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Honda investirà quasi 60 mld di euro in sei anni per auto elettrica

Honda investirà quasi 60 mld di euro in sei anni per auto elettricaRoma, 16 mag. (askanews) – La casa automobilistica giapponese Honda Motor prevede di investire 10mila miliardi di yen (quasi 60 miliardi di euro) nell’elettrificazione e nello sviluppo di software entro la fine del decennio. Lo ha comunicato lo stesso gruppo.


Si tratta di un sostanziale raddoppio rispetto ai piani svelati nel 2022, segno di una volontà di accelerare sul fronte della produzione dei veicoli elettrici alla luce dell’agguerrita concorrenza cinese. “L’importo che avevamo deciso due anni fa si è rivelato insufficiente”, ha detto il presidente della Honda Toshihiro Mibe in una conferenza stampa. “Siamo abbastanza fiduciosi di avere la capacità di garantire fondi sufficienti”.


Dei 10mila miliardi di yen investiti, Honda destinerà 6mila miliardi di yen (35 miliardi di euro) alla produzione. Questi soldi andranno alla costruzione di fabbriche di veicoli elettrici e allo sviluppo di nuovi modelli. Honda effettuerà inoltre due investimenti da 2mila miliardi di yen (oltre 12 miliardi di euro), nell’acquisto di software e batterie.

Giappone, dati deludenti Pil: un grave problema per Kishida e BoJ

Giappone, dati deludenti Pil: un grave problema per Kishida e BoJRoma, 16 mag. (askanews) – I dati preliminari sul Pil diffusi oggi dal governo giapponese mettono sia il primo ministro Fumio Kishida sia la Banca del Giappone (BoJ) di fronte a un’ultreriore difficoltà. Si tratta di un risultato che si attendeva negativo, ma meno di quanto poi si è effettivamente verificato.


Il Pil lordo di quella che è diventata ormai la quarta economia del mondo (superata dalla Germania, soprattutto a causa del forte deprezzamento dello yen) è caduto dello 0,5% nel primo trimestre dell’anno rispetto ai tre mesi precedenti, il che vul dire un -2% su base annua. Si tratta di un risultato ben peggiore di quanto previsto dal consenso degli esperti, che vedevano un calo tra l’1 e l’1,5%. Hanno particolarmente sofferto le esportazioni, che sono calate del 5% su base trimestrale (mentre nell’ultimo trimestre del 2023 erano cresciute del 2,8%), mentre le importazioni sono calate del 3,4%.


Sono due gli eventi congiunturali che hanno portato ad aggravare questi dati. Da un lato il terremoto avvenuto il primo gennaio nella penisola di Noto, che ha avuto conseguenze non solo economiche, e dall’altro lo scandalo dei test truccati nella Daihatsu, una controllata di Toyota, che ha portato a degli stop di produzione. Al di là di questo, però, l’andamento dell’economia giapponese sta mostrando sofferenza. Lo scorso anno il Pil nipponico non è cresciuto affatto (oggi è stato rivisto il dato che vedeva un +0,1% a livello preliminare). Il tutto mentre il paese viveva una rara fiammata inflazionistica, con un aumento dei prezzi che in passato sarebbe stato visto semplicemente con un sospiro di sollievo, ma che oggi assume un aspetto più sinistro.


Il Giappone esce da una situazione di deflazione durata un trentennio e si trova ad affrontare problemi strutturali gravi, a partire dal cosiddetto inverno demografico. La BoJ nell’ultima riunione, per al prima volta dopo 17 anni, ha stretto i cordoni decidendo un pur timido cambio di politica monetaria per contenere l’inflazione e il deprezzamento della valuta giapponese, con il dollaro che valeva 115 yen prima dello scoppio della guerra in Ucraina e che ha superato i 160 yen il mese scorso.


Tuttavia questi dati così deludenti sul fronte della crescita non possono passare inosservati all’istituto centrale: un aumento troppo deciso dei tassi d’interesse potrebbe ulteriormente comprimere l’economia. Di questo passo, è prevedibile che la quarta posizione al mondo dell’economia giapponese potrebbe presto essere a rischio, con l’India che si avvicina pericolosamente a quella che negli anni ’80 del secolo scorso puntava a superare gli Stati uniti come prima economia mondiale. Sarebbe un bel problema anche sul fronte politico. Kishida, che ha puntato sul concetto di “nuova economia” per una rilancio del ruolo nipponico, è già molto in difficoltà nei sondaggi a causa degli scandali che hanno interessato il suo Partito liberaldemocratico. Nonostante nel mese di maggio, secondo l’ultimo sondaggio disponibile condotto dall’agenzia di stampa Jiji, l’esecutivo abbia avuto una crescita, stiamo parlando di un consenso del 18,7%, ben al di sotto dei livelli di guardia che spingono solitamente il partito di maggioranza a valutare un cambio della guardia. Probabilmente solo l’attuale debolezza del dibattito interno alla formazione che detiene quasi ininterrottamente il potere dal dopoguerra, a causa dello scandalo del finanziamento, mette ancora al sicuro Kishida dall’emergere di un rivale.

Turisti crociere potranno entrare in Cina senza visto per 15 gg.

Turisti crociere potranno entrare in Cina senza visto per 15 gg.Roma, 16 mag. (askanews) – In un tentativo di promuovere il turismo, la Cina ha deciso di consentire ai visitatori stranieri arrivati con navi da crociera di rimanere nel paese per un massimo di 15 giorni senza visto. Lo ha annunciato l’Amministrazione nazionale per l’immigrazione (NIA) cinese.


La norma è già entrata in vigore e consente agli stranieri che viaggiano in gruppi di almeno due persone di entrare senza visto attraverso i 13 porti crocieristici del paese. “La piena attuazione della politica di ingresso senza visto per i gruppi di turisti stranieri che effettuano crociere fornirà sostegno politico allo sviluppo dell’economia e dell’industria crocieristica e creerà un nuovo motore per uno sviluppo di alta qualità”, ha affermato Mao Xu, direttore generale di il Dipartimento per la gestione degli stranieri presso l’Amministrazione nazionale per l’immigrazione (NIA).


La politica è la naturale conseguenza di un progetto pilota del 2016, che era limitato agli ingressi attraverso il terminal crociere di Shanghai. Poi però il programma era stato sospeso a causa della pandemia. Recentemente, inoltre, è entrata in servizio la “Adora Magic City”, la prima grande nave da crociera di completa costruzione cinese.


Secondo l’avviso NIA, le agenzie di viaggio che gestiscono i viaggi devono essere registrate nella Cina continentale. Inoltre, l’intero gruppo del tour deve entrare e uscire dalla Cina nello stesso momento e i visitatori possono recarsi a Pechino o in qualsiasi provincia costiera durante i 15 giorni. A dicembre, la Cina ha iniziato a consentire ai viaggiatori provenienti da Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Spagna e Malesia di entrare nel Paese senza visto per 15 giorni per affari, turismo, visite familiari e transito. A febbraio è entrato in vigore anche un accordo di esenzione reciproca dal visto tra Cina e Singapore.


La Cina ha inoltre ampliato la sua politica di transito senza visto, portando il numero di paesi coperti a 54 dopo aver incluso la Norvegia a novembre. I cittadini di questi paesi non hanno bisogno di un visto per entrare in Cina purché abbiano prenotato un biglietto successivo per un paese o una regione terza. Ieri sette porti da crociera sono stati aggiunti come punti di ingresso ammissibili nell’ambito della politica di transito senza visto, oltre ai 31 originali. La maggior parte di questi sono aeroporti e consente soggiorni senza visto fino a sei giorni, compresi i porti crocieristici appena aggiunti. Ma tre dei 38 punti di ingresso consentono solo tre giorni di soggiorno senza visto. Attualmente, secondo i dati ufficiali, 21 crociere internazionali operano dai porti cinesi. (Foto tratta da profili social governo cinese)

Auto, Cina “invita” produttori a usare un 25% di chip nazionali

Auto, Cina “invita” produttori a usare un 25% di chip nazionaliRoma, 16 mag. (askanews) – La Cina ha invitato le principali case automobilistiche del paese a procurarsi fino al 25% dei loro chip da produttori nazionali entro il 2025. Lo riferisce oggi il Nikkei Asia.


Il ministero cinese dell’Industria e dell’Information Technology ha chiesto alle principali case automobilistiche – SAIC Motor, BYD, Dongfeng Motor, GAC Motor e FAW Group – di accrescerel’approvvigionamento locale di chip per il settore automobilistico al 20% o al 25% entro il prossimo anno, secondo fonti informate su la questione, con l’obiettivo finale di aumentare il rapporto ben oltre l’obiettivo iniziale. Ogni anno in Cina vengono vendute più di 30 milioni di automobili, circa un terzo delle vendite automobilistiche globali, ma le forniture locali di chip automobilistici rappresentano solo il 10% circa.


Queste indicazioni non sono al momento obbligatorie, secondo le fonti di Nikkei Asia, ma verrà messo in piedi un sistema premiale per incoraggiare le case automobilistiche a rifornirsi da produttori nazionali. L’obiettivo del 20-25% si riferisce sia al numero di chip per auto, sia alla loro quota sul valore totale dell’acquisto. La Cina mira anche ad aumentare l’approvvigionamento locale di altri componenti e parti di veicoli elettrici, come unità di controllo elettroniche, display, sistemi di alimentazione termica e di ricarica, ha appreso Nikkei Asia.


La spinta di Pechino per incrementare l’uso interno di chip nel settore automobilistico s’inquadra nella guerra tecnologica tra Stati uniti e Cina e in una vorticosa crescita del mercato dell’auto elettrica nel paese asiatico. A gennaio il ministero cinese dell’Industria e dell’Information Technology ha pubblicato una guida sugli standard nazionali dei chip automobilistici per accelerare la costruzione di un ecosistema migliore per tali chip.


Due giorni fa gli Stati uniti hanno annunciato l’intenzione di imporre dazi del 100% sui veicoli elettrici cinesi quest’anno e di aumentare le tariffe sui semiconduttori di fabbricazione cinese al 50% nel 2025. La maggior parte dei chip utilizzati nelle automobili, come sensori, microcontrollori e chip di gestione dell’energia, non necessitano di strumenti e tecnologie di produzione all’avanguardia. Ciò significa che i produttori e i fornitori cinesi di chip potrebbero trarre vantaggio dalla spinta politica, poiché non sono tecnicamente influenzati dai limiti di controllo delle esportazioni statunitensi sulla tecnologia avanzata di produzione di chip. Affidabilità e sicurezza sono essenziali nei chip automobilistici, motivo per cui le case automobilistiche sono generalmente riluttanti a cambiare fornitore. Il settore è stato a lungo dominato da operatori occidentali e giapponesi come Infineon, Texas Instruments, STMicroelectronics, NXP e Renesas.

Alibaba torna a correre: utile +10% in anno fiscale 2023

Alibaba torna a correre: utile +10% in anno fiscale 2023Roma, 14 mag. (askanews) – Alibaba Group ha registrato il suo anno finanziario più redditizio dal 2021. Il colosso dell’e-commerce ha aumentato l’utile netto del 10% a 79,7 miliardi di yuan (10,2 miliardi di euro) nell’anno fiscale concluso a marzo. Lo riferisce il giornale del gruppo South China Morning Post.


I ricavi per l’anno sono cresciuti dell’8% a 941,2 miliardi di yuan (120,6 miliardi di euro) nei primi risultati annuali pubblicati da quando il co-fondatore Joe Tsai ha assunto la presidenza a settembre. I risultati arrivano mentre Alibaba sta lavorando per riorientare il suo vasto impero commerciale verso il tradizionale segmento dell’e-commerce e l’intelligenza artificiale (IA), sfruttando il suo status di più grande fornitore di servizi cloud della Cina.


Gli utili di Alibaba sono anche i primi risultati di un intero anno fiscale dopo che il colosso tecnologico ha presentato la sua più grande ristrutturazione aziendale mai realizzata più di un anno fa. Il piano di dividere la società in sei unità principali ha incontrato ostacoli, poiché ha bloccato i piani per quotare pubblicamente Cainiao, la sua unità logistica, e separare Alibaba Cloud. Alibaba si è concentrata nuovamente sulle sue unità di e-commerce, principalmente Taobao e Tmall Group, nel tentativo di combattere la nuova concorrenza di PDD Holdings, l’operatore del rivale nazionale Pinduoduo e dell’app per lo shopping economico all’estero Temu.

Dazi Usa contro la Cina, Pechino: decisione politica

Dazi Usa contro la Cina, Pechino: decisione politicaRoma, 14 mag. (askanews) – La decisione del presidente Usa Joe Biden di innalzare tariffe punitive nei confronti della Cina, in particolare per le auto elettriche, i pannelli solari, l’acciaio e i semiconduttori, è “politica” e Pechino non può che esserne fortemente contrariata. Questa la reazione cinese dopo l’annuncio americano che rappresenta una forte stangata sulle relazioni commerciali tra i due paesi.


“La decisione statunitense viene da considerazioni politiche”, ha affermato il ministero del Commercio di Pechino in una nota sul suo sito web. “Nello specifico, si tratta di un tipico gioco politico e la parte cinese esprime forte insoddisfazione”. Il Ministero del Commercio ha accusato gli Usa di “commettere errori su errori” e ha affermato che gli aumenti tariffari proposti violano gli impegni del presidente Joe Biden di evitare il disaccoppiamento dalla Cina. “Ciò influenzerà seriamente l’atmosfera della cooperazione bilaterale”, si legge ancora nella dichiaraizone. “Gli Stati Uniti dovrebbero correggere immediatamente i propri errori e cancellare le tariffe aggiuntive imposte alla Cina”.


Pechino ha reagito anche per voce del ministero degli Esteri. Il portavoce Wang Wenbin ha affermato che la Cina adotterà “tutte le misure necessarie per salvaguardare i suoi legittimi diritti e interessi”. Sono 14 le richieste di aumento fatte dalla presidenza Usa alla rappresentante al Commercio americana Katherine Tai. I veicoli elettrici cinesi saranno soggetti a una tariffa del 100%, quattro volte l’attuale tasso del 25%, mentre i dazi sulle importazioni di celle solari e semiconduttori dalla Cina raddoppieranno fino al 50%, L’aliquota su alcune importazioni di acciaio e alluminio aumenterà al 25%, più del triplo del livello attuale. Colpite anche le batterie elettriche agli ioni di litio per le auto elettriche (25%). Gli aumenti dovrebbero essere attuati da quest’anno fino al 2026, a seconda delle voci. Le tariffe sul tavolo coprono 18 miliardi di dollari in beni, secondo una stima diffusa dalle principali agenzie di stampa.


“Il presidente Biden sta intraprendendo azioni decisive per garantire che le pratiche commerciali sleali non minaccino la nostra competitività e sicurezza economica, rafforzando al tempo stesso la produzione americana. Si tratta di un approccio strategico alla politica commerciale che aiuterà a proteggere le principali industrie statunitensi, come i settori dell’energia pulita e dei semiconduttori”, ha affermato la segretaria al Commercio Usa Gina Raimondo. “Conosciamo – ha proseguito – le strategie della Repubblica popolare cinese, abbiamo visto le loro azioni non di mercato nei confronti del solare e dell’acciaio, e non possiamo permettere alla Cina di indebolire le catene di approvvigionamento statunitensi inondando il mercato con prodotti artificialmente economici che danneggiano le imprese e i lavoratori americani”.


La segretaria al Tesoro Janet Yellen ha ribadito la preoccupazione per la sovraccapacità produttiva cinese.”Il presidente Biden e io abbiamo visto in prima persona l’impatto dell’impennata di alcune importazioni cinesi artificialmente a basso costo sulle comunità americane in passato, e non lo tollereremo di nuovo”, ha dichiarato. “Le preoccupazioni per l’eccesso di capacità sono ampiamente condivise dai nostri partner nelle economie avanzate e nei mercati emergenti, motivati non da una politica anti-cinese ma dal desiderio di prevenire dannose dislocazioni economiche dovute a pratiche economiche sleali”. I dazi imposti dagli Usa sulle auto elettriche, in particolare, appaiono al momento più che altro simbolici. Nessun grande produttore cinese, come BYD, NIO e Li Auto, vende modelli nel mercato americano. L’unico marchio di auto elettrica cinese disponibile negli Usa è Polestar, che è una joint venture tra la cinese Geely e la svedese Volvo. Questo marchio, però, dal 2024 comincerà a produrre anche negli Usa.

Usa innalza dazi su auto elettriche e pannelli solari cinesi

Usa innalza dazi su auto elettriche e pannelli solari cinesiRoma, 14 mag. (askanews) – L’amministrazione Usa ha annunciato un secco aumento dei dazi sui veicoli elettrici e sui pannelli solari cinesi per evitare l’”invasione” del mercato americano di fronte alla sovraccapacità produttiva da parte di Pechino.


I veicoli elettrici cinesi saranno soggetti a una tariffa del 100%, quattro volte l’attuale tasso del 25%, per compensare “le pratiche sleali e i sussidi della Cina e livellare il campo di gioco per le case automobilistiche e i lavoratori automobilistici statunitensi”, ha detto ai giornalisti Lael Brainard, consigliere economica nazionale di Biden, prima dell’annuncio, secondo quanto riporta il Nikkei. “La Cina è semplicemente troppo grande per giocare secondo le proprie regole”, ha aggiunto Brainard. “La Cina sta utilizzando le stesse strategie di prima per alimentare la propria crescita a spese degli altri, continuando a investire, nonostante l’eccesso di capacità cinese, e inondando i mercati globali con esportazioni sottovalutate a causa di pratiche sleali”.


I dazi sulle importazioni di pannelli solari e semiconduttori dalla Cina raddoppierà fino al 50%, mentre l’aliquota su alcune importazioni di acciaio e alluminio aumenterà al 25%, più del triplo del livello attuale. Gli aumenti entreranno in vigore quest’anno per i veicoli elettrici, l’acciaio, l’alluminio e le celle solari e l’anno prossimo per i chip.


Brainard ha affermato che le tariffe mirano a garantire che i nuovi posti di lavoro nel settore manifatturiero creati dalle misure legislative di Biden, come l’Inflation Reduction Act, il CHIPS and Science Act e la Bipartisan Infrastructure Law, non siano “sminuiti” da un’ondata di esportazioni cinesi, in aree come veicoli elettrici, batterie, apparecchiature mediche vitali, acciaio e alluminio, semiconduttori e energia solare. Nessun grande produttore cinese, come BYD, NIO e Li Auto, vende modelli nel mercato americano. L’unico marchio di auto elettrica cinese disponibile negli Usa è Polestar, che è una joint venture tra la cinese Geely e la svedese Volvo. Questo marchio, però, da quest’anno comincerà a produrre negli Usa.


Ieri il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Wang Wenbin, ha criticato i dazi del governo americano e per aver “esagerato” la questione della sovracapacità produttiva cinese. “Tutto ciò è controproducente. Va contro il consenso raggiunto a San Francisco sulla risposta climatica congiunta e, cosa ancora più importante, danneggerà la transizione economica verde e l’azione per il clima a livello mondiale”, ha affermato Wang durante il consueto briefing quotidiano a Pechino. “Esortiamo gli Stati Uniti a smettere di riparare e scavare la strada allo stesso tempo, per così dire, e a creare condizioni favorevoli per la cooperazione climatica tra Cina e Stati Uniti e la transizione verde globale”. Alcuni produttori cinesi di veicoli elettrici come NIO e Zeekr di Geely, quotati in borsa negli Stati Uniti la scorsa settimana, stanno tenendo d’occhio il mercato statunitense. BYD a febbraio ha dichiarato di voler aprire una fabbrica in Messico per servire i mercati locali. Ma il governo degli Stati Uniti ha fatto pressioni sul governo messicano affinché neghi gli incentivi ai produttori cinesi di veicoli elettrici, ha riferito Reuters in aprile. “Stiamo monitorando da vicino i tentativi delle aziende cinesi di evitare le nostre misure correttive commerciali al di fuori della Cina”, ha detto Brainard durante la conferenza stampa.

Giappone, compagnia tlc KDDI installerà rete droni anti-terremoti

Giappone, compagnia tlc KDDI installerà rete droni anti-terremotiRoma, 13 mag. (askanews) – La compagnia di telecomunicazioni giapponese KDDI ha annunciato oggi che dispiegherà una rete di droni in 1.000 località in tutto il Giappone da utilizzare per il soccorso in caso di terremoti, maremoti e altre calamità.


Il servizio verrà fornito attraverso un accordo di partnership con la compagnia di droni statunitense Skydio. L’obiettivo di KDDI è mettere in piedi una rete di droni in grado di raggiungere in un tempo massimo di circa 10 minuti ogni punto del Giappone che possa essere stato colpito da calamità. Le due compagnie hanno concluso un accordo di partecipazione azionaria la scorsa settimana, con KDDI che investirà circa 10 miliardi di yen (59,5 milioni di euro) in Skydio, che utilizza tecnologie di intelligenza artificiale.


KDDI prevede di completare il dispiegamento nei prossimi tre anni. Le località per i droni potrebbero includere gli outlet del negozio di convenienza Lawson, con KDDI destinata ad acquisire una quota del 50 percento nella compagnia. “I droni saranno utili nel trovare i sopravvissuti durante i disastri, poiché possono volare al buio e sono dotati di sensori di temperatura” ha detto Hiromichi Matsuda, dirigente esecutivo di KDDI, durante una conferenza stampa a Tokyo.

Cina e Usa avranno domani primi colloqui su rischi dell’IA

Cina e Usa avranno domani primi colloqui su rischi dell’IARoma, 13 mag. (askanews) – Stati Uniti e Cina terranno domani i loro primi colloqui di alto livello sull’intelligenza artificiale (IA) a Ginevra. Lo hanno riferito fonti Usa.


Le discussioni si concentreranno in particolare sui rischi emergenti associati ai sistemi di IA. Le due potenze economiche spiegheranno i loro approcci nazionali per affrontare i rischi e per stabilire norme e principi sulla sicurezza dell’IA, oltre a scambiare opinioni sulla governance internazionale. L’incontro non punta a risultati specifici, ma è un primo abboccamento con l’obiettivo di mettere scabiarsi opinioni sui rischi dell’IA da un punto di vista tecnico, secondo funzionari americani.


I colloqui seguono un colloquio del novembre tra i presidenti Joe Biden e Xi Jinping, nel quale si è evidenziata la necessità di affrontare i rischi sistemici connessi all’IA.

Giappone, approvata legge per imporre segreto per motivi economici

Giappone, approvata legge per imporre segreto per motivi economiciRoma, 10 mag. (askanews) – La Dieta, il parlamento giapponese, ha approvato una legislazione per istituire un sistema di “autorizzazione di sicurezza”, che consente di imporre il segreto sulle informazioni critiche del governo per motivi di sicurezza economica in modo da evitare fughe di notizie verso entità straniere.


Secondo la legislazione, il governo potrà designare le informazioni come riservate se ritiene che la loro diffusione potrebbe minare la sicurezza nazionale del Giappone e renderle accessibili solo alle persone che hanno superato i controlli dei precedenti personali. La Camera dei Consiglieri ha approvato il disegno di legge con il sostegno del Partito liberaldemocratico (Ldp) al governo e del suo partner minore della coalizione, il partito Komeito, nonché dei partiti di opposizione, dopo l’approvazione alla Camera dei Rappresentanti il mese scorso.


Il governo del primo ministro Fumio Kishida ha affermato che la norma faciliterà la condivisione delle informazioni con paesi partner per promuovere progetti internazionali nel settore privato. Tuttavia alcuni critici ed esperti legali hanno espresso preoccupazione sul fatto che il governo potrebbe utilizzare arbitrariamente il sistema per designare un’ampia gamma di questioni come riservate, violando con il rischio il diritto del pubblico di essere informato.


Il ministro della Sicurezza economica Sanae Takaichi, responsabile del disegno di legge, ha affermato che il governo gestirà la legislazione per garantire adeguatamente che la portata delle informazioni riservate non venga ampliata “in modo eccessivo”. Gli oppositori hanno anche indicato che i controlli dei precedenti potrebbero equivalere a un’ingiustificata violazione della privacy. Giovedì Kishida ha sottolineato la necessità di garantire che i risultati del controllo dei precedenti non vengano utilizzati per scopi diversi da quelli dichiarati.


I funzionari governativi e i dipendenti di aziende private soggetti al nulla osta di sicurezza dovrebbero sottoporsi a un controllo dei loro precedenti penali, delle abitudini di consumo di alcol e della nazionalità dei loro coniugi. La legge non specifica cosa può essere classificato, ma è previsto che siano incluse informazioni relative a tecnologie e infrastrutture all’avanguardia. Altri settori – come la difesa, la diplomazia, lo spionaggio e l’antiterrorismo – sono già coperti da una legge separata emanata nel 2013 per proteggere i segreti di stato. Le informazioni designate saranno classificate per un minimo di cinque anni, con un’opzione di estensione fino a 30 anni. La legge punirebbe coloro che hanno dimostrato di aver divulgato informazioni riservate, con una pena massima di cinque anni di carcere o una multa fino a 5 milioni di yen (30mila euro).