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Crisi immobiliare Cina, istanza liquidazione per Country Garden

Crisi immobiliare Cina, istanza liquidazione per Country GardenRoma, 28 feb. (askanews) – Un creditore offshore ha presentato una petizione per liquidare il gigante immobiliare cinese Country Garden, uno dei principali gruppi coinvolti nella pesante crisi di liquidità del settore in Cina. Lo ha riferito lo stesso sviluppatore immobiliare con una notifica alla Borsa di Hong Kong.


Ever Credit ha presentato un’istanza all’Alta Corte di Hong Kong per il pagamento di un prestito dovuto, comprensivo di capitale di 1,6 miliardi di dollari di Hong Kong (188,4 milioni di euro) più interessi. Il tribunale ha fissato la prima udienza il 17 maggio. “La società si opporrà vigorosamente alla petizione”, ha affermato Country Garden nella documentazione. “Tuttavia, considerati gli effetti della sezione 182 dell’Ordinanza sulle Società (WUMP), il consiglio di amministrazione della Società desidera ricordare agli azionisti e ai potenziali investitori della Società che il trasferimento delle azioni in della Società effettuato a partire dalla data di presentazione della petizione sarebbe nulla senza un ordine di convalida da parte dell’Alta Corte nel caso in cui la Società venga definitivamente liquidata”.


Alla fine di giugno il debito totale di Country Garden ammontavano a 257,9 miliardi di yuan (33 miliardi di euro). Allo stesso tempo deteneva 101,1 miliardi di yuan (12,9 miliardi di euro) in liquidità. Entro la fine di giugno diverranno rimborsabili prestiti per 108,7 miliardi di yuan (13,9 miliardi di euro). A ottobre la compagnia non è riuscita a rimborsare prestiti per 15,4 milioni di dollari. “La società intende comunicare e lavorare in modo proattivo con i suoi creditori offshore riguardo al suo piano di ristrutturazione, con l’obiettivo di annunciare i termini al mercato non appena possibile”, si legge ancora nella nota.


Oggi le azioni di Country Garden quotate a Hong Kong sono scese del 12,5% chiudendo la sessione mattutina a 0,63 HK$. A gennaio un’ordinanza di liquidazione è stata emessa da un tribunale di Hong Kong nei confronti del China Evergrande Group, il gigante immobiliare cinese andato in default.

Invecchiare è glorioso: la Cina ragiona sulla “silver economy”

Invecchiare è glorioso: la Cina ragiona sulla “silver economy”Roma, 28 feb. (askanews) – Come il Giappone, anche la Cina sta affrontando un fenomeno di invecchiamento rapido della popolazione, che rischia di compromettere la sua crescita economica a lungo termine e richiede al governo un’azione immediata. Lo scrive oggi il South China Morning Post, segnalando tuttavia che anche al “silver economy”, cioè l’economia basata su una popolazione anziana, fornisce delle opportunità di crescita.


Il consigliere della banca centrale cinese Cai Feng tuttavia ha avvertito che, affinché anche l’invecchiamento possa diventare un elemento della crescita, è necessario che si mettano in campo rapidamente azioni. “Se il paradosso della piramide demografica non viene affrontato tempestivamente, il conflitto tra la domanda dei consumatori e la struttura demografica peggiorerà”, ha scritto Cai, che è un prominente economista del lavoro presso l’Accademia cinese delle scienze sociali (CASS), in un articolo pubblicato sul sito web China Finance 40 Forum la scorsa settimana. “Ciò, a sua volta, aumenterà significativamente la possibilità di defaillance nella crescita economica”. 216,8 milioni di cittadini cinesi – ovvero il 15,4% della popolazione – avervano un’età pari o superiore a 65 anni alla fine dello scorso anno, superando in numero le popolazioni messe insieme di Francia, Regno unito e Thailandia. Nel 2022, la Cina contava 209,78 milioni di persone di età pari o superiore a 65 anni, rispetto ai 200 milioni del 2021.


Nel contempo sembra inarrestabile la crisi delle nascite. E il rapido invecchiamento è destinato a mettere in crisi il welfare, a partire dalle pensioni, oltre a determinare una carenza della forza lavoro. In questo contesto, la crisi demografica e le strategie per mettere in campo un’efficiente “silver economy” saranno probabilmente uno degli argomenti più importanti di discussione nelle annuali “Due Sessioni”, le riunioni parlamentari, che inizieranno la prossima settimana. Cai ha avvertito che la Cina sta vivendo un momento complicato: la sua popolazione rischia di essere vecchia prima di essersi arricchita. Questo è un pericolo che mette a rischio tutte le strategia degli ultimi 30 anni, a partire dal famoso slogan “Arricchirsi è glorioso” lanciato da Deng Xiaoping


Uno studio CASS condotto in sei città cinesi nel 2016 ha mostrato che il potere di spesa medio della fascia di età 60-65 anni è circa due terzi rispetto al livello di picco osservato nella fascia di età 20-25 anni. Le cifre relative alla fascia di età 80-85 anni rappresentano invece solo il 46% del picco. “La ‘silver economy’, incentrata sul miglioramento del benessere degli anziani e sulla soddisfazione dei loro bisogni, affrontando al contempo le richieste legate all’invecchiamento, rappresenta una strategia fondamentale per superare il paradosso della piramide demografica”, ha spiegato Cai. “Le richieste di consumo e di investimento legate all’invecchiamento devono essere guidate per espandere ulteriormente la domanda interna”.


Per stimolare il potere d’acquisto degli anziani e sbloccare il potenziale della silver economy, il governo dovrebbe – sostiene l’economista – aumentare i livelli di reddito e migliorare il benessere sociale per gli anziani attraverso riforme di politica economica e sociale. Dal lato dell’offerta, Cai chiede anche misure di sostegno per gli anziani e le industrie legate all’invecchiamento, come sussidi finanziari e altri incentivi politici, per abbreviare la durata della formazione di capacità, catene industriali e catene di approvvigionamento. Pechino ha pubblicato le linee-guida per la silver economy a gennaio, ma molti analisti hanno sollecitato un’azione più immediata. La popolazione complessiva della Cina è diminuita di 2,08 milioni lo scorso anno a 1,4097 miliardi, rispetto a 1,4118 miliardi nel 2022, mentre le nascite sono diminuite del 5,6% a 9,02 milioni nel 2023.

Cina, aziende straniere non lasciano ma investono meno

Cina, aziende straniere non lasciano ma investono menoRoma, 27 feb. (askanews) – Un sondaggio condotto dalla Camera di commercio americana (AmCham) nel sud della Cina con 183 intervistati dal 9 ottobre al 31 dicembre, ha segnalato che la maggior parte degli intervistati resta “ottimista riguardo alla crescita del mercato cinese”, ma tra le aziende straniere c’è una minore propensione a scommettere sull’economia.


Il 49% delle interviste è stata a investitori provenienti dagli Stati Uniti, il 35% dalla Cina e il resto da altre regioni, tra cui Europa. Il 76% prevede di reinvestire in Cina, con un aumento di un punto percentuale su base annua. Tuttavia gran parte di questo ottimismo è stato guidato dalle aziende cinesi, con l’89% di queste che intende aumentare gli investimenti, segnando un aumento annuo di 14 punti percentuali. Tra le aziende americane il 63% intende reinvestire in Cina, in calo di 5 punti percentuali. Massiccio invece è il calo tra le aziende provenienti da altri paesi, con solo l’11% che prevede di reinvestire in Cina, molto meno rispetto al 71% dell’anno precedente.


L’indagine ha inoltre rilevato che il 90% delle aziende americane ha dichiarato di non avere intenzione di lasciare la Cina a causa delle tensioni commerciali geopolitiche, anche se sono tra quelle più colpite. Il rapporto, ancora, segnala che quasi l’80% delle aziende straniere intervistate dispone di un budget di reinvestimento in Cina per una quota relativamente bassa, inferiore a 10 milioni di dollari.


“Si prevede che l’economia cinese perderà slancio nel 2024 e oltre, con un Pil che scenderà fino al 4,6% nel 2028”, ha affermato Harley Seyedin, presidente di AmCham nel sud della Cina. “Pensiamo – ha continuato – che il Paese dovrà affrontare ostacoli derivanti dalla debole produttività e dall’invecchiamento della popolazione”.

I giapponesi sono sempre meno: nel 2023 crollate le nascite

I giapponesi sono sempre meno: nel 2023 crollate le nasciteRoma, 27 feb. (askanews) – La crisi demografica giapponese continua ad approfondirsi, nonostante il varo di misure per combattere il calo delle nascite. Il 2023 ha segnato – secondo i dati preliminari diffusi oggi dal governo nipponico – un ulteriore record negativo: lo scorso anno sono nati 758.631 bambini, con un calo di ben il 5,1% rispetto all’anno precedente. Una situazione pesante, che potrebbe avere un effetto devastante sulla tenuta economica e sul sistema di welfare nipponico.


Il ministero della Salute, del Lavoro e del Welfare, ha rivelato che i 758.631 bambini nati lo scorso anno comprendono gli stranieri residenti e segna un calo di ben 41.097, ovvero del 5,1%, rispetto al 2022. E’ l’ottavo anno consecutivo che il numero delle nascite diminuisce e si tratta del valore più basso mai registrato da quando Tokyo ha iniziato a compilare queste statistiche.


Il numero di nascite in Giappone crebbe significativamente durante il primo periodo del baby boom del dopoguerra (1947-1949), raggiungendo il record di 2.696.638 nascite del 1949. Dopo un breve declino, nel 1973 ci fu un secondo baby boom (1971-74), quando si arrivò a un picco di nascite di 2.091.983. Successivamente il numero dei nuovi nati cominciò a calare, sendendo sotto il milione per la prima volta nel 2016 (977.242) e da allora il trend negativo è continuato ininterrottamente.


Secondo una previsione pubblicata lo scorso anno dall’Istituto nazionale di ricerca sulla popolazione e sulla sicurezza sociale, si stima che il numero di nascite in Giappone scenderà sotto le 760.000 unità nel 2035, il che significa che la curva di natalità sta diminuendo a un ritmo accelerato, con 10 anni di anticipo rispetto alle previsioni governative. Nel contempo, secondo i dati preliminari, si registra anche un aumento delle morti. Nel 2023 sono decedute 1.590.503 persone, con un incremento di 8.470 rispetto all’anno precedente, anche in questo caso il dato più alto mai registrato.


Dal canto suo il numero dei matrimoni, un indicatore delle future nascite, è in linea con il trend verso declino della popolazione. Secondo i dati preliminari, i matrimoni del 2023 sono stati 489.281, con una diminuzione di 30.542 o del 5,9% rispetto all’anno precedente. E’ la prima volta in 90 anni che il numero delle coppie che si sposano scende sotto le 500.000 unità, dal 1933, quando si contarono 486.058 nuove coppie. Nel 1899, quando il governo cominciò a tenere le statistiche, il numero dei matrimoni era di 297.372. Successivamente, il numero dei matrimoni cominciò ad aumentare e, quando la prima generazione del baby boom raggiunse i vent’anni, il numero dei matrimoni superò il milione all’anno, raggiungendo un picco di 1.099.984 nel 1972. In seguito, però, il numero delle coppie iniziò a diminuire e nel 2020, con l’infezione da nuovo coronavirus, il numero dei matrimoni fu pari a 525.507, ovvero 73.500 coppie in meno rispetto all’anno precedente. “Si prevede che il numero delle nascite continuerà a diminuire nel medio e lungo termine a causa della limitata popolazione giovanile, degli effetti dei matrimoni e delle nascite tardivi e della diminuzione del numero di giovani numero di matrimoni a causa della pandemia di coronavirus. Il calo del tasso di natalità è una cvriticità. Dobbiamo collaborare con tutti i ministeri e le agenzie competenti per adottare contromisure”, ha segnalato il dicastero che ha diffuso i dati. Il governo nipponico, dal canto suo, sta cercando di incentivare i matrimoni e la natalità con sovvenzioni e col sostegno agli enti locali per favorire le politiche demografiche. Secondo l’Agenzia per l’infanzia e la famiglia, alla fine di marzo dello scorso anno c’erano 36 prefetture (province, ndr.) che gestivano centri di sostegno matrimoniale e, di queste, 31 prefetture avevano introdotto un sistema di “matching” (abbinamento) che utilizza l’intelligenza artificiale. La Prefettura di Tochigi, nel nord-est del paese, ha istituito un centro di sostegno matrimoniale nel 2017 e fornisce supporto inviando consulenti matrimoniali in giro per il suo territorio. Sostanzialmente, gli enti locali si trovano a dover mettere in campo servizi che sono propri di agenzie matrimoniali, in alcuni casi. La stessa Tochigi ha messo in campo un servizio di “matching” attraverso l’intelligenza artificiale per espandere le opportunità di incontro tra single. “La difficoltà nel fare incontri è un problema per le persone che vogliono sposarsi e penso che gli sforzi del governo per fornire un accesso sicuro a tali bisogni siano importanti”, ha spiegato Katsuji Katayanagi, direttore del Centro di supporto matrimoniale di Tochigi. “Ritengo – ha continuato – che ci siano molte persone che hanno difficoltà a fare il primo passo, quindi dovremmo continuare a lavorare su questo”. D’altronde sta cambiando anche la motivazione che porta alla creazione di nuove coppie. Secondo un sondaggio condotto dall’Istituto nazionale per la ricerca sulla popolazione e la previdenza sociale, di cui dà conto l’emittente pubblica NHK, i matrimoni combinati – in cui genitori, parenti e altre persone intorno a loro contribuiscono alla creazione di una coppia attraverso incontri altamente ritualizzati (“o-miai”), una volta il pattern più comune – sono in calo. Invece stanno gradualmente diventando più popolari i matrimoni d’amore, che oggi rappresentano la maggioranza. Negli ultimi anni si è inoltre registrato un aumento del numero di casi di persone che si incontrano online, soprattutto attraverso app di dating. Secondo il “Marriage Hunting Actual Survey” del 2023 condotto dal Recruit Bridal Research Institute e citato dalla NHK, il 32,7% di coloro che si sono sposati nel 2022 hanno utilizzato servizi di matchmaking online.

Aerei, Cina cerca di vendere il C919 nel Sudest asiatico

Aerei, Cina cerca di vendere il C919 nel Sudest asiaticoRoma, 27 feb. (askanews) – La Commercial Aircraft Corporation of China (Comac), compagnia produttrice del primo aereo passeggeri a fusoliera stretta totalmente prodotto in Cina, ha dichiarato oggi che prevede di effettuare voli di prova del C919 nel Sudest asiatico nelle prossime due settimane. Lo riferisce oggi il South China Morning Post.


La Comac, che ha sede a Shanghai, ha dichiarato sul suo canale WeChat che effettuerà “voli dimostrativi” dei C919 – considerato un potenziale concorrente dell’A320 Airbus e del 737 Max di Boeing – in Cambogia, Indonesia, Laos, Malesia e Vietnam. Comac mostrerà anche il più piccolo jet regionale narrowbody ARJ21 insieme al C919 per testarne l’affidabilità lungo le rotte e negli aeroporti del sud-est asiatico, aggiunge la dichiarazione.


Le manifestazioni dovrebbero “gettare le basi per il successivo sviluppo del mercato nel sud-est asiatico”, si legge nella dichiarazione. Il C919 e l’ARJ21 sono atterrati in Vietnam lunedì, secondo quanto riportato dai media vietnamiti, dopo la loro apparizione al Singapore Airshow la scorsa settimana.


Gli aerei di Comac sono progettati per voli regionali di poche ore, comuni nella regione del sud-est asiatico. Ma Comac non ha ancora dato notizia di alcun ordine al di fuori della Cina continentale. La sua prima apparizione al Singapore Airshow di questo mese ha messo per la prima volta il jet sotto i riflettori internazionali.


Secondo gli analisti del sud-est asiatico, le compagnie aeree della Cambogia, fedele alleato politico della Cina, daranno probabilmente una possibilità al C919, mentre le compagnie aeree a basso costo della Malaysia potrebbero prendere in considerazione i propri ordini. Nessuno dei cinque paesi del sud-est asiatico ha finora certificato il C919. Il C919 è progettato per trasportare da 140 a 210 passeggeri, mentre l’ARJ21 ne può trasportare da 78 a 97. Comac prevede che la domanda di aeromobili nella regione Asia-Pacifico crescerà da 3.314 a 9.701 nei prossimi 20 anni.

Cina, ampliata ulteriormente normativa sul segreto di stato

Cina, ampliata ulteriormente normativa sul segreto di statoRoma, 27 feb. (askanews) – La Cina ha adottato oggi una modifica alla legge sul segreto di stato, che amplia ulteriormente la potestà del governo nell’imporre il silenzio su temi considerati sensibili. Secondo quanto scrive oggi l’agenzia di stampa ufficiale Xinhua, il Comitato permanente del Congresso nazionale del popolo, il massimo organo legislativo cinese, ha approvato una legge riveduta sulla custodia dei segreti di Stato che è stata immediatamente ratificata dal presidente Xi Jinping.


Secondo il presidente del Congresso nazionale del popolo Zhao Leji, la legge rivista mira a fare un “buon lavoro” nella salvaguardia delle informazioni sensibili, migliorando le clausole esistenti approvate in una precedente revisione nel 2010. Tra le novità anche l’introduzione di una fattispecie denominata “segreto di lavoro”, cioè questioni che non rientrano tecnicamente nella nozione di seghreto di stato ma che possono incidere, in caso di fuga di notizie, sulla sicurezza nazionale. Questo tipo di segreto può essere imposto dai funzionari con una certa flessibilità di utilizzo.


E’ prevedibile che la nuova estensione del segreto produca ulteriore incertezze per gli investitori stranieri che operano in Cina, i quali già devono sostenere un notevole onere per rimanere conformi alle normative. Non a caso, gli investimenti diretti esteri in afflusso in Cina sono al minimo da un trentennio a questa parte. Negli ultimi anni la Cina ha imposto una serie di leggi relative alla sicurezza nazionale mentre Xi ha rafforzato la sua presa sul potere.

Cina, investitori stranieri acquistano obbligazioni interne

Cina, investitori stranieri acquistano obbligazioni interneRoma, 27 feb. (askanews) – Gli investitori stranieri hanno aumentato la loro presenza nel mercato obbligazionario interno cinese a gennaio per il quinto mese consecutivo, cercando di trarre profitto dalle pressioni deflazionistiche nella più grande economia asiatica. Lo riferisce oggi il Nikkei Asia.


Secondo i dati ufficiali, gli acquisti netti di titoli di stato denominati in yuan da parte di investitori stranieri hanno raggiunto i 203 miliardi di yuan (26 miliardi di euro) a gennaio. Si è trattato del quarto afflusso mensile più alto dall’apertura di Bond Connect nel luglio 2017, che consente agli investitori offshore di acquistare obbligazioni cinesi onshore. Il terzo più grande afflusso è avvenuto a novembre. Utilizzando i derivati per coprire i rischi valutari, gli investitori stranieri sperano di trarre vantaggio dalle pressioni deflazionistiche e dal conseguente calo dei tassi di interesse in Cina, secondo una nota pubblicata il 26 gennaio da due economisti dell’OCBC, Tommy Xie e Cindy Keung. I prezzi delle obbligazioni aumentano quando i rendimenti scendono.


Il crescente interesse straniero arriva nonostante la decisione dell’agenzia di rating Moody’s Investors Service di abbassare a “negativo” l’outlook sui titoli di Stato cinesi a dicembre. I rendimenti dei titoli di Stato cinesi a breve termine sono aumentati in seguito all’aumento delle emissioni obbligazionarie da parte del governo centrale nei mesi di luglio e agosto, nel tentativo di stimolare l’economia. Alla fine del 2023 si sono verificati forti afflussi esteri, che hanno contribuito a spingere al ribasso i rendimenti.


Secondo i dati del 26 febbraio di China Central Depository & Clearing, i rendimenti erano circa del 2,38% per i titoli di stato cinesi a 10 anni e dell’1,767% per quelli a un anno.

Giappone, inflazione “core” a gennaio in rallentamento

Giappone, inflazione “core” a gennaio in rallentamentoRoma, 27 feb. (askanews) – L’inflazione core del Giappone a gennaio è scesa per il terzo mese consecutivo, raggiungendo il livello più basso degli ultimi 22 mesi, collocandosi in linea con l’obiettivo di stabilità dei prezzi della banca centrale. Lo si evince dai dati diffusi oggi dal ministero degli Interni e delle Comunicazioni di Tokyo.


L’indice principale dei prezzi al consumo – che non include gli alimenti freschi – è cresciuto del 2% rispetto all’anno precedente, in calo rispetto al 2,3% di dicembre. La debole domanda interna, in parte derivante dall’aumento dei prezzi mentre i salari rimangono stagnanti, ha contribuito alla contrazione dell’economia per il secondo trimestre consecutivo nel periodo ottobre-dicembre.


Questo dato complica il percorso della politica monetaria della Banca del Giappone (BoJ) che, secondo gli osservatori, dovrebbe porre termine alla sua politica di tassi negativi perseguita da gennaio 2016. Secondo gli osservatori, da marzo o aprile la BoJ dovrebbe alzare i tassi. Le tariffe alberghiere hanno rallentato la loro corsa, con aumenti del 26,9% a gennaio, mentre erano saliti del 59% a dicembre. Le bollette elettriche sono diminuite del 21% e i prezzi complessivi dell’energia sono diminuiti del 12,1%. Il tasso di inflazione complessiva è cresciuto del 2,2% mentre l’indice core-core, che esclude i prodotti alimentari freschi e l’energia, è salito del 3,5%.


I salari reali, che tengono conto dell’inflazione, sono scesi del 2,1% rispetto all’anno precedente, segnando il 21esimo calo mensile consecutivo. Si prevede che le trattative salariali primaverili in corso tra sindacati e datori di lavoro, note come “shunto” (“battaglia di primavera”), costituiranno un fattore importante nel processo decisionale della BOJ.

Auto elettrica, cinese Li Auto dopo boom prevede rallentamento

Auto elettrica, cinese Li Auto dopo boom prevede rallentamentoRoma, 26 feb. (askanews) – Il produttore cinese di auto elettriche Li Auto prevede per il primo trimestre di quest’anno vendite scarse, in una fase di rallentamento per il più grande mercato mondiale di questo tipo di vetture. Lo segnala oggi il South China Morning Post.


La casa automobilistica con sede a Pechino ha dichiarato che potrebbe consegnare tra 100.000 e 103.000 veicoli elettrici nel periodo gennaio-marzo, con un calo dal 21,9 al 24,1% rispetto alle 131.805 unità consegnate nel trimestre precedente. La previsione è stata diffusa dopo che Li Auto ha annunciato un profitto trimestrale record. La società ha registrato un utile netto di 5,75 miliardi di yuan (738 milioni di euro) nell’ultimo trimestre del 2023, in crescita del 104,5% su base trimestrale.


Li Auto ha consegnato 376.030 veicoli elettrici di fascia alta ai clienti della Cina continentale nel 2023, un incremento del 182% su base annua che ha superato il suo obiettivo di vendita di 300.000. L’azienda ha superato il record di vendite mensili per nove mesi consecutivi tra aprile e dicembre, restando solo dietro a Tesla in questo segmento delle vetture elettriche, visto che la compagnia di Elon Musk ha venduto più di 600.000 vetture prodotte a Shanghai con un incremento del 37% rispetto al 2022. Il mese scorso, tuttavia, Li Auto ha consegnato agli acquirenti 31.165 veicoli, con un calo del 38,1% rispetto al massimo storico di 50.353 unità registrato a dicembre.


Secondo gli analisti, adesso la partita si giocherà sui prezzi e sulla capacità dei produttori di andare a occupare anche fasce meno alte del mercato. Non a caso questo mese BYD, diventato il più grande produttore mondiale di veicoli elettrici, ha lanciato una versione della sua ibrida plug-in Qin Plus DM-i con un prezzo base di 79.800 yuan (10.245 euro), che rappresenta il 20% in meno dell’edizione precedente del modello. Hano seguito anche altri produttori di auto elettriche.

Giappone, NEC-Fujitsu-Hitachi unite per computer quantistico

Giappone, NEC-Fujitsu-Hitachi unite per computer quantisticoRoma, 26 feb. (askanews) – L’industria e il mondo accademico in Giappone costituiranno una società nell’anno fiscale 2024 (che termina a marzo 2025) per commercializzare un computer quantistico ad alta velocità di prossima generazione. Lo scrive oggi Nikkei, segnalando che tra le aziende nipponiche coinvolte ci sono Fujitsu, Hitachi e NEC.


Circa 10 le compagnie del settore che contribuiranno a sostenere la nuova società, dedicata a creare un computer quantistico ad altissime prestazioni entro l’anno fiscale 2030. L’azienda sarà istituita sotto la guida dell’Istituto di scienze molecolari (IMS) presso l’Istituto nazionale di scienze naturali. L’azienda svilupperà un nuovo computer quantistico “ad atomi freddi” o computer quantistico “ad atomi neutri”. Prevede di realizzare un prototipo nell’anno fiscale 2026 e mira a essere il primo al mondo a offrire un dispositivo commerciale ad alte prestazioni entro l’anno fiscale 2030.


Il computer quantistico ad atomi freddi utilizzerà atomi di rubidio raffreddati quasi allo zero assoluto come qubit, l’unità di misura base di un computer quantistico, ed eseguirà calcoli manipolando i loro stati quantistici. Gli atomi di rubidio sono adatti a creare gli stati necessari per questi calcoli. La nuova società avrà sede a Okazaki, dove ha sede l’IMS. Il team di gestione sarà composto principalmente da personale dell’istituto. Il nome della società e i termini di investimento da parte dei sostenitori aziendali saranno definiti in una data futura.