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Cina apre indagine su sussidi Ue a prodotti caseari europei

Cina apre indagine su sussidi Ue a prodotti caseari europeiRoma, 21 ago. (askanews) – La Cina ha annunciato oggi di aver aperto un’indagine anti-sovvenzioni sui prodotti lattiero-caseari prodotti nell’Unione europea. Si tratta di fatto di una risposta alla decisione Ue di imporre dazi consistenti sulle auto elettriche importate dalla Cina, dopo un’indagine sui sussidi forniti da Pechino ai suoi produttori.


L’indagine – a quanto ha dichiarato il ministero del Commercio cinese – si concentrerà formaggi freschi e trasformati, nonché latte e crema non condensati senza zuccheri aggiunti o altri dolcificanti. La decisione viene all’indomani dell’annuncio Ue di una revisione al al ribasso dei pesanti dazi compensativi imposti ai produttori di Pechino, che comunque non è soddisfatta della decisione di Bruxelles.


La Cina a giugno aveva già annunciato di aver avviato un’indagine anti-dumping sui prodotti a base di carne suina importati dall’Ue. Nei primi sette mesi dell’anno, la Cina ha importato oltre 315 milioni di dollari di prodotti lattiero-caseari interessati, secondo i dati delle dogane cinesi.


L’indagine, che dovrebbe durare non più di un anno ma potrebbe poi essere prorogata di sei mesi, è stata avviata dopo che il 29 luglio l’Associazione cinese dei prodotti caseari ha chiesto che venisse affrontato il dossier. Riguarderà 20 sovvenzioni a beneficio di questa industria, sette delle quali riguardano la PAC – la politica agricola comune Ue – mentre altre sono erogate da singoli stati membri. Il periodo preso in esame satà il triennio 2020-2023.

Giappone, salari reali ancora in calo: aumenti erosi da inflazione

Giappone, salari reali ancora in calo: aumenti erosi da inflazioneRoma, 9 lug. (askanews) – I salari reali in Giappone a maggio sono diminuiti dell’1,4% rispetto all’anno precedente, segnando un calo record per il 26mo mese consecutivo, poiché la crescita dei salari base più alta degli ultimi 31 anni è stata erosa dall’inflazione. Lo ha riferito il ministero Salute, del Lavoro e del Welfare di Tokyo.


La diminuzione di maggio è stata maggiore rispetto a un calo rivisto dell’1,2% di aprile, con l’aumento dei costi dei materiali e l’indebolimento dello yen che hanno spinto in alto i costi delle importazioni. La pressione al ribasso è continuata nonostante la Confederazione sindacale giapponese abbia dichiarato la scorsa settimana che le aziende giapponesi hanno accettato di aumentare i salari in media del 5,1% nei colloqui salariali di primavera (shunto) di quest’anno, offrendo un aumento superiore al 5% per la prima volta in 33 anni.


L’impatto degli aumenti salariali è stato visibile nei salari nominali, con il salario base medio aumentato del 2,5% a 263.539 yen (1.513 euro), l’aumento maggiore da gennaio 1993. Fino a quando i salari reali non cresceranno, è prevedibile che i consumi rimangano deboli, nonostante una serie di misure governative per affrontare l’aumento dei prezzi. La Banca del Giappone mira a favorire un ciclo virtuoso di inflazione e aumento dei salari con la sua politica di allentamento monetario.


I salari nominali, ovvero i guadagni medi totali mensili in contanti per lavoratore, inclusi salario base e straordinari, sono aumentati dell’1,9% a 297.151 yen (1.707 euro).

Giappone, a maggio battuta d’arresto della spesa delle famiglie

Giappone, a maggio battuta d’arresto della spesa delle famiglieRoma, 5 lug. (askanews) – La spesa delle famiglie in Giappone a maggio è diminuita dell’1,8% in termini reali rispetto all’anno precedente, segnando il primo calo in due mesi, poiché l’aumento dei prezzi ha spinto le persone a ridurre le spese per il cibo e uno yen debole ha scoraggiato i viaggi all’estero. Lo ha riferito oggi il ministero degli Interni


La spesa media delle famiglie con due o più persone è stata di 290.328 yen (1.666 euro). Il calo viene dopo un aumento dello 0,5% ad aprile, che aveva rappresentato il primo incremento in 14 mesi. Il reddito mensile medio delle famiglie salariate con almeno due persone è aumentato del 3,0% in termini reali a 500.231 yen (2.871 euro) nel mese di riferimento, segnando il primo aumento in 20 mesi.


Per categoria, le spese per il cibo, che rappresentano circa il 30% della spesa, sono diminuite del 3,1%, poiché le persone hanno speso meno per verdure e cibi pronti a causa dell’aumento dei prezzi. Le spese per cultura e svago sono diminuite dell’8,4%, trainate dalla minore spesa per pacchetti turistici all’estero, influenzata dalla persistente svalutazione dello yen rispetto alle altre principali valute.


Le spese per bollette energetiche e dell’acqua, nonché per mobili e prodotti per la casa, sono diminuite rispettivamente del 9,7% e del 10%, riflettendo il ritorno di più lavoratori negli uffici dopo la pandemia rispetto all’anno precedente. Tuttavia, la spesa per l’istruzione è aumentata del 9,3%, poiché le tasse universitarie private sono cresciute dopo la scadenza delle misure di esenzione o riduzione implementate durante la pandemia.

Samsung, nel secondo trimestre aumento profitti record

Samsung, nel secondo trimestre aumento profitti recordRoma, 5 lug. (askanews) – Il profitto operativo del gigante dell’elettronica sudcoreano Samsung Electronics è aumentato di oltre 15 volte nel secondo trimestre di quest’anno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, grazie a una forte ripresa del settore dei chip di memoria dopo un lungo periodo di crisi. Lo segnala Nikkei Asia.


Il più grande produttore di chip di memoria al mondo ha annunciato venerdì che il suo profitto operativo ha raggiunto i 10.400 miliardi di won (7 miliardi di euro) nei tre mesi fino a giugno, in aumento del 1.452,2% su base annua. I suoi ricavi sono aumentati del 23,3%, raggiungendo i 74mila miliardi di won (49,5 miliardi di euro) nello stesso periodo. Samsung rilascia solo queste due cifre nella sua relazione sugli agli utili trimestrali. La società annuncerà i dati completi degli utili, compreso il profitto netto, entro la fine del mese, quando terrà una conferenza telefonica per analisti e investitori.

India, Modi vorrebbe un “reshoring” dei matrimoni

India, Modi vorrebbe un “reshoring” dei matrimoniRoma, 3 lug. (askanews) – Di tanto in tanto i giornali italiani ospitano notizie su nozze tra ricchi indiani che scelgono il Belpaese per il loro giorno più bello e, recentemente, in questo contesto va forte la Puglia. Tuttavia le cose potrebbero cambiare: è recentemente intervenuto lo stesso primo ministro Narendra Modi per promuovere una sorta di autarchia nuziale. Lo racconta oggi Nikkei Asia.


“È appropriato tenere un matrimonio all’estero? Non si può tenere il matrimonio nel nostro paese?” ha detto il capo del governo di Nuova Delhi a un evento all’inizio di quest’anno. Modi ha lanciato lo slogan “Sposarsi in India” lo scorso anno, promuovendo le destinazioni locali per i matrimoni e cercando di dissuadere i ricchi dal volare all’estero per nozze lussuose. Questo è un momento in cui i matrimoni fanno davvero notizia nel paese più popoloso del mondo. Il gossip, in particolare, è in fibrillazione per quelle che si prospettano essere il 12 luglio le nozze più costose della storia, e forse non solo dell’India. Anant Ambani, il 29enne figlio dell’uomo più ricco dell’Asia Mukesh Ambani, sposerà una non certo povera imprenditrice di nome Radhika Merchant il 12 luglio a Mumbai.


A quanto racconta il Nikkei, solo la celebrazione prematrimoniale che si è tenuta nel Gujarat ha avuto un costo stimato di 150 milioni di dollari e vi hanno preso parte come invitati Mark Zuckerberg, Bill Gates e tantissime celebrità dei vari campi indiani. Si sono esibiti per loro Rihanna e Akon. Siamo su altri livelli, ma in generale gli indiani amano spendere per i matrimoni. Secondo la società di brokeraggio globale Jefferies, la spesa per il “grande matrimonio indiano” è di 130 miliardi di dollari all’anno, quasi il doppio della spesa degli americani per i matrimoni, che è di circa 70 miliardi di dollari. E, per fare un paragone più calzante, si stima che una coppia tipica indiana spenda per le nozze circa il doppio rispetto all’istruzione, rispetto agli Stati uniti dove la proprizione e rovesciata.


Nella cultura indiana il matrimonio ha un ruolo fondamentale. E’ quella l’occasione in cui le famiglie mostrano la loro ricchezza, consolidano la loro posizione sociale e rafforzano legami e alleanze familiari. Un matrimonio scintillante (ed esotico, spesso e volentieri) è uno status-symbol imprescindibile. Gli hotel di lusso offrono pacchetti matrimoniali che arrivano a milioni di dollari, completi di decorazioni sontuose, buffet enormi, composizioni floreali esotiche e suite per la luna di miele. Le entrate per i matrimoni rappresentano spesso e volentieri oltre la metà delle entrate per le catene alberghiere, che puntano a rafforzarsi nelle principali località turistiche.


A questo va combinato un ulteriore elemento. L’India è un paese dai contrasti fortissimi, in cui una devastante povertà vive accanto agli uomini più ricchi dell’Asia. Secondo il “Wealth Report 2024”, pubblicato da Knight Frank, l’India vedr più che raddoppiare entro il 2028 il numero degli individi con patrimonio netto superiore ai 30 milioni di dollari.

BYD apre fabbrica in Thailandia (e punta ad aggirare dazi Ue)

BYD apre fabbrica in Thailandia (e punta ad aggirare dazi Ue)Roma, 3 lug. (askanews) – L’Unione europea alza le barriere contro una possibile invasione di auto elettriche cinesi, ma quanto queste barriere potranno reggere è dubbio. Una prima sfida per la politica d’innalzamento dei dazi viene da BYD, il gigante dell’auto elettrica cinese, che apre domani una nuova fabbrica ma non in Cina, bensì in Thailandia, con l’obiettivo di esportare le proprie vetture anche nel Vecchio Continente.


La prima casa roduttrice di auto a nuova energia, che non molti mesi fa ha superato Tesla, ha investito poco più di 450 milioni di euro per costruire un impianto di produzione a Rayong, una delle province della Thailandia. Si tratta di un paese in crisi, che ha bisogno come l’aria di investimenti stranieri, quindi permeabile a questo tipo di canto di sirena. BYD ha anche chiarito che nel paese del Sudest asiatico i suo SUV Atto 3, che verrà prodotto a Rayong con una capacità annua di 150mila unità, costerà a pubblico tailandese 340mila baht (circa 8.600 euro), un prezzo scontatissimo. Ma la realtà è che la gran parte della produzione non sarà diretta al mercato interno tailandese, bensì all’estero e, soprattutto, all’Europa.


Non è un caso che l’inaugurazione della fabbrica è stata fissata per il primo giorno di applicazione dei nuovi dazi decisi dall’Ue, che ha aumentato le tariffe d’importazione dalla Cina di un’aliquota fino al 38% in aggiunta all’attuale 10%. Questo con l’accusa formale che le auto elettriche cinesi godono di massicci sussidi governativi che distorcono il mercato. La Cina ha negato l’accusa e ha affermato che i nuovi dazi europei sono un’ennesimo atto di protezionismo economico nell’ambito di un conflitto commerciale che ha portato gli Stati uniti a imporre dazi superiori al 100% per le auto elettriche cinesi.


Attualmente il rischio di una massiccia invasione di auto elettriche cinesi non sembra esserci al momento in Europa. Secondo quanto scrive Nikkei Asia, solo il 10% delle esportazioni di questo prodotto è andato all’Europa occidentale nei primi quattro mesi di quest’anno. Questo a discapito dei mercati limitrofi alla Cina che, alla luce anche di un rallentamento del suo mercato interno, ha gli inventari carichi e tende a riversarli nei paesi del Sudest asiatico e a farsi una guerra al ribasso sui prezzi. In Thailandia, per esempio, le nuove immatricolazioni di auto completamente elettriche sono aumentate del 31,64% da gennaio a maggio rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, anche se le vendite complessive di veicoli sono diminuite del 23,8%.

Giappone, debuttano le nuove banconote: primo restyling in 20 anni

Giappone, debuttano le nuove banconote: primo restyling in 20 anniRoma, 3 lug. (askanews) – Il Giappone, che mantiene una forte preferenza per il contante, ha iniziato oggi a emettere nuove banconote nel primo restyling in un ventennio, integrando tecnologie avanzate per migliorare la sicurezza.


“Mentre la transizione verso una società senza contanti sta progredendo, il contante rimane un metodo di pagamento affidabile che chiunque può utilizzare ovunque con fiducia” ha detto il governatore della Banca del Giappone Kazuo Ueda durante una cerimonia di lancio delle nuove banconote. “Si prevede – ha continuato – che continuerà a svolgere un ruolo significativo in futuro.” Le nuove banconote presentano numeri arabi più grandi rispetto ai caratteri cinesi e sono posizionati vicino al centro, rendendoli più facili da comprendere per i non giapponesi. Il cambiamento di design riguarda le banconote da 10.000 yen, 5.000 yen e 1.000 yen; la banconota da 2.000 yen, che ha una limitata circolazione, rimane invariata. Le vecchie banconote rimangono valuta legale.


Nelle banconote è stata incorporata una tecnologia olografica 3D all’avanguardia, con caratteristiche come l’orientamento di piccoli ritratti e altre immagini che cambiano a seconda dell’angolo di visuale. I ritratti sul fronte delle banconote mostrano tre figure influenti del periodo Meiji (1868-1912), che è il periodo storico in cui il Giappone introiettò istituzioni e tecnologie occidentali, avviando la sua grande corsa verso la modernizzazione.


La banconota da 10.000 yen presenta Eiichi Shibusawa, considerato il “padre del capitalismo giapponese”. Quella da 5.000 yen è caratterizzata da un’immagine di Umeko Tsuda, una prominente sostenitrice dell’istruzione femminile. Shibasaburo Kitasato, un pioniere nello studio delle malattie infettive, è invece raffigurato sulla banconota da 1.000 yen.

Giappone, yen ancora giù sul dollaro: al livello più basso dal 1986

Giappone, yen ancora giù sul dollaro: al livello più basso dal 1986Roma, 2 lug. (askanews) – Continua lo smottamento dello yen. La valuta giapponese oggi è arrivata a scendere a 161,74 per un dollaro, un livello che non si vedeva dal 1986.


Questo ulteriore deprezzamento è andato a vantaggio di aziende fortemente esportatrici, come per esempio Sony o Tokyo Electron, che hanno registrato forti aumenti borsistici contribuendo a far salire di nuovo l’indice Nikkei oltre quota 40.000 yen, come non accadeva dalla fine di marzo. L’indice Topix, dal canto suo ha toccato 2.856,62, un livello che non veniva raggiunto da gennaio 1990. Alla base del deprezzamento dello yen c’è il combinato disposto di possibili ritardi nell’alleggerimento della politica monetaria statunitense, con la Fed che è scoraggiata ad abbassare i tassi a causa del persistere dell’alta inflazione; dall’altro lato c’è la prudenza della Banca del Giappone, che ha sì posto termine alla politica dei tassi negativi ad aprile, portando il suo tasso di riferimento tra 0 e 0,10%, ma che mantiene ancora una politica ampiamente più lasca di quella delle altre banche centrali delle grandi economie.


Masato Kanda, viceministro alle Finanze con delega alla finanza internazionale – cioè il massimo responsabile della politica valutaria del governo di Tokyo -, più volte nelle ultime settimane ha ventilato la possibilità di un nuovo intervento del governo per acquistare yen e quindi sostenerne il valore: “Le fluttuazioni eccessive influenzano negativamente l’economia. Siamo pronti a prendere misure appropriate in qualsiasi momento”. Il Dipartimento del Tesoro Usa, dal canto suo, ha annunciato due settimane fa che il Giappone è stato aggiunto alla cosiddetta lista di monitoraggio dei principali partner commerciali che meritano “particolare attenzione” in base alle loro pratiche valutarie. Questo potrebbe aver aggiunto pressione sulla valuta nipponica.


Il governo giapponese e la banca centrale avrebbero acquistato yen da fine aprile a fine maggio, spingendo la valuta fino a 155 contro il dollaro, dopo che aveva toccato il livello di 160. Tokyo ufficialmente non annuncia mai questo tipo di operazioni.

Boom turistico Giappone: dopo l’auto il secondo magnete di valuta

Boom turistico Giappone: dopo l’auto il secondo magnete di valutaRoma, 26 giu. (askanews) – Il turismo è diventato la seconda industria per afflusso di fondi dall’estero per l’economia giapponese, dopo l’auto. Lo segnala oggi il Nikkei, facendo notare che le entrate turistiche in Giappone sono quintuplicate nell’ultimo decennio.


Gli acquisti diretti nel mercato turistico interno da parte delle famiglie non residenti hanno totalizzato 7.200 miliardi di yen (42,1 miliardi di euro) annui in termini nominali per il primo trimestre del 2024, secondo i dati del governo. Prima del Covid-19, a dicembre 2019, erano a 4.600 miliardi di yen (26,9 miliardi di euro). Il turismo straniero gioca un ruolo sempre più importante nell’economia giapponese: dopo l’export di auto – 17.300 miliardi di yen (101,1 miliardi di euro) – nel 2023 è risultato avanti ai componenti elettronici, compresi i semiconduttori e all’acciaio, che erano secondo e terzo lo scorso anno.


La spesa trimestrale dei visitatori è aumentata di poco più del 60% nei cinque anni fino al primo trimestre di marzo, mentre le esportazioni annuali di automobili e acciaio sono aumentate ciascuna di circa il 45% tra il 2019 e il 2023, e i componenti elettronici sono cresciuti meno del 40% nello stesso periodo. Il numero di turisti stranieri mensili in Giappone ha superato i 3 milioni per la prima volta a marzo e ha mantenuto questo livello per tre mesi consecutivi, secondo i dati del governo.


La spesa in entrata è cresciuta del 38,8% in Giappone tra ottobre-dicembre 2019 e lo stesso trimestre del 2023, secondo il rapporto annuale del governo giapponese sul turismo. Per fare un paragone, lo stesso dato per la Spagna è stato del 30,7% e per l’Italia del 16,5%, mentre si sono registrati cali del 4,3% per gli Stati uniti e dell’1,6% a Singapore. La spesa per visitatore in Giappone è aumentata del 31% tra il 2019 e il 2023.


Uno degli elementi che è dietro questo boom turistico, tra l’altro, è anche la debolezza dello yen, che nel 2023 è stato del 30% più debole rispetto al 2019.

Cina: continueremo a puntare a mercato Usa per l’export

Cina: continueremo a puntare a mercato Usa per l’exportRoma, 26 giu. (askanews) – A dispetto delle crescenti commerciali, la Cina non rinuncerà a puntare al mercato statunitense per le sue esportazioni. L’ha affermato il presidente del Consiglio cinese per la promozione del commercio internazionale, un’istituto del ministero del Commercio cinese, al Summer Davos del World Economic Forum (WEF) a Dalian.


“Siamo ancora disposti a approfondire la cooperazione con gli Stati uniti nel commercio e negli investimenti, perché tutti sanno che l’essenza del commercio sino-americano è una cooperazione vantaggiosa per entrambi,” ha detto Ren, secondo quanto riporta il South China Morning Post. “Il nostro più grande mercato di esportazione – ha continuato – è senza dubbio quello degli Stati uniti”. Nel 2023, la Cina è stata detronizzata come principale fonte di importazioni degli Stati uniti per la prima volta in 17 anni, superata dal Messico in termini di valore totale delle merci spedite.


Oggi i mercati emergenti e i paesi in via di sviluppo rappresentano il 56,7% del volume commerciale della Cina, superiore quindi a quello verso partner tradizionali come gli Stati uniti e l’Europa. Le tensioni geopolitiche e il neo-protezionismo americano stanno spingendo Pechino a lavorare su altri mercati. Tuttavia, la Cina continua a considerare i suoi mercati tradizionali di sbocco come strategici, ha spiegato Ren.


Il mese scorso, gli Stati uniti hanno annunciato il passaggio dei dazi sulle auto elettriche cinesi dal 25% a oltre il 100%, mentre l’Unione europea ha dichiarato questo mese che aumenterà le tariffe d’importazione sui veicoli eelettrici fino al 38% a partire dalla prossima settimana, dopo un’indagine che è durata sette mesi. E anche il Canada ha annunciato una consultazione pubblica che dovrebbe portare a un aumento secco dei dazi nei confronti delle auto elettriche in risposta alla sovraproduzione cinese.