Pomodoro da industria: accordo nel bacino Nord, prezzo medio +40%Milano, 22 mag. (askanews) – E’ stato raggiunto l’accordo quadro per la gestione dalla prossima campagna di trasformazione del pomodoro nel Bacino Nord Italia. Ad annunciarlo Anica, l’associazione nazionale delle industrie conserviere che parla di “una lunga e intensa trattativa caratterizzata da una costante posizione di rigidità della parte agricola che non ha voluto, in alcun modo, ascoltare le ragioni dell’industria”.
L’accordo prevede la conferma dell’impianto contrattuale del 2022 per quanto riguarda le norme di qualità, fatta eccezione per alcune migliorie sul pomodoro tardivo, con un prezzo medio di riferimento di 150euro per tonnellata, il più elevato di sempre, sottolinea Anicav, con un aumento di oltre il 40% rispetto al 2022. “È prevalso il senso di responsabilità – dichiara Bruna Saviotti, coordinatrice del Comitato territoriale del Bacino Nord di Anicav – La situazione emergenziale che sta vivendo l’Emilia Romagna, e in particolare l’area orientale della regione, e la consapevolezza di quello che avrebbe rappresentato una rottura definitiva delle trattative per la nostra filiera, ci hanno spinto a chiudere un accordo anche se non soddisfacente per le nostre aziende”.
“In un momento difficile come quello che stiamo vivendo la ‘coesione’ è l’unica risposta che può dare una filiera come la nostra – afferma Marco Serafini, presidente di Anicav – L’industria ha fatto la sua parte pur consapevole delle difficoltà che deriveranno da un prezzo medio di riferimento così elevato”.
Distribuzione automatica: fatturato 2022 +10% ma ancora sotto livello 2019Milano, 22 mag. (askanews) – Il fatturato della distribuzione automatica in Italia nel 2022 è cresciuto del 10% rispetto all’anno prima, attestandosi a 1,5 miliardi di euro, a cui si aggiungono i 384 milioni dell’Ocs (office coffee service) il servizio di caffè in capsule e cialde, con quasi 4 miliardi di consumazioni (+5% rispetto al 2021). Si tratta di un ulteriore passo in avanti per recuperare le perdite durante il Covid, anche se il settore non è ancora tornato ai livelli del 2019 (-16% fatturato, -19,2% consumazioni). Lo rivelano i dati dello studio Ipsos per Confida, associazione italiana distribuzione automatica, che nel nostro Paese conta più di 30.000 addetti, 3.000 imprese e oltre 830 mila vending machine installate.
Nel 2022 gli italiani hanno bevuto alle vending machine quasi 2,3 miliardi di caffè (+1,03%), pari al 57% delle consumazioni totali del settore: dato che conferma come questa bevanda sia la regina delle pause negli uffici, nelle università e in molti luoghi dove è presente una di queste macchine automatiche per cui l’Italia è leader sia nella produzione che nell’esportazione. Il 70% delle vending machine prodotte nel nostro Paese, infatti, viene esportato all’estero. Non solo caffè tradizionale però, gli italiani tra il 2021 e il 2022 hanno aumentato il consumo anche di ginseng (+13%) attratti dai benefici alla salute sia fisica che mentale, di tè (+2,65%) e di cioccolata calda (+2,73%) a discapito del caffè d’orzo ( che invece perde il 2,11%).
“I dati fotografano un comparto resiliente in costante ripresa dalla crisi della pandemia e che, nonostante tutto, continua ad impegnarsi nell’innovazione sostenibile come dimostrano i molti progetti avviati, tra cui RiVending per il recupero e il riciclo di bicchieri e bottigliette in plastica alle vending machine. – commenta Massimo Trapletti, presidente di Confida – Tuttavia, il nostro comparto avverte una forte preoccupazione per i contenuti del nuovo regolamento europeo su imballaggi e rifiuti da imballaggio (PPWR) che, se fosse approvato nei termini della proposta in discussione, vanificherebbe gli investimenti che l’Italia ha fatto nel riciclo degli imballaggi e che l’hanno portata a posizionarsi prima in Europa per il riciclo pro-capite. Rispetto agli attuali obiettivi europei fissati al 2025, infatti, l’Italia ha già superato i target di riciclo post-consumo di questi materiali, con quasi il 74% rispetto al 65% previsto dall’Europa”. Sempre riguardo ai consumi 2022 dei distributori automatici, la lunga e afosa estate ha fatto registrare un incremento nelle vendite di bevande fredde (+11,9%) e gelati (+18,51%). In particolare, gli energy drink (+26,5%), il tè freddo (+18,4%) e i gelati biscotto (+49%) sono risultati i preferiti. Tra le bevande fredde, l’acqua naturale continua ad essere quella coi volumi più alti (oltre 392 milioni di consumazioni, +11,79%) ma a registrare l’incremento maggiore sono state le bevande a base di frutta (+33%). Gli snack hanno beneficiato della riapertura a pieno regime delle scuole: il trend è guidato da quelli salati (+22,3%) seguiti a stretto giro dagli snack al cioccolato (+22,27%). Tra i salati patatine (+26,17%) e schiacciatine (+24,75%) sono i prodotti preferiti degli italiani, mentre chi sceglie una pausa dolce predilige i biscotti (+25,6%) e le barrette di cioccolato (+23%).
Degno di nota, il balzo in avanti delle barrette ai cereali (+15,8%) di cui è aumentata in maniera significativa la richiesta da parte dei consumatori, insieme alla frutta secca e disidratata (+16,6%) e, tra i prodotti freschi, gli spuntini al formaggio (+14,12%). Interessante, infine, la fotografia del confectionery (+21,5%): le caramelle, infatti, pur contribuendo in modo lieve all’andamento del comparto, nel 2022 hanno mostrato un aumento doppio (+35%) rispetto alle classiche chewingum (+17%).
Nayma Diomedi vince 31esima edizione di Maestri dell’espresso juniorMilano, 22 mag. (askanews) – È Nayma Diomedi dell’Istituto Einstein Nebbia di Loreto (Ancona), accompagnata dal professore Alex Orologio – la vincitrice della 31esima edizione di Maestri dell’espresso junior, il concorso a premi promosso da illycaffe’ e gruppo Cimbali rivolto ai giovani talenti della caffetteria. Seconda classificata Giorgia Baudino dell’Istituto Paire di Barge (Cuneo), accompagnata dal professore Davide Oglietti. Ad Arianna Massari dell’Istituto Carlo Porta di Milano, accompagnata dal professore Antonio Grillo, è andato invece lo speciale premio della Giuria giornalisti.
Adesioni record quest’anno, con 56 istituti iscritti e più di 1.000 studentesse e studenti partecipanti, per un’edizione ibrida, che ha visto i ragazzi sfidarsi nuovamente in presenza per la finale e le premiazioni. Sedici gli istituti che hanno partecipato al concorso per la prima volta, due dei quali arrivati alla fase finale. “Maestri dell’Espresso Junior” è il concorso di caffetteria dedicato alle classi quarte degli istituti professionali alberghieri e della ristorazione, a tutti gli istituti Ipssar statali e gli istituti alberghieri parificati italiani e della Repubblica di San Marino. La manifestazione è nata nel 1992 dalla collaborazione tra Università del caffè, il centro d’eccellenza creato da illycaffè per diffondere la cultura di caffè di qualità, e Mumac Academy, l’accademia della macchina per caffè di gruppo Cimbali per la formazione di professionisti e coffee lovers e la promozione della cultura del caffè.
“In un contesto sfidante come quello attuale, la formazione assume un ruolo sempre più centrale nello sviluppo professionale dei ragazzi, che si stanno affacciando ad un mercato del lavoro che richiede competenze più professionali e capacità distintive – commenta Moreno Faina, direttore dell’Università del caffè – Il record di iscritti a questa edizione di Maestri dell’espresso junior, che finalmente è tornato in presenza, riconosce l’importanza della collaborazione scuola-impresa nell’acquisizione di nuove esperienze per la crescita professionale dei ragazzi”. “I risultati di questa edizione confermano che la formazione è un ingrediente fondamentale per un percorso professionale di successo e Mumac Academy è molto orgogliosa di poter contribuire attivamente a creare i giovani talenti di domani – afferma Silvia Vercellati, Mumac Academy Manager di gruppo Cimbali – Il concorso è un’esperienza che forma e accompagna studenti e docenti nel corso di un intero anno scolastico. Partecipare ad un progetto come questo significa mettersi alla prova, prepararsi, studiare, allenarsi: per gli studenti spesso la consapevolezza di ciò che si è in grado di fare e dei risultati che si possono ottenere con l’impegno è il premio più grande”.
Attraverso la formazione, che è un pilastro della collaborazione con le scuole, oltre 1.000 studenti delle classi interessate al concorso, hanno partecipato a tre sessioni formative sulla cultura e sostenibilità del caffè, il processo produttivo, la preparazione di espresso e cappuccino, la manutenzione e pulizia dell’attrezzatura. Hanno quindi preso parte a un primo test teorico di ammissione al concorso, basato sui contenuti appresi durante le ore di formazione, a seguito del quale hanno prodotto un video che doveva dimostrare la loro capacità di relazionarsi con il cliente. Otto sono stati gli allievi selezionati per la fase finale della 31esima edizione, che si sono confrontati sulla verifica dello stato di funzionamento dell’attrezzatura, sul settaggio della macinatura, sulla preparazione di alcune bevande e su una prova di degustazione. Ai finalisti è stato inoltre chiesto di preparare una ricetta a base di caffè espresso e di bevanda vegetale, valutata dai giornalisti in giuria in base all’utilizzo degli ingredienti, all’esposizione della ricetta, all’originalità della proposta e all’estetica della presentazione.
Il vincitore del 31esimo concorso si è aggiudicato uno stage alla illycaffè a Trieste mentre il secondo classificato ha vinto la partecipazione al corso di Maestro barista all’Università del caffè di Trieste. Al vincitore del Premio Giornalisti è stata conferita una targa di riconoscimento. I primi due istituti classificati, inoltre, hanno ricevuto una fornitura illycaffè e una delle attrezzature a marchio Cimbali a scelta tra una macchina espresso o tre macinadosatori.
Aglio bianco polesano Dop: una filiera da 6 mln euroMilano, 22 mag. (askanews) – L’aglio bianco polesano Dop è uno dei simboli dei prodotti a Indicazione geografica del Veneto, una regione che, in ambito food, conta 36 prodotti Dop e Igp per un valore economico pari a 433 milioni di euro. Solo nel comparto ortofrutticolo ha 17 prodotti tutelati per un valore alla produzione di 10,5 milioni di euro (Dati Rapporto Ismea-Qualivita 2022).
Presente nell’area del Polesine fin dall’epoca romana, l’aglio bianco polesano Dop può contare oggi su una filiera da 600 tonnellate di produzione certificata annua e 33 operatori capaci di generare 3,3 milioni euro di valore alla produzione, tradotti in 6 milioni euro di valore al consumo. Una produzione molto apprezzata che ha visto una crescita di produzione del +120% negli ultimi 5 anni rispetto ai cinque precedenti (Dati Rapporto Ismea-Qualivita 2022). Ora l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi (Icqrf) dei prodotti agroalimentari del ministero dell’Agricoltura ha rinnovato l’autorizzazione, con decreto ministeriale, a Csqa per effettuare i controlli per la Denominazione di origine protetta per l’aglio bianco polesano per i prossimi tre anni.
Dal 2010 il Consorzio di tutela dell’Aglio bianco polesano Dop salvaguarda e valorizza questo prodotto con progettualità diversificate che vanno incontro alle esigenze sia del produttore/confezionatore sia del consumatore. È “La scelta di riconfermare Csqa, organismo di certificazione leader in Italia nel campo delle Indicazioni geografiche – afferma Massimo Tovo, presidente del Consorzio di tutela – è dettata dalla volontà di avvalersi di un ente preparatore e competente che da anni opera nel nostro territorio”. “La nostra conferma quale Ente di controllo – sottolinea Pietro Bonato, direttore generale e Ad di Csqa – è il risultato del lavoro sinergico svolto sul fronte della garanzia e della valorizzazione di questo prodotto simbolo della terra polesana e della produzione ortofrutticola veneta”.
Barilla e Plug and Play a caccia di start up innovative nell’alimentareMilano, 22 mag. (askanews) – Barilla rinnova il suo impegno per l’innovazione nel settore alimentare con Good food makers, l’acceleratore globale per startup ag-tech e food-tech impegnate a trovare soluzioni sostenibili per il comparto. Dal 22 maggio infatti sono aperte le candidature per la quinta edizione del progetto di accelerazione per startup innovative a cui andrà un supporto economico di 10.000 euro e l’opportunità di costruire future collaborazioni con il gruppo alimentare di Parma.
Le idee innovative ricercate per l’edizione 2023 vertono su quattro ambiti: packaging circolare, ovvero soluzioni e modelli di business per la riduzione e il riutilizzo degli imballaggi e dei rifiuti correlati; qualità della logistica, vale a dire soluzioni digitali per migliorarla in termini di tracciabilità e di monitoraggio del rispetto degli standard qualitativi e del servizio dei fornitori; fermentation for clean label: ingredienti e tecnologie che fanno leva sulla fermentazione per amplificare il valore nutrizionale, sensoriale e ambientale dei prodotti, con particolare attenzione alle soluzioni clean label; infine You @ Best: soluzioni digitali per migliorare il benessere delle persone, coniugando stile di vita e abitudini alimentari Le iscrizioni sono aperte da oggi fino al 7 luglio sul sito dedicato a Good Food Makers.
Giunto alla sua quinta edizione, Good food makers nasce per supportare gli innovatori del food e catalizzare lo sviluppo di nuove soluzioni alimentari sostenibili. L’iniziativa prevede un programma di otto settimane, in cui le startup lavorano fianco a fianco con i manager Barilla per sviluppare insieme le idee e un business plan per la loro realizzazione. Per sostenere questo percorso condiviso di crescita, alle quattro startup selezionate per il programma andranno 10.000 euro e l’opportunità di costruire future collaborazioni con il gruppo Barilla. “C’è una consapevolezza sempre maggiore rispetto all’importanza di investire e di portare nuove idee nel settore alimentare, non solo per soddisfare la domanda globale, ma anche e soprattutto per creare prodotti sani, sostenibili e che sappiano rispondere alle nuove esigenze dei consumatori – dichiara Claudia Berti, Barilla global open innovation senior manager – A distanza di cinque anni Good food makers rappresenta sempre di più una finestra aperta sull’intero panorama del Food&Beverage, che a livello internazionale convoglia abitudini, costumi e stili di vita differenti. Il progetto permette alla nostra realtà di impegnarci a collaborare con le aziende di tutto il mondo che operano in questo settore e che condividono con noi la missione di creare un futuro all’insegna del progresso”.
Anche quest’anno, per il secondo anno consecutivo, Good food makers si avvale della collaborazione di Plug And Play, la più grande piattaforma di open innovation al mondo, con una rete di 60.000 startup, oltre 550 aziende leader a livello mondiale e centinaia di società di venture capital, università e agenzie governative. “L’obiettivo comune è quello di accompagnare le realtà più promettenti del settore in un percorso di sviluppo finalizzato al processo di internazionalizzazione, mettendo a disposizione quotidianamente il know-how specifico proprio degli esperti del settore – dichiara Arianna Elena Maschietto, direttrice Plug and Play Milano – Siamo convinti che sperimentare l’applicazione di nuove tecnologie lungo tutto l’arco della filiera, dai processi agronomici alle tecniche di conservazione, dal trasporto dei prodotti alla preparazione dei pasti, sia la chiave del successo per tutti coloro che intendono fare la differenza in questo ambito, con uno sguardo sempre più attento alla sostenibilità ambientale e sociale”.
Salov: vendite olio stabili a 120 mln lt, inflazione spinge fatturato +30%Milano, 22 mag. (askanews) – Salov, gruppo oleario a cui fanno capo i marchi storici Filippo Berio e Sagra, ha archiviato l’esercizio 2022 con volumi di vendita stabili ai livelli raggiunti nel 2021 e 2020, pari a circa 120 milioni di litri. Il fatturato consolidato, soprattutto a causa dell’inflazione dei costi di produzione, ha registrato un incremento annuo del 30%, passando da 377 milioni a 491 milioni di euro mentre l’Ebitda è passato dai 19,4 milioni del 2021 a quota 20milioni (+4,1%).
In Italia, Salov si conferma in crescita, con i marchi Filippo Berio e Sagra che, complessivamente, portano le quote di mercato a volume detenute dal gruppo al 3,4% nella categoria olio di oliva e al 6,2% negli oli di semi
Alluvione, Coldiretti: in Emilia Romagna 50mila posti a rischioMilano, 22 mag. (askanews) – Nelle aree colpite dall’alluvione in Emilia Romagna sono a rischio lungo l’intera filiera almeno 50mila posti di lavoro tra agricoltori e lavoratori dipendenti nelle campagne, nelle industrie e nelle cooperative di lavorazione e trasformazione. E’ quanto sottolinea Coldiretti dopo un primo monitoraggio nelle zone alluvionate dove ai danni sulla produzione agricola si aggiungono quelli alle strutture come gli impianti dei frutteti, le serre, gli edifici rurali, le stalle, i macchinari e le attrezzature perse, senza contare la necessità di bonificare i terreni e ripristinare la viabilità nelle aree rurali.
L’alluvione ha invaso i campi con la perdita di almeno 400 milioni di chili di grano nei terreni allagati dell’Emilia Romagna, dove si ottiene circa un terzo del grano tenero nazionale, in un contesto internazionale particolarmente difficile. Ma l’esondazione ha sommerso anche i frutteti “soffocando” le radici degli alberi fino a farle marcire con la necessità di espiantare e poi reimpiantare quasi 15 milioni di piante tra pesche, nettarine, kiwi, albicocche, pere, susine, mele, kaki e ciliegi. Grosse difficoltà anche per i 250mila bovini, maiali, pecore e capre allevati nelle stalle della Romagna alluvionata dove si contano anche circa 400 allevamenti avicoli, tra polli, galline da uova e tacchini dove secondo la Coldiretti si evidenziano diverse situazioni di criticità con migliaia di animali morti e affogati. Consistente anche la produzione di mais, orzo, girasole, soia, erba medica e molto rilevante dal punto di vista economico sono le colture da seme per cereali, bietole, girasole, erba medica ed ortaggi con migliaia di ettari coltivati completamente coperti dal fango. Sott’acqua anche ulivi e vigne che sono stati anche travolti dalle frane nelle aree collinari.
“Serve garantire l’arrivo degli aiuti nel minor tempo possibile e dare a queste zone martoriate la possibilità di riparare i danni e ripartire al più presto con strumenti di intervento straordinari per garantire il salvataggio e la continuità delle filiere agricole del territorio colpito” afferma la Coldiretti che è impegnata in una capillare azione di solidarietà con una raccolta fondi con l’intento di alleviare le sofferenze di chi si trova ad attraversare un momento difficilissimo.
Alluvione, Coldiretti: 5mila aziende agricole e allevamenti devastatiMilano, 22 mag. (askanews) – Dall’albicocca di Imola alla fragola di Romagna, dal grano Senatore Cappelli alla ciliegia di Cesena fino al maiale mora romagnola: l’alluvione che ha colpito il territorio romagnolo mette a rischio anche la biodiversità, con intere produzioni che sono state cancellate dopo che gli agricoltori erano riusciti in questi anni a salvarle dall’estinzione. Coldiretti in occasione della Giornata mondiale della Biodiversità lancia un allarme he è di tutti i gli agricoltori vittime dell’alluvione degli ultimi giorni. Le stime parlano di oltre 5mila aziende agricole e allevamenti devastati in una delle aree piu’ agricole del Paese con una produzione lorda vendibile di circa 1,5 miliardi di euro.
L’alluvione ha sommerso i campi con la perdita di almeno 400 milioni di chili di grano decimando anche le semine del Senatore Cappelli, un grano duro antico che ha più di 100 anni, sottolinea Coldiretti, selezionato nel 1915 dall’agronomo Nazareno Strambelli che lo ha così chiamato in onore del senatore del Regno, Raffaele Cappelli. Una varietà che negli anni 60 ha iniziato a scomparire prima di essere recuperato negli ultimi anni. Ma l’esondazione ha sommerso anche i frutteti “soffocando” le radici degli alberi fino a farle marcire con la necessità di espiantare e poi reimpiantare quasi 15 milioni di piante tra pesche, nettarine, kiwi, albicocche, pere, susine, mele, kaki e ciliegi. E tra queste le pesche e le nettarine di Romagna Igp le cui origini risalgono al XIX secolo, ma anche le albicocche Reale e Val Santerno di Imola, due varietà autoctone di grande qualità che già dal 1900 rappresentano una delle principali fonti di reddito per le aziende agricole del territorio e ha senz’altro contribuito ad arginare l’esodo rurale. Minacciate anche la Ciliegia di Cesena così come la fragola di Romagna, i cui campi sono da decenni parte integrante del paesaggio rurale dell’entroterra ed ora sotto finiti sott’acqua. Preoccupante è la situazione anche per i 250mila bovini, maiali, pecore e capre allevati nelle stalle della Romagna alluvionata dove si contano anche circa 400 allevamenti avicoli, tra polli, galline da uova e tacchini dove secondo la Coldiretti si evidenziano purtroppo diverse situazioni di criticità con migliaia di animali morti e affogati. In pericolo è per Coldiretti l’azione di recupero delle razze storiche da parte degli allevatori, dal maiale di mora romagnola ai bovini da carne di razza romagnola, che nel passato avevano rischiato l’estinzione.
Italia – Serbia, Rottigni (Intesa SP) agribusiness in crescitaRoma, 20 mag. (askanews) – “L’Italia è il 2° Paese in UE per incidenza dell’agrifood sul PIL (ca 4%) e un export agroalimentare nel suo complesso che, dopo il record del 2021 (oltre 50 miliardi di euro di esportazioni), segna nel 2022 una crescita tendenziale del +15,3%. Per quanto riguarda la Serbia il contributo del settore agricolo ammonta al 6,3% del PIL, quota che sale al 9% se consideriamo l’intero agrifood e dà occupazione a circa un sesto della forza lavoro complessiva”.
Lo ha detto Marco Rottigni, Responsabile della Divisione International Subsidiary Banks di Intesa Sanpaolo, è intervenuto oggi all’inaugurazione della Novi Sad International Agricultural Fair, la più importante fiera agricola dell’Europa sud-orientale, alla presenza del Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, del Ministro dell’agricoltura Jelena Tanaskovic e di altre autorità italiane e serbe. “Va poi rilevata – ha aggiunto Rottigni – un’intonazione fortemente positiva dell’export agroalimentare, in crescita nel 2022 di oltre il 20%. Nel campo dell’agri-tech e dell’esportazione di macchinari agricoli, un settore in cui siamo il secondo fornitore della Serbia, l’export italiano nel 2022 è cresciuto del 26,6% rispetto al 2021, come recentemente sottolineato anche dall’Ambasciatore Luca Gori”.
“Il Gruppo Intesa Sanpaolo – ha proseguito il banchiere – mette a disposizione delle Istituzioni e delle imprese serbe e italiane risorse economiche e professionali per rafforzare la collaborazione tra i due Paesi, con particolare attenzione all’agri-business e allo sviluppo di una filiera agricola euromediterranea all’insegna dell’eccellenza”. “In Italia, Intesa Sanpaolo ha sviluppato – ha concluso Rottigni – competenze altamente qualificate e servizi su misura per il settore agricolo e in particolare in chiave ESG, grazie alle competenze e alle professionalità della Divisione Banche dei Territori, guidata da Stefano Barrese. Anche in Serbia, dove siamo attivi dal 2005 con Banca Intesa Beograd, prima banca del Paese e autentico motore dell’economia locale e delle relazioni tra imprese serbe e italiane, siamo fortemente impegnati nel finanziare la produzione agricola e agroalimentare, che rappresenta il 9% del Pil, e riserviamo crediti agevolati per i progetti imprenditoriali che rispettano i criteri della sostenibilità e dell’economia circolare. In Serbia e negli altri 11 Paesi dell’Europa Centro-sud-orientale e del Medio Oriente dove operano le banche commerciali della Divisione International Subsidiary Banks, il Gruppo Intesa Sanpaolo supporta la crescita sostenibile dell’agri-food avvalendosi in chiave sinergica delle risorse tecniche e professionali della Direzione Agribusiness. Anche per il settore dell’agri-food abbiamo avviato con successo il Programma Sviluppo Filiere, già attivo da tempo in Italia, grazie al quale le pmi di Paesi quali la Serbia beneficiano delle condizioni di accesso al credito delle imprese maggiormente strutturate a capo delle filiere stesse”.
Lo zafferano diventa un liquore digestivo: l’idea della milanese Tre cuochiMilano, 19 mag. (askanews) – Se la sua tradizionale collocazione è nel risotto alla milanese, i suoi usi, in realtà, possono spaziare dall’antipasto al dolce, fino al digestivo. La conferma arriva dall’ultimo nato in casa Zafferano Tre cuochi, azienda milanese con quasi 90 anni di storia, che ha pensato di utilizzare i pistilli per realizzare un elisir digestivo.
Zafferano Tre cuochi, infatti, ha avviato una collaborazione con la Distilleria Quaglia, che dal 1890 realizza liquori nell’Astigiano, e ne è nato il Liquore Zafferano 3 Cuochi, naturalmente giallo e dal profumo caratteristico della spezia. Per l’azienda milanese non si tratta della prima collaborazione con altre realtà imprenditoriali. In precedenza il suo zafferano aveva sposato il ragù de La granda, i biscotti della pasticceria Clivati e ancora il cremino di Gobino. Ora, questo liquore, disponibile per tutta l’estate sul sito della Distilleria Quaglia, arriva a completare idealmente un menù a base di zafferano, candidandosi come ideale fine pasto: le proprietà benefiche dello zafferano, preservate dopo la distillazione, favoriscono, infatti, la digestione e aiutano a riattivare il metabolismo. Ma il consumo in purezza è solo una delle possibilità. Il liquore allo zafferano si presta anche alla preparazione di cocktail, andando in contro a una tendenza, quella della mixology, sempre più diffusa. Dal gin tonic al moscow mule, dallo spritz al gold fashion, questo nuovo distillato può conferire personalità alle ricette più classiche.
Un mixology expert come Mattia Pastori, con esperienze italiane e internazionali importanti alle spalle come il Park Hyatt, Armani Hotel, Madarin Oriental, ne ha ideati due, il Saffron Margarita, un drink estivo reso morbido dall’aria salata allo Zafferano 3 Cuochi, e Gold Negroni, un twist dorato su un grande classico della miscelazione dal gusto tondo e corposo grazie allo zafferano. Entrambi i cocktail saranno disponibili fino al 31 maggio presso Vertigo Osteria Contemporanea, il locale in zona Garibaldi a Milano dello chef pluristellato Enrico Bartolini.