Ccnl industria alimentare: nuovo confronto a fine febbraioRoma, 7 feb. (askanews) – Si svolgerà a Roma a fine febbraio e precisamente il 27, 28 e 29 febbraio, un nuovo tra le parti per il rinnovo del Contratto nazionale di lavoro dell’industria alimentare. E’ quanto emerso al termine della riunione plenaria svoltasi a Roma e durate tra giorni. Il contratto è scaduto a novembre 2023 e riguarda oltre 400mila addetti.
Il confronto si è aperto, spiega la Fai-Cisl in una nota, con l’adesione al contratto, rinnovato nel 2020, anche da parte delle tre associazioni che non lo avevano firmato, Assalzoo, Assocarni e Italmopa, ricompattando così il fronte datoriale che risulta ora composto da tutte le 14 associazioni del settore. Sono stati approfonditi tutti i punti della piattaforma sindacale. Per quanto riguarda la parte economica è stato convenuto un incremento di 214 euro sul Tem (trattamento economico minimo). Resta aperta la discussione sulle altre componenti del salario, sul welfare e su alcuni temi normativi.
Ok Camera a proposta di legge su agricoltore custode ambienteRoma, 7 feb. (askanews) – L’Aula della Camera dei deputati con 198 voti favorevoli, 56 astenuti e nessun contrario, ha approvato in via definitiva la proposta di legge su “Disposizioni per il riconoscimento della figura dell’agricoltore custode dell’ambiente e del territorio” che istituisce anche la Giornata nazionale dell’agricoltura, fissata per la seconda domenica di novembre.
“Oggi più che mai l’importanza della figura dell’agricoltore è evidente. Per questo è fondamentale riconoscerlo come custode dell’ambiente e del territorio, istituendo anche una Giornata ad hoc e un premio per l’agricoltore dell’anno”, ha detto Davide Bergamini, dichiarando il voto favorevole della Lega alla proposta di legge. La Pdl della Lega, a prima firma del senatore Giorgio Maria Bergesio, “vuole essere un riconoscimento non solo simbolico, ma effettivo ed efficace. L’agricoltore è una figura fondamentale: per la salvaguardia dell’ambiente e del territorio, per mantenere la biodiversità e garantire la sicurezza idrogeologica. Valori fondamentali trasmessi di padre in figlio”, conclude Bergamini.
Agrofarma-Federchimica: Regolamento pesticidi, serve più dialogoRoma, 7 feb. (askanews) – Il ritiro da parte della Commissione Europea della proposta di Regolamento sull’uso sostenibile degli agrofarmaci, insieme al rigetto della proposta da parte del Parlamento europeo alla fine dello scorso anno, dimostra “la necessità di una discussione più ampia e condivisa su un testo che avrebbe comportato forti ripercussioni sulla capacità produttiva europea”.
Lo sostiene in una nota Agrofarma, l’associazione nazionale imprese agrofarmaci che fa parte di Federchimica, sottolineando che “il dialogo e il confronto costruttivo rappresentano il modo migliore per facilitare la ricerca di risposte comuni alle problematiche che ci troveremo ad affrontare dentro e fuori dal campo e siamo pronti a fare la nostra parte, mettendo a disposizione il nostro know-how e le soluzioni su cui stiamo investendo”. Agrofarma assicura il proprio impegno nei confronti degli obiettivi generali introdotti dalla strategia “Farm to Fork” ma ricorda di non avere condiviso, tuttavia, le modalità di attuazione della strategia stessa attraverso la fissazione di target di riduzione quantitativa degli agrofarmaci, particolarmente penalizzanti per l’Italia, in assenza di un’adeguata valutazione d’impatto.
Per Agrofarma, “lavorare per un sistema agroalimentare sostenibile significa favorire la tecnologia e l’innovazione scientifica; sviluppare agrofarmaci innovativi e meno impattanti, investire in strumenti di agricoltura digitale e di precisione per un impiego sempre più ottimizzato degli agrofarmaci e promuovere un approccio integrato, adottando e combinando tutte le soluzioni disponibili”. Per fare questo serve “un contesto normativo che, nel pieno rispetto della salute dell’uomo e della tutela ambientale, consenta di sviluppare e mantenere un numero adeguato di strumenti per la difesa delle colture al fine di preservare il patrimonio colturale italiano, che è tra i più importanti a livello europeo”.
Progetto Lost Eu sbarca all’estero, prima tappa BerlinoRoma, 7 feb. (askanews) – Si avvicina il primo appuntamento all’estero del Progetto Lost EU, dopo il lungo viaggio che ha toccato il Piemonte, il Trentino-Alto Adige, la Lombardia e infine la Campania. Un viaggio che ha permesso di scoprire e far conoscere le zone di produzione e i paesaggi ad un panel di ospiti stranieri, provenienti da Svezia e Germania, ma anche di intessere con quei mercati le prime relazioni indispensabili per sviluppare attraverso gli eventi esteri concreti piani di promozione e distribuzione.
LoST EU è un progetto sostenuto dall’ Unione Europea sul tema sostenibilità e la promozione delle piccole denominazioni casearie. Obiettivo è portare avanti un piano di comunicazione e di eventi per la valorizzazione di alcune eccellenze casearie italiane. Ora il progetto Lost EU con il suo paniere di otto formaggi DOP, affronta la sua prima tappa estera, in Germania. L’evento avrà inizio sabato 10 febbraio, con l’arrivo dei produttori nella capitale tedesca, per presenziare ad una cena di benvenuto presso la Pizzeria gourmet Prometeo Authentic Pizza, punto di riferimento della pizza italiana a Berlino, i cui chef utilizzeranno le DOP di LoST per la creazione di pizze gourmet.
Domenica 11 febbraio avranno luogo i principali eventi promozionali: una masterclass dedicata a operatori del settore alimentare tedesco per presentare il progetto e conoscere i produttori presenti. Un Walkaround tasting e l’organizzazione di un tour che prevede visite alle più significative realtà business della città, aziende di importazione e distribuzione, negozi di formaggi, ristoranti particolarmente significativi.
Aiab:giusta rabbia agricoltori ma indirizzarla a veri responsabiliRoma, 7 feb. (askanews) – “Le proteste di questi giorni sono l’esplosione di un malcontento che covava da decenni. La rabbia degli agricoltori, che noi comprendiamo, deve però essere indirizzata verso i reali responsabili dei loro disagi: chi fa il prezzo, chi strozza le filiere e chi determina i dazi su entrate e uscite anche con accordi scellerati e rapporti economici con altri paesi extra Ue”. Così Giuseppe Romano, presidente di AIAB, sulle proteste degli agricoltori che stanno infiammando l’Europa.
Secondo Aiab le proteste “dovrebbero uscire dalla limitata ottica delle rivendicazioni di categoria e spingere verso un reale cambio di passo di tutto il sistema, chiedendo all’Europa in primo luogo di premiare chi garantisce la sostenibilità certificata dei prodotti e di scoraggiare e disincentivare chi produce inquinando”. Il problema, per Aiab, non sono tanto le politiche green dell’Europa “che anzi rappresentano oggi una delle strade da seguire se si vuole salvare la produzione del futuro, ma chi in tanti anni non ha tutelato i produttori, a partire dalle organizzazioni professionali”.
L’indice è puntato su una politica dei prezzi iniqua “che spesso, in modo fuorviante, è stata chiamata di filiera ma che di fatto strozza l’anello più debole della catena: l’agricoltore, già stritolato dalle maglie della burocrazia e oggi dell’aumento del prezzo del carburante e dell’energia”. Sul fronte invece della Politica agricola comune, Romano spiega: “se dopo 60 anni di politiche gli effetti sono questi, probabilmente lo strumento deve essere fortemente riformato, mettendo al centro dello sviluppo la sostenibilità, declinata in tutti i suoi aspetti, a cominciare da un maggiore sostegno al settore del biologico che rappresenta oggi l’unica ceritificazione valida che garantisce qualità delle materie prime e tutela del prezzo”.
Inoltre, “l’agricoltura italiana – conclude Romano – va sostenuta dalla collettività, nelle piazze, certo, ma soprattutto nel carrello. Bisogna fare molta attenzione a fare la spesa oggi. Compriamo prodotti biologici che tutelano il territorio, la biodiversità, contrastano il cambiamento climatico, e cercano di garantire il giusto prezzo e quindi la dignità del settore”.
Origin Italia incontra Masaf su riforma Ig e contributi ConsorziRoma, 7 feb. (askanews) – Il punto sulla riforma del settore delle Ig e i contributi ai Consorzi di tutela. Ieri il consiglio direttivo di Origin Italia, l’associazione italiana Consorzi Indicazioni Geografiche che rappresenta oltre il 95% delle Indicazioni Geografiche italiane ha incontrato i vertici delle principali istituzioni nazionali per fare il punto sui temi legati allo sviluppo del settore delle IG.
Al ministero dell’agricoltura, sovranità alimentare e delle foreste, la delegazione di Origin Italia è stata ricevuta dal Capo di Gabinetto del Masaf, Raffaele Borriello, e dal nuovo Capo Dipartimento del Ministero, Marco Lupo, per discutere della attuazione della Riforma europea delle IG che avverrà nei prossimi mesi e la necessità di poterla elaborare in chiave nazionale con opportuni provvedimenti. Si è discusso anche di come sostenere lo sforzo dei 300 Consorzi di Tutela riconosciuti a livello italiano che negli anni hanno visto diminuire sensibilmente le quote di contribuzione per le spese legate agli adempimenti burocratici per il mantenimento del sistema. Altro tema è stato quello della proliferazione di iniziative nazionali, regionali e comunali volte alla istituzione di nuovi marchi e riconoscimenti pubblici, senza un reale controllo e certificazione. Un fenomeno che, spiega in una nota Origin Italia, crea di fatto un ingolfamento nel sistema della qualità senza precedenti, oltre a generare una inevitabile confusione nei confronti del consumatore.
Successivamente, la delegazione ha incontrato anche Luca De Carlo, presidente della Commissione industria, turismo e agricoltura al Senato, e Mirco Carloni, presidente della Commissione agricoltura della Camera dei deputati. Con i due Presidenti è stata ribadita la necessità di prevedere uno strumento normativo ad hoc per il sostegno e la crescita delle filiere DOP IGP, soprattutto per quanto riguarda i piccoli consorzi, e la tutela delle grandi IG. Inoltre, è stata chiesta più attenzione alle proposte che sono attualmente in discussione al Parlamento e che in certi casi rischierebbero di mettere in crisi le produzioni più blasonate delle Indicazioni Geografiche italiane, oltre a quelle in fase di start up, attraverso un eccessivo uso di marchi di qualità pubblici di carattere regionale o locale.
Confagricoltura: continuano rincari dei costi per le impreseRoma, 7 feb. (askanews) – Crescono ancora i valori del contributo ambientale richiesti dal Consorzio Nazionale Imballaggi (CONAI) alle imprese dal prossimo primo aprile. Lo annuncia in una nota Confagricoltura, che si dice preoccupata in particolare per il rincaro sulla carta, che aveva già subito un notevole incremento lo scorso ottobre, giustificato dall’attuale congiuntura economica.
Si tratta di “un aumento improvviso e importante”, per alcune tipologie di imballaggio, che porterà il valore del contributo base dai 5 euro a tonnellata di settembre 2023, ai 35 di ottobre scorso, fino ad arrivare, a partire dal prossimo aprile, ai 65 euro a tonnellata. Pur condividendo l’importanza del contributo ambientale per la copertura dei costi di gestione e raccolta, l’Organizzazione degli imprenditori agricoli sostiene che “non è questo certamente il momento adatto, proprio per l’attuale congiuntura economica, di aumentare ulteriormente i costi di produzione per le imprese agricole”.
I contributi, negli anni, hanno sempre avuto andamenti oscillatori e i rincari o gli adeguamenti sono stati sempre graduali e progressivi. “Pur comprendendo l’esigenza di intervenire per far fronte al mutato contesto geopolitico ed economico”, Confagricoltura si dice convinta che “si sarebbe potuta fissare una rimodulazione più equilibrata, conservando l’approccio usato finora e comunque in linea con l’andamento dell’inflazione”.
Orsero nel 2024 prevede ricavi fino a 1,59 mld e utile tra 20 e 32 mlnMilano, 6 feb. (askanews) – Orsero, gruppo italiano per l’importazione e la distribuzione di prodotti ortofrutticoli freschi, per l’anno in corso prevede di raggiungere ricavi tra gli 1,53 e gli 1,59 miliardi e un utile netto tra i 28 e i 32 milioni. Il margine operativo lordo adjusted è previsto in una forchetta compresa tra 77 e 84 milioni mentre la posizione finanziaria netta tra 110 e 105 milioni con investimenti compresi tra i 21 e i 23 milioni, inclusi gli investimenti legati al piano pluriennale di sostenibilità.
“Dopo un anno straordinario per il gruppo per entrambe le business unit, prevediamo il 2024 come un anno di rafforzamento e consolidamento, in cui andrà definendosi una taglia di gruppo che vogliamo mantenere come base per la crescita negli anni a venire – ha commentato Raffaella Orsero, vicepresidente e Ceo di Orsero – Questa dimensione è supportata dall’efficacia delle ultime acquisizioni fatte in Francia, e dalla strategia di penetrazione in segmenti di mercato ad alto valore aggiunto, che si confermano essere la forza del modello di business del gruppo”. “In un contesto segnato da incertezze, rimaniamo fortemente positivi per le prospettive di gruppo per l’anno 2024 e quelli a venire – ha aggiunto Matteo Colombini, co-Ceo e Cfo del gruppo – La dimensione raggiunta ci permette di prevedere una guidance 2024 con ricavi ancora in crescita e una marginalità che si attesta a ottimi livelli per la business unit distribuzione, anche grazie al bilanciamento del nostro paniere con prodotti ad alto valore aggiunto uniti alle linee di grande volume commodity. Per quanto concerne invece la business unit shipping, per il primo anno dopo un biennio record, constatiamo la definitiva normalizzazione della redditività dovuta all’overcapacity del mercato del trasporto marittimo a livello globale che seppur in maniera calmierata tocca anche la nicchia operata dal gruppo. La struttura finanziaria continua ad essere solida e capace di far fronte agli alti investimenti previsti e alla remunerazione degli azionisti. La forte generazione di cassa operativa di Orsero consente un ampio margine di manovra per quanto riguarda la futura crescita attraverso progetti organici e operazioni di M&A”.
Vino, GCF Group chiude il 2023 in Italia con 7,8 mln euro (+17,8%)Milano, 6 feb. (askanews) – Il Gruppo Les Grands Chais de France (GCF Group), il primo esportatore di vino francese nel mondo, sfiora gli 8 milioni di euro nel mercato italiano sotto la regia della country manager Romina Romano. Nel 2023 infatti il giro d’affari nel nostro Paese ha superato i 7,8 milioni di euro, segnando un +17,8% rispetto al 2022. Crescono anche i volumi: oltre 1,3 milioni di bottiglie vendute con un +7,8% rispetto all’anno precedente.
“La tendenza verso una crescente attenzione alla sostenibilità ha sicuramente aiutato la crescita delle vendite dei vini delle nostre proprietà nel mercato italiano” ha spiegato Romano, sottolineando che “la famiglia Helfrich è molto attenta all’approccio green e tutte le nostre Cantine sono certificate HVE e in gran parte sono biologiche”. “Le nostre 71 proprietà nelle aree più vocate della Francia e le recenti acquisizioni di Cile e Sudafrica ci consentono di proporre ai nostri clienti una gamma sempre più completa con la facilità commerciale e amministrativa di avere un unico fornitore e quindi un unico interlocutore” ha proseguito, ricordando che “oggi siamo forse il gruppo più forte sul mercato mondiale, presente in ben 178 Paesi”. A trainare verso l’alto i consumi è anche il crescente interesse per i Crémant ma anche per aree meno conosciute come la Loira. “Tutti i Crémant di qualsiasi regione francese, dall’Alsazia alla Borgogna, sono in forte crescita” ha spiegato Romano, sottolineando che “l’Italia si conferma uno dei Paesi che ama di più la bollicina Metodo Classico e questo è per me una grande fortuna essendo Les Grands Chais de France il primo produttore di metodo classico francese al di fuori della Champagne”.
E se Borgogna e Bordeaux continuano a far sognare i wine lover italiani, è in ascesa, seppur con un trend stagionale, anche la Provenza. “La Provenza con i suoi rosé eleganti e leggeri – ha concluso Romano – comincia a prendere piede in Italia, i vini rosé riscuotono successo per il basso indice alcolico e la loro beva facile e fresca soprattutto durante i periodi caldi, dalla primavera all’estate”. La storia di Les Grands Chais de France inizia nel 1979 in Alsazia grazie a Joseph Helfrich. Oggi conta 75 proprietà (71 nei territori più vocati della Francia e gli altri in Spagna, Cile e Sud Africa) ed è il primo esportatore di vino francese nel mondo, con più di 170 Paesi raggiunti. Un gruppo internazionale che fattura complessivamente oltre un miliardo di euro l’anno con circa 550 milioni di bottiglie vendute, che mantiene però salda la sua dimensione famigliare, con Joseph Helfrich affiancato dai figli Fredric e Anne-Laure. Con una presenza consolidata in Asia, America e Nord Europa, il gruppo francese mira ad espandere la sua presenza sul territorio italiano, con un occhio di riguardo per il canale horeca.
Al via il corso per assaggiatore italiano di olio evoRoma, 6 feb. (askanews) – È cominciato lunedì 5 febbraio, con un incontro on line, il percorso finalizzato alla formazione e promozione della figura dell’assaggiatore italiano, voluto dal Comitato organizzativo del Concorso nazionale Ercole Olivario, che premia le migliori aziende del settore olivicolo-oleario.
L’obiettivo, che costituisce una delle novità dell’edizione 2024 del Concorso Ercole Olivario, è infatti quello di valorizzare, attraverso un percorso formativo e di aggiornamento pensato ad hoc, la figura dell’assaggiatore, da considerare come professionista in grado di far conoscere la qualità dell’olio nazionale presso operatori e consumatori, sia in Italia che all’estero. Il progetto sperimentale, messo in campo dall’Ercole Olivario, prevede una serie di appuntamenti di incontro e di aggiornamento, in presenza e on line, pera preparare professionalmente la figura dell’assaggiatore, valorizzando un attore fondamentale che sarà in grado, attraverso le competenze acquisite, di fornire alle aziende olearie partecipanti al concorso una profilazione precisa delle caratteristiche degli oli prodotti, delineata da persone esperte e si riveli, quindi, in grado di apportare un contributo essenziale al miglioramento della produzione degli oli selezionati dall’Ercole Olivario.
Nell’edizione 2024 del Concorso nazionale Ercole Olivario, la giuria nazionale sarà infatti composta da un panel di assaggio scelto a rotazione tra i 60 partecipanti al percorso di formazione ed aggiornamento, finalizzato alla creazione di un gruppo di esperti assaggiatori, iscritto nell’elenco degli assaggiatori degli oli di oliva provenienti da tutte le regioni italiane, che, a seguito della partecipazione all’iter formativo, abbiano acquisito maggiori competenze necessarie, non solo a valutare gli oli dell’Ercole Olivario con gli standard richiesti dal Concorso, ma anche per accompagnare e assistere i produttori nell’attività di miglioramento della qualità dei propri oli e nelle attività di promozione dell’olio italiano a livello nazionale ed internazionale.