caffè – conclude – Tra un paio di mesi annunceremo il modello di business di cui ci vogliamo avvalere e poi passeremo a ragionare canale per canale a tutte le go to market”.
Dalle comunità dei contadini all’arte: così illycaffè crea valore socialeMilano, 13 lug. (askanews) – Un’azienda come illycaffè ha un ruolo sociale, per questo deve darsi obiettivi che vanno al di là del profitto, coniugando il valore ai valori, sociali, etici e ambientali. Le parole dell’amministratore delegato di illycaffè, Cristina Scocchia, riassumono efficacemente il pensiero strategico sulla sostenibilità dell’azienda triestina. In esso c’è il passato, quello seminato dalla gestione visionaria di Ernesto Illy, il presente, quello di una crescita sostenibile e quindi duratura, ma anche il futuro di un’azienda determinata a sbarcare in Borsa col ‘suo Dna che unisce il buono, il bello e il ben fatto’.
Quando a gennaio 2022 Cristina Scocchia è arrivata alla guida di illycaffè ha trovato un percorso per la sostenibilità che in realtà era già iniziato con Ernesto Illy ‘decenni fa, quando di sostenibilità aziendale ancora non si parlava’. ‘Allora lui diceva che l’obiettivo dell’azienda deve essere quello di creare e distribuire valore per tutta la filiera, un pensiero molto contemporaneo oltre che molto bello – ha detto in questa intervista ad askanews – Decenni fa illycaffè ha avviato un rapporto stretto con i coffee growers, i coltivatori di caffè nei Paesi dove nasce la nostra arabica e iniziato a creare valore per loro in due modi: da un punto di vista dell’agricoltura, con la condivisione delle tecniche agronomiche, che più di recente sarebbero state chiamate di agricoltura generativa e circolare. E da un punto di vista dell’impegno nei confronti della comunità, con una serie di forme di sostegno ai coltivatori di caffè. Questo era il principio iniziale che nel corso degli anni si è evoluto così come si è evoluto il pensiero strategico sulla sostenibilità’. ‘Personalmente – rimarca Scocchia – ritengo che il ruolo dell’azienda sia un ruolo sociale e quindi credo fortemente che quello che diceva Ernesto Illy sia ancora valido: dobbiamo avere un obiettivo che vada al di là del profitto e dobbiamo coniugare, in maniera specifica e rilevante per i nostri tempi, il valore con i valori, quindi coniugare il valore economico finanziario, perchè non siamo una azienda no profit, con i valori etici, sociali, morali e ambientali. E fare questo in modo da avere un impatto non solo sulle comunità dei growers ma anche sulle comunità di sbocco’. Perchè oggi ‘il grande cambiamento rispetto al passato è che oltre a continuare a supportare quei Paesi, cosa che continueremo a fare, aiuteremo anche i mercati di sbocco’.
Sono diversi i progetti sul campo finanziati da illycaffè, che nel 2021 è diventata la prima azienda italiana del caffè ad ottenere la certificazione B Corp. Ci sono progetti pensati per comunità di coltivatori di caffè in giro per il mondo ma anche a sostegno di molte realtà del nostro territorio, finanziate direttamente dall’azienda o dalla Fondazione che porta il nome di Ernesto Illy. ‘Quando parliamo di growers parliamo sicuramente di latifondisti che viaggiano in business, che sono cresciuti in America e fanno studiare a Stanford i propri figli, però poi ci sono coloro che nelle piantagioni fanno i contadini, che vivono una realtà diversa: per loro avere un medico o una scuola dove mandare i figli è una sfida – racconta Scocchia – Per questo per esempio in Costarica la fondazione Ernesto Illy ha finanziato un progetto che si chiama Casa de la Alegría. Durante il periodo di raccolta in Costarica, 15mila famiglie panamensi attraversano il confine per prestare lavoro come raccoglitori delle piantagioni di caffè. Questo crea un rischio elevato di lavoro minorile, perchè queste famiglie portano con sé i figli e noi non vogliamo che lavorino nelle piantagioni. Per questo si sono sviluppate nel corso degli anni 15 strutture sul territorio che forniscono assistenza sanitaria, un servizio educativo e, non dobbiamo dimenticarlo, assicurano quattro pasti al giorno. Per queste famiglie garantire ai propri figli una doccia calda e pasti durante il giorno diventa importante’. In Brasile, invece, illycaffè offre il suo supporto delle bambine: ‘A Cerrado Mineiro c’è una associazione di donne volontarie che raccolgono 40 bambine tra i 4 e i 14 anni, figlie di ragazze madri o di famiglie poverissime. Sappiamo quanto essere donna in alcune parti del mondo esponga a rischi come la prostituzione giovanile – prosegue l’ad – ma queste strutture danno loro colazione, pranzo, merenda e ogni tanto la cena da portare a casa. E durante la giornata aiutano queste bambine con i compiti, con piccoli corsi di danza, cucito, ricamo. Quando sono stata a trovarle, sono stata accolta con grande calore da queste bimbe di cui colpisce l’allegria nonostante il contesto difficile. E quando, alla fine del saggio, ho chiesto loro cosa trovassero più bello di quella scuola, la più grandicella mi ha detto: ‘La cosa che ci piace di più è che ci danno tutti i giorni colazione, pranzo e merenda e ci permettono di fare la doccia che molto spesso è anche calda. Uno non ci pensa mai, ma dobbiamo ricordarci che ci sono posti dove farsi la doccia tutti i giorni non è scontato’. L’attenzione alle comunità locali, dove si coltivano i nove tipi di arabica che finiscono ogni giorno in otto milioni di tazzine di caffè in tutto il mondo, non esaurisce l’impegno sociale di illycaffè. ‘C’è anche un’altra attività su cui stiamo investendo molto negli ultimi 12-18 mesi – spiega l’ad – per rafforzare di più il nostro legame con i mercati in cui operiamo, in particolare quello italiano e quello americano che sono per noi i più importanti’. Qui gli esempi che porta Scocchia sono due: la collaborazione con l’Istituto europeo di oncologia e quella con il Fondo ambiente italiano. ‘Ad aprile abbiamo lanciato una collaborazione con lo Ieo. Ci siamo resi conto che chi vuole una seconda opinione quando scopre di avere una malattia oncologica, la deve sempre pagare – osserva – L’Ieo la offre ma a 500 euro, un prezzo che non tutti si possono permettere, per cui per il 2023 abbiamo deciso di pagare una second opinion a chiunque abbia avuto una diagnosi oncologica sperando di dare una serenità o una certezza in più a chi vive questo momento così difficile’. E poi c’è la collaborazione col Fai: ‘Ci sono tante cose che sono ambiente, tra queste valorizzare il patrimonio italiano – ha detto – con questa donazione al Fai vogliamo contribuire a preservare questo patrimonio infinito che è uno dei nostri punti di forza come italiani’.
Ma il ruolo sociale ‘deve iniziare nella tua azienda per poi allargarsi alla comunità in cui operi e in maniera concentrica a tutto il mondo. Tutto parte dalle nostre persone e non a caso parlo di persone e non di donne’. E qui Scocchia affronta un tema che l’ha vista a lungo impegnata nella sua carriera: ‘L’annosa questione di conciliare il lavoro con la famiglia deve smettere di essere un problema femminile – afferma – Noi donne avremo un problema fin quando gli uomini penseranno che possono fare carriera ed è perfettamente lecito, mentre noi ci dobbiamo sentire in colpa perchè dobbiamo occuparci di entrambe le cose’, lavoro e famiglia. ‘Se più aziende nel loro piccolo passano il messaggio che la cura della famiglia, della casa e degli anziani spetta a entrambi facciamo un’opera di divulgazione culturale importante: la carriera possono farla uomini e donne’, ribadisce elencando alcune iniziative per i dipendenti messe in campo da illycaffè, dai ‘contributi per asili nido per le famiglie con bambini in età, alla flessibilità in entrata e in uscita, alla policy per lo smartworking con la possibilità di due giorni lavorativi alla settimana da casa. Abbiamo anche una copertura assicurativa che è tra le più sofisticate che abbia mai visto in Italia: un’assicurazione per tutto ciò che riguarda spese mediche e screening che copre tutti, dal dirigente all’operaio della tosteria di Trieste’. Quanto valga in termini economici questo impegno non lo dice ma ci tiene a precisare che ‘noi lo consideriamo un investimento e non una spesa e soprattutto lo consideriamo un nostro dovere: la leadership è responsabilità e quando sei in quella posizione, come persona e come azienda, ti devi impegnare a lasciare quel piccolo mondo, quella comunità migliore di come l’hai trovata. Noi consideriamo questo come un nostro dovere che comporta dei costi ma fa parte dell’autenticità di chi siamo – conclude – noi non facciamo storytelling ma storydoing’.
Da R. Piemonte 270mila euro per danni lupi ad agricolturaRoma, 13 lug. (askanews) – Gli allevatori piemontesi potranno contare anche per quest’anno sugli indennizzi da parte della Regione Piemonte per i danni subiti a causa delle predazioni da grandi carnivori, come i lupi.
La Giunta regionale, su proposta dell’assessore all’Agricoltura e Cibo Marco Protopapa, il 12 luglio ha deliberato l’assegnazione di 270 mila euro per la prossima apertura del bando regionale dello sviluppo rurale a sostegno degli allevatori per il risarcimento dei danni causati dai lupi in particolare, sia per gli animali uccisi sia per gli animali feriti e dispersi. “Proseguono gli aiuti a sostegno dei nostri allevatori le cui mandrie e greggi, in particolare quelle che si trovano al pascolo, vengono attaccate dai lupi con conseguenti perdite per l’uccisione e il ferimento dei capi oppure la loro dispersione. Oltre a questi indennizzi gli allevatori possono accedere al bando regionale del nuovo sviluppo rurale 2023-2027 per la richiesta di contributi per l’adozione dei sistemi di difesa del bestiame, come l’installazione di recinzioni e la presenza di cani da guardiania”, ha spiegato l’assessore regionale Marco Protopapa.